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mercoledì 10 maggio 2017

Evoluzionismo e altruismo

Darwin ha da sempre un problema: Spiegare l'altruismo.
Se la vita è solo una competizione per la sopravvivenza, perché gli ospedali? Perché i sussidi di disoccupazione? perché la santità?
Forse Darwin può spiegare molte cose in termini di scambio tra vicini ma entra in crisi quando considera il cosiddetto "effective altruism", ovvero l’altruismo verso estranei?
Oppure dobbiamo ritenere che i Santi della religione cristiana siano davvero dei perversi che agiscono in preda a pulsioni contronatura?
C'è chi reagisce all’imbarazzo affermando curiosamente che la lotta darwiniana riguardava i nostri antenati, noi ne siamo fuori.
Ok ma il darwinismo non era una teoria generale?
Huxley, ci invita a guardare alla lotta degli stati per le colonie, oppure alla lotta ferina tra i poveri, laddove la pressione è più acuta.
Conclude dicendo che comunque la Storia presenta anche degli intervalli.
Le sue osservazioni lasciano perplessi: il proverbiale bulldog si è trasformato in un innocuo barboncino.
Ma esistono alternative, forse la cosiddetta "via ipocrita" offre qualche spunto in più: se i fatti contraddicono Darwin allora peggio per i fatti.
Essi non esistono, sono mere illusioni.
In altri termini, certi comportamenti nascondono una profonda ipocrisia, l'uomo è essenzialmente ipocrita, specie quando gioca a fare l’altruista.
I darwinisti sociali aderiscono a questo indirizzo e chiedono di togliere di mezzo le ipocrisie per giocare a carte scoperte.
Ma sono loro i primi a schermirsi dicendo che aiutare i poveri è controproducente anziché dire molto più semplicemente che è contronatura.
Inoltre non si vede una ragione valida che giustifichi la loro battaglia: perché mai dovrebbero promuovere l'inevitabile?
Infine ci sono i distratti. Sono acculturati e scolarizzati, sanno bene che si DEVE credere al darwinismo ma nemmeno vogliono negare che esistano ospedali e sussidi ai più bisognosi. Come risolvono costoro il dilemma?
Semplicemente se ne disinteressano, tirano dritti per la loro strada, la cosa in fondo non è affar loro. Affar loro è solo “fare la cosa giusta”.
COMMENTO PERSONALE
Fra le tre risposte la via ipocrita mi sembra la più percorribile. Essa – almeno sulla carta - riesce a giustificare anche l'altruismo più radicale, il cosiddetto "altruismo nerd" o "effective altruism". In questi casi il soggetto intende essere altruista in modo astratto, ovvero scegliendo i beneficiari sulla carta senza farsi coinvolgere dall'empatia che anzi, per una scelta razionale diventa un ostacolo.
Ebbene, l'ipocriticista può sempre dire che questi soggetti non intendono esibire la propria bontà ma la propria intelligenza (e non c'è dubbio che anche questo è un attributo apprezzato), in particolare il proprio dominio sulle emozioni: non è facile trattare il mio bambino alla stregua di uno sconosciuto africano che rovista nelle discariche di Nairobi, ci vogliono notevoli doti che vengono spesso apprezzate e ricompensate. Specie quando il mondo si fa piccolo e anche la persona più distante si fa sempre più vicina. naturalmente si tratta di una posizione offensiva visto che riduce San Francesco ad un mero esibizionista.

lunedì 8 maggio 2017

L'evoluzione non è cieca

Ci sono tanti modi di presentare la teoria evoluzionista rispettandone gli assunti cardine,  è quanto ci ricorda Kevin N. Laland nel saggio "Is There a Role for Intelligence in Evolution?".
L'ortodossia ci parla di un' evoluzione "cieca"...
... Evolution is portrayed in austere terms as a natural process that hews all the prodigious richness and complexity of life out of chance mutational events and the purposeless forces of nature....
Insomma: se siamo qui lo dobbiamo al caso. I biologi, in altri termini, sono scettici nella possibilità che esista una guida intelligente dell'evoluzione.
Ma perchè tanto scetticismo? Forse un ruolo lo ha giocato nella società contemporanea dell'Intelligent Design...
... the impulse to distance themselves from such accounts has led evolutionary biologists to accentuate the role of chance...
La guerra culturale che ha innescato l' ID e la voglia di smarcarsi da esso ha portato molti a prendere le distanze anche solo da certe espressioni.
Tuttavia, man mano che ci allontaniamo da quel momento storico l' intelligenza torna protagonista anche negli studi dell'evoluzione. Oggi la proposta alternativa all'evoluzionismo cieco alla Richard Dawkins suona all’incirca così…
... natural selection has given rise to savvy agents that behave in smart, flexible ways, deploying a bootstrapped intelligence that has fed back on and upgraded evolution itself... in a manner that allows species to co-direct their evolution...
Per toccare con mano la ragionevolezza dell'impianto generale, considerate solo questi due fatti 1) l'ambiente è decisivo nell'indirizzare l'evoluzione 2) oggi viviamo in un ambiente al 98% artificiale (ovvero creato da cultura e intelligenza umana). Se le cose stanno in questi termini, come potremmo noi negare un ruolo alla cultura e all'intelligenza dell'uomo? Ma in buona parte si può dire altrettanto per il passato.
Questa elementare considerazione ora è supportata da evidenze empiriche robuste...
... there is now evidence that our cultural activities have shaped the human genome...
Gli ultimi 50.000 anni sono stati passati al setaccio...
... the development of statistical methods for identifying genes that have been favored by natural selection over the past 50,000 years or less...
Molta evoluzione umana è recente e indirizzata dalla cultura...
... distinct regions in the human genome have been identified as subject to recent selection... many of these regions appear to have been favored by human cultural practices....
La dieta, un fattore culturale, è un centrale per rendere conto di certi esiti...
... Some compelling examples of how genes and culture have coevolved concern genetic responses to changes in human diet...
Prendiamo l'abilità a digerire l'amido...
... Consider, for instance, the evolution of the human ability to eat starchy foods. Agricultural societies typically consume far more starch in their diets than do hunter-gatherer societies... The enzyme responsible for breaking down starch is called amylase... their cultural activities and associated diets have generated selection for increased amylase....
Altro esempio: la capacità di digerire il lattosio...
... Another good example of gene– culture coevolution is the evolution of lactose tolerance in adult humans in response to dairy farming...For most humans, the ability to digest lactose disappears in childhood, but in some populations lactase activity, which is necessary for breaking down lactose, persists into adulthood. This adult lactose tolerance is frequent in northern Europeans and in pastoralist populations from Africa and the Middle East, but it is almost completely absent elsewhere. These differences relate to genetic variation near the lactase gene (LCT)... populations with a long history of consuming milk have high frequencies of tolerance...
Si tratta di importanti passi evolutivi indirizzati dalla cultura (agricola) dell'uomo e non certo dal caso.
Sorprende anche la rapidità con cui si siano realizzati...
... The signature of selection around the lactase gene is one of the strongest in the human genome, and the onset of the selection has been dated to 5,000– 10,000 years ago...
Persino la storia evolutiva degli animali domestici risente della cultura dell'uomo...
... Once again, this cultural practice has imposed selection on domesticated animals: milk-protein genes in European cattle breeds correlate to present-day patterns of lactose tolerance in human populations....
Altri esempi riguardano lo smalto dei denti, le papille degustative e alcuni processi digestivi...
... There is also emerging evidence of diet-related selection on the thickness of human teeth enamel, and on bitter-taste receptors on the tongue. It seems that a gene– culture coevolutionary process has shaped the biology of human digestion...
La cultura umana non sarà una libera scelta del singolo individuo ma di certo è molto distante dalla nozione di mera casualità...
... In these and other instances, it is not as if we humans have deliberately imposed selection on ourselves in a conscious effort to enhance our capabilities to metabolize or detoxify the foods we have chosen to consume. But we appear to have imposed a direction on our own evolution nonetheless...
I casi più eclatanti di evoluzione guidata sono quelli degli animali domestici. Pensiamo solo alla selezione canina...
... Thousands of years ago, humans kept wolves, choosing for company the less aggressive among them without recognizing that this selection, iterated over time, would favor profound changes in the wolf phenotype and lead to mild-mannered canine descendants... docility, tameness, reductions in tooth size and number, changes in head, face, and brain morphology, floppy ears...
Nel caso delle piante le cose non sono molto diverse...
... A second domestication syndrome has also been found in plants. Here characteristic features include a loss of head shattering— the process by which plants disperse their seeds upon ripening— and increases in seed size...
Insomma, nel grande gioco della natura l'uomo scava una sua nicchia e lì è in grado di indirizzare i processi evoluzionistici che lo riguardano, o che riguardano gli organismi a lui vicini, sottraendo il tutto al caso...
... Planting crops and tending animals are examples of human “niche construction”— the process by which organisms change their environment in a way that puts new evolutionary pressures on their species and others, triggering the evolution of new adaptive traits...
In molti casi possiamo quindi dire che l'evoluzione ha uno scopo. Un' espressione blasfema negli anno 90...
... Cultivating plants and domesticating animals are not random activities. They are purposeful, goal-directed practices... In the process, we have imposed a direction on some evolutionary episodes...
Sembra che l'evoluzione dettata dalla cultura abbia persino accelerato i processi evolutivi stessi...
... Our cultural activities may even affect evolutionary rates. For instance, according to one study, human genetic evolution has accelerated more than a hundredfold over the last 40,000 years...
La cosa migliore da fare consiste nel distinguere le competenze dai contenuti evolutivi: sui secondi la cultura umana pesa eccome...
... selection explains the capability but not the content of our behavioral practices... The fact that natural selection underlies our ability to learn, communicate, and engage in cultural practices does not tell us which populations will engage in agriculture, nor what form these practices will take in a particular population, nor what evolutionary episodes will ensue....
Quel che si può dire per l'uomo vale anche - in misura ridotta - per certi animali. Anch' essi hanno una loro nicchia e un' evoluzione in qualche modo ordinata...
... animals control certain aspects of their environment... Changes due to niche construction, as opposed to other natural processes, are recognizable because they are reliable, directional, and orderly,...
Con ciò l'uomo resta un caso speciale...
... Some, more traditionally minded, evolutionists typically treat humans as a special case, arguing that there are special properties pertaining to our species’ niche construction that stem from our unique capacity for culture. This allows them to defend the position that niche construction is not a general evolutionary process, but rather a trait peculiar to humans that has no significant impact on broader evolutionary forces.... Indeed, humans have been described as “the world’s greatest evolutionary force,”...
La conclusione è una bestemmia per il darwiniano duro e puro...
... Organisms can influence the trajectory of evolution through their active choices...
Una conclusione forse più offensiva di quella dell'ID, ma ben più fondata e riconosciuta dalla scienza ufficiale.

giovedì 29 dicembre 2016

Is There a Role for Intelligence in Evolution Kevin N. Laland

Notebook per
Is There a Role for Intelligence in Evolution
riccardo-mariani@libero.it
Citation (APA): riccardo-mariani@libero.it. (2016). Is There a Role for Intelligence in Evolution [Kindle Android version]. Retrieved from Amazon.com

Parte introduttiva
Evidenzia (giallo) - Posizione 2
Is There a Role for Intelligence in Evolution?
Evidenzia (giallo) - Posizione 2
Kevin N. Laland
Evidenzia (giallo) - Posizione 5
Evolution is portrayed in austere terms as a natural process that hews all the prodigious richness and complexity of life out of chance mutational events and the purposeless forces of nature.
Nota - Posizione 6
x ORTODOSSIA DELL EV CIECA
Evidenzia (giallo) - Posizione 7
biologists have been deeply skeptical of attempts to attribute any guiding role to intelligent agents.
Nota - Posizione 7
GUIDA INTELLIGENTE
Evidenzia (giallo) - Posizione 8
Intelligent Design,
Evidenzia (giallo) - Posizione 9
the impulse to distance themselves from such accounts has led evolutionary biologists to accentuate the role of chance
Nota - Posizione 10
x EFFETTI ESTRANEI ALLA RICERCA
Evidenzia (giallo) - Posizione 15
natural selection has given rise to savvy agents that behave in smart, flexible ways, deploying a bootstrapped intelligence that has fed back on and upgraded evolution itself.
Nota - Posizione 16
x L IDEA DEL MOMENTO
Evidenzia (giallo) - Posizione 16
in a manner that allows species to co-direct their evolution.
Nota - Posizione 16
c
Evidenzia (giallo) - Posizione 17
How Culture Shaped the Human Genome
Nota - Posizione 17
T
Evidenzia (giallo) - Posizione 18
there is now evidence that our cultural activities have shaped the human genome.
Nota - Posizione 18
TESI
Evidenzia (giallo) - Posizione 19
the development of statistical methods for identifying genes that have been favored by natural selection over the past 50,000 years or less.
Nota - Posizione 20
x ULTIMI 50000 ANNI
Evidenzia (giallo) - Posizione 20
distinct regions in the human genome have been identified as subject to recent selection.
Evidenzia (giallo) - Posizione 21
many of these regions appear to have been favored by human cultural practices.
Evidenzia (giallo) - Posizione 22
Some compelling examples of how genes and culture have coevolved concern genetic responses to changes in human diet.
Nota - Posizione 22
x DIETE
Evidenzia (giallo) - Posizione 23
Consider, for instance, the evolution of the human ability to eat starchy foods. Agricultural societies typically consume far more starch in their diets than do hunter-gatherer societies.
Nota - Posizione 24
c AMIDO
Evidenzia (giallo) - Posizione 26
The enzyme responsible for breaking down starch is called amylase.
Nota - Posizione 26
c
Evidenzia (giallo) - Posizione 28
their cultural activities and associated diets have generated selection for increased amylase.
Nota - Posizione 28
c
Evidenzia (giallo) - Posizione 30
Another good example of gene– culture coevolution is the evolution of lactose tolerance in adult humans in response to dairy farming.
Nota - Posizione 31
x LATTOSIO
Evidenzia (giallo) - Posizione 31
For most humans, the ability to digest lactose disappears in childhood, but in some populations lactase activity, which is necessary for breaking down lactose, persists into adulthood. This adult lactose tolerance is frequent in northern Europeans and in pastoralist populations from Africa and the Middle East, but it is almost completely absent elsewhere. These differences relate to genetic variation near the lactase gene (LCT). There
Nota - Posizione 33
c
Evidenzia (giallo) - Posizione 35
populations with a long history of consuming milk have high frequencies of tolerance.
Nota - Posizione 35
c
Evidenzia (giallo) - Posizione 40
The signature of selection around the lactase gene is one of the strongest in the human genome, and the onset of the selection has been dated to 5,000– 10,000 years ago.
Nota - Posizione 41
x RAPIDITÀ 5000 10000
Evidenzia (giallo) - Posizione 41
Once again, this cultural practice has imposed selection on domesticated animals: milk-protein genes in European cattle breeds correlate to present-day patterns of lactose tolerance in human populations.
Nota - Posizione 42
x CONTAGIO AGLI ANIMALI DOMESTICI
Evidenzia (giallo) - Posizione 45
There is also emerging evidence of diet-related selection on the thickness of human teeth enamel, and on bitter-taste receptors on the tongue. It seems that a gene– culture coevolutionary process has shaped the biology of human digestion.
Nota - Posizione 46
x SMALTO DENTI
Nota - Posizione 46
x RICETTORI DELLA LINGUA
Nota - Posizione 47
x DIGESTIONE
Evidenzia (giallo) - Posizione 47
In these and other instances, it is not as if we humans have deliberately imposed selection on ourselves in a conscious effort to enhance our capabilities to metabolize or detoxify the foods we have chosen to consume. But we appear to have imposed a direction on our own evolution nonetheless.
Nota - Posizione 49
x NON VOLONTARIO MA DIREZIONE IMPRESSA
Evidenzia (giallo) - Posizione 51
Thousands of years ago, humans kept wolves, choosing for company the less aggressive among them without recognizing that this selection, iterated over time, would favor profound changes in the wolf phenotype and lead to mild-mannered canine descendants.
Nota - Posizione 53
x LUPO E CANE. EVOLUZIONE GUIDATA ALTRE SPECIE
Evidenzia (giallo) - Posizione 54
docility, tameness, reductions in tooth size and number, changes in head, face, and brain morphology, floppy ears
Evidenzia (giallo) - Posizione 56
A second domestication syndrome has also been found in plants. Here characteristic features include a loss of head shattering— the process by which plants disperse their seeds upon ripening— and increases in seed size.
Nota - Posizione 57
x PIANTE
Evidenzia (giallo) - Posizione 61
Planting crops and tending animals are examples of human “niche construction”— the process by which organisms change their environment in a way that puts new evolutionary pressures on their species and others, triggering the evolution of new adaptive traits.
Nota - Posizione 63
x NICCHIA
Evidenzia (giallo) - Posizione 63
Cultivating plants and domesticating animals are not random activities. They are purposeful, goal-directed practices,
Nota - Posizione 63
x SCOPO
Evidenzia (giallo) - Posizione 66
In the process, we have imposed a direction on some evolutionary episodes
Evidenzia (giallo) - Posizione 67
Our cultural activities may even affect evolutionary rates. For instance, according to one study, human genetic evolution has accelerated more than a hundredfold over the last 40,000 years.
Nota - Posizione 69
x VULTURA E VELOCITÀ EVOLUTIVA
Evidenzia (giallo) - Posizione 72
selection explains the capability but not the content of our behavioral practices
Nota - Posizione 73
x ACOMPETENZE E CONTENUTI
Evidenzia (giallo) - Posizione 73
The fact that natural selection underlies our ability to learn, communicate, and engage in cultural practices does not tell us which populations will engage in agriculture, nor what form these practices will take in a particular population, nor what evolutionary episodes will ensue.
Nota - Posizione 75
c
Evidenzia (giallo) - Posizione 77
why is niche construction not widely recognized as an evolutionary process?
Nota - Posizione 77
T
Evidenzia (giallo) - Posizione 81
For example, in nineteenth-century England, gene variants responsible for dark coloration in the peppered moth population became more common than the gene variants for light coloration, in part because industrial pollution had blackened the surfaces on which the moths settled, leaving the darker moths less visible to predators. Eventually, partly as a result of this predation, natural selection eliminated the gene for light coloration, leaving only the dark colored moths in the population. This is a classic example of natural selection directly changing the prevalence of genes in a population over time.
Nota - Posizione 85
x CASO CLASSICO DI MUTAZIONE NEODARWINIANA ORTODOSSA
Evidenzia (giallo) - Posizione 93
Can the same argument be made for the niche construction of worms, birds, or spiders?
Nota - Posizione 94
T
Evidenzia (giallo) - Posizione 100
animals control certain aspects of their environment,
Evidenzia (giallo) - Posizione 103
Changes due to niche construction, as opposed to other natural processes, are recognizable because they are reliable, directional, and orderly,
Nota - Posizione 104
ORDINER
Evidenzia (giallo) - Posizione 108
Some, more traditionally minded, evolutionists typically treat humans as a special case, arguing that there are special properties pertaining to our species’ niche construction that stem from our unique capacity for culture. This allows them to defend the position that niche construction is not a general evolutionary process, but rather a trait peculiar to humans that has no significant impact on broader evolutionary forces.
Nota - Posizione 111
x L UOMO CASO SPECIALE
Evidenzia (giallo) - Posizione 114
Indeed, humans have been described as “the world’s greatest evolutionary force,”
Nota - Posizione 115
L BUOMO NLA PIÙCGRANDE FORZA EVO
Evidenzia (giallo) - Posizione 128
Choice and Intelligence
Nota - Posizione 128
T
Evidenzia (giallo) - Posizione 128
Organisms can influence the trajectory of evolution through their active choices
Nota - Posizione 129
MODO X DIREZIONARWE L EVOLUZIONE

venerdì 4 dicembre 2015

Mente e cosmo di Thomas Nagel

Mente e cosmo di Thomas Nagel
  • Contro il riduzionismo neodarwinista: ormai un ideologia difficile da credere.
  • N.  stesso tende omaggio all ideologia pc facendo ripetute professioni di ateismo
  • Lo stesso consiglio d europa parla di "pericolo creazionista"
  • L alternativa al darwinismo? Il finalismo.
  • Problemi dei riduzionisti: coscienza libertà valori ragione...
  • Solo il buon senso di reid ripristina le cose e nagel nn intende rinunciarvi
  • Come pensa un pipistrello? Bisogna essere un pipistrello x saperlo. Ergo: c è qlcs di irriducibilmente soggettivo 
  • in tutto ciò. Conoscere tutto del pip nn ci fa capire cosa voglia dire essere un pip
  • Nagel nonostante le promettenti premesse rifiuta anche il dualismo puro (nn si sa bene xchè). Nn si capisce nemmeno quale sia la sua posizione
  • Altra difficoltà del neodarw: il ruolo del caso: difficile pensare che il ns universo sia casuale. Meglio allora l alternativa finalistica.
  • L improbabilità di una spiega casuale dell universo vitale è sottolineata da gould davies du nouy
  • Ferraris: dire che il fine dell occhio è vedere nn implica che debba crederci
  • Vero ma si incorre nella fallacia convenzionalista: tanto vale crederci prob. Il riduz diventa così una vera fede
  • Cowen: un libro che ci spiega quanto cristiani siamo dentro.
  • Imho: buone le critiche ma in assenza di alternative il lavoro resta infruttuoso, giusto una ripassata dei punti deboli (tutte le teorie ne hanno).
continua

mercoledì 17 giugno 2015

David Stove: Darwinian fairytales. I

  • Darwin ha un problema. Spiegare l'altruismo. Per lui la vita è una competizione per sopravvivere. Ma allora, perchè gli ospedali? Perchè i sussidi di disoccupazione? Forse Darwin può spiegare in termini di scambio l'altruismo tra vicini ma quello puro dell'"effective altruism"? Deriva genetica? La religione cristiana è davvero contronatura?
  • C'è chi reagisce dicendo che la lotta darwiniana riguardava i nostri antenati. Ok ma il darwinismo nn era una teoria generale? Huxley ci invita a guardare alla lotta degli stati per le colonie, oppure alla lotta ferina tra i poveri, laddove la pressione è più acuta. Conclude dicendo che comunque la Storia presenta anche degli intervalli. Le sue osserva. Le sue osservazioni nn sembrano molto convincenti.
  • Forse la "via ipocrita" offre qualche spunto in più: se i fatti contraddicono Darwin allora peggio per i fatti. Essi non esistono, sono mere illusioni. Certi comportamenti nascondono una profonda ipocrisia, l'uomo è essenzialmente ipo rita. I darwinisti so iali aderiscono a qs. indirizzo e chiedono di togliere di mezzo le ipocrisie per giocare a carte scoperte. Ma sono loro i primi a schermirsi dicendo che aiutare i poveri è controproducente anzichè dire che è contronatura. Inoltre nn si vede una rabione valida che giustifichi la loro battaglia: perchè mai dovrebbero promuovere l'inevitabile?  Considera i promotori dell'eugenetica, si preoccupano che "i più adatti" nn si riproducano abbastanza.
  • Infine ci sono i distratti. Sono acculturati e scolarizzati, sanno bene che si DEVE credere al darwinismo ma nemmeno vogliono negare che esistano ospedali e sussidi ai più bisognosi. Ma come risolvono il dilemma? Semplicemente se ne disinteressano, tirano dritti per la loro strada, la cosa in fondo nn è affar loro.
  • IMHO: il dilemma proposto non mi sembra mettere all'angolo la posizione "ipocriticista". Essa riesce a giustificare anche l'altruismo più radicale, il cosiddetto "altruismo nerd" o "effective altruism". In questi casi il soggetto intende essere altruista in modo astratto, ovvero scegliendo i beneficiari sulla carta senza farsi coinvolgere dall'empatia che anzi, per una scelta razionale diventa un ostacolo. Ebbene, l'ipocriticista può sempre dire che questi soggetti non intendono esibire la propria bontà ma la propria intelligenza (e nn c'è dubbio che anche questo è un attributo apprezzato), in particolare il proprio dominio sulle emozioni: non è facile trattare il mio bambino alla stregua di uno sconosciuto africano che rovista nelle discariche di Nairobi, ci vuole una certa freddezza e doti del genere venvono spesso utili nella lotta per la sopravvivenza cosicchè diventa vantaggioso farne mostra.

sabato 9 ottobre 2010

Un gran Sgnore del Rinascimento

Non mi riferisco a uno Sforza, non alludo a un Medici.

Parlo del LIUTO, quella specie di chitarrone.

La magnificenza decotrativa della musica rinascimentale ha una genesi che merita di essere indagata, magari per comprendere meglio i misteriosi meccanismi dell' evoluzione.

Si parta con il concentrarsi su una strana bestia che a quel tempo scorazzava un po' ovunque circondata da tutti i fronzoli che generava. Parlo del liuto, per l' appunto.

Una bestia piuttosto modesta: suono debole, risonanza fessa... eppure, state a sentire.

D' istinto siamo portati a credere che gli abbellimenti lussureggianti della musica di quel tempo fossero una specie di omaggio all' abbondanza del Principe, pensiamo che riflettano la rigogliosa vitalità cortigiana.

Forse invece l' origine per il gusto dell' ornamento va cercata proprio nella natura striminzita di uno strumento poco "dotato" come il liuto.

Dall' angusta bocca del cordofono la melodia esce impoverita, poco più di un' idea, praticamente un' astrazione.

Dopo l' unghiata iniziale il liutista perde ogni controllo espressivo sul suono che riverbererà poi per conto suo fino a perdersi.

Un liuto non "canterà" mai come un violino, come una tromba, come un oboe. Non modulerà mai come la voce umana, e nemmeno urlerà le sue passioni come una chitarra elettrica.

Rivolgersi alla concorrenza consentirà al musicista un controllo totale e costante del suono, dall' attacco iniziale fino al silenzio che prima o poi inghiotte ogni cosa. Il liuto, per contro, toglie allo strumentista ogni potere espressivo fin da subito dopo l' "attacco": un terribile destino ma anche una sfida eccitante per compositori e musicisti dell' epoca.

E' come quando sulla Settimana Enigmistica uniamo i puntini per ottenere un disegno: difficile che riusciremo mai a tratteggiare dei capolavori!

Descritta la sfida, vediamo ora come fu vinta; descritto l' ambiente, veniamo ora all' adattamento.

Comiciò a svilupparsi uno strano organismo: la tecnica compositiva del "diminuito". Consisteva nell' abbellire la melodia di partenza arricchendola di particolari periferici, accellerando l' esposizione, segmentando i nuclei e accorciando i valori ritmici confidando nel fatto che i lineamenti originali della melodia stessa permanessero nell' orecchio dell' ascoltatore.

Con questo stratagemma si moltiplicavano le note da suonare, si moltiplicavano gli "attacchi" da prendere e si rinforzava quindi la densità espressiva della musica. Più buchi si tappavano, più le tare del liuto venivano occultate.

Nasce l' "ornamento" fronzoluto tipico del rinascimento.

Com' è strana l' evoluzione, com' è controintuitiva: noi crediamo che un gusto produca una certa musica, invece forse sono le caratteristiche di uno strumento che producono certa musica che produce un gusto.

Veniamo ora agli esempi in corpore vivi.

Mi avvalgo del più grande liutista contemporaneo: Rolf Lislevand. La sua tecnica sopraffina, la sua verve punkettona, la sua fantasia improvvisativa ma soprattutto una partitura "adeguata" lo aiutano a superare magnificamente il rachitismo congenito del Signore per eccellenza della musica rinascimentale.



Il cd da cui attingo è: "Diminuito" (ECM)

p.s. il post è dedicato a Mauro, mitico liutista rockettaro del Bell' Umore!

martedì 5 ottobre 2010

Kant e Darwin

Secondo Kant il mondo presenta un ordine e questo semplice fatto, sebbene non dimostri alcunchè, spinge la nostra intelligenza a pensare l' esistenza di un Dio ("... by the constitution of our cognitive faculties...we are absolutely incapable of forming any concept of the possibility of a purposively ordered world unless we think a highest cause operating designedly..."). Darwin invece ci spiega come l' ordine possa emergere dal caos. Non sappiamo cosa pensasse Darwin circa l' esistenza di un Progettista. In fondo perchè mai Kant e Darwin dovrebbero essere incompatibili, il Dio kantiano per perseguire l' ordine di cui sopra potrebbe essersi servito dei mezzi così ben illustrati da Darwin. Il fatto è che gli argomenti di Kant sono di ordine cognitivo, gli argomenti di Darwin sono empirici, non potranno mai scontrarsi finchè noi non stabiliamo in che rapporto sono tra loro "ragione" ed "esperienza".

Sean Greenberg

sabato 25 settembre 2010

Spontaneismo

"Non credo nei sistemi che si autoorganizzano (SA)" (Davide).

Presa nella sua radicalità l' affermazione è senz' altro eccentrica e in diversi ambiti condanna alla marginalità chi la sottoscrive. Vediamo un po'.

Un SA puo' essere definito come quell' ordine che emerge da un sistema decisionale decentrato.

L' alternativa ad SA è l' accentramento decisionale. Chi non crede in SA crede in soluzioni centralizzate.

In diversi ambiti del sapere umano le soluzioni SA sembrano decisamente vincenti.

BIOLOGIA. L' evoluzionismo interpreta la vita sulla terra in termini di SA. Secondo sapida metafora il decisore ultimo è il gene egoista. L' alternativa è l' ID.

POLITICA. Federalismo e Democrazia decentrano il potere decisionale ultimo. Chi non crede in SA opta per le forme totalitaria.

ECONOMIA. Il Mercato delega le decisioni ai singoli operatori che faranno emergere un SA. L' alternativa è il socialismo.

DIRITTI. La Common Law anglosassone delega ai singoli tribunali la scoperta del diritto e punta su forme di SA. L' alternativa è il primato della politica, il giuspositivismo.

Creazionista, totalitario, socialista e giuspositivista... ecco un primo profilo di chi "non crede nei sistemi autoorganizzati" in generale.

Due quesiti:

1) e in PEDAGOGIA?

2) le scelte in ciascun ambito sono indipendenti l' una dall' altra?

martedì 3 agosto 2010

Suicidio del pensiero

L' evoluzionismo è un buon esempio di quell' intelligenza moderna che distrugge se stessa. L' evoluzionismo è un' innocente descrizione scientifica di come avvengono certi fenomeni terrestri; oppure, se è qualcosa di più, è un attacco al pensiero stesso. Non alla religione, si badi bene, ma al pensiero. Se l' evoluzionismo vuole dirci che una cosa concreta chiamata scimmia si è mutata lentamente in un' altra cosa concreta chiamata uomo, allora è innocuo anche per il più ortodosso dei cattolici. Dio puo' benissimo fare le cose più lentamente o più velocemente (cosa cambia?), specialmente il Dio cristiano che è fuori dal tempo. Ma semmai significasse qualcosa di più, allora significherebbe che non c' è nemmeno una cosa chiamata scimmia da mutare, nè una cosa chiamata uomo in cui qualcosa d' altro potrebbe mutarsi; non esisterebbero più cose che siano cose pensabili, al limite c' è una cosa sola, un unico fluido in eterna mutazione, qualcosa che comprenderebbe il nostro stesso pensiero. Chiunque si accorge che questo non è un attacco alla fede ma alla mente: non si puo' pensare se non ci sono più cose da pensare, non si puo' pensare se non c' è un distacco minimo dalla cosa a cui pensare. Cartesio disse: "penso dunque sono", l' evoluzionista divenuto filosofo dice: "non sono dunque non posso pensare".

G. K. Chesterton

Le solite cose... ma dette con la classe di un maestro.

mercoledì 16 giugno 2010

Perchè credo nel soprannaturale

Esistono due tipi d' incorenza, una logica e una legata ai comportamenti (predicare e razzolare). Il pensiero "Naturalsta" detiene il triste primato di possederle entrambe.

Cominciamo dalla prima.

1.

"Se i miei processi mentali sono determinati interamente dal movimento degli atomi, non c' è ragione per supporre che le mie convinzioni siano vere... e dunque, tra l' altro, non ho nemmeno motivo di supporre che il mio cervello sia composto solo da atomi" Prof. Haldane.

Il Naturalista dichiara di offrire un completo resoconto della mente, salvo dirci che la mente ha ben poco a che fare con la comprensione di una verità, compresa la mente con cui lui sembra aver "capito" tante cose. Vorrebbe aver ragione dicendoci che la ragione non esiste. E come insiste!

I naturalisti più "disperati", in effetti, si rendono conto dell' impasse e si limitano a dire "il nostro pensiero è utile" rinunciando ad aggiungere sottovoce "e quindi è vero". La cosa puo' ancora passare inosservata nelle questioni pratiche, ma in questo modo dove finiscono le pretese appena appena elevate della ragione? Dove finisce la conoscenza per la conoscenza, la filosofia, l' ontologia, la teologia... ma sopratutto, dove finisce il Naturalismo!?

Passiamo all' incoerenza nei comportamenti.

2.

Per il Naturalista distinguere il bene dal male è come sbadigliare, è come gradire il formaggio. Le scelte etiche per lui sono solo una voglia, un capriccio, una vale l' altra. Oltretutto non sono nemmeno scelte nel senso in cui noi intendiamo comunemente questo termine.

Una simile visione, bisogna ammetterlo, farà anche venire i brividi ma non è del tutto incoerente.

Peccato che un momento dopo aver riconosciuto che l' etica è solo una pia illusione, ecco i Naturalisti tornare alla carica esortandoci a voler bene al prossimo, a vivere per i posteri, a non picchiare i bambini, ad educare la prole, eccetera. In queste "prediche" sono i più ardenti e sembrano davvero sinceri.

I naturalisti non dovrebberò il Lunedì distruggere la mia venerazione per la coscienza e aspettarsi poi di ritrovarmi in venerazione il Martedì.

Persino scegliere la sopravvivenza sottointende che la vita sia meglio della morte. "Meglio"? E cosa diavolo significa più una simile parola? In termini Naturalistici non sembra traducibile.

Un comando morale non era vero o falso quanto puo' esserlo una nausea o uno sbadiglio?

Forse se lo sono dimenticato e, devo dirlo, meglio così! Meno male che esistono i "Martedì", meno male che esiste l' incoerenza.

***

Si tratta di semplici obiezioni, e quando si tenta una risposta per forza di cose "sofisticata", quelle obiezioni tornano a riproporsi in una forma leggermente più sofisticata. Non si scampa, per me sono convincenti.

Infine, poichè chi non riesce ad essere Naturalista rientra all' ingrosso tra coloro che credono nel soprannaturale, penso che finirò in quella compagnia.

***

Per i tipi Lindau è uscita una nuova edizione di Miracoli di C.S. Lewis. Vale davvero la pena di rinfrescarsi le idee di base prima di entrare in una Chiesa.

venerdì 7 maggio 2010

Quando anche le risate se ne vanno

Dopo le lodi di rito al "brillante divulgatore" de "Il gene egoista", Alister McGrath pesta duro contro il collega Dawkins che nelle vesti di dilettante si è cimentato con la questione religiosa.

Tanto per gradire un passaggio:

"... Mr Dawkins rivolge così la sua attenzione anche a teorie basate sulla filosofia della religione. Non sono certo che la sua sia una mossa saggia, egli chiaramente non è all' altezza della situazione e ottiene ben poco dal suo confronto breve e superficiale con queste dispute infinite... non sembra afferrare la difesa della fede così come la imposta Tommaso, confonde il concetto di "dimostrazione a posteriori" con quello di "prova a priori"... non coglie che dimostrare "giustificata" una credenza non equvale a dimostrarla "provata",... non prende neanche in considerazioni cio' che per la stragrande maggioranza di persone è molto plausibile, ovvero che "il problema di Dio" non si risolve empiricamente microscopio alla mano..."

Persino quando Dawkins coglie nel segno, finisce per farla fuori dal vaso imbrattando anche i muri del cesso. E' il caso di quando denuncia la credenza in un "Dio-tappabuchi":

"... si trattava [l' ipotesi del Dio Tappabuchi] di una mossa inconcludente lentamente abbandonata nel XX secolo... ma D anche qui trova il modo d' indebolire la sua giusta critica: per lui, a causa del "dio tappabuchi", la persona religiosa morde il freno quando si tratta di esplorare le lacune della conoscenza... Il filosofo di Oxford Richard Swinburne, al contrario, argomenta con lucidità come sia proprio la nostra capacità di "capire e spiegare" a richiedere una spiegazione e che il resoconto più economico ed affidabile di questa capacità esplicativa risieda nell' ipotesi di un Dio creatore... per Swinburne non sono le lacune della conoscenza a farci puntare su Dio, quanto piutosto la comprensione del Mondo... proprio tale comprensione viene dunque esaltata dalla fede..."

Un inevitabile terreno di scontro: la mente del cattolico:

"... ancora argomenti stantii... Dio sarebbe un' "invenzione consolatoria"... l' affermazione seduce solo chi non ha bisogno di essere sedotto... ma dov' è la "scienza" in tutto cio'?... se ho sete cio' non significa necessariamente che l' acqua non esiste... purtroppo per D i meccanismi psicologici che stanno alla base del sentimento religioso non sono riducibili ad un unico tratto caratteriale ma sono vari e complessi... d' altronde nelle scienze umane, si sa, le cause multiple sono la norma... la depressione è causata da fattori fisici o sociali? la risposta è "da entrambi"... l' amore romantico è causato da vari fattori tra cui c' è anche l' esistenza dell' amato... ma perchè D non si è confrontato con Freud?, ovvero con colui che tentò un resoconto psicologico del sentimento... lo psicologo belga Antoine Vergote ha messo bene in luce le incoerenze e il fallimento di quel tentativo concludendo come oggi concludono quasi tutti: "la validità della fede religiosa non puo' essere nè sostanziata nè confutata attraverso la psicologia..."

La religione è un male? Argomento scottante su cui D ha dato il meglio.

"... D dice di credere che non vi sia ateo al mondo desideroso di distruggere La Mecca o San Pietro. Purtroppo un' affermazione del genere è frutto della sua personale credulità, non della realtà delle cose... La storia dell' Unione Sovietica è piena di esempi di chiese bruciate o fatte saltare in aria. La sua pretesa che l' ateismo sia immune da ogni forma di violenza è insostenibile... Hitler, Stalin, Pol Pot... tutti sedicenti atei ma non esattamente dei pacifisti toleranti... quanto agli attentati suicidi mi sembra che Richard Pape abbia dimostrato con rigore nel suo volume come la gran parte di essi siano dettati da motivazioni in primo luogo politiche..."

Varie ed eventuali.

"... D nel suo libro sostiene come l' etica di Gesù fosse settaria e si associasse ad un' aperta ostilità verso lo straniero... trasecolo, ci sono punti nei quali l' ignoranza di D in materia di religione cessa di essere solo divertente per inscenare lo spettacolo del ridicolo silente poichè nessuna risata è più in grado di accompagnarlo..."

venerdì 30 aprile 2010

Strane delegittimazioni

"... Edward Wilson, così come Steven Pinker, crede che, poichè la religione puo' essere analizzata e spiegata come un prodotto dell' evoluzione cerebrale, ecco che si prosciuga ogni sua autorità morale. Ma a Wilson sembra sfuggire che la scienza stessa è un prodotto delle forze evolutive sul cervello e per essa vale esattamente lo stesso discorso che si tiene per "far fuori" la religione. In questo caso lo sforzo di delegittimazione fallisce da un punto di vista meramente logico prima ancora di iniziare..."

Kenneth Miller - Finding Darwin' s God - p.284

giovedì 8 aprile 2010

Il Dio dell' Ignoranza e il Dio della Conoscenza

Kenneth Miller è uno dei massimi biologi viventi, la sua difesa dell' evoluzionismo dagli attacchi promossi dai sostenitori dell' intelligent design viene di solito considerata come una delle più brillanti, tanto è vero che viene continuamente strattonato per testimoniare in vari processi.

Kenneth Miller è però anche un cattolico fervente e le sue intenzioni non hanno mai mostrato cedimenti: vuole a tutti i costi prendere la religione sul serio.

Anche per questo giudica "insipida" la posizione tenuta da Stephen Jay Gould nell' ormai famoso non-overlapping magisteria. L' anodino documento non convince del tutto e lo stesso Gould, del resto, non sembra credere affatto ad una pari dignità dei due saperi allorchè definisce la religione come una congerie di "storie che ci raccontiamo per trarne conforto" (sic). Qui sembra proprio saltar fuori la sua vecchia tempra marxista e l' oppio dei popoli è davvero dietro l' angolo, la religione più che un "sapere" diventa un narcotico per la felicità a poco prezzo degli animali più ingenui. E' possibile seguirlo oltre su quella via? Kenneth ci rinuncia e gliene siamo grati.



D' altro canto non offre garanzie nemmeno l' armata Brancaleone creazionista sempre in cerca di un Dio tappa-buchi da opporre ad una scienza-gruviera. Sarebbe quello il Dio degli ignoranti. Non perchè chi lo professa sia ignorante (esistono personalità di vaglia), piuttosto perchè è un Dio che ha tanto più senso di esistere quanto più restiamo ignoranti. Sarà per questo che l' ignoranza esercita un gran fascino su questi paladini tremebondi di fronte ad ogni "scoperta" scientifica.

Contro il dio dell' ignoranza, Miller è fautore di un dio della conoscenza, un dio che si dispieghi tanto più nitidamente, quanto più sperimentiamo il miracolo della conoscenza, quanto più andiamo scoprendo l' inspiegabile intelleggibilità della natura.

Miller si premura di proporre la fede come cornice ideale a quella conoscenza, la fede come completamento di significato della visione scientifica. Qualcosa che trasformi una presenza enigmatica in una presenza amichevole.



In fondo sa, come sanno Dawkins, Dennett, Lewotin e compagnia che l' unica controproposta credibile è la radicalizzazione atea, l' agnosticismo, dopo Swinburne, resta stritolato e non ha più granchè da offrire: una volta ammessa anche solo la compatibilità del pensiero religioso con quello scientifico, la fede diventa automaticamente l' opzione più rigorosa sul tavolo per chi è desideroso d' impegnare la ragione in queste faccende.

Lungi dal sentirsi rassicurato dal concetto di "non-overlapping magisteria", Miller sa bene quanta cura invece richieda la lavorazione al delicato incastro che salda "scienza e fede", lui stesso vi pone mano con cura nel libro che ho appena letto: Finding Darwin' s God. Peccato che la "cura" non si estenda anche alla parte teologica del libro, d' altronde c' è una scusanete: non è il suo campo.

Le premesse sono ottime ma mi chiedo se l' entusiasmo dimostrato verso il cosiddetto "principio antropico" non sia ancora un cedimento al "Dio degli ignoranti", alias Dio-tappabuchi, alias Dio dei gap. Certo, una versione sofisticata e aggiornata con le ultime conoscenze scientifiche, ma pur sempre quel genere di divinità.

***

Il credente fa scienza stupendosi delle meravigliose coincidenze. Sa che dove c' è "coincidenza" Dio fa capolino poichè per Dio è particolarmente congeniale passeggiare tra noi sotto le mentite spoglie del "caso".

Nel panorama della scienza moderna il "principio antropico" serve la causa alla perfezione, ne fanno fede le strampalate teorie messe su in fretta e furia da taluni ideologi dell' ateismo militante per neutralizzare quella che evidentemente sentono come una minaccia (nel libro è descritta la "disperata speculazione" di Daniel Dennett, forse si potevano affrontare controargomenti più efficaci).

Eppure, per quanto appena detto, il "pp" non convince del tutto. Non conviene essere più radicali nell' osservare le avvertenze ben chiarite dallo stesso Miller?

Io considererei più da vicino la nostra possibilità di "conoscere" l' universo stesso in cui abitiamo. Non è "meraviglioso" già solo questo semplice fatto? Non basta riscontrare le curiose regolarità catturate dalla matematica per "stupire" e pensare ad un Dio?

Innanzitutto si tratta di coincidenze sorprendenti: gli universi incomprensibili sono molto più numerosi degli universi "ordinati". E' davvero solo un caso fortuito essere capitati in un mondo "matematico"? E si badi bene che la sopravvivenza non è legata alla "comprensione", tanto è vero che i più efficienti in questo campo sono talune colonie batteriche che esistono da sempre.

E' ipotesi che conforta alcune certezze: il numero dei "mondi ordinati" a disposizione è comunque tale da garantire la comparsa della "coscienza". Dio assicura così la presenza di un pubblico all' infiorescente spettacolo di una creazione realizzata mediante lo strumento evolutivo.

E' ipotesi che elude l' alternativa di Leslie: "il fine tuning è evidenza, evidenza genuina del seguente fatto: Dio è reale/ci sono molti universi differenti". Anche i "mondi differenti" - purchè ordinati - restano a questo punto nell' orbita dell' ipotesi teista.

E' persino un' ipotesi falsificabile: verrebbe smentita allorchè si scoprisse un' irriducibile caoticità dell' universo che comporti l' insensatezza dell' impresa scientifica e, di conseguenza, la sua razionale dismissione.

Esiste forse un vincolo più saldo che leghi Dio alla Scienza?: "niente Scienza, niente Dio"; cosa si vuole di più? Inoltre, per questa via non si "tappa" nessun buco, così come non si postulano inverosimili contingenze. Si dà solo un "significato" pieno alla nostra conoscenza.

"Niente scienza, niente fede", dunque. Ripetiamo bene insieme il nostro nuovo motto per fissarlo meglio in testa.

Curiosità! Forse è per questo che talune presentazioni "orientate" dell' evoluzionismo sembrano minacciare la fede: l' evoluzionismo è, chi puo' negarlo?, un paradigma scientifico decisamente rozzo se paragonato alla raffinatezza delle teorie della fisica; persino le "scienze umane" appaiono talvolta con capacità predittiva più "calibrata". Ma allora, se vale il "niente scienza, niente fede", forse vale anche il "poca scienza, molto caos, poca fede".

Eppure, vale la pena ricordarlo ai distratti, per la biologia è ancora quello darwiniano il paradigma di gran lunga migliore in circolazione, per quanto vaga è pur sempre "conoscenza" anche quella, e il libro di Miller ha la virtù di mostrarlo persino ad un principiante come me.

Ultimissima cosa. Il trattamento a cui ho sottoposto "pp" potrei ripeterlo quando Miller passa ad occuparsi del "free will" facendolo dipendere dall' indeterminatezza introdotta nel mondo fisico grazie ad alcune interpretazioni della teoria quantistica. Non è anche questa una soluzione tappa-buchi? E quando la teoria dei quanti sarà rivista o l' interpretazione cambiata? Rischiamo davvero di trovarci tra le palle neo-teologi petulanti alla Dawkins, vi avviso. Forse, anche su questo punto, si puo' fare meglio.