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lunedì 23 aprile 2018

THE END

Tutti conoscono la curva di Gauss ma pochi quella di Gause, eppure in biologia è fondamentale perché illustra la nostra sorte come specie: l’estinzione. Magari non proprio l’estinzione ma comunque il ridimensionamento. Georgii Gause era innamorato dei moscerini, li chiudeva nelle sue ampolle con cibo a volontà e poi stava a guardare quel che succedeva: nell’abbondanza questi cominciavano a riprodursi a ritmi frenetici per poi rallentare fino al collasso allorché le scorte venivano meno. Prese nota con cura della curva demografica e stabilì la sua legge universale delle popolazioni, un formalismo mai smentito: abbondanza, crescita, esaurimento, rallentamento, collasso. E se il collasso non arriva dal carburante in esaurimento arriverà da un nuovo predatore che la farà finita. La posizione dei biologi è chiara: apocalisse vicina. I biologi ridacchiano dei “tecnologici”: non si è mai visto un animale in grado di produrre all’infinito il suo carburante. Ma sono ironici anche verso gli ambientalisti: non si è mai visto un animale che sappia frenare i suoi istinti fondamentali.
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QUANDO L'UOMO RICEVETTE L’ANIMA?

QUANDO L'UOMO RICEVETTE L’ANIMA?
Secondo Mark Stoneking, ricercatore al Max Planck Institute di Lipsia, 107.000 anni fa, lo suggeriscono i pidocchi. Ne esistono infatti di due tipi, quello dei capelli (humanus capitis) e quello della pelle (humanus corporis): il primo ha dato origine ad una sub-specie che si è adattata ai vestiti dell'uomo sopravvivendo solo grazie alla loro presenza. La mutazione decisiva sembrerebbe risalire proprio all’epoca indicata. Evidentemente fu allora che la “scimmia nuda” cominciò a vestirsi e a diventare “uomo”. L’abbigliamento è una tecnologia tutt’altro che banale, oltre a proteggerci da freddo e caldo è anche deposito di ornamenti e simboli, con i vestiti possiamo ben dire che nasce la cultura. Il vestito ci trasforma da primati in persone, non a caso in quella stessa epoca vengono rinvenuti in Africa manufatti proto-artistici come conchiglie incise, giavellotti decorati, perline e collane, in Medio Oriente si rinvengono anche le prime sepolture di cadaveri… avevamo ricevuto la nostra anima, stavamo diventando "esseri umani".
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sabato 21 aprile 2018

LETTERA ALLA ROCKFELLER FOUNDATION

LA LETTERA
Nel 1946, per strappare qualche finanziamento alla Rockefeller Foundation, William Vogt scrisse una lettera infuocata che cambiò per sempre l'impostazione di questo munifico benefattore; la fondazione venne aspramente rimproverata di combattere le peggiori malattie con l'effetto indiretto di aumentare la popolazione povera al mondo senza poi preoccuparsi del suo nutrimento, e il poco che veniva fatto in questo ambito era nella direzione sbagliata, potenziare agricoltura e industria, infatti, non era la risposta: se nel lago sono rimasti dieci pesci e gli affamati sono diventati cento aumentare la capienza delle reti non serve a nulla, quel che occorre è cambiare radicalmente il nostro rapporto complessivo con la natura. Cominciava così l'era dell'aiuto a suon di preservativi ed aborti: l'uomo come sostanza inquinante.
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DUE TIPI

DUE TIPI
1. Il Mago: è un tecno-ottimista, ritiene che, grazie alla sua bacchetta magica, la scienza risolverà tutto, lo ha fatto finora e lo farà ancora, l’ottimismo è un dovere di fronte ad una cornucopia potenzialmente infinita: puntiamo sulla nostra intelligenza e potremo goderne a volontà, l’azione dell’uomo è degna di fiducia. Il suo mantra è: innovate! innovate! Per lui il “profeta” (vedi sotto) non è altro che un luddista intellettualmente disonesto, con le sue ricette gioca sulla pelle dei poveri e ha perfino un approccio razzista. Le possibilità davanti a noi sono infinite, non possiamo lasciarle inesplorate, migliorarci e coltivare i nostri talenti è un dovere; il pianeta in fondo è destinato all’uomo e gli è stato dato affinché lo governi al meglio traendone vantaggio: crescita, ricchezza, prosperità e sviluppo sono benedizioni, la libertà personale è la base di ogni autentico agire umano, nel capitalismo occidentale trovano incarnazione i diritti dell’individuo, fondamento di quella operosità creativa che ci consentirà di superare ogni problema.
2. Il Profeta: sente vicina la fine, il pianeta ha dei limiti biologici, non regge uno sfruttamento indefinito, dobbiamo invertire la rotta subito, consumare meno, la ricchezza prodotta oggi non è la nostra speranza ma il nostro problema, occorre ridurla, la prosperità è solo apparente e temporanea, l’uomo è inaffidabile nella sua azione, non fa che esercitare la sua congenita incuria per l'ambiente, meglio astenersi, anzi, retrocedere. Il suo mantra è: riduci! riduci! Per lui il “mago” non risolve ma aggrava il problema, è sconsiderato, scientificamente ignorante e sempre guidato o da ingenuità o da avidità. Il mondo è unico e finito, non possiamo sprecarlo, ricerchiamo piuttosto una stabilità preservandolo al meglio, il mondo incarna un ordine che va oltre l’uomo e in cui l’uomo è chiamato a connettersi in modo armonioso, se non vuole finire male; oggi lo stile di vita dell’Occidente ha in sé qualcosa di fondamentalmente sbagliato, bisognerebbe invece favorire le piccole comunità, più stabili e più vicine al territorio; libertà individuale e flessibilità sono un’illusione che ci “atomizza” e ci taglia fuori dalla natura, un nemico da combattere in favore della comunità e della relazione autentica.
Mago e Profeta si sono scontrati più volte nella storia del pensiero moderno:
Voltaire contro Rousseau,
Hamilton contro Jefferson,
Nicolas de Condorcet contro Robert Malthus,
T. H. Huxley contro il vescovo Samuel Wilberforce,
Gifford Pinchot contro John Muir,
Julian Simon contro Paul Ehrlich…
Ma questo libro sceglie di concentrarsi sullo scontro tra Norman Barlaug - la sua rivoluzione agronoma (Green Revolution) degli anni sessanta salvò decine di milioni di vite - e William Vogt, il padre del più importante movimento intellettuale dell'ultimo secolo, quello ambientalista.
Voi con chi state?

venerdì 20 aprile 2018

Voi con chi state?

Quando mia figlia avrà la mia età sulla terra ci saranno 10 miliardi di persone, quasi 3 miliardi più di oggi. Come faremo a sfamarle, a scaldarle, a raffreddarle? A dare loro scarpe, auto, case, televisori, computer… possiamo davvero rifornirle di tutto questo senza combinare grossi danni? Qui la gente si divide in due gruppi:
1. I “maghi”: la scienza risolverà tutto con la sua bacchetta magica, lo ha fatto finora e lo farà ancora, bisogna essere ottimisti e credere nella cornucopia infinita, puntiamo sulla ricchezza e sull’intelligenza, occorre avere fiducia nell’uomo e nella sua azione. Il mantra dei “maghi” è: innovate! innovate!
2. I “profeti”: il pianeta collasserà, dobbiamo invertire la rotta, consumare meno, la ricchezza non è la nostra speranza ma il nostro problema, la prosperità è solo temporanea, l’uomo è inaffidabile quando agisce, meglio astenersi, anzi retrocedere. Il mantra dei “profeti” è: riduci! riduci!
Il tipico mago è Norman Barlaug, per molti la personalità più importante dell’ultimo secolo, negli anni sessanta la sua “rivoluzione verde” ha sfamato oltre 10 milioni di persone mischiando culture ad alta resa con tecnologie agronome innovative, grazie a lui oggi si raccoglie molto di più coltivando molto meno. NB chiede una nuova Green Revolution.
Il tipico profeta è William Vogt, probabilmente il fondatore del movimento intellettuale più importante dell’ultimo secolo, quello ambientalista. E’ lui che per primo ha sensibilizzato tutti su questi problemi avvertendoci che un cambio di rotta non è più procastinabile. WV chiede una decrescita, possibilmente "felice".
Questo libro parla di loro. Voi con chi state?
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Nuovi culti: il clima.


Nuovi culti: il clima.


1. Chi ci sprona a lottare contro l’effetto serra lo fa sulla base di un’etica bizzarra: noi saremmo moralmente responsabili di quel che accadrà al pianeta in un futuro lontano. Detto ancora meglio, si chiede ad un gruppo di persone di compiere sacrifici tutt’altro che banali per aiutare un altro gruppo di persone completamente differente con le quali non esiste una connessione tangibile. In realtà questo secondo gruppo di persone nemmeno esiste e non c’è modo di capire cosa desideri realmente da noi.
2. Per rappresentarsi meglio la situazione propongo un’analogia provocatoria: trasferiamoci nella Manhattan del XVII secolo presso la popolazione indigena dei Lenape assumendo che siano consapevoli di quanto accadrà in futuro, la loro piccola isola è infatti destinata ad ospitare uno dei fulcri di civiltà più vivaci del pianeta, qualcosa in grado di fornire gioia, ricchezza e punti di riferimento ad una grande quantità di persone nel mondo intero, senonché questa Mecca culturale potrà sorgere solo se i Lenape oggi accettino di farsi da parte sacrificando l’essenza del loro modus vivendi spirituale e rinunciando di fatto alla loro bella patria. A questo punto scatta la prevedibile domanda, qualora i Lenape si rifiutassero la loro scelta sarebbe moralmente condannabile? Il loro comportamento sarebbe arrogante e da ritenersi un oltraggio verso le “generazioni future”?
3. Qui mi limito ad osservare che la lotta contro i cambiamenti climatici risulta molto popolare  sia necessario avere delle preferenze ben strane per interessarsi ad un futuro tanto distante come quello implicato da queste faccende, le persone normali – lasciamo perdere cio’ che dicono e concentriamoci su cio’ che fanno – non sembrano affatto nutrirne alcuno, almeno giudicandole dalla vita che conducono quotidianamente. Gli economisti, per esempio, quadrano i loro conti temporali postulando un interesse annuo composto del 5%, ma un simile tasso di sconto ha conseguenze devastanti in una prospettiva secolare: a distanza di 200 anni l’intera ricchezza terrestre attuale ammonterebbe a qualche decina di migliaia di euro. Le persone normali che considerano il futuro non si spingono mai oltre qualche anno dal tempo presente per compiere i loro calcoli. L’economista Graciela Chichilnisky ha parlato di “dittatura del presente”, tuttavia si tratta di un fatto non eludibile, noi ci comportiamo così e sarebbe meglio prenderne atto, queste sono le nostre “preferenze rivelate”, facciamocene una ragione. Le persone normali si curano poco persino del LORO futuro: i sistemi pensionistici esistono perché si è  consapevoli della cosa, le assicurazioni obbligatorie idem. Ma se a uno interessa così poco del proprio futuro, come puo’ ritenersi che sia autenticamente interessato ad un futuro ancora più distante che riguarda persone a luiestranee? La domanda esige una risposta.
4. C’è ancora una cosa che non quadra in questa faccenda, per combattere i cambiamenti climatici abbiamo a disposizione due strade: 1) fare lobby sui media e sulla politica affinché inducano o prendano dei provvedimenti collettivi, oppure 2) risparmiare personalmente delle risorse da trasferire alle generazioni future affinché abbiano più mezzi per affrontare i loro bisogni. Tuttavia oggi non sembra ci sia dibattito su quale strada imboccare, la cosa lascia perplessi perché è vero che la prima strategia è consigliabile quando la prevenzione fa premio sull’aggiustamento a posteriori ma la seconda risulta più proficua in condizioni di incertezza, esempio: tra 200 anni il mondo potrebbe essere popolato da emulatori che se ne infischieranno del riscaldamento globale e dei nostri sacrifici per prevenirlo; al contrario, qualora si ritrovassero con un bel gruzzoletto accumulato in loro favore, saprebbero metterlo comunque a frutto ringraziandoci idealmente del gentile pensiero. Man mano che passa il tempo, inoltre, la strategia 2 diventa sempre più conveniente poiché un investimento cresce ad un ritmo esponenziale del 5% mentre i costi di lobbing tipici della prima strategia non sono altro che risorse sottratte a possibili investimenti per le generazioni future. Eppure, nonostante quanto detto, l’interesse è solo ed esclusivamente per la prima strategia, la seconda nemmeno viene presa in considerazione. Perché?
5. La mia conclusione è che la lotta al riscaldamento globale presenta troppe contraddizioni etiche per essere valutata come una preoccupazione genuina, si tratta probabilmente di una cortina fumogena che nasconde un’agenda occulta. A questo punto ognuno avanzi la sua ipotesi, la mia è che ci sia dietro una mistica dell’impegno e questo genere di istanze fungano da sostituti del buon vecchio cristianesimo ormai agonizzante, una specie di parodia della vera religione, un succedaneo dell’antica trascendenza. La psicologia delle religioni, del resto, evidenzia il nostro profondo bisogno di sentirci coinvolti in una nobile causa al fianco di potenti Alleati, non c’è dunque da sorprendersi se ci impegniamo con zelo in assurdi quanto onerosi riciclaggi dell’immondizia: nel farlo vestiamo i panni dei salvatori del pianeta con le potenti burocrazie mondiali alle nostre spalle che plaudono portandoci  ad esempio. E’ il Rosario del nuovo millennio.