sabato 7 dicembre 2019

PROMUOVERE ED ESPRIMERE

PROMUOVERE ED ESPRIMERE
Ecco come di solito si invoca il primato della politica: quando acquisti la zuppa al supermercato, il tuo focus è limitato, stai solo considerando il tuo bene o forse quello della tua famiglia. Ma quando voti un senatore, consideri il bene di tutti. La politica deve quindi avere la precedenza. Riguarda tutti, non te solo, ha un focus più nobile.
E bisogna ammettere che chi appronta questa difesa della politica puo' disporre di prove empiriche in grado di sostenere entrambi i punti.
Tuttavia, questo argomento cade presto nella polvere. Non basta infatti nutrire un interesse pubblico per essere buoni elettori, occorre sapere come l'interesse pubblico si promuove. In caso contrario si fanno più danni che altro.
La distinzione tra promuovere un valore ed esprimere la propria fedeltà a quel valore è cruciale. Purtroppo, il voto è come il tifo. Io, per esempio, tifo Juve anche quando sono sul divano a centinaia di chilometri dallo stadio. So benissimo di non aiutare in niente la mia squadra. Esprimo solo il mio sostegno e mi sento bene così. Allo stesso modo, molte persone votano per esprimere il loro sostegno a determinati valori politici anche se non cambieranno nulla nella sostanza. Ma un difensore della democrazia deve dimostrare che gli elettori promuovano il bene comune, non solo che lo sostengano.
Non è necessario raccogliere faticosamente le informazioni corrette e soppesare l'evidenza contraria per esprimere semplicemente la propria fedeltà a un certo valore. Mettere un Like a un post di Facebook a favore del WWF esprime il tuo sostegno alla conservazione della fauna selvatica anche se non hai fatto alcuna ricerca per capire se il WWF aiuta effettivamente a preservare la fauna selvatica.
Come verificare il reale atteggiamento degli elettori? Se un elettore "promuove il bene" anziché "esprimere il bene" 1) acquisirà informazioni utili per promuovere quei valori e 2) rivedrà spesso le sue convinzioni per aggiornarle.
Tutto suggerisce che cose del genere sono rarissime.
Infine, c'è la questione di come i cittadini facciano uso delle informazioni che possiedono. Supponiamo di avere uno juventino doc. Il suo giudizio sul fatto che un calciatore sia buono o meno dipende in gran parte dal fatto che giochi o meno nella Juve. Per emettere il suo giudizio non trascorre il suo tempo ad analizzare con cura le partite degli altri club, a stilare o consultare le statistiche e a leggere i rapporti di scouting, ciò che per lui conta di più è l'affiliazione. Se il giocatore indossa la maglia bianco-nera è ok, altrimenti è una merda. Inutile dire che non dovresti fidarti del giudizio di un tifoso di calcio quando giudica le squadre o i giocatori. Ma lo stesso dicasi dell'elettore che si "esprime" nell'urna.
Geoffrey Cohen ha scoperto che l'atteggiamento delle persone nei confronti di una certa politica si prevede meglio guardando chi "tifa" che guardando alle sue idee. Il ricercatore ha presentato a elettori di sinistra e di destra due diverse proposte. La prima era una politica di benefici previdenziali; la seconda una politica di tagli sociali. Presumibilmente, quelli di sinistra avrebbero dovuto preferire la prima e quelli di destra la seconda. Senonché, ai soggetti è stato detto come si sono schierati i vari partiti. Quando la politica dei tagli è stata abbinata ai partiti di sinistra, una buona fetta degli elettori di sinistra l'ha preferita. E quando la politica più generosa è stata abbinata ai politici di destra, molti elettori di destra si sono aggregati.
Questo tipo di irrazionalità epistemica non è affatto irrazionale o, come dice qualcuno, è "razionalmente irrazionale". In effetti, avere credenze accurate sui giocatori della Juve è noiosissimo e ci priva del bello di tifare una squadra. Lo stesso vale per la politica.
Ci aspetteremmo di vedere un comportamento "espressivo" quando il costo dell'esprimersi è basso. Ma questo è proprio il caso della politica. Il tuo voto pesa poco e tutto quel che ti puo' dare la condizione di elettore è una felicità espressiva. Al contrario, il vantaggio espressivo dello shopping all'Esselunga è costoso: il prodotto di bassa qualità che acquisti solo per "esprimerti" lo paghi tutto tu e te lo mangi tutto tu. Scommetto che le persone hanno maggiori probabilità di assumere un comportamento espressivo nella cabina elettorale rispetto a quando fanno la spesa. La politica esalta l'espressività, il mercato la razionalità. Questo è un grave vulnus per la democrazia, affinché lo stato risolva il problema dei beni pubblici, gli elettori devono promuovere un governo che fornisca beni pubblici in modo efficiente, non semplicemente esprimere il proprio sostegno a tale governo.
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Unequivocal Justice challenges the prevailing view within political philosophy that broadly free market regimes are inconsistent with the basic principles of liberal egalitarian justice. Freiman argues that the liberal egalitarian rejection of free market regimes rests on a crucial methodological...

venerdì 6 dicembre 2019

Problema: RIUSCIRANNO I NOSTRI EROI A SINCRONIZZARE PER L'ATTACCO VISTO CHE NON SANNO QUANTO IMPIEGA IL PICCIONE PER ARRIVARE A DESTINAZIONE?

Risposta di Davide Curiosi: NO. (Applausi).

Dimostrazione: POICHÉ I NOSTRI EROI NN SANNO QUANTO IMPIEGHERÀ IL PICCIONE PER ARRIVARE A DESTINAZIONE, NON POTRANNO SINCRONIZZARE PER L'ATTACCO. (Mormorio tra la folla).

Grazie a tutti. È stato bellissimo. Buonanotte.

COME L'AMERICA VINSE IL RAZZISMO (verso i cattolici)

COME L'AMERICA VINSE IL RAZZISMO (verso i cattolici)
Gli europei enfatizzano la loro immigrazione e minimizzano quella USA. Forse perché per noi gli Stati Uniti sono una "nazione di immigrati", nulla di nuovo sotto il sole se altri ne arrivano in massa.
Nazione di immigrati? Di fatto sì ma di principio non proprio. La Costituzione del 1790 limitava la cittadinanza alle "persone bianche libere". John Jay, nonostante i suoi antenati ugonotti, considerava gli americani "essenzialmente inglesi" così come Alexis de Tocqueville. Molti padri fondatori consideravano gli americani discendenti degli anglosassoni che erano fuggiti dal giogo normanno in Inghilterra. L'etnia è un sentimento derivato da un senso di origine comune e tra i fondatori questo sentimento era forte. Il mito delle origini anglosassoni divenne l'interpretazione dominante della storia americana nel diciannovesimo secolo. Nel 1889, ad esempio, nella sua tentacolare storia americana - "The Winning of the West" - il futuro presidente Theodore Roosevelt tracciava con enfasi una linea diretta tra la conquista anglosassone della Gran Bretagna nel sesto secolo e la rivoluzione americana. Negli Stati Uniti, il cuore etnico è sempre stato racchiuso nella trinità "W-AS-P": aspetto bianco, cognome inglese,, lingua britannica senza accenti strani e religione protestante. Detto questo, gli americani restavano comunque un gruppo etnico "assimilazionista", non poteva essere altrimenti. Ogni volta che il cuore etnico veniva minacciato la reazione era immediata.
E' anche vero che nel 1820 le alte dichiarazioni dei Fondatori sulle origini anglosassoni della razza trovarono poca eco nella popolazione, la maggior parte della quale rimase attaccata alla sua identità confessionale e regionale. Questo iniziò a cambiare con l'immigrazione cattolica su larga scala dall'Irlanda e dalla Germania meridionale negli anni 1840 e 1850. Mentre la lingua o l'accento tendono a svanire nella seconda generazione, infatti, la religione e il fenotipo sono spesso ereditati e quindi persistono.
In quel periodo i protestanti hanno regolarmente bruciato le chiese cattoliche e attaccato i preti. Lo spirito di animosità anti-cattolica è stato rappresentato anche nel film "Gangs of New York" di Martin Scorsese, ambientato nel 1850, in cui un capofamiglia protestante interpretato da Daniel Day-Lewis avvia una guerra sul territorio contro una banda criminale cattolica irlandese guidata da Liam Neeson. Gli anglo-protestanti si vedevano come "nativi" e non tolleravano interferenze.
Come nella percezione contemporanea dell' Islam, il cattolicesimo era visto come una fede aliena senza alcun posto nella civiltà americana. A partire dal 1840 i movimenti politici anti-cattolici cominciarono a presentarsi alle elezioni. Il "Know-Nothing Party" - partito nazionalista anti-cattolico - è stato il "terzo" partito di maggior successo nella storia USA. Nelle elezioni di medio termine del 1854 toccò il suo picco. Nel Massachusetts - stato ad alta immigrazione cattolica - dei 377 rappresentanti 376 erano "Know-Nothings"! Nel 1854 i commentatori consideravano inevitabile un presidente del Know-Nothing, ma nel 1856 scoppiò la divisione nord/sud sulla questione della schiavitù. Nonostante il "Know-Nothings" guadagnò un 22% alle elezioni del 1856, le nuvole di guerra si stavano addensando all'orizzonte e l'agenda politica mutava. Nel 1860 il paese entrava nella guerra civile, l'episodio più sanguinoso della sua storia.
La guerra può avere molti effetti sul razzismo di un popolo. Se un paese perde, come la Germania durante la prima guerra mondiale, minoranze come quella ebraica possono essere messe nel mirino e soffrire parecchio. D'altro canto, specie in caso di vittoria il conflitto può fondere diversi gruppi etnici nella reciproca solidarietà. Sembra che negli USA la guerra civile abbia contribuito a legittimare la presenza immigrata tedesca e irlandese nel nord.
Altro elemento che smorzò le tensioni fu il fatto che dal 1860 un flusso di coloni cominciò a dirigersi verso ovest per insediare le Grandi Pianure, incoraggiato dall' Homestead Act di Lincoln del 1862 che garantiva a ciascuna famiglia 150 acri di terra libera. Lì, le configurazioni etniche sfumavano in un amalgama che le rendeva meno distinguibili. Messicani e cinesi erano estranei, ma i cattolici irlandesi e tedeschi erano ora meglio accettati come parte della maggioranza etnica. Il colore della pelle diventava lentamente la condizione centrale per l'appartenenza ai "normali".
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THE TIMES, SUNDAY TIMES, FINANCIAL TIMES and EVENING STANDARD BOOKS OF THE YEAR 2018Whiteshift tells the most important political story of the 21st century: how demographic change is transforming Western politics and how to think about the future of white majorities'Powerful and rigorously resear...

giovedì 5 dicembre 2019

IL WELFARE E' QUI PER RIMANERE, CHE CI PIACCIA O NO


IL WELFARE E' QUI PER RIMANERE, CHE CI PIACCIA O NO
L'amore per la libertà e il liberalismo, conducono a governi ipertrofici. Ach...
Non è il fallimento di un ideale! La libertà crea abbondanza e l'abbondanza attira i "predatori". E' sciocco ostacolare questa dinamica del tutto naturale, occorre piuttosto farci i conti.
In occidente - almeno a partire dalla fine dei '70 con la ventata Reagan/Thatcher - la "libertà" per molti versi ha vinto: l'inflazione è stata aggredita, sul debito pubblico c'è più attenzione, le aliquote marginali (quelle riservate ai ricchi) si sono abbassate ovunque, le partecipazioni statali sono sparite, i mercati del capitale si sono aperti, la globalizzazione avanza e i muri del socialismo reale sono caduti.
Le idee libertarie hanno migliorato anche la qualità dei politici, quasi nessuno sostiene più forme di pianificazione centrale o un'economia costruita attorno alla contrattazione collettiva. Il marxismo è caduto in disgrazia, intellettuali come Fusaro o Zizek sono considerati macchiette da invitare in TV per "fare casino" o da relegare su YouTube per il godimento del popolo freak. La ricchezza è aumentata ovunque. A livello planetario la povertà è stata praticamente sconfitta, le opportunità di cambiare vita sono cresciute ovunque. A confermare questa regola ci sono le molte eccezioni, naturalmente.
Eppure i governi si sono allargati, hanno preso piede, spendono più di ieri. Più ricchezza maneggiamo, più governo possiamo permetterci. Inoltre, migliore sarà il governo (magari perché ha imparato la lezione libertaria), maggiore sarà la domanda di governo. Questo è il paradosso fondamentale della libertà. La vittoria sul piano pratico porta sconfitte sul piano ideale.
Non c'è rimedio, i libertari devono rassegnarsi: con una ricchezza crescente, cresce la voglia di "libertà positiva" (quella che piaceva tanto ai tiranni) e quindi il governo chiamato a instaurarla. Non dobbiamo favorire la crescita del governo in sé ma dobbiamo riconoscere che talvolta siamo acquirenti di fronte a un "pacchetto" che comprende "più libertà" ma anche "più stato". Il vecchio motto anti-statalista era: "abbasso lo stato, evviva la libertà". Ora tocca scegliere, è più importante la prima parte o la seconda? Ma i libertari non sono abituati a questo dilemma, cosicché entrano in crisi proprio quando la loro idea è vincente. Questo libro è un caso classico. Non vogliono credere di essere di fronte ad un "pacchetto" e si lanciano in utopie che li rende irrilevanti. Ecco allora che ci si lamenta dell'ignoranza degli elettori o dell'ingordigia della lobby di turno. Si tratta di lamentele fondate ma che nascondono una sorta di fatalismo. Il welfare è qui per rimanere, che ci piaccia o no. Gli uomini hanno impulsi profondamente radicati, compreso il fatto che intendono spendere l'incremento di ricchezza ottenuto attraverso canali governativi. Rassegnamoci.
Oggi molte minacce alla libertà non ci vengono dai governi. Pandemie, catastrofi naturali, riscaldamento climatico... Le migliori risposte a questi problemi non si trovano nella vecchia cassetta degli attrezzi. Ha poco senso riproporre il vecchio schema stato/società e la conseguente privatizzazione di tutto. La cosa migliore è una cooperazione tra lo stato e il metodo della libertà, ovvero il mercato. Per esempio, tassare la CO2 è la soluzione che rispecchia la logica di mercato ma assegna allo stato un ruolo da protagonista. Se una volta si diceva "più mercato meno stato" oggi bisognerebbe dire "più mercato nello stato". La proprietà intellettuale (software, brevetti farmaceutici, vaccini...) è un altro ambito dove stato e mercato sono chiamati a collaborare. E la proliferazione del nucleare? Non vedo alcun approccio "purista" promettente. Il nuovo libertarismo dovrà avere un cuore pragmatico, dovrà progettare istituzioni in cui il governo avrà comunque un ruolo.
Se oggi leggi un libro autenticamente libertario, mi viene in mente il grande Murray Rothbard ma va bene anche questo, sei costretto a dire che non hai imparato niente. Sempre la solita adorabile litania. Ti viene persino nostalgia per i bei tempi andati, quelli in cui guerreggiavi contro i pianificatori dell'economia. Allora i libertari avevano davvero molte risposte giuste. Ma oggi? Non rischiano anche loro di cullarsi sugli allori e diventare macchiette irrilevanti?
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On Wall Street, in the culture of high tech, in American government: Libertarianism—the simple but radical idea that the only purpose of government is to protect its citizens and their property against direct violence and threat— has become an extremely influential strain of thought. Bu...

L'ECONOMIA DI TUO NONNO



L'ECONOMIA DI TUO NONNO
L'economia neoclassica è caratterizzata dall'assunto che la produzione sia un processo che impiega due fattori principali: lavoro e capitale. La cultura non ha spazio nel paradigma.
Gli attori dell'economia neoclassica, per esempio, non sono influenzati dalle loro convinzioni individuali o dalla loro cultura. L'azienda, altro esempio, è solo una macchina per trasformare input in output. Il consumatore è solo una macchina che persegue la soddisfazione dei desideri. Cio' che crede la gente non ha nessun effetto perché se volessimo prestare attenzione a ciò in cui credono le persone dovremmo prestare attenzione alle influenze culturali. Le persone introiettano la maggior parte delle loro credenze e abitudini copiando altre persone (genitori e parenti), almeno finché sono bambine. Successivamente, affiliandosi a gruppi (amici) o differenziandosi da altri gruppi (nemici). La necessità di imitare, affiliarsi e differenziarsi è una forza che talvolta supera i nostri desideri contingenti. Ma questa interdipendenza innesca un'evoluzione culturale difficile da rendere in un modello matematico. Come se non bastasse, l'evoluzione culturale è più rapida di quella naturale. Ciò conferisce all'economista un compito scoraggiante. Immagina quanto sarebbe complicata la botanica se la vegetazione delle piante si stesse evolvendo alla stessa velocità della cultura umana!
Data questa evoluzione, non può essere appropriato interpretare tutti i fenomeni economici in termini di "lavoro" e "capitale". Forse ai tempi di Karl Marx c'era qualcosa di interessante da dire utilizzando questa semplificazione. Forse c'era ancora qualcosa da dire negli anni '40, quando Paul Samuelson stabilì l'approccio neoclassico come metodo dominante per l'insegnamento e la ricerca in economia. Ma ora è passato molto tempo e conservare l'approccio a due fattori è davvero eccessivamente semplicistico. Non esiste una massa di lavoratori intercambiabili che potrebbero essere descritti come "lavoro". Vediamo invece un grado di specializzazione da capogiro. I lavoratori differiscono in termini di formazione, esperienza, personalità, socialità e altro ancora. Si tratta di differenze irriducibili. D'altra parte, neanche il "capitale" si adatta al modello neoclassico. Il capitale più importante oggi è intangibile: know-how, marchio, strategia aziendale, cultura organizzativa e proprietà intellettuale legalmente detenuta. Oserei dire che la grande azienda è essenzialmente un'istituzione culturale che genera profitto e il manager un portatore di cultura (aziendale).
Gli statistici del governo sommano il valore di tutti i beni e servizi prodotti e chiamano questo numero PIL. Si tratta di una misura poco significativa: 1) l'innovazione genera prodotti migliori e più economici che talvolta diminuiscono il PIL anziché aumentarlo, 2) una cultura dell'invidia svuota di significato il PIL come misuratore di benessere. Eppure per noi il PIL resta un totem, gli economisti poi persistono nel suddividerlo in ore lavorate, ignorando la miriade di differenze nelle competenze specializzate dei diversi lavoratori, e chiamano questo rapporto tra PIL e ore lavorate "produttività". Successivamente, confrontano questa "produttività" prendendola in due punti distanti molti anni sull'asse temporale e tracciano una linea di tendenza chiamandola "crescita della produttività". Facendo un passo ulteriore, cercano interruzioni su questa linea di tendenza e chiamano queste interruzioni "cambiamenti nel tasso di crescita della nostra economia". Sono sciocchezze accatastate su sciocchezze, difficile ne esca qualcosa di buono, si genera piuttosto una specie di telefono senza fili in cui il messaggio finale è poco intellegibile. Capisco che le persone vogliano avere misure per tenere traccia delle prestazioni economiche ma potrebbe non esserci alcuna misura in grado di tenere il passo con la rapida evoluzione dell'economia. Quel che è certo è che l'approccio neoclassico con il quale ancora oggi interpretiamo la performance economica attraverso la "produttività del lavoro" è decisamente anacronistico.
E allora: non indulgere con l'economia di tuo nonno. A tuo nonno è stato insegnato a pensare in termini di "lavoro" e "capitale", a tuo nonno è stato insegnato ad aggregare tutto, mele, pere, albicocche e tutto il resto. Invece, tu devi pensare in termini di specializzazione, fattori immateriali, preferenze segmentate ed evoluzione culturale. Facciamo uno sforzo, diciamo addio all'economia neoclassica, compresa l'eresia keynesiana che amplifica all'estremo i difetti a cui ho accennato. L'approccio neoclassico non è facile da capire, si tratta di una disciplina che utilizza strumenti ostici da dominare. Per questo gli economisti sono persone brillanti e con capacità sopra la media. Rendiamo loro omaggio stando però attenti a non cadere nell'illusione ottica di traslare questa ammirazione dagli uomini alla disciplina ormai obsoleta su cui esercitano le loro doti.
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CONTARE I CORPI

Gli economisti predicano che gli incentivi pesano, e questo è in buona parte vero. Ma la pretesa della meritocrazia va oltre, pensa che gli incentivi siano quantificabili. E questo è decisamente meno vero. Le statistiche fuorvianti sono la premessa a cattive organizzazioni, e tutte le statistiche sono fuorvianti se non vengono saggiamente interpretate.
Vogliamo controllare tutto e cadiamo nell' "illusione del controllo". Durante la guerra del Vietnam, il segretario alla Difesa Robert McNamara fece affidamento su misure quantitative, incluso il famigerato "conteggio dei corpi". I corpi dei Viet-cong segnalando ai comandi il "progresso" delle operazioni militari. Poi si è scoperto che questi erano indicatori sbagliati, ma la guerra era ormai perduta.
Purtroppo, gli indicatori meritocratici sono quasi sempre sbagliati. Dirlo non offende il meritevole, offende il meritocratico, una cosa ben diversa.
In città furoreggiava una scuola elementare in cui i punteggi medi dei test erano i più alti del comprensorio. Si erano addirittura alzati i prezzi delle case di quel quartiere! Si è scoperto che il risultato veniva ottenuto dagli amministratori della scuola dicendo agli studenti più deboli di rimanere a casa il giorno del test. Il provveditorato pubblicizzando i punteggi dei test pensava di incoraggiare una sana competizione tra le scuole, pensava cioè di promuovere la "meritocrazia". E guai a chi si opponeva.
I problemi con i target quantitativi sono ben noti. Il primo è ciò che Muller chiama "deviazione dagli obiettivi". In una situazione complessa, come la guerra del Vietnam, ci sono molti obiettivi intermedi da raggiungere. Puntare l'attenzione solo su quelli "quantificabili" azzera l'attenzione sugli altri, che magari sono anche più importanti. Contare i cadaveri dei viet-cong è facile ma misurare quanto fanno i soldati per conquistare i cuori e le menti della popolazione locale molto meno. Se dalla macchinetta conta-cadaveri dipende la tua carriera di soldato, le energie per farsi ben volere dagli indigeni vengono dirottate sulla mitragliatrice.
L'altro problema è quello che Muller chiama "corruzione", qui l'obiettivo numerico viene raggiunto imbrogliando. L'esempio della "scuola modello" parla chiaro.
Sia la "deviazione" che la "corruzione" hanno avuto un ruolo importante nella crisi finanziaria del 2008. La "deviazione" è cominciata fissando come obbiettivo misurabile il numero di mutui concessi affinché si rendesse il bene "casa" più accessibile (un desiderio della politica). Ma questo ha distolto l'attenzione sulla valutazione di affidabilità del mutuatario. La "corruzione" si è resa visibile nel modo in cui le banche hanno aggirato le incasinatissime norme sulla consistenza patrimoniale imposte dall' autorità di regolamentazione con le solite risibili formulette.
La "meritocrazia" non ha grande spazio nel privato. In effetti, la maggior parte delle aziende non fa affidamento solo sulle formule per stabilire i compensi. Di solito viene data ai supervisori la libertà di giudizio nel fissare i bonus e gli adeguamenti salariali dei dipendenti. Questo perché le formule non possono catturare tutti gli obiettivi incorporati nella complessa vita aziendale. I supervisori più vicini al dipendente sono in una posizione migliore per valutare vari fattori, soprattutto i contributi difficili da quantificare. E anche quando si lega in parte il compenso a una formula, si armeggia su quella formule di anno in anno. Più a lungo si persiste con la medesima formula, più modi verranno escogitati per aggirare il sistema.
L'organizzazione scolastica americana - quella che più ha puntato sui test - si è comportata come se le scuole avessero un controllo completo sull'apprendimento degli studenti, e che quindi la loro opera si riflettesse nei punteggi dei test, ma la ricerca suggerisce il contrario. I politici americani hanno agito sotto la classica "illusione del controllo". A mio parere gli insegnanti non dovrebbero essere responsabili nei confronti di un ufficio statistico centralizzato, meglio sarebbe invece che siano valutati da colleghi, superiori e genitori. In particolare questi ultimi, ovvero i clienti. Se lascio mio figlio nelle mani di un cattivo insegnante, sono il primo a pagarne le conseguenze (se invece un sistema burocratico non riesce a rimuovere un cattivo insegnante, il progettista del sistema non subisce conseguenze). Obiezione fondata: ai genitori interessa più il voto della preparazione! Vero, ma questo è un problema che riguarda la funzione della scuola - i dubbi che abbia una reale funzione formativa sono legittimi - non la meritocrazia.
Gli esseri umani sono individui autonomi difficili da controllare con una macchinetta. I manager di successo lo comprendono e imparano a convivere con le limitazioni implicite alla loro condizione di boss. Sanno che non possono misurare le prestazioni dei sotto posto con precisione o progettare un sistema di incentivi perfetto. Invece di attenersi rigidamente ai sistemi formali, i dirigenti di successo danno l'esempio e incoraggiano i subordinati a esercitare la loro autonomia e il loro giudizio. Ma per i lavoratori dello stato l'autonomia di giudizio diventa più facilmente arbitrio e favoritismo, per questo lì la propensione all'utilizzo delle formule per determinare i compensi è tanto diffusa. Non essendoci rimedi sarebbe meglio limitare i compiti da affidare a organizzazioni del genere. Considerato che questa alternativa è un po' troppo radicale, forse il criterio dell'anzianità resta quello che fa meno danni.
Sfortunatamente, i politici che mostrano sicurezza e dominio della situazione vengono premiati dall'elettore e gli economisti che attraggono maggiormente questi politici sono quelli che brandiscono con sicumera le formulette verso cui questo libro lancia l'allarme. Un allarme che per me sembra inutile visto che il vero nemico, ovvero cio' che viene chiamata "illusione di controllo", è un realtà lo stendardo principe di chi si presenta alle elezioni.
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How the obsession with quantifying human performance threatens business, medicine, education, government—and the quality of our livesToday, organizations of all kinds are ruled by the belief that the path to success is quantifying human performance, publicizing the results, and dividing up...

internet rende il PIL obsoleto. droga xfetta

https://marginalrevolution.com/marginalrevolution/2019/12/are-we-undermeasuring-productivity-gains-from-the-internet-part-i.html

https://feedly.com/i/entry/Od/Z0OrlTBzSrJtcae1t5qtueOtvOco3UFNx6gD9Pd4=_16eda2b986c:106e50:f774fa

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mercoledì 4 dicembre 2019

speranza di vita usa

https://www.econlib.org/facts-about-life-expectancy-true-and-false/

If America wishes to boost its life expectancy to European levels, the most effective way of doing so is to bring in 100 million immigrants from Asia and Latin America, not to spend more money on health care.  We already spend far more than European nations—even our government health care spending equals or exceeds Europe’s (in per capita terms.)
L'intelligenza umana è un prodotto di analogia + combinatoria.

 L'analogia consente alla mente di usare alcune idee innate - spazio, forza, essenza, obiettivo - per comprendere domini più astratti.

La combinatoria consente a un insieme finito di idee semplici di dare origine a un insieme infinito di idee complesse.

https://www.edge.org/response-detail/10152
L'esperienza influisce su un organismo attivando e disattivando dei geni. (La cultura agisce attraverso la natura)

https://www.edge.org/response-detail/10668
https://feedly.com/i/entry/Nkn6RK6HwBgWrvMj84SxHg63I5Wn8O87ZvoPCQT30Mw=_16ed0d6420d:3dde1e:49b12733

La tirannia è la legge di un uomo

la democrazia è la legge degli uomini

poi c'è la legge del diritto, detta anche "rule of law".

la legge degli uomini decide caso per caso in modo da creare tante opportunità di corruzione

I PROBLEMI DELLA SANITA' USA SPIEGATI BENE

Un libro sul sistema sanitario americano. Chiaro, analitico, semplice... e quindi convincente.
Il problema: laggiù si spende il doppio che da noi senza avere guadagni in termini di salute.
Un po' è dovuto al fatto che sono più ricchi di noi. Il ricco non spende molto più del povero in alimenti, abbigliamento o trasporti. Lo fa in istruzione, case e salute. Una casa nelle metropoli USA costa il doppio che da noi, la retta delle grandi università USA è pazzesca, non dovrebbe stupire che la sanità sia laggiù molto più cara. Eppure il punto non sta lì.
L'osservazione di partenza è che le cure mediche negli Stati Uniti - ma anche in Europa - sono cambiate dagli anni '70. Si sono introdotte nuove procedure diagnostiche e terapie innovative, eseguite da medici specializzati costosi che utilizzano costose attrezzature. Si tratta di progressi apprezzabili, ma come finanziare il sistema?
Sulla sanità americana i miti proliferano. Non parlo delle cazzate sui morti per strada e roba del genere. Parlo di "miti" con una base e sostenuti da persone serie. C'è, per esempio, chi pensa che sia possibile soddisfare la domanda di servizi medici senza far partecipare gli interessati alla spesa (paga il governo o l'assicurazione privata). Oggi le famiglie americane pagano di tasca propria una quota delle loro cure mediche inferiore a quasi tutti gli altri paesi. Di conseguenza, non esiste incentivo a controllare la spesa o a valutare percorsi terapeutici alternativi. L'idea che tutto possa funzionare senza incentivi è alquanto stiracchiata.
C'è chi incolpa i prezzi elevati. Questo mito è stato diffuso da alcuni importanti economisti della sanità, tra cui Uwe Reinhardt e Austin Frakt. Si basa su prove fragili. Reinhardt sottolinea come la spesa sanitaria pro-capite americana rispetto a quella di altri paesi si elevata senza guadagni in termini di longevità. Dal che deduce che si paga di più per gli stessi servizi medici. Ma l'evidenza diretta dice il contrario. La percentuale di lavoratori americani impegnata nel sistema sanitario è molto più elevata di quella degli altri paesi. Si spende di più perché si utilizzano più risorse in quel settore e non perché i prezzi sono di per sé più elevati: è la quantità non il prezzo a fare la differenza.
Altro mito propagato dall'economista David Cutler: la sanità USA puo' guadagnare in efficienza cambiando il modo in cui vengono retribuiti i medici. Molti studi, in effetti, ci dicono che pazienti simili in diverse località ricevono un trattamento molto più intenso senza risultati migliori. L'idea è quella di premiare i medici che scelgono i protocolli di trattamento più convenienti. Ma in pratica, non è così facile attuare una simile idea. Come possono statistici ed economisti superare il giudizio dei medici? Come sa chiunque ha creato un sistema di target per semplici venditori, è alquanto complicato non generare perniciosi effetti collaterali. Figuriamoci quando si tratta con medici e salute. Il sistema sarebbe sempre aggirabile.
Molti poi non si vogliono staccarsi dal mito dell' assicurazione sanitaria con copertura completa. Chi ce l'ha ne esalta le virtù... e te credo! In realtà quelle non sono assicurazioni vere e proprie. Le assicurazioni reali, tipo l' assicurazioni antincendio, hanno premi bassi e vengono utilizzate raramente per proteggersi da perdite catastrofiche.
C'è poi chi indica modelli che funzionano: Canada, Singapore, Svizzera. I dubbi che possano girare bene negli USA sono fortissimi.
Canada (Europa). Il Canada impone limiti all'accesso delle cure che negli USA sarebbero mal tollerati. Ad esempio, gli americani sono da sempre incentivati a sottoporsi dall'età di 50 anni a screening preventivi sul cancro (tipo colonscopia). Il governo canadese, per contro, non ha ancora finanziato l'attrezzatura o gli specialisti per realizzare un simile programma. I canadesi non scendono in strada protestando per questo "limite". Forse il fatto che riguardi tutti comprime l'invidia verso chi ha di più e anche l'istinto di imitarlo.
Singapore. E' il sistema favorito dagli economisti di destra. Tutti devono avere un'assicurazione "catastrofica" per la quale gli indigenti ricevono sussidi. Il resto si paga dai conti privati di risparmio sanitario. Funziona a Singapore perché la classe media è disposta a risparmiare piuttosto che a spendere. Ma gli iper-consumisti americani sono disposti a fare altrettanto?
Svizzera. ha un sistema di assicurazioni sanitarie concorrenti, con tutti i cittadini tenuti ad acquistare l'assicurazione. Il rigore svizzero garantisce che il 99.9% dei cittadini sia assicurato. Ho l'impressione che negli USA l'obbligo resterebbe per lo più sulla carta.
Insomma, la radice di tutti i problemi sembrerebbe risiedere nell'accesso diretto alle cure senza un corrispondente pagamento diretto dell'interessato. Cambiare è difficile, considerata anche la cultura libertaria di quel paese. Conclusione: i problemi della sanità USA sono più facili da diagnosticare che da curare. Poiché non piace creare barriere all'accesso dei servizi, si finisce per utilizzarne una quantità enorme senza benefici reali. In Europa i medici "collaborano" con il governo (ovvero con chi paga), e possono fungere da "gatekeepers" se le finanze statali soffrono. Negli USA "collaborano" con il malato (ovvero con chi non paga) e non badano a spese. Ma come si possono ottenere risultati migliori pagando meno? Far partecipare alla spesa sanitaria anche il diretto interessato (ticket) sembra la via più promettente. Una cosa è certa, per gli USA il modo più efficace per migliorare le statistiche sanitarie sarebbe quello di ridurre omicidi, incidenti stradali, obesità e abuso di sostanze. Lì si che c'è margine da sfruttare. Sarebbe decisamente meglio spostare lì i fondi oggi investiti nella sanità.
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In Crisis of Abundance: Rethinking How We Pay for Health Care, economist Arnold Kling argues that the way we finance health care matches neither the needs of patients nor the way medicine is practiced. The availability of "premium medicine," combined with patients who are insulated from...

LUNGA VITA AL NEGAZIONISMO!

Secondo l'antica legge ebraica, se l'imputato ad un processo veniva ritenuto colpevole all'unanimità, allora doveva essere assolto.
L'unanimità è sempre sospetta, e a ragione.
L'accordo unanime nasconde spesso la presenza di errori sistemici.
Quando qualcosa è "troppo bella per essere vera" molto probabilmente non è vera.
Il ricercatore Lachlan J. Gunn recentemente ha mostrato il paradosso nel caso dei riconoscimenti di polizia, quelli in cui dei testimoni devono identificare un colpevole posizionato a caso in una fila di uomini qualunque. Sembra che con l'aumentare del gruppo di testimoni concordanti, almeno quando si va oltre i tre, la probabilità di prenderci diminuiscano!
Teoria: l'esistenza di un folto gruppo di testimoni unanimi è così improbabile, che è più probabile ci sia una falla nel sistema.
Vi ricordate l'ipotesi Duhem-Quine?: non è possibile testare un'ipotesi scientifica in isolamento, le ipotesi sono testate sempre e solo in gruppo. Tradotto significa che anche il test più semplice sta testando sia l' ipotesi oggetto del test che la bontà dei mezzi sperimentali utilizzati per il test. Ecco, l'unanimità puo' essere interpretata in due modi: 1) conferma eccezionale dell'ipotesi testata o 2) dubbi sui mezzi utilizzati per il test (esempio: telescopio, occhi dello sperimentatore...). In genere il punto valido è il secondo.
Il recente scandalo Volkswagen è un buon esempio. La società ha programmato fraudolentemente per i test un chip che minimizzava troppo le emissioni. Era "troppo bello per essere vero", un'auto di 5 anni "sporcava" come una nuova. La cosa ha destato sospetti.
Un caso poliziesco famoso che possiamo portare ad esempio si è verificato nel periodo 1993-2008. La polizia in Europa ha trovato lo stesso DNA femminile in circa 15 scene del crimine tra Francia, Germania e Austria. Questo misterioso assassino è stato soprannominato il "fantasma di Heilbronn" e la polizia non l'ha mai trovata. Le prove del DNA erano coerenti e schiaccianti, eppure erano sbagliate. Si trattava del classico errore sistemico. I tamponi di cotone utilizzati per raccogliere i campioni di DNA erano stati accidentalmente contaminati, dall'addetta del laboratorio dove venivano inviati.
Desideriamo spesso che il nostro partito politico vinca in modo schiacciante, magari con l'unanimità. Tuttavia, se ciò dovesse accadere, saremmo portati a sospettare una distorsione sistemica causata da brogli elettorali. Nessuno concederebbe la vittoria.
Nella scienza, teoria ed esperimento vanno di pari passo e devono sostenersi a vicenda. In ogni esperimento c'è sempre quello che gli statistici chiamano "rumore". Se i risultati sono troppo limpidi e non contengono "rumore", allora possiamo essere indotti a sospettare una forma di manomissione da parte del ricercatore.
Eugene Wigner si stupì dell' "l'irragionevole efficacia della matematica". Gli sembrava incredibile che la matematica fosse così adeguata nel rendere conto della realtà. Questo sembra contraddire quanto sto affermando ma faccio notare che per molte ricerche scientifiche condotte oggi, in particolare nell'area dei sistemi complessi, la trattazione statistica (e quindi approssimativa) dei big data funziona meglio della matematica. La nostra ammirazione per la matematica applicata, poi, è frutto di una distorsione percettiva poiché per ogni documento scientifico in cui leggiamo una formula elegante, ci sono molte altre formule rifiutate che non vengono mai pubblicate e non possiamo mai vedere. La matematica che ci stupisce è frutto di una severa selezione. Senza questa montagna di scarti la matematica sarebbe inaffidabile nel compito di descrivere la realtà.
Lo scarto è essenziale! Non crederei ai vaccini se non ci fossero gli anti-vaccinisti, non crederei alle camere a gas se non ci fossero i negazionisti, non crederei alla terra sferica se non ci fossero i terrapiattisti e non condannerei Hitler se non ci fosse chi lo ammira. Eppure c'è chi desidera un mondo pulito, lindo, netto, levigato. Ma costoro non si illudano, sarebbe un mondo altamente sospetto.