mercoledì 30 maggio 2018

L'ILLUSIONE DEL PIACERE ESTETICO

IL PIACERE ESTETICO
Per il biografo Rick Marschall Johann Sebastian Bach fu l’umile servo a cui Dio concesse per un certo lasso di tempo il privilegio di trascrivere la sua musica.
Forse esagera ma una cosa è certa: l’errore non meno grave più comune è di certo quello opposto, ovvero pensare che la musica di Bach possa essere compresa ed apprezzata per quello che è prescindendo dal robusto riferimento religioso che contiene, quasi che il piacere estetico che genera sia a se stante, quasi che il Maestro avesse in mente una qualche forma di musica strumentale pura. No, questo non è vero. Non è vero nemmeno per la musica strumentale di carattere non sacro. Per scoprirlo basta guardare più da vicino alla genesi delle partiture.

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Bach & God explores the religious character of Bach's vocal and instrumental music in seven interrelated essays. Noted musicologist Michael Marissen offers wide-ranging interpretive insights from careful biblical and theological scrutiny of the librettos. Yet he also shows how Bach's pitches,...

MUSICA ANTISEMITA

MUSICA ANTISEMITA
Chissà se Bach fu un antisemita, la sua musica lo era di certo: in molte Cantate l’ antisemitismo è sia presente nei libretti che esaltato dalla musica. Come non percepire il chiaro disprezzo per l’ebreo che emerge nella cantata Schauet doch und sehet (BVW 46)?

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L’INTEGRALISTA

L’INTEGRALISTA
La musica di Bach – anche quella strumentale! - è essenzialmente un commento alle Scritture, per questo la religione consegna all’ascoltatore un potere esplicativo che non puo’ essere accantonato.
La produzione del Maestro non puo’ essere distinta tra “sacra” e “profana” ma solo tra “liturgica” (da suonare in Chiesa) e “secolare” (da suonare fuori dalla Chiesa): tutta la musica di Bach è religiosa e rinvia ai testi sacri.

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LINDA

LE PIÙ BELLE FRASI DI OSHO: tra il possesso di informazioni inutili e la totale mancanza di informazioni non dovrebbe esserci alcuna differenza.
Ti sembra banale? E allora perchè continui a farti confondere dal "problema di Linda"? Te la pesento di nuovo:
Linda, trentun anni, è single, molto intelligente e senza peli sulla lingua. Si è laureata in filosofia. Da studentessa si interessò molto ai problemi della discriminazione e della giustizia sociale, e partecipò anche a manifestazioni antinucleari. Domanda: Linda ti ricorda più una cassiera di banca o una cassiera di banca che è militante del movimento femminista?
Se metti a frutto l'ammonimento di Osho la risposta è chiara: una cassiera di banca. Probabilmente la risposta che hai dato è sbagliata perché hai valorizzato informazioni inutili anzichè azzerarle: le cassiere di banca militanti femministe sono talmente poche rispetto alle cassiere di banca che ha poca o nulla rilevanza se Linda abbia o meno le caratteristiche tipiche della militante femminista. Insomma, hai voluto raccontarti una storia coerente piuttosto che una storia verosimile, e questo ti ha fregato. Rileggiti Osho!
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Siamo stati abituati a ritenere che all'uomo, in quanto essere dotato di razionalità, sia sufficiente tenere a freno l'istinto e l'emotività per essere in grado di valutare in modo obiettivo le situazioni che deve affrontare e di scegliere, tra varie alternative, quella per sé pi

martedì 29 maggio 2018

LA PROBABILITA’ DIMENTICATA

LA PROBABILITA’ DIMENTICATA
È più probabile si abbonino al «New York Times» i laureati che i diplomati.
Se nella metropolitana di New York vedi qualcuno leggere il «New York Times», è più probabile che sia laureato o diplomato? Poiché è molto più probabile che si abboni al «New York Times» un laureato piuttosto che un diplomato, rischi di sbagliare risposta: praticamente solo i diplomati prendono il metro a NY.
Se dovesse decidere se una donna che è definita da tutti una «timida amante della poesia» studia letteratura cinese o gestione aziendale, converrebbe scegliere la seconda opzione poiché praticamente nessuno studia letteratura cinese.
Questi errori comuni hanno un nome: bias della rappresentanza. Nel calcolo delle probabilità trascurano quelle a priori.
Se un uomo è decisionista, aggressivo e con pulsioni possessive potremmo anche ritenerlo un pericolo per la sua compagna che lo sta per lasciare. Tuttavia il giudizio sarebbe affrettato poiché sull’intera popolazione gli uomini con rapporti in crisi e pericolosi per le loro compagne sono una frazione minima. Cio’ significa che esistono molti uomini decisionisti, aggressivi e con pulsioni possessive che non commettono alcuna violenza nei confronti della loro compagna. Vi sembra controintuitivo? Siete vittima di uno stereotipo (ovvero del bias della rappresentanza).
Siamo stati abituati a ritenere che all'uomo, in quanto essere dotato di razionalità, sia sufficiente tenere a freno l'istinto e l'emotività per essere in grado di valutare in modo obiettivo le situazioni che deve affrontare e di scegliere, tra varie alternative, quella…
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SCHELLING SPIEGA SAVONA

SCHELLING SPIEGA SAVONA
Schelling ci ha insegnato che per chiudere un buon contratto (o una buona pace) occorre una buona strategia, e ogni buona strategia implica un rischio: i generali ne anno qualcosa. Per esempio: puo’ essere razionale aggredire il nemico facendo saltare i ponti alle proprie spalle in modo da impedirsi ogni ritirata, in questo modo si segnala la propria risolutezza, l’altro magari si arrende e strappiamo una pace favorevole. Il bluff comporta un rischio poiché, non si puo’ escludere, nel caso l’altro non avesse “abboccato” ci avrebbe sbaragliato.
Altro esempio: se andiamo in Europa a battere i pugni sul tavolo otteniamo ben poco (vedi la sequela dei postulanti chiusasi con Renzi). Andiamoci allora facendo trapelare l’esistenza di un piano B autorevole (uscita dall’euro) che preoccupi la controparte. Tuttavia, affinché sia credibile occorre dare un ruolo da protagonista ad una personalità in grado di redigerlo con tutti i crismi (esempio: Savona… non Giorgetti). Ora ci si chiede: in caso di fallimento della trattativa il piano verrà attuato? E perché mai? Non è affatto necessario attuarlo; non è nemmeno detto che il piano debba esistere realmente, basta che – grazie all’autorevole figura di riferimento in grado di redigerlo – esista potenzialmente. Ai fini dell’esito della trattativa, infatti, che il piano sia reale o un bluff è del tutto indifferente. Ma c’è di più: chi tratta puo’ tranquillamente negarne l’esistenza, basta che la faccia “trapelare”, in questo senso il contenuto delle recenti pubblicazioni di Savona servono in modo eccellente alla bisogna… quelle di Giorgetti no.
Ecco perché oggi l’abortito governo giallo-verde nega risolutamente l’esistenza di un simile piano: non c’era e non ci sarebbe mai stato, il programma di governo era chiaro e il Presidente non ne ha tenuto conto dando la precedenza alle sue “visioni”. Probabilmente chi contesta in questa modo ha ragione: il piano non c0era e non ci sarebbe mai stato, del resto a cosa sarebbe mai servito? A nulla. Quel che serviva era Savona, non il suo piano, Schelling lo ha spiegato in modo convincente.

BIAS DEL RELATIVISMO

BIAS DEL RELATIVISMO
La nostra valutazione dei fatti è spesso distorta poiché relativa a un punto di riferimento neutro: immergi la mano sinistra nell’acqua fredda e la mano destra nell’acqua calda per circa un minuto, poi infila entrambe le mani nella ciotola di mezzo, sentirai due temperature diverse quando la temperatura è uguale. Quel che vale per i sensi vale per la psiche. Per i risultati finanziari, il punto di riferimento di solito è lo statu quo, o magari il risultato cui ritieni di avere diritto, oppure quello che hai a lungo sperato.
Siamo stati abituati a ritenere che all'uomo, in quanto essere dotato di razionalità, sia sufficiente tenere a freno l'istinto e l'emotività per essere in grado di valutare in modo obiettivo le situazioni che deve affrontare e di scegliere, tra varie alternative, quella…
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L’AVVERSIONE ALLA PERDITA

L’AVVERSIONE ALLA PERDITA

Il motivo per cui ti piace l’idea di guadagnare cento euro e detesti quella di perderne altrettanti non è che questa somma cambi la tua ricchezza finale. Semplicemente, vuoi vincere e detesti perdere; e quasi sicuramente detesti perdere più di quanto non ti piaccia vincere. Le perdite ci appaiono molto più grandi dei guadagni. Forse si tratta di una distorsione evoluzionistica: gli organismi che trattano le minacce come più urgenti delle opportunità hanno più probabilità di sopravvivere e riprodursi

Siamo stati abituati a ritenere che all'uomo, in quanto essere dotato di razionalità, sia sufficiente tenere a freno l'istinto e l'emotività per essere in grado di valutare in modo obiettivo le situazioni che deve affrontare e di scegliere, tra varie alternative, quella…
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