lunedì 19 febbraio 2018

La sovranità nazionale come baluardo alla libera immigrazione

Io: sono per la libera immigrazione.
Molti: quindi non credi nella sovranità nazionale?!
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Non ho mai capito bene l’obiezione. Quando ci rifletto penso in parallelo a questo ipotetico scambio:
Io: sono per la libertà di espressione.
Molti: quindi non credi nella sovranità nazionale.
Mi sembra uno scambio decisamente surreale, e infatti non l'ho mai avuto. Tuttavia, perché mai il primo - che invece ricorre - dovrebbe essere diverso?

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Alcuni studi sul collegamento tra fede e benessere

FEDE, BENESSERE E PSICOLOGIA
Religiosità attiva migliora benessere e matrimonio: la ricerca conferma (12/02/17)
Non è la spiritualità intimistica a generare benessere ma una religiosità impegnata.
La fede migliora anche la qualità di vita: effetto placebo? No, psicologia positiva (23/05/16)
Cristiani vivono maggiori benefici psico-fisici, perché? Ecco una spiegazione convincente.
Una famiglia che prega assieme è più unita e vive meglio, lo dicono gli studi (03/05/16)
Perché pregare in famiglia, qual è il senso della preghiera e quali sono i benefici sulla persona.
Sessualità, chi frequenta la Chiesa è più soddisfatto della sua vita amorosa (08/04/16)
Sesso e cattolici, una ricerca portoghese, i metodi naturali e il libertinismo.
Indagine sui preti cattolici: più altruisti, onesti e affidabili rispetto alla popolazione (05/04/16)
Il Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) ha pubblicato una ricerca sul profilo psicologico dei sacerdoti.
Nuovo studio: l’educazione religiosa è un antidoto contro le dipendenze (17/12/15)
La partecipazione attiva alla fede rafforza la personalità e influisce sul processo decisionale.
La vita religiosa ha impatto positivo anche sul benessere della famiglia (13/04/15)
Presentiamo gli ultimi studi comparsi sul Journal of family psychology.
Le persone più religiose danno maggior significato alla vita (24/01/14)
Due studi recenti e dure risposte a classiche obiezioni.
Avere fede migliora la salute (21/12/13)
Ne parla l’oncologo Enzo Soresi.
Più religiosi, meno depressi (29/05/13)
Nuova ricerca sul “Journal of Affective Disorders”.
La rivista Mente&Cervello: «chi crede in Dio è più sano e felice» (22/03/13)
Le persone religiose vivono meglio, dossier della rivista italiana di psicologia.
Spirituali ma non religiosi: peggiore salute psicofisica (15/01/13)
Nuovo studio su “religione e benessere”.
Inglesi: meno credenti e più infelici (22/12/12)
In relazione l’aumento di non religiosi e l’uso di psicofarmaci.
La psicoanalista Françoise Dolto e il Vangelo: «qualcosa di divino» (18/11/12)
Un libro raccoglie le riflessioni della prestigiosa studiosa.
Le persone religiose posseggono maggior autocontrollo (22/08/12)
Solo nel cristianesimo il sacrificio ha un valore positivo.
Lo dimostrano gli studi: essere religiosi migliora la qualità della vita (16/07/12)
La scienza medica ha trovato conferma dell’evangelico “centuplo quaggiù” promesso.
Julian Baggini e la facile tristezza dell’ateo (22/05/12)
Perché non concepire questa malinconia come un messaggio, un suggerimento?
Lo psicologo Barrett: «capire perché crediamo in Dio non significa che ci sbagliamo» (02/05/12)
Lo scienziato smonta una delle affermazioni classiche anti-teiste.
L’attaccamento a Dio: una forma di legame adulto (05/04/12)
Approfondimento delle dinamiche interiori che si attivano nell’esperienza di Dio.
Fede e famiglia riducono le difficoltà di apprendimento scolastico (30/03/12)
Il prof. William Jeynes ha presentato i risultati in una conferenza alla Harvard University.
Studio USA: chi frequenta la chiesa sperimenta miglior umore (28/03/12)
Lo stabilisce una ricerca Gallup.
Le persone di fede hanno minore ipertensione e maggiore salute (02/03/12)
Due studi confermando evidenze empiriche.
Studio USA: credenti più protetti dalla depressione rispetto ai non credenti (04/02/12)
Lo stabilisce uno studio del Department of Psychiatry and Behavioral Sciences.
Nuovo studio: gli europei sono felici solo se sono religiosi (25/01/12)
Lo studio realizzato da ricercatori dell’Università di Navarra.
La fede e il benessere psicofisico: correlazioni e distinzioni dall’“effetto placebo” (08/01/12)
La psicologa Maria Beatrice Toro rileva gli errori nel sovrapporre la fede religiosa a meccanismi di suggestione.
Studio USA: il sacerdozio è l’occupazione che rende più felici (06/12/11)
La ricerca è pubblicata sulla rivista Forbes.
Nuovo studio: le donne che frequentano la chiesa sono meno depresse (14/11/11)
Hanno anche il 56% in più di probabilità di possedere una visione positiva e ottimistica della vita.
University of Missouri: chi è religioso ha migliore salute mentale e fisica (07/11/11)
Lo rivela un recente studio pubblicato sul Journal of Religion, Disability & Health.
Lo psicoanalista Jacques Arènes: «il cristianesimo è realista e liberante» (05/11/11)
Il peccato originale è una saggia visione dell’uomo.
Studio USA: le persone più istruite sono anche quelle più religiose (30/8/11)
Importante ricerca contribuisce a sfatare un grosso mito popolare.
Studio scientifico: cristiani ed ebrei patiscono meno lo stress psicologico (18/8/11)
Un’altra ricerca dimostra il maggior benessere psicofisico dei cristiani.
Nuova ricerca: chi è religioso recupera meglio dopo un trauma cranico (12/7/11)
Lo studio è pubblicato su Rehabilitation Psychology.
Ricercatori italiani: la fede ha un grande ruolo protettivo sulla psicopatologia (21/6/11)
Gli psicologi hanno anche parlato delle conseguenze del divorzio sui figli.
Chi riceve un’educazione religiosa tende ad avere un comportamento migliore (16/6/11)
I risultati di questa indagine valgono sia per chi è credente che per chi non lo è più.
Uno studio dimostra che l’essere cristiani riduce la delinquenza (13/6/11)
I credenti hanno minori tassi di criminalità e miglior comportamento sociale.
Secondo una metanalisi i cristiani vivono meglio e più a lungo (29/4/11)
Più di 1200 studi specifici raggiungono lo stesso risultato.
Il neuroscienziato Stanford: «alleanza tra fede e psicologia» (24/3/11)
Lo scienziato parla della sua fede e dei risvolti sul suo lavoro.
Institute for Psychological Sciences: «non frequentare la chiesa rende infelici» (16/3/11)
Il cristianesimo porta l’uomo ad una vita migliore, anche fisicamente.
Università del Texas: «gli anziani non religiosi hanno maggior tasso di mortalità» (14/3/11)
Partecipare alle funzioni religiose in chiesa abbassa il tasso di mortalità del 32%.
L’American Psychologist promuove l’attività religiosa per curare disurbi mentali (7/3/11)
La prestigiosa associazione di psicologi include la religione nei comportamenti terapeutici.
Indagine sociologica: è la religione a rendere felici le persone (22/12/10)
L’articolo è apparso sul numero di dicembre della rivista American Sociological Review.
Indagine Gallup: le persone molto religiose godono di maggior benessere (5/11/10)
L’analisi sociologica si basa su oltre 550mila interviste.
Muore Cazzullo, padre della psichiatria italiana e presidente dei Medici cattolici (4/5/10)
Considerato il fondatore della scuola milanese, grande credente e cattolico.
Università di Berna: suicidi meno frequenti se sei cattolico e sposato (1/10/10)
I non cattolici e i non sposati sisuicidano cinque volte di più. Molto peggio va per gli atei.

Indottrinamento

L'indottrinamento religioso rende: 1) più religiosi, 2) più ricchi, 2) più grintosi, 3) più puliti, 4) più emarginati, 5) più litigiosi...
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La bufala dei tulipani

La bolla dei tulipani è una bufala storica. I tulipani erano semplicemente un bene di lusso - molto difficile da coltivare in certe varietà - in una paese che si stava arricchendo, non era affatto irrazionale pagare tanto per un prodotto del genere.
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In the 1630s the Netherlands was gripped by tulipmania: a speculative fever unprecedented in scale and, as popular history would have it, folly. We all know…
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Pericolo big data

Il grande fratello ci osserva (raccoglie i nostri dati) e… ci aiuta a trovare l’anima gemella, a scegliere il libro più adatto, la musica che ci piace, il film di nostro gusto, l’elettrodomestico che cercavamo, l’abbigliamento su misura… tutto ok. Ma poi?
Secondo alcuni ci confina nella bolla delle nostre cose preferite, il che non si sa bene fino a che punto sia un male .
Secondo altri ci priva di esperienze comuni, il che però va di pari passo con una sorta di massificazione.
Secondo altri ancora turba la nostra privacy, ma la cosa puo’ preoccupare solo chi 1) ha molto da nascondere e 2) non ha preso le comunque possibili precauzioni.
Infine c'è chi teme l'entrata in politica di chi raccoglie tante informazioni, ma la politica, per la massa, è sempre stata un gioco in cui divertirsi più che un'arena in cui esprimere in modo ponderato le proprie preferenze autentiche, e se a sfruttare gli effetti collaterali di questo gioco sono alcuni soggetti piuttosto che altri poco cambia.
Insomma, non ho ancora ascoltato una critica limpida, chiara e diretta a big data, ovvero al “mondo su misura”.
Why would a casino try and stop you from losing? How can a mathematical formula find your future spouse? Would you know if a statistical analysis blackballed you from a…
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Perché l’uomo è più violento della donna?

Perché l’uomo è più violento della donna?

Quando pensiamo alla violenza pensiamo a due che si provocano, poi si insultano e infine vengono alle mani. Sbagliato.
Non è così che funziona, se la violenza avesse davvero questa genesi allora le donne sarebbero violente quanto gli uomini: l’aggressività personale non è inferiore nelle donne, anzi. Eppure a uccidere, in qualsiasi società, è quasi sempre l’uomo. Come mai?
Perché la nostra natura considera tabù la violenza: tra l’insulto e l’attacco fisico c’è uno iato difficile da superare, la spirale di violenza non transita dalle parole ai fatti senza soluzione di continuità, il nostro cervello si rifiuta di emettere l’ordine di colpire, anche quando trasmette a ripetizione l’ordine di offendere e insultare. Puo’ esserci una spirale degli insulti e una spirale della violenza, ma si tratta di fenomeni separati tra loro.
Eppure la violenza – pur così ostacolata dalla nostra natura – ci ha fatto prosperare: i più forti sono sopravvissuti a spese dei più deboli. Ma come è stato possibile superare il tabù in modo da cogliere i vantaggi dell’azione violenta? Attraverso pratiche sofisticate come il rito.
L’uomo violento deve pensare a lungo prima di agire in modo violento, deve elaborare una concezione, deve creare astrazioni, deve coltivare un progetto, deve ritualizzare, deve in qualche modo prendere le distanze dalla sua vittima, deve idealizzarla in modo da trasformarla nel Male. Queste operazioni sono una specialità dell’uomo più che della donna, difficile che quest’ultima abbia voglia di colpire un’ astrazione; di fronte ad un’idealizzazione, anzi, la sua rabbia si dilegua.
Qualcosa del genere lo abbiamo visto succedere nel tifo calcistico degli ultras – paradigma della violenza fisica – in cui la logica del fight club domina e governa quello che i profani pensano invece come violenza bruta.
Ma pensiamo anche agli assassini che irrompono nelle scuole compiendo le terribili stragi che la cronaca ci riporta. Ebbene, osservandoli più da vicino scopriamo che hanno elaborato il loro piano per anni, che la concezione di quei piano è stata una componente importante della loro intera vita, che li ha assorbiti quasi completamente. Il momento dell’azione è sovrastato e anestetizzato da anni di astrazioni che li ha proiettati in una vita parallela.
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La scelta fanatica

La scelta fanatica

Quando incontri un estraneo come ti relazioni con lui? Ti mostri aggressivo o empatico? Collaborativo o competitivo? Le strategie a tua disposizione sono molte, quale conviene adottare? Se ti mostri accogliente e lui ti attacca potresti perdere molto, al contrario, se stai sulla difensiva e lui aggredisce, limiti i danni. Ma se collabori con chi si pone in modo amichevole potresti avere un grande guadagno. E se scegliessi di collaborare con un tipo che ti attacca che fai, insisti? A volte vale la pena farlo per convincere l’altro ad abbassare la guardia in modo da guadagnare entrambi, altre volte la bontà a oltranza è fatale.
Sia come sia sei di fronte ad un problema complesso, dentro di te ci sarà una “vocina” che ti suggerisce prudenza e un’ altra che ti sprona alla generosità. La persona ragionevole è colui che fa sintesi e agisce soppesando le due “vocine”.
Potremmo trasporre questo problema canonico a livello comunitario: che strategia scegliere nel confronto con l’altro? Sarà il governo a dover operare auscultando le varie voci della comunità e facendo sintesi.
Il governo di una comunità è chiamato a mediare tra le varie posizioni che, in un gioco delle parti, testimoniano come si posiziona la società nel suo complesso.
Consci di mettere in scena questo gioco, le parti sono consapevoli di essere le rotelle di un ingranaggio complesso che esprimerà una risultante, si possono permettere quindi forme di “fanatismo” ben sapendo che la loro posizione militante non coinciderà mai con la strategia finale prescelta dal governo.
Domanda: la Chiesa Cattolica si pone come governo o come voce militante? La Chiesa deve cercare una sintesi o far sentire la sua voce militante che verrà mediata con quella delle altre componenti sociali?
A me sembra che fino ad ora, memore di una tradizione di potere temporale, la Chiesa Cattolica abbia cercato una sintesi ragionevole accogliendo nel suo seno tutte le varie istanze, ma mi sembra anche che con Francesco abbia virato e con lui sia stata presa la decisione di essere invece “voce” in un gioco delle parti, di essere “rotella di un ingranaggio”, di essere “fanatica tra i fanatici”, lasciando a terzi di governare, ovvero di mediare e fare sintesi tra i vari fanatismi.  
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5 pilastro della riforma della giustizia

I 5 pilastri della riforma:
Deregolamentare la società: meno regole, meno litigi.
Depenalizzare il diritto: meno procuratori, meno arbitrio.
Semplificare le procedure: meno garanzie, meno lungaggini.
Responsabilizzare i giudici: più incentivi, meno assurdità.
Managerializzare i tribunali: meno dilettanti, più efficienza.
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In attesa di giustizia. Dialogo sulle riforme possibili
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domenica 18 febbraio 2018

Carlo Nordio In attesa di giustizia

Spesso le lungaggini procedurali dipendono dalla preoccupazione del legislatore di evitare errori giudiziari e offrire all'imputato il massimo delle garanzie. Non ci sono però solo i nobili principi, bisogna anche pensare alle utilità pratiche, per non cadere nello sconforto e sfociare nella ferocia del fai da te.
Una burocratizzazione asfissiante, una cavillosità esasperata. Un delirio di futilità.
La stragrande maggioranza dei giudici, per educazione, cultura, tradizione e forse pigrizia non ha un'attitudine manageriale quando di fatto si ritrova a fare il manager della giustizia. I miracoli di Bolzano e Torino.
Depenalizzare, manegerializzare...
Quando il medico deve usare sempre meno i bisturi per alleviare i mali altrui e sempre di più la carta per badare ai propri le cose sono destinate al declino....
Carcere scuola di crimine...
Le intercettazioni hanno spiazzato la capacità di indagare. Richelieu: datemi una lettera con delle forbici e ne farò impiccare l'autore.
Le pene Come grida manzoniane. Di inaudita severità che resta sulla carta. L'esempio del furto, da una teoria di 30 anni a una pratica di un anno con la sospensione.

I 5 pilastri della riforma:

Deregolamentare la società: meno regole, meno litigi.
Depenalizzare il diritto: meno procuratori, meno arbitrio.
Semplificare le procedure: meno garanzie, meno lungaggini.
Responsabilizzare i giudici: più incentivi, meno assurdità.
Managerializzare i tribunali: meno dilettanti, più efficienza.