mercoledì 9 febbraio 2011

Il pesce dello spirito

Se c' è un uomo che mette in imbarazzo i "New Atheist", questi è Francis Collins.

FC è un "leading scientist" del nostro tempo, uno che le scoperte le fa davvero (recentemente ha mappato il genoma umano). In più si occupa di DNA ed evoluzione umana - i devoti all' ateismo stravedono per questa disciplina.

Solo che FC è anche un fervente religioso sul confine del bigottismo. Non crede solo in Dio ma anche in un Dio buono che ama le sue creatura, crede nella Legge Morale, nei Miracoli e in tutto il resto.

FC non si limita a dominare la sua disciplina, non insegna l' evoluzionismo da una cattedra come Dawkins, lui l' evoluzionismo lo affronta in campo aperto, costruendo e scoprendo oggi cio' che verrà insegnato domani. Insomma, parliamo di uno scienziato, non di Dawkins o Odifreddi.

Con il suo libro: "The language of God" è sceso in campo per difendere le ragioni della sua fede.

E' un libro in cui FC vuole spiegare come uno studioso di genetica possa diventare credente.

Vuole soprattutto prevenire l' ipotesi che molti a questo punto fanno per spiegarsi dei casi simili: la fede ricevuta in ambiente familiare è una gabbia che non consente fughe neanche successivamente. FC, infatti, era ateo e la sua conversione è andata in parallelo con la pratica scientifica.

Forse anche per questo, secondo FC, Dio è complementare alla scienza, non solo compatibile.

FC ha rifiutato l' ateismo a causa dei dogmi stringenti insiti in questa posizione. Infatti, poichè Dio è un essere sopranaturale, la scienza non puo' provare o confutare la sua esistenza. Per questa semplice ragione FC considera l' ateismo, con tutto il contorno di pronunciamenti radicali intorno all' esistenza di Dio, una "fede cieca".

L' agnosticismo poi, almeno nella sua versione "forte", è una rinuncia alla ricerca, qualcosa di disumano e sterile. Chi cerca, infatti, deve in qualche modo "credere" nell' esistenza di cio' che cerca, altrimenti la sua ricerca sarebbe insensata.

Per FC l' evoluzione è semplicemente il modo che Dio ha scelto per creare il corpo dell' uomo e le altre creature. L' evoluzionismo non è altro che il linguaggio divino, Dio è all' origine della creazione e ad essa dà senso.

E il caso? Dio vede il mondo stando fuori dal tempo e dallo spazio, lui del mondo conosce ogni dettaglio, dal suo punto di vista non esiste il caso. La presenza del caso incita invece l' uomo alla ricerca e al miglioramento delle proprie conoscenze.

Con FC abbiamo l' occasione di farci una cavalcata dall' astronomia alle particelle fino alla biologia passando per il principio antropico. Per la parte teologica si ispira soprattutto ad un geniale divulgatore come C.S. Lewis, il che è una garanzia.

Mi è sembrata un' esposizione semplice e chiara su argomenti involuti e complessi. Direi che se uno volesse limitarsi ad acquistare il libro di un contemporaneo che lo introduca alle relazioni tra fede e scienza, io consiglierei questo.

Lo spirito che lo pervade è ben racchiuso in questa citazione dell' astronomo Arthur Eddington:

... uno scienziato si apprestò a studiare la vita negli abissi marini, lo fece approntando una gabbia lunga mezzo metro da calare a quelle remote profondità... con un complesso marchingegno potè attuare il suo progetto e fu in grado di recuperare strane e meravigliose creature che vivevano in un ambiente tanto ostile. Nel redigere il suo rapporto ebbe cura di precisare che negli abissi non nuotano pesci più lunghi di mezzo metro... ebbene, se indaghiamo la realtà avvalendoci della "gabbia scientifica" non facciamo poi passare come "conclusione razionale" il fatto che non abbiamo riscontrato l' esistenza del "pesce spirituale"...


Eccola lì!

... anche nella sua fase più esoterica il jazz moderno si mantenne fedele al suo dinamismo e alla sua energia fisica... Tale spirito si rivelò irresistibile per i giovani compositori che cercavano una via d' uscita dal labirinto di Schoenberg... il jazz era intuitivo, profondo, comunitario, la concezione che ne stava alla base era seria ma l' esecuzione giocosa e ispirata... Steve Reich ricorda di aver frequentato lezioni di composizione durante le quali gli studenti sfoggiavano partiture bizantine discutendone le fondamenta intellettuali fino alla nausea... poi andava ad ascoltare Coltrane che suonava alla sera... amava l' idea che Coltrane potesse arrivare col suo sassofono, improvvisare a ruota libera su un paio di armonie, e sparire nella notte... disse Reich: "la musica viene semplicemente fuori... non c' è niente di cui discutere... eccola lì... tutto cio' mi metteva di fronte ad una scelta in quanto essere umano, una scelta quasi etica, morale..."... i musicisti contemporanei hanno preso vari spunti dal funk, dal punk, dall' heavy matal, dalla musica elettronica, dall' hip hop... così i Bang in a Can riassumono il loro pensiero: "abbiamo la semplicità, l' energia e l' impeto del pop nelle orecchie... l' abbiamo sentito dalla culla, non vogliamo e non possiamo levarcelo da dosso... ma avevamo anche l' idea, dovuta alla nostra formazione classica, che la composizione andasse esaltata..."

Alex Ross

Francamente non ho mai amato troppo Reich, e non riesco a concepire una distanza musicale maggiore di quella che separa la sua arte da quella di Coltrane. Ad ogni modo mi ritrovo in pieno nel suo itinerario di ascoltatore e pensatore di musica.

martedì 8 febbraio 2011

Pratiche anti-discriminatorie a caccia di discriminati

Bella bastonata in testa ai discriminati. Colpa delle leggi aniti-discriminazione.

Assicurazioni più elevate per le donne poichè è vietato valorizzare la loro prudenza alla guida.

http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002217.html

lunedì 7 febbraio 2011

Spirito/nebbia/occhi/torrente/scimmie

Aguirre furore di Dio -

Degrada lo spirito popol vuh, che dapprima sublima nella nebbia, che poi trasogna l' occhio, che infine inzacchera il fiume, che da ultimo svilisce nei disordini della scimmia.

Il furore di cui al titolo noi non lo vediamo all' opera, ma per appurarne l' esistenza ci basta avvistarlo che cova in fondo alla pupilla visionaria di Aguirre.

Sappiamo così per certo che presto la maestosa lentezza della nebbia andina sarà turbata dalla compulsiva curiosità di quell' anomalo babbuino che viene dall' Europa.

Sappiamo che l' antimisticismo cattolico, corredato da una teleologia torrentizia e fangosa, sconvolgerà il sonnolento moto circolare che culla l' imperturbabile stagno dell' imbambolato indigeno.

Ci sarà sempre un tradimento, una testa mozzata, un sabotaggio che darà la svolta agli eventi, che accelererà l' evoluzione in direzioni impreviste, che farà saltare equilibri secolari, che sbarrerà di nuovo l' occhio ambizioso nel miraggio dell' Eldorado.

Aguirre fallisce e finisce pazzo, scosso dal suo muto sogno, grottesco comandante di una zattera di scimmiette che antepone le noccioline alla condivisione del sogno.

Ma il film non dice questo, il film dice che verrannno altri dopo di lui.

Quella stirpe non è fatta per la rinuncia. Quegli occhi sono un potente fertilizzante che garantisce frutti anche nella sconfitta, un fertilizzante che è la vera novità portata da oltreatlantico e imposta al mondo: la "distruzione creativa".



P.S. Intervento critico della Sara: ma Kinski non assomiglia a Sallusti?

sabato 5 febbraio 2011

Noi sani

"... rimane poi il problema insoluto della immensa folla dei deficienti e dei criminali, che pesano interamente sulla popolazione sana... dobbiamo affrontare con coraggio questo problema... perchè la società non usa sistemi più economici per la cura dei criminali e dei pazzi?... potremmo far scomparire la pazzia e la delinquenza con una migliore conoscenza dell' uomo... con l' eugenetica..."

La socialdemocrazia svedese si arrovellò a lungo sul dilemma dei costosissimi "tarati", dopodichè, sotto l' alto patrocinio della Nobel/coppia Gunnar e Alva Myrdal, si buttò convinta sull' eugenetica (1935-1975): aborto, sterilizzazione e castrazione costituirono i tre pilastri in grado di conciliare esigenze economiche e di sicurezza.

D' altronde, il welfare, qualcuno lo deve pur pagare: i nazisti decisero di concentrare i costi sugli ebrei (prima dei forni, a qualcuno piace dimenticare, c' era stata l' ipertassazione, e prima delle insegne che ricordassero quanto "il lavoro nobilita", c' erano quelle che ricordavano quanto "le tasse sono belle"). La socialdemocrazia nordica punta altrove, per fortuna, anche se poi non molto lontano.

Allora occhio, da adesso se hai il "padre alcolizzato" rischi di non avere eredi. Ma anche se hai "imparato a camminare a due anni", o se hai "il nonno della madre internato". Se qualquno dei tuoi avi è classificato come "strano" sei un buon candidato alla castrazione. E cerca di non "piangere quando racconti" al funzionario medico la storia della tua famiglia, evita poi di esporre in modo "complesso" e "prolisso". Se davvero desideri un figlio, cerca di non farti sorprendere mentre "parli da solo". Essere "gracili, sensibili e senza tenacia" è un indizio che graverà a lungo si di te; e anche "avere cattivi voti a scuola o al catechismo" non aiuta di certo. I "lenti" e i "maldestri" non sono graditi, sebbene vi consentiranno, qualora lo desideriate, di accedere all' aborto welfaristico, quello al settimo mese. La razza zingara è particolarmente sotto tiro, sulle donne di quella specie, al primo passo falso, incombe il raschiamento ovarico... Non c' è che dire, i dodici "case study" sono la parte migliore del libro.

Dell' eugenetica svedese, protrattasi fino agli anni settanta, non si parla più molto visto che i "trattati" - parliamo di 65.000 persone - firmavano pur sempre un consenso, va detto. Ma quando quel consenso, e relativo intervento chirurgico, erano barattati con la libertà di uscire finalmente dalle "strutture", capiamo meglio il valore che avesse. Inoltre, una buona parte di loro era dichiarata (senza il loro consenso) "incapace" e il modulino lo firmava il fuzionario medico locale, al quale l' autorità sovraordinata, ma guarda un po', indicava in anticipo il numero-obiettivo da raggiungere nell' annata. Ultimo particolare: la socialdemocrazia svedese, sempre rispettosa del gentil sesso, ritenne che le donne costituivano il 93-95% del gruppo Idioti-Imbecilli-Deficienti (le tre categorie di cittadini costosi su cui si intervenne). Strana distribuzione che non suona molto scientifica.

Ma la storia del welfare svedese è santa e guai a chi la tocca, meglio non metterci becco.

Un pochino l' hanno macchiata due imprudenti studiosi italiani: Luca Dotti e Piero Colla, entrambi imbeccati dalla professoressa svedese Marija Runcis (origine lettone) e dal giornalista culturale del Dagens Nyheter (principale quotidiano svedese) Maciej Zaremba (origine belga).

Luca Dotti - L' utopia eugenetica del welfare state svedese (1934-1975) - Il programma socialdemocratico di sterilizzazione, aborto, castrazione -

Odio/Amore





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venerdì 4 febbraio 2011

Soluzione possibile al trolley problem

Il trolley problem è uno dei dilemmi morali più noti.

Inutile tornare ad illustrarlo: sia google che le etichette del blog lo fanno a dovere.

Ecco la soluzione in termini di "preferenze": per quanto ritenga "etico" gettare il grassone, non lo faccio perchè mi ripugna anche solo il pensarlo data la mia natura empatica. Il fatto è che mi ripugna anche pensare di essere una persona non-etica. Solo l' introspezione rimette al loro posto i tasselli.

Evasione in contrazione

il problema dell’evasione fiscale in Italia – una piaga sin dall’inizio del claudicanmte edificio statuale unitario , e preesistente nei precedenti ordinamenti territoriali – è IN CONTRAZIONE e non in espansione... E se il tasso di abbattimento dell’evasione resta ancora lento , ciò si deve alla complessità, tortuosità e discrexioalità della legislazione vessatoria posta in essere dallo Stato: la Banca d’Italia correttanmente lo ammette

Asia: all’ appello mancano 160 milioni di bambine

Dobbiamo incolpare il femminismo all’ occidentale?

Then I looked into it, and discovered that what I thought were right-wing conspiracy theories about the nexus of Western feminism and population control actually had some, if very distant and entirely historical, basis in truth. As it turns out, Western advisors and researchers, and Western money, were among the forces that contributed to a serious reduction in the number of women and girls in the developing world. And today feminist and reproductive-rights groups are still reeling from that legacy… feminists in Asia worry that as women become scarce, they will be pressured into taking on domestic roles and becoming housewives and mothers rather than scientists and entrepreneurs… But what happens to women is only part of the story. Demographically speaking, women matter less and less. By 2013, an estimated one in 10 men in China will lack a female counterpart… Four decades ago, Western advocacy of sex selection yielded tragic results. But if we continue to ignore that legacy and remain paralyzed by heated U.S. abortion politics, we're compounding that mistake

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L' embargo non funziona

... mai.

Credeteci. C' è pure l' eccezione della Rhodesia, cio' testimonia l' attendibilità della regola.

Il ripugnante ermafrodita

Se un libertario e un pacifista s' incontrano, volano schiaffi. Forse non esistono "tipi umani" più distanti.

Anche lo iato che divarica le premesse da cui cominciano a pensare è quantomai significativo.

Eppure, nei fatti, almeno per quel che concerne il dopoguerra, le scelte in politica estera dei due coincidono in modo imbarazzante.

Se il libertario si fosse dichiarato pacifista, e viceversa, nessuno se ne sarebbe mai accorto. Non esiste offesa maggiore, eppure è così.

http://econlog.econlib.org/archives/2010/03/why_libertarian.html

La grande battaglia contro le preferenze altrui

Provate a pensarci, quasi tutte le battaglie civili moderne contro le "discriminazioni" possono essere ridotte a battaglia contro le "preferenze" di un sotto-gruppo sociale.

Recentemente, anche grazie all' effetto-lipperini, ci siamo appassionati alle battaglie tra donne.

Abbiamo visto che se le donne del gruppo A cedono volentieri alla lusinga di veder apprezzata la loro bellezza, ecco che spuntano le donne del gruppo B pronte a stigmatizzare questa preferenza (caso Avallone).

Se le donne del gruppo A sono inclini a risolvere i loro problemi materiali mediante forme di prostituzione, ecco che le donne del gruppo B si indignano dando l' assalto a questa preferenza "degenerata" e da cambiare al più presto (caso Ruby).

[Potrei proseguire parlando delle donne a cui piace dedicarsi alla famiglia, di quelle che non amano la vita lavorativa, di quelle che rifuggono dalla competizione. Costoro saranno bersaglio indiretto di chi ha preferenze opposte o comunque diverse]

Nella forma le combattive femministe cercheranno di non mettere sul banco degli accusati le loro sorelle, ma nella sostanza sarà così.

Attenzione, sebbene queste guerre intestine siano fomentate dall' ardore moralista, non si possono escludere motivazioni egoistiche: se nella società s' imponesse lo stereotipo della donna/puttana, tanto per dire, le donne non-puttane potrebbero risentirne da un punto di vista pratico. Se nella società s' imponesse lo stereotipo della bellezza femminile, potrebbero ricevere un danno coloro che non puntano su quell' "argomento".

Ad ogni modo, di fronte ad una battaglia "contro le preferenze" altrui ci si deve porre per lo meno un paio di domande.

1. Si possono modificare?

2. Se sì, bisogna farlo?

RISPOSTA A 1.

Se la "preferenza" è genetica si sappia che un 40-60% dei nostri tratti caratteriali è influenzabile dall' ambiente (fonte 1). Ma la teoria standard (fonte 2) ci dice che per avere una vera mutazione genetica delle preferenze "profonde" del gruppo, se non vogliamo procedere come si fa per selezionare le razze canine, occorrono dai 10.000 a 500.000 anni. Di recente qualcuno (fonte 3) ha avanzato l'ipotesi che ne bastino qualche migliaio.

Morale: ne sappiamo veramente poco.

RISPOSTA A 2.

se mai la risposta al quesito precedente fosse un sonoro "sì" i casini sopraggiungerebbero inesorabilmente al quesito successivo. C' è da prendersi la testa fra le mani: infatti, se le preferenze cambiano, il metro per valutare se il cambiamento è un miglioramento del benessere è già venuto a mancare.

Corollario impertinente: perchè le donne del gruppo tal dei tali anzichè "combattere" per il cambiamento delle preferenze altrui non si adoperano per cambiare le proprie? Con la loro battaglia testimoniano indirettamente la possibilità che le preferenze possano cambiare e seguendo l' impertinente suggerimento l' esito non muterebbe.

***

Conclusione teorica: se anche potessimo cambiare le "preferenze" del nostro vicino, non avrebbe comunque senso farlo.

Conclusione pratica: molte battaglie contro la discriminazione vanno combattute a testa bassa, se ci si ferma a pensare si è perduti.

p.s. su questi argomenti un autore stimolante è Aldo Rustichini.

giovedì 3 febbraio 2011

Io sono qua

Il principio antropico ci mette di fronte tre opzioni, scegli:

1. Esistono infiniti universi; noi siamo qui e ci siamo necessariamente visto che da qualche parte dobbiamo pur stare.

2. Siamo il frutto di una coincidenza sorprendente, una taratura delle costanti fisiche compatibile con la vita, infatti, è altamente improbabile.

3. All' inizio c' è lo zampino di un Dio.

Il contenuto veritativo delle tre speculazioni è paritetico e una scelta rigorosa è impossibile visto che incombe una logica circolare. Dobbiamo privilegiare quindi la spiegazione più semplice.

La prima opzione è davvero cervellotica: perchè inventarsi infiniti universi quando ne sperimentiamo solo uno?

La seconda spiegazione è insoddiscacente come tutte le spiegazioni imperniate su una "coincidenza sorprendente".*

la terza spiegazione risulta quindi la più ragionevole per la sua semplicità. In fondo Dio per l' uomo è una vecchia conoscenza - pensa solo alla Legge Morale - e trovarlo anche qui non ci sorprende, anzi, ci rassicura.

* ricordiamo che l' origine dell' universo è una "singolarità" e ad esso non si applica la logica dei grandi numeri tipica dell' evoluzione.

Consigli all' insorto minorenne

Due o tre cose in fondo le sappiamo.

Per esempio, sappiamo con ragionevole certezza che la libertà economica, ovvero il capitalismo, dove si afferma produce e diffonde ricchezza (fonte 1).

Sappiamo anche che la ricchezza incide non poco sulla felicità della popolazione beneficiata (fonte 2, fonte 3).

Non solo, sappiamo pure che la democrazia, purtropp, non è in grado di fare altrettanto; per fortuna sappiamo anche che i sentimentalisti e gli amanti della democrazia non devono preoccuparsene oltremodo visto che la ricchezza porta con sè anche la democrazia (fonte 5, fonte 6).

Ebbene, con questa picola ma solida conoscenza, cosa vi sentite di consigliare ai giovanissimi egiziani e tunisini che infiammano le piazze dei loro paesi?

Più democrazia o più libertà economica?

Per favore, facciamo vedere che dalla storia qualcosina l' abbiamo imparata.

mercoledì 2 febbraio 2011

Greater inequality, more peace

Esperimento

http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=1752258

Il conto della crisi

Chi paga per la crisi?

Nel mondo i ricchi.

All' interno degli stati non si sa ancora, forse la classe media.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-03-27/ceti-medi-pagano-conto-081025.shtml?uuid=AaI4yvJD&fromSearch

Oggi il mondo è più sicuro?

Una discussione e qualche link.

Peggio del "faso tuto mì" c' è solo il "so tuto mì".

Non ci crederete ma molti professori ammettono in modo rilassato di insegnare materie dall' utilità pratica quanto meno dubbia. Ci scherzano persino su.

Fanno cio' a cuor leggero convinti di avere l' asso nella manica, ovvero di poter dimostrare che, comunque, dall' applicazione nelle loro materie, gli allievi avranno grandi benefici che si ripercuoteranno visibilmente nella vita futura fuori dai banchi.

Il concetto su cui si fonda tanta fiducia è quel mito noto come "imparare ad imparare": il latino, per esempio, serve a ben poco ma è pur sempre una "ginnastica per il cervello". In altri termini, lo studio forsennato del latino ci insegnerebbe innanzitutto ad imparare anche in altri contesti.

Purtroppo oggi sappiamo che la "conoscenza è specifica". Ovvero, chi conosce bene una certa cosa, non per questo gode di particolari vantaggi se chiamato ad apprendere un' altra in altri campi del sapere. Chi sa il latino, sa il latino. Punto. La cosa sarà utile a leggere le inscrizioni sui monumenti antichi e poco più. Vale per il latino, per la geografia, per la musica, per le scienza... vale un po' per tutte le forme di conoscenza.

Questo forse spiega lo sconcerto e l' imbarazzo per certe uscite degli intellettuali nostrani in materie che non sono le loro proprie: all' ignoranza da Bar Sport assommano evidentemente una fiducia malriposta nell' esistenza di una fantomatica "conoscenza generalizzata". Avendo studiato a fondo per una vita A, grazie al misterioso tramite della "conoscenza generalizzata", pensano che basti unno sguardo sommario, una "sensazione" per potersi pronunciare da competenti anche su B. Loro, del resto, sono convinti di aver "imaparato ad imparare", cosicchè pensano d' "imparare" all' istante qualsiasi sia la materia su cui posano lo sguardo.

L' arroganza che germoglia da questo bias molto comune, fa dell' intellettuale ignorante un super-ignorante a cui il buon senso di molti avventori del Bar Sport darebbe dei punti; ho l' impressione che ci sia proprio questo dietro un Dario Fo o un Moni Ovadia che sproloquiano di politica, un Sartori che conciona di demografia, un Camilleri che gioca a fare l' antropologo, un Claudio Magris austero moralista, un giallista che s' inventa giuslavorista teorizzando sul precariato e chi più ne ha più ne metta.

NOTA 1: letteratura sul "transfer learning". Vedi anche la voce su wikipedia.

NOTA 2: studio sull' utilità (nulla) del latino a scuola; vedi anche i lavori pionieristici di Edward Thorndike.

P.S. come evitare che in proposito venga in mente l' amato Tetlock e la sua predilezione dei ricci sulle volpi.



http://econlog.econlib.org/archives/2011/01/the_case_agains_5.html

martedì 1 febbraio 2011

Intuizioni in concorrenza

Le critiche che Christopher Chabris e Daniel Simons rivolgono alle nostre facoltà intuitive sono uno spasso, e sono anche istruttive.

A patto che ci si ricordi che noi non abbiamo altro che l' intuizione per fondare la nostra conoscenza.

Criticare un' intuizioni significa privilegiare un' intuizione alternativa.

http://econlog.econlib.org/archives/2010/10/take_notice_of.html

Lo strano amore dei cristiani

Cosa chiede ad un cristiano il comandamento dell' amore?

Ci chiede una libera scelta o una scelta deliberata?

Ci chiede di rispondere ad un inclinazione o ad un senso del dovere?

E' una forma di generosità o una forma di obbedienza?

Ci chiede di assecondare la parte migliore della nostra natura o di agire secondo un calcolo?

Io, con Sant' Agostino, propenderei per la prima opzione. Ma la divisione tra i cristiani è profonda e irrisolta.

Le mie simpatie non sono certo incoraggiate dalla definizione perentoria che dell' amore fornisce Paolo:

... La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell`ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine... (Corinzi 13 4,8).
Qui sembra venir descritto un amore incondizionato, è irrilevante che la persona in questione l' abbia o no meritato, è irrilevante che sia o meno vicina alla persona che ama.

Molti cristiani, ispirati anche da questo passo, pensano così che la forma di amore più puro e in linea con il Vangelo consista nell' amare persone ripugnanti o sgradevoli e sostengono che Gesù abbia amato i peccatori più di chiunque altro.

In questo modo fanno dell' amore una scelta calcolata, visto che la sgradevlezza e la ripugnanza possono essere aggirate solo da un calcolo.

Questa china, maggioritaria, non è innocente: se l' amore è sentito più come un "dovere" che come una "virtù", presto sarà oggetto di un decreto legge.