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lunedì 14 maggio 2018

LO SPRECO DEI REGALI

LO SPRECO DEI REGALI
Che valore diamo ai regali ricevuti? Stando ai sondaggi ci si aggira intorno al 80% del valore di mercato ma ci sono motivi per pensare che sia molto più basso. personalmente penso sotto il 50%. Ciascuno vede lo spreco che comporta la pratica dei doni. In questo senso il Natale è la festa dello spreco per eccellenza. Il punto non è attaccare questa meravigliosa istituzione ma di capire meglio la sua funzione: a noi piace fare regali. Lo spreco che comporta ogni dono va compensato con questo piacere. Fare un regalo ci emoziona, al contempo possiamo anche esibire il nostro buon gusto. Il dono istituisce anche un relazione, non per niente donare del denaro è talvolta improprio: il denaro va sempre bene mentre con il dono dobbiamo dimostrare di conoscere la persona beneficiata.
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One of America’s most respected economists presents a quirky, incisive romp through everyday life that reveals how you can turn economic reasoning to your advantage—often when you least expect it to be relevant.Like no other economist, Tyler Cowen shows how economic notions—such...
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NO MANCE

NO MANCE
La mancia, come atto di generosità, ha molti difetti: innanzitutto la riceve chi ha già un lavoro, in più ce l’ha in un paese ricco. In genere parliamo poi di persone giovani, persone a cui la vita riserverà già molto: matrimoni, bambini, sport, sesso, film, TV... ma soprattutto il mercato dei camerieri è competitivo, cosicché ogni aumento delle mance verrà compensato da una diminuzione dello stipendio, ogni vantaggio temporaneo dato a queste persone è destinato a svanire fagocitato dall' ingresso di nuovi competitori. In soldoni: meno dài ai camerieri, più potresti inviare all'estero dove ci sono i veri bisognosi. Oltretutto, così facendo, risparmierai a questa gente uno sforzo supplementare.
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sabato 12 maggio 2018

COMPRARE SCHIAVI

COMPRARE SCHIAVI
Un modo per essere buoni consiste nel comprare degli schiavi e liberarli, lo consiglia caldamente Nicholas Kristof: in Cambogia e in Sudan lo si puo’ fare per 150 euro al “pezzo”. Ma c’è un inconveniente: l’operazione aumenta il prezzo degli schiavi, e quindi anche il loro numero.
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EQUO SOLIDALE

EQUO SOLIDALE
Molti cercano di essere generosi comprando al negozietto dell'“equo solidale”, si paga un po’ di più ma si riceve un bene di qualità sapendo che i lavoratori impegnati in quella filiera verranno trattati meglio della media. Per intuire la logica sottostante pensate solo se venisse messo in commercio il “caffè dello sfruttamento”, ovvero un bene di qualità sotto la media prodotto da lavoratori che ricevono un trattamento sotto la media. Secondo voi un cliente altruista dovrebbe puntare sul “caffè equo solidale” o sul “caffè dello sfruttamento”? Mah, non c’è una risposta a priori, anche il secondo infatti migliorerebbe la condizione dei poverissimi (che prima non lavoravano affatto e ora, visto che le esigenze si sono ridotte, possono iniziare a farlo). Sia come sia l’importante è comprendere come l’ “equo solidale”, più che un aiuto agli ultimi, sia una differenziazione nelle qualità a disposizione di un prodotto: prima esisteva una sola qualità di caffè (e di lavoratori), ora ne esistono due. La domanda a questo punto diventa: il dualismo nel mercato del lavoro giova ai lavoratori? Non è detto, di certo non giova a chi sta peggio. [Il dualismo sul mercato del lavoro lo abbiamo conosciuto anche noi: lavoratori illicenziabili con calcolo retributivo della pensione e giovani precari con la pensione che è solo un miraggio].
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DONARE ALLA CHIESA

DONARE ALLA CHIESA
La generosità dei fedeli è ben sopra la media ma una buona parte di cio’ che riceve la Chiesa viene utilizzato per far funzionare la Chiesa più che per i poveri. Se il vostro interesse principale è l’aiuto materiale degli ultimi cessate di dare alla Chiesa, o perlomeno scegliere Chiese povere che non abbiano alti costi organizzativi.
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ALLA RICERCA DI UN ALLEATO

ALLA RICERCA DI UN ALLEATO
E’ triste dirlo ma la generosità delle persone punta più sull’identità che sull’aiuto del prossimo. Quello che vogliamo è associarsi ad organizzazioni di successo, sentirci alleati con un potente, un po’ quello che cerca un tifoso della Juve o un dipendente di Google, ci piace fornire il nostro supporto alle onlus dio maggiore successo perché ci piace sentirci legati a persone di successo. L’ammontare del dono per noi conta poco, ci basta che il legame sia stabilito, il nostro focus è sullo status. Non a caso un modo efficace per raccogliere fondi consiste nel inaugurare la campagna con grossi doni da parte di prestigiose personalità (“seed money”), così facendo è garantito che gli altri si accodino. Per lo stesso motivo non hanno avuto successo le raccolte con garanzia di rimborso: qualora l’obbiettivo fissato non venga raggiunto i doni saranno restituiti. In casi del genere la onlus segnala una sua debolezza e noi non vogliamo aver a che fare con fallimenti e debolezze. Per lo stesso motivo, forse, le donne graziose raccolgono molti più fondi delle donne brutte o dei maschi: la bellezza ha un impatto positivo quando devi chiedere un prestito o un dono, la gente vuole connettersi con la bellezza. Altro indizio: l’interesse verso i resoconti delle onlus è bassissimo, ogni tanto salta fuori dai giornali che gli enti filantropici spendono gran parte dei loro fondi in stipendi per il personale, la gente legge, si scandalizza momentaneamente ma poi sorvola, non si sente minimamente in colpa per aver donato in modo sprovveduto, la coscienza dle donatore non viene intaccata, in genere ogni informazione negativa della nostra onlus preferita viene dismessa, quel che conta è l’orgoglio di essere alleati a un soggetto influente che fa parlare di sè.
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venerdì 11 maggio 2018

L’APPARTENENZA DEL GENEROSO

L’APPARTENENZA DEL GENEROSO
I ricercatori – a partire da John List – ci dicono che la generosità non rispetta la legge della domanda e dell’offerta! In altri termini, quando donare diventa più costoso noi non diminuiamo le nostre elemosine, così come non le aumentiamo quando diventa più conveniente. Questa non è una notizia positiva, puo’ infatti significare solo due cose, entrambe negative: o 1) siamo irrazionali o 2) siamo fondamentalmente disinteressati al merito delle cause.
Una tecnica per attrarre le donazioni è quella della “gara al raddoppio”: se tu dai 100, io darò 200. Si è notato che se trasformo il x2 in un x3, le donazioni non crescono. Così come se trasformo il x2 in un x1.5, non diminuiscono. Evidentemente chi dona, prima ancora che al benessere del beneficiato, è interessato ad un’appartenenza.
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CONTRO L’ALTRUISMO EFFICIENTE

CONTRO L’ALTRUISMO EFFICIENTE
Quando uno dona si sente meglio, è buona cosa fare leva su questo benessere per raccogliere più fondi. Non lasciarti quindi sedurre dall’ “altruismo efficiente”, la sua aridità ne fa un interesse passeggero, meglio appassionarsi ad una causa e rimanervi attaccato. In questo campo la risorsa scarsa, prima ancora che la razionalità nell’agire, è l’azione stessa, ovvero la presenza di donatori. Siamo messi così male che “dare” è ancora più urgente che “dare bene”. Purtroppo, col passare del tempo, molti donatori cessano di essere tali, perdono lo slancio, il vero nemico è quindi l’indifferenza e la si combatte legittimamente facendo leva con quelli che a volte appaiono trucchetti: immagini forti di chi sta male, lettere di ringraziamento infiorettate che danno un senso di appartenenza al donatore, adozioni a distanza che creano un legame con i beneficiati... Non dobbiamo essere cinici di fronte a queste tecniche smaccatamente commerciali (talvolta anche molto costose), si tratta di strumenti essenziali per smuovere l’interesse. Il donatore più prezioso, poi, è quello su cui si puo’ contare nel tempo, il vero tesoro di una ONLUS è il suo zoccolo duro, solo grazie a quello puo’ imbastire programmi a medio lungo termine. Il donatore fedele è il vero obbiettivo delle costosissime campagne raccolta fondi, contattare un donatore occasionale, infatti, sarebbe un' operazione in perdita, se lo si fa lo si fa perché sappiamo che il bene è 1) contagioso e 2) crea dipendenza. La dipendenza e il contagio sono alla base delle costosissime ricerche di donatori, al punto che un modo per essere altruisti consiste nel segnalare in anticipo la propria indisponibilità a dare per una certa causa (per esempio prendendosi la briga di cancellarsi da mailing list o da altri elenchi che ci coinvolgono nelle campagne), e magari facendo i nomi di gente potenzialmente interessata. E’ molto più conveniente che il donatore cerchi la sua ONLUS che non il contrario, per questo attivarsi in senso positivo o negativo è sempre benefico. Una strategia complementare di fare del bene è quella di combattere le cause che ritenute malvagie (per esempio quella di animalisti radicali e verdi ossessionati) donando loro occasionalmente qualche spicciolo: spenderanno somme spropositate nel tentativo di ricontattarvi.

Quindi la generosità è contagiosa, quando una causa diventa alla moda le donazioni esplodono, lo constatiamo sempre in occasione di terremoti e tsunami, basta conquistare le prime pagine dei giornali, basta che se ne parli, per creare un effetto di donazioni a valanga. In questi casi l’altruista efficiente consiglia di rivolgere altrove la propria generosità, ma anche qui sbaglia. Il principio della critica è sempre quello: cio’ che manca sono innanzitutto i doni, prima ancora che la loro destinazione razionale. In virtù di questo semplice fatto è buona cosa contribuire alla valanga e al contagio: oltre al nostro dono provocheremo quello di qualcun altro, qualcuno che sarebbe restato indifferente!

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