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giovedì 3 marzo 2016

HL Uno. Adattarsi - Elogio dell'errore: Perché i grandi successi iniziano sempre da un fallimento di Tim Harford

Uno. Adattarsi - Elogio dell'errore: Perché i grandi successi iniziano sempre da un fallimento di Tim Harford - #tostapane #varietà+selezione #unatesta #managerescimmie #100fallimentiounmegafallimento #bisognasaperperdere #poker #estinzioni

Uno Adattarsi
Note:1@@@@@@@@@@@@@@@@@@

Yellow highlight | Location: 21
«Il bizzarro compito dell’economia è dimostrare agli uomini quanto poco sanno di ciò che immaginano di poter progettare.» FRIEDRICH VON HAYEK, La presunzione fatale, 1997
Note:PRESUNZIONE FATALE

Yellow highlight | Location: 27
«Ci potrebbe volere una vita intera per fabbricare un tostapane»
Note:IL TOSTAPANE

Yellow highlight | Location: 31
Thomas Thwaites, dottorando in design al Royal College of Art di Londra, si è reso conto di quale incredibile conseguimento fosse il marchingegno solo dopo avere deciso di imbarcarsi in quello che ha chiamato «progetto tostapane». Molto semplicemente, Thwaites voleva realizzare un tostapane partendo da zero.
Note:LA REINVENZIONE

Yellow highlight | Location: 34
più di quattrocento pezzi.
Note:400

Yellow highlight | Location: 35
Rame, per i cavi degli spinotti elettrici, i fili e i collegamenti interni. Acciaio, per il sistema di griglie e la molla che spinge fuori il pane tostato. Nickel, per il componente che scalda. La mica (un minerale abbastanza simile all’ardesia), per raffreddare il componente che scalda. Infine la plastica, per l’isolamento dei fili e della spina, e per tutte le principali rifiniture esterne.
Note:ELENCO

Yellow highlight | Location: 49
«Mi sono reso conto che se uno parte completamente da zero, ci potrebbe volere una vita intera per fabbricare un tostapane»,
Note:UNA VITA

Yellow highlight | Location: 54
Risolvere i problemi in un mondo complesso
Note:Tttttttttttttttt

Yellow highlight | Location: 56
tanti non sanno neppure quale sarà la destinazione finale del proprio lavoro. Il boscaiolo canadese che taglia un albero gigantesco non sa se il legno verrà usato per la struttura di un letto o per una matita.
Note:L IGNORANTE PRODUTTIVO

Yellow highlight | Location: 60
Anche la stessa varietà dei prodotti è sbalorditiva.3 In un qualsiasi grande magazzino sono esposti centinaia di migliaia di articoli diversi.
Note:VARIETÀ

Yellow highlight | Location: 63
su piazze economiche importanti come quelle di Londra e New York vengono offerti più di dieci miliardi di prodotti diversi.
Note:10MlRD

Yellow highlight | Location: 71
Il fenomeno che genera tale sviluppo economico ha del miracoloso, ed è molto meno scontato di quanto si tenda a credere. Le strategie alternative che perseguivano questo stesso obiettivo, dal feudalesimo alla pianificazione centralizzata, sono finite nei libri di storia.
Note:LA STRATEGIA VINCENTE

Yellow highlight | Location: 80
Tostare il pane non è una cosa complicata: basta evitare di bruciarlo, non fulminare chi utilizza l’apparecchio e non scatenare un incendio. È difficile che il pane assuma di per sé un ruolo attivo: non prova deliberatamente a fregarti come potrebbe fare una squadra di banchieri d’investimento; non cerca di ucciderti, terrorizzare il tuo Paese e mettere a repentaglio tutto quello che consideri importante, come potrebbe invece fare una cellula terroristica o un gruppo di rivoltosi iracheni.
Note:IL PANE NN TO FREGA

Yellow highlight | Location: 88
Questo genere di problemi è materia del libro che avete in mano: come combattere ribelli che, appunto, si ribellano; come sviluppare idee che abbiano un senso, sebbene molte siano difficili anche solo da concepire; come trasformare un sistema economico per rispondere ai cambiamenti climatici o per creare benessere nei Paesi poveri; come evitare che banche d’investimento truffaldine distruggano di nuovo il sistema bancario.
Note:I PROBLEMI CHE AFFRONTA QS LIBRO

Yellow highlight | Location: 91
Cercherò di convincervi del fatto che tali problemi hanno molti più aspetti in comune di quanto si creda.
Yellow highlight | Location: 95
Esperti sotto scacco
Yellow highlight | Location: 103
Sembra passato un secolo da allora, ma la battuta va dritta al punto: tutti si aspettavano troppo da un unico essere umano. Abbiamo un tremendo bisogno di credere nell’efficacia di un leader. Istintivamente, quando ci troviamo di fronte a una sfida complicata, cominciamo a cercare un leader che possa risolverla.
Note:UN UOMO SOLO

Yellow highlight | Location: 106
quasi ogni presidente precipita nei sondaggi appena la realtà comincia a prendere il sopravvento.
Note:LUNA DI MIELE

Yellow highlight | Location: 108
Forse tale istinto ha origine nel fatto che ci siamo evoluti operando in piccoli gruppi di caccia, risolvendo problemi che erano, per l’appunto, quelli di un gruppo ristretto.
Note:I PROBLEMI DEI CACCIATORI

Yellow highlight | Location: 116
Spesso, però, per risolvere problemi complessi come quelli attuali non bastano neppure le menti più eccelse. Forse la prova migliore di quanto stiamo dicendo si può ricavare da una straordinaria ricerca sui limiti dell’expertise avviata nel 1984 da un giovane psicologo chiamato Philip Tetlock.
Note:POVERTÀ DELL ESPERTO

Yellow highlight | Location: 122
senza soluzione di continuità, i pensatori più influenti della guerra fredda continuassero a contraddirsi aspramente gli uni con gli altri.
Yellow highlight | Location: 136
le previsioni sulla Russia pronunciate da esperti di cose sovietiche non erano più precise di quelle di specialisti della politica canadese.
Note:IGNORANZA SPEVIFICA

Yellow highlight | Location: 138
Una delle cose più divertenti scoperte da Tetlock è stata che più gli esperti erano famosi – i presenzialisti dei dibattiti televisivi – più erano incompetenti.
Note:FAMA E COMPETENZA

Yellow highlight | Location: 142
i suoi risultati dimostravano chiaramente che gli esperti facevano in ogni caso meglio dei non esperti.
Note:ESP VS NN ESP

Yellow highlight | Location: 144
la colpa non è loro, ma del mondo in cui vivono – e in cui viviamo anche noi –, il quale è troppo complicato perché chiunque possa farne un’analisi
Note:LE COLPE

Yellow highlight | Location: 148
La lunga e ingarbugliata storia del fallimento
Yellow highlight | Location: 149
Thomas Peters e Robert Waterman, portarono a termine Alla ricerca dell’eccellenza (Sperling & Kupfer, 2005),
Note:UN FAMOSO ERRORE DI VALUTAZIONE

Yellow highlight | Location: 152
misero insieme dati e giudizi soggettivi per creare una lista di quarantatré aziende cosiddette «eccellenti», che in seguito studiarono approfonditamente per scoprirne i rispettivi segreti. Solo due anni dopo Business Week pubblicò un articolo di copertina intitolato «Oops! E adesso chi è eccellente?» poiché quattordici di quelle quarantatré aziende, cioè quasi un terzo, avevano gravi problemi finanziari.
Yellow highlight | Location: 161
un accurato studio dello storico dell’economia Leslie Hannah, che verso la fine degli anni Novanta decise di risalire alle origini delle fortune di tutte le più grandi aziende mondiali nel 1912,
Note:HANNAH

Yellow highlight | Location: 169
La General Electric e la Shell erano a loro volta nella top ten sia nel 1912, sia nel 1995, anno in cui nessuna delle altre dieci aziende leader aveva mantenuto la posizione. Ancora più interessante è stato rilevare che non ce n’era nessuna neppure nelle prime cento. Nomi come Pullman e Singer rievocano un’epoca passata.
Note:SOPRAVVIVENZA SCARSA

Yellow highlight | Location: 181
La lezione sembra essere che il fallimento è parte integrante del modo in cui il mercato crea sistemi economici ricchi e sofisticati.
Note:FALLIMENTO E PROSPERITÀ

Yellow highlight | Location: 183
Che cosa accade, invece, se rivolgiamo la nostra attenzione ai tassi di sopravvivenza nei settori giovani e dinamici? La risposta è che i tassi di fallimento sono ancora più alti.
Note:DINAMISMO E FALLMENTO

Yellow highlight | Location: 185
La macchina per stampare fu inventata da Johann Gutenberg, un uomo che cambiò completamente la storia e che nel 1455 realizzò la famosa Bibbia che porta il suo nome, un progetto che però fu anche disastroso e lo estromise dal mercato. Il centro dell’industria della stampa si spostò rapidamente a Venezia,
Note:GUTENBERG

Yellow highlight | Location: 192
Quando la bolla delle cosiddette dot-com scoppiò, spazzò via innumerevoli giovani realtà economiche.
Note:DOT.COM

Yellow highlight | Location: 207
La moderna industria informatica costituisce un esempio eclatante: il settore più dinamico dell’economia è stato anche quello in cui si sono osservati fallimenti in ogni dove.
Note:INFORMATICA

Yellow highlight | Location: 210
Hughes, Transitron e Philco
Note:FALLIMENTI MEMORABILI

Yellow highlight | Location: 211
Intel e Hitachi.
Note:VINCENTI

Yellow highlight | Location: 212
Xerox,
Note:ALTRO FALLIMENTO

Yellow highlight | Location: 216
IBM
Note:SUCCESSORE

Yellow highlight | Location: 216
senza rendersene conto, perse il controllo della parte più importante del pacchetto, il sistema operativo, aggiudicato dalla Microsoft.
Note:ERRORE FATALE

Yellow highlight | Location: 218
Anche la Apple fu messa fuori gioco dalla Microsoft
Note:1980

Yellow highlight | Location: 219
(a ogni modo, più avanti si è rifatta vendendo musica, iPod e iPhone).
Note:RISCOSSA

Yellow highlight | Location: 220
Microsoft fu colta alla sprovvista da Internet, perse la guerra sui motori di ricerca con Google
Note:ERRORE MICROSOFT

Yellow highlight | Location: 222
l’industria di maggior successo degli ultimi quarant’anni è stata costruita grazie a un fallimento dopo l’altro.
Note:INFORMATICA E FALLIMENTI

Yellow highlight | Location: 224
L’Eclipse del 1893 non fu un successo:
Note:STORIA DRL TOSTAPANE

Yellow highlight | Location: 225
L’azienda che lo commercializzò non esiste più. Il primo tostapane di successo venne inventato solo nel 1910:
Note:TORNIAMO AL TOSTAPANE

Yellow highlight | Location: 228
Ci vollero diversi decenni per arrivare al pratico e familiare apparecchio che conosciamo oggi,
Note:DECENNI DI RIVOLGIMENTI

Yellow highlight | Location: 232
Non sono tanti i dirigenti d’azienda che amano ammetterlo, ma il mercato trova a tentoni la via giusta,
Note:TENTONI

Yellow highlight | Location: 235
Un paesaggio mutevole
Note:tttttttttttttt

Yellow highlight | Location: 237
Spesso sinteticamente definita come il processo di sopravvivenza del più adatto, l’evoluzione è in realtà innescata dalla sconfitta del meno adatto.
Note:BIOLOGIA

Yellow highlight | Location: 240
processi semplici: applichi alcune varianti a quello che già hai, elimini gli errori e tieni i successi, e così all’infinito.
Note:IL FALLIMENTO ACCETTATO SEMPLIFICA TUTTO

Yellow highlight | Location: 243
Karl Sims: se avete visto Titanic, la trilogia de Il signore degli anelli o i film di Spiderman, allora avete avuto il piacere di conoscere il suo lavoro.
Note:EFFETTI SPECIALI

Yellow highlight | Location: 250
Sims applicò il processo evolutivo, istruendo il computer a scartare le creature incapaci di stare a galla e a generare mutazioni basate sui nuotatori migliori: variazione e selezione, dunque.
Note:VARIAZIONE E SELEZIONE

Yellow highlight | Location: 252
Dal più spontaneo e casuale dei processi emersero risultati notevoli: creature virtuali simili a girini, anguille e razze, oltre a una serie di entità apparentemente in grado di sopravvivere che non assomigliavano a nulla di conosciuto sulla Terra.
Note:CREATURE FANTASTICHE

Yellow highlight | Location: 257
Sims non era né l’artefice, né il giudice soggettivo di ciò che osservava: semplicemente, creava un ambiente evolutivo e registrava quello che vi accadeva.
Note:NO CONTROLLO

Yellow highlight | Location: 261
L’algoritmo evolutivo, che ripete sistematicamente variazione e selezione, ricerca soluzioni in un mondo in cui i problemi continuano a cambiare,
Note:CAMBIA LA STRATEGIA MA ANCHE IL PROBLEMA

Yellow highlight | Location: 297
Stuart Kauffman e John Holland, teorici della complessità del multidisciplinare Santa Fe Institute, hanno mostrato che il metodo evolutivo non è semplicemente uno dei tanti modi per risolvere problemi complessi. Data la forma verosimile di questi paesaggi in costante cambiamento, il mix evolutivo di piccoli passi e occasionali scommesse selvagge è il modo migliore per cercare soluzioni.20 Il principio dell’evoluzione è efficace perché, più che spingere verso una ricerca pervasiva e dispendiosa in termini di tempo della vetta più alta – che potrebbe anche sparire il giorno successivo –, produce soluzioni pronto uso a una serie di problemi complessa e in costante trasformazione.
Note:L ALGORITMO OTTIMALE PERCHÈ NN PROGETTA

Yellow highlight | Location: 315
Siamo più ciechi di quanto si pensi
Yellow highlight | Location: 316
Molti ritengono che i dirigenti delle grandi aziende debbano avere delle qualità: lo pensano sicuramente gli azionisti, che pagano loro profumati stipendi, ma anche i milioni di persone
Note:MANAGER

Yellow highlight | Location: 323
Un indizio interessante lo fornisce l’economista Paul Ormerod, che ha passato in rassegna ciò che i reperti fossili dicono riguardo alle estinzioni avvenute negli ultimi cinquecentocinquanta milioni di anni,
Note:FREQUENZA DELLE ESTINZIONI

Yellow highlight | Location: 326
se tale fenomeno è due volte più grande, è anche nove volte più raro.
Note:PIÙ GRANDE E PIÙ RARO

Yellow highlight | Location: 331
Ha studiato le statistiche di Leslie Hannah sulla morte dei giganti industriali
Note:LA PROVOCAZIONE DI OMEROD

Yellow highlight | Location: 332
il rapporto fra le dimensioni di un fenomeno di estinzione e la sua frequenza si è dimostrato esattamente lo stesso
Note:RITMO DELL ESTINZIONE (FREQUENZA ED ENTITÀ)

Yellow highlight | Location: 338
Le estinzioni biologiche e le estinzioni delle aziende hanno dunque in comune questa stessa caratteristica.
Note:PREOCCUPANTE ANALOGIA

Yellow highlight | Location: 348
pianificare è impossibile».
Note:PIANIFICARE È IMPOSSOBILEMEGLIO FALLIRE CHE PIANIFICARE

Yellow highlight | Location: 350
l’estinzione delle aziende dovrebbe assumere caratteristiche del tutto differenti rispetto a quella delle specie.
Note:MANAGER CAPACI COME L EVOLUZIONE CIECA?

Yellow highlight | Location: 354
Apple potrebbe tranquillamente sostituire Steve Jobs con uno scimpanzé
Note:LA PROVOCAZIONE DI O.

Yellow highlight | Location: 360
Chi ha voglia di brancolare nel buio in cerca di una soluzione vincente, commettendo ripetuti errori sotto gli occhi di tutti? Chi vuole votare per un politico che segue questo metodo, o sostenere un manager di medio livello la cui strategia sembra essere quella di sparare idee a casaccio
Note:STRATEGIA XDENTE

Yellow highlight | Location: 363
Bush vinse le presidenziali perché promise di «tirare dritto» per la sua strada,
Note:LE INUTILI IDEE CHIARE PIACCIONO

Yellow highlight | Location: 363
Kerry, perse anche perché aveva la reputazione di essere uno che cambiava idea?
Note:IL PENDOLO NN PIACE...A PARITÀ DI VEFFICIENZA

Yellow highlight | Location: 367
Thatcher disse: «Cambi direzione solo se lo vuoi. Le donne non sono per il cambiamento». Tony Blair era orgoglioso del fatto che non facesse mai marcia indietro.
Note:PIACE IL TESTONE

Yellow highlight | Location: 376
Un deficit di adattamento
Note:Tttttttttttttttt

Yellow highlight | Location: 378
Nel 1848, mentre stava preparando una carica esplosiva per aprire un varco nella roccia, questa esplose inaspettatamente e l’asta di ferro che Gage aveva in mano, un tondino lungo quasi un metro e spesso circa 3 centimetri, schizzò via e gli attraversò la guancia, passò dietro al suo occhio sinistro, gli perforò l’emisfero centrale sinistro e fuoriuscì dalla parte superiore della testa. Il tondino atterrò una trentina di metri più in là, e Gage, incredibilmente, sopravvisse.
Note:PHINEAS GAGE...UN GRANDE ESPERIMENTO COI NEURONI

Yellow highlight | Location: 383
Insieme con un grosso pezzo del suo cervello, se n’era andata anche una parte del suo carattere.
Note:CERVELLO E CARATTERE

Yellow highlight | Location: 384
L’Unione Sovietica rappresenta per l’economia quello che Phineas Gage rappresenta per lo studio dei neuroni.
Note:URSS...UN GRANDE ESPERIMENTO....IL PARADISO DOVE NN SI FALLISCE

Yellow highlight | Location: 386
gli economisti studiano le economie disfunzionali per scoprire i segreti di quelle sane.
Note:I FALLIMENTI CHE ISTRUISCONO

Yellow highlight | Location: 389
La nostra storia comincia in Russia, a nord del Mar Nero, nel ricco bacino carbonifero del fiume Don. Siamo nel 1901. Un ingegnere di ventisei anni di nome Piotr Palchinsky venne inviato dal regime zarista ad analizzare le miniere di carbone
Note:PIOTR PALCHINSCHY

Yellow highlight | Location: 395
Quando Palchinsky mostrò il suo resoconto ai suoi superiori, questi capirono che la sua ricerca poteva essere politicamente esplosiva, così lo spedirono in Siberia perché si dedicasse a compiti meno «sensibili».
Yellow highlight | Location: 401
Palchinsky riuscì a superare il confine russo per andare a lavorare in Europa occidentale, dove s’immerse nella cultura di Parigi, Amsterdam, Londra e Amburgo,
Note:P IN OCCIDENTE

Yellow highlight | Location: 403
Palchinsky voleva fare proprie le più moderne teorie di organizzazione del lavoro, ma anche la scienza e le tecnologie d’avanguardia.
Note:LE AMBIZIONI DI P

Yellow highlight | Location: 405
Palchinsky cominciò a scrivere articoli che suggerivano riforme adatte all’economia russa, offrendo consigli allo stesso governo zarista che l’aveva esiliato in Siberia.
Note:LE RIFORME DI P

Yellow highlight | Location: 415
Metteva in guardia dai progetti prestigiosi: perché perforare il terreno in cerca del petrolio e dell’eccitazione del getto quando c’era disponibilità di carbone e gas a basso costo?
Note:CONTRO LA GRANDEUR

Yellow highlight | Location: 418
Tendiamo a presumere che l’economia pianificata sia crollata perché mancava l’effetto galvanizzante della ricerca del profitto e la creatività del settore privato. Ma questo non ha molto senso, perché c’erano tanti personaggi creativi in URSS, incluso Palchinsky.
Note:URSS..ZEPPA DI IMPRENDITORI CREATIVI COME P...SOLO CHE NN POTEVANO FALIRE

Yellow highlight | Location: 421
E in URSS non mancavano neppure le tecniche motivazionali:
Note:URSS...BUONI INCENTIVI

Yellow highlight | Location: 423
Tanto che, intorno al 1950, molti esperti occidentali conclusero che il comunismo, per quanto crudele e antidemocratico, rappresentasse un modello di gestione economica più efficace del capitalismo. Il fallimento sovietico si rivelò in maniera molto più graduale, e fu caratterizzato da una patologica incapacità di sperimentare.
Note:SCALFARI

Note | Location: 425
LE VERE CAUSE

Yellow highlight | Location: 426
per i sovietici era infatti impossibile tollerare un’autentica varietà di metodi per risolvere un problema,
Note:LA VARIETÀ

Yellow highlight | Location: 461
primo, testare le nuove idee e provare strade nuove; secondo, nello sperimentare qualcosa di nuovo, farlo in una misura che permetta di sopravvivere a un fallimento; terzo, cercare riscontri e imparare dai propri errori lungo il percorso.
Note:IL METODO P IMPOSSIBILE FIORISCA IN URSS

Yellow highlight | Location: 477
sabotare l’industria sovietica cercando di imporre «obiettivi minimali».
Note:ACCUSA

Yellow highlight | Location: 481
Chiunque provasse a obiettare ai disastri tecnologici che si profilavano in URSS e a suggerire alternative, veniva accusato di «disfattismo».
Note:O 100 FLLIMENTI O UN MEGAFALLIMENTO

Yellow highlight | Location: 496
Oltre i «problemi Coca-Cola»
Note:Tttttttttttttttt

Yellow highlight | Location: 500
La variazione risulta difficile in ragione di due tendenze intrinseche alle organizzazioni. Una è la mania di grandezza: sia i politici sia i capi d’azienda amano i grandi progetti
Note:MANIA DI GRANDEZZA

Yellow highlight | Location: 503
La seconda tendenza consiste nel fatto che raramente amano i principi incoerenti fra loro e diversi di luogo in luogo.
Note:ODIO PER L INCOERENZA

Yellow highlight | Location: 506
Come disse Andy Warhol: «Mentre guardi alla televisione la pubblicità della Coca-Cola sai che anche il presidente beve Coca-Cola, e che anche tu puoi berla.
Note:INVIDIA...LA MANCANZA DI VARIETÀ CI RASSICURA

Yellow highlight | Location: 515
Ci piace pensare che ogni ospedale debba garantire lo stesso standard qualitativo.
Note:LA RICERCA DI LIBERTÀ DALLO STRESS DELLA SCELTA

Yellow highlight | Location: 516
«lotteria del codice postale»,
Note:PURTROPPO... PROVERBIO INGLESE

Yellow highlight | Location: 518
Vogliamo che tutti i servizi pubblici siano come la Coca-Cola: sempre identici e buoni.
Note:MA È UNA COSA NN AUSPICABILE...STANDO AL METODO SCIENTIFICO

Yellow highlight | Location: 523
Altrettanto difficile per le organizzazioni tradizionali sembra essere provvedere alla «selezione», cioè alla scelta di quello che davvero funziona sul campo.
Note:ALTRO PROBLEMA: LA SELEZIONE

Yellow highlight | Location: 531
Dovremmo dunque tollerare, persino celebrare tutti i politici che mettono alla prova le loro idee in modo talmente coraggioso da dimostrare che alcune non funzionano. Ma in realtà non lo facciamo mai.
Note:IL BUON POLITICO...NN SARÀ MAI ELETTO

Yellow highlight | Location: 549
Ci sono alcune dimostrazioni del fatto che più una persona è ambiziosa, più sceglierà di essere uno yes-man, e per buone ragioni, visto che questi tendono a essere premiati.
Note:YESMAN AMBOZIOSI

Yellow highlight | Location: 559
Problemi sempre uguali e già risolti sono l’ideale
Note | Location: 559
IL PROBLEMA COCA COLA

Yellow highlight | Location: 568
Perché è difficile imparare dai propri errori
Note:Tttttttttttttttttt

Yellow highlight | Location: 569
poker.
Note:POKERTttttttttttttt

Yellow highlight | Location: 574
non è quando vincono un piatto consistente o riescono a portare a casa una mano eccezionale, ma quando hanno appena perso un sacco di soldi
Note:QUANDO SI XDE IL CTRL

Yellow highlight | Location: 578
riconoscere la sconfitta e ricalibrare il gioco è l’unica cosa da fare, per quanto dolorosa.
Note:IL DIFFICILE

Yellow highlight | Location: 582
«Una persona che non si fa una ragione delle proprie perdite è probabilmente destinata a correre rischi che in altre situazioni non prenderebbe nemmeno in considerazione».
Note:KAHNEMAN

Yellow highlight | Location: 585
Alcuni anni fa mia moglie e io prenotammo un weekend romantico a Parigi.
Note:UN MALORE PRIMA DELLA PARTENZA....SI VA LO STESSO!!!!!!!!!

Yellow highlight | Location: 615
Thaler e colleghi hanno analizzato il modo in cui le persone reagiscono alle offerte del banco
Note:IL GIOCO DELLE SCATOLE

Yellow highlight | Location: 618
il comportamento più stupefacente era quello dei concorrenti sfortunati, che solo raramente accettavano le proposte del banco.
Note:VOGLIA DI RIVALSA.....SEI STATO SFORTUNATO MA NN RIDIMENSIONI I TUOI OBBIETTIVI

Yellow highlight | Location: 621
Perché? Perché se l’avessero fatto, sarebbero rimasti «imprigionati» nell’errore commesso. Continuando a giocare, invece, avrebbero avuto la possibilità di una qualche forma di riscatto.
Note:NN ACCETTIAMO I FALLIMENTI

Yellow highlight | Location: 626
L’economista Terrance Odean ha scoperto che tendiamo a insistere in maniera folle e controproducente anche su titoli azionari ormai precipitati nella speranza che le cose si rimettano nel verso giusto.
Note:BORSA

Yellow highlight | Location: 633
la giusta reazione è incassare la battuta d’arresto e cambiare direzione,
Note:CHE FARE...INVECE

Yellow highlight | Location: 635
Una ricetta per l’adattamento
Note:Tttttttttt

Yellow highlight | Location: 636
più i nostri problemi diventano complessi e sfuggenti, più il «prova e sbaglia» si dimostra efficace
PROVA E SBAGLIA

giovedì 7 marzo 2013

SAGGIO Il dio della monetina

Come deve votare il buon cattolico?
Per quanto la Chiesa non dia indicazioni vincolanti, suggerisce di orientarsi verso quelle forze politiche disposte a dare battaglia in difesa dei cosiddetti “principi non negoziabili”, ovvero:
1. difesa della libertà di istruzione e di religione
2. difesa della famiglia naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna;
3. difesa della vita dal concepimento al termine naturale.
In sé si tratta di battaglie alte e nobili, ma bisogna tener conto che in sede di voto va giudicata la loro natura politica.
E allora mi scappa una confessione: la prima battaglia mi entusiasma, la seconda molto meno.
La terza mi provoca sentimenti misti - tra aborto, eutanasia e testamento biologico c’ è una bella differenza! Meglio allora accantonarla evitando così l’ appesantimento dei distinguo.
Ma come tradurre un simile giudizio “di pancia” in un giudizio più meditato? Ci provo.
La prima battaglia sembra dire: “non siamo tutti uguali, lasciateci vivere a modo nostro”.
Mentre la seconda, di fatto, dice: “bene o male siamo tutti uguali, non consentite ad altri di vivere in modo differente da noi”.
Con la prima è come se si dicesse: “lasciateci sperimentare vie nuove alternative”.
Con la seconda, invece: “sappiamo già abbastanza, consentire la sperimentazione di vie nuove è un puro spreco di risorse”.
A questo punto spero che le cose siano un po’ più chiare: quanto più uno valorizza diversità e sperimentazione, tanto più abbraccia la prima battaglia e dubita della seconda.
Ma la sperimentazione puo’ trasformarsi in un valore?
Io penso di sì: rende umile la conoscenza e impedisce di abusarne.
Ci sono sublimi realtà ultraterrene che per la loro natura possiamo conoscere solo con il concorso della Grazia: che irresponsabile chi rifiuta tale illuminazione! Che provinciale chi parte con un atto di chiusura anziché con un atto di fiducia! Che ottusità dimostra chi non riversa sullo scettico l’ onere della prova.
Ci sono poi realtà mondane che possiamo conoscere grazie al metodo sperimentale: che presuntuoso chi rifiuta di mettere alla prova le proprie idee, che arrogante chi pensa che tutto si esaurisca nel proprio intuito, che atto di protervia dar peso solo alla propria esperienza personale, che grezza semplificazione ritenere che gli altri siano come noi o comunque sempre uniformabili a noi.
Le realtà mondane sono più disordinate e variegate di come ci piace rappresentarle. Per questo andrebbero accostate con umiltà.
coin
Se avete la mia età probabilmente da piccoli avrete dormito nella culla a faccia in giù:
… era il metodo più consigliato, reso famoso dal pediatra Benjamin Spock… se il bambino supino vomita è probabile che si soffochi nel suo vomito… e in effetti molti casi del genere furono riscontrati…
Oggi sappiamo che per alcune decine di migliaia di famiglie questo amorevole consiglio risultò fatale:
… il tasso di mortalità relativamente basso ha fatto sì che ci volessero anni per giungere alla verità su questa prassi…
Spock non fu certo accusato di infanticidio seriale, si era espresso in buona fede sulla base di ragionamenti plausibili e di un’ esperienza pluridecennale formatasi con tutti i crismi sul campo.
Fu solo nel 1988, dopo una serie rigorosa di sperimentazioni, che la prassi mutò:
… tra il 1970 e il 1988 morirono circa sessantamila neonati… la teoria e il buon senso causarono una strage degli innocenti…
coinn
Nel XVII secolo Jan Baptist van Helmont sfidò i dottori dell’ epoca cercando di dimostrare che salassi e purghe non arrecavano alcun beneficio:
… tiriamo fuori dagli ospedali e dalle baracche 500 persone con febbre, pleurite eccetera. Dividiamole a metà, tiriamo a sorte quale metà viene con me e quale con voi: io li curerò senza purghe e salassi, voi fate come volete… vedremo quanti funerali avremo a testa…
Questa non fu l’ unica sfida lanciata da Helmont e a qualcuno lo strano dottore apparirà un po’ macabro, “contare i funerali” era il suo passatempo preferito. Eppure gli dobbiamo tanto, l’ applicazione reiterata delle sanguisughe su tutto il corpo è a dir poco sgradevole.

coinnn
Aceto, acido solforico, acqua di mare, noce moscata, sidro o agrumi? All’ epoca di James Lind non si sapeva bene come curare i malati di scorbuto, cosicché si puo’ capire il suo imbarazzo quando dopo otto settimane di navigazione ben trenta marinai cominciarono a soffrirne:
… il buon Lind mise da parte le sue convinzioni e il suo intuito per selezionare una dozzina di soggetti con la malattia al medesimo stadio… li divise casualmente per coppie somministrando a ciascuna coppia una cura differente…
Solo la coppia che mangiò arance e limoni migliorò, gli altri morirono. Qualcuno, con calma, scoprì in seguito che lo scorbuto deriva da una deficienza di vitamina C, ma in attesa dell’ annuncio, molte vite umane si misero in salvo.
 coinnnn
Sembra semplice procedere in questo modo  ma esiste un problema etico:
… una volta sorto il sospetto su quale sia la cura migliore… i problemi etici vengono a galla… come potremmo replicare l’ esperimento di Lind rifiutando arance e limoni?…
La cavia umana non è una cavia qualsiasi, puo’ dare il suo consenso. Affidarsi al consenso evitando paternalismi troppo soffocanti consente di aggirare l’ obiezione etica.
Quante vite hanno salvato i genitori che accettarono di far dormire proni i loro bimbi? E quante i marinai che accettarono di curarsi con l’ acido solforico? Il paternalismo forse li avrebbe protetti con la sua potente egida ma avrebbe condannando le generazioni future.
Oggi, in un’ epoca in cui il paternalismo non manca, la sperimentazione è presa di mira e i paradossi fioccano:
… il ricercatore che volesse condurre un esperimento controllato confrontando due cure differenti dovrebbe rispondere a un comitato etico… il medico che si limita a prescrivere una delle due cure basandosi su intuito ed esperienza personale, no… è semplicemente uno che fa il suo lavoro…
coinnnnn
Un altro sperimentatore indefesso fu Archie Cochrane 
… propose un esperimento per individuare le punizioni più efficaci contro la pessima condotta degli scolari: una lavata di capo, la detenzione o le frustate… non riuscì a convincere nessuno a inserire le frustate poiché ai più sembrava una cosa deplorevole…
Il fatto è che nelle varie scuole del paese gli studenti venivano frustati comunque e Cochrane dubitava che questa pratica funzionasse:
… l’ avversione al metodo sperimentale su questioni del genere fu tale da far prevalere uno scrupolo di coscienza in realtà infondato…
L’ equivoco di cui fu vittima Cochrane si manifesta ancora oggi. Non ci si rende conto che:
… spesso l’ alternativa agli esperimenti controllati sono gli esperimenti non controllati… i quali sono peggiori e insegnano poco o nulla…
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Il metodo sperimentale soffre di un altro grave inconveniente: poiché i risultati sono imprevedibili, potrebbero dispiacerci e questo ci fa tentennare. Chissà perché ma noi ci affezioniamo ad alcune idee e soffriamo se chiamati dall’ evidenza ad abbandonarle.
Altre volte è persino peggio: sono in gioco veri e propri interessi materiali.
Archie Cochrane condusse un esperimento controllato sull’ efficacia delle cure coronariche, voleva verificare se i pazienti curati a casa reagissero meglio di quelli curati in ospedale:
… in un briefing divenuto famoso illustrò ai suoi colleghi che i gruppi di pazienti curati a casa mostravano una mortalità superiore. La maggior parte reagì dicendo: “Archie, se davvero hai un’ etica devi sospendere l’ esperimento impedendo che i pazienti continuino a curarsi a casa”. Archie li lasciò parlare a lungo finché non rivelò di aver mentito, i numeri dicevano il contrario, la mortalità era più elevata tra i pazienti curati in ospedale. Dopo questa rivelazione, anche se Archie non la pose direttamente, aleggiò a lungo una domanda: adesso i medici avrebbero forse preteso di chiudere immediatamente le loro unità? Naturalmente non fu così… ci si limitò a virare verso posizioni di scetticismo…
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Quali sono le conseguenze delle emissioni di biossido di carbonio sul clima globale?
Boh. Le osservazioni che possiamo fare e gli scenari che possiamo congetturare non sono rigorosi.
Ci sono questioni su cui a rigore non si puo’ sperimentare. Di “clima globale” ce n’ è uno solo e quindi la formazione di sottogruppi di controllo è preclusa.
Molti pensano che la realtà sociale non si presti a esperimenti. E’ troppo complessa e vede all’ opera una moltitudine di variabili interconnesse tra loro che non si fanno isolare in un laboratorio.
Le difficoltà non mancano, eppure, con uno sforzo ben calibrato, è possibile condurre anche in questo ambito esperimenti significativi.
Dirò di più, nelle scienze sociali il genio del ricercatore si manifesta più nell’ ideazione di esperimenti che nell’ ideazione di teorie.
Come misurare la “corruzione”, la “coesione comunitaria”, la moralità, il “capitale umano” eccetera? Non è facile, sono concetti sfuggenti. Ma non è nemmeno impossibile e ci sono esempi illuminanti che lo dimostrano.
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I cosiddetti “randomisti” hanno cercato di affrontare il problema delle politiche in favore dei paesi poveri. Come aiutarli sul serio?:
… se con le nostre donazioni non sappiamo se stiamo facendo loro del bene, allora non siamo molto diversi dai medici del medioevo con le loro sanguisughe…
Molte associazioni filantropiche si rivolgono a loro per indirizzare gli investimenti:
… l’ ICS finanziò un programma di assistenza scolastica fornendo testi di inglese, matematica e scienze… invece di distribuire il materiale scegliendo semplicemente le 25 scuole più meritevoli, o più facili da raggiungere, su consiglio di tre “randomisti” (Kremer, Glewwe e Moulin)… le scuole vennero selezionate a casaccio… Tutti i tradizionali metodi statistici suggerivano che i libri di testo avevano un effetto molto positivo sul rendimento scolastico… ma Kremer e compagni trovarono ben poche prove a sostegno… gran parte delle ONG non si sarebbero mai curate di fare analisi tanto meticolose… al contrario si sarebbero affidate alle analisi che confermavano l’ efficacia dei libri di testo… Si passò a sperimentare soluzioni alternative (grandi album, plastici illustrativi e altro materiale didattico) per concludere che il profitto scolastico s’ impennava maggiormente investendo… in medicine per la cura dei bambini affetti dai vermi… non è certo l’ idea che viene in mente per prima quando s’ intende promuovere istruzione e cultura in un paese povero come il Kenya…
Alcuni donatori si mostrarono a disagio: a loro piaceva pensarsi come diffusori di cultura e il finanziare la cultura distribuendo libri era per loro un “progetto vetrina” ottimale.
Non mancò nemmeno l’ obiezione etica, quella di chi sostenne: non si sperimenta sulla pelle dei bambini.
In questi casi la difesa canonica del “randomista” suona così:
… i fondi erano comunque insufficienti per un finanziamento generalizzato dei programmi e la sperimentazione si limitava a fare di necessità virtù…
A volte la provvidenza si manifesta sotto forma di “fondi insufficienti”.
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Se siete persone di cuore che donano generosamente a favore dei più sfortunati, mi complimento con voi. Se poi avete l’ accortezza di donare ad associazioni che si fanno controllare dai randomisti, allora tanto di cappello.
[… ci sono tante associazioni meritevoli ma forse le più meritevoli sono quelle che si prendono la briga di controllare i meriti delle altre. Penso a GiveWell. Forse la donazione più oculata è proprio quella fatta alle società che testano le organizzazioni filantropiche, peccato che spesso siano “profit” e nell’ ambito della filantropia vige ancora l’ assurda distinzione tra “profit” e “no profit”…]
I randomisti si affidano alla “monetina”, il metodo del testa o croce doma la complessità e compie il miracolo di trasformare la semplice “correlazione” in “causa”.
Provo a darne una descrizione intuitiva: se suddividete il campione-cavia in sottogruppi e somministrare casualmente il trattamento, l’ interferenza delle variabili estranee tende a dissolversi.
Nel caso degli esperimenti sulle donazioni ai paesi sottosviluppati i gruppi potrebbero essere rappresentati dai singoli villaggi.
Esempio: c’ è il dubbio che la vicinanza del villaggio all’ acqua interferisca nell’ esperimento in corso compromettendo un giudizio equilibrato sull’ esito? Nessuna paura perché scegliendo a caso i villaggi ne avremo sia di vicini all’ acqua sia di lontani cosicché questa variabile estranea verrà neutralizzata.
E lo stesso varrà per tutte le altre, soprattutto le più insidiose, ovvero quelle a noi ignote e a cui non avremmo mai pensato.
Fuori dall’ accademia i randomisti devono lottare duramente per conquistarsi un credito:
… è imbarazzante difendere un sistema che lancia in aria una monetina…
In effetti il dio della monetina è un dio minore, un dio in incognito e senza pretese, disprezzato dai più; ma forse è proprio a lui e alle sue scarne indicazioni che dobbiamo rivolgerci per capire e agire assennatamente.
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Gli esperimenti non finiscono mai.
Questo forse non è molto chiaro al profano il quale spesso sente parlare di “comunità scientifica” e pensa che esistano delle “verità ufficiali” di fronte alle quali proseguire la sperimentazione è insensato. Una simile idea non consente di capire che in ambito scientifico le verità emergono in modo decentralizzato:
… in science truth is not established by an authoritative committee but by a decentralized process which (sometimes) results in everyone or almost everyone in the field agreeing…
L’ idea di verità ufficiale e di comunità scientifica soffre di un difetto insormontabile:
Part of the problem with that approach is that, the more often it is followed, the less well it will work. You start out with a body that exists to let experts interact with each other, and so really does represent more or less disinterested expert opinion. It is asked to offer an authoritative judgement on some controversy: whether capital punishment deters murder, the effect on crime rates of permitting concealed carry of handguns, the effect of second hand smoke on human health.
The first time it might work, although even then there is the risk that the committee established to give judgement will end up dominated not by the most expert but by the most partisan. But the more times the process is repeated, the greater the incentive of people who want their views to get authoritative support to get themselves or their friends positions of influence within the organization, to keep those they disapprove of out of such positions, and so to divert it from its original purpose to becoming a rubber stamp for their views. The result is to subvert both the organization and the scientific enterprise, especially if support by official truth becomes an important determinant of research funding.
Insomma, anche gli esperimenti vanno sperimentati attraverso una concorrenza continua e paritaria. La monetina non deve mai smettere di rotolare!
Jeffrey Sachs è un grande nemico dei randomisti, lui non crede affatto che una monetina possa “domare la complessità”, un progetto ha qualche chance solo se sufficientemente vasto da coinvolgere tutto il contesto: l’ intuito maturato con una grande esperienza sul campo valgono più delle monetine. Anche per questo si dedica a progetti ambiziosi e molto articolati da implementare globalmente nell’ intero Paese che intende aiutare.
In linea di principio anche le sue geniali architetture d’ aiuto potrebbero essere testate, tuttavia Jeffrey ha deciso diversamente:
… dubito del valore etico di questi test… mi fa star male lavorare in un villaggio privo persino di zanzariere…
In realtà quella di Jeffrey è una caricatura dei randomisti:
… così come in campo medico le nuove medicine vengono messe a confronto con le migliori esistenti… lo stesso vale nell’ economia dello sviluppo: laddove i fondi non mancano, le ricette alternative vengono confrontate con le migliori ricette già esistenti… aiuti in natura, per esempio, vengono confrontati con aiuti in denaro che la popolazione puo’ spendere come crede…
E’ davvero difficile capire dove stia il problema, tranne per le persone che si sono convinte in anticipo di conoscere la soluzione.
Oppure per le persone che amano esibire i frutti del proprio lavoro:
… certi approcci attirano le donazioni più di altri… concentrando le risorse puoi ripulire per benino un villaggio facendo vedere subito al mondo intero quel che hai fatto… puoi mostrare l’ esito dei tuoi sforzi e il destino delle donazioni… anche se l’ effetto inizialmente sfolgorante è destinato a sbiadire inesorabilmente nel tempo…
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Un randomista deve poter valutare cosa funziona e cosa no. Non è sempre facile.
Diventa fondamentale organizzarsi per raccogliere i vari feedback. Questa esigenza contrappone, almeno a livello di slogan, i randomisti ai no-global:
… anziché creare un mondo migliore dobbiamo creare un mondo con cicli di feedback migliori…
I genitori che pagano per la scuola frequentata dai figli si attivano per raccogliere feedback accurati ma un donatore che sostiene un progetto di sviluppo nel terzo mondo ha molte più difficoltà se vuole toccare con mano l’ opera a cui contribuisce, probabilmente non incontrerà mai i beneficiari, non parlerà mai con loro ma soprattutto non parlerà mai con chi ha ricevuto aiuti in forme diverse.
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Paul Romer è un tipo particolare. Recentemente ha rifiutato il ruolo di economista capo alla Banca Mondiale perché vuole inseguire un suo sogno. E’ un po’ come se un Sacerdote si rifiutasse di diventare Papa per poter seguire i monelli dell’ oratorio.
Romer vorrebbe creare una nuova Chicago in Congo, il suo progetto è noto come “charter city”:
… le charter city sono città a statuto speciale, autonome rispetto alle aeree circostanti, dotate di proprie infrastrutture e di una propria legislazione…
Dal Vaticano, ai comuni italiani fino a Lubecca per arrivare a Singapore, Dubai e Hong Kong, gli esempi di città stato di successo non mancano ma Romer, anziché affidarsi alla storia, vorrebbe affidarsi agli sperimentatori.
Una specie di neo-colonialismo sui generis:
… il Paese povero dovrebbe cedere volontariamente la sovranità di un suo territorio a un Paese straniero affinché quest’ ultimo faccia sorgere lì la sua charter city…
La charter city è una specie di bolla legale-amministrativa e una zona franca sul piano economico:
… Cuba e gli USA potrebbero accordarsi per cedere al Canada la baia di Guantanamo affinché venga trasformata in una Hong Kong caraibica…
La tutela straniera offrirebbe credibilità a quei territori e i cittadini locali voterebbero con i piedi trasferendosi dove credono. La concorrenza tra “neo colonizzatori” sarebbe la benvenuta:
… riformare le normative di un paese è impresa non da poco ma costruire una piccola città dove tali normative siano più semplici è relativamente facile…
Si conta molto sul contagio delle pratiche migliori.
In fondo, se la Cina è diventata la super potenza economica che è, probabilmente lo si deve ai successi precedenti di un impertinente dirimpettaio come Hong Kong:
… si tratta di esperimenti abbastanza grandi da cogliere la complessità della vita sociale ma abbastanza piccoli da consentire che una dozzina o una centinaia di esperimenti simili possa svolgersi in parallelo…
La charter city offre un meccanismo ottimale per distinguere successi e fallimenti:
… se una di loro non riuscisse ad attrarre i cittadini o il mondo degli affari, il fallimento sarebbe irrimediabile… il diritto dei cittadini ad andarsene garantisce un giudizio spassionato sull’ esperimento…
La libertà di scelta, oltre a tutelarci contro l’ obiezione etica, ci garantisce un feedback importante.
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Il metodo sperimentale è faticoso ma garantisce solidi progressi nella conoscenza della realtà, sia quella fisica che quelle sociale.
L’ obiezione etica si supera affidandosi alla responsabilità individuale, quella metodologica affidandosi alla creatività dei ricercatori.
Nella storia poche istituzioni hanno esaltato l’ umiltà, la libertà e la creatività umana quanto la Chiesa Cattolica. Spero allora che la sensibilità a questi valori si rifletta al più presto in una dottrina sociale orientata sempre più al metodo sperimentale.
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Le ultime righe me le prendo per una precisazione.
Primo, sono stato troppo critico verso la Chiesa? Pretendo forse di “insegnare al Papa il suo mestiere”?
Spero di no, il mio è solo un atto di sincerità e a dirla tutto non comprenderei un’ accusa del genere.
Secondo, con un simile post m’ iscrivo di fatto al club dei cosiddetti “cattolici adulti”?
No.
Il mio intento non è quello di contribuire in modo critico all’ avanzamento e alla modernizzazione della Chiesa.
Dicendo quel che dico non mi arrogo dei meriti, semmai delle colpe. L’ unico merito, al limite, consiste nel non dissimulare le colpe. La mia è una confessione più che un contributo.
Insomma, se devo pensare a un contesto per questo sfogo, il confessionale forse è più adatto dell’ agorà.

sabato 2 marzo 2013

SAGGIO Undicesimo: non inquinare.

In tema di “comandamenti” da rispettare, diffidate delle liste pletoriche.
E intendo come tali quelle che vanno oltre i due punti.
Il fatto è che a queste regole di vita non basta attenervisi, bisogna farlo con coscienza, ovvero con qualcosa che va facilmente in panne se sfrucugliato di continuo.
La famigerata “coscienza ambientale”, poi, è particolarmente delicata: inoculata nell’ inerme bambino insieme all’ antipolio, viene successivamente innaffiata da un esercito di maestrine premurose e fatta sbocciare da benemeriti insegnanti di lettere specializzati nel prenderti da parte blandendo la tua precoce maturità e indirizzandola verso “impegni esistenziali” all' altezza: a quel punto, una volta ti buttavi su Pavese, oggi ti butti su Gaia. Più tardi, nell’ era dei cinismi universitari, scoccherà il colpo di fulmine nei confronti di oscure quanto seducenti equazioni di terzo grado messe a punto da “parascienziati verdi” con tribuna sui giornali di Confindustria (i vari Napoletano & Riotta devono lavare una coscienza sporca) o nella TV di Stato (i vari Tozzi & Colò devono ostentare una coscienza immacolata).
Usciti dal doveroso tunnel catechistico della giovinezza, non si guadagna molto in termini di condizionamento cognitivo: nel bel mondo, nicchiare sull’ argomento del risparmio energetico ti rende riprovevole moralmente ed esteticamente; e se sei tanto sprovveduto da cascarci, ti ritroverai presto alle calcagna i monopolisti del buon gusto con la bava alla bocca e l’ oscillante ditino alzato. Il prezzo da pagare sarà salato: prediche a gogò intonate alla luce del sole e sabotaggi orditi nell’ ombra.
Sfortunatamente, la causa ambientalista si materializza sempre più spesso in una sequela di fedeli che hanno smesso di “credere” per poter “abboccare”; e proprio come desidera ogni buon fedele ottuso, la loro è una chiesa particolarmente esigente con tanto di roghi e scomuniche, ma soprattutto con liste sterminate di prescrizioni a cui è tenuto anche il miscredente (il concetto di laicità qui non attecchisce). Per tenersi al passo e non essere indicate al pubblico ludibrio, persino le chiese  tradizionali hanno dovuto postillare in fretta e furia i loro scheletrici decaloghi: undicesimo, ricicla!
A questo punto scatta la domanda impertinente: ma la “coscienza ambientale” è uno strumento per preservare il pianeta o per guadagnarsi un qualche Paradiso post-moderno?
Il sospetto che per molti “ambientalisti-devoti” valga la seconda ipotesi è solido. In questo post cercherò di rafforzarlo ulteriormente.
AMBIENTTTTT
… nessuno ha più dubbi riguardo alla presenza di un effetto serra… a essere oggetto di dispute è invece quanto ce ne dovremmo preoccupare e cosa dovremmo fare…
Il primo problema è troppo difficile, implica analisi delle preferenze, considerazioni etiche intorno alle generazioni future e altri labirinti filosofici da cui non saprei bene come uscire. Quindi lo accantono.
Il secondo sembra invece avere una risposta molto semplice: “non inquinare”.
E’ la tipica risposta degli ambientalisti, ed è anche il motivo per cui una persona ragionevole conclude che “l’ ambiente è una cosa troppo seria per lasciarla agli ambientalisti”:
… chi risponde così confonde l’ importanza del problema con la semplicità delle soluzioni… è tipico della mentalità “verde” mescolare senza costrutto obiettivi e programmi…
Innanzitutto non è facile “rispettare il pianeta”, occorre una cultura spaventosa, oltre che una calcolatrice sempre a disposizione:
… chi nei consumi sostituisce il caffé con il latte forse non sa di inquinare di più… avendo nella testa le giuste nozioni e tra le mani una buona calcolatrice potreste scoprirlo da soli… ma non è facile come sembra…
I fanatici dello slow food, per esempio, si credono  “amici della terra” a prescindere; illusi:
… comprare prodotti locali riduce i trasporti ma spesso è controproducente… il cibo importato proviene da luoghi con condizioni climatiche molto più adatte… consumare l’ agnello italiano piuttosto che quello neozelandese ci rende degli “inquinatori netti” del pianeta… privilegiare i pomodori nostrani su quelli spagnoli è una scelta maldestra per chi tiene alla propria “coscienza ambientalista”… le emissioni dei TIR sono ampliamente controbilanciate dal fatto che la Spagna è baciata dal sole… il vino cileno deve viaggiare intorno al mondo ma per un inglese sensibile all’ ambiente è da preferire di gran lunga a molti vini locali… spesso il supermercato è rifornito con silos capienti che minimizzano il numero dei trasporti a lunga distanza e inoltre è più prossimo del contadino verso cui fate la spola incessantemente per fare le vostre piccole spesucce e meritarvi il titolo di “amico della terra” che compra a km/zero… e non preoccupatevi troppo del sacchetto di plastica, sprigiona un millesimo dell’ anidride carbonica emessa per ottenere i cibi che contiene…
Capito quante cose bisogna sapere? A quanto pare un compito arduo anche per chi possiede una cultura sopra la media come i fanatici dello slow food (che se si limitassero a magnare sarebbero più simpatici e farebbero meno gaffe).
I calcoli sono complicati e riservano sorprese:
… il classico bus londinese trasporta in media 13 persone mentre l’ auto 1,6… è quest’ ultima, di conseguenza, ad avere l’ impatto ambientale più favorevole!… anche la lavastoviglie consuma meno anidride carbonica del lavaggio a mano…
Fare l’ ambientalista serio è una vitaccia. Inquinare meno è un mestiere a tempo pieno, richiede una vita spesa nello studio delle emissioni di anidride carbonica. Calcolare l’ “impronta di carbonio” per ogni oggetto con cui interagiamo o interagisce colui con il quale interagiamo (o…), impegna tempo ed energie: gli esiti, poi, sono sempre da rivedere, e anche limitandosi a un esame sommario ci sono migliaia di fattori di cui tenere conto:
… nel momento in cui ci sentiamo stremati dal calcolo… capiamo anche che lo sforzo profuso è ancora insufficiente… decidendo di consumare quella bevanda locale al bar sotto casa, abbiamo scordato di soppesare il pendolarismo del barista che ce la serve, nonché i doppi vetri del locale e gli spostamenti del contadino che fornisce quei semini così caratteristici… si tratta forse delle variabili più importanti e noi le abbiamo trascurate per anni… insomma, ci sono miliardi di scelte tutte concatenate tra loro che sfuggono anche al controllo dei “ben intenzionati”…
Non contate troppo sul parere degli esperti, divergono quasi sempre, e la cosa è più che ragionevole: basta considerare, che ne so, condizioni di traffico leggermente diverse e i conti non tornano più:
… ci sono stati epocali scontri di civiltà sull’ “impronta ambientale” delle banane… non resta che girare con una pila di ricerche al seguito da consultare di frequente… e attenzione ai frequenti aggiornamenti della letteratura!…
Forse il modo migliore di fare colazione salvando il pianeta consiste nel “non fare colazione”. Più ti astieni, meno inquini e chi si sopprime inquina ancora meno.
Tuttavia, su questo versante gli eroi scarseggino. L’ ambientalismo non occupa mai per intero la nostra coscienza – e per fortuna!-, convive, per esempio, con la voglia del caffelatte. Ma soprattutto non occupa minimamente quella della maggioranza delle persone, a cui sarebbe risibile proporre una scelta vegana. Se è impossibile “non consumare” in generale, la scelta di “cosa consumare” riemerge continuamente.
AMBIEEEE
Per fortuna esiste una soluzione. E’ semplice, precisa, razionale, di facile implementazione e non richiede programmi ambiziosi: prezzare l’ anidride carbonica.
… un accordo intergovernativo dovrebbe proporre una tassa di X euro per tonnellata di carbonio contenuto nel combustibile fossile estratto… incassata dai produttori e veicolata nel sistema dei prezzi di mercato, verrebbe ddiffusa tra i cittadini…
Ogni prodotto che “consuma” energia comincerebbe a riflettere in qualche modo la presenza di un simile balzello:
… un camionista che ignorasse l’ eventuale prezzo più alto del gasolio finirebbe semplicemente fuori mercato e lo stesso accadrebbe per che coltiva pomodori in serra…
Prezzare l’ anidride carbonica risolve senza sprechi il problema degli incentivi alle fonti alternative: quelle che funzionano davvero (e solo quelle!) diverranno automaticamente convenienti.
AMBIEN
La bontà della soluzione proposta salta all’ occhio soprattutto se confrontata con le alternative scellerate ma tanto care ai sedicenti ambientalisti.
Prendiamone in considerazione una che compendi in qualche modo anche le altre:
la legge Merton prevede che ogni intervento edilizio dovesse ricomprendere la capacità di generare almeno il 10% in termini di energia rinnovabile di cio’ che l’ edificio avrebbe consumato in futuro…
All’ apparenza la norma offre, a zero spese per il governo, un sistema semplice e intuitivo per incoraggiare qualcosa che la gente ritiene auspicabile.
Ma:
… il prevedibile inconveniente è che aver installato uno strumento per rinnovare l’ energia non significa automaticamente che verrà utilizzato
Ci si mette a posto con la legge, dopodiché si fa cio’ che conviene. L’ effetto netto è un puro spreco di risorse con vantaggi nulli sull’ ambiente: installo i pannelli solari, incasso le licenze (e magari anche i finanziamenti) per poi continuare a inquinare esattamente come prima.
Siccome le regole ottuse sono il prodotto di menti ottuse, la possibilità che si perseveri di fronte a fallimenti lampanti sono alte. Infatti alcuni amministratori hanno posto l’ obbligo di utilizzo delle rinnovabili istallate per avere le licenze. Cosa è successo?
… immaginatevi i controlli ipertrofici necessari… con un battaglione di vigili urbani che piantonano le vostre caldaie per misurare l’a percentuale di utilizzo di quelle a pellet rispetto alle tradizionali…
Ma c’ è di peggio, lasciamo la parola all’ Ing. Palmer che ha recentemente restaurato l’ Elizabeth House:
… date le dimensioni dell’ edificio, per adempiere alla norma, abbiamo progettato una caldaia a biomassa con un deposito per il combustibile grande come una piscina di 25 metri… al fine di soddisfare il fabbisogno di (soli) 14 giorni (!)… Ho calcolato che per mantenere a livello il deposito con ciocchi di legno e truciolato dell’ IKEA fosse necessario che due camion di circa 40 tonnellate ciascuno facessero un viaggio settimanale dalla periferia fino al centro di Londra scaricando il contenuto nell’ area preposta…
A questo punto spero che anche gli entusiasti della legge Merton avranno smesso di saltellare gioiosamente e si siano messi in ascolto.
Altri inconvenienti? Le riparazioni.
… i proprietari dell’ edificio non saranno contenti di riparare costose apparecchiature… specie perché spesso sono tecnologie ancora poco mature… se qualcuno mette dei pannelli fotovoltaici che si guastano subito dopo la garanzia… è ben difficile che abbia voglia di mettere mano al portafoglio per sostituirli quando i finanziamenti sono ormai incassati e ha una caldaia tradizionale a disposizione…
Altri inconvenienti? L’ efficienza:
… una grande turbina eolica in cima alla collina puo’ essere anche efficace ma una piccola turbina sul mio tetto circondato da edifici più alti e messa lì solo per ottenere una licenza edilizia, lo è decisamente meno…  
Altri inconvenienti? L’ ottusa pervicacia nel perseverare:
… è possibile che persino l’ ambientalismo più sciagurato, se lasciato a se stesso, impari dai propri errori… ma le normative di governo, per loro stessa natura, tendono in qualche modo a essere impermeabili alle opportunità di miglioramento…
Altri inconvenienti? Trovateli voi, è facile!
Visto che casino? E per carità di dio non apro il capitolo tragicomico dell’ “etanolo” dove i “benintenzionati”, con tutto l’ apparato di regolamenti e contro regolamenti che si portano sempre dietro, hanno fatto una specie di strage degli innocenti.
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La carbon tax funziona perché non è un “progetto” ma si affida all’ evoluzione economica. L’ ideale per sciogliere nodi intricati. Questo almeno per chi crede che…
… l’ evoluzione è più intelligente di noi… lasciandola lavorare scatena milioni di esperimenti individuali volti al taglio delle emissioni di anidride carbonica per il solo motivo che tagliare le proprie emissioni fa risparmiare soldi…
La soluzione carbon tax non richiede di dare percentuali (sballate), di dare soglie (opinabili), di definire (arbitrariamente) cosa sia e cosa non sia “rinnovabile”, non verranno implicati giudizi arbitrari
… ma soprattutto, le apparenti debolezze si trasformeranno in punti di forza…
Esempi? Prendiamo un’ apparente debolezza: chi paga? Risposta semplice e sorprendente:
… non importa!…
Altra apparente debolezza: quali conseguenze (da un economia con carbonio ad alto costo)? Risposta:
… non lo sappiamo, e questo è il bello!… l’ evoluzione economica, inclinando il campo da gioco secondo nuove regole, cioé rendendo i "gas serra  più costosi, produrrà esiti inattesi… I governi non sono tenuti a scegliere modi specifici per salvare il pianeta ma solo a “inclinare il campo da gioco”…
Veniamo all’ ultima apparente “debolezza” della soluzione evolutiva, quella più sintomatica:
… il prezzo è qualcosa di cui teniamo conto tutti a prescindere dalla nostra coscienza ambientale…
Orrore: la coscienza ambientale non serve più per salvare il pianeta, basta soppesare prezzi e voglie, proprio come fa da sempre il buon vecchio consumista.
E che ce ne facciamo adesso delle vaccinazioni già pronte, dell’ esercito di maestrine premurose, dell’ insegnante missionario, dei guru verdi che pontificano sulla TV di stato e sull’ organo di Confindustria? Dei monopolisti del buon gusto? Che ce ne facciamo di un’ intera chiesa con tutti i suoi riti e i suoi chierichetti?
Risposta da dire con gli occhi: niente, li buttiamo nel cesso e tiriamo lo sciacquone.
La cosa puo’ dispiacere solo a chi considera la “coscienza ambientale” uno strumento per guadagnarsi l’ accesso a Paradisi post-moderni in cui San Pietro alza la sbarra solo a chi “ricicla & coibenta” a prescindere. Ecco, a tutti gli scornati del caso consiglio caldamente di indirizzare la loro prorompente spiritualità verso i meno evanescenti Paradisi della tradizione.
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