lunedì 1 febbraio 2016
Sul ragionevole dubbio
A weak penalty has very little deterrent effect — so little that it’s not worth convicting an innocent person over. But a strong penalty can have such a large deterrent effect that it’s worth tolerating a lot of false convictions to get a few true ones.
'via Blog this' Sulla pena equa. Una pena elevata aumenta il rischio del Sig. Media di essere incarcerato a lungo (sia che sia colpevole sia che sia innocente). Una pena bassa aumenta il rischio di subire il crimine. Qual è il livello della pena ottimale per il Sig.Media? Ecco, quella è la pena equa. Oltre al livello dobbiamo però fissare anche lo standard di condanna (ovvero la prob. che specifica il concetto di ragionevole dubbio). Il beneficio di pene elevate deriva dalla deterrenza che producono. Quali sono le pene che producono più deterrenza? Le pene che colpiscono i crimini pianificati a tavolino (e quindi calcolando anche le possibili pene). Dove la deterrenza si dispiega appieno diventa più conveniente punire un innocente, e quindi abbassare gli standard di condanna.
lunedì 21 settembre 2015
L'ingranaggio della libertà David Friedman - legge, crimine e tribunali
- È possibile privatizzare i tribunali?…
- Diritto commerciale: arbitrati. L'azienda rispetta la sentenza x proteggere la sua reputazione. Chi farebbe affari con chi elude gli accordi?…
- L'arbitrato è disponibile solo x dispute in cui preesistono dei contratti. E il tamponamento o il furto?…
- Problema: come difendersi dalla coercizione. Rimedi privati: lucchetti, antifurti, guardia del corpo. Agenzie private di protezione AP...
- Guerra tra AP? Troppo costosa: meglio un arbitrato tra AP...
- Chi fa le leggi? L'arbitro in concorrenza con gli altri arbitri. In teoria ogni coppia di AP sceglierebbe preventivamente un arbitro...
- Troppe fonti del diritto? Già oggi ce ne sono parecvhie: stato, città, regione...
- Esempio della pena di morte. Se nasce una controversia tra chi la offre ai suoi clienti e chi no? Da quale arbitro si va? Dipende dalla potenza economica di AP...
- Obiezione 1: nn si avvantaggerebbe il miglior offerente? Non è sempre un male, e qualora lo si faccia imbrogliando si perderanno i clienti...
- Ob. 2: la giustizia è unica (nn ci sono due leggi di gravità in concorrenza). Ok, ma possono esserci due ipotesi in concorrenza..
- Ob.3: troppa confusione. Se fosse un problema serio ci sarebbero incentivi ad adottare degli standard...
- Ob.4: e se le agenzie nn si mettono d'accordo?. Perderebbero tutto il business...
- Ob.5: instabilità. E' un problema reale, soprattutto psicologico...
mercoledì 9 settembre 2015
Legal reasoning - Steven Landsburg
- Gli uomini del diritto nn sanno stimare l' evidenza. Sottoposti ad alcuni esperimenti condannavano imputati con probabilità oggettive di colpevolezza inferiori rispetto a quelle degli imputati che assolvevano.
- La quantità conta, non si puo' basarsi solo sulla vaghezza. Che significa un'espressione come "oltre ogni ragionevole dubbio"?
- Per il giudice Blackstone il ragionevole dubbio sembra attestarsi al 98% (un innocente in carcere ogni dieci colpevoli fuori.
- Ma nella pratica dei tribunali gli standard sono vaghi, la stessa legge è vaga. Perché? Probabilmente per assicurarsi una buona dose discrezionale.
- La discrezione non ha solo risvolti negativi (realizzare abusi di potere) ma anche positivi: adeguarsi al contesto.
- Il colmo lo si raggiunge quando un tribunale sentenzia che le probabilità non possono avere un ruolo nella condanna dei cittadini. ma non esiste conoscenza pratica che non sia probabilistica!
- I cardini della pena giusta: alla ricerca dello standard ideale. Per calcolarlo occorre immaginare un contratto collettivo dove ogni cittadino mette sulla bilancia i benefici della deterenza con i costi di una probabile condanna (anche sbagliata).
- Alcuni principi conducno ad assurdità: per esempio quando si dice che ogni persona deve essere condannata per un reato specifico. E se due noti gemelli commettono contemporaneamente due omicidi? Nessuno potrà mai provare oltre il ragionevole dubbio chi ha commesso quale omicidio, anche in presenza di certezza assoluta di colpevolezza.
- L'economista ha una soluzione semplice (forse troppo)): rendere i giudici responsabili x le loro sentenze rinunciando a districare fortuna e merito. In fondo facciamo così con tutti, dall'agricoltore al ragioniere. perché il giudice dovrebbe essere esentato? Regola: quando lo sforzo è inosservabile si premiano/puniscono i risultati
- Movimento contro l' "obiezione vostro onore". La scienza ci dice che "tutto c'entra con tutto" quindi non esistono domande non pertinenti. Perché mai un giurato non dovrebbe leggere un giornale quando giudica? Essere immersi nella realtà fa solo bene.
- Ability to test evidence: il teorema di bayes esprime il metodo scientifico e ci dice che le apparenze contano eccome, conta l'abito, le scelte fatte in passato, l'avvocato che si sceglie per farsi difendere eccetera.
- Riformare le regole processuali: tutto deve essere ammesso.
- E per i procedimenti che si trascinano? L'affitto delle aule deve essere a carico degli avvocati.
- Tesi anti garantista: i criminali sono propensi al rischio e scambiano volentieri basse probabilità di condanna x alte pene. Sono i "probabili innocenti" che temono le pene basse comminate a tappeto.
- Il problema delle pene alte è anche un altro, sono criminogene in quanto non graduabili (esiste un limite verso l'alto): quando il tuo crimine è leggero lo aggravi senza problemi se la pena è molto severa in entrambi i casi.
- La pena di morte funziona? Secondo il suo massimo studioso, Ehrlich, sembra di sì. da notare che E. era comunque contrario per motivi etici.
- C'è poi il problema dei PM esosi sempre a caccia di condanne prolungate. Ma le carceri costano. Diamo allora un budget di anni da comminare, forse la scarsità di risorse si farà sentire anche per loro.
- La punizione corporale resta più economica e immediata rispetto alla detenzione. Il suo maggior vantaggio è che non ti manda in carcere, ovvero nell' università del crimine. In alcuni casi vale la pena di reintrodurla.
mercoledì 7 gennaio 2015
Fomentare il crimine
giovedì 2 maggio 2013
Punire il femminicida
giovedì 29 novembre 2012
Iudicium Aquae Fervantis
giovedì 4 agosto 2011
E il colpevole si dileguò
La riforma della giustizia secondo il neuroscienziato David Eagleman (determinista-ala dura):
“… il punto cruciale è che di fronte ad un crimine non ha più senso chiedersi “quanto conta la biologia e quanto conta la persona?”. questo perché sappiamo che non ha più senso disgiungere la biologia di una persona dalle decisioni che prende. Sono cose inseparabili…
… abbiamo un’ idea della “pena” che si fonda ancora sui concetti di ”intenzione” e “colpevolezza”… ma la moderna comprensione del cervello richiede un cambio di paradigma… il concetto di “colpevolezza” deve essere rimosso dal gergo legale… è un concetto del passato irriconciliabile con la rete genetico/ambientale che disegna i comportamenti umani…”
E’ una vera fortuna avere tra noi gente che parla chiaro. E auguri per il nuovo paradigma.
A proposito, il filosofo Saul Smilansky, senza tanti filosofemi, ha cominciato a dire che una simile svolta è impossibile. Dietro l’ angolo della “svolta” non ci sono che burroni.
Ma una scappatoia si offre: basta considerare la pena alla stregua di un trattamento sanitario obbligatorio.
Alcuni di noi sono nati del colore sbagliato e dobbiamo ridipingerli.
Non sarebbe la prima volta, pensiamo all’ inquisizione: si torturava per liberare l’ eretico dai demoni. Ovvero, per curarlo.
Il determinista deve farsi piacere questo paradigma. Cio’ che porta a delinquere è una malattia: la cura per il delinquente effettivo si chiama riabilitazione, quella per il delinquente potenziale si chiama deterrenza.
In questo modo si reintroducono di straforo elementi essenziali per tenere in piedi una società.
Ma affidarsi unicamente alla pura deterrenza (+ riabilitazione) risulta ripugnante al senso comune.
Rothbard sintetizza due classici punti d’ inciampo:
… il criterio della deterrenza implica degli schemi punitivi che la gran parte di noi giudicherebbe grossolani e ripugnanti… Per esempio, in assenza di legislazione molti di noi si asterrebbero spontaneamente dai crimini più orrendi, per esempio l’ omicidio… d’ altro canto potrebbero essere tentati da crimini insignificanti (per esempio il furto di un frutto sulla pianta)… se la funzione della pena si esaurisce nella deterrenza, una punizione più severa è richiesta per quei comportamenti illeciti a cui la gente da poco peso… il furto di una gomma dal tabaccaio da parte di un ragazzino dovrebbe essere punita con la morte… per l’ omicidio basterebbero pochi mesi…
… vorrei aggiungere che se la deterrenza fosse il nostro criterio guida sarebbe perfettamente legittimo che l’ autorità giudiziaria condanni chi sa essere innocente previa verifica dell’ esistenza nell’ opinione pubblica di un generalizzato sentimento di colpevolezza… la pubblica esecuzione di un innocente – purché la sua innocenza venga tenuta nascosta – avrebbe un effetto deterrente pari a quella di un colpevole,,, ma questo viola qualsiasi standard di giustizia concepibile…
… il fatto che chiunque consideri le due conclusioni precedenti come grottesche, per quanto soddisfino il criterio di deterrenza, mostra in modo palpabile che la gente è interessata a qualcosa di più che alla deterrenza…
lunedì 27 settembre 2010
I due ubriachi
Un bel casino?
E' la via maestra per pensare a quanto umano sia ammettere l' esistenza di un giudizio divino.
P.S. Spesso il non credente è parente del fondamentalista religioso: fa finta di non capire i reali problemi sollevati dalla religione equivocando pretestuosamente sul linguaggio, magari un po' naif, che la religione impiega per esporli ed affrontarli. In questo senso gli torna molto comoda una lettura fondamentalista (letterale) dei testi consultati.
giovedì 4 marzo 2010
Al di là di ogni ragionevole Ragione
Non così per la giustizia civile, qui per la condanna basta la "preponderante evidenza": non è, dunque, necessario raggiungere la certezza "oltre ogni ragionevole dubbio", ma è sufficiente affidarsi alla regola "più probabile che non" (insomma più del 50%).
Motivi di scetticismo verso il principio garantista sono già emersi, ora vorrei solo segnalare la sua incoerenza.
Immaginiamo una società in cui la Giustizia sia retta, tra gli altri, anche da questi tre principi.
Principio prudenziale: per il quale si accoglie il dettato del nostro art. 533 codice penale.
Principio proporzionale: la pena è proporzionale all' offesa (esempio, l' assassinio è punito con la morte).
Principio libertario: le violazioni procedurali, diversamente da quelle sostanziali, sono punite in via amministrativa (multa, ammenda...).
Non mi sembrano ipotesi particolarmente forti. Adesso faccio un caso concreto e mostro come un sistema del genere sia insostenibile.
1. Giovanni ha assistito ad una scena terribile: la sua figlioletta stuprata e uccisa da Giulio. Tra i due non è mai corso buon sangue.
2. Ora Giulio è sotto processo e Giovanni testimonia contro di lui.
3. Nel processo vengono presentate una serie di prove a carico e a discarico dell' imputato.
4. Il giudice assolve Giulio applicando il primo principio: non è possibile provare la sua colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio, per quanto l' evidenza a suo carico sia "preponderante".
5. Alla lettura della sentenza Giovanni si alza, estrae una pistola e stende Giulio.
6. Giovanni viene prontamente bloccato e consegnato alla Giustizia. Anzi, si consegna lui stesso considerato che basterà pagare una multa per tornare a casina.
Eh sì, non vedo alternative, infatti...
... 1) se Giulio non è un assassino, allora lo è Giovanni e... altro che multa; 2) se invece Giulio è un efferato assassino di minorenni, allora Giovanni - pur violando le procedure - nella sostanza si è limitato a fare giustizia e non puo' essere considerato a sua volta un assassino.
Chi giudica Giovanni, vincolato dalla sentenza emessa nel processo a Giulio, dovrà necessariamente scagionarlo limitandosi, al limite, ad infliggere un' ammenda.
Da notare che neanche se giudicassimo Giovanni adottando il criterio della "preponderante evidenza" potremmo mai condannarlo per assassinio, per quanto abbia ucciso un innocente!
Questa conclusione è decisamente insoddisfacente ma segue dall' applicazione dei tre principi cardine.
A quale principio rinunciare per ricondurre tutto al buon senso? Per un libertario la scelta è obbligata, rinuncerà al primo, quello che più rompe le balle, cosicchè il principio anti-garantista della "preponderante evidenza" troverà applicazione universale in un sistema coerente di regole.
link
N.B. ai sensibili faccio notare che l' ipotesi specifica della "pena di morte" non è un fattore necessario per costruire il paradosso. Se l' ho inserita nella storiella è solo per renderla più vivida.
lunedì 14 dicembre 2009
Punire la persona o punire i geni?
Domani, anzichè le attenuanti, secondo questa logica avremo delle vere assoluzioni. Non vedo alternative.
La cosa spaventa? Direi di sì, specie per chi considera la pena come una semplice soluzione etica.
Se un "atto" non implica volontarietà, non è più un atto "colpevole" e la persona che lo compie non merita di essere sanzionato.
Chi considera invece la pena come una soluzione economica, ha qualche chance in più di evitare questo baratro.
Per costoro punire i geni o punire la persona è indifferente, quindi queste attenuanti non hanno senso e la punizione piena resta giustificata.
Premia i cattivi e ne avrai sempre di più, puniscili e ne avrai meno. Vale per le persone, ma vale anche per i geni.
Mi fa particolarmente piacere notare che la medesima efficienza della giustizia la si ottiene postulando l' uomo come essere libero (a prescindere dai suoi geni). Ancora una volta felicità e libertà vanno a braccetto.
link
lunedì 16 novembre 2009
Qual è il proplema che affiligge la giustizia italiana?
E a chi spetta?
Ai magistrati.
Quindi il processo breve è un primo passo nella giusta direzione?
Sì, purchè il magistrato sia sanzionato quando scade un procedimento.
Qualche tabella: link
mercoledì 22 luglio 2009
Perchè non sono un garantista
Devo ammetterlo, l' argomento anti-garantista è anche il più convincente contro la pena di morte.
martedì 23 giugno 2009
Ma il partito politico delle Toghe Rosse esiste?
lunedì 15 giugno 2009
Quando è ragionevole punire la diligenza
E' giusto punire dei giudici diligenti che commettono errori in buona fede? Certo che no. Così come non è giusto punire i contadini diligenti i cui raccolti vanno male, oppure scrittori diligenti i cui libri non hanno successo. In una società ideale la diligenza sarebbe premiata ma ovunque si preferisce premiare i risultati. L' ingiustizia fa parte di ogni buon sistema d' incentivi. Una multa per i giudici non costituirebbe certo un trattamento "duro": ogni giorno fallisce un' impresa.
venerdì 5 giugno 2009
Quando l' empatia fa disastri
Chissà come mai chi è preso sempre dalle smanie di "tutelare il più debole" si guarda bene dal tutelare il più debole di tutti: l' invisibile.
when judges use empathy as part of their decision-making process, it leads them to focus on the visible victims of a law and to ignore the unseen victims of any proposed remedies
One can have compassion for workers who lose their jobs when a plant closes. They can be seen. One cannot have compassion for unknown persons in other industries who do not receive job offers when a compassionate government subsidizes an unprofitable plant
Rules are abstract... thhe purpose of the rules is to enable judges to resist the emotionally engaging temptation
Lezione mirabile. Cosa dovrebbe essere l' economista se non l' avvocato degli invisibili?
lunedì 1 giugno 2009
Giudici razzisti che piacciono ad Obama
Non parla il portavoce del KKK ma Sonia Sotomayor, il nuovo giudice in odore di razzismo che Obama ha insediato presso la Corte Suprema.
Errata Corrige: non "ariana" ma "latino-americana"; non "ebreo" ma "bianco". Non c' è più nulla da correggere
mercoledì 27 agosto 2008
Un ciccione ci salverà
- Un vagone senza controllo scende per i binari e investirà 5 persone che stanno sulla sua traettoria. Ma non siamo completamente impotenti di fronte alla tragedia poichè possiamo azionare uno scambio che farà scartare il vagone su un binario dove si trova un mite ciccione che a quel punto verrà sacrificato. Decidiamo di agire.
- Un vagone senza controllo scende per i binari e investirà 5 persone che stanno sulla traettoria. Ma non siamo condannati al ruolo di spettatori passivi. A fianco a noi mangia le sue patatine un mite ciccione che, se scaraventato sui binari, con la sua mole fermerà il vagone impazzito sacrificandosi. Decidiamo di spingere.
Chi agisce nel caso due è più colpevole di chi agisce nel caso uno?
Dal punto di vista razionale sembrerebbe di no. Sia chi "scambia" che chi "spinge" è causa diretta e volontaria della morte del ciccione. Qualora il giudizio sia di colpevolezza, costoro condividono il medesimo grado di colpa.
Ma probabilmente nel giudizio interviene una componente emotiva poichè è accertato sperimentalmente che chi "scambia" venga ritenuto meno colpevole che chi "spinge" (Philippa Foot: The problem of abortion and the doctrine of double effect; Marc Hauser: menti morali, come la natura progetta il senso universale della morale). L' esperimento è stato condotto presso tutte le popolazioni del pianeta con il medesimo esito.
Il caso è affrontato anche nel libro che sto leggendo di Michael Shermer: The mind of the market. Secondo l' autore un' emozione evoluta nel tempo ci fa ritenere più colpevole chi agisce direttamente sull' uomo che non chi agisce con l' intermediazione degli oggetti.
Oggi il caso di scuola è ripreso sul Corriere da Massimo Piattelli-Palmarini per affermare che esiste una morale universale di natura emotiva.
Non sono ancora convinto.
Trascurare il concetto di "entità della pena", il concetto di risarcimento e limitarsi a prendere in considerazione le categorie di "colpevole" e "innocente" facilità di molto l' approdo di Piattelli-Palmerini. Una vita è risarcibile? Se sì le cose cambiano e la ragione etica non puo' ancora essere accantonata.
sabato 23 agosto 2008
Una libbra di carne contesa
Se quelle che il grande Bardo mette in tavola sono le uniche carte a disposizione stiamo freschi.
Man mano che gli eventi evolvono cresce dirompente la mia simpatia per l' ebreo Shylock. Sono in sparuta ma buona compagnia, il critico Hazlitt è il più deciso del gruppetto e parla per tutti, secondo lui: "... S. è onesto nei suoi vizi, gli altri sono ipocriti nelle loro virtù...".
"Gli altri" sono il partito della pietà, un sentimento nobile che sembra in grado di giustificare qualsiasi infingimento. Le buone intenzioni appaiono destinate a scontare l' ingenuità economica del Cristiano che puo' quindi permettersi di perpetuarla in eterno. Ma l' ebreo non ci sta, per lui la giustizia è chiara e sopravanza la pietà: la libbra di carne che ha liberamente contrattato con il generoso sprovveduto deve essergli pagata.
Uno shylockiano ritiene che la vendetta dell' ebreo sia inappuntabile e condotta secondo le regole. La pretesa di S. stabilizza la società: è pur vero che vendetta chiami vendetta, ma lo è molto meno se si seguono le regole. D' altronde anche il perdono sollecita il male rendendolo conveniente.
Nell' Incarnazione cristiana avrebbe dovuto trasfondersi l' idea ebraica del Talione: è con la carne che si pagano i debiti (il Cristo morto in croce lo sapeva). Ma da qualche parte qualcosa è andato storto, il messaggio non si è trasfuso nella sua pienezza e la mentalità di molti cristiani è rimasta lacunosa sul punto.
Quando nella commedia questo saldo puo' essere evitato ai danni del disprezzato giudeo, abbiamo la sensazione che trionfi la pietà cristiana. Cio' sembra compiacere alla maggioranza che vede l' occhiolino dell' Autore.
Shakespeare ha il buon gusto di metterci davanti al naso anche l' ingrediente grazie al quale la pietà trionfa sulla ragione: il lubrico trucco legalistico, il viscido paralogismo di cui Portia è maestra incontrastata. Esempio: A. deve una libbra della sua carne a S. Ma non è possibile estrarre una libbra esatta, l' esito sarà sempre approssimativo e quando la giustizia non puo' essere perseguita che si cessi di farlo. "De minimis non curat lex", ecco l' elementare principio che Portia trascura per trarne vantaggio.
Hazlitt rassicura la nostra minoranza dicendo a proposito dell' avido ebreo S. "... che in ogni sua risposta c' è una forza argomentativa ineludibile..." e proseguendo sul discorso di Portia "... la perorazione pietistica è sublime ma nemmeno la potenza espressiva di Shakespeare risulta mai convincente...".
Fonte: William Ian Miller - Eye for asn Eye
venerdì 11 luglio 2008
Capitalismo dimezzato
Un Ospedale pubblico non incorrerà mai in simili comportamenti, per lui non esistono incentivi alla produttività. E' una lacuna fonte di tanti guai, ma in questo caso è una garanzia.
Possiamo ben dire che il "modello lombardo" sia ora sotto accusa e, poichè siamo in Italia, ad essere sotto accusa è il sistema capitalistico in genere.
Certo, un' accusa credibile non puo' fondarsi interamente su un caso o su pochi casi, occorrerebbero numeri più rappresentativi per il momento sconosciuti. La cosa che tranquillizza è il fittissmo andirivieni creato dal turismo medico che interessa la Lombardia. Chissà che ora non cessi di botto, bisogna pur essere coerenti.
Nelle mentalità conservatrici la presenza di un inconveniente viene subito sfruttata per reclamare il ripristino del vecchio. Sarebbe molto meglio sfruttarla per una messa a punto dell' esistente.
Togliere incentivi alla produzione di servizi medici non è un migioramento poichè saremmo da capo a dodici con i guai di prima che conosciamo bene.
L' incentivo produttivo è importante ma sono importanti anche i controlli. Nel caso della Santa Rita la "produzione" è colpevole di aver barato, ma anche i controlli sono colpevoli di inefficienza.
Certo che una buona riuscita delle soluzioni d' impronta capitalistica richiede anche una mentalità adeguata e partecipe, anche la cultura reclama la sua importanza. E da noi l' amore per le libertà economiche è piuttosto fievole.
Nel mondo, il sistema capitalistico ha sbaragliato i suoi concorrenti per l' efficienza che era in grado di mettere sul piatto.
Per i critici torna comodo dare molta enfasi all' efficienza produttiva, meno all' efficienza sui controlli. Si crea così un' immagine dimezzata del capitalismo che è molto comodo criticare.
Eppure c' è anche un' efficienza dei controlli, anche i controlli sono un' attività a tutti gli effetti: in un mercato senza fallimenti si crea un conflitto d' interessi e ciascuno controlla il proprio vicino. L' efficienza è garantita da una buona struttura degli incentivi.
Come una "produzione" sottratta alla mano pubblica guadagna in efficienza, così pure vale per l' attività di "controllo".
Il turpe caso del Santa Rita conferma: la produzione (privata) era efficiente (troppo), i controlli (pubblici) no. Una doppia inefficienza non ci fa fare rassicuranti passi in avanti.
Il conflitto d' interessi che consente un reciproco controllo non si realizzava per il semplice fatto che una delle parti era il pubblico e il pubblico, per definizione, ha interessi deboli da mettere "in conflitto".
Se a pagare la clinica fosse stata un' assicurazione privata forse le cose sarebbero andate diversamente. Forse il Brega Massone non l' avrebbe turlupinata tanto facilmente (anche se abbiamo appena visto come molti proletari abbiano buggerato le grandi banche americane in tema di mutui).
Insomma, bisognerebbe incentivare anche i controlli oltre che la produzione.
Come? privatizzandoli e offrendo delle taglie. Magari le associazioni dei consumatori potrebbero rivestire un ruolo che vada finalmente al di là della vuota chiacchera o della denuncia esplosiva che non esplode mai.
Da noi le "taglie" non vanno troppo di moda per il fatto paradossale ma non banale che sono fin "troppo efficienti".
Chi si impaurisce di questa efficienza dovrebbe poi trattenere le urla scandalizzate di fronte ai casi del Santa Rita.
Attenzione, un buon "conflitto d' interessi" offre controlli efficienti, ma non sono tutte rose e fiori: il prezzo della sanità sale. Se i rischi per le cliniche si alzano si alzeranno anche i prezzi, è naturale. In parte verranno pagati anche dall' utenza.
Precisazione: si alzeranno i prezzi ma non i costi. Molto semplicemente conosceremo il prezzo reale del servizio di cui godiamo. Se consideriamo come i prezzi finti siano sempre fonte di guai dovremmo essere contenti.
martedì 17 giugno 2008
Cap & trade a scuola e in tribunale
Lo scienziato triste ha la soluzione, si tratta sempre della stessa: fissare un minutaggio massimo per procura consentendo alle procure di negoziare tra loro i minuti.
Naturalmente la cosa funziona solo se i procuratori sono resi responsabili in base ai risultati. Oggi non sembra sia così.
I prof. con il tempo sono diventati troppo di manica larga danneggiando così i migliori allievi?
Lo scienziato triste ha la solita soluzione: fissare un budget di voti che ciascun professore puo' distribuire e introdurre forme di commercializzazione dei voti tra prof..
Gli alunni appartenenti ad una classe sopra la media sarebbero penalizzati. Ma lo sarebbero ancora di più se la "manica larga" non fosse disincentivata.
La cosa funziona, ma solo se i prof. sono responsabilizzati rispetto ad un risultato finale.
A proposito, ma perchè la "manica larga" danneggia i migliori? Semplice, se i voti si concentrano in alto, l' informazione che veicolano è dettagliata nel descrivere il profitto dei peggiori ma è molto scarsa nel descrivere quello dei migliori.