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giovedì 29 marzo 2018

Perché l'inscindibilità del matrimonio è tanto importante

Oggi ho imparato perché la Chiesa Cattolica, prima di Francesco, si sia tanto battuta per sostenere l'inscindibilità del matrimonio:
1) è un insegnamento che ha consentito di superare la concezione romana parificando i due sessi all'interno del matrimonio;
2) è un insegnamento che collega direttamente il cattolicesimo alle Scritture quando le altre confessioni cristiane hanno invece deciso su questo punto di deviare;
3) è un insegnamento che conserva coerente la metafora paolina della Chiesa come sposa di Cristo;
4) La fedeltà a questo insegnamento (eroico) è stata pagata a caro prezzo inimicandosi molte monarchie europee, a partire dall'Inghilterra di Enrico VIII.
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A New York Times columnist and one of America’s leading conservative thinkers considers Pope Francis’s efforts to change the church he governs.Born Jorge Mario…
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sabato 23 dicembre 2017

martedì 5 dicembre 2017

Sex and the City

Sex and the City

Che la donna stia sottomessa all’uomo!
Per Costanza Miriano le dure parole di Paolo possono essere riabilitate: la sottomissione della donna sarebbe da intendersi come un regalo spontaneo e fatto con amore al proprio sposo.
In effetti, nel nostro immaginario la figura della donna innamorata evoca potentemente l’altruismo e la dedizione. L’atto amoroso ce lo immaginiamo tutti come l’atto donativo per eccellenza, specie nella donna.
Ma per incrinare queste certezze  basta chiedere alle donne stesse: perché fanno l’amore?
Ormai girano diversi sondaggi, alcuni più attendibili di altri, quasi sempre le risposte sono… “impreviste”.
Innanzitutto le motivazioni sono 237.
Difficile pensare ad un maschio con tante mete da raggiungere… a letto.
Ma a colpire di più è il fatto che quasi tutte sianopara-egoistiche.
Dominano: la voglia di sentirsi bene, il cedimento ad un’attrazione, la voglia di fare esperienze, l’esigenza di dimostrare all’altro il proprio affetto.
Le motivazioni più classicamente “amorose” vengono dopo, ma neanche qui troviamo unautentico altruismo.
Troviamo piuttosto la voglia di esprimere il proprio sentimento, l’esigenza di dare sfogo ad un’eccitazione, il bisogno di dare una consistenza reale al proprio amore, la voglia di sentirsi in intimità, eccetera.
Seguono altre voglie di varia natura: la foia, il divertimento, la curiosità, il piacere, lo status, l’avventura…
La prima motivazione realmente altruistica è all’11esimo posto: la voglia di compiacere il proprio compagno.
A quanto pare la critica che viene rivolta spesso ad economisti ed evoluzionisti – ovvero di postulare un uomo egoista/invidioso – ne esce indebolita.
Se ad essere egoista è persino… la donna innamorata, ovvero l’emblema del dono.
D’altronde, gli uomini si lamentano continuamente delle loro compagne: 1/5 delle coppie stabili ha smesso completamente l’amore fisico.
Questa astinenza totale non sorprende, anche perché la donna è spesso attratta dacaratteristiche che lui snobba: profumo, umorismo, affidabilità, status.
Oltretutto, per la donna, il sesso è spesso strumentale, lo usa  per vendicarsi, per coltivare la sua immagine di donna esperta, per competere con altre donne, per ricattare o premiare il partner…
Inoltre, l’orgasmo femminile ha anche unafunzione selettiva: isola i compagni più pazienti e premurosi.
Una volta che l’accoppiamento è stabile una funzione del genere si perde.
Nella coppia il sesso si riduce perché si affievolisce la stima: il mistero e la mitizzazione dell’altro vengono meno con la frequenza quotidiana. Ma vengono meno anche molte competitrici.
Per l’uomo è un problema, anche perché parliamo quasi sempre di monogami di fatto!
Ma puo’ essere un problema anche per la società: la pedofilia, per esempio, sembra una pratica subentrata con l’avvento della monogamia, ovvero con l’accesso limitato alle donne.
Il tradimento non sembra una valvola di sfogo sufficiente. In genere lo si pratica quando il rapporto è alla deriva. Le uniche eccezioni sono 1) chi soffre d’ansia di prestazione all’interno del matrimoni e 2) chi si trova nelle condizioni compierlo senza rischi.
E’ singolare, comunque, che il tradimento non siapredetto dalla frequenza e dalla qualità dei rapporti sessuali nel matrimonio. Pesano di più altri fattori.
Man mano che il matrimonio procede, la donna si mette in cerca di potere contrattuale e raziona le dosi di sesso tenendoti sempre sul filo del rasoio.
All’inizio del matrimonio molte questioni devono essere contrattate più o meno implicitamente: chi si alza per i figli? Dove si va a vivere? Come ci si arrangia con i soldi? Il sesso diventa così un fattore importante che travalica le motivazioni più tradizionali e di facciata.
Il matrimonio puo’ essere visto ANCHE come uno scambio: lui offre assicurazioni, lei garantisce sesso. Ma un impegno del genere è sgradevole da esplicitare.
La mancata esplicitazione di solito favorisce la donna (anche per questo sono loro le più desiderose di sposarsi). La tipica umoralità nelle questioni legate al sesso puo’ essere vista come un espediente per trarre vantaggio dalla natura implicita del patto.
Il problema si potrebbe risolvere con la clausola delsesso obbligatorio all’interno del matrimonio.
Oppure rilassando le aspettative verso l’uomo; per esempio: nessun obbligo di dormire a casa.
Entrambe le soluzioni sono già state ampiamente adottate in passato.
Ma dovrebbero essere le donne ad attivarsi nella riproposizione, poiché se lo facesse l’uomo lancerebbe disastrosi segnali di sfiducia.
Ma il sesso è una strana bestia, non riusciamo mai a pensarlo in modo lineare. Esempio: rispettiamo sempre di più le prostitute (sex workers) ma non ammettiamo la programmazione sessuale.
Troviamo inammissibile offrire sesso per unabuona causa ma ammissibile offrire la propria vita.
Chissà perché?
Per noi è essenziale che si possa dire “no” anche all’ultimo momento. Il tabù impone che il contratto resti implicito affinché la donna possa specularci sopra.
Ovviamente non voglio parlare di complotti.
Si tratta solo di inclinazioni ereditate e che vengono da chissà dove. Ciascun organismo tende ad accaparrarsi dei vantaggi stando attento a non mandare all’aria l’equilibrio generale dell’ambiente in cui vive.
E a provarlo al meglio sono le inclinazioni in senso opposto, che pure esistono.
Un esempio preclaro: perché mai l’aborto selettivoè considerato una discriminazione anche da quelle femministe che con l’aborto non hanno nessun problema?
In fondo questa pratica, una volta adottata, è destinata a conferire molto più potere contrattuale alle future donne.
Forse che l’aborto selettivo lancia segnali inaccettabili? Forse. Sta di fatto che questo atteggiamento di condanna incongrua realizza un corto circuito tra segnali e sostanza.
Se davvero ci fosse un “complotto” delle donne sicuramente la sostanza prevarrebbe sulleformalità segnaletiche.
Le femministe stanno forse complottando contro se stesse?
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sabato 25 novembre 2017

Essere single è un lusso

Essere single è un lusso

Il matrimonio rende: taglia i costi e aumenta le entrate.
E’ da sempre – insieme all’etica del lavoro duro – l’arma segreta dei poveri, quella con cui mantengono il contatto con l’élite.
Sulla relazione tra redditi e matrimonio abbiamo già detto: sposarsi rende più che laurearsi, almeno per gli uomini.
Il taglio delle spese si deve al fatto che molti beni hanno un consumo non rivale: la casa, l’auto, la connessione internet, i libri, il cibo… Una volta che ci si separa occorre raddoppiare la spesa.
Questi vantaggi si catturano anche coabitando ma una relazione del genere è precaria e disincentiva gli investimenti seri.
Ma perché se il matrimonio è tanto conveniente sono proprio i meno abbienti a divorziare?
Forse perché sono più impulsivi, più irrazionali, fanno tanti errori. D’altronde sono poveri anche per quello.
Il matrimonio ti motiva, ti induce alla meditazione e ti spinge a dare di più.
Una medicina del genere è particolarmente preziosa per chi è impulsivo e beneficia di un minor autocontrollo, ovvero il povero.
Il declino dei matrimoni tra i poveri puo’ essere visto come un fallimento dell’economia neoclassica, quella dell’ homo oeconomicus.
C’è chi sostiene che lo stress da povertà induca all’errore ma è più probabile il contrario: se coltivi i giusti valori – tra cui quello famigliare – scegli bene, altrimenti fai una brutta fine.
La deregulation etica e il paternalismo welfarista potrebbero essere all’origine della sciagurata scelta dei poveri per una vita da single (ovvero una vita fatta di lussi).
Ma perché le persone sposate fanno più soldi?
1. Sono più in gamba.
2. Sono più motivati (lavorano di più).
3. Sono più credibili: il datore di lavoro si fida di più di chi si è dimostrato in grado di prendere impegni a lunga scadenza.
Congettura: 50-40-10.

Mogli e buoi dei paesi tuoi

Mogli e buoi dei paesi tuoi

Facilitare il divorzio ha ripercussioni sul valore del legame familiare e sulla composizione della coppia.
Quando il divorzio è facile conviene formare un capitale umano che abbia valore soprattutto fuori dalla famiglia. Questo per il semplice fatto che la famiglia potrebbe scomparire da un momento all’altro.
Quando si investe fuori dalla famiglia, il valore della famiglia decresce.
Oltretutto, il divorzio è costoso: laddove bastava una macchina ora ne servono due, laddove bastava una casa idem, laddove bastava una connessione internet idem.
Il costo nei beni di consumo non-rivali (come dicono gli economisti) esplode.
Essere single è un lusso e il divorzio produce single a ripetizione.
***
Effetti del divorzio facile:
1. Il fatto che la famiglia perda di valore lo vediamo dal calo dei matrimoni.
2. Il fatto che sposarsi diventi più rischioso lo vediamo dagli accoppiamenti più oculati.
***
Gli sposi sono sempre più simili: ricchi con ricchi, poveri con poveri, bianchi con bianchi, neri con neri…
Il divorzio facile rende quanto mai attuale il detto “mogli e buoi dei paesi tuoi”.
In sintesi il divorzio facile aumenta le diseguaglianze sociali.
Prima il matrimonio era un’arma attraverso cui gli ultimistavano a “galla”. Il divorzio facile scarica quest’arma.
Prima il matrimonio era un frullatore attraverso cui la società mescolava “alto e basso”. Il divorzio facile lo ha mandato in corto circuito.
Risultato: più diseguaglianza.
Una studiosa della questione è Ana Reynoso. Ha ricavato una solida evidenza sfruttando il fatto che nei cinquanta stati USA la legislazione sul divorzio facile, quando è entrata, è entrata in tempi diversi.
Fuori tema. Ecco un chiaro vantaggio del federalismo: l’autonomia consente di sperimentare e facilita la vita agli studiosi.
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lunedì 9 ottobre 2017

L'avo infoiato

L’avo infoiato

Siamo così sicuri che la famiglia tradizionale sia poi così tradizionale?
Siamo così sicuri che la famiglia targata “Mulino Bianco” si rinvenga in natura?
Direi di no, non ne siamo affatto sicuri.
Anche se  la narrazione tradizionale sembra favorire questa ipotesi, i dubbi in proposito sono consistenti.
Forse la famiglia tradizionale non è altro che una geniale invenzione. Tanto geniale quanto artefatta.
***
L’homo sapiens è una delle cinque grandi scimmie sopravvissute insieme a scimpanzé, bonobo, gorilla e orango. In particolare, insieme ai bonobo e agli scimpanzé, siamo gli arrapatissimi discendenti di un avo, sul piano sessuale, decisamente assatanato.
Ci sono solidi motivi per ritenere che le nozioni convenzionali intorno alla monogamia dell’uomo siano come minimo esagerate.
Probabilmente, il cambio di rotta rispetto alla nostra reale sessualità primitiva si è avuto solo 10000 anni fa in seguito alla cosiddetta rivoluzione agricola. Ma 10000 anni sono un’inezia nella storia evolutiva dell’uomo. La nostra vera natura sarebbe da ricercarsi quindi nel periodo precedente.
Una mentalità “complottista” a questo punto farebbe notare come l’approfondimento di questi temi imbarazzanti sia sempre stato silenziato dall’ autorità religiose, patologizzato dalla medicina ufficiale e ingegnosamente eluso dagli scienziati.
Sia come sia, l’ esito istituzionale di questa “trascuratezza” si è concretizzato nella cosiddetta “gabbia del matrimonio”, un’istituzione decisamente efficiente ma sessualmente frustrante e in grado di uccidere qualsiasi libido di partenza. Una soluzione di fatto fonte di tradimenti,  disfunzionalità, confusione e sensi di colpa. Non proprio il massimo. Nemmeno la monogamia seriale compensa, e rimane solo uno sfogo temporaneo ed inefficace.
Il matrimonio dipinto come la tomba del desiderio non è un’esagerazione. Per il maschio vincolarsi in quel modo è un duro colpo,  ma anche la femmina ne subisce un contraccolpo non da poco: chi vorrebbe dividere la sua vita con un uomo che si sente intrappolato e diminuito?
Lo sapevate che il 42% delle donne soffre di disfunzioni sessuali? Difficile pensare ad un “effetto naturale” quando le percentuali raggiungono certi livelli. E perché secondo voi il Viagra batte tutti i record di vendita anno dopo anno? Per tacere della la pornografia, un affare colossale su scala planetaria che rastrella solo in America dai 60 ai 100 miliardi di dollari all’anno. Perché un intrattenimento del genere dovrebbe fruttare tanto se il matrimonio fosse così appagante? Gli americani spendono molto di più negli anonimi locali di striptease che a Broadway. Sembrerebbe più “normale” godersi una sfilata di  donnine nude che qualsiasi altro spettacolo teatrale.
Il matrimonio tradizionale appare sotto attacco ma soprattutto non sembra opporre una grande resistenza. Si ha come l’impressione che la “finzione” non regga. Forse funziona solo per pochi privilegiati.
Prendiamo una categoria di persone al di sopra di ogni sospetto, un gruppo umano moralmente più affidabile della media: i preti cattolici. La Chiesa Cattolica ha pagato nel 2008 436 milioni di dollari in risarcimenti scaturiti dalle cause di pedofilia. Parliamo quindi di cedimento a “perversioni sessuali”, non di sfoghi fisiologici, lì per fortuna non c’è risarcimento da conferire. Forse la condizione del prete celibe non è tra le più conformi alla nostra natura, nemmeno quando ci riferiamo ad un’élite. La vita sessuale è negata ai preti, e, considerando che si tratta pur sempre di individui con una tenuta etica superiore alla media, ne ricaviamo che la tentazione a cui sono sottoposti è molto molto dura da reggere. Insomma, qualcosa che possiamo definire in molti modi ma non “naturale”.
La confusione tra ciò che ci viene detto e ciò che sentiamo dentro di noi crea un conflitto interiore che non fa bene.
Perché tanti divorzi? Perché così tante famiglie composte da un solo membro? Perché la passione evapora in così tanti matrimoni?
La società in cui viviamo spesso risponde solo a suon di “terapie”. C’è una patologia che va curata. Ed ecco allora sorgere la fiorente industria della “terapia di coppia“.
Viene il dubbio ci sia sotto qualcos’altro. Forse l’uomo contemporaneo comincia ad accusare lo sdoppiamento di personalità a cui è stato sottoposto: da un lato prova una spinta insopprimibile verso la  promiscuità sessuale, dall’altro sente di dover recitare in pubblico il ruolo del coniuge fedele a vita. L’industria dello spettacolo e del cinema conosce bene questo sdoppiamento e ci gioca da sempre.
Ci gioca anche Wall Street dove la pornografia, da Larry Flynt in poi, ha un posto d’onore. Che straordinario conflitto tra  proclami pubblici e  desideri privati! Lo constatiamo tutti i giorni, e vale per tutti : sia per l’uomo comune che per l’uomo famoso. L’ipocrisia sessuale sarebbe inspiegabile se il modello tradizionale di sessualità fosse davvero conforme alla nostra natura.
Si continua a dire che la monogamia è naturale e il matrimonio  un’ istituzione universale ma tutto questo non si combina con una serie di altre innegabili realtà
D’altronde, è facile dimostrare che gli esseri umani si sono evoluti in gruppi estremamente coesi, dove praticamentetutto era condiviso: cibo,  protezione,  cura dei bambini, rifugio… non si capisce bene come mai i piaceri sessuali non avrebbero dovuto esserlo.
Oltre a essere dei marxisti nati, probabilmente eravamo anche degli hippy nati.
Del collegamento  sesso-amore potremmo fare tranquillamente a meno, almeno a giudicare quanto accade tra le scimmie più vicine a noi e i popoli selvaggi che ancora oggi possiamo osservare nell’ Amazzonia.
A sostenere questa tesi c’è una montagna di evidenze circostanziate. C’è il confronto con i primati nostri cugini. Ci sono evidenze anatomiche altrimenti inspiegabili. C’è il nostro eccitamento per ogni novità sessuale che ci viene proposta. Ci sono anche taluni segnali  come la vocalizzazione copulatoria femminile, più conforme all’ipotesi della promiscuità.
Ci sono poi i punti deboli della narrazione comunemente accettata, che è bene allora riassumere brevemente.
***
Nella narrazione standard uomo e donna si cercano: lui è attento a bellezza e  gioventù. Lei invece è in caccia diricchezza e prestigio.
Ammesso che i due si piacciano, si mettono insieme in un’unione destinata a durare per sempre, o comunque a lungo.
Nel corso di questa unione non si può escludere che lei cerchi un po’ di divertimento anche altrove, per esempio con maschi geneticamente più dotati del marito.
D’altro canto, anche lui, una volta  garantita la certezza della paternità, non disdegna relazioni adulterine a breve termine.
Ma la narrazione standard non sembra affatto delineare una condizione naturale, quanto piuttosto un adattamento a particolari condizioni sociali emerse con l’avvento delle pratiche agricole e l’istituzione della proprietà privata.
Da un punto di vista evoluzionistico il tempo che ci separa dalla rivoluzione agricola è un istante nella storia dell’uomo, giusto il 5% sul totale.
Considerati i notevoli vantaggi in termini di ricchezza che all’umanità sono derivati da agricoltura e industria, il matrimonio può ben essere descritto come qualcosa di meritevole… ma non di naturale. Paradossalmente, la sua innaturalità lo rende un “sacrificio” ancora più apprezzabile.
Prima vigeva una società organizzata intorno alla divisione in parti uguali di tutto. Non che questo egualitarismo fosse dettato da ideali nobili, era piuttosto una necessità imposta per motivi di efficienza, un modo con cui l’ animale sociale  uomo minimizzava i suoi rischi.
Potremmo chiamarlo “egalitarismo selvaggio”.
Con l’avvento dell’agricoltura e della proprietà privata l’uomo ha cominciato ad organizzarsi intorno a gerarchie ben precise in grado di razionalizzare gli incentivi.
Agricoltura e proprietà privata cominciarono a rendere molto più accentuate le diseguaglianze e quindi anche la sorte della prole: diventava assolutamente necessario identificare la propria con precisione al fine di destinare senza errori i sacrifici di una vita e l’eredità cumulata.
In una società egualitaria, dove tutti i cuccioli della “banda” vengono cresciuti più o meno nella stessa maniera, non ci sono particolari eredità da “indirizzare”; se così stanno le cose,  perché mai gli individui dovrebbero privarsi di molteplici quanto occasionali relazioni sessuali dettate esclusivamente dal piacere del momento? E’ questo, oltretutto, un modo per rinforzare i legami e la coesione sociale.
Il nostro più antico antenato probabilmente era simile a un gorilla-maschio-alfa che scacciava tutti i suoi competitori per tenersi un harem di femmine. Tuttavia, la crescente capacità di cooperare ha messo in crisi il dominio del singolo  aprendo il suo harem anche agli altri maschi. Le gerarchie sono praticamente sparite, e ogni volta che mostravano di riformarsi la coalizione delle potenziali vittime tornava ad azzerarle.
Per la narrazione tradizionale questo è anche il momento in cui si forma la “coppia duratura“. È vero, talvolta si discute se prediligere l’ipotesi della monogamia o quella della poligamia, senza che si prenda mai in seria considerazione l’ipotesi complessivamente più calzante – ma anche più scandalosa – della promiscuità.
Quel che sappiamo è che la società di cacciatori in cui i nostri avi sono vissuti era di piccole dimensioni e altamente egalitaria, pressoché tutto veniva condiviso: dalla carne all’allattamento dei piccoli, si trattava di gruppi  dove praticamente non esisteva privacy. Il comunismo delle società preistoriche non è messo in discussione da nessun studioso serio, da quel che mi risulta.
È plausibile quindi  ipotizzare che la spartizione si estendesse anche all’attività sessuale. Perché escluderla? Perché non prenderla nemmeno in considerazione favorendo invece l’ipotesi della monogamia? Questo non si capisce bene. Ovvero, lo si capisce molto bene alla luce delle trasformazioni sociali originate 10000 anni fa con l’avvento dell’agricoltura e la conseguente necessità di propagandare una gestione della sessualità senz’altro più rispondente a quel contesto.
Oltretutto, esploratori, missionari e antropologi che nell’era moderna hanno avuto contatti con  popolazioni primitive sembrerebbero supportare la visione di un’umanità lussuriosa e sfrenata.
Se passate un po’ di tempo con i primati più vicini a noi noterete le femmine di scimpanzé avere approcci sessuali con dozzine di maschi differenti ogni giorno.
Guardate poi alla diffusione della pornografia, o anche solo a quanto sia faticoso mantenere una relazione sessuale monogama. Ma davvero qualcosa di naturale può risultare tanto innaturale?
Ci sono poi le nostre caratteristiche anatomiche. Il maschio hatesticoli molto più grandi di quanto un primate monogamo  abbisogni, si tratta di organi che penzolano in modo vulnerabile fuori dal suo corpo, laddove, per contro, la temperatura aiuta a preservare uno sperma sempre pronto ad essere eiaculato in modo efficace. Mostra anche un pene enorme se paragonato a quello degli altri primati, sia per lunghezza che per spessore,  oltre all’ imbarazzante tendenza a raggiungere precocemente l’orgasmo. Il seno prominente e pendulo della femmina, non necessario per l’allattamento, è un altro segno ambiguo. Impossibili da ignorare sono anche i gemiti della donna durante il rapporto: probabilmente un invito ai  maschi lontani; anche la capacità di avere orgasmi seriali supporta l’idea di promiscuità sessuale.
Con la rivoluzione agricola e un’economia più produttiva diventa cruciale poter identificare il proprio erede. Così come i confini terrestri devono essere ben definiti, anche i confini nella prole non devono lasciare adito ad equivoci.
La grande trasformazione lascia sul campo dei perdenti: la donna, che da questo momento diventa una reclusa. Ma anche per l’uomo le cose peggiorano: lo stress del carceriere è talvolta superiore a quello del carcerato. Senza dire che il povero maschio a questo punto deve immolarsi per difendere la sua preda dalle insidie esterne.
Un’altra grana per l’uomo deriva dal doversi procurare uno status sociale adeguato, infatti da ora in poi la donna non lo prenderà più nemmeno in considerazione se poco dotato da quel punto di vista.
La sessualità dell’agricoltore è voyeuristica, repressiva, omofoba e  focalizzata sulla riproduzione. Sembra il motto vetusto di una comune hippy ma è anche l’ipotesi scientifica che fa quadrare molti conti.
La terra deve ora essere posseduta, fatta fruttare e trasmessa alle generazioni future. Ma non alle generazioni future in generale, bensì solo ed unicamente ad una generazione futura ben identificata.
La narrazione standard insiste che la certezza della paternità sia sempre stata della più grande importanza ma francamente i motivi addotti a supporto di questa ipotesi sembrano debolucci.
D’altronde, la ricerca antropologica è ricca di esempi di società dove la paternità biologica è di scarsa o nulla importanza. Chi pensa ad una sessualità promiscua non ha problemi a spiegarselo, ma gli altri?
Possiamo concludere riassumendo così:  il nostro avo era sessualmente molto attivo e libero secondo un canone di promiscuità ribaltato poi nel corso della del periodo “agricolo”; a questo punto la cultura ha agito in modo da introdurre la coppia fissa e il matrimonio, istituzioni più confacenti al nascente regime di proprietà privata. Considerati gli enormi benefici in termini di prosperità e ricchezza per la nostra specie ha ricevuto da questa nuova condizione, specie dopo la rivoluzione industriale, non smetteremo mai di ringraziare quella fetta di umanità che si è sottoposta ad un simile giogo. Tuttavia, non dobbiamo nemmeno rinnegare che  un sacrificio non conforme alla nostra natura profonda sia stato introdotto.
MONOGAM