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lunedì 29 giugno 2009

La Libertà in cerca della sua sorellina.

Nel post precedente sul tema ci siamo divisi secondo due approcci che tento di sintetizzare.

1. La Libertà è intimimamente legata alla Verità. L' allucinato che segue le sue chimere non puo' per questo dirsi libero.

2. Libertà è fare tutto cio' che si vuole senza che gli altri interferiscano.

Il secondo approccio non individua dei valori, e io lo preferisco. Tutti capiscono e si dispongono al dialogo, non solo chi condivide con me una certa nozione di Verità.

Inoltre, si evita il tiro alla fune: la discussione si fa subito meno retorica poichè non si tratta più di accaparrarsi un valore, bensì di attribuirgli dei limiti.

Il mio limite preferito è questo: ciscuno di noi nasce con pari diritti inviolabili (vogliamo chiamarli naturali?). Sarebbe bene che questi diritti siano pochi, in modo da lasciare più spazio possibile alla discussione. Sarebbe ancora meglio se ne esistesse uno solo.

Fortunatamente c' è un diritto che risponde a questa caratteristica e, oltre ad essere evidente, massimizza la libertà: è il diritto di proprietà.

Ciascuno di noi puo' ben dirsi proprietario del proprio carpo fin dalla nascita. Quale persona di buon senso lo negherebbe?

Oltretutto, il diritto di proprietà massimizza la libertà di scelta poichè è un diritto assoluto, ovvero: non stabilisce a priori relazioni con gli altri lasciando che sia solo il consenso reciproco a plasmarle.

Il binomio fruttuoso non è dunque Libertà e Verità, bensì Libertà e Proprietà. Solo le ultime due sono consanguinee.

Davide mi ha criticato bollando il mio approcco come "misero". Non so bene cosa intendere con l' aggettivo "misero", anche se lo posso intuire e, in parte, essere d' accordo.

Penso comunque che la Libertà così intesa si riscatti a posteriori, quando diventa uno strumento di ricerca della Verità. pensiamo solo alle scienze. E magari approda a quelle verità che noi, per un eccesso di zelo, avevamo bruciato ponendole a priori e pregiudicando il consenso di molti.

P.S. Le distanze tra 1. e 2. forse non sono così abissali, perlomeno quando 1. sfocia nella verità dei Comandamenti. Fateci caso, se si eccettuano i comandamenti legati ai "desideri", tutti gli altri possono essere considerati una parafrasi del diritto di proprietà.

giovedì 25 giugno 2009

Vota il teorema del secolo

Elenco e volgarizzo i papabili.

1. Teorema di Nash (o dell' equilibrio): tra parti razionali in inconflitto esiste un equilibrio strategico che comunque non coincide sempre con l' equilibrio ottimale.

2. Teorema di Godel (o dell' incompletezza): ogni linguaggio coerente e sufficientemente complesso è sprovvisto di una fondazione logica (contiene proposizioni indecidibili).

3. Teorema di Coase (o della distribuzione casuale dei diritti): dove i diritti sono trasferibili senza costi, l' attribuzione iniziale degli stessi è indifferente.

4. Teorema di Arrow (o dell' impossibilità): non esiste un sistema elettorale che garantisca l' elezione del candidato preferito dalla maggioranza.

5. Teorema di Aumann (o del disaccordo impossibile): dopo una discussione dai tempi finiti, due interlocutori onesti e ragionevoli saranno d' accordo su tutto.

6. Teorema di Quine (o dell' empirismo radicale): non ha senso distinguere le proposizioni sintetiche da quelle analitiche.

7. Teorema di Braess (o delle strade): a parità di volumi di traffico, aprire una nuova via in un sistema stradale puo' portare ingorghi crescenti.

8. Folk theorem (Aumann): l' esito di una strategia altruistica in un gioco spot è il medesimo rispetto a quello ottenuto da una strategia egoistica in un gioco ripetuto.

Personalmente voto 3 con una certa convinzione. E' sorprendente e controintuitivo. E poi ha avuto un' utilità non indifferente che fa capolino in quasi tutte le questioni rilevanti della modernità e della convivenza. Come se non bastasse, toglie il "diritto" dalle mani dei giuristi per renderlo più comprensibile e razionale. Anche i piani di studi delle facoltà di giurisprudenza si sono adeguati. Un' altra categoria spiazzata sono i moralisti.

2 è geniale e ha risolto una lunga diatriba tra i logici-matematici, senza però influire granchè altrove. Resta comunque una formulazione di concetti abbastanza intuitivi e già prima si agiva un po' come se fosse valido.

1 è senz' altro il frutto di una "beautiful mind" ma nella conclusione negativa mi sembra un caso speciale di 3.

4 è molto bello e ideale per fare "giochini sorprendenti", ma vale quanto detto per 2.

5 sorprende, ma la vita continua come prima. 6 è eludibile: chiameremo "verità naturali" cio' che prima chiamavamo "verità a priori".

Notata la prevalenza di economisti-matematici? E' un regalino per Davide. Comunque la lista è allungabile (previa motivazione)

mercoledì 3 giugno 2009

Sempre più buoni

La Storia migliora il sapere e l' impulso etico dell' Uomo?

Benjamin Friedman: sì, l' uomo è sempre più ricco materialmente e questa ricchezza è legata a standard etici più elevati. Lo sviluppo economico rende una società più aperta, tollerante e democratica.

Benedetto XVI: no (qui il passaggio della Spe Salvi commentato da Carron a cavallo tra p.1 e p.2), il sapere scientifico è cumulabile ma quello etico no. Il fatto è che in ogni sua scelta la libertà dell' uomo si "rinnova" ripartendo da zero.

Forse hanno ragione tutt' e due: la ricchezza materiale non "migliora" eticamente l' uomo, si limita a rendere meno costose (più comode) le scelte auspicabili.

Ne discenderebbe un corollario interessante: favorire l' arricchimento materiale della società sarebbe "in sè" una scelta etica oltrechè economica.

giovedì 30 aprile 2009

NO-NO-SI' (SI'-SI') - NO

I dilemmi etici sono divertenti, ma possono essere anche utili. Per esempio, misurano la coerenza delle posizioni assunte in quei casi concreti che per analogia possono essere ricondotti ai casi di scuola.



DILEMMA 1. Un vagone sfreccia fuori controllo sui binari, finirà inevitabilmente per investire e uccidere un gruppo di venti persone tra adulti e bambini. Tu hai la possibilità di manovrare gli scambi e dirottarlo verso un binario dove passeggia quel fannullone di Giovanni, ideale vittima sacrificale. Che fai in conformità alla tua morale? Azioni lo scambio?



DILEMMA 2. E che fai se l' unico modo per scampare il gruppo consiste nel prendere di peso Giovanni e scaraventarlo sotto il vagone in corsa in modo da rallentarlo? Procedi?



DILEMMA 3. Le tue risposte restano invariate se anzichè Giovanni ci fosse un replicante di Giovanni? Eventualmente, come cambierebbero?



DILEMMA 4. Le tue risposte restano invariate se anzichè Giovanni ci fosse un clone di Giovanni? Eventualmente, come cambierebbero.



6 minuti a disposizione. Via.



Per quel che mi riguarda: NO-NO-SI'(SI'-SI')-NO.



Però ci vuole del pelo sullo stomaco.



Ora non riesco bene a giustificare le mie risposte. So solo che farei ricorso a queste mie personali credenze:



a) la vita è sacra;



b) si puo' peccare con azioni e omissioni ma nel secondo caso non si possono commettere crimini;



c) il clone ha un' anima, il replicante no.



Non c' è che dire, sono credenze problematiche quelle che mi levano d' impaccio. Forse sono tutte minoritarie oggigiorno.



Già che ci sono, una parola solo sulla credenza c). Perchè il replicante non avrebbe un' anima?



Forse perchè puo' essere "spiegato" risalendo alle decisioni del suo costruttore. Anche gli elementi casuali in base a cui agisce oroginano sempre da quelle decisioni. Per il clone le cose stanno diversamente: interviene un manipolatore, non un costruttore. Mi rendo conto che questa spiegazione non ha nessuna portata pratica poichè il replicante potrebbe essere percepito esattamente come un clone.

mercoledì 22 aprile 2009

Cervello e interiorità

Se penso, "qualcosa" accade nel mio cervello. Chi puo' negarlo?



Cio' non significa che quel "qualcosa" sia il mio pensiero. Oppure che quel "qualcosa" sia causa del mio pensiero.



Quanto è difficile fare questa semplice distinzione! E come semplificherebbe il dibattito intorno ai progressi delle neuroscienze.



Solo un' opzione metafisica postula il legame tra il "pensiero" e il "qualcosa".



L' empirista puro rinuncia a questa opzione, io invece la faccio: tra la supposta "causa" e il supposto "effetto" ci metto il Libero Arbitrio.



ESPERIMENTO MENTALE 1: un bottone funge da terminale ad una serie di cavi collegati ai miei lobi frontali. Premendo quel bottone il mio cervello assume un certo stato e io "alzo il braccio".



In questo caso alzare il braccio non è una libera scelta. Ma non si puo' nemmeno dire in generale che quando alzo il braccio lo faccio perchè nel mio cervello si è creato un "qualcosa". Potrei anche alzarlo perchè lo voglio alzare.



Il fatto che premere un bottone crei "qualcosa" nel mio cervello non significa che quel "qualcosa" possa crearsi anche altrimenti, magari grazie all' azione del Libero Arbitrio.



In altri termini: l' esistenza del libero arbitrio è un postulato filosofico che non puo' mai essere confutato, a meno che non si ricorra ad un altro postulato filosofico altrettanto inconfutabile: esistono solo "interazioni materiali" misurabili statisticamente. Si faccia attenzione: trattasi di vera opzione metafisica e non di semplice agnosticismo metafisico.



Ma all' orizzonte c' è qualcosa di più preoccupante.



ESPERIMENTO MENTALE 2: il dott. X dice che tutti noi siamo "pre-detetrminati" e mi sottopone un' equazione la quale predice che tra un minuto alzerò il braccio. Infatti, dopo un minuto, alzo il braccio.




Non trovo che questo esperimento mentale minacci seriamente l' esistenza del Libero Arbitrio. Infatti è molto più verosimile un finale diverso: io, con gran godimento personale, non alzo il braccio confutando l' equazione del menagramo! Dopodichè procedo al gesto dell' ombrello.



E se il dottore tenesse celate le sue previsioni? Allora, molto semplicemente, la sua equazione deterministica non sarebbe in grado di sfidare il mio Libero Arbitrio avendone la meglio.



Spesso l' empirista si bea dicendo: i miei argomenti sono osservabili, nulla si svolge al di fuori del nostro controllo.



Ma anche l' esistenza del Libero Arbitrio è osservabile. Anzi, io trovo la sua presenza lampante, persino più evidente di certe micro cause materiali. Certo, diversamente dall' empirista ritengo che anche la Ragione possa rilevare l' esistenza di "qualcosa". I sensi non hanno il monopolio in questo campo.



Quando l' empirista tenta la sortita finale osserva come il Libero Arbitrio sia solo una mera convenzione attraverso cui noi ci spieghiamo il mondo.



Se mi metto nei suoi panni cio' non è affatto una critica: tutta la conoscenza per lui è convenzione (è la sua opzione metafisica), anche il legame statistico che lega due eventi materiali. A questo punto si lasci sopravvivere una convenzione che ha dimostrato di servirci bene. Personalmente la trovo di gran lunga preferibile rispetto alla convenzione per cui saremmo tutti dei morti-viventi telecomandati. Se poi questa "convenziome" non la consideriamo tale ma la consideriamo una "realtà", funziona ancora meglio.

Silenzio! Parla l' antidogmatico

La "modernità" sembra aver individuato un nemico, sempre lo stesso: il dogma. Ogni discussione etica si arena puntualmente con l' accusa di dogmatismo che l' acculturato rivolge al vecchio bacucco.



Ma cosa viene opposto al "dogma"? Molto spesso il nulla. Un mero istinto e la convinzione di essere "dalla parte della libertà e della tolleranza". Roba insomma con la quale non è facile intrattenere una proficua discussione.



Altre volte invece spunta una filosofia pragmatista che io chiamerei "utilitarismo": la soluzione migliore è quella che più conviene: calcoliamola.



Anche l' utilitarismo ha però i suoi problemini.



Per chiarirli al meglio basta ascoltare un utilitarista "serio", uno che non fa sconti, un tipo rigoroso che non arretra davanti a niente e non è mai disposto ad indossare maschere: Robin Hanson.



Con il buon Hanson dovrei simpatizzare, è un libertario doc, eppure lascia di stucco quando parla. Perchè? Ma proprio perchè non conosce dogmatismi di sorta e non smette mai di "calcolare". E' un vero tipo "moderno" e se simpatizzo con lui non è certo per le sue posizioni libertarie quanto piuttosto per l' assoluta mancanza di ipocrisie nel condurre in porto i suoi argomenti.



Ascoltarlo fa bene perchè l' uomo moderno puo' finalmente ascoltare se stesso quando non è impegnato ad accusare la controparte di avere la mente sbarrata nel "dogma". E la cosa capita tanto raramente che non bisogna farsi sfuggire l' occasione.



Vogliamo parlare di Auschwitz?



L' antidogmatico Hanson nota che "a fare problema" sia il fatto che non ci fossero "abbastanza nazisti": dopotutto se ci fossero stati 6 trilioni di camicie brune disposte a pagare 1 dollaro per il massacro di fronte a 6 milioni di ebrei disposti a pagare ciascuno "solo" 100.000 dollari per evitarlo (scommessa razionale), l' olocausto sarebbe stato l' esito ottimale.



La realtà brucia, viriamo verso mondi di fantasia. Lo sconcerto però non cambia: al mondo esiste solo Hannibal (un cannibale milionario quanto famelico) e un commerciante di schiavi che possiede 10.000 orfani poveri in canna. Per Hanson in questi casi il migliore dei mondi possibili è quello in cui Hannibal si compra tutti i bambini e se li magna. Fine della storia. Vi è piaciuta? Non è granchè ma non fa una grinza.



Spero che l' antidogmatico senta bene cosa sta dicendo (si lui, lui... perchè Hanson è solo la sua "bocca"), Hanson non sbaglia mica i "calcoli" e dalla sua testa escono i pensieri che "bisogna" pensare una volta che si è smesso per stanchezza di denunciare la presenza di "dogmi" nell' ottusa testa degli altri.



P.S. segnalo il blog di Hanson, una miniera inesauribile di idee e di rigore imperturbabile.

venerdì 17 aprile 2009

Prendersi in giro e vivere felici

L' umorale (eufemismo) Roberta De Monticelli sul "male":



... reagire sentendo in sè l' urgenza di una ricerca sulle radici del "male"...



... ma anche la consapevolezza che non arriveremo mai a "comprendere"...



Che la filosofa odi il pensiero lo sapevamo, ma l' operazione che propone sembra davvero possibile solo a chi è disposto a prendersi parecchio in giro: fare una cosa che, si sa già, non approderà mai a nulla.



Il riferimento sembra Giobbe. Uno che di sicuro non è partito con la consapevolezza che non avrebbe compreso!



Ascolta la trasmissione.

giovedì 16 aprile 2009

Libertà contro Efficienza

Dibattito.

L' efficienza rende credibile e neutrale chi la propugna. Eppure non è accettabile visto che avanza soluzioni a dir poco assurde in molti casi specifici.

martedì 7 aprile 2009

Schizofrenia

Givanni è censurato dalla politica che gli impedisce di esprimere la sua opinione. Pensa subito al "regime".



Giovanni non puo' slacciarsi la cintura di sicurezza quando è nella sua macchina, e neppure fumare nel suo ufficio. Pensa subito di trovarsi in un paese civile.



Eppure si tratta della stessa persona!



Alcuni convivono felici con schizofrenie di tal fatta. Io no.



La mia educazione dai 20 anni ad oggi è consistita coprattutto nel tentativo di eliminare questa incongruenza che penso derivi dall' educazione ricevuta fino ai 20 anni.



Quanto tempo perso.

venerdì 27 marzo 2009

Incoerenze morali

SCENA PRIMA: Giovanni ha una grande idea che frutterà parecchio in termini di denaro, la propone a Pietro, CEO di una grande multinazionale. C' è un inconveniente: la realizzazione dell' idea comporta gravi forme di inquinamento per l' ambiente. Ecco la reazione di Pietro: dell' ambiente non mi frega niente, passiamo pure all' azione.



SCENA SECONDA: Giovanni ha una grande idea che frutterà parecchio in termini di denaro, la propone a Pietro, CEO di una grande multinazionale. Oltretutto la realizzazione del progetto avrà ricadute positive sull' ambiente. Ecco la reazione di Pietro: dell' ambiente non mi frega niente, si passi immediatamente all' azione.



Chi assiste alla prima scena giudicherà Pietro un delinquente ambientale. Eppure, con una strana asimmetria di giudizio, assistendo alla seconda scena difficilmente sarà disposto ad assegnargli la palma di eroe dell' ecologismo.



Per delinquente intendo colui che compie un crimine in modo doloso, al contrario, eroe è chi aglisce in modo intenzionale per il bene.



Che le cose andranno così è facilmente prevedibile ed è già stato anche dimostrato. E' un classico errore di giudizio morale.



Si realizza in molte situazioni, per esempio: la multinazionale che alza i prezzi per scaricare sui consumatori l' aumento dei costi viene giudicata "avida". Ma, giustamente, quando li abbassa per riflettere una diminuzione dei costi, non viene certo giudicata "generosa".



Link.

sabato 10 gennaio 2009

L' inconveniente di escludere l' anima

Ragionare sull' uomo escludendo un concetto come quello di anima comporta degli inconvenienti. Ogni discriminazione cessa infatti di essere incongruente.

Per esempio, non dovrebbe più destare scalpore la ghettizzazione dell' uomo-topo.

Conclusione non banale se formulata da chi vede l' uomo come una materia auto organizzata.

Solo il dualismo garantisce quindi in via di principio uguaglianza di diritti. E d' altronde nasce proprio con quello scopo.

"... The mess starts when we abandon an old religious idea...";

"... This puts us in an awkward position. We call ourselves egalitarians, yet we deny the equality of conceived humans...";

"... if we deem some people less human than others, does it lead us back to the bad old days of racism?We don't like to face such questions...";

"... I've got my own contradictions to sort out: that it's wrong to eat animals but not meat...";

"... I'm still working my way through the puzzle of equality...".

Auguri! Per ora il tentativo di uscire dal labirinto sembra proprio agitare una colossale "mess".

Complimenti comunque a chi, ficcatosi nel ginepraio, non si acceca pur di evitarne la constatazione.

giovedì 13 novembre 2008

La Religione ci rende più buoni?

Si.
Sì.
No.
No.
Dipende. La Religione sviluppa credenze ontologiche, credenze morali e pratiche comunitarie. Quando queste ultime prevalgono allora l' effetto positivo è più evidente.

Riassuntino.

martedì 23 settembre 2008

L' etica come reazione chimica

Non che ce ne fosse bisogno... in ogni caso il libertario riduzionista Schermer lo dice con chiarezza a pagina 185: secondo lui ogni precetto etico consiste in un circuito di reazioni biochimiche che vengono innescate nel cerebro da particolari "scosse" elettriche.

Osservazione: nel momento in cui una persona ragionevole scopre che l' etica si risolve in una reazione chimica, deve ritenersi svincolato da ogni osservanza. Perchè mai non dovrei soddisfare i miei più biechi desideri? Forse per una questione di scosse elettriche? Ma siamo matti, quella mi piace e me la prendo! Giunti a questo punto le ipotesi per raddrizzare l' approccio fisicalista sono fortine.

Quindi: se l' etica consistesse "solo" in una reazione chimica, molto semplicemente, sarebbe destinata a "non funzionare". Difetto che un funzionalista giudicherebbe "molto grave".

Se questa critica radicale vale per il funzionalista, gli altri, gli assetati di Verità, possono permettersi di scartare l' ipotesi? Bè, per loro un approccio del genere è inservibile poichè in un discorso simile la parola "verità", molto semplicemente, non trova posto. Chi crede poi che "verità" e "funzionalità" vadano a braccetto, ha ulteriori motivi per respingere la proposta scientista.

mercoledì 10 settembre 2008

Esternalità epistemologiche

Direttamente dal blog libertario di Liberty First ecco una discussione a cui ho preso parte. Mi sembra di un qualche interesse per ribadire come la nostra scelta epistemologica (ovvero, cosa intendiamo quando parliamo di "scienza") si riverberi poi in molti altri campi che vanno dalla religione alla politica.

martedì 2 settembre 2008

Paternalismo libertario

Penso proprio che mi procurerò l' ultimo libro di Richard Thaler e Cass Sunstein, l' argomento m' interessa.

Fare i libertari è tanto divertente perchè puoi concederti il lusso della coerenza e del rigore. Ma è anche un po' noioso perchè tutto si esaurisce in più o meno ingegnose elucubrazioni, è difficile l' applicazione integrale di quei principi.

Ecco allora che ci si pone il problema di dove sia meglio "cedere", di quale sia la strada più proficua da imboccare per trovarsi a mezza via con i propri avversari ideologici.

Già in passato mi sono espresso accettando alcune forzature in tema di informazione. Perchè è sull' informazione che punterei.

Ho l' impressione che la teoria del "Paternalismo Libertario" che Thaler/Sunstein mettono a punto vada nella medesima direzione.

I due puntano tutto sulla "possibilità di scegliere", però constatano anche come la capacità di giudizio dei soggetti soffra di lacune ineliminabili, d'altronde sono due "economisti comportamentali".

Come conciliare le due cose? Basterebbe mantenere sempre libera la scelta ma imporre alcune modalità di default per presentarla nel modo più trasparente al candidato. E via con gli esempi, si va dalle formule del "silenzio assenso", ai caratteri delle clausole contrattuali, alla disposizione degli alimenti nei centri commerciali eccetera. Chi offre deve attenersi a delle modalità di presentare la propria merce in modo da non sfruttare i bias cognitivi dei clienti.

Certo che questo è il modo migliore per rinforzarli quei bias, per evitare che l' evoluzione lavori al fine di correggerli. inoltre sudo un po' freddo a pensare che una cosa del genere venga lasciata in mano ai politici. Mi vedo già spuntare un bias al giorno a seconda delle convenienze. Ad ogni modo i politici hanno già in mano tutto.

Naturalmente un libertario rigoroso va a nozze criticando i mille proibizionismi impliciti nel "paternalismo libertario". Io invece lo salverei considerandolo semplicemente una scelta politica più che una teoria rigorosa. Ma forse è meglio che aspetti per toccare con mano cio' di cui sto parlando.

mercoledì 27 agosto 2008

Un ciccione ci salverà

  1. Un vagone senza controllo scende per i binari e investirà 5 persone che stanno sulla sua traettoria. Ma non siamo completamente impotenti di fronte alla tragedia poichè possiamo azionare uno scambio che farà scartare il vagone su un binario dove si trova un mite ciccione che a quel punto verrà sacrificato. Decidiamo di agire.
  2. Un vagone senza controllo scende per i binari e investirà 5 persone che stanno sulla traettoria. Ma non siamo condannati al ruolo di spettatori passivi. A fianco a noi mangia le sue patatine un mite ciccione che, se scaraventato sui binari, con la sua mole fermerà il vagone impazzito sacrificandosi. Decidiamo di spingere.

Chi agisce nel caso due è più colpevole di chi agisce nel caso uno?

Dal punto di vista razionale sembrerebbe di no. Sia chi "scambia" che chi "spinge" è causa diretta e volontaria della morte del ciccione. Qualora il giudizio sia di colpevolezza, costoro condividono il medesimo grado di colpa.

Ma probabilmente nel giudizio interviene una componente emotiva poichè è accertato sperimentalmente che chi "scambia" venga ritenuto meno colpevole che chi "spinge" (Philippa Foot: The problem of abortion and the doctrine of double effect; Marc Hauser: menti morali, come la natura progetta il senso universale della morale). L' esperimento è stato condotto presso tutte le popolazioni del pianeta con il medesimo esito.

Il caso è affrontato anche nel libro che sto leggendo di Michael Shermer: The mind of the market. Secondo l' autore un' emozione evoluta nel tempo ci fa ritenere più colpevole chi agisce direttamente sull' uomo che non chi agisce con l' intermediazione degli oggetti.

Oggi il caso di scuola è ripreso sul Corriere da Massimo Piattelli-Palmarini per affermare che esiste una morale universale di natura emotiva.

Non sono ancora convinto.

Trascurare il concetto di "entità della pena", il concetto di risarcimento e limitarsi a prendere in considerazione le categorie di "colpevole" e "innocente" facilità di molto l' approdo di Piattelli-Palmerini. Una vita è risarcibile? Se sì le cose cambiano e la ragione etica non puo' ancora essere accantonata.


mercoledì 6 agosto 2008

Un uomo generoso

John esce da Messa come tutte le Domeniche, non ne perde una ormai da anni. Esce da lì con tutta la sua famiglia. Ha cinque figli e oggi, come d' abitudine, anche i due sposati raggiungono il padre e la madre per pranzare con le loro consorti tutti insieme nel giorno della festa. Si fanno quattro chiacchere sul sagrato, sempre le stesse. Nel mirino ci sta stanno, come al solito, il governo e i politici, la lamentela sulle tasse è un "must".
***
Ecco in queste poche righe il ritrattino sociologico di un uomo generoso. Di un uomo propenso a donare tempo e denaro agli altri.

Sono le conclusioni a cui giunge Arthur Brooks, forse lo studioso che più sa trattare i numeri relativi al volontariato, alla filantropia e alle donazioni private.

Sto leggendo il suo libro, vedi sul "comodino" del blog. Certo, lui si occupa degli USA. Ma consideriamo che gli USA sono il paese di gran lunga più generoso dell' Occidente, e faccio tutte le proporzioni del caso.

Secondo la sua indagine, tre sono i fattori che meglio predicono la generosità di una persona:

- lo spirito religioso;

- la vocazione famigliare;

- l' atteggiamento scettico verso ogni redistribuzione governativa.