Visualizzazione post con etichetta fede/ragione. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta fede/ragione. Mostra tutti i post

martedì 28 febbraio 2017

Fede & Ragione

Titolo scontato?
Evitiamo allora di entrare nel merito, di misurare col bilancino quanta fede c'è nella ragione e quanta ragione c'è nella fede. Guardiamo invece all'uomo religioso e all'uomo razionale. Si tratta di due tipi che possono convivere nella stessa persona?
Si occupa della faccenda Scott Alexander nel saggio “Analytical Thinking Style And Religion".
Recentemente Gervais e Norenzayan hanno pubblicato uno studio dal titolo eloquente: " Analytic Thinking Promotes Religious Disbelief". Descrizione del loro primo esperimento...
... They make some people take the Cognitive Reflection Test (CRT), a set of questions designed so that intuition gives the wrong answer and careful thought gives the right one. Then they ask those people a couple of questions about their religious beliefs (most simply, “do you believe in God?”). They find that people who do better on the CRT (ie people more prone to logical rather than intuitive thinking styles) are slightly less likely to be religious...
Esito...
... religion is associated with intuitive thinking styles, atheism with logical thinking styles...
Proseguivano poi constatando che un certo "priming" analitico (roba tipo osservare a lungo la scultura di Rodin "Il pensatore"!) diminuiva la credenza religiosa dei partecipanti.
Sentite una certa puzza di bruciato? Ebbene, l'hanno sentita anche i ragazzi del Reproducibility Project,  i quali hanno rifatto l'esperimento senza riuscire a replicarne i risultati. Anzi, ottenendo risultati negativi....
... replication of Study... It was essentially negative;... two out of their three measures of religion, there was no significant rationality/ atheism correlation... on the third it was much smaller than the original study, so small it might as well not exist.... Then they move on to their replication of Study 2... This is the one with Rodin’s The Thinker.... They found no effect of sculpture-viewing...
In realtà Gervais e Norenzayan hanno condotto contestualmente altri tre test che confermavano l'esito dei primi. Tuttavia...
... studies 3, 4, or 5. But Studies 3 and 4 have been investigated by a different group in a slightly different context (CRT on liberal/ conservative) and they find that the prime doesn’t even work...
***
Uno si chiede: che c'è di strano? È solo uno dei tanti esperimenti di psicologia che non si riesce a replicare. Sappiamo tutti che la psicologia ha un tasso di replicabilità degli esperimenti molto basso, molto più basso rispetto all’economia per esempio...
... Seven bajillion vaguely similar priming-related studies have failed replication before. Now it’s seven bajillion and one...
Di strano c'è che si tratta di un esperimento piuttosto semplice, difficile da falsificare o da “sbagliare”.
Di solito gli studi non replicati hanno caratteristiche differenti...
... My usual understanding of why these sorts of studies go wrong is a combination of overly complicated statistical analysis with too many degrees of freedom, unblinded experimenters subtly influencing people, and publication bias... These studies don’t have overly complicated statistical analysis. They’re really simple...
In questo caso tutto è abbastanza lineare...
... Do a randomized experiment, check your one variable of interest, do a t-test, done...
Publication bias? Difficile. Oltre ai 5 esperimenti di cui si è detto ci sono anche due esperimenti pilota con risultati simili. Con così tante prove condotte un publication bias è difficile.
Un problema di proxy?...
... A commenter brings up that they used different measures of religious belief in each study,..
Forse, ma...
***
Il fatto cruciale non è tanto che il Reproducibility Project non ha saputo replicare gli esiti, quanto il fatto che - come lo stesso RE ha dichiarato - la replica fallita si è avuta invece in abbondanza attraverso studi simili e successivi...
... Pennycook et al (2016) does a meta-analysis of all the work in this area. He finds thirty-five different studies totaling over 15,000 subjects comparing CRT scores and religious beliefs. Thirty-one are positive. Two of the remaining four detected an effect of the same magnitude as everyone else, but didn’t have enough power to prove it significant. The remaining two negative studies are delightful and deserve to be looked at separately...
Gli unici due studi non allineati sono quello di McCutcheon e altri "Analytic Thinking Related To Celebrity Worship And Disbelief In Religion?", e Finley e altri " Revisiting the Relationship between Individual Differences in Analytic Thinking and Religious Belief: Evidence That Measurement Order Moderates Their Inverse Correlation".
Finley nota una cosa interessante...
... if you measure rationality first and then ask about religion, more rational people are less religious... But if you measure religion first and then ask about rationality, there’s no link...
Quasi che fosse all’opera una sorta di “priming”.
Ma la risposta è pronta...
... Pennycook responds by pointing out seven other studies in his meta-analysis that ask for religion before...
***
Riepiloghiamo… 
... 31 good studies finding an effect and 2 good studies not finding it...
Di fronte a questi numeri facciamo pure la tara con le misure standard di “publication bias”, le conclusioni non mutano.
Tuttavia, può darsi che quel che è vero per gli universitari/cavia non sia vero per le altre categorie di persone. Anche qui la risposta è pronta...
... No. Browne et al look at 1053 elderly people’s CRT scores and religiosity, and find the effect at the same level...
C'è forse qualche interazione strana tra IQ e razionalità (che non sono la stessa cosa)? È l'idea di Razmar e Reeve...
... it’s not that more rational people are less religious, it’s that smarter people are both more rational and less religious...
Ma il solito Pennycook risponde prontamente...
... both IQ and CRT are independently correlated with irreligion...
L’IQ sembra più correlato con l’ateismo, ma anche la razionalità lo è.
***
Farei piuttosto un’altra osservazione: la credenza religiosa non è unica, ce ne sono tante. Anche la stessa credenza religiosa può essere vissuta in modi diversi: formalmente, l’assidua vecchina con la terza elementare sempre presente in Chiesa in prima fila e Alvin Plantinga credono nello stesso Dio. Diciamo che gli “dei” sono molti e la gran parte di loro è decisamente naif. Tra i credenti i "semplici" sono sovra-rappresentati, in questo modo gli studi appena visti si spiegano facilmente. Anzi, mi sarei aspettato una differenziale ancor pèiù marcato.
***
Ma c'è qualcosa di ancora più interessante che emerge in questi test da laboratorio…
... religious people take less time to solve problems, even when both sets of people get the right answer...
Questo cosa può indicare?...
... the idea that people naturally gravitate toward ideologies that match their level of cognitive complexity. Thus, according to this position, religious ideologies are less complex than secular ones, and, as a consequence, more likely to be held by less cognitively complex individuals...
Sbrigare velocemente una faccenda – nella quale ci si dimostra competenti - significa non appassionarsi troppo ad essa, non attribuirle troppa importanza.
Diciamo che i credenti prediligono soluzioni più semplici (rischiando il semplicismo), gli atei soluzioni complicate (rischiando l'astrusità). Questo a prescindere dalle loro capacità cognitive e dalla correttezza della soluzione fornita.
Sia il credente che l'ateo di pari abilità prendono rischi, ma in questo senso hanno preferenze diverse: il credente preferisce rischiare di presentarsi come ingenuo, l'ateo come virtuoso difensore di cause perse.
Tra chi è più propenso all'ingenuità e chi è attirato dalle cause perse, è il secondo a mostrarsi più “innamorato” della razionalità (fino a sconfinare nel sofistico).
Ammettiamo che davanti ad un problema io abbia due scopi: 1) trovare la soluzione e 2) mostrare la mia potenza cognitiva. Tenderò a sbagliare per eccesso di astrusità. Ammettiamo invece che il mio duplice obbiettivo davanti ad un acrostico sia differente: 1) trovare la soluzione 2) togliermelo dai piedi il più presto possibile. Tenderò a sbagliare per semplicismo. Questo postulando che sia il primo che il secondo candidato diano lo stesso numenro di risposte esatte.
***
Un’ ultima considerazione sociologica: le battaglie culturali, di solito, sono combattute da un 20% della popolazione, quella mediamente più istruita e intelligente. L’ 80% della popolazione è gregge conformista. Ammettiamo che l’élite (20%) si divida in due partiti: atei (10%) e religiosi (10%). Al momento – supponiamo - i religiosi prevalgono, per cui la popolazione è prevalentemente religiosa (90%). E’ chiaro che in questa fase l’ intelligenza media del partito religioso – annacquata dai “conformisti” - è inferiore a quella del partito ateo. Ammettiamo infine che fenomeni epocali (secolarizzazione) spostino lentamente gli equilibri con una trasmigrazione dei conformisti da un partito all’altro: si invertirebbe anche lo squilibrio tra intelligenze medie. A questo punto una domanda pertinente è: a che punto siamo con la secolarizzazione?
***
In sintesi: 1) nello spettro delle soluzioni religiose quelle semplici sono sovrarappresentate, 2) lo stile cognitivo  di una persona la attrae verso soluzioni più o meno complesse, 3) con chi stanno i conformisti al punto in cui siamo nei processi di secolarizzazione?
I tre punti spiegano forse la natura del nesso tra razionalità e fede, così come viene registrato dagli studiosi.
***
Cosa portarsi a casa da tutto ciò?
... cognitive skills… probably increases likelihood of being an atheist and decrease the likelihood of being religious... The effect size seems pretty small... IQ probably also increases likelihood being an atheist... Openness To Experience...make people less fundamentalist... There’s no good evidence that “priming” analytical thinking style can make you more or less religious...
***
Questi studi lasciano sempre un dubbio: la credenza religiosa si porta sempre dietro un'intera cultura, un coacervo di fattori descrivibile solo con mille variabili. In questo senso la procedura random trial può non essere sufficiente a "ripulire" il campo dalle possibili interferenze.
Questo è tanto più vero quando il confronto è tra paesi anziché tra singoli. C'è chi vede una maggiore propensione all’ateismo per le nazioni caratterizzate da una migliore educazione e da un IQ medio più elevato.
Tuttavia, i fattori in gioco sono molti. Una nazione ricca, ad esempio, può dedicare maggiori risorse all’istruzione, venendo dunque caratterizzata da una cultura e da un QI medio più elevati. Allo stesso tempo la maggiore ricchezza può ottenere l’effetto di una minore religiosità.
Scrive Roberto Raggi commentando lo studio “Are Highly Theistic Countries Dumber? Critiquing the Intelligence-Religiosity Nexus Theory” di  Amir Azarvan…
... l’ateismo è correlato a fattori come l’avere un trascorso di dominio comunista, il maggiore reddito procapite, la libertà religiosa (di per sé positiva ma si pensi alle molte nazioni islamiche dove la religiosità è garantita e quasi imposta dallo stato), all’istruzione superiore (che può predisporre a un maggiore materialismo). Ma l’ateismo non risulta direttamente correlato in maniera significativa al QI medio...
Inoltre, ci sono studi -   Manuale di religione e salute (Oxford University Press, 2012) - che segnalano un nesso tra credo religioso e rendimento scolastico. In casi del genere, però, il ruolo dell’intelligenza potrebbe essere secondario.
Ultimo input tanto per sottolineare ulteriormente la complessità del legame tra fede & ragione: segnalerei il lavoro di Flannelly–Galek-Kytle-Silton: “Religion in America--1972-2006: religious affiliation, attendance, and strength of faith”. I credenti americani con una fede più intensa sono anche i più istruiti
… Level of education was... directly related to frequency of religious service attendance and strength of faith among those who were affiliated...
Questo a prescindere dal fatto che gli atei siano mediamente più istruiti dei credenti.
rodin_theThinker

venerdì 23 dicembre 2016

Il divorzio tra scienza e fede

Abbiamo visto che probabilmente esiste un Dio, che probabilmente coincide con il Dio cristiano e che, anche se parliamo di un Dio d’amore, la presenza del male sulla terra è giustificato. Un Dio del genere probabilmente ci starà vicino facendosi uomoallevierà la nostra condizione, ci indicherà un modello di perfezione conservandolo intatto nel tempo e rendendolo vivo. Ma l’uomo contemporaneo sarà in grado di intenderlo utilizzando la sua ragione?
A quanto pare le difficoltà non mancano.
Il divorzio fede/ragione si è consumato secoli fa patrocinato da spiriti illustri come Hume e Kant.
Oggi la frattura resta di fatto insanabile anche se gli argomenti originari si presentano a noi come vetusti, almeno secondo il Richard Swinburne di "Why Hume and Kant were mistaken in rejecting natural theology".
Ma cos'è esattamente la teologia naturale, ovvero la base razionale della fede?...
... arguments from evident features of the natural world to the existence and nature of God...
Non è indispensabile padroneggiarla per vivere a fondo la fede ma è uno strumento a disposizione del dubbioso. Oggi che viviamo tra i dubbi sarebbe doppiamente preziosa ma su quella tradizione è stato gettato un discredito che perdura...
... this whole tradition became discredited among philosophers as a result of the similar arguments put forward by Hume and Kant about the bounds to what humans could understand and know...
L'intelletto secondo Hume...
... all our ‘ideas’ are compounded of simple ideas, and that all simple ideas are derived from ‘impressions’...
Tutto il nostro sapere nascerebbe da impressioni meramente sensoriali...
... since, he assumes, humans have impressions only of certain sensible kinds, we can have ideas only of certain kinds...
Poichè le impressioni sono di un certo tipo, le idee sensate che possiamo concepire sono solo di un certo tipo. Esiste quindi un chiaro limite a ciò che possiamo conoscere.
Oltre ad avere un'idea delle cose materiali, possiamo concepire dei concetti che costruiamo combinando le idee di base...
... since, he assumes, humans have impressions only of certain sensible kinds, we can have ideas only of certain kinds...
Il motto di Hume ha un' origine medievale...
... nil in intellectu quod non prius in sensu...
L'approccio di Hume nega gli universali, il che crea situazioni piuttosto problematiche visto che noi ci serviamo continuamente di universali…
... Suppose Hume has impressions of what are in fact eighteenth- century European humans. These impressions can give rise to an idea applicable to and only to eighteenth-century European humans. But they could also give rise to an idea applicable to and only to humans of any time and culture, and also to an idea applicable to and only to persons (i.e. any rational beings, including for example Martians)...
Ogni conoscenza legittima è specifica.
Ma vediamo in concreto come Hume tratta, per esempio, il concetto di "causa"...
... Hume claimed that we derive our idea of ‘cause’ from impressions of ‘constant conjunction’...
Noi costruiamo i concetti grazie alla logica induttiva, e la cosa è evidente nella costruzione del concetto di "causa".
È un concetto rilevante per la teologia naturale poichè Dio è causa dell'universo.
Ma Dio è unico e inosservabile. Se conosciamo attraverso l'induzione come sarà mai possibile conoscere l'esistenza di un Dio unico e inosservabile? Cosa ci vorrebbe secondo Hume?...
... It would seem to follow that we would have to have observed many acts of will of many gods...
Il fatto è che nella filosofia di Hume tutto è unico e la conoscenza solo specifica. In questo senso non potremmo mai conoscere nulla: anche due atomi sono fondamentalmente diversi se considerati nello specifico: per assimilarli al fine di applicare l’induzione noi istituiamo necessariamente delle analogie...
... we can certainly speculate about states of atoms causing other states of atoms, even if we cannot learn much about causation at the atomic scale...
Di fatto Hume ricorre all'analogia per costruire il concetto di causa poichè accomuna realtà che giudica analoghe (esempio due atomi distinti)...
... But if the concept of causation is a concept of regular succession, it is plausible to suppose that it is meaningless even to speculate about single causes, causes which caused effects even though no similar objects causes similar effects...
A questo punto è bene aggiungere che noi sperimentiamo la causa anche in altro modo trascurato da Hume: osservando noi stessi.
Se alzo la mano so di aver causato io questo gesto, almeno fino a prova contraria (principio di credulità).
... Our primary awareness of causation is then an awareness of an agent (oneself)...
Ora è chiaro che se istituiamo un'analogia (operazione che a parole Hume non consente ma che di fatto fa per non ricadere nel nichilismo) tra uomo e Dio, noi possiamo elaborare poi su quest'ultimo concetto.
Magari l’analogia tra uomo e Dio non è fedele come quella tra due atomi ma poco conta: la cosa si riflette sulle probabilità non sulla possibilità di conoscere.
*****************************************************************
Molti errori di Hume sono stati ereditati da Kant, anche se in questo caso parliamo di un filosofo più sofisticato.
L'intelletto concepito da Kant è fatto di intuizioni e categorie, la conoscenza con una fonte interiore non è quindi negata...
... inputs to our mental life are ‘intuitions’ and that these are interpreted by concepts... categories yield knowledge only insofar as they can be applied to such intuitions...
Il sapere dell’uomo nasce dall'applicazione delle categorie interiori all’intuizione che ci forniscono le esperienze possibili.
Dio non rientra tra le “esperienze possibili”, quindi non possiamo farne oggetto di ragionamento applicando ad esso il concetto di causa.
Prima domanda: cosa sono le “esperienze possibili”, ovvero gli “oggetti logicamente possibili”?
Domanda lecita visto che l’esempio fatto da Kant stesso è palesemente errato. Parla infatti di spazio “spazio unico”…
… we can represent to ourselves only one space…
Ha in mente lo spazio della geometria euclidea. Eppure i matematici hanno concepito come possibili e hanno ragionato a lungo su spazi non-euclidei. O si tratta di vaneggiamenti o Kant ha torto.
Ma aver sbagliato esempio non confuta di per sè la tesi gnoseologica di fondo. Vediamo una formulazione alternativa…
…  claim that since only the conditioned could be an object of possible experience, we can have no knowledge of the ‘unconditioned’… various attempts to acquire knowledge of the unconditioned land us in irresoluble conflicts…
Poiché non possiamo esperire l’incondizionato, quindi non possiamo parlarne. Segue elenco delle antinomie.
E qui arriviamo alla sostanza: quando Kant dice che “non possiamo conoscere” afferma di fatto che non possiamo conoscere con certezza. Ma oggi noi sappiamo che tutta la conoscenza è probabilistica.
Elencando le antinomie della ragione pura si afferma che ad ogni tesi emerge un’antitesi plausibile. Vero, tuttavia è possibile attribuire probabilità diverse a tesi ed antitesi.
Il Big Bang è un evento che non osserveremo mai ma che possiamo ipotizzare in modo plausibile. Anche un universo infinito è un’ipotesi possibile ma date certe leggi che osserviamo nell’universo la prima ipotesi resta più probabile.
Non sappiamo cosa abbia causato il Big Bang, tuttavia possiamo conoscere la sua realtà dagli effetti che ha prodotto….
… We do not have to suppose that every event of which we have knowledge has a cause
Kant sottovaluta il concetto di probabilità
… not have a clear idea of what are the criteria for observed data making probable a theory about the unobservable…
Si tratta di un concetto che combinato con l’analogia ci consente di conoscere cio’ che non possiamo osservare.
Kant morì nel 1804, peccato. Peccato perché con la teoria atomica di Dalton anche la scienza cominciò a postulare enti inosservabili attribuendo loro certi effetti… .
 It was only in 1803 that the first version of an atomic theory of chemistry was proposed by Dalton which gave –by the criteria I expounded – a very probable explanation of the details of observed data (such as the fixed ratios by weight in which substances combined to form new substances). Before Dalton theories about the unobservable were simply unevidenced speculations. Since Dalton, scientists have produced evidence making probable detailed theories not merely about things too small, but about things too big, too old, and too strange to be observed. Kant had great respect for the physical sciences; if he had known of their subsequent history, he might have acknowledged great scope for human reason to acquire probably true beliefs about matters far beyond the observable…
Siccome Kant ammirava le scienze fisiche, questa loro evoluzione lo avrebbe portato a rivedere la sua filosofia della conoscenza. Una revisione che probabilmente avrebbe riabilitato la teologia naturale.
 
ragione

venerdì 18 settembre 2015

Elogio della fede

Quando scelgo di caldeggiare una certa dottrina economica mi comporto esattamente come quando devo scegliere il dio in cui credere.

Soppeso l'evidenza e le ragioni che stanno dietro le varie ipotesi per poi selezionare la più probabile.

Si chiama "scelta razionale", e non nego in essa giochino un certo ruolo anche aspetti soggettivi. La razionalità non esclude affatto la soggettività, basterebbe avere in mente la natura della probabilità per capirlo.

Nella seconda fase metto da parte la ragione per far entrare in campo la fede, a questo punto comincio a credere sul serio nella bontà della mia scelta.

Domanda: ma perché la fede dovrebbe avere un ruolo in tutto questo, non basterebbe limitarsi a "scegliere" senza tirarla in ballo?

No, per almeno due motivi.

Innanzitutto per un motivo privato: è più piacevole credere che avere dubbi, specie quando l'atto di dubitare non è una mera finzione intellettuale. I dubbi, se autentici, sono fonte di ansia, di inquietudine, di angoscia. La credenza è una roccia su cui si costruisce meglio.

Poi per motivi pubblici. Avete presente quel fenomeno psicologico che va sotto il nome di "growth mindset"? Gli psicologi hanno notato che chi è fatalista è anche più pigro di chi non lo è, e questo indipendentemente dal fatto che il mondo sia determinato. Credere a qualcosa ti rende più attivo ed energico, ti fa adempiere meglio al tuo compito indipendentemente da quanto sia fondata la tua credenza e quando sei inserto in una comunità questo fatto si riverbera a beneficio di tutti. Certo, magari il "tuo compito" è sbagliato e "adempierlo al meglio" amplifica i danni, ma qui torniamo al problema del calcolo razionale di cui sopra.

Questo elogio della fede non deve nasconderne i pericoli: le verifiche razionali vanno fatte periodicamente e questa operazione pio' essere resa difficile da chi si rilassa troppo.



p.s. chi notasse il parallelo tra economia e religione potrebbe ritenere che io supporti l'idea per cui l'economia non sia una scienza. Non è detto che le cose stiano in questi termini, potrei invece supportare l'idea che nella scelta di fede la mentalità scientifica pesi parecchio.


mercoledì 8 ottobre 2014

Credenza e Conoscenza

Un tempo si pensava di poter distinguere la CREDENZA dalla CONOSCENZA.

La CREDENZA, diversamente dalla CONOSCENZA, è un sapere non fondato su prove. Al limite sull’ evidenza.

Io CONOSCO la verità su X solo se posseggo una CREDENZA GIUSTIFICATA intorno a X.

Edmund Gettier mandò in crisi questa impostazione dimostrando come  un soggetto puo’ avere una credenza giustificata di X senza conoscere X.

Ecco un esempio:

Immaginiamo che Smith nutra una forte credenza nei confronti della proposizione f (riferita al suo amico Jones), dove

f = Jones possiede una Ford.

Smith ha solide giustificazioni per la sua credenza: Jones ha sempre posseduto una Ford e ha più volte espresso la sua passione per le Ford. Inoltre, Smith ha visto Jones girare con una Ford nuova fiammante.
In realtà la Ford con cui gira Jones è presa a noleggio, non è sua. Tuttavia, proprio l’ altra settimana Jones ha vinto una Ford alla lotteria, anche se al momento è dal meccanico per una revisione.

A partire da queste premesse, si viene a creare una situazione di questo tipo circa f:

1) f è vera;
2) f è giustificata;
3) Smith non conosce f

L'argomento mostra quindi che la definizione di conoscenza come credenza vera e giustificata è incompleta. 

Sembra cruciale “conoscere” anche le giustificazioni ma così si crea un regresso infinito.


Alla fine, per evitare il regresso, bisogna concludere che sia la CREDENZA che la CONOSCENZA si fondano sull’ evidenza e tra i due atti non esiste una differenza epistemologica fondamentale.

giovedì 10 dicembre 2009

La certezza matematica per Giussani

Don Giussani su fede e ragione:

"... la certezza morale, diversamente da quella matematica, si fonda sull' intuizione..."

In realtà Godel ha dimostrato che anche la certezza matematica, lungi dall' essere analitica, si fonda sull' intuizione.

La Ragione in Don Giussani

Giussani sulla ragionevolezza della fede:

"... la ragione come capacità di conoscere certi tipi di verità, segue un certo metodo; per altri tipi di verità, segue metodi diversi. Gente esperta in un metodo puo' essere deficitaria nell' altro..."

Secondo don Giussani c' è un "procedimento" che segue la Ragione particolarmente importante, è quello che ci aiuta a rispondere (ragionevolmente) a quesiti del tipo:

L' America esiste veramente?

Mi vuole bene mia mamma?

Il risotto cucinato da mia mamma è avvelenato?

Ancora il Gius sul punto:

"... non è attraverso dimostrazioni scientifiche che giungiamo a risposte certe per questo genere di domande, eppure la ragione gioca anche qui un ruolo decisivo. C' è un metodo che porta a certezze matematiche, un metodo che porta a certezze scientifiche, un metodo che porta a certezze filosofiche e uno che porta a certezze sull' "umano comportamento". Quest' ultimo è paragonabile al metodo del genio e a quello dell' artista: da un piccolo segno si passa ad un' intuizione universale..."

Davvero il metodo scientifico e il "genio dell' umano" si giustappongono?

Io penso di no: l' "umanista" è solo uno scienziato con meno "tempo" e "memoria" per il calcolo.

Ammettiamo che sia lo scienziato che l' umanista intuitivo siano persone razionali.

Togliete tempo e memoria allo scienziato e si convertirà al metodo intuitivo; date tempo e memoria all' intuitivo e per le sue conclusioni si affiderà al metodo scientifico.

giovedì 12 novembre 2009

Per chi suona la campanella

Per capire cosa sia la "dimostrazione" di una tesi, la cosa più pericolosa consiste nell' evocare ricordi scolastici: siamo all' ultima ora, la quinta, un calabrese sulla pedana chiude alla lavagna una serie di passaggi matematici con un bel CVD: Come Volevasi Dimostrare. Il silenzio è generale, la platea (profondamente disinteressata) non puo' e non deve avanzare dubbi di sorta (anche perchè tra un minuto suona la campanella e si deve schizzare, guai a chi fa domande). Il mondo funziona così: da una parte la Verità di Ragione (che garantisce la sufficienza in pagella), dall' altra l' oscurantismo o il farfuglio soggettivista ed interessato.

Quando si parla di "dimostrazione", a qualcuno ancora oggi viene in mente solo la caricatura che ho appena descritto, la chiamerò Dimostrazione Mitica (DM). Sarebbe la dimostrazione che fa tacere tutti gli uomini ragionevoli così come faceva tacere gli scolaretti assonnati.

La logica è uno strumento potente, ma, in senso stretto, non sa dimostrare delle verità, sa solo trasportarle da un' affermazione a quella successiva.

Per giudicare vera la tesi dobbiamo giudicare gli assunti. Di più, la stessa strumentazione logica, a volte, è messa in discussione.

Il fatto che discussioni del genere esistano, non ci pone fuori dal dominio della Ragione. Significa solo che la DM non esiste. Significa che in simili discussioni si contrappongono e dialogano Uomini della Ragione.

Esempi.

1) Scienza. La scienza è fallibile... sì, lo so, il concetto è poco chiaro a chi rifiuta lo status di scienza a delle discipline per il solo fatto che sono più fallibili di altre.

Comunque è così: la scienza è fallibile, per cui, in questo ambito, non esistono DM poichè non esistono esperimenti cruciali. Eppure non è certo un ambito dove imperi un caotico soggettivismo. Ci si divide in continuazione e sui vari fronti battagliano gli Uomini della Ragione.

2)
Sant' Anselmo fornì la prova ontologica dell' esistenza divina, ma Kant (qualche secolo dopo) disse che, poichè non considerava l' esistenza come un attributo dell' ente, non poteva accettare l' argomento anselmino.

Il povero cultore della DM non sa che pesci prendere (di solito non ama le discussioni e, in assenza di una DM che le tronchi, va un po' in confusione e cerca di liquidare il tutto come cosa "poco seria").

Perchè non trattare l' "esistenza" come una caratteristica tra le altre dell' ente? L' argomento anselmino resta forte. Cio' non significa che Kant richiedendo un' "eccezione" non abbia frecce al proprio arco.

Comunque, visto che per le persone serie la campanella non suona e non si ha fretta di uscire dalla classe, si discute nei secoli, e su entrambi i lati della barricata stazionano Uomini di Ragione.

3) Godel dimostra l' esistenza di Dio, eppure, per molti, i principi della logica modale, se applicati ad un ente eterno, producono strani effetti. Si avanza il dubbio della liceità. L' obiezione, per quanto sensata, non è certo letale. Perchè mai rinunciare proprio su questo punto a principi dall' impiego universale?

Si discute: non esistendo la DM, su entrambi i fronti gli Uomini della Ragione espongono le loro ragioni.

4) Tesi: Dio è un matematico. Dimostrazione. Chiuso il discorso? Forse solo per gli scolaretti che sognano il trillo della campanella, per gli altri invece il discorso si apre. Accenno ad un paio di "botte": 1) perchè mai dovrei accettare il Principio di Ragione Sufficiente?; 2) perchè mai dovrei accettare il platonismo matematico? Accenno ad un paio di "parate": 1) perchè il mondo è comprensibile 2) perchè l' oggettività delle verità matematiche è di gran lunga la più potente che abbia esperito. Le obiezioni e le risposte sono contrastate ma ragionevoli, ci si alzale maniche della camicia e si discute: poichè la DM esiste solo nei ricordi scolastici di chi non studia da trent' anni, su entrambe le barricate prendono posto Uomini di Ragione.

5) Con un argomento probabilistico Pascal dimostro la razionalità dell' atto di Fede. Gli venne opposta la distinzione tra rischio ed incertezza: non era lecito estendere il calcolo probabilistico oltre il suo naturale dominio.

Si discusse, c' erano grandi Uomini di Ragione in entrambe le trincee e le loro armi erano affilate. La "guerra" intellettuale si tenne tra lo sgomento di chi ancora credeva all' esistenza di una DM in grado di setacciare la ragione e accumularla tutta da un lato.

6)
Tesi: la coscienza esiste ed è immateriale. Dimostrazione. Ma c' è chi opina, c' è chi, rigettando alcuni assunti, è disposto a considerare l' uomo alla stregua di uno zombi respingendo le conclusioni proposte a formulandone di alternative. Poichè l' argomento è di un certo interesse, si discute, si discute moltissimo tra Uomini di Ragione. Unico escluso è chi, avendo constatato che non esiste una DM, pensa di essere capitato in una gabbia di matti.

Fine degli esempi. Si è capito che potrei continuare all' infinito?

Si è capito che potrei tirare in ballo persini i teoremi della geometria euclidea con gli assunti respinti da Reimann? Si è capito che anche parecchie dimostrazioni della matematica pura vacillano (quelle ottenute per assurdo) se si opta per l' aproccio intuizionista di Brower?

Queste vie alternative non rendono la disciplina un manicomio inservibile a cui appiccare il fuoco. Anzi, forse esprimono le dinamiche più geniali della ragione umana!

Chi ricerca la Verità, compensi cio' che sempre manca con la fede.

Peccato per chi rende frettolosa tale ricerca perchè in realtà è interessato solo alla campanella e a precipitarsi sulla pastasciutta della mamma senza pensare più a niente...

Se costui sprezza il fragile ponte delle faticose dimostrazioni Ragionevoli (che purtroppo non sono mai Miticamente Risolutive), per "compensare" lo iato che lo separa dalla Verità, più che di fede avrà bisogno di solide superstizioni.