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martedì 13 ottobre 2009

L' esperto degli esperti

L' esperto degli esperti si chiama Philip Tetlock, quando lui entra nella stanza non sono poche le teste d' uovo che s' inventano una scusa ed escono; come noi vede tutti i giorni sfilare in TV una lunga teoria di sapienti che ci spiegano per filo e per segno la politica e l' economia, la rava e la fava; come noi si è chiesto se tutto cio' abbia un senso; non potremmo, per esempio, sostituirli con una scimmia equipaggiata di dadi?

Al contrario di noi, però, lui è andato in fondo alla questione. Per vent' anni ha raccolto dati e verificato con puntiglio le sentenze della scienza politica, in questo libro emette il suo verdetto sulla sostituzione di cui sopra. E' un libro che vale la pena leggere, le perplessità maggiori di un simile lavoro le ho lette nel libro medesimo, e questo depone a suo favore.

I motivi di scetticismo nei confronti dell' "esperto" abbondano. L' Uomo è una bestia ben difficile da ingabbiare, un protagonista molto più recalcitrante dell' atomo o del gene, diversi ostacoli si frappongono a chi cerca di prevederne le mosse. Elenchino ad uso e consumo di chi sceglie la riposante posizione dello scettico radicale:

Path-dep - Da un' urna contenente una pallina bianca e una nera, pescane una a caso e ributtala dentro insieme ad un' altra dello stesso colore. Ripeti l' operazione finchè, poniamo al centesimo pescaggio, l' urna è piena di palline. Di che colore saranno? Al primo pescaggio regna l' imprevedibilità, al novantesimo saremo invece tutti professori. Molti processi storici potrebbero essere formalizzati proprio così. Tutti professori alla fine, tutti scimmie con la monetina in mano all' inizio. Senonchè a noi interessa l' inizio.

Complessità - Giovanni denuncia Franco: quel fatale mattino lo fermò per un cordiale saluto facendogli perdere il treno. Prese quello successico, quello che deragliando lo rese invalido per sempre. Ma la denuncia venne respinta, è ovvio: la vita è fatta di mille eventi insignificanti da cui scaturiscono eventi decisivi, impossibile fare previsioni quando la farfalla batte le sue ali, impossibile addossare colpe. Impossibile? Già, proprio così...

Giochi - Sherlock Holmes vs. Dr. Moriarty (genio del male). Per uccidere H., M. deve conoscere la stazione in cui farà scalo: è logico che scenda a Parigi se vuole sbrigare efficacemente i suoi affari, questo il Dr. M lo sa bene, ma sa anche che H. è a conoscenza del suo criminale progetto. D' altronde H. sa che M. sa che lui sa. Dove si fermerà quindi H.? Magari proprio a Parigi prendendo due piccioni con una fava: scampare l' assassinio e sbrigare i suoi affari. Sta di fatto che l' esito di un simile gioco è indeterminato perchè affetto da "conoscenza profonda" (lui sa che io so che lui sa...), esattamente come la gran parte dei giochi a cui partecipiamo durante la nostra giornata fatta di relazioni umane. Mille rapporti, tutti con esito indeterminato... e tu vorresti renderli tutti prevedibili?

Probabilità - Nel nostro mondo le variabili possono essere studiate solo in gruppo, possiamo solo dire timidamente che da A e B deriva C, ma anche qui senza garanzie di essere di fronte ad una reale relazione, poichè quanto osservato potrebbe essere il frutto di una compensazione di errori. In altri termini, una teoria sbagliata e sperimentata con metodi erronei puo' risultare conforme a quanto si osserva. Se questo è vero per le scienze tradizionali, figuriamoci per quelle umane dove le variabili sono moltissime e ancor meno isolabili. Meglio allora rinunciare.

La semplicità - La nostra mente si è formata per facilitarci la vita nella savana africana. Il ragionamento probabilistico proprio non lo digeriamo. Purtroppo è l' unico ragionamento compatibile con una descrizione delle attività umane.

L' ambiguità - Siamo attratti dai discorsi quando filano via lisci come treni nella notte, pur di mantenerli ci costruiamo sempre dei mondi paralleli che giustifichino le stranezze di quello in cui viviamo. Il marxista, quando crolla l' URSS, ci intratterrà a lungo sugli agitprop infiltrati. Simili trucchetti ci sono sempre consentiti e noi ne approfittiamo.

La dissonanza - Vorremmo che dal bene derivi il bene e dal male derivi il male, ma abitiamo in un posto dove una simile semplificazione non vige; ci rifiutiamo di prenderne atto perchè districare la matassa sarebbe scoraggiante. Con una testa siffatta come potremo mai avere un' idea del mondo degli uomini?

Il controllo - Ci irrita pensare che il caso (o la Provvidenza) abbiano tanta parte nelle cose terrene. Prendere decisioni "capitali" forse ci atterrisce, ma quando ci dicono che non sono affatto "capitali" diventiamo molto nervosi e rimpiangiamo quelle paure vitali. Ci piace pensare che il fato non sia affatto capriccioso. Invece, purtroppo...

Il culto della "legge" - Il cibo puo' comparire sia a destra che a sinistra, dipende da un algoritmo random che ha un unico vincolo: fare in modo che a destra compaia 60 volte su cento. Un topo gareggia con una classe di laureati a Yale. Vince il topo. La bestia segue una strategia del tipo: vado dove il formaggio compare più spesso. I laureati, loro no. Loro erano convinti che dietro ci sia una regola da scoprire, e così facendo hanno finito per seguire quella che via via ritenevano la regola confermata trascurando la semplice probabilità. Gran parte dei nostri errori sono dovuti al fatto che siamo degli intelligentoni, che non ci rassegnamo a minimizzare l' errore ma vorremmo eliminarlo scoprendo una "legge". Ma nei fenomeni troppo complessi bisogna deporre le armi: rinunciare alla precisioni delle leggi e limitarsi molto più modestamente a contare le probabilità. L' uomo è uno di questi "fenomeni".

***

Per chi è curioso, la sentenza di Tetlock è questa: l' esperto mediamente batte la scimmia (non il dilettante informato). Ma di poco, veramente di poco. E' impressionante questa pochezza.

Il libro prosegue indagando a cosa si debba l' esiguo margine e quali siano gli esperti con le migliori performance.

In proposito vengono introdotte due figure: le volpi, coloro che sanno molte cose approssimativamente e i ricci, coloro che sanno una cosa ma molto bene.

In media la prestazione di un esperto-volpe è migliore rispetto a quella di un esperto-riccio. Eppure la prestazione del gruppo esperti-ricci è mediamente superiore, o almeno pari, rispetto a quella del gruppo esperti-volpe.

mercoledì 9 settembre 2009

La Diabolica Morra

Un Placido furioso perde le staffe dopo che un cronista lo rimprovera: "ti dici di sinistra e poi fai i film con Medusa".

Trattasi veramente di una contraddizione?

A prima vista la deduzione non sembra esatta visto che lo stesso rilievo potrebbe essere rivolto a Medusa. Come è possibile che entrambi nuocciano alla propria ideologia quando si tratta di ideologie opposte l' una all' altra?

In realtà c' è stato solo uno scambio.

Un momento, ma l' ideologia capitalista (Medusa) è proprio una religione che venera l' "idolo dello scambio".

E' proprio vincendo una Morra del genere che il Capitalismo ha sconfitto in Occidente chi lo osteggiava. Altro che Guerra all' Impero del Male!

P.S. Pasolini, mordendosi le dita fino a farle sanguinare, ci guida nei meandri di questo giochino tanto semplice quanto gravido di conseguenze.

lunedì 13 luglio 2009

Le idee contano?

Per molti contano ben poco. Ad incidere sarebbe piuttosto il complicato gioco degli interessi, ma io non penso che le cose stiano così e per convincermi mi basterebbe notare quanto tempo si spreca nei forum.

Non voglio svalutare il ruolo degli "interessi", mi sembra di non dover insistere molto per rendere credibile questa avvertenza, eppure sono convinto che l' ideologia sia centrale per capire dove andiamo.

Parchè?

Perchè la gran parte delle decisioni fondamentali vengono prese democraticamente e il nostro voto ha un' incidenza pressochè nulla sull' esito finale: non sarà mai in grado di tutelare o minacciare i nostri interessi. Nemmeno vale la pena di approfondire troppo le questioni o di condurre ragionamenti impeccabili, l' ideologia puo' essere adottata senza particolari prudenze.

Entriamo più concentrati e realisti nel supermercato rispetto a come entriamo nella cabina elettorale: solo nel primo caso pegheremo i nostri errori.

Al supermercato dismettiamo l' ideologia, sarebbe troppo costosa. Ma nel seggio (o su un forum) essere "ideologici" non costa quasi nulla.

Tutto ciò è piuttosto deprimente ma ha un corollario che consola: le idee contano. Eccome se contano!

venerdì 19 giugno 2009

Occidente

L' altro giorno a Messa il Don interrogava i comunicandi e chiedeva loro perchè fossero lì. Botta e risposta finchè non salta fuori la parola magica: felicità. Tutto cio' che facciamo lo facciamo per essere filici.

...

marketing is not just one of the most important ideas in business. It's become the most dominant force in human culture as well. Marketing-oriented companies help us discover desires we never knew we had, and ways of fulfilling them we never imagined

...

L' Occidente non è un luogo geografico ma questa forma mentale: l' uomo contiene in sè dei desideri che deve scoprire e soddisfare.

giovedì 11 giugno 2009

L' Arte al servizio dei cattivi

Perchè capita così spesso che l' arte sia incoraggiata da governi bellicosi e autoritari? L' esempio sintomatico della Francia occupata.

... the authorities—both Vichy and Nazi—encouraged the arts, each for their own reasons, and even some Resistance artists felt a duty to keep French cultural expression alive. The result was a surprisingly active artistic and cultural scene, though distorted in ways that are fascinating to explore...

venerdì 27 marzo 2009

Perchè sto con la Chiesa

Le questioni di bioetica non mi appassionano poi così tanto.



Spesso sono estremamente complesse e io prediligo temi lineari dove poter vedere più chiaro. Anche per questo l' attualità e la sua baraonda mi respinge.



Inoltre, in molti casi la mia visione non collima con quella proposta dal Magistero. In questo senso sono un Cattolico maldestro e ho ancora tanta strada da fare per rendermi minimamente accettabile.



Se le prese di posizione contro l' aborto e contro l' uso delle cellule staminali le trovo ragionevoli, in altri casi sento una distanza.



Valga per tutti il caso del testamento biologico. Ma voglio andare oltre, anche l' eutanasia in certe forme e con le dovute garanzie riesco a digerirla. Ho lo stomaco forte, io. Perfino di fronte alla clonazione il mio primo moto è quello di dire: e il crimine, dov' è?



Eppure io mi sento dalla parte della Chiesa Cattolica. Perchè?



Perchè sul fronte opposto, quello che spesso, a rigore, dovrei frequentare, ci stanno i nipotini di Gramsci. Già, Gramsci.



Un tale che ragionava in questo modo: per prendere il potere politico bisogna prima impadronirsi di quello culturale.



Gramsci (e il suo nipotino pure) auspicava un cambio di paradigma culturale: il Nuovo Sistema avrebbe potuto funzionare solo con l' Uomo Nuovo. La Nuova Cultura avrebbe dovuto provvedere alla sua formazione. Inutile dire che la Vecchia Cultura, ossia quella tradizionale che aveva condotto l' Occidente dove si trovava allora, si identificava perlopiù con quella cristiana.



Al Sistema di Gramsci non ci crede più nessuno ma al suo Metodo, alla Prassi, i nipotini sono rimasti fedeli. Anche perchè in questo G. aveva le sue ragioni a cui rendo omaggio senza problemi.



Cio' cosa significa? Significa che molti di coloro che sponsorizzano aborto, eutanasia, uso delle cellule staminali, "scienza libera" ecc... non sono poi così interessati all' aborto libero, alla libera eutanasia, all' uso delle cellule staminali e alla "scienza libera", bensì ad una manovra più ampia: a distruggere quel paradigma culturale che la Chiesa Cattolica difende e che rappresenta la "Tradizione".



Esempio, andate un po' a controllare come le prime sentenze della Corte Suprema Statunitense sdoganavano l' aborto. Forse facendo appello alla "libera scelta"? Macchè! La Corte liberal degli anni '60 si ergevano invece a baluardo contro l' interferenza di idee di origine religiose in ambito civile. Come se il bando dell' omicidio o del furto non origini anch' esso da "idee religiose".



Ora si dà il caso che la Chiesa Cattolica possa anche difendere soluzioni specifiche che io valuto in modo differente. Se però, come ho premesso, esiste una "battaglia culturale", trovo che la Chiesa Cattolica stia dalla parte giusta.



Il paradigma che difende mi piace, trovo che sia all' origine della nostra civiltà occidentale, della nostra libertà, dei nostri diritti. Trovo che l' idea cristiana abbia contribuito in modo decisivo alla produzione di questi beni inestimabili e che quindi non sia un caso se le sue gerarchie siano in prima linea per proteggerli contro chi li attacca in nome di nuove religioni laiciste.



Forse la storia annovera parecchi errori commessi dalla Chiesa ma per tutte le volte che questa istituzione è stata attaccata al fine di estirpare la cultura che promuoveva (Rivoluzione Francese, Napoleone, Fascismo, Nazismo, Comunismo...) accendiamo un cero che abbia tenuto botta in qualche modo.



Ma non è escluso che la storia si ripeta con nuovi culti che si presentano con la faccia accattivante del modernismo, ovvero con la stessa maschera suadente indossata dai "nemici" elencati più sopra.



Il fatto è che considero la nostra Civiltà come... ma sì, non sprechiamo tempo, come la migliore.



Se non mi piace vedere l' adultera lapidata significa che mi piacerebbe "convertire" l' altro ai miei valori solo che cio' fosse possibile con un mutuo vantaggio.



E la considero migliore non solo nello spazio ma anche rispetto a quelle che qui da noi hanno tentato di rimpiazzarla: parlo delle varie declinazioni novecentesche della religione socialista.



Ora traggo una morale da quanto ho cercato di dire: se la posta in gioco non è solo la sorte delle cellule staminali o la voglia di crepare di Tizio e Caio, allora sarà bene procedere con i piedi di piombo prima di schierarsi.

martedì 3 marzo 2009

Voucher di cultura

I finanziamenti alla cultura? Meglio trasferirli verso il consumatore distribuendo una moneta ad hoc. Idea di bruno Frey. Le obiezioni in merito sono tutt' altro che insormontabili.

martedì 3 febbraio 2009

Con le dita dell' arte negli occhi

di Broncobilly, 10/11/2008





Ma perchè? Ma perchè quando dai libri zompano nei giornali, un sordo tonfo accompagna il capitombolo d' ordinanza?

Chissà da quale profonda riflessione sui problemi in cui si dibatte la scuola emergeva lo scrittore Andrea Camilleri, chissà quali intricati nodi era impegnato a dipanare sull' argomento, per sentire l' esigenza di sintetizzare la sua elucubrazione affermando di fronte ad un nugolo di liceali affamati di Verità che il ministro dell' istruzione è un essere subumano?

Abbandono subito la cronaca, non è di Camilleri che vorrei parlare, e neanche della scuola.

Quello che mi impressiona è l' afasia stentata con cui un innamorato delle parole comunica con il proprio prossimo. Ma come diavolo è possibile che l' amore per il Canto viaggi regolarmente scortato dalla sprezzatura del dialogo onesto?

Prendo infatti a pretesto questa uscita solo perchè ancora fresca ed esemplare di una contraddizione che nella mia zucca non riesco a sanare: ho sempre pensato che l' Arte avesse un accesso privilegiato ai dati della Realtà, ero e sono convinto che quella lente, meglio di altre, metta a fuoco il carcere del Mondo che ci incastra nelle sue quattro mura; eppure, per quanto spinga in là il ricordo, a frequenze regolari ascolto Artisti pronunciaarsi in fuor d' opera sulle vicissitudini mondane avvalendosi di pensieri&parole che sono specchi deformi della realtà. E parlo di luridi specchi da Luna Park di provincia! I giudizi che ci scaraventano addosso rimpallano in un flipper demenziale tra i funghetti del becero e dello squilibrato, quasi sempre si accende lo special che premia il più iperbolico tra gli istrionici esibizionismi. Basta un contatto occasionale con questa genia di "opinionisti" affinchè i vostri abiti s' intridano di quel caratteristico tanfo: ovunque il retrogusto dell' infantil-senilismo più irredimibile. E sto perlando di artisti che non esiterei un secondo a definire "autentici".

Ma perchè se apro i giornali l' unico opinionista con cui possono rivaleggiare i letterati è uno scombussolato per motivi anagrafici come Sartori?

Ma ve lo ricordate lo Stockhausen che definiva l' abbattimento ancora fragrante delle torri come la più bella opera d' arte del secolo? E chissà quanti si mordettero le mani per essere stati bruciati sul tempo dal creativo tempista.

Se la ragione mi convince che la pratica artistica sia destinata ad illuminare e acuire le intelligenze, l' esperienza mi fa toccare con mano e controvoglia come l' esposizione continua al Bello ottunda le facoltà intellettive fossilizzandole ad uno stato embrionale.

Con le dovute e rilevanti eccezioni, sembra proprio che il talento artistico si correli inversamente alla capacità di percepire la fibra del reale disponendo di categorie ben ordinate.

Per un Saviano che scava con perizia da archeologo nella monnezza di casa sua senza riuscire mai a librarsi oltre una scrittura giornalistica che "venda impressionando", c' è sempre un Dario Fo che spara svirgolate su tutto lo scibile umano pur di non rinunciare al verace miracolo artistico del fango che sulla scena prende vita fino a diventare linguaggio sensuale e colorato. Per un Vargas Llosa alle cui conferenze ci precipitiamo dopo aver abbandonato a metà dei libri che si "trascinano" a partire da pagina dieci, c' è sempre il puerile messaggio di politica internazionale a cura di Thomas Bernhard, vera ansa da seguire con le dita infilate nelle orecchie fino alla seconda falange, e parlo del medesimo autore per cui faremmo di tutto pur di degustare il nettare della cesellata e martellante invettiva senza perderne una stilla.

Corro sempre incontro alla scrittura fumigante di Langone, ma non mi sogno di consigliarla a nessuno visto che non conosco nessuno che si sia sottoposto alla rete intricata di vaccinazioni necessarie per spurgare il veleno di quei testi mentre li si inghiotte. E lo stesso potrei dire per i coriandoli di Ceronetti, tanto vividi quanto inattendibili; tanto preziosi, quanto mitomani. Scredita oggi, scredita domani ecco che ci si scava quella nicchia di libertà che assomiglia tanto alla nursery del supermercato dove il Mondo, che deve far la spesa se vuole magnà, ha parcheggiato i suoi artisti sapienti ovunque tranne che nel giudizio.

Da Tabucchi a Magris, o è un furore che incendia, o è una macerazione interiore che abbiocca senza costrutto.

L' opinionista che viene dalle arti sembra smanioso di farci capire quanto sia consumato dall' Hubris, perchè non ci siano equivoci avanza le sue proposte che, tolta la sottile coltre che le vela, si rivelano essere strategie di suicidio collettivo; oppure ci vorrebbe contagiare con le sue pensose malinconie, eccolo allora puntare il dito verso chi tenta appena di sfangare dall' anodino abbandono che ci impone sotto anatema come unico antidoto contro un mondo crudele che ha pestato a sangue un ipersensibile come lui.



Pasolini? Calvino?

Ma perchè quando suona a martello la loro campana l' istinto più salutare che l' evoluzione ci ha regalato ci tiene saldi nel letto imponendoci di non turbare il nostro riposo certi come siamo che nulla di allarmante se passe dans la rue?

Mai una parola d' orientamento trasparente che venga da quella schiatta, mai una salda bussola dai magneti integri che ci venga consegnata nelle mani da chi ogni giorno parlamenta con le Muse. Una volta usciti dalle profonde intimità solipsiste dell' arte verace, sembrano tanti pulcini implumi e disarmati dal nemico più letale: il complesso di superiorità di chi ha appena avvistato una qualche divinità. Gonfiano il petto senza accorgersi delle quattro costoline che bastano a contenere quei cuori che ritenevano infiniti. Il mondo li aspetta ghignando armato di manganello.

Godiamo, dei più sinceri, il sacrificio estetizzante badando bene a non seguirli per quella via che forse hanno voluto scegliere proprio perchè senza uscita.

Godiamo pure quindi, ma che non cessi lo sconcerto al pensiero delle vie misteriose attraverso cui l' Arte ci rende inetti nel giudizio sul Mondo. Non cessi nemmeno la fede nell' Arte come commentario geniale della Realtà.




Commenti

martedì 25 novembre 2008

In verità, in verità ci disse: "E' più facile che un cammello passi per una cruna di un ago, piuttosto che un ricco entri nel Regno dei Cieli."

Non penso che Gesù avesse in mente chissà quali riforme sociali, se così è, la condanna della ricchezza doveva avere altre motivazioni. Evidentemente si riteneva che il falso senso di autonomia conferito dalle possibilità economiche potesse distrarre chi ne gode dai doveri del buon cristiano.

Oggi gli atei sono ancora una parte minima, anche se influente, nella nostra società. Davide saprà essere senz' altro più preciso. La mia impressione è che non si concentrino affastto nella parte più ricca della popolazione, bensì in quella più acculturata.

Forse Gesù, oggi, direbbe della "cultura" cio' che ieri ha detto della "ricchezza". Alla prova dei fatti sperimentiamo come la prima, ben più che la seconda, infonda quel (presuntuoso?) senso di sicurezza che spinge a rivolte prometeiche.

sabato 18 ottobre 2008

Taleb scrocca una lezione di italiano

Su fahreunblog ripropongo alcune riflessioni intorno al Taleb ospite al festival di Mantova. Più che di Taleb si parla dell' intellettuale nel tritacarne dei Festival.

Il festival non si addice alla cultura dei timidi

Sebbene nessuno puo' aver mai notato la mia assenza, ultimamente mi sono trasferito armi & bagagli su Fahreunblog. Un posticino stimolante dove mi capita di proporre qualche riflessione.

Non vorrei lasciare nell' abbandono queste stanze che rimangono pur sempre un confortevole rifugio, finchè ce la faccio segnalo anche qui cio' che di là è trattato più compiutamente.

Qui parliamo dei modi in cui ciascuno di noi fruisce della cultura. Dopo alcune riflessioni sul fenomeno dei festival si finisce a citare Glenn Gould.

sabato 20 settembre 2008

Nella crociata anti-liberale i conti non tornano (ancora)

Le nazionalizzazioni USA mettono a dura prova l' ideologia di mercato che sembrava essersi affermata a partire dagli anni '80.

Furono quelli anni cruciali in cui Reagan e Thatcher riconciliarono i liberali sfiduciati con la democrazia.

Ora i liberisti (e mi ci metto) tentano una sortita facendo notare come sul "mercato" operino istituzioni che di mercato non sono.

Naturalmente imputano proprio a queste istituzioni le maggiori colpe del crack. Indiziata numero uno è la FED con le sue politiche lassiste imperniate sul credito facile. Ma è "credito facile" artificioso o credito prodotto dalle libere forze di mercato sospinte da spiriti animaleschi?

Cerco di schematizzare elencando alcune tipiche politiche monetarie della banca centrale, dalla più accomodante alla più integerrima:
  1. keynesiani: manovrare i (saggio d' interesse) non è mai disdicevole, se serve a produrre sviluppo si proceda senza timore, ancorchè un keynesiano non-revisionato non possa credere a quest' ultima relazione;
  2. Inflation target; c' è una relazione tra i e p (inflazione). Si manovri il primo per tenere sotto controllo la seconda;
  3. friedmaniani; c' è una relazione tra M (base monetaria, banconote) e MV (aggregato monetario); con i si controlli M al fine di stabilizzare MV;
  4. austriaci rilassati (free bancking?): se proprio vogliamo mantenere una banca centrale, che si limiti a conservare M fissa rispecchiando un sistema di gold standard. Che poi equivale a non avercela nemmeno;
  5. austriaci incazzati: gold standard e riserva non frazionate, altrochè!

1 oggi è rifiutata da quasi tutti (a parole).

3 critica 2 poichè non crede che si possano sintonizzare i e p. Storicamente, i banchieri che si muovevano in questo senso hanno sempre agito male anche se di per sè l' obiettivo sarebbe accettabile.

2 critica 3 poichè la giudica superata: nel terzo millennio possediamo conoscenze e una "tecnologia monetaria" tale da poter stabilire con cura un fine tuning tra M e p.

3 critica 4 e 5 poichè la politica gold standard non è ottimale: favorendo la deflazione fa partire domanda speculativa di moneta sottraendo risorse agli investimenti. Inoltre il mercato della moneta, specie se deve confrontarsi con crisi sui mercati reali, ha dei costi di transazione che la presenza di una Banca Centrale in grado di variare M puo' aggirare.

4 e 5 criticano 3 poichè non credono nella politica. Oltre a cio' ci sono difficoltà oggettive nell' isolare V: i derivati fanno parte dell' aggregato monetario? Savona e Giannini si sono presi a legnate su questo punto. Cosa pensi 4 di 2 e 1 ve lo risparmio finchè i piccoli non sono andati a nanna.

4 critica 5 puntando sull' accusa ideologica di non credere veramente nelle forze di mercato.

5 critica 4 sulla base di argomenti legulei. Sotto sotto dà di gomito e fa presente che il '29 è stata la fine del liberalismo e non possiamo permettercene un altro.

Ma un libero mercato della moneta cosa sceglierebbe? Difficile dirlo, storicamente sembra aver scelto proprio 4. Nella scala del "rigore" siamo ben messi.

Eppure cio' che noi oggi chiamiamo "libero mercato" ha scelto, quando va bene, 2.

Alcuni vorrebbero vincere la battaglia ideologica senza nemmeno combatterla, chi invece ci dà dentro con serietà si accorgerebbe che molti conti non tornano.


Un altro criterio con cui formulare i giudizi consisterebbe nel trascurare le ipotesi ad hoc, finendo per dare peso alle previsioni fatte a tempo debito. Ma anche questa mossa è sterile, le cassandre popolavano entrambi i fronti (per favore, risparmiatemi noiosi linkaggi).

E se poi dalla golden rule sui tassi si passa alle regole di mercato e di governance, le cose non cambiano di molto e i piatti della bilancia ideologica non sono poi tanto squilibrati: la crisi attuale si è coagulata intorno a banche d' invesimento altamente regolate mentre ha lasciato indenni i poco controllati hedge fund (David Brooks sul NYT); Fannie e fraddie, saltate, sono inoltre tra le istituzioni più monitorate al mondo (Jonathan Kay sul FT).



P.S. Esempi di satbilizzazione tramite maggior mercato? Ecco una misura liberale ed equilibrante: esenzione fiscale per gli interessi attivi e non deducibilità per quelli passivi. Perchè tutto cio' è pro-market? Ma perchè l' imposta sul reddito (istituzione non di mercato) crea distorsioni nel rapporto consumo/risparmio favorendo il primo e sospingendo l' indebitamento.



... ma ora basta grattarsi la testa, allentiamo la tensione e dall' orgia di Wall Street passiamo alle più rilassate orge disneyane...



... per i particolari anatomici clicca sulla foto ( l' accettazione provvederà in automatico a prelevare il tuo indirizzo id).

venerdì 12 settembre 2008

Taleb scrocca una lezione di italiano

Nello spazio che Fahre ha dedicato a Taleb nel corso del "Festival di Mantova", si è insistito molto sull' incosistenza degli accademici, specie di quelli votati alla previsione di scenari futuri, la mente va agli economisti. Taleb è stato al gioco rinfocolando queste accuse, il ruolo di fustigatore ironico sembrava lusingarlo.

Si fa finta di dimenticare che gli economisti, per esempio, nutrono un accordo pressochè unanime su quasi tutte le questioni in ballo (la figura del "tecnico", nata in questi ultimi decenni, lo testimonia). Ma, come al solito, sono le controversie a fare notizia e a creare dibattito. Per quanto riguarda poi le previsioni, in genere tutti i fenomeni rilevanti sono stati previsti con congruo anticipo: dalla bolla di internet, alla bolla edilizia per mantenerci nel passato recente.

Taleb avanza poi un esempio stravagante che non porta certo acqua al suo mulino: "... chi avrebbe mai potuto dire che negli anni 90 del XX secolo l' URSS sarebbe scomparsa?". Ma come chi avrebbe mai potuto dirlo?? Ludwig Von Mises, per esempio, aveva diagnosticato nel dettaglio fin dagli anni venti il collasso di quel sistema produttivo. E in seguito le sue analisi furono accolte ed integrate da una massa di economisti. Oltretutto gli studiosi che dettero credito all' organizzazione sovietica hanno subito importanti ripercussioni nella loro reputazione accademica - solo dove la corazza ideologica era consistente (Italia) potevano ancora presentarsi.

Chi ascolta distrattamente Taleb strabuzza di nuovo gli occhi quando lo sente dire "... chi avrebbe mai potuto sapere in anticipo della I guerra mondiale?...". In realtà se un evento storico fu mai nell' aria fu proprio la I guerra mondiale; tutti i politici e gli analisti di politica internazionale erano a conoscenza delle altissime tensioni e degli odi esacerbati, al punto che ancora oggi è controverso individuare un colpevole per lo scatenamento di quella inutile strage.

Ma Taleb lascia che l' equivoco permanga, il pubblico si sorprende, si sente vezzeggiato e lui gongola avvolto da consenso e ammirazione.

In realtà il messaggio di Taleb è più banale in un certo senso, e più ficcante in un altro. Taleb prende le mosse da questioni speculative (fare soldi), non economiche, e la sua reale domanda è la seguente: "chi avrebbe potuto prevedere il giorno prima che la I guerra mondiale sarebbe scoppiata il giorno dopo?". Nessuno, probabilmente. L' economista prevede "tendenze", e lo fa come si deve (Taleb lo sa e lo dice, a bassa voce, non a Fahre, non nei Festival, bensì nei suoi ottimi libri che in pochi hanno il tempo di leggere). Ma qui stiamo parlando del "giorno dopo", del breve periodo.

Il "breve periodo" interessa lo speculatore, non l' investitore. Lo speculatore deve fare soldi subito, domani, deve farne tanti. E il breve periodo è dominato dal "rumore", ovvero dal caso. Per quanto una tendenza sia in atto e sia stata prevista con successo, è il "rumore" che prevale nettamente se si guarda "al giorno dopo". E' con il "rumore", con il caso che deve trattare chi è interessato al "giorno dopo", non con l' economia o la politica.

Peccato per l' occasione sprecata: quello che secondo me era il reale messaggio di Taleb sui bias cognitivi di Borsa (e non solo) ha ceduto il passo ad una generica e sconclusionata invettiva contro gli "esperti".

Per quanto io non mi opponga di principio ai festival e ascolti con un po' di fastidio le recriminazioni snobistiche, la discussione con Taleb è stata una grandiosa pubblicità negativa di questi eventi. Non si è parlato in modo semplice del libro ma, molto semplicemente, si è parlato d' altro. Per un attimo mi è sembrato persino che Taleb questo già lo sapesse, che già conoscesse la stoffa dei suoi interlocutori premeditando di trasformare l' incontro in qualcosa che fosse per lui poco più che una lezione privata di italiano.

martedì 19 agosto 2008

L' esercizio indefesso

La nostra mente fatica a sopportare le informazioni sgradevoli: lei non mi ama, il mio investimento è sbagliato... e per proteggersi mette in atto mille stratagemmi.

Gli psicologi (Festinger) chiamano queste strategia di autodifesa: "riduzione della dissonanza cognitiva" (RDC).

Eccone un esempio vero, sugoso ed estremo.

All' inizio degli anni 50, negli USA, c' era una setta che aspettava la fine del momdo. Conosceva l' orario esatto, si sarebbero salvati solo loro imbarcandosi su alcuni dischi volanti. Il giorno prefissato arrivò, l' ora scoccò, la tensione crebbe. Nulla. Alla fine il Grande Sacerdote ricevette un altro messaggio: il mondo era salvo. Era stato graziato dalla fede profonda della Setta. Ci furono scoppi di gioia, gli adepti rinforzarono la loro fede.

Veniamo ora a qualcosa di simile e ancor più interessante.

Nella sua lunga storia, la Sinistra italiana, specie quella di matrice marxista, ha fatto largo impiego della RDC. Si potrebbe dire addrittura che l' indubbia sottigliezza dell' intellighenzia progressista sia anche il sottoprodotto storico di un secolo di indefessi esercizi volti a neutralizzare le montanti evidenze empiriche fastidiosamente "dissonanti".

Questa convincente osservazione la si deve a Luca Ricolfi e merita di entrare a pieno titolo nella lista di opzioni con le quali si rendere ragione del perchè la cultura, in Italia, sia prevalentemente di sinistra.

HT: Luca Ricolfi: il complesso dei migliori.

Il giorno più "bello": oggi

Contro chi vede nei tempi andati il luogo naturale dell' espressione artistica, avrei un paio di cose da dire.

Non condivido quel genere di passatismo. Trovo che l' arte oggi sia più vitale che in passato e che oggi conosca una fioritura come mai nella storia dell' uomo. Manca una scrematura. E con questo? Siamo messi ancor più alla prova, trovo stimolante tutto cio'.

Nel secolo scorso l' arte è letteralmente esplosa. All' inizio del nuovo millennio, poi, siamo tutti artisti oltre che ammiratori del bello, o almeno ci si prova.

Motivo numero uno: non costa niente.

Il numeratore della ricchezza da investire nell' arte si è alzato in modo smisurato, per contro il denominatore dei costi è rimasto immobile (anzi, si è limato verso il basso!).

L' uomo benestante difficilmente si compra la terza macchina. E' più probabile che produca o consumi arte.

La buona salute dell' arte contemporanea non è quindi tanto proclamata dall' esteta, quanto dall' economista.

Anche solo un secolo e mezzo fa il Pittore doveva risparmiare pure sulla canapa delle sue tele.

Ecco cosa hanno rintracciato i raggi X sotto un dipinto di Van Gogh.

Ribadisce il concetto Edward Lopez prendendo spunto dal seminale libro di Cowen da cui in passato ho ripetutamente attinto anch' io.

lunedì 4 agosto 2008

Di fronte alla realtà intollerabile del caso

Quando le teorie della conoscenza attribuiscono al caso un ruolo rilevante, suscitano reazioni disparate che ora vorrei considerare.

Faccio qualche esempio.

La teoria quantistica sembra rassicurare Davide poichè l' indeterminazione che la caratterizza conferma i limiti alla conoscenza umana e cio' è coerente con alcuni postulati della Religione.

D' altro canto Einstein disse che "Dio non gioca a dadi". Evidentemente vedeva il caso come un disturbo, un elemento di disordine incompatibile con le armonie celesti.

C' è poi la teoria evoluzionista. Molti la sfoderano come uno spadone contro ogni pensiero della divinità: se il caso è tanto importante si perde di vista quella mano divina che guiderebbe gli eventi asservendoli ad un progetto.

Ma per altri il caso è solo il nome di Dio quando viaggia in incognito.

Potrei andare avanti ma non mi interessa granchè schierarmi su questi fronti. Ognuno di essi ha valide argomentazioni per sostenere le sue tesi.

Ci sono però questioni in cui scandagliare le reazioni alla presenza del caso diventa altamente istruttivo. Porto le irritanti tesi di TBC come esempio.

TBC è un libro a cui si è reagito in modo percussivo e spesso isterico. Sulle sabbie mobili dell' isteria non si possono fondare saldi edifici, anche per questo di quelle critiche non è rimasto molto.

Ma ora non è questo che ci interessa, vediamo piuttosto i motivi della reazione inconsulta.

La tesi ridotta all' osso di TBC è la seguente: l' IQ influenza in modo pesante il destino di una persona nella società libera. In più l' IQ delle persone varia anche di molto ed è difficilmente malleabile.

Il caso, attraverso la lotteria di quel particolare talento che è l' intelligenza, diverrebbe centrale frustrando l' opera dei "manipolatori sociali", ovvero di coloro che concepiscono la società come un artefatto da costruire nei minimi particolari.

Un intellettuale come Murray para bene il colpo con considerazioni di questo tipo: cio' che conta per una persona non è la sua intelligenza quanto il fatto di essere indispensabile e unica per qualcuno. In una società libera ciascuno troverà il suo posto.

Un ragionamento del genere implica una buona dose di "accettazione". Non tutti hanno il temperamento idoneo all' accoglienza del reale. Aver assimilato un concetto (religioso) come quello di Provvidenza potrebbe aiutare.

Ma la stessa consolazione non è certo disponibile per l' intellettuale "architetto" che mette sempre al centro l' elemento manipolabile dalle policy. Il suo scatto isterico è garantito: non accetta più nemmeno il concetto di Natura, figuriamoci quello di Provvidenza.

venerdì 25 luglio 2008

Gratificati dai "rumori"

Perchè la cultura è "di sinistra"? Perchè gli intellettuali hanno spesso una mentalità cripto-socialista?

Nel corso delle mie indagini avevo messo alcune spiegazioni plausibili.

  1. Hayek: perchè l’ organizzazione socialista richiede una pianificazione. Cio' significa lavoro per l' i.
  2. Nozick: perchè nelle società libere gli i. sperimentano più di altri il regresso sociale passando dal mondo della scuola, dove primeggiano, a quello lavorativo, dove arrancano.
  3. Gramsci: l' egemonia richiede investimenti in cultura. Ovvero, centralità degli i.
  4. Buchanan: le scuole e le università spesso sono statali.
  5. Boudon: l’ intellettuale è più soggetto alla presunzione (“so ciò che è meglio per te”). E' quindi adatto ad istruire un comando centralizzato.
  6. Baumol: c’ è discrepanza tra il valore apparente del servizio intellettuale e il valore di mercato. Meglio far fuori il mercato e salvare il "lavoro intellettuale".
  7. Taleb: la tradizione non fa notizia quanto la rivoluzione e l’ i. ha così poche occasioni per appagare la propria vanità.
  8. Ricolfi: per aggirare la semplice smentita dei fatti occorre davvero una nutrita batteria di teste d' uovo.
  9. Lipset: viviamo in società liberali e il mestiere dell' intellettuale consiste sostanzialmente nella critica.
  10. Robin Hanson: intelligenza e self deception sono correlate: le persone più intelligenti sono anche le più soggette a overconfidence bias e questo spiega la sicumera con cui ci si avventura in discipline che non si conoscono a fondo. Del resto il classico “intellettuale di sinistra” speso è un letterato che parla di economia o un sociologo che parla di storia, eccetera.
  11. Robin Hanson II: guardiamo al political bias per professione, i conservatori sembrano concentrarsi dove le cose possono anche andare male, il che succede però a pochisoldier, police, doctor, religious worker, insurance broker . I progressisti dove le cose possono anche andare molto bene, ma succede a pochi (professor, journalist, artist, musician, author)
  12. Boudon 2: l' intellettuale militante e quello narciso trovano confacente la via illiberale.
  13. Kahan: una questione di mero interesse monetario.
  14. Caplan: si presume un "transfer learning" che non esiste. Chi sa di A pensa di sapere anche in B.
  15. Rojas: self selection bias (es. i conservatori vogliono guadagnare di più).
  16. Tierney: perché investire tempo e denaro per ficcarsi in un ambiente ostile? (variante: i liberal attribuiscono più prestigio al lavoro intellettuale).
  17. Jeffrey Friedman: non pensano da economisti e fraintendono il concetto di egoismo.
  18. Robin Hanson 2: l' intellettuale è nomade (il suo bene + prezioso è facilmente trasportabile) e la sua psicologia tipicamente forage, quindi progressista e poco ancorata a proprietà e tradizione.
  19. Robin Hanson 3. Guarda a come si correlano "mestieri" e "ideologia", scoprirai che chi fa mestieri dove il livellamento è elevato tende a destra mentre che fa un mestiere in cui il successo arride a pochi tende a sinistra. Ma quest' ultimo è proprio il campo in cui opera l' intellettuale: poche superstar e molti scribacchini. 
  20.  Amy H. Sturgis: la patria degli intellettuali è l' università, un' istituzione che ha conosciuto 2 stagioni. La prima - università d' élite - era frequentata dai figli della borghesia che vincevano il loro complesso nei confronti del ceto aristocratico ostentando disprezzo per i commerci. La seconda - università di massa - dove l' ideologia la faceva da padrona.
  21. Thomas Mann: l' artista è fondamentalmente un inetto nella vita comune; si occupa dell' inutile e, forse perché frustrasto, odia istericamente l' utile da Christian Buddenbrooks a Castorp, la galleria dei personaggi messi in scena dal grande scrittore è vasta).
  22. Roger Scruton: le università sono istituzioni in cui si tramanda il sapere ma anche, e forse soprattutto, palestre dove far mostra dei propri muscoli, o meglio, la propria capacità teorizzatrice. Per questo l' intellettuale muscoloso/vanitoso non puo' accettare il liberalismo fondato su in insipido senso comune ma deve rimpiazzarlo con teorie più cervellotiche. Questa visione è avvalorata dal fatto che le professioni più liberali sono quelle in cui l' abilità retorica raggiunge i suoi apici: psychiatrist, lawyer, teacher. Esempio tipico, poi, è il 1968: poiché era impossibile negare le maggiori libertà del capitalismo rispetto a quelle del socialismo sovietico, si cominciò a sostenere che si trattava solo di libertà illusorie; ecco allora che la scuola di Francoforte - particolarmente cervellotica - conobbe il suo momento d' oro.
  23. Bas Van der Vossen: la militanza produce distorsioni cognitive e molti intellettuali sono militanti. Basta "iniziare" perché il processo si auto-alimenti sfociando in un' escalation. Spesso l' "inizio" fatale è meramente emotivo e a poco a vedere con una riflessione intellettuale che segue e razionalizza.
  24. Virginia Postrel (ispirata da Hayek: il socialismo utopico è glamour, ha maggiore presa sul pubblico rispetto al prosaico realismo della società liberale.
  25. E' vero che gli intellettuali in generale pendono a sinistra ma se restringiamo la cerchia agli intellettuali specifici che si occupano di politica, questo non è più vero.
  26. Arnold Kling. Perché indugia sulla dicotomia oppresso/oppressore, oppure su quella civiltà/barbarie piuttosto che su quella che oppone libertà a coercizione.
  27. Jonah Goldberg. L'intellettuale di sinistra domina nelle università, un posto dove, diversamente che nel business (dove domina l'uomo di destra), si entra per cooptazione, ovvero richiamati dai propri simili. Il diverso troverà inevitabilmente un clima ostile. Noi sappiamo da Jonathan Haidt che i valori morali e ideologici sono molto più che opinioni, solo stili di vita e da essi dipende la ns felicità.

E' chiaro, l' intellettuale di destra snobba le novità in favore delle tradizioni, sa che le scienze umane, diversamente da quelle "dure", non si prestano a solida sperimentazione.

Nonostante cio' la storia è abbastanza potente da creare, nel medio-lungo termine, un numero sufficiente di combinazioni scremando le più fruttuose e accantonando le malsane.

Giocare con la storia al gioco del "sopravvissuto" è la sola cosa sensata per lui, la sua mentalità è evoluzionista: attendibile è solo chi ha dimostrato di sopravvivere. Di solito ricorda a tutti come in epoca rinascimentale il premio assicurazione vita di un cinquantenne eguagliava quello di un ventenne: l' esperienza è tutto.

Questo atteggiamento lo fa apparire saggio ma lo rende poco mondano. Per esempio, lo mette in difficoltà nei dibattiti giornalistici.

A chi gli chiede di commentare i recenti ribassi del mercato, dovrebbe rispondere che la cosa è del tutto irrilevante (ci risentiamo tra una decina d' anni). Capite quanto sia poco giornalistico?

Si verificano in sequenza tre gravi "incidenti sul lavoro" e il ciarliero giornalista gli mette il microfono davanti alla bocca, che ne pensa il nostro amico? Pensa che quell' evento non costituisca un "segnale" ma solo un "rumore di disturbo" fatto per attrarre gli sciocchi che si attardano in analisi infondate anzichè in condoglianze.

Forse anche il suo blog è noiosissimo.



Ma uno così chi volete che lo inviti da Costanzo Show o, più in generale, a qualsiasi show!?

Le novità e la Rivoluzione sono molto più sexy.

APPENDICE

The Tyranny of Clichés: How Liberals Cheat in the War of Ideas di Jonah Goldberg - le pseudoscienze
    • Quanta ideologia si traveste da scienza? Tanta...
    • "Sono fatti così". Sto parlando dei neri, delle donne, degli omosessuali o dei conservatori? A seconda posso essere un razzista, un sessista, un curioso o uno scienziato sociale...
    • Diffida di quelli a cui "interessano i fatti". Il mito dei fatti è decisamente ambiguo.
    • Due tipi di "scienza": quella in "cattiva fede" e quella in "buona fede selettiva"...
    • Come si capisce se possiedi una mente pro science? Semplice, basta qualche domandina sull'evoluzione, su cosa ne pensi del cambiamento climatico o delle cellule embrionali. Perchè nn chiedere nulla sull'ereditarietà dell'intelligenza? O sul dolore fetale? O sulla distribuzione delle abilità cognitive tra i sessi? O sul geoegineering? O sull'energia nucleare? O sugli OGM?...
    • La vicenda di Larry Summers. Ottimo esempio di come il dibattito debba essere soffocato in fretta e furia...
    • E la scienza di Obama? Doveva essere il suo fiore all'occhiello quando poi si affrontò la questione delle trivellazioni petrolifere: balle e censure fioccarono da tutte le parti...
    • In realtà la scienza è vista sia dalla destra che dalla sinistra come un mezzo x avvalorare le proprie posizioni..
    • L'accusa di essere anti scienza accampando motivazioni etiche mescola i piani: nessuno vuole bloccare i piromani xchè crede che il fuoco nn bruci...
    • I vecchi misuratori dei crani sono stati rimpiazzati dagli scanner cerebrali ma le inferenze infondate sono sempre lì...
    • Psicologia sociale: si fa un esperimento, per altro con campione ridotto, si isola una correlazione significativa e si formula un'ipotesi tra le tante possibili che viene poi ripresa dai giornali...
    • Ipotesi ricorrente: quelli di destra sono più stupidi. Ipotesi alternativa: quelli di destra sono meno deferenti rispetto all'autorotà accademica, quelli di sinistra sono + proni ad assecondare i loro inquisitori. Oppure a ds ci si chiede nel corso dell'esperimento "dove cazzo vogliono arrivare con tutte ste domande sceme"…
    • Chi conduce qs esperimenti? Di solito un ricercatore di psicologia sociale, ovvero di una facoltá in cui il 96% dei prof. vota a sinistra da sempre...
    • L'uomo di destra UD è spesso accusato di credere di avere "Dio dalla sua parte". Ma l'US nn è molto diverso quando sostituisce le scienze sociali a Dio...
    • Scientismo: l'assunto che la scienza possa essere applicata a qualsiasi ambito della vita e che la fede sia sempre un'intrusa. Un atteggiamento che rivela una grande nostalgia di Dio...
    • L'esempio più noto di scientismo: il marxismo. L'intellettuale come prete con il dio della scienza dalla sua parte...
    • Theodore Adorno: essere di destra denota una tara mentale...
    • Nei test adorniani per "misurare" il fascismo di una xsona la fede e il rispetto delle tradizioni erano considerate tra le cause di fascismo. Adorno vedeva un nesso tra la famiglia tedesca e il nazismo...
    • Adorno influenzó l'accademia americana, ben presto l'inclinazione politica venne fatta risalire alla struttura psicologica. Ben presto il conservatore assurse al rango di tarato...
    • Alle elezioni presidenziali nn manca mai l'appello degli psicologi: XY (ovvero il candidato americano) nn è psicologicamente adatto...
    • Non opporsi alle diseguaglianze e rintracciare del buono nel passato vengono considerati difetti mentali. Hitler, Mussolini e Reagan vengono assimilati nello stesso minestrone. Stalin e Castro? Conservatori anche loro per far quadrare i conti...
    • La psicologia influenza senz'altro l'ideologia ma le causalità grossolane della pseudoscienza al servizio della politica vanno denunciate: il mercato è la più potente forma di cambiamento e chi lo invoca? La destra, guarda caso...
    • Sospetto: come mai la stragrande maggioranza delle ricerche si focalizza sul Conservatore di Destra? Assunzione implicita: uomo di sinistra = uomo normale...
    • Per Kanazawa US è un tipo genetico nuovo: si preoccupa degli altri, anche se nn sono parenti. Questo tipo genetico prevale x la sua intelligenza...
    • Kanazawa: US, grazie alla sua intelligenza superiore, controlla ormai tutte le istituzioni, eccezion fatta x il business. È un'eccezione nn da poco. Ma soprattutto riguarda un'area che nn consente barriere ideologiche...
    • E i cristiani? per K. dovrebbero essere degli US eppure vengono esclusi e nn occupano un bel niente. Una confrrma che l'ideologia pesa più dell'intelligenza...
    • E i neri? Anche loro sono sottorappresentati nelle istituzioni. Forse perchè sono ottusi?...
    • Andiamo a vedere l'orientamento politico di chi popola le Università. Ebbene, possiamo fidarci di cosa ci raccontano certe ricerche? Meglio andarci coi piedi di piombo...
    • Simpatizzarr x le nuove idee nn è un merito a prescindrre. Quando si rivelano sbagiate? aUn bilancio al netto degli erreori è difficile da fare. E poi lo scetticismo nn è forse indice di mentalità scientifica?...
    • US teme le speculazioni sulle differenze genetiche tra razze e sessi, ma quando si tratta di ideologia si lancia alla grande...
    • Ma xchè tutto qs? Semplice: meglio delegittimare l'avversario che rispondergli...
    • Naturalmente il classico US pro science di scienza ci capisce ben poco ma è pronto a fidarsi dell'esperto di turno, che nel 90% dei casi è un US anche lui, ma qs nn conta: la scienza è scienza!
    • Lo stato dell'arte negli studi che collegano personalità e ideologia, quelli seri. L' uomo di sinistra US non è più intelligente dell'uomo di destra UD, cominciamo con lo sfatare questo mito, è cruciale distinguere gli ambiti in due sfere: economica (E) e sociale (S). USS sembra leggermente più intelligente di UDS mentre UDE sembra più intelligente di USE. D'altro canto, se consideriamo il meglio, USS sembrerebbe più curioso, il che lo indirizza verso gli studi accademici mentre UDE è più attratto dal business. Senonché nel mondo accademico, diversamente che nel mondo del business, esistono accessi per cooptazione, ovvero su base ideologica, cosicché UD trova un clima ostile se non addirittura ostracismo, il che, in presenza di preferenze già orientate altarove, induce facilmente alla rinuncia
    continua
  1. Liberty, Commerce, and Literature  William H. Patterson Jr., Sarah Skwire, Amy H. Sturgis, Frederick Turner - letteratura e liberalismo
    • La letteratura sembra snobbare i valori del mercato. C'è un motivo? Si puo' fare qualcosa?
    • Forse sì. Forse ci sono motivi per essere ottimisti, specie se guardiamo alla letteratura di genere e a quella commerciale di qualità.
    • Principio "deduction by reductio": si estrapola ad ad hoc in preda al confirmation bias. Es. non basiamoci solo sul mercante di venezia x giudicare il rapporto tra scrittori e denaro, sarebbe come basarsi solo sul Macbeth per giudicare il pensiero di Shakespeare sul matrimonio
    • Idem x Dickens, spesso è usato in modo strumentale. E' vero, Dickens enfatizzò le brutture della Rivoluzione industriale  e dell'avidità, come per esempio nel Canto di Natale ma le brutture stavano sia nei commerci che nei governi, e alla fine lo scrittore vide una salvezza nella relazione tra i singoli, nella beneficenza privata. Esempi di una possibile apertura di Dickens al mondo dell'individualismo: La commedia degli errori, dove i commercianti onesti abbondano e Casa desolata dove tutti i guai derivano da una mancata valorizzazione del capitale umano e dall'insipienza finanziaria.
    • Morale: sample bias dietro le conclusioni che sottolineano l'incompatibilità tra letteratura e denaro
    • Detective fiction e romantic fiction. Si tratta di generi dove la ragione ha un ruolo importante e quindi anche l'interazione razionale tra soggetti, questo giustifica le logiche di mercato, o per lo meno pone le premesse per comprenderle. Cercare il colpevole e cercare marito sono problemi che richiedono grande razionalità
    • C'è molta inerzia intellettuale: un'analisi del Mercante di Venezia. E' davvero così anti-market?
    • Osservazione generale: la letteratura migliore non è mai didattica, non troveremo mai un manuale di economia perfetto. Ma proprio per questo le cose sono più complesse di come vorrebbe ridurle certa critica ideologica.


    • Vogliamo coltivare la speranza di un legame? Forse ci inganna la prospettiva storica, siamo troppo legati a quel che succede oggi: alziamo lo sguardo e scorgeremo un movimento dialettico che spiega le relazioni tra economia e letteratura: Libertà e letteratura, sono due  prodotti dell' illuminismo. L' illuminismo settecentesco con le sue filosofie individualiste é all' origine sia dell' economia moderna che del "romanzo"

    • Già l' età barocca fondeva arte e commerci: Goldoni, Bach... fino a Defoe
    • La storia conserva un movimento dialettico a pendolo: x ogni Goethe c' è un Dickens
    • Oggi siamo in pieno riflusso: governo mondiale e welfare dominano la scena, così come l'interpretazione dei testi si orienta di conseguenza. Attendiamo allora un rovesciamento dialettico invocando un ritorno ai valori illuministici

    • La critica professionale nasce tra gente borghese che tentava di elevarsi nelle università e sentiva impellente il  dovere di disprezzare denaro e commerci x non sfigurare in nobiltà
    • Università d' élite: contro la ricchezza x senso di nobiltà; Università di massa: contro la ricchezza x ideologia sinistrorsa
    • Le 4 interpretazioni del "Mercante". Impazza il cherry-picking e allora ce n'è anche una criptocapitalista: l' happy end è possibile solo grazie al contesto capitalistico di Venezia
    • Ricordiamoci che un reietto come Shylock puo' costruire la sua potenza (una potenza che non usa mai la forza) solo in un contesto capitalistico a grande mobilità sociale come quello di Venezia che neutralizza ogni forma di antisemitismo. E' forse questa una brutta cosa?
    • Non è un caso che Dante ponga sia gli usurai che gli omosessuali all'inferno: senza mercato il sessismo costa poco.
    • Cosa occorre per mutare il paradigma? Una nuova generazione di critici libertari: la letteratura in sé non mostra bias così forti

    • Strano: sono + indulgenti col mercato gli scrittori che vendono bene sul mercato (scrittori di genere). Salvo il fatto che all' inizio tutti faticano.
    • La fantascienza allena al pensiero "what if", che è il tipico pensiero dell' economia.
    • Fattore positivo: il "genere di qualità" attira soprattutto i giovani/adulti, c'è dunque di che sperare.
    • Quel libertario di Harry Potter

    • Atto d'accusa: i liberali hanno lasciato campo libero nelle mani della critica marxisti e post-moderni. Dov'erano? Forse in borsa?
    continua
  2. Letteratura e libertà: Borges, Paz e Vargas Llosa a cura di  Martín Krause, Héctor Ñaupari, Carlos Sabino, Ángel Soto - L'intellettuale sudamericano secondo Montaner
    • In Sudamerica l'appartenenza politica dei prof. dipende molto dalla facoltà dove insegnano: le umanistiche stanno più a sinistra, le tecniche + a destra...
    • Destra e sinistra oggi hanno senso solo in relazione al ruolo che si intende dare allo stato...
    • Perchè gli intelettuali stanno a sinistra abbracciando la causa populista? Perchè sul mercato nn vendono bene i loro servizi. Ecco spiegata la differenziazione della facoltà: quelle che sfornano chi dipenderà dallo stipendificio di stato, dai sussidi o da qualche mecenate si orienterá in senso populista, i professionisti che potranno sopravvivere senza protezioni si sintonizzeranno sui valori liberali...
    • Agli intellettuali piace xcepirsi come solidali, in realtà difendono i loro interessi quanto gli altri gruppi...
    • La piramide di Maslow (gerarchia dei bisogni): primum vivere. Gli scrittori rientrano nel ramo del divertimento, come i saltimbanchi. Conseguenza: in tempi di crisi la gente taglia il divertimento...
    • Laddove gli i. sono protetti nn lo sono senza mercede: firmare appelli, ripetere slogan ed esprimere opinioni di un certo segno (ovvero nel senso di un accrescimento del ruolo statale) diventa gentile (democrazie) se nn doveroso (dittature). Ecco allora costruita una perfetta gabbia senza sbarre: se non vuoi uscire dal giro devi starci dentro. E fuori dal "giro" c'è ben poco per te...
    • Meglio dipendere dal commissario di partito o dal pubblico? Un vero intrattenitore nn deve avere dubbi optando x i gusti che ha scelto di servire, anche se a volte sono di basso livello...
    continia
  3. The needless complexity of academic writing di Francois Schnell
    • negli usa esiste un onlus: center for plain langueage
    • esiste anche una legge: plain writing act
    • proposta: che i ricercatori presentino i loro lavori su twitter con l'uso di emoji
    • ig nobel: se scrivi semplice sei più intelligente.
    • gli intellettuali di solito non pensano al pubblico ma parlano a tra loro
    • se vivono in un mondo sussidiato come la scuola questo è ancora più vero
    • gli intellettuali vogliono escludere gli outsider
    • gli intellettuali vogliono mostrare i muscoli
    • gli intellettuali vogliono tenere in allenamento il loro cervello rimanendo immersi nella complessità, anche quando è inutile farlo
    • gli intellettuali vogliono tener nascosta la pochezza delle loro idee
    continua
  4. Intellettuale: eterno nemico del corrotto: les forcenés de la lutte anticorruption, les croisés de la transparence, les hystériques de l’argent sale.... hommes de lettres, réfugiés à l’extérieur du « système », ils révèlent des non-dits qu’ils prennent pour des secrets... Ils travestissent leur ressentiment en exigence de justice ou de vérité.... il n’est guère un polémiste, penseur, sociologue ou éditorialiste qui n’ait fustigé la corruption de son temps? Jalousie, aigreur, vengeance à l’encontre d’une société où ils se sentent mal à l’aise ?... L’intellectuel isolé dans ses papiers, confiné dans ses colloques, prisonnier de conversations abstraites, finit par forger dans son inconscient un homme imaginaire, un homme bon, juste et désintéressé, à l’aune duquel il juge les autres. Peu importe s’il ne lui trouve aucune incarnation dans le monde tel qu’il est : il la renvoie à un monde futur (la Cité idéale de Platon) ou à un monde passé (le modèle antique de Rousseau).... Des historiens du Moyen Age, des spécialistes de littérature anglaise, des chercheurs en biologie moléculaire, des journalistes politiques, des philosophes patentés ou des penseurs autoproclamés s’élancent avec la même conviction dans le grand combat contre la corruption. Ils ont le tort de croire que leur intelligence, indéniable dans les domaines qui sont les leurs, place d’emblée leurs considérations politiques au-dessus d’une conversation de comptoir.... (gaspard koenig)