martedì 31 agosto 2021

meccanica quantistica recap DEFINITIVO

 Interpretazione bayesiana della meccanica quantistica - Fuchs Non dire gatto se non l'hai nel sacco.


Non oso mai parlare del gatto di Schrödinger senza prima "pararmi il culo" citando le grandi conquiste della fisica subatomica nel XX secolo e e impugnando un tomo spesso e pieno di matematica astrusa. In caso contrario rischierei di passare per matto. Perché mai dovrei dire che un gatto che non vedo è sia vivo che morto quando posso benissimo descrivere la situazione dicendo che IO non so se è vivo o morto? Voglio forse fare il pagliaccio per stupire i miei nipoti al cenone di Natale con quello che è solo uno scoperto sofisma ch enemmeno ho capito bene? Come biasimare chi ascolta se non ti dà credito. Ma il fatto più rilevante di questa storia è che l'ovvia interpretazione dei miei piccoli amici delle scuole medie può tranquillamente essere estesa a tutta la fisica quantistica. Non c'è micro o macro che tenga, molto semplicemente le funzioni d'onda non descrivono stati oggettivi del mondo ma rappresentano espressioni soggettive di credenze e conoscenze dell'osservatore sulle possibili condizioni di un sistema. Così come, molto semplicemente, non so se il gatto di Schrödinger sia vivo o morto e lo scopro una volta che apro la gabbia, lo stesso posso pensare quando mi concentro sulle particelle subatomiche. Quel fenomeno stranissimo da cui originano i mille paradossi della meccanica quantistica, ovvero il "collasso d'onda", potrei tranquillamente chiamarlo in modo più modesto "aggiornamento delle mie credenze di fronte a un fatto nuovo". Insomma, le probabilità potrebbero essere usate per descrivere le mie credenze anziché la realtà. Tutto diventerebbe più comprensibile a tutti, con la teoria che continuerebbe a funzionare nella pratica un po' come prima. Non solo il paradosso del gatto ma anche il paradosso EPR o l'esperimento della Doppia Fenditura non presentano più un problema.

Perché allora la scienza non si adegua? Mah, questa, in fondo, è solo un'interpretazione e gli scienziati non sono grandi filosofi, nemmeno sono poi così interessati alla cornice filosofica. Vanno avanti per inerzia con le loro abitudini anche quando producono un quadro contorto. Eppure anche molti grandi filosofi che capiscono bene la teoria non si sono sbilanciati in questo senso. Forse una proposta del genere enfatizza troppo la soggettività interpretando le probabilità come come grado di credenza dell'osservatore piuttosto che come proprietà oggettiva del sistema fisico. La scienza, al contrario, si vede da sempre impegnata a cercare leggi universali e oggettive che descrivano il mondo indipendentemente dall'osservatore. Da Monod in poi, ha un sacro terrore del soggetto, vuole tenerlo fuori da ogni suo paradigma, talvolta sembra in preda a capricci isterici quando il soggetto fa capolino all'orizzonte. Magari teme di introdurre il seme del relativismo ma con una buona teoria (filosofica) della percezione tutto questo puo' essere scongiurato.



da albert (e huemer) è un post facebook


Il comportamento degli elettroni è abbastanza facile da descrivere ma quasi impossibile da interpretare. Mi occupo del compito facile ispirato dal primo capitolo di "Meccanica quantistica e senso comune" di David Albert. A voi lascio quello difficile.


Ogni elettrone puo' essere bianco o nero e ci sono dei misuratori del colore in grado di dircelo. Ma puo' essere anche duro o tenero, e ci sono dei misuratori della consistenza in grado di dircelo. Tra consistenza e colore non c'è correlazione, il che significa che se immettiamo degli elettroni bianchi in un misuratore della consistenza, metà saranno duri e metà teneri. Allo stesso modo, se mettiamo degli elettroni duri in un misuratore del colore, metà saranno bianchi e metà neri. E' un po' come se il misuratore del colore resettasse la consistenza degli elettroni in entrata e il misuratore della consistenza resettasse il colore in entrata. Purtroppo, per quanto appena detto, non c'è neanche modo di accertare le due proprietà in un singolo elettrone. Esempio, se inserisco elettroni bianchi in un misuratore della consistenza avrò il 50% degli elettroni in uscita duri e il 50% teneri. Posso anche isolare le due metà e quindi, potrei essere tentato dal dire che la metà dura è "dura e bianca". Ma, per quanto detto prima, qualora misurassi il colore, riceverei una smentita: metà di quel sottogruppo di elettroni è nera. Il misuratore di consistenza, come dicevo, ha resettato il colore.

Fin qui siamo di fronte a semplici stranezze come ce ne sono tante quando si studia il mondo fisico. La parte sconcertante deve ancora arrivare e arriva quando costruiamo la macchina della figura sotto: un mega-misuratore (foto) che in ingresso (in basso a sinistra) ha un misuratore della consistenza e in uscita (in alto a destra) ha un misuratore del colore. Gli elettroni inseriti vengono sottoposti ad una prima misurazione e poi, attraverso degli specchi, rimbalzano e confluiscono in modo da sottoporsi alla seconda misurazione. Niente di speciale e, per quanto detto prima, dovremmo essere in grado di prevedere i risultati finali. Esempio: se immetto nel mega-misuratore elettroni duri, la macchina della consistenza confermerà la loro durezza (100% duri) e la macchina del colore resetterà la consistenza ripartendoli per colore nel solito modo: 50% bianchi e 50% neri. L'esperimento conferma le aspettative. Bene. Se invece immetto elettroni bianchi, la macchina della consistenza dovrebbe resettare il colore e ripartire per consistenza: 50% duri e 50% teneri. Le due metà, poi, confluiscono rimbalzando sugli specchi nel secondo misuratore che, resettando a sua volta la consistenza, ripartisce equamente per colore: 50% bianchi e 50% neri. L'esperimento smentisce le aspettative: gli elettroni escono dal mega-misuratore al 100% bianchi. Cosa è successo? Ma non finisce qui. Dopo la prima misurazione, come dicevamo, si creano due flussi: 50% duri e 50% teneri. Con un diaframma posso stoppare uno dei due flussi; mi aspetto che, in un caso del genere, usciranno dal mega-misuratore solo il 50% degli elettroni immessi. Infatti è proprio così. Solo che questa volta sono tornate in vigore le regole canoniche, la metà che esce è al 50% composta da elettroni bianchi e al 50% neri. I casini si limitano misurando due flussi alla volta. Agendo sul diaframma le regole vengono rispettate mentre senza diaframma le regole vengono violate. Perché?

Si potrebbe dire che il mega-misuratore non sia neutrale, ovvero che interferisca sugli elettroni, magari attraverso gli specchi. Tuttavia, non chiedetemi perché, oggi siamo certi che non sia così: l'interno del megamisuratore è una camera oscura del tutto neutrale, così come lo sono gli specchi. Si potrebbe dire che i due flussi degli elettroni comunichino tra loro in qualche modo sabotando le nostre aspettative, ma quando e come lo fanno? Il diaframma puo' essere posto ovunque, anche al termine della corsa, e ogni volta, indipendentemente dalla sua posizione, cambia radicalmente l'esito dell'esperimento. In poche parole, l'azione è talmente veloce che un eventuale comunicazione tra i due flussi dovrebbe eccedere la velocità della luce, il che va contro le leggi della fisica. Per questo la comunicazione ipotizzata viene definita come "azione spettrale", perché non puo' avere natura materiale. Ecco, poiché si tratta di un'azione spettrale potremmo ipotizzare l'intervento di spettri o fantasmi ma non mi sembra che gli scienziati siano entusiasti. Si potrebbe dire, ricorrendo al dio tappabuchi della scienza, che si entra in dimensioni differenti mentre noi, potendo misurare solo nella nostra, rimaniamo ingannati. Mmmmmm. Il dio tappabuchi della scienza desta gli stessi sospetti di quello della religione. Se avete la vostra ipotesi questo è il momento di avanzarla.





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UNA TEORIA SBAGLIATA Cercare di interpretare le stranezze della meccanica quantistica mi sembra uno sforzo inane che trasforma gli scienziati in filosofi distraendoli dal loro compito. Ne escono congetture dubbie e difficilmente verificabili con esperimenti. Meglio allora considerarla una teoria fondamentalmente sbagliata che funziona e impegnarsi a sfruttarla al massimo. In questo senso l'interpretazione do Copenhagen IC non è così male purché la si consideri una mera descrizione algoritmica piuttosto che una teoria (Mauldin e altri negano lo status di teoria)


MQ E BUON SENSO Prendiamo la meccanica quantistica, ovvero la prima teoria che tenta una liquidazione del buon senso. Tuttavia, le affermazioni sugli stessi risultati sperimentali da cui tale teoria deriva traggono la loro autorità dal buon senso. Lo stesso Niels Bohr ha sottolineato esattamente questo punto in una delle sue discussioni in cui parla di interpretazione “classica” degli esiti sperimentali (nel suo gergo “classico” equivale a buon senso). In altre parole: la teoria liquida il buon senso per poi recuperarlo quando constata i dati sperimentali.


per il resto vedi voce feedly con huemer e hossenfelder 

https://feedly.com/i/board/content/user/11891599-506c-4fc2-b28b-b840b88888cc/tag/be88f8d7-c744-4284-b62c-46cc4331ac61

per la non località: https://spot.colorado.edu/~huemer/papers/qm3.htm

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Libro del giorno

Ecco i fatti stilizzati in cerca di interpretazione. Li espongo in un "lessico famigliare" e ultra-semplificato. Poiché so di muovermi come un elefante nel negozio di porcellana, le correzioni sono benvenute.

Tieni sempre presente questa scatola che sarà il fulcro dell'esperimento cruciale, reperibile anche qui: http://www.owl232.net/papers/qm.htm




1) Poniamo che ogni elettrone abbia due proprietà che si presentano a coppie. Per esempio "bianco"/"nero" e "pesante"/"leggero".

2) Poi ci sono le scatole (o divisori di fascio). Possono essere tante quante sono le proprietà. Esempio scatola bianca e scatola nera.

3) Come interagiscono scatole e elettroni? In due modi: 1) reazione azzerante e 2) reazione neutrale. Un elettrone bianco in una scatola bianca ha reazioni neutrali, ovvero esce esattamente come è entrato. Una scatola bianca su un elettrone nero ha invece azione azzerante: esce bianco e leggero nel 50% dei casi e bianco e pesante nel 50% dei casi. Strano ma è così, dobbiamo accettarlo.

4) Costruisci uno scatolone "Juve" con l'aiuto di specchi devianti (vedi nei commenti) che abbia all'ingresso una scatola bianca e all'uscita una scatola nera. Se inserisci un elettrone bianco in Juve la prima scatola è neutrale e la seconda azzerante, quindi ti aspetti che esca un elettrone nero leggero nel 50% dei casi e un elettrone nero pesante nel 50% dei casi. La previsione è confermata sperimentalmente. Fin qui tutto bene.

5) Le stranezze cominciano se inserisci elettroni neri: escono da Juve esattamente come sono entrati (per esempio, neri leggeri al 100%). Ti saresti aspettato un primo trattamento azzerante e un secondo di nuovo azzerante, ovvero 50% neri leggeri e 50% neri pesanti. Cosa diavolo è successo?

6) Smonta Juve e ripeti l'inserimento dell'elettrone nero osservando separatamente le due fasi, tutto funziona regolarmente: l'elettrone subisce due trattamenti azzeranti. Rimonta Juve, procedi di nuovo e tornano le stranezze. Se guardi dentro tutto è regolare ma se non guardi tutto torna strano. L'atto stesso di osservare sembra cambiare le cose anche se sai con certezza che non puo' interferire.

7) Come interpretare i fatti. IC (interpretazione di Copenaghen) pensa che se non lo osservi l'elettrone nero che passa la prima scatola non si azzeri ma mantenga una condizione indeterminata tale per cui è bianco e duro (50%) e bianco e leggero (50%). Due condizioni opposte che si presentano contemporaneamente (SOVRAPPOSIZIONE). Quando le sovrapposizioni si ricongiungono, ovvero nella seconda scatola, la condizione dell'elettrone torna quella primigenia, per esempio nero e leggero, ed esattamente così esce dalla seconda scatole che per lui è neutrale. Ripeto, questa è solo un'interpretazione di questi strani fatti.

8) Ma l'indeterminazione, oltre alla sovrapposizione, porta con sè la non-località, un fenomeno talmente strano che scollega in modo netto scienza e senso comune.

9) Esperimento della bomba (il paradosso dell'azione a distanza). Premessa: c'è una bomba che, qualora fosse "viva", esploderebbe a contatto con un fotone. Costruisci adesso uno scatolone Juve (vedi sopra) e sparagli dentro un fotone nero/basso (ovvero destinato al sentiero basso, se non fosse che già all'ingresso viene azzerato). Colloca la bomba sul sentiero basso all'interno dello scatolone Juve in modo tale che, se fosse viva, esplodendo, fungerebbe da segnalatore. Cosa succederà se la bomba fosse "morta"? Bè, in questo caso non funzionerebbe da rilevatore e, in assenza di osservazioni interne, tutto si svolgerebbe come già descritto sopra, nel 100% dei casi il fotone nero/basso uscirebbe da Juve esattamente così come è entrato, ovvero nero e dal sentiero basso basso (vedi punto 5, è strano ma ormai sappiamo che MQ funziona così). E se la bomba è carica? In questo sarebbe un segnalatore e realizzerebbe un'osservazione con conseguente collasso d'onda. Che significa? Innanzitutto che, qualora il fotone "azzerato" dalla prima scatola bianca prendesse la via bassa (probabilità 50%) esploderebbe tutto e morta lì. Qualora il fotone prendesse invece la via alta (50% di probabilità) la bomba attiva interferirebbe comunque come punto di osservazione con la sovrapposizione del fotone in alto impedendo il ricongiungimento e l'uscita tipica visto nel caso della bomba "morta". Secondo IC, lo stato del fotone in alto è bianco indeterminato e, in assenza di ricongiungimento non tornerà nero, su di lui la scatola nera in uscita avrà effetti azzeranti dividendolo al 50% verso l'alto e al 50% verso il basso. Poiché ora percorre la sua via alta già con prob 50% il secondo azzeramento lo divide con prob. 25% e 25%. Questo caso è l'unico che presenterebbe una rilevazione sul sentiero alto in fuoriuscita dallo scatolone Juve. Ergo: quando rilevo un fotone in uscita dalla via alta dallo scatolone Juve so che esiste una bomba attiva nel sentiero basso all'interno dello scatolone stesso. Si tratta di una conoscenza straordinaria perché ottenuta senza alcun contatto con la bomba. E' come se l'informazione mi fosse trasmessa telepaticamente. Tutto cio' è talmente straordinario che potrei anche considerarla una confutazione della teoria di fondo. Potrei dire: come teoria la meccanica quantistica è palesemente sbagliata ma poiché il suo algoritmo funziona bene continuerò ad usarlo.

10) Infine c'è il problema della MISURAZIONE. Misurare trasforma la sovrapposizione descritta dalle equazioni della MQ in qualcosa che ha probabilità 100%. Il comportamento di una cosa "grande", come un rivelatore, dovrebbe derivare dal comportamento delle piccole cose di cui è composto ma non è così. Il postulato della misurazione, insomma, è incompatibile con il riduzionismo, il grande non puo' essere ridotto al piccolo. Tutto cio' rende necessario che la formulazione della meccanica quantistica si riferisca esplicitamente a oggetti macroscopici come i rivelatori, quando in realtà ciò che stanno facendo queste "cose grandi" dovrebbe derivare dalla teoria. Stai implicitamente assumendo che il comportamento di osservatori o rivelatori sia incompatibile con il comportamento delle particelle che compongono gli osservatori o rivelatori. Ciò richiede che tu spieghi quando e come deve essere fatta questa distinzione e nessuno degli approcci sembra riportare successi particolari, anche perché quello soggettivista (o epistemico) caro a Von Neumann e Copenaghen - l'approccio che divide materia e coscienza - è considerato incompleto dai più e le alternative sembrano aggiungere bizzarrie (misteriosi adattamenti darwiniani, presenza di "molti mondi", superdeterminazioni ad hoc...) al sistema di fondo anziché completarlo.

11) Per risolvere il problema della misurazione il SUPERDETERMINISMO sembra a molti un buon candidato, postula che tra osservatore (corpo) e osservato ci sia in realtà una relazione passata tale per cui quando si incontrano succedono tutte quelle stranezze. SI badi bene che in questo modo anche la non-località non sarebbe più un mistero. Insomma, il S, facendo cadere il postulato dell'indipendenza tra osservato e osservatore, toglierebbe le castagne dal fuoco a molti, ma si tratta di un postulato cardine della scienza precedente. Per molti il superdeterminismo, in mancanza di verifiche, non è altro che una "supercospirazione" inventata ad hoc, si può prendere un risultato di misurazione e, usando la legge dell'evoluzione temporale, calcolare lo stato iniziale che avrebbe dato origine a quel risultato stesso. L'universo doveva essere "proprio così" affinché gli sperimentatori. Il termine “proprio così” è invocato per sottolineare che ciò sembra intuitivamente estremamente improbabile. il Superdeterminismo si baserebbe su un'implausibile “cospirazione” di condizioni iniziali. Tim Maudlin è particolarmente spietato con S quando propone questa analogia: “è come la lobby dell'industria del tabacco che sostenga dapprima che il fumo non provoca il cancro poiché c'è una causa comune che predispone sia a voler fumare che a contrarre il cancro, ma poi, di fronte a esperimenti randomizzati sui topi, dove i topi non scelgono certo se fumare o meno, prosegue dicendo che il lancio della moneta per selezionare i gruppi era "superdeterminato" per mettere i topi già predisposti ad ammalarsi di cancro al polmone nel gruppo sperimentale e quelli non predisposti nel gruppo di controllo. Insomma, per l'astrologo tutto è determinato dai corpi celesti e se non possiamo dimostrarlo è solo perché esistono corpi celesti che è molto molto molto difficile osservare e forse impossibile poiché sono fuori dalla nostra portata ma ci influenzano ugualmente con le forze che producono e giungono fino a noi. Il superdeterminista sarebbe una specie di astrologo del mondo infinitesimale. Si badi che, a sua difesa, il superdeterminista puo' sempre dire: cercate i pianeti, pur riconoscendo che la ricerca è difficile e probabilmente impossibile.

12) I fatti della meccanica quantistica sono talmente scollegati dal buon senso che è difficile ottenere una teoria in grado di riconciliare le cose. Francamente, preferisco stare dalla parte del buon senso - anche perché è in base a questa facoltà che interpretiamo i fatti sperimentali - e rinunciare ad una teoria.



mercoledì 28 luglio 2021

LOTTERIA DEI TALENTI (definitivo)

contro l'egalitarismo giustificato dalla fortuna (solo gli ultimi due argomenti accettano la sfida fino in fondo).

1) diritti e merito non devono andare insieme (nozick)

2) argomento straussiano: se credi che il merito esista darai di più (cowen).

3) analogie ripugnanti. stupro, karl lewis, ridistribuzione dei voti (hanson)

4) argomento della schiavitù: se non ho diritto al mio corpo (public choice) (landsburg)

5) senza merito ogni distribuzione è ingiusta, anche l'uguaglianza. (david friedman). 

6) il merito si considera per ciò che sono, non per ciò che sarei potuto essere (Friedman)


david friedman: 

https://feedly.com/i/entry/mJnsy3URuZ92Zh19I45RqysFYXr9EiFtEDLIa5p1D1g=_18700687902:1d2432c:eca0ac4


https://www.blogger.com/blog/post/edit/5403547194390425363/2830172978837546743



POST FACEBOOK DEFINITIVO


ABOLIAMO LA FORTUNA!
E' l'urlo di battaglia dell'egalitarista. Qui di seguito cerco di farlo ragionare.
Dunque, l'esito degli affari umani dipende da merito e fortuna, alcuni enfatizzano la prima componente, altri la seconda. Concentrarsi sul merito giova alla produttività sociale, esaltare la fortuna minimizza i costi psichici legati allo stress da ricerca di status. Nelle società povere e desiderose di arricchirsi ci si orienta di solito sul primo atteggiamento, in quelle ricche e satolle sul secondo. Noi siamo in fase di transizione.
La mia idea chiave è questa: non penso che fortuna e merito siano fenomeni così differenti come si crede, penso invece che siano parole diverse per guardare allo stesso fenomeno. Non c'è una radicale differenza nel valutare la realtà ma c'è una differenza etica di fondo che divide i due schieramenti, molto più semplicemente chi esalta il merito potrebbe anche formulare diversamente la sua opzione sostenendo che i "fortunati" non sono dei colpevoli da punire. Ok? Il fortunato, quand'anche non abbia dei meriti, mantiene dei diritti. Vale infatti la pena di sottolineare che chi vuole "abolire la fortuna" lo puo' fare solo "condannando e punendo" i fortunati, anche se costoro non hanno commesso nessuna ingiustizia manifesta impossessandosi della ricchezza che detengono.
Voglio dire ancora una cosa sull'indistinguibilità di merito e fortuna, e per farlo sceglierò la feconda metafora sportiva. Domanda: Carl Lewis ha meritato le sue medaglie d'oro o avrebbe dovuto condividerle con gli altri partecipanti alle gare? Ovviamente le ha "meritate", anche se il suo talento e la sua perseveranza sono state per lui una "fortuna" caduta dal cielo. Penso che anche il secondo classificato, il terzo e tutti gli altri atleti che hanno partecipato con lui alle gare non abbiano nulla da obbiettare, e nessuno di loro soffra di particolari stress da status. Ecco, lo sport è un esempio mirabile di come sia possibile prendere due piccioni con una fava: il rispetto per il perdente non ha bisogno di essere acquistato colpevolizzando il vincitore! Sarebbe assurdo chiedere a Carl Lewis di restituire le sue medaglie olimpiche per il fatto che Madre Natura lo abbia beneficiato, così come dovrebbe suonarci assurdo il progetto "aboliamo la fortuna!".
Puoi pensare che tutti meritino una vita dignitosa e anche pensare che alcune persone meritano più di altri. Costruire una meritocrazia non punitiva non è affatto semplice, ma è un progetto in grado di arricchire la società mantenendo bassi i costi psichici dei perdenti. D'altronde, in una società pluralista, esistono tanti agoni tra cui scegliere quello che ci è più congegnale.
Vorrei aggiungere ancora una cosa: noi siamo nati per lo stress, il che rende questo "nemico" molto meno letale di quanto si creda. Abbiamo la fortuna di tollerare bene la diseguaglianza poiché questa condizione appartiene alla nostra natura di grandi scimmie. E' abbastanza naturale ritenere che se qualcosa ci è connaturata non potrà mai produrre costi psichici troppo elevati, abbiamo sviluppato robusti anti-corpi. Il progetto "aboliamo la fortuna" è una rivoluzione che crea devastazione intorno a noi senza portare a casa nulla di rilevante.

Arte e bellezza - definitivo

COS'E' LA BELLEZZA? teorie SINEA

semplice (difficile-facile)

indiretta (suggestiva)

inutile (gratuita)

naturale (soluzione alla complessità... simmetrica)

eterna (non soggetta alle mode)

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UNA VELOCE TEORIA DELLA MUSICA

Dopo una decina d'anni di letture sul tema cerco di riassumere qui cio' che ho trovato particolarmente convincente evitando accenni ai percorsi più personali.

Occorre partire dall'inizio, a cosa serve la musica? Essenzialmente a coalizzarsi. La musica sembra raggiungere il suo obbiettivo IMPRESSIONANDO E COORDINANDO le persone. Se impressiono l'altro mostrandomi potente ottengo la sua disponibilità per un'eventuale alleanza. Se mi coordino con lui si crea tra noi un senso di unità. La coalizione serve per unirsi fisicamente (sesso) oppure per creare grandi gruppi in grado di prevalere nella lotta violenta. Sesso e violenza sarebbero quindi alla base della musica. La biologia fornisce qualche conferma: fare e ascoltare musica rilascia ossitocina, l'ormone della fiducia. Sotto l'effetto della musica siamo più fiduciosi e collaborativi ("ehi, fratello!!").

Una visione del genere si scontra con quella divulgata da Steven Pinker per cui la musica è un linguaggio di risulta lasciato per la strada nel corso dei processi attraverso i quali si è formato il nostro linguaggio naturale. Tuttavia, non si capisce bene come mai uno "scarto" debba sopravvivere nel tempo. Forse la musica è solo un linguaggio semplificato: in certe circostanze la semplicità è più necessaria della precisione. Per esempio, il linguaggio naturale non puo' essere "anticipato" (non possiamo parlare "in coro") mentre quello musicale sì, in questo modo facilita il coordinamento. A volte le "cose" da designare sono poche, per esempio le emozioni (tristezza, rabbia, malinconia...), cio' che conta è l'abilità di rendere certe sfumature indefinibili.

Ma da dove deriva la bellezza della musica? Il coordinamento è innaturale, e quindi qualcosa di impressionante che noi ammiriamo e possiamo talvolta anche definire "bello". Ma ci sono altri modi di impressionare, e qui ci illumina la selezione sessuale, anche se il discorso puo' essere allargato a qualsiasi genere di alleanza. Negli animali il maschio impressiona la femmina con capacità "inutili" (e qui si spiega anche la necessaria inutilità della musica) che segnalano prestanza. Per esempio, un piumaggio fantasmagorico che renda l'uccello più vulnerabile ai predatori segnala le sue incredibili capacità di fuga nel bosco, una qualità che le femmine desiderano per i propri figli. Produrre questo segnale è anche costoso poiché rende la nostra vita più rischiosa. Alla lunga pregi e difetti del segnale entrano in equilibrio cessando di dare vantaggi concreti e desiderabili per la prole, tuttavia il gusto femminile per la "bellezza" si è nel frattempo formato e viene tramandato rendendo quel tratto come un "bello" completamente gratuito, ovvero sganciato da ogni segnale che ne giustifichi la presenza.


ARTE E BELLEZZA

In filosofia, l'estetica rappresenta il comparto più sfuggente. Alla fine, estenuato, ho deciso di abbandonare la mia ricerca pluriannuale per rivolgermi alla più trasparente antropologia. Ecco allora la mia risposta oggi alle due domande fondamentali della disciplina:

1) COS'E' L'ARTE? E' il tentativo di impressionare l'altro mostrando il dominio retorico che abbiamo su un certo linguaggio. Si tratta di un'esibizione virtuosa e gratuita. L'istinto alla base di questi comportamenti è la ricerca di alleanze potenti. "Sprechiamo" (gratuità) per segnalare che possiamo permettercelo. Il discorso vale anche nell'altro senso: il fan in fondo ricerca l'alleanza con un soggetto potente.

2) COS'E' LA BELLEZZA? La bellezza è cio' che desta ammirazione quando si pratica l'arte.

PS Con questo post cedo, dopo annosa querelle, alla posizione "virtuosistica" di Davide Curioni, quand'anche diverse precisazioni sarebbero necessarie.

PS Con questo post, abbandono la centralità del "linguaggio vago", per quanto le vaghezze del linguaggio siano il terreno ideale per esprimere virtuosesmo retorico.

DIRITTI ANIMALI definitivo

 TESI: no diritti sì utilitarismo.

Perché no diritti?

1) no responsabilità quindi...

2) insetti...

3) gradualismo e razzismo

Conclusione: compensa e allevamente intensivi.


Libro del giorno: Slate Star Codex Abridged di Scott Alexander -

PERCHE' GLI ANIMALI NON HANNO DIRITTI?

Risposta breve: perché si puo' essere "vegetariani e carnivori" mentre non si puo' essere "assassini e brave persone".

Risposta lunga (per modo di dire): supponiamo tu senta il dovere di convertirti al vegetarianesimo. Potresti continuare a mangiare carne compensando questo tuo "peccato" con una donazione ad enti che si occupano del benessere degli animali. Questo è un'ottimo affare sia per te che per gli animali. Una posizione del genere mi pare moralmente giustificabile.

Consideriamo ora un'analogia imbarazzante: le stime attuali ipotizzano che con 2500 euro puoi salvare una vita umana nei paesi poveri. Diciamo che sono un benestante e potrei spendere 100.000 euro salvando 40 vite umane, d'altro canto c'è un tipo che mi sta proprio sulle balle (non ha né amici né parenti)... Avete già capito no? Bè, nessuno approverebbe quell'omicidio. Perché? Perché gli uomini hanno dei diritti.

In conclusione: gli uomini hanno diritti, gli animali no. La violazione dei diritti non è soggetta a compensazione mentre l'utilitarismo è sempre soggetto a compensazione.

post facebook che giustifica a prescindere dalla compensazione:

Il caso del porcello.

Approfitto di questo meraviglioso passaggio della RSI per un rapido ripasso dei diritti del porcello. In particolare, considero questa famosa sentenza portata all'attenzione dei filosofi morali da Derek Parfit:

"Per ogni popolazione immaginabile di persone che godono di una qualità della vita molto alta, vi è una popolazione maggiore la cui esistenza sarebbe preferibile anche se ciascuno dei suoi membri vivesse una vita appena degna di essere vissuta".

Si chiama "conclusione ripugnante", e difficilmente potrebbe essere sottoscritta, ma gli utilitaristi possono sfuggire ad essa solo grazie a forzature.

Domanda: potremmo farla valere nel caso degli allevamenti intensivi di animali? Occorre chiedersi se, grazie alla presenza di allevamenti, il numero di animali in vita è molto maggiore rispetto a quello che sarebbe senza. Occorre anche chiedersi se possiamo applicare agli animali un'etica utilitaristica. Infine, dobbiamo chiederci se la vita in allevamento è comunque "appena degna di essere vissuta". Alla prima domanda potrei arrivare ad una risposta affermativa. Alla seconda rispondo con un deciso sì (c'è chi applica l'utilitarismo anche all'uomo!). La terza domanda è quella che mi lascia più perplesso: occorre un grande entusiasmo per la vita purchessia per rispondere di sì. Sta di fatto che la via per giustificare moralmente chi continua a mangiare prosciutto mi sembra abbastanza solida.

lunedì 26 luglio 2021

definitivo RAGIONI PER CREDERE - ARGOMENTI RAZIONALI PER CREDERE IN DIO -

 ARGOMENTI RAZIONALI PER CREDERE IN DIO


E' ancora possibile coniugare la ragione e la fede una volta che si respinge l'apparato metafisico a cui fa ricorso Tommaso (vedi mio post precedente)? Io penso di sì, ecco gli argomenti che possono ancora supportare l'idea di un Dio presente (si accettano integrazioni e correzioni):

1) Fine Tuning. Vieni a spiegare il singolo caso di un universo come il nostro? L'ipotesi di un'intelligenza divina al lavoro non ha problemi nel farlo, anche se l'ateo può' ripiegare sull'altrettanto efficace ipotesi del multiverso.

2) Coscienza. Ci sono realtà come quelle della coscienza - ma anche della libertà, la giustizia, la morale... - che sembrano travalicare la limitata analisi naturalista. In questi casi la presenza di Dio potrebbe metterci una pezza.

3) Principio antropico (o armonia nomologica). Quante più persone esistono, tanto più è probabile l'incredibile caso della mia esistenza. Ma un Dio che ci ama e che ci considera preziosi crea tutte le persone la cui esistenza è possibile, quindi non dovrei sorprendermi. Nell'ipotesi atea questo non vale, e in questo caso non c'è multiverso che tenga.

4) Armonia psichica. Facciamo quel che ci piace e fuggiamo da cio' che ci fa soffrire. Tutto cio' è sorprendente (pensateci bene)! Vieni a spiegare una similitudine "armonia"? Da dove esce? I teisti hanno la risposta migliore.

5) Instabilità. La credenza naturalista, l'alternativa più credibile al teismo, sembra decisamente instabile. Prendiamo l'ipotesi evoluzionista: ci dice che non siamo fatti per cercare la verità ma poi pretende di raccontarci la verità. Simili circoli viziosi non intaccano chi presuppone l'esistenza di un Dio.

6)Pascal. Chi ritiene che i cinque punti precedenti facciano aumentare la probabilità dell'esistenza di un Dio di un certo tipo, può' completare l'opera scommetterci sopra secondo l'insegnamento pascaliano evitando di incorrere nei noti limiti del suo argomento.

Questi sei punti mi sembrano buoni perché accantonano la metafisica di Tommaso e si fondano sul buon senso ordinario. Fanno ricorso alle tipiche ragioni che utilizziamo nella nostra vita quotidiana o nel fare scienza. Personalmente, penso che i punti 2-3-4 siano i più solidi. Naturalmente, da qui alla fede in Gesù Cristo, tanto per dire, il salto da fare è ancora notevole, ei tentativi fatti dai teologi moderni, il mio preferito è Richard Swinburne, suonano un po' forzati. Tuttavia, ci siamo comunque costruiti un solido apriori che sembra indispensabile per dare un senso credibile alle Sacre Scritture. Anche per questo motivo mi piace molto la ragione 3 che, oltre a congetturare un Dio amoroso, fa trapelare una certa "preferenza" per l'uomo.


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EAASS:

E Argomento EMPIRICO: fine tuning e fratellini (*) (argomento antropico, armonia matematica...).

E Argomento di EVIDENZA: spiegare libertà, coscienza (**) ma anche morale, bellezza, giustizia...

A Argomento antropica: sia il teismo che SIA prevedono un universo il più popolato possibile (armonia nomologica).

A Armonia psicofisica: strana corrispondenza tra gli stati mentali e i comportamenti.

S Argomento di INSTABILITA': la scienza stessa ci dice quanto siamo inaffidabili nel cercare la verità, e la filosofia atea è travolta dallo scetticismo, persino il famoso "senza Dio nessuna morale" puo' rientrare nella categoria) (***).

S Argomento STRATEGICO: scommessa di Pascal alla luce dei precedenti.


risposta atea:

Al fine tuning si risponde con il multiverso.

All'evidenza si risponde con l'illusionismo.

All'instabilità si risponde con la bruttezza del reale.

All'argomento strategico si risponde dicendo che le precedenti risposte lo invalidano.

All'argomento antropico si risponde che SIA non valga.


*** post:

Il multiverso è l'alternativa più credibile alla presenza di un Dio creatore.

Ha dalla sua parte:

- La teoria delle stringhe (la più nota teoria del tutto);
- La teoria dei molti mondi (un'interpretazione comprensibile della meccanica quantistica);
- La SIA (l'applicazione più comune del principio antropico).

Al momento mi sembra l'ipotesi vincente. Dio potrebbe non esistere. Non solo, sappiamo anche spiegare bene perché se ne parla e se n'è parlato tanto nella storia.


*antropico: https://www.facebook.com/riccardo.mariani.585/posts/pfbid0oa5BHRxyxm5cgnD7cM1qg4at66gYmU55VYzjBQiquSuoFECm9QLPJPYtFLdunTQFl


**armonia psicofisica: https://benthams.substack.com/p/why-im-an-atheist-despite-psychophysical

post face sull'argomento antropico * : IO, DUNQUE DIO.

L'argomento è abbastanza semplice: io esisto. Se ci fosse un Dio, la mia esistenza sarebbe molto probabile, ma se non ci fosse Dio, quasi certamente non esisterei.
Perché pensare che la mia esistenza sia molto probabile se c'è un Dio? Semplice: Dio avrebbe creato tutte le persone possibili. "Vide che era cosa buona e la creò" (nota che "persona possibile" non coincide con "persona immaginabile"). Al contrario, quali sono le probabilità della mia esistenza condizionata all'ateismo? All'incirca zero, visto che in un mondo senza Dio le persone possibili - che in questo caso coincidono con quelle immaginabili - sono all'incirca infinite e quelle effettivamente esistenti un numero bassissimo. C'è un solo modo per uscirne: accettare il realismo modale di David Lewis, secondo il quale tutti i mondi possibili sono anche concretamente reali. Da questo punto di vista, Sherlock Holmes esiste concretamente come noi. Questa visione, tuttavia, è molto improbabile per una serie di motivi, tra cui il fatto che mina l'induzionee e non dà alcuna ragione di pensare che la realtà sia semplice.

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Una teodicea portatile -

Il mondo è organizzato a diversi livelli: atomi, molecole, cellule, persone, eccetera. Dio non può creare un livello senza creare anche gli altri livelli ad esso correlati e se Dio ha opinioni diverse su cosa è bene a diversi livelli, deve fare dei compromessi. Non è un limite alla sua onnipotenza, il motivo è lo stesso per cui non puo' creare triangoli che non abbiano tre angoli. Da cio' ne consegue che se Dio si preoccupa di un livello diverso da quello umano, le cose a livello umano potrebbero essere subottimali. Sembra proprio che il livello a cui Dio si dedica di più sia la fisica fondamentale, da esso dipende la conoscibilità del mondo da parte dell'uomo. Volendo enfatizzare il livello umano, possiamo interpretare la cosa dicendo che la conoscenza è in grado di generare per l'uomo un benessere maggiore rispetto al suo piacere o alla mancanza di sofferenza umana.

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post face sul dio dell'armonia psicometafisica ** : Inspiegabile Armonia.


Inspiegabile Armonia. Il sostenitore del libero arbitrio combatte da sempre su un duplice fronte: da un lato la realtà potrebbe essere governata da leggi indifferenti ai suoi voleri (1), dall'altro alcuni demoni potrebbero sabotare il coordinamento tra i suoi voleri e le sue azioni (2). Non potrebbe reggere senza il soccorso del cosiddetto "Dio dell' Armonia Psicofisica". Ve lo presento. Se fosse vero (1), come mai quando voglio alzare un braccio quello si alza? La coincidenza è pazzesca. Viene da pensare che ci sia un essere super-potente che corre in giro per l'universo a sistemare le cose in modo che "corrispondano". Oppure un progettista superdeterminista che abbia previsto tutto in anticipo (servirebbe tanto anche ai fisici). Potrei chiamarlo "Dio" senza problemi. Certo, anche così non sarei libero ma potrei pensarmi "come se lo fossi", e poiché il convenzionalismo non è mai una buona filosofia opterei per un realismo in base al quale potrei dire che "sono libero!". Nel caso fosse vero (2), qui posso intervenire sulla realtà ma un demone controlla la mia volontà. Mi immagino questa situazione: metto una mano su una piastra, sento dolore e la ritraggo. Come mai succede tutto questo? Perché questo "salutare" ordine delle cose? Tutti a dire "la selezione naturale..." ma la selezione naturale spiega poco se si pensa ad un'alternativa equivalente: metto la mano sulla piastra, provo piacere ma, contro la mia volontà, la ritiro. In questa seconda situazione il mio comportamento è altrettanto funzionale ma la mia vita sarebbe una farsa: faccio continuamente cose che non voglio fare, quasi che la mia volontà sia governata da un demone. Inoltre, l'alternativa al dolore non si limita al piacere. Potrei provare una sensazione di nostalgia (e ritirare la mano), una sensazione di mestizia (e ritirare la mano), un "sapore-di-sale-sapore-di-mare", un gusto di liquirizia... I demoni possibili sono infiniti. Perché proprio il dolore che non necessità l'azione di nessun demone? E' una coincidenza pazzesca e la selezione naturale non ha nulla da dire in merito. Ci vuole davvero l'intervento di un Dio benevolo che mi abbia messo "in controllo" armonizzando cio' che faccio con cio' che voglio fare. In questo modo la mia vita acquista dignità cessando di essere una farsa. Fine. p.s. questo argomento per l'esistenza di Dio mi sembra abbastanza buono. Tuttavia, non ha tre millenni ma tre anni, è stato avanzato nel 2021 dal filosofo Brian Cutter, quindi non è stato testato da millenni di obiezioni. Chissà se reggerà. Nei commenti metto un video che lo illustra bene (purtroppo è in inglese e dure quasi mezz'ora!).

p.s. naturalmente, sia chiaro, il problema puo' sempre essere risolto in altro modo, ovvero facendo finta che non ci sia. Che, contro ogni evidenza, non esista una mente o comunque sia solo illusione. E' cio' che fanno in modo esplicito i fratellini Churchland e in modo implicito filosofi come Dennett.

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l'instabilità del naturtalismo è dimostrata da Plantinga ma ad essa fa riferimento anche Alexander Pruss con il suo argomento antiscettico.

il mio post face sul dio anti/scettico di alexander pruss: Il libro presenta diversi scenari scettici/bizzarri che non sono completamente privi di fondamento. Ne cito alcuni: i demoni ingannerebbero la maggior parte di noi su molte questioni; siamo cervelli in una vasca; esistiamo come entità inconsapevoli all'interno di una simulazione computerizzata; le persone simulate superano di gran lunga in numero quelle organiche; siamo cervelli di Boltzmann; le anime disincarnate sono illuse di avere un corpo; l'universo è stato creato con tutte le sue caratteristiche già formate cinque minuti fa; gli altri intorno a noi sono zombie; non vi è correlazione tra bellezza matematica e verità fisica; la semplicità non è una virtù suprema; il realismo modale potrebbe essere vero; viviamo in un sogno estremamente realistico; l'evoluzione ha reso la nostra percezione molto inaccurata; il mondo potrebbe trasformarsi in un insieme di pezzi di legno, ciascuno con lunghezze corrispondenti a un numero naturale, eccetera eccetera eccetera. Dato che esistono infiniti modi in cui l'induttivismo potrebbe fallire in un istante, il teismo fornisce una spiegazione naturale per il perché tutti questi scenari scettici sono infondati. Sarebbe male ritrovarsi in uno scenario di tale genere, e questo non è un destino che Dio permetterebbe alle persone di subire. Così il teismo risolve tutti questi scenari in una volta sola. Se l'ateismo fosse vero, invece, sarebbe piuttosto probabile che una persona con le mie esperienze si trovasse in uno scenario scettico.

Post sul pragmatismo giussaniano... (William James: volontà di credere.

Arroganza epistemica.

WJ è un pragmatista: quando la ragione è silente, sei autorizzato a scegliere quel che ti conviene, quel che fa bene per te (il Nostro era uno psicologo). Applica il precetto anche in materia di fede, poiché considera questo un ambito in cui la ragione è muta, almeno sulle questioni decisive. Quindi, se "credere" ti rende una persona più felice, sei epistemologicamente autorizzato a farlo. L'approccio attira prevedibili accuse di relativismo e soggettivismo ma io preferisco quella di "arroganza epistemica". Così come, di fronte a un problema, l'arcinemico razionalista propone con sicumera una soluzione apodittica, con la stessa sicumera il pragmatista sentenzia che in certi ambiti della conoscenza "la ragione è muta" e che l'agnosticismo è autorizzato, dopodiché applica il suo metodo legato alle convenienze. Ma siamo sicuri che l'agnosticismo sia una posizione sensata? Quando assegnamo ad un evento il suo valore probabilistico abbiamo di fronte a noi infinite possibilità. Se gli eventi sono due il fatto che abbiano lo stesso valore sarebbe una coincidenza straordinaria. Ovviamente, se il valore non fosse lo stesso dovremmo applicare la ragione e scegliere sulla base delle differenze senza ricorrere alla soluzione pragmatista. Ma ammettiamo, per amore di discussione, che alle ipotesi in campo noi assegnamo per comodità un valore che sia circa lo stesso, facciamo il 50%. Nel caso di due opzioni alternative siamo a 50/50. E' questo un caso di agnosticismo a cui applicare il metodo pragmatico? Direi di no, l'alternativa è quella di approfondire raccogliendo nuovi indizi affinche il "miracoloso" equilibrio 50/50 si alteri e diventi, per esempio un 52/48. A quel punto si sceglie razionalmente l'opzione più probabile. L'agnostico, secondo questo approccio, non è altro che un cercatore "pigro". Non intende "approfondire" le questioni raccogliendo nuovi indizi e infrangendo i "miracolosi" equilibri che crede di vedere, magari, il sospetto è lecito, perché così si ritiene autorizzato a scegliere quel che più gli conviene. Una volta confutata la posizione agnostica il pragmatismo crolla, poiché la prima è la base di partenza del secondo. Il pragmatismo ha buon gioco con il razionalismo classico ma è messo in difficoltà dal probabilismo. Un certo probabilismo bayesiano, poi, mette "tutto in relazione con tutto", il che significa che "raccogliere" nuovi indizi è particolarmente facile, così come è facile rompere gli equilibri miracolosi che conducono all'agnosticismo.






quarantena:


1) argomento empirico. Spiega il fine tuning (e la permanenza delle leggi naturali).

2) argomento razionale. Dà sia un FONDAMENTO (senso) che una credenza stabile. (*) (**)

3) argomento strategico. Credere fa bene alla tua salute mentale e alla comunità in cui vive. A parità del resto, la fede è da preferire.


(*) dio è fondamento di tutte le cose, più che creatore.


(**) Ma abbiamo davvero bisogno di un FONDAMENTO? Anche il fatto bruto è un fondamento ma, implicando l'evoluzionismo, genera una credenza instabile. L alternativa al fondamento è il regresso infinito delle ragioni ma il regresso infinito delle ragioni non sembra una buona "spiegazione". Perché? Data una serie infinita di ragioni, ci sono due possibilità: (i) ogni ragione della catena è giustificata perché la ragione successiva della catena è giustificata; (ii) ogni ragione della catena è ingiustificata perché la ragione successiva della catena è ingiustificato. Questa è una paralisi più che una spiegazione. Ovvero: avremo ancora bisogno di una spiegazione del perché l'intera catena di ragioni fosse una catena di ragioni giustificate, piuttosto che una catena di ragioni ingiustificate. La teoria di una catena infinita di ragioni non risponde alla domanda sul perché una qualsiasi delle proprie convinzioni dovrebbe essere giustificata, piuttosto che essere tutte ingiustificate. Il regresso della motivazione appare quindi vizioso e il FONDAMENTO l'alternativa da preferire.


ecco il mio post su facebook in cui fondo huemer swinburne e leslie:


Perché quando guardi il cielo stellato pensi a Dio? Ovvero, il primo passo verso una fede razionale.

E' un'esperienza comune, il meraviglioso ordine dell'universo ci fa pensare a Dio più che alle coincidenze. Chi è refrattario alla religione deve ammettere che l'impressione poetica si conferma approfondendo la materia: come mai il fine tuning? Come mai le proprietà del rame sono le stesse da secoli?... Ma chi è refrattatio alla religione approfondisce ulteriormente, perde un po' di poesia, ed escogita l'alternativa dei "many worlds": se il nostro è uno dei tanti mondi non dobbiamo stupirci delle coicidenze, così come non ci stupiamo che un tale vinca la lotteria. Chi si spinge oltre, poi, nota che i materialisti, per una questione legata all'identità personale, sono comunque esclusi da questa alternativa poiché non potrebbero mai pensarsi nati su un altro universo, visto che quando pensano a se stessi si pensano come un "pezzo di materia" ben specifica e, quindi, come appartenenti solo a "questo" universo. Diversamente, chi crede in una sorta di realtà non-materica (non oso dire spirituale) puo' pensarsi anche incarnato altrove e deve quindi risolvere il confronto tra Dio e i "molti mondi" (o multiverso). Richard Swinburne perora la causa del teismo esaltandone la semplicità. L'alternativa al fondamento divino potrebbe essere il regresso infinito, che di fatto non è mai una spiegazione. Oppure implica l'adozione di "fatti bruti" a fondamento delle proprie credenze sulla natura. Ebbene, la descrizione di un tale fatto è sempre più complessa rispetto a quella di Dio. A questo punto è opportuno ricordare i "monisti" gli abbiamo già persi di strada nel paragrafo precedente e, con loro, abbiamo perso per strada le loro rivendicazioni di semplicità. Ora il confronto è tra dualisti, con i teisti che pensano ad una realtà con attributi che sono o del tutto assenti oppure presenti in modo infinito. Il fatto bruto va, al contrario, è circoscritto e occorre quindi individuare i suoi complessi confini per descriverlo e rinviare ad esso. Considerando tutto questo, non dovremmo più meravigliarci se la persona qualunque, guardando il cielo stellato, pensa a Dio piuttosto che alle complicate equazioni che circoscrivono certi "bruti fatti", il suo intuito nasconde una soluzione intellettuale di qualità.

p.s. Sull'alternativa tra Teismo e Multiverso, vedi John Leslie. Sull'inaccettabilità del Multiverso per i materialisti vedi Michael Huemer. Sulla semplicità di Dio rispetto al fatto bruto vedi Richard Swinburne.

p.p.s. Naturalmente ci sono molte altre posizioni filosofiche; esistono, per esempio, dei monisti che non sono materialisti. Mi sono limitato alle posizioni che considero più credibili e alla moda.




**** ALTERNATIVA


A me piacciono questi tre, li elenco in ordine di importanza.

1) ORDINE. L'universo presenta un ordine sorprendente, il che sembra presupporre un disegno intelligente. La spiegazione concorrente più plausibile è quella che ipotizza l'esistenza di molti universi, ma sembra alquanto bizzarra. Si può sempre ripiegare sul caso ma quando il caso è tanto improbabile postularlo non soddisfa il cercatore di verità.

2) EVIDENZA. L'esistenza di cose come la libertà, la mente, il colore giallo, il suono di do maggiore mi sembra evidente. Il materialista non riesce a spiegarsela e considera queste presenze o illusioni o equivoci. Non riesce a smascherarle come tali ma è stranamente riluttante ad ammetterne l'esistenza. Trovo più sensato considerarle evidenze e trascendere quindi la spiegazione materiale.

3) FONDAMENTO. Il naturalismo è auto-rimuovente, la fede in Dio no. In questo senso il teismo sembra un pensiero più lineare, ovvero più saldamente FONDATO. Mi spiego meglio, il materialismo dice che il nostro valore guida è la sopravvivenza, non la verità. Noi facciamo di tutto per sopravvivere, non per cercare la verità, che diventa quindi sacrificabile. Dopodiché, però, il materialismo pretende di insegnarci proprio la verità. Non dico che vi sia contraddizione in tutto questo ma una certa perdita del FONDAMENTO sì. La teoria di Dio è immune da questo inconveniente.

CONTRO TOMMASO

Perché San Tommaso non mi convince.
Sono abbastanza convinto della mia scarsa convinzione perché è maturata leggendo un tomista di ferro come EF. La teologia naturale del Santo, come esposta in questo libro, si fonda su alcune intuizioni intellettuali che non sono "abbastanza intuitiva" (per me). Niente di particolare, per carità, sono le intuizioni che fondano la metafisica classica di Aristotele. Non che ci siano confutazioni inappellabili ma quando tratti certi concetti come se fossero assiomi di partenza, dovrebbero davvero essere condivisi da tutti, praticamente come lo sono i principi della logica classica. Faccio qualche esempio.
1) Tommaso presuppone l'esistenza degli universali ma la critica nominalista non è facilmente liquidabile. La scienza moderna utilizza con profitto tutti i giorni forme di riduzionismo.
2) Collegato a quanto sopra potrei dire che il concetto di "sostanza" (che potrebbe tradurre alla buona con il termine più moderno di "identità") è rilevante per Tommaso ma non per la scienza di oggi, che non riconosce una forte identità ai vari "enti" di cui si occupa, i confini sono sempre sfumati ei nomi vengono assegnati come pura convenzione per un trattamento efficiente della materia.
3) Tommaso designa gran parte degli oggetti come composti di forma e materia. Molte filosofie moderne stanno in piedi più che decentemente assumendo solo la materia ("it-to-bit") o solo l'informazione (bit-to-it).
4) Tommaso presume che ogni cosa abbia una spiegazione ma la scienza del XX secolo ha scoperto fenomeni indeterminati, ovvero senza spiegazione.
5) Tommaso assume l'esistenza di causa (ogni effetto ha una causa) ma una buona fetta di empiristi ispirati da Hume preferisce parlare di regolarità statistiche. Se le cause non esistono, Tommaso è nei guai.
6) Tommaso crede nella natura degli oggetti, ovvero in una loro finalità. Tuttavia, l'evoluzionismo ci ha spiegato come nel gioco della vita gli effetti collaterali siano ancora più importanti di cio' che consideriamo il fine ultimo do qualcosa.
7) Tommaso crede nella semplicità di Dio - qui non siamo più nell'ambito degli assunti ma delle derivazioni. Ovvero, un Dio senza "parti" in cui le varie caratteristiche sono in realtà la medesima caratteristica. L'infinita bontà di Dio, per esempio, coincide con la sua infinita potenza. Ma che significa? Riuscite voi ad immaginare una Persona perfettamente semplice nel senso appena detto? Io faccio fatica. Una derivazione tanto paradosso potrebbe derivare da un difetto negli assunti.
Ripeto, alcune di queste critiche non sono poi così impressionanti (la quinta, per esempio, è piuttosto debole), tuttavia prese tutte insieme infliggono un danno all'impalcatura tomistica, specie se consideriamo che sono rivolte ad assunti di base che, in un tentativo di dialogo tramite la Ragione, dovrebbero essere condivisi da tutti senza problemi. In conclusione, direi che per instaurare un dialogo con l'ateo l'impianto tomistico non sembra un riferimento affidabile.