sabato 16 novembre 2019

INTERROGARE L'ORACOLO

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 http://www.overcomingbias.com/2017/01/surprising-popularity.html
INTERROGARE L'ORACOLO
Nel 1907 Francis Galton (foto) scoprì la "saggezza della folla", un oracolo con proprietà divinatorie portentose che potremmo sfruttare per scoprire tante cose interessanti, tipo se Dio esiste, oppure se l'aborto è un atto eticamente lecito, oppure ancora per scovare i marziani nell'universo. Purtroppo non sappiamo ancora interrogarlo a dovere, di solito lo facciamo decidendo di mettere ai voti una questione ma la cosa non funziona poiché - votando - la gente è più interessata ad associarsi in "partiti" ideologici con altre persone che a scoprire la verità. Sostituire il voto con le scommesse (mercato) è utile ma solo per un numero limitato di questioni, quelle in cui a posteriori è possibile accertare i vincitori: se faccio scommettere su Dio, per esempio, come posso a posteriori accertare il vincitore e compensarlo?
Un metodo che rimedia in parte a questi difetti in realtà esiste e va sotto il nome di "popolarità a sorpresa". A ciascuno dei componenti della "folla" vengono chieste due cose: 1) di votare su una questione, 2) di prevedere come voteranno gli altri. Alla fine, l'opzione scelta con una "frequenza sorprendente" rispetto alle previsioni fatte sarà considerata la più vicina alla verità.
Il meccanismo ha due pregi: 1) si puo' incentivare, ovvero si puo' pagare un premio a chi fa previsioni azzeccate, 2) si applica anche a questioni la cui verità non è accertabile a posteriori.
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venerdì 15 novembre 2019

UN LIBRO DA LEGGERE, NONOSTANTE TUTTO.

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UN LIBRO DA LEGGERE, NONOSTANTE TUTTO.
Quando al criminale Willie Sutton chiesero perché rapinava le banche lui rispose che lo faceva perché i soldi stavano lì (legge di Sutton). Vi fa ridere? Eppure molti libri serissimi spiegano cose serissime ricorrendo bene o male alla logica di Sutton.
Si sente spesso dire che il divario tra Nord-Sud Italia è da imputare alla qualità della politica e dell'amministrazione nelle due macro-regioni. Insomma, il differenziale di "capacità politica" spiega molto. Francamente resto perplesso.
Immaginatevi se uno dicesse che la causa di fondo dei successi di un certo paese risieda nella sua "capacità sociale" di raggiungere certi obbiettivi ambiziosi. E poi proseguisse dicendo che queste conclusioni sono generalizzabili, ovvero che i paesi più sviluppati sono tali poiché hanno una società più dinamica e "sana". Hanno cioè una maggiore "capacità sociale".
Probabilmente non sareste molto impressionati da spiegazioni del genere, c'è qualcosa di circolare che non torna. È un po' come se qualcuno ci dicesse che le cose vanno così bene in X perché la società è sana. Ma perché X ha una società così operosa? Forse perché lì le cose vanno bene. O no?
Ammetto che un discorso del genere non è del tutto vuoto, per lo meno ci dice che le cose che vanno bene sono tra loro correlate. Ovvero, quando le cose vanno bene, vanno più o meno bene tutte insieme. Purtroppo non è una grande informazione visto che chi legge di solito lo intuisce.
La cosa che più ci interessa infatti non è "se" e "come" la forza di una società o di un governo varia da paese a paese ma "perché".
Quando diciamo che l'amministrazione di uno Stato funziona ci riferiamo alla sua abilità di raccogliere le tasse, di applicare la legge, di mantenere l'ordine e di fornire i beni pubblici. E' un po' difficile incontrare stati di successo in cui lo stato non funziona, è corrotto e sprecone. Eppure sempre più spesso ci imbattiamo in analisi anche molto sofisticate, anche molto ricche di dati, che nelle tesi di fondo si avvicinano pericolosamente alla caricatura che ho fatto sopra. Si sottolinea di continuo come le regioni "di successo" (tipo il Nord) coincidano con quelle "ben governate", con quelle dove guarda caso la macchina burocratica funziona senza sbavature. Con il tono di chi svela un segreto si sussurra per centinaia di pagine: "guarda caro lettore come sono governati bene gli stati che funzionano!"
Forse bisognerebbe andare un po' più a fondo e capire dove stanno le origini della solidità statale: nella tradizione? Nella cultura? Nell'ideologia? Nei geni? Nella scienza? Nei traumi subiti o non subiti? Insomma, si dovrebbe andare oltre, e in realtà qua e là si va pure oltre ma il focus resta sempre nell'ottuso: "X fa meglio di Y perché funziona meglio". Ci si ferma insomma all'esaltazione della macchina statale che funziona come un orologio svizzero.
Ma perché ci si ferma qui? Un'ipotesi è che in molti sono ansiosi di poter sostenere come lo sviluppo economico debba dipendere dall'azione governativa, senonché una teoria del genere offre il fianco a devastanti controesempi. Ed allora ecco l'uovo di Colombo, si stabilisce che la tesi di cui sopra deve essere valutata solo laddove lo stato funziona bene. In questo modo le obiezioni sono levate di mezzo per decreto.
Conclusione. Libri come questo ci svelano il segreto del successo di un paese (e nessuno ne dubita): la buona amministrazione e la buona politica. Si tratta di un'opera altamente informativa che ha molto da dirci, purtroppo lo fa senza essere facilitata dal suo impianto concettuale di fondo ma nonostante esso.

nord e sud storia di un divario

https://www.youtube.com/watch?v=fwRrBkmIpQ4&feature=youtu.be&fbclid=IwAR0evCwTD_YrAD85zHVVYwienhby8-NptqRpn4sBFqs210MP7Iy02RYjSfI


il divario nord sud dall'unità a oggi

il divario esisteva fin dall'unità, anche se parecchio più piccolo, poi si allargò

ma il nord aveva molte più potenzialità che maturarono dopo. differenze oggettive e nelle politiche.

differenze oggettive: acqua (fiumi  contro torrenti inutilizzabili) e vicinanza all'europa.

differenza nelle politiche per unità: il nord puntò sull'istruzione (scuole private e parrocchiali). i borboni si opponevano per paura, i piemontesi no (vedi leggi casati). al sud istruzione solo per i ricchi - università di napoli.

poi c'è la questione delle ferrovie pre unitarie... ne approfittarono soprattutto il piemonte e la toscana gli austriaci un po' meno ma soprattutto al sud... la famosa napoli portici serviva a portare il re nella sua residenza in campagna.

politica doganale pre unitaria. protezionista al sud zero concorrenza... toscana liberista, piemonte brutale svolta liberista con cavour.... industria moderna quasi solo al nord...al sud solo industria cotoniera a salerno fatta dagli svizzeri e un paio di grandi fabbriche a zero concorrenza tipo la pietrazza (macchine a vapore, navi a vapore)

produzione pre unitaria... al sud tutte aree agricole autosufficienti. al nord una produzione più promettente... la seta del nord era una produzione ad alta intensità di capitale

amministrazione pubblica. difficile da misurare. buona l'eredità austriaca, almeno di fama.

***

ricordiamo che cavour voleva fare l'italia leghista, non aveva nessuna idea di conquistare il sud. il casino lo fece garibaldi. per cavour fu una rogna.

come rapportarsi con il popolo meridionale? la destra storica decise allearsi con le classi più elevate borghesia e nobili trascurando il popolo. nessuna riforma agraria, niente terra..  il popolo si rivoltò con il brigantaggio, una forma di lotta di classe. le classi dirigenti locali usavano i piemontesi (guardia nazionale ovvero borghesi del luogo) per reprimere i loro contadini. durissime repressioni.

amministrazione. il paese fi gestito con le leggi piemontesi. esempio: liberismo ex abrubto e deindustrializzazione, distruzione degli artigiani...

altra politica italiana: ferrovie ovunque, specie sulle dorsali nord sud...deficit alle stelle...

a proposito di debito...negli anni 50 il piemonte si indebitò per le sue guerre contro gli austriaci e comprare la francia...il debito piemontese fu trasformato in debito italiano...il sud spendeva poco e non aveva debiti, non doveva difendersi da nessuno. Ma il debito successivo fu fatto soprattutto per le ferrovie del sud.

eccezione alla centralizzazione (a imitazione della francia): le banche di emissione (erano sei). la banca centrale erano le banche private. proprietà di nobili, ricchi (banco di napoli, banco di sicilia). a fine anni ottanta la banca romana fece buchi spaventosi e fu nazionalizzata. le banche del sud rimasero private fino al 1926.

emmanuele felice: perché il sud è rimasto indietro tesi problematica...

IL DOPPIO INGANNO DELLE SCIENZE ECONOMICHE

IL DOPPIO INGANNO DELLE SCIENZE ECONOMICHE
Il paradigma tipico dell'economia mescola comportamentismo e convenzionalismo. Grazie al primo ci si puo' disinteressare di cio' che avviene nell'animo umano (materia lasciata agli psicologi) concentrandosi unicamente sui comportamenti, grazie al secondo si puo' procedere "come se" si conoscesse l'animo umano.
Domanda classica: come puo' un economista parlare di "razionalità" e "preferenze" se non si interessa all'interiorità dal soggetto? Risposta secca: infatti un economista non è interessato alla razionalità di un soggetto o alle sue preferenze reali, solo ad una mera convenzione su queste qualità.
All'economista interessa che i giocatori di biliardo si comportino COME SE fossero geometri, non il fatto che lo siano o meno.
Si noti che se un soggetto agisce in una certa maniera è SEMPRE possibile dire che si sta comportando razionalmente avendo certe preferenze. Anche un pazzo puo' essere descritto come una persona razionale con preferenze singolari.
Questa combinazione tra comportamentismo e convenzionalismo crea molti equivoci, pensiamo solo alle critiche comunemente avanzate contro l' homo oeconomicus. Chi lo contesta fa notare come un uomo del genere sia pura finzione poiché la razionalità umana è un mito. Ma questa non è una contestazione dell'Homo oeconomicus, una simile critica non tange l'economista poiché lui, non essendo interessato all'interiorità umana, è del tutto disinteressato anche alla razionalità o meno dell'uomo reale. A lui serve solo postulare una razionalità convenzionale per descrivere le situazioni e mettere a punto i suoi modelli.
Cio' detto, nell'equivoco metodologico ci cade a volte gli economisti stessi finendo per confondere le preferenze convenzionali postulate nei loro modelli con quelle reali. Detto in altri termini, nei modelli si massimizza l'utilità (quantità convenzionale), non la felicità (quantità reale).

ERBA NEL CERVELLO

ERBA NEL CERVELLO
Fumare molta marijuana danneggia il cervello?
Mia moglie dice di sì, teme faccia strani discorsi alle bambine. Se però poi uno verifica sembrerebbe che sia proprio così.
Ma c'è una spiegazione alternativa: i coglioni hanno più probabilità di passare la giornata fumando. Oppure, ancora, c'è qualcosa che ci rende sia coglioni che fumatori. D'altronde, il consumo massiccio di erba si ha in contesti in cui si abbandona la scuola e si diventa adulti precocemente.
Gli studi sui gemelli possono dipanare la matassa e sembrerebbero indicare proprio questa seconda via. Le coppie di gemelli che fumano molto sono composte da coglioni ma il membro della coppia che fuma di più non lo è in particolar modo rispetto al fratellino.
MARGINALREVOLUTION.COM
Does smoking lots of pot make you dumb or do dumb people smoke lots of pot? Mostly, the latter. Ross et al. (2019) write: Although many researchers have concluded that cannabis causes impairment in cognition, there are alternative explanations. First, poor cognitive functioning is a risk factor for....

IL DIO DEGLI ARTISTI

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IL DIO DEGLI ARTISTI
Conosco un certo numero di persone con inclinazioni artistiche, nessuna di loro - Davide Curioni a parte - è cristiana o naturalista. In genere credono in qualcosa ma è una roba loro, una "forza", un' "ordine", qualcosa che premia la cura e la compassione. Qualcosa di bello che trasforma il fedele in una persona gentile e di buona volontà.
Mi chiedo come mai questo atteggiamento un po' new age.
Forse c'è qualcosa nell'esperienza estetica che ci fa credere alla bellezza come ad un'entità separata, metafisica e oggettiva. Un dio della bellezza. Non il dio cristiano, che è decrepito. Non il naturalismo, che è squallido.
Forse queste persone hanno una sensibilità particolarmente acuta e una psicologia neurotica. Passano dalla gioia alla depressione rapidamente, nel primo caso si proiettano verso il soprannaturale, nel secondo lo rifiutano con una foga incompatibile con una fredda confutazione, una specie di nichilismo disordinato che in fondo resta una lotta per la fede. Il dio cristiano non si presta a simili altalene umorali mentre il naturalismo è troppo arido per un nichilismo ad alta temperatura esistenziale.
Forse queste persone cercano una credenza che sia in grado di farle apparire come buone, attive e di mente aperta. Il naturalismo è troppo triste per realizzare questo scopo. Il dio cristiano è naturalmente associato alla chiusura mentale.
Altre ipotesi?

TRA 150 ANNI

TRA 150 ANNI
Questo è il classico libro sconsigliato alle donne, salvo eccezioni sono sempre così poco interessate alle cose "distanti" nel tempo e nello spazio, specie quando si ha la pretesa di trattarle con rigore senza fantasticherie di sorta o metafore allusive all'oggi. L'orizzonte qui assunto è quello ultrasecolare, un futuro a detta dell'autore - fisico ed economista - dominato dai robot. Anzi, dagli emulatori, ovvero soggetti artificiali creati partendo da "stampe" selezionate di cervelli umani successivamente "caricati" su computer e adeguatamente velocizzati e potenziati.
Hanson non intende affrontare problemi filosofici legati all'identità di questi esseri. Niente domande del tipo: "hanno una coscienza?", "hanno dei diritti?", "sono come me?". Niente di tutto questo, ci si concentra solo sulle implicazioni sociali più probabili in presenza di questi soggetti.
Francamente, ho qualche dubbio che si si possano realisticamente calcolare le conseguenze sociali senza farle in qualche modo dipendere dallo status ontologico che verrà attribuito a questi nuovi esseri. E difatti, Hanson, nonostante la professione di intenti iniziali, di fatto finisce per privilegiare l'ipotesi ontologica più estrema: gli emulatori sono sostanzialmente degli esseri umani. Il che è del tutto lecito (io stesso propendo per questa soluzione) senonché non capisco perché non venga esplicitato.
Purtroppo, il libro parla poco degli esseri umani in senso stretto mentre io sarei più curioso della loro sorte visto che nonostante tutto considero gli uomini biologici i miei veri discendenti. Ad ogni modo quel che dice di loro è rassicurante, l'uomo biologico sarà sì marginalizzato rispetto alle attività produttive, vivrà nelle campagne, lontano dalle città più dinamiche ma godrà pur sempre di uno stato confortevole garantito dalle rendite dei suoi investimenti fatti nell'economia iper-produttiva degli emulatori. Gli uomini biologici resteranno proprietari più o meno di tutto - immobili, azioni, obbligazioni, brevetti... - ma si ritireranno dagli affari vivendo indolenti e appartati. Così come noi non ci liberiamo dei nostri pensionati, gli emulatori non si libereranno dei loro creatori, un'azione distruttiva minaccerebbe la stabilità legale. finanziaria e politica del mondo in cui vivono.
Un problema potrebbe essere visto nel fatto che l'attività mentale potenziate degli emulatori sarà enormemente più veloce di quella umana, cosicché, come dice Hanson, un anno nella testa di un uomo equivale a un millennio nella testa di un em. In questo senso può darsi che la civiltà umana sia vista dagli emulatori come già vecchia dopo la prima generazione dal loro avvento. C'è anche da dire comunque che se gli emulatori vedranno mai la luce probabilmente subiranno una profonda selezione in favore della docilità in modo da minimizzare le minacce. In questo senso il libro rompe un tabù poiché quando si scrive su questi argomenti la tentazione di cedere al dramma e alla distopia è forte.
Molte cose descritte destano il nostro stupore ma Hanson ci invita a tenere i nervi saldi di fronte agli scenari fantastici che dipinge consigliando di guardare ai grandi cambiamenti del passato verificando quanto i nostri antenati differivano da noi. Francamente non vedo tutte queste differenze abissali, un personaggio di Shakespeare mi pare tremendamente credibile e tremendamente vicino a me anche oggi. Il poeta romano Terenzio diceva: "tutto cio' che è umano mi riguarda". Sottoscrivo.
Hanson procede per analogie: poiché di fronte a Y l'uomo ha sempre fatto X, gli emulatori, che sono umani con super-poteri, faranno anche loro X nella situazione Y, ma lo faranno in modo ancora più efficiente. In questo modo Hanson puo' dispiegare tutto il suo sapere nelle scienze sociali.
La stragrande parte degli emulatori vivrà poveramente con un salario di sussistenza (come quasi sempre nella storia dell'uomo). Ma anche grazie a questa situazione di massa non dovrà affrontare gli stress delle diseguaglianze. D'altronde nel proprio tempo libero (poco) potrà godere di intrattenimenti di prima qualità.
Non si capisce bene come mai gli emulatori ai vertici non usino la minaccia e il dolore fisico per incentivare la massa di emulatori lavoratori.
Va da sé che che una società composta da individui super-potenziati sarà super-ricca, secondo Hanson la ricchezza verrà raddoppiata ogni mese. Anche qui le stime sono analogiche: poiché l'incremento di produttività nel passaggio dall'agricoltura all'industria è stato di una certa entità, si applicherà lo stesso fattore nel passaggio dall'industria all'era degli emulatori.
A prima vista sorprende il ritorno a valori del passato (gli em, per esempio, saranno religiosi). D'altro canto lo si puo' capire: nessun emulatore verrà messo a punto per spassarsela o divertirsi. Si tratta di esseri messi al mondo per lavorare sodo (workalcoholic). La cultura del lavoro recupera necessariamente religiosità e tradizioni legate al culto del sacrificio e dell'abnegazione.
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The Age of Em: Work, Love, and Life when Robots Rule the Earth

PER LA PENA DI MORTE

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PER LA PENA DI MORTE
Sareste favorevoli a introdurre nel nostro ordinamento la pena di morte volontaria? Al condannato si offrirebbe la morte come alternativa al carcere. Oppure la possibilità di sottoporsi a torture.
Qualcuno potrebbe opporsi dicendo che è una crudeltà ma, a ben vedere, che crudeltà puo' esserci nel donare a una persona qualcosa in più rispetto a cio' che ha.
Penso che una persona razionale che guardi all'efficienza non avrebbe dubbi ma sono anche sicuro che di fronte a una simile proposta i media si scatenerebbero.
Perché?

Forse perché la proposta suona "cattiva" e nessuno vuole associarsi alla "cattiveria". Se l'efficienza pesasse più dei simboli la misura sarebbe subito adottata.