sabato 30 gennaio 2010

Quando Kant e Bentham brindarono al Circolo Ferrovieri

Ancora sul problema del Trolley.

Sì, quello degli "scambi" e del "ciccione".

Sì, quello per cui se azioni lo scambio del treno fai fuori una persona ma ne grazi cinque.

Sì, quello che per salvare tutti puoi buttare il ciccione sui binari e bloccare il treno impazzito.

Sì, quello dove tutti sembrano incoerenti perchè lo scambio lo azionano ma il ciccione, quello no, quello non osano buttarlo.


animali spiaccicati (olio su tela)


Bè, prendiamo due scambisti coerenti, due sergenti di ferro: il signor Kant e il signor Bentham.

Quando Kant, conosciuto anche come "Mr. don't switch", è addetto agli scambi sappiamo bene come ragiona: l' uomo è un fine, non posso "usare" (sacrificare) Giovanni per salvare quei cinque scemi. A buttare Bombolo sui binari, poi, neanche ci pensa.

Con lui agli scambi gli amanti dello splatter gongolano: uno strike di 5 birilli non ha niente a che spartire con la solita "morte singola"... con tutti i suicidi che bloccano la metropolitana oggidì poi...

Bentham è conosciuto come "Mr push", è sempre lì che si conta le dita. 5-1=4, vai con lo scambio... hop, e Giovanni non c' più. 5-1=4 vai con la spintarella... hop, e Bombolo non c'è più. Certo che Bentham ne ha di pelo sullo stomaco per mettere le sue manacce addosso a Bombolino mio, e la biografia è lì a confermare.

Al circolo ferrovieri i due non fanno che litigare intorno al biliardo: "anche oggi ne hai fatti fuori una marea", "tratti le persone come carne da macello", e le stecche cozzano tra loro. Gli altri (il gruppo switch&dontpush) neanche ci badano, tutti i giorni la stessa storia.

Ma oggi al circolo c' è un nuovo ferroviere, si avvicina al biliardo e confabula con i due litiganti. Dopo poco eccoli avviati come tre amiconi verso il Bar per brindare alla salute a alla ritrovata amicizia. Il gruppo strabuzza gli occhi.

Ma cosa avrà detto il misterioso ferroviere al "contatore umano" e all' "uomo con la legge nel cuore" per ottenere una simile effusione dei corpi e degli spiriti?

Ve lo dico in un orecchio, avvicinatevi: se stabilite una pena equa (risarcimento) potete mantenere principi saldi e bilanci che quadrano, le due cose non sono affatto in conflitto. Utilità&Principi... Culo&Camicia!

Capito? Vabbè, grazie a tutti e alla prossima.

Dimenticavo, visto che avete porto l' orecchio vi svelo anche il nome del misterioso ferroviere, si tratta del signor Coase, detto anche "Mr. switch&push&pay".

Scolpito per sempre

... nella guida telefonica...

da Alex Querel

... nei vinili...



da John Trunk

venerdì 29 gennaio 2010

Culoni che troneggiano

Riuscite a prendere sul serio un "determinista"?

Difficile se si mette piede fuori dall' aula scolastica. Per me è evidente che una qualche seppur minima libertà esista.

Eppure ce ne sono molti. Magari sotto la maschera grottesca del "compatibilismo".

[I compatibilisti, onore a loro, un po' si vergognano e corrono a nascondersi infilando la testa sotto il letto. Ma il culone, purtroppo, troneggia denunciandoli]

Ma perchè sono così tanti? Probabilmente per evitare l' inondazione metafisica delle loro filosofie (spesso) materialiste quando ormai lì dentro hanno investito troppo, fino a farne un' ideologia.

Per loro sarebbe davvero disperante.

Se proviamo per un attimo a prendere sul serio il determinismo (d) scopriremmo che è una dottrina contraddittoria, così come lo sono le sue caricature "compatibiliste". Il libero arbitrio (l.a.) allora s' impone (anche) per coerenza logica.

Dimostrazione.

PREMESSA 1: Dovremmo credere solo a cio' che è vero (semplice deontologia epistemica).

PREMESSA 2: Un "dovere" è tale se è anche "possibile" (semplice ragionevolezza).

PREMESSA 3: Se d. fosse vero, tutto cio' che è "possibile" fare verrà fatto (non si scappa).

PREMESSA 4: Io credo nel l.a. (e tutti credono nella mia buona fede).

DERIVAZIONE 1: sulla questione del d., possiamo evitare le false credenze (poiché la ipotizziamo conoscibile: 1+2).

DERIVAZIONE 2. Se il d. fosse vero, potremmo evitare le false credenze (3+5).

DERIVAZIONE 3: poichè evito d., d. non puo' essere vero, quindi sono libero (6+4).

DERIVAZIONE 4: L.a. è vero.

Il determinismo, poichè implica il suo contrario, è una dottrina autocontraddittoria.

Detto più semplicemente: poichè non faccio cio' che potrei fare, sono libero e il detrminismo (che implica si faccia tutto quello che si può fare) è confutato.

Qui Michael Huemer affossa le flebili obiezioni.

giovedì 28 gennaio 2010

Ciao ciao Darwin

TEISTA: guardati intorno... che meraviglia! Chi ha fatto tutto questo? Solo un Dio puo' celarsi dietro uno spettacolo del genere.

ATEISTA: sciocco! Si vede che non hai letto Darwin. Leggilo e scoprirai come per creare "meraviglie" del genere bastano "caso" e "necessità". Nessun Architetto è richiesto.

TEISTA: sì sì... il processo evolutivo eccetera eccetera. Ma qui siamo di fronte a complessità davvero inesplicabili.

ATEISTA: l' evoluzione è in grado di spiegare anche le complessità più complesse.

TEISTA: non le complessità complessissimissime.

ATEISTE: anche quelle!

TEISTA: anche le complessissimissime?

ATEISTA: anche le complessississimissime!

TEISTA: bla bla bla...

ATEISTA: bla bla bla bla...

Lasciamo i due filosofi al loro dialogo tra sordi e cerchiamo piuttosto una via d' uscita.

Potremmo partire dalla spiazzante osservazione di Eugene Wigner: "ma quanto irragionevole potere esplicativo ha la matematica" con cui spieghiamo tanta complessità. Già, veramente irragionevole.

Ma noi non vogliamo essere irragionevoli!

Un modo per evitarlo consiste nel credere che l' universo sia un oggetto matematico.

Certo che se le cose stanno così il potere della matematica non è più "irragionevole" ma del tutto naturale.

Inoltre prendo due piccioni con una fava: l' universo matematico richiede l' esistenza di più mondi e l' esistenza di più mondi riconcilia le contraddizioni tra relatività e teoria quantistica.

Altra conseguenza: la natura della complessità dell' universo è del tutto particolare. Ora possiamo dire di saperne di più, si tratta di una complessità matematica.

La matematica costituisce un sistema "complesso", chi puo' negarlo? Persino il sistema dei numeri naturali è, nel suo piccolo, molto "complesso".

Eppure l' origine di questo genere di complessità non puo' essere nemmeno lontanamente spiegato da processi evolutivi (ciao ciao Darwin).

C' era d' aspettarselo, si capisce: per fare i teologi non basta chiedersi "perchè c' è la vita", bisogna chiedersi "perchè c' è qualcosa". Anche per questo mandiamo in pensione il Darwin teologo (tenendoci stretto il naturalista).

E l' origine dei numeri, allora?

Una soluzione in tasca non ce l' ho. In questi casi è ragionevole adattarsi alla più immediata.

Qualcuno puo' pensare che siano lì da sempre. Fissi! Che pensiero strano. Oppure che originino da numeri, che originano da numeri, che... Che pensiero incasinato!

Mi è molto naturale pensare che un numero origini da una mente. Non la nostra, per quanto detto più sopra noi siamo fatti di numeri e siamo fatti per comprenderli, mica siamo in grado di partorirli.

Non resta che la Mente di Dio.

E' la soluzione più di buon senso, spiega perchè quel genere di matematica che forma l' universo si presenta a noi in modo molto differente da una comune astrazione.

E' la soluzione più semplice, almeno da intuire, così anche il rognoso spirito di Occam smetterà di brontolare.

Agenzie viaggio

Non sembra proprio che il teletrasporto comporti problemi logici.

Non nego le molte difficoltà, magari ci sono persino leggi fisiche che lo impediscono, mille problemi, ma nessuno di natura logica.

Discorso diverso per la Macchina del Tempo.

Trasferendomi nel passato potrei apportare modifiche al fine di avere un "futuro" differente. Ma questo è contradditorio con il fatto che io conosco già il futuro e se è quello non puo' cambiare, non ci sono santi. Ma allora puo' cambiare o no?

Sembra proprio che per avere una Macchina del Tempo sia necessario un multiverso e una B-theory del tempo.

Di solito ho un' allergia per tutto cio' che è controintuitivo, eppure, per ragioni indipendenti, simpatizzo con le due condizioni di cui sopra.

Allora, per come la vedo io, una Macchina del tempo dovrebbe essere possibile. Mamma mia che impressione.

Si tratta di giochetti? Forse, sta di fatto che una presa di posizione sul punto è richiesta nell' indagine volta a capire "cosa pensano i filosofi del nuovo millennio".

Ne deduco che la posta in gioco non è poi così bassa.

Una rinfrescatina

Nessuno come lui riesce a dipingere l' acqua fresca...

... a seguire l' unico compositore "tonale" ammesso nel fortino torturante delle avanguardie radicali. Tre minuti di sorbetto in pranzi (di ore) a 12 portate (indigeste).



Fede cieca

Scrivendo questo rigo ho in mente una cosa da dire.

No! Dice il matrerialista bloccandomi: tu non hai in mente proprio nulla, l' unica cosa che "hai" è un cervello che "formicola" in un certo modo stando rinsaldato nella sua scatola cranica. Tutto lì, il resto è illusione.

Ok, ho un cervello che frizza nella sua scatola cranica, questo lo so. Però, oltre al cervello, caro materialista, ti assicuro che avevo anche in mente qualcosa mentre scrivevo il rigo di cui sopra. Lo saprò, mica sono scemo. Lo so con una certezza che è almeno pari a quella con cui avvisto all' Osservatorio il transito delle comete.

Che avessi in mente qualcosa non devo dimostramelo, e spero di non doverlo dimostrare nemmeno a te, poichè è l' unica cosa certa in questo caos. Da lì, semmai, devo partire per capire meglio come stanno le cose in questo mondo.

Questi materialisti vè... mi sembra molto poco "scientifico" dire che la realtà debba coincidere con qualcosa che la nostra teoria (fisica o chimica) riesce a spiegare adeguatamente.

Non c' è un bel po' di dogmatismo in tutto cio'? Un dogmatismo che rasenta la cecità.

E' quel particolare dogmatismo a cui alludeva Bergson quando diceva: "la fede cieca non sposta le Montagne, la fede cieca non vede nemmeno che ci sono delle montagne da spostare".

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p.s. ecco una metafora felice: la mente è un astronauta, il cervello è la sua astronave.

mercoledì 27 gennaio 2010

Arte flessibile

Ovvero, floppy-art...



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Il Brutto e il Migliore

Brusco sul pil come misura di ricchezza. Solita diagnosi: purtroppo il meglior indicatore che abbiamo.

Brusco su Craxi

Il deficit ci fu, inutile girarci intorno.

Curiosità: le leggi che procurarono il buco furono varate da Craxi o furono un portato del passato? Magari si scopre che furono leggi fatte da altri giunte "a maturazione" nell' esra Craxi.

L' inazione non accrediterà mai accuse gravi quanto l' azione.

Soprattutto quanto perlomeno una di queste azioni benemerite fu intrapresa: quella contro l' inflazione. Chi si oppose persino a quella? Magari scopriamo che fu chi oggi critica che non fu fatto abbastanza.

Case sfasciate che stanno in piedi

Ci sono case periclitanti in grado di troneggia per secoli in modo quasi irrisorio. Un esempio? La Torre di Pisa? Peggio, Casa-Italia tutt' intera.

E parlo di sfasci reali, non illusori come i quelli raffigurati nei murales ingannatori di John Pugh...

La crepa centrale ha un nome, è stata battezzata felicemente: "sacco del Nord". Sacco nel senso di saccheggio, ovviamente.

Le cifre le fa un perito insindacabile, Ricolfi (vicino PD), nel suo ultimo (imperdibile) libro.

Persino peggio di quanto urlano i politici (della Lega) in campagna elettorale.

La Ricetta del sociologo: rassegnatevi o viene giù tutto.

Presunto fardello


Prendiamo il continente africano tra il 1400 e il 1800. Il divario con l' Europa non era poi così abissale, tutt' altro. Non date retta a quanto vi è capitato di leggere in giro.

Certo, i modelli di sviluppo erano piuttosto differenti: i bianchi puntavano sulla proprietà privata delle cose (essenzialmente terra), i neri su quella degli uomini (schiavitù).

La schiavitù in Africa è stato per secoli il business numero uno. Pressochè l' unico. D' altronde era l' unica forma di "proprietà" che conoscessero. Avevi quattro soldi da investire? Corri a comprarti uno schiavetto.

La colpa dei bianchi schiavisti del XIX secolo? Incrementare una domanda già fiorente.

Spiega bene il massimo esperto in materia, ovvero il prof Thornton.

Sintetizza ancora meglio Paolo Mieli sul CdS 26.1.2009 (Le colpe dell' Africa nella tratta dei neri).


Benvenuto nel laboratorio del filosofi

Caro amico, lo so perchè sei qui. Probabilmente hai qualche problema a comprendere cosa sia e come funzioni "un' esperimento mentale a base di controfattuali".

Cerco allora di illustrarti il tutto nel modo più semplice, ti chiedo solo di collaborare senza incaponirti.

Cominciamo pure.

Come giudicheresti un Tale che "non prende sul serio" la Geometria per il fatto che non ha mai incontrato un Triangolo per strada e trova "implausibile" incontrarne in futuro? I Triangoli, per il nostro tale, vanno giusto bene come protagonisti di qualche film (o libro) particolarmente fantasioso!

Bè, la risposta è facile, costui non ha ben presente cosa sia e a cosa serva la Geometria.

La Geometria ci consente di studiare delle astrazioni (radicale e coerenti) ancorché irreperibili nella realtà quotidiana.

Allo stesso modo con i Controfattuali forgiamo degli "oggetti" astratti e coerenti con i quali testare le nostre teorie. Proprio come i triangoli, si tratta di oggetti molto utili.

A poco vale constatare che oggi vedremo intorno a noi parecchi oggetti dalla forma quasi-triangolare. Abitano uno spazio bidimensionale? Sono costruiti con l' unione di puntini non misurabili? No? Allora non sono neanche lontanamente dei Triangoli, mancano persino nelle caratteristiche di base.

E non "affondarti" da solo dicendo che "sono approssimazioni"! (e chissenefrega se un vero Triangolo non lo incontreremo mai.

In fondo lo vedi anche tu che se il problema fosse solo quello di reperire delle "approssimazioni", la cosa sarebbe possibile anche per i controfattuali più inverosimili: il teletrasporto non è che un fotocopiatore particolarmente sofisticato (e chissenefrega se un "fotocopiatore" del genere non l' avremo mai); osservo un trapianto di rene e dico: "ecco, un trapianto del cervello è simile, solo che anzichè il rene ha per oggetto un cervello" (e chissenefrega se poi una simile operazione è irrealizzabile). Spero di essere esentato dal proseguire.

Detto questo, spero anche che sia chiaro una volta per tutte che chi in queste materie tira fuori l’ "implausibilità" o la "fantascienza/svago" è come il signor Tale: non ha capito di che si parla.

Poi uno puo’ disinteressarsi alla coerenza del suo pensiero e dire: io decido cio’ che è giusto e cio’ che è sbagliato di volta in volta secondo un mio arbitrio. Puo’ farlo, ma deve dirlo.

lunedì 25 gennaio 2010

La regola della ciliegia

Sam Peltzman è l' uomo che più di ogni altro è andato alla ricerca della regola che osservano le regole imposte per limitare i nostri rischi (paternalismo).

Ognuno di noi, chi più chi meno, nello svolgere la propria attività prende qualche rischio, è inevitabile.

Quel "chi più chi meno" esprime una preferenza soggettiva che per forza di cose non cambia allorchè un legislatore "benevolo" imponga delle regole intese a comprimere quei rischi.

Un esempio è la cosa migliore per spiegarsi: Giovanni quando va in macchina si assume una certa quota di rischi, qualora il legislatore voglia abbassarli artificiosamente potrebbe imporre l' uso delle cinture di sicurezza. Ma una simile imposizione è inefficace poichè Giovanni puo' riguadagnare la sua quota ottimale di rischi, per esempio, aumentando la velocità.

Una morale che puo' trarsi: non ci si illuda, non esiste una regolamentazione all' acqua di rose: o il proibizionismo è pressochè totale (una regola tira l' altra, ovvero regola della ciliegia) o difficilmente consegue i risultati auspicati.

link

Qualcosina sull' introduzione delle cinture di sicurezza in GB

add: le lampadine a basso consumo incrementano i consumi energetici: http://gregmankiw.blogspot.com/2010/08/enlightening-example-of-unintended.html

Le scuole confessionali sono le migliori

... almeno in Inghilterra.

Catholic, Anglican and Jewish schools generally perform better than non-faith schools...

Teoria dell' identità

Se davvero ami tua moglie non per questo sei moralmente libero di abbandonarla quando per disgrazia l' autobus che passa le trancia il braccio: lei non è il suo braccio! E se le porta via braccio+gamba? Quando sei libero di andartene ritenendoti esentato? Chi è veramente tua moglie? Se la amavi veramente cosa avresti dovuto amare di lei? Occorre una teoria dell' identità.

Braccio e gambe non sembrano essenziali, ma il cervello? E' un organo fisico molto particolare perchè con il cervello noi pensiamo e ricordiamo, tra cervello e mente c' è un rapporto privilegiato e per capirlo basta pensare ad un paradosso diffuso tra i filosofi: se fosse lecita la compravendita di organi, per "dare" il tuo cervello dovresti pagare. E sì, pensaci bene: "dare" il proprio cervello in realtà significa "ricevere" tutti gli altri organi. Quindi paga e silenzio. Se proprio vuoi incassare, chiedi di "ricevere" un cervello nuovo.

Per costruire una teoria dell' identità bisogna rispondere ad alcuni controfattuali. Io ci provo.



1. Giovanni trapianta il suo cervello nel corpo di Giacomo e viceversa. Chi è Giovanni e chi è Giacomo? Personalmente direi che in questo caso l' identità segue il cervello. Solo una precisazione: il cervello, se non è "resettato", incorpora la memoria e il pensiero di una persona.

2. Giovanni subisce l' espianto dell' emisfero destro del cervello e sopravvive. E' ancora lui? Direi di sì.

3. Giovanni subisce l' espianto del suo cervello (e muore): un emisfero (funzionante) viene messo nel corpo "vuoto" di Giacomo (che sopravvive) e uno (funzionante) nel corpo "vuoto" di Aldo (che sopravvive). Che fine fanno Giovanni, Giacomo e Aldo? Direi che i sopravvissuti sono persone "nuove".

4. Stessa situazione di cui sopra, solo che non si tratta di esperimento ma di una richiesta dei protagonisti. Per me cambia tutto, i sopravvissuti conservano la loro identità.

5. Situazione simile a 2. In un secondo tempo, però, Giovanni subisce l' espianto anche del secondo emisfero (e muore) affinchè lo riceva il corpo vuoto di Giacomo. Come la mettiamo? Secondo me dobbiamo chiamare "Giovanni" il sopravvissuto (da notare che questo Giovanni e il primo sopravvissuto al 3 sono la stessa persona ma con identità differenti).

6. Il cervello di Giovanni viene "riprogammato" con macchinari particolari. Abbiamo una nuova persona? Secondo me no, è come prendere una botta in testa.

7. Il cervello di Giovanni viene riprogrammato secondo i parametri di Giacomo (pensa ed ha la stessa memoria di Giacomo). Abbiamo una nuova persona? Secondo me no, a meno che contestualmente all' operazione Giacomo muoia, in questo caso Giovanni diverrebbe Giacomo.

8. Nel teletrasporto si muore (il teletrasporto ti copia altrove e ti distrugge laddove stai)? No, altrimenti si creerebbero i noti paradossi.

9. Giovanni e Giacomo decidono di "resettarsi" il cervello ed effettuare un trapianto incrociato come in 1. Chi è chi? Vedi 1.

10. Come in 9, solo che l' operazione non è volontaria. Chi è chi? Contrariamente ad 1 e 9 direi che in questo caso non c' è trasferimento d' identità nonostante il trasferimento fisico dei cervelli.

11. Giovanni programma un computer con i pametri del suo cervello (memoria ecc.). Il computer diventa Giovanni? Direi di sì, ma solo in caso di morte fisica del "vecchio" Giovanni (vedi 6).

Dalle risposte si sarà capito che la mia concezione dell' identità è psicologica: laddove una psicologia continua a vivere, lì persiste la persona. Ma in alcuni casi conta anche la "storia" fisica del nostro corpo. Sono quei casi in cui cessa ogni "persistenza psicologica" senza che intervenga una morte fisica. L' identità non segue necessariamente il cervello fisico e non risiede nemmeno nella psicologia. In ultima analisi l' identità deve essere coerente con una certa "narrativa" della loro storia. E nel raccontare una storia come si deve conta anche Occam: facciamo di evitare i guazzabugli e limitiamo i personaggi sulla scena.



add: altri casi nei commenti qui

venerdì 22 gennaio 2010

Bubo Bubo

Lamentarsi è un arte e l' intellettuale/bottegaio spopola (specie se è all' opposizione)...



Il suo grido è pre agonico, ininterrotto e... sussurrato. Sì, nei suoi film e nelle sue canzoni si sussurra molto. Serve a segnare la "differenza antropologica" con i caciaroni arricchiti...

Le spalle sono incurvate poichè devono reggere il peso di tutti i peccati del mondo.

Per evitare il latte alle ginocchia giova ogni tanto una pillolina contro la cultura del piagnisteo, che poi è la filosofia "per cred de ves baloss"...



p.s. riflessioni leggendo il superclassico sul politically correct.

Il contatto che corrode

Non si creda che la Tolleranza e la Diversità culturale siano poi così amiche.

La prima sembra piuttosto nuocere alla seconda.

La storia si ripete sia con gli ebrei che con gli zingari: laddove vengono accettati sbiadiscono la loro identità culturale fino quasi a perderla. Le Sinagoghe sono piene solo laddove echeggia lo "sporco ebreo".

La Tolleranza è un' acido che corrode la diversità fino all' osso, fino all' omologazione. Il contatto uccide, la relazione elide qualcosa che molti ritengono prezioso.

Il dispiacere assale chi spinge verso la Tolleranza affinchè "mille fiori fioriscano" e chi la esecra per combattere il diverso. Fuori da queste compagnie la notizia è benvenuta.

link

A che punto siamo con la questione di Dio?

Bè, non siamo messi poi neanche tanto male.

ARGOMENTO ONTOLOGICO. Una concezione matematica del multiverso (à la Tegmarks) è in grado di ridurre gli altri argomenti (cosmologico e teleologico) e superare la critica di Gaunilone e Kant.

ARGOMENTO COSMOLOGICO. Con il concetto di "semplicità" alla Swinburne si aggira il rasoio di Occam volgendolo a proprio vantaggio.

ARGOMENTO TELEOLOGICO. Idem come sopra.

EVIDENZA: l' epistemologia di Plantinga elabora la credenza di Dio come "basic belif" razionale.

Swinburne interpreta Occam

Richard Swinburne argues for simplicity on logical grounds: "...other things being equal...the simplest hypothesis proposed as an explanation of phenomena is more likely to be the true one than is any other available hypothesis, that its predictions are more likely to be true than those of any other available hypothesis, and that it is an ultimate a priori epistemic principle that simplicity is evidence for truth" (Swinburne 1997).

He maintains that we have an innate bias towards simplicity and that simplicity considerations are part and parcel of common sense. Since our choice of theory cannot be determined by data (see Underdetermination and Quine-Duhem thesis), we must rely on some criterion to determine which theory to use. Since it is absurd to have no logical method by which to settle on one hypothesis amongst an infinite number of equally data-compliant hypotheses, we should choose the simplest theory: "...either science is irrational [in the way it judges theories and predictions probable] or the principle of simplicity is a fundamental synthetic a priori truth" (Swinburne 1997).

fonte wikipedia

per approfondire