Visualizzazione dei post in ordine di pertinenza per la query VOCI. Ordina per data Mostra tutti i post
Visualizzazione dei post in ordine di pertinenza per la query VOCI. Ordina per data Mostra tutti i post

sabato 15 ottobre 2016

Leggere i romanzi ci rende persone migliori?

Una domanda eterna alla quale cerca di rispondere in modo compiuto Gary Saul Morson nel saggio “Can Reading Literature Make Us Moral?”.
Alcuni suoi illustri predecessori si sono pronunciati recisamente per il “no”: il libro, come del resto l’arte in generale, cela pericoli. Platone (contro i poeti), i riformatori protestanti (contro i cattolici), i governanti comunisti (contro i borghesi)… tutti uniti nel lanciare un grido d’allarme:
… Plato thought fiction dangerous and regretted, for instance, the depiction of the gods as given to laughter… During the Reformation, much Catholic art was destroyed…  the Chinese Cultural Revolution sought to rid the world of reactionary artworks; and the Soviets, when they took power, were faced with the choice of banning pre-revolutionary literature or, as they eventually decided, reinterpreting it…
In realtà l’opera letteraria spesso allarga i nostri orizzonti e apre la mente verso il “diverso”
…reading literature will seem like a way of acquiring wisdom; it gets us off our little island in time and place and shows us how our own values might appear to others. We no longer accept our own values as the only possible ones for a decent, intelligent person to hold…
Se “il diverso” ci assedia con le sue idee per noi scorrette, proviamo un moto di repulsa. Ma se invece lo percepiamo vivere in un romanzo siamo disposti, non dico a sposare la sua diversità, ma a simpatizzare con lui per un attimo.
Per capire il nazismo meglio leggere Celine o Drieu de la Rochelle più che festeggiare il 25 aprile. Per capire chi era un partigiano meglio leggere Fenoglio che frequentare l’ ANPI.
Ma molti non ci stanno. Per molti l’altro ha torto e lì il discorso deve chiudersi. Nel momento in cui la diversità s’insinua nel nostro mondo appellandosi all’empatia cio’ costituisce un pericolo da fugare…
… Some view such broadening as potentially dangerous. The more one regards differing perspectives as necessarily evil or stupid, the less one wants others to practice seeing the world from such perspectives…
Facciamo un esempio concreto: i regimi comunisti e la tragedia greca
… Tragedy, for example, was considered pernicious for at least two reasons. First, it contradicted the official optimism of Communist philosophy, which held that it was inevitable that people would reach universal happiness. Second, tragedy affirms that the human mind is inadequate to understand the strange universe, whereas Communist philosophy held that, guided by Marxism-Leninism, people could not only understand the laws of nature and society, but also change them at will…
Ma è un bene per una persona mettersi temporaneamente nei panni del “nemico”? In parte sì, inoltre esistono delle modalità letterarie per ridurre i rischi di fascinazione del male.
Se restiamo sul romanzo realista dell’ottocento, fu Jane Austen a realizzare in modo prudenziale questo transfert attraverso la tecnica delle due voci
… Jane Austen invented a technique for allowing us to enter into the process of another person’s thoughts, and in so doing she in effect invented the realist psychological novel… The Russian philosopher Mikhail Bakhtin called this technique “double-voiced words.” Here’s how it works: The author paraphrases the sequence of a hero’s or heroine’s thoughts from within. The paraphrase assumes the tone, manner, and typical choice of words of the character, and we hear how she speaks to herself. Thus, when she needs to justify herself to herself, we hear her address an invisible judge. When she wants to do something she feels she shouldn’t, we witness her talking herself into it, banishing contrary arguments, veering away at the first sign she is about to stumble onto a consideration too strong to evade…
Con le “due voci” noi possiamo contemporaneamente metterci nei panni del “nemico” e prenderne le distanze
… there is all the difference between simply not thinking of something and avoiding the thought of that thing. That difference is visible only to someone who can follow the process of her thoughts…
Jane Austen, George Eliot, Leo Tolstoy, e Henry James sono scrittori che hanno fatto ampio uso della doppia voce.
Facciamo un esempio tratto da una pagina di “Anna Karenina”, in cui Anna nel leggere un romanzo ripensa a sè con indulgenza...
“… L’eroe del romanzo aveva già cominciato a raggiungere la sua felicità inglese: il titolo di baronetto e un possedimento, e Anna desiderava andare con lui in quel possedimento, quando a un tratto sentì che lui avrebbe dovuto vergognarsi e che lei si vergognava proprio di questo. Ma di che cosa lui doveva vergognarsi? «Di che cosa mi vergogno io?» si domandò con offeso stupore. Lasciò il libro e si distese sullo schienale della poltrona, stringendo con forza con entrambe le mani il tagliacarte. Non c’era nulla di cui vergognarsi. Riandò a tutti i suoi ricordi di Mosca. Erano tutti belli, gradevoli. Ricordò il ballo, ricordò Vrònskij e il suo viso innamorato e sottomesso, ricordò tutti i propri rapporti con lui: non c’era nulla di cui vergognarsi. E tuttavia proprio a questo punto dei ricordi la sensazione di vergogna si faceva più forte, come se una voce interna, proprio a questo punto, quando lei si ricordava di Vrònskij, le dicesse: «Caldo, caldissimo, bruciante.» «E con questo?» si disse risolutamente, cambiando posizione nella poltrona. «Che vuol dire questo? Perché, io ho forse paura di guardare in faccia a questo? E allora? Possibile che fra me e quest’ufficiale ancora ragazzo esistano e possano esistere altri rapporti che non quelli che si hanno con qualsiasi conoscente?» Sorrise con disprezzo e riprese nuovamente il libro, ma ormai non riusciva più, veramente, a capire quel che leggeva. Fece passare il tagliacarte sul vetro, poi ne avvicinò la liscia e fredda superficie a una guancia e per poco non scoppiò a ridere forte dalla gioia che l’aveva presa a un tratto senza motivo. Sentiva che i suoi nervi si tendevano sempre di più come corde su cavicchi che si avvitavano. Sentiva che i suoi occhi si aprivano sempre più, che le dita delle mani e dei piedi si muovevano nervosamente, che dentro qualcosa le soffocava il respiro, e che tutte le immagini e i suoni in quella penombra vacillante la colpivano con straordinaria intensità.”
La verità trapela e il modo in cui il protagonista la elude è molto umano.
Nella lettura di Anna Karenina il senso di giustizia e il senso di umanità convivono anche se sono in apparente contraddizione tra loro.
Chi potrebbe approvare la sua condotta? Nessuno. Ma chi potrebbe non simpatizzare con lei? Nessuno. E’ il miracolo della letteratura quando scaturisce da un genio come Tolstoj.
E’ questo obiettivo che caratterizza la doppia voce rispetto al flusso di coscienza
… Another reason we need double-voicing, rather than stream of consciousness, is that the moral complexity of the sequence of thoughts depends on hearing simultaneously both the character’s thoughts and the perspective of another who might listen in…
Nel romanzo riusciamo ad amare chi deploriamo. Amare il peccatore è una missione impossibile che l’arte spesso porta a termine felicemente…
… Readers often feel that Anna Karenina and Lily Bart (in The House of Mirth), for instance, represent values they deplore. And yet those same readers— if I am an example— still feel deep compassion as Anna and Lily descend into suicide…
Oltre a metterci in contatto con persone “diverse”, la letteratura ci puo’ far abitare mondi con valori “diversi”. Se riusciamo a starci e a comprenderli, forse riusciremo a convivere meglio anche con l’avversario politico o sportivo nella vita di tutti i giorni…
… to read The Iliad or Paradise Lost is to share, however briefly, an epic perspective on events, as well as to adopt the values taken for granted by ancient Greek or English Renaissance culture. The more alien the culture, the more we are likely to encounter authors or protagonists who do not share our values. If we learn to empathize with them, and regard them as holding their views for motives no less sincere than our own, could we perhaps learn to do the same for people in our own culture, for example, who do not share our political party or social class?
Purtroppo, oggi il potere empatico della letteratura va scemando. Il libro diventa sempre più una macchina da costruire e decostruire. Oppure un contenitore di messaggi da estrarre e giudicare con relativa sentenza di condanna o assoluzione…
… Some literary critics and teachers have tried to “de-literize” literature. They try to remove the essential literary act of experiencing other points of view by treating literature as propaganda that endorses what one already believes, or by only assigning works by approved authors with an approved message…
Al punto che gli studenti di lettere si chiedono perché mai sobbarcarsi libri tanto ponderosi come i romanzi ottocenteschi quando il nocciolo non sta più nell’atmosfera incantatrice necessaria a produrre un transfert verso i protagonisti, anche i più bizzarri. Il meccanismo, in effetti, richiede molto meno per essere realizzato…
… students are bound to wonder why they should put in the hard work to read long books only to learn what they already knew….
Una cultura paternalista a tutela del regime oppure ossessionata dall’università come “safe space” vede questo transfert valoriale come rischioso, meglio limitarsi all’esercizio sulle regole, meglio dedicarsi all’esperimento decostruttivo e strutturalista…
… The more a culture wants to protect its citizens from potentially harmful viewpoints, the more it will de-literize the literary. For totalitarian regimes, intolerant religions, and morally superior social-justice warriors, the way literature can make us moral may seem like a threat to all they hold sacred…
COMMENTO PERSONALE
L’ultimo libro ponderoso che ho letto è stato quello di David Foster WallaceInfinite Jest. In effetti l’ho trovato “inutilmente ponderoso”. Tutto era fermo, non scorreva, non evolveva. Era un meccanismo, non un organismo. Un esercizio, non una creazione. La lettura non ne soffriva nemmeno aprendo casualmente, lo stile sembrava tutto. Se è possibile rintracciarvi delle “atmosfere”, allora bisogna concludere che ce n’era solo una: quella legata ad al degrado, alla decomposizione. Una sola, dall’inizio alla fine tutto era “malato” e destinato a disfarsi. In questo senso mi ritrovo nella disamina di Morson.
BOOK

sabato 31 maggio 2008

Che questo mondo rimanga: lo visiteremo insieme alle api

Yves Bonnefoy: le assi curve


Il Poeta sputa sulla terra di Cerere e spalma quel fango sulla tua palpebra basculante. Puoi di nuovo dischiuderla e scorgere cose rinnovate in quella campagna francese dove sei invitato a guardare e a bagnarti nella pioggia.

Passa un bimbo e ridiamo

"...ci piaceva il suo modo d' essere in ritardo
ma come è permesso
quando il tempo cessa..."

Lo pediniamo stregati

"... andava dove non è più nulla che si sappia...
accompagnato da un' ape..."

Sprofondati nella verzura ci aggrappiamo al filamento magnetico di certe prossimità

"...così vicino era quel seno al bisogno delle labbra..."

le preziose sorprese non lasciano vuoti, deambuliamo ubriachi col cuore stracolmo

"...ramo scostato per l' oro del fico maturo..."

la scelta dell' arredamento, uno scoglio dove si sono infrante inaffondabili transatlantici, inossidabili coppie: doppiato

"...i nostri mobili erano semplici come pietre... ci piaceva la crepa nel muro... una spiga da cui sciamavano mondi..."

Un silenzio tutto speciale in quella campagna d' oltralpe da cui emergono voci mai parlate

"... sentivamo la voce che vuole che si ami... come la sentono i delfini giocando nella loro acqua senza riva..."

Se il riposo è costruito con quelle assenze, non c' è fatica che osi ancora esistere

"... dormivamo non sapendoci... e come cercava il sogno nei nostri sonni!..."

Finalmente una bocca che parla, un orecchio che ascolta...

"... le nostre fronti si chinavano una verso l' altra avide di parole che volevamo dirci..."

Il Consiglio dei poeti si scioglie, ha deliberato, la seduta è tolta...

"... o terra,
segno disarmonico, sentieri sparsi...
...che questo mondo rimanga,
malgrado la morte,
stretta contro un ramo ascoltava imperturbabile l' oliva grigia...
la foglia perfetta orlava l' imminenza del frutto...
e tutto restò immobile ancora per un' ora...
l' assenza e la parola restarono unite per sempre nella cosa semplice..."

Fu una notte in cui si moriva con diletto...

"...dileguarsi... come lucentezza e acqua lasciano la mano su cui fonde la neve..."

Timorosi di aver troppo osato recitiamo una filastrocca apotropaica...

"... che le parole non siano
un giorno questi ossami
grigi, che avranno beccato,
gridando, litigando,
disperandosi,
gli uccelli, nostra notte nella luce..."


Poi un urlo che arresta la gravitazione dei pianeti...

"... come cessa il tempo quando si lava la piaga al bimbo che piange..."

Professiamo ancora l' ardente follia della fiducia...

"... con le nostre voci che s' impigliano nel nulla a chiamare un bambino che dovrà venire dal nulla... che attraverserà il fiume del nulla passando di barca in barca... ignario delle rive... annodando lo ieri, nostra illusione, al domani, nostra ombra..."

Istruiti a dovere godremo della bella perdita...

"...tutto cio' che fu così nostro... ma non è che questo cavo delle mani, dove acqua non resta... e possa essere il cielo il nostro modo d' essere... con ombra e colori che si lacerano... con nubi frettolose che hanno viso di bimbo appena nato... lineamenti distesi... prima di subire l' aggressione del linguaggio..."

Dalla penombra a misura d' uomo della campagna, scorgiamo meglio la sorte degli degli spacciati...

"... sposto con il piede, tra altre pietre, quella larga...
che copre Vite, forse... Ed è vero: numerose ne brulicano qui...
che corrono da ogni parte,
cieche per improvvisa troppa luce..."

Passeggiamo senza fretta "... al ritmo lento con cui la pioggia evapora dall' erba..."

si è fatto tardi, è tempo di pregare...

"Alba! Accettaci una volta ancora..."

Piove sulla nostra indifferenza concentrata ad analizzare la ricchezza della folgore che si diffonde nel primo mattino.

Dal fiume quancuno ci osserva ad occhi chiusi...

"... pietre... a cui la corrente ha chiuso gli occhi nella stratta della sabbia..."

Noi retori, arrivati a questo punto della notte...

"... seguiamo la nuda parola con il disarmo e la fiducia dell' agnello a cui si reciderà l' arteria..."

Fermi a decifrare il messaggio dell' uggiosa pioggierella gelata dell' alba...

"... sillaba breve, sillaba lunga, esitazione del giambo...
mentre si prepara il respiro che vorrebbe accedere a cio' che significa..."

Tacere riposati nelle parole di una volta, quelle parlate assolvendo ad un dovere che oggi ci appare improbo... parole...

"... meravigliose e sorprendenti come la neve, quella che cade leggera e non dura..."

Ecco il mattino, alziamo grati gli occhi con un sincronismo senza premeditazione: "lancia il suo brillio finale una stella senza significati da porgerci".

Montiamo la guardia decisi a

"...non abbandonare le parole a chi cancella..."

a bruciarci le labbra non resta che quella parola... e pensare che...

"... avevamo creduto conducesse lontano il sentiero che invece si perde nelle evidenze..."

Poi Yves Bonnefoy mi guarda e con calma espressiva mi espone la sua teologia; si parla di un Dio che passa il suo tempo a stupirsi dell' uomo, a pregarlo in silenzio, a scrutarlo di soppiatto, ad invidiarlo...

"... lì dove il seno si gonfia nel marmo
si meravigliò dello scultore...

... guardando un artigiano accanirsi su un pezzo di legno per scavarne l' immagine del suo dio, dalla quale si attendeva che prosciugasse l' angoscia d' essere...
provò per questa goffaggine un sentimento nuovo... ebbe desiderio di andare presso di lui... nella materia in cui vacilla la speranza... e si appesantì in quel legno abbandonandosi in balia al sogno dell' artista maldestro... da quella nuova immagine attende la sua liberazione... greve è su di lui l' umile pensiero dell' uomo e greve è su di lui lo sguardo appassionato della sua creatura..."


Resi ipersensibili ai significati non osiamo tentare un congedo parlato...

"... ormai è come se le parole fossero un lebbroso...
di cui sentiamo da lontano tintinnare la campanella..."

venerdì 17 marzo 2017

Anatomia di una crisi

Come si esce da una crisi economica?
Cominciamo col dire che ci sono due tipi di crisi economiche.
C'è la crisi da domanda: la gente non spende più perché impaurita, per esempio da uno shock finanziario.
C'è poi la crisi da offerta: le imprese non vendono perché, per esempio, fanno a mano ciò che i concorrenti fanno con i robot.
Fortunatamente, l’economia canonica prescrive la stessa rivetta per uscire da entrambe le crisi: abbassare i salari.
Salari più bassi consentono di abbassare i prezzi e invogliare i clienti in modo da superare le crisi di domanda.
Salari più bassi sollecitano la migrazione dei lavoratori verso settori più produttivi in modo da superare le crisi dell'offerta.
Che ci vuole ad abbassare un salario? Semplice, no?
No. Abbassare i salari non è affatto semplice cosicché le crisi perdurano per decenni interi, come la Grande Depressione che colpì l' America negli anni trenta.
Il salario di solito si esprime come W (wage). Ma il salario deve tener conto dei prezzi (P) affinché possa indicare il potere d'acquisto. Il salario reale è quindi W/P.
Il salario può essere abbassato in due modi: abbassando W o alzando P.
Per abbassare W dobbiamo contare sull'imprenditore. Ma gli imprenditori deludono: non abbassano!
Non si sa perché ma non abbassano. Forse vogliono evitare il conflitto oppure non intendono demoralizzare i dipendenti, sta di fatto che preferiscono chiudere piuttosto che abbassare W. Questo è un dato di fatto, ognuno ci costruisca su la sua teoria.
Per alzare P dobbiamo invece contare sulla banca centrale. È lei che di solito che ha in mano le armi per creare non dico inflazione ma almeno aspettative inflazioniste (bastano quelle in fondo). Eppure, l'inflazione non è un fenomeno facile da controllare, se scappa di mano sono guai, per cui a volte la banca centrale – specie in quei paesi scottati in passato dall’inflazione -ci va con i piedi di piombo.
Keynes conclude: rassegniamoci, i salari sono incomprimibili. L’imprenditore non abbassa (minimo vitale) e la banca centrale è impotente (trappola della liquidità). Bisogna precedere altrimenti abbandonando il paradigma classico.
La sua proposta si fonda su un assunto forte: esistono solo crisi di domanda, le crisi di offerta sono illusorie (e comunque trascurabili).
Non può che partire da lì poiché la sua ricetta prevede di superare le crisi di domanda trasformandole in una crisi di offerta. In questo modo, se le crisi di offerta non esistono, il problema puo’ ben dirsi risolto.
Facciamo un esempio per capire. Supponiamo che il sistema sia in piena crisi: disoccupazione, povertà, sfiducia. Keynes propone: lo stato crei una domanda artificiosa (a debito), per esempio impegnandosi nella costruzione di autostrade. La proposta ha successo, tutti cominciano a costruire autostrade, tutti diventano asfaltatori ed esperti in bitumi: piena occupazione, ricchezza, fiducia... alé!
Poi il debito sale alle stelle e di autostrade c’è sovrabbondanza. Non c’è più bisogno di asfaltatori ma noi ormai siamo tutti asfaltatori specializzati in asfalti drenanti. Che si fa? Nulla, una crisi del genere è una crisi dell'offerta (sistema produttivo inadeguato alle reali esigenze della popolazione) ma le crisi dell'offerta non esistono per definizione. Keynes è un pragmatico: sposta in avanti il problema nella speranza che in qualche modo la rinnovata fiducia di sistema lo risolva da sé, il lungo periodo non lo interessa (“sul lungo periodo saremo tutti morti”).
Pesa di più il pragmatismo o la miopia keynesiana? Nel corso degli anni trenta Mussolini e il suo allievo Hitler hanno speso forte secondo la ricetta keynesiana. Non in autostrade ma in armamenti. La crisi che ha atterrato mezzo mondo è stata da loro brillantemente schivata. E poi? E poi è partita la guerra: l'apparato produttivo che si ritrovava la Germania, per esempio, era l'ideale per sostenere una simile impresa, la riconversione sarebbe costata lacrime e sangue sfociando nell'inevitabile crisi dell'offerta tipica della ricetta keynesiana. Guardando alla storia europea degli anni successivi possiamo ben dire che in questo caso ha pesato di più la miopia.
Molti studiosi ritengono che Keynes ci faccia cadere dalla padella nella brace e che sia necessario un passo indietro. In altri termini, forse non è poi così vero che i salari siano incomprimibili. Uno di questi studiosi è Scott Sumner.
Per Scott Summer, in particolare, la banca centrale può agire  su P in modo efficace e la politica del lavoro può almeno limitare l'aumento di W tenendo a bada i sindacati, o perlomeno non fornendo loro canali privilegiati attraverso cui agire.
L’esperimento naturale dove da sempre si fronteggiano le varie scuole macroeconomiche è costituito dalla Grande Depressione Americana seguita alla crisi di borsa del 1929. E’ su questo decennio che si concentra l’attenzione di Sumner.
Sumner – sulla base della sua analisi di quel periodo storico – ritiene che i keynesiani abbiano preso un granchio colossale nel giudicare inefficaci le politiche monetarie espansive, questo perché le hanno valutate nel momento in cui erano più esposte all’effetto controbilanciante (offsetting) delle politiche del lavoro tese ad incoraggiare W attraverso una forte azione sindacale e governativa.
E’ chiaro che se aumentano sia W che P l’effetto globale su W/P è nullo. 
***
Una delle cause del tracollo nell'analisi di Sumner...
... Many economists now see the initial contraction as being caused, or at least exacerbated, by monetary policy errors and/or defects in the international gold standard...
Si noti che il gold standard limita l'azione della banca centrale: per alzare P occorre emettere moneta, ma in regime di gold standard la cosa è possibile solo possedendo una adeguata riserva aurea. L'oro esiste in quantità limitata e, specie in periodi dove anche i privati intendono detenerlo come bene rifugio, avere riserve adeguate è difficile.
Quel che manca nei precedenti studi...
... But we still lack a convincing narrative of the many twists and turns in the economy between 1929 and 1940...
Il periodo americano dal 1929 al 1940 è una miniera di informazioni con i suoi 17 schock nella produzione industriale.
Tesi...
... I will show that if we take the gold market seriously we can explain much more about the Great Depression than anyone had thought possible...
I cambiamenti cruciali...
... changes in central bank demand for gold, private sector gold hoarding, and changes in the price of gold...
Poi c' è la politica (New Deal)...
... remaining output shocks are linked to five wage shocks that resulted from the New Deal...
La borsa registra fedelmente i cambiamenti di politica monetaria...
... financial market responses to the policy shocks of the 1930s were consistent with a gold market approach...
In questo senso è un termometro attendibile.
L'illustre precedente...
... In 1963, Friedman and Schwartz’s Monetary History of the United States seemed to provide the definitive account of the role of monetary policy in the Great Depression...
Ma il capolavoro ha un difettino...
... Friedman and Schwartz paid too little attention to the worldwide nature of the Depression, especially the role of the international gold standard...
Non sembra valorizzato il vero nodo...
... the complex interrelationship between gold, wages, and financial markets during the 1930s....
Ciò a consentito che ancora oggi circolino bufale sulla grande depressione. Almeno tre.
Prima...
... Assuming causality runs from financial panic to falling aggregate demand (rather than vice versa)...
Seconda...
... Assuming that sharply falling short-term interest rates and a sharply rising monetary base meant “easy money.”...
Terza...
... Assuming that monetary policy became ineffective once rates hit zero...
La spiacevole conseguenza di miti del genere...
... the view that Fed policy was “easy” during late 2008 was almost universal... we congratulate the Fed for avoiding the mistakes of the 1930s, even as it repeats many of those mistakes....
***
Il problema dei nessi è il problema eterno dello statistico. Qui, fortunatamente, abbiamo una risorsa che aiuta...
... financial markets respond immediately... there was an especially close correlation between news stories related to gold and/or wage legislation and financial market prices...
La sentenza individua due chiari colpevoli del disastro...
... The demand shocks were triggered by gold hoarding (or changes in the price of gold), and the supply shocks were caused by policy-driven changes in hourly wage rates....
livello internazionale la "stretta monetaria" dell'ottobre 1929 appare chiara...
... World monetary policy (as measured by changes in the gold reserve ratio) was stable between June 1928 and October 1929, and then tightened sharply over the following twelve months. It was this policy switch, perhaps combined with bearish sentiment from the reduced prospects for international monetary coordination, which triggered a sharp decline in aggregate demand...
La crisi tedesca del 1931 non va trascurata...
... The German economic crisis of 1931 was a key turning point in the Depression. It led to substantial private gold hoarding, and between mid-1931 and late 1932 strongly impacted U.S. equity markets...
L'errore di Keynes...
... Keynes suggested that the Fed’s spring 1932 open market purchases might have been ineffective due to the existence of a “liquidity trap.”... The open market purchases were associated with extensive gold hoarding, and this prevented any significant increase in the money supply...
Un errore del genere ha impedito ai keynesiani di capire gli anni settanta facendo così sparire un’illustre scuola macroeconomica (ormai Keynes piace solo ai politici spendaccioni e a qualche editorialista d’assalto)...
... A misinterpretation of two key policy initiatives, the open market purchases of 1932 and the NIRA, had a profound impact on macroeconomic theory during the twentieth century. Because early Keynesian theory was based on a misreading of these policies, it could not survive the radically altered policy environment of the postwar period...
Altro insegnamento: le aspettative contano più dei fatti...
... President Roosevelt instituted a dollar depreciation program in April 1933 with the avowed goal of raising the price level back to its 1926 level. This program was unique in U.S. history and was the primary factor behind both the 57 percent surge in industrial production between March and July 1933 and the 22 percent rise in the wholesale price level in the twelve months after March 1933. The initial recovery was triggered not by a preceding monetary expansion, but rather by expectations of future monetary expansion....
La sciagura delle politiche dei salari alti...
... The National Recovery Administration (NRA) adopted a high wage policy in July 1933, which sharply increased hourly wage rates. This policy aborted the recovery, led to a major stock market crash, and helped lengthen the Depression by six to seven years.... a second “Great Depression” began in late July 1933...
Le politiche espansive minate dall'incertezza dei comportamenti ondivaghi...
... The gold-buying program of late 1933... was essentially a monetary feedback rule aimed at returning prices to pre-Depression levels... Although the program helped promote economic recovery, it eventually became a major political issue and led key economic advisors to resign from the Roosevelt Administration...
L'uscita dal gold standard: una finta per almeno due anni...
... Although the conventional view is that Franklin D. Roosevelt took America off the gold standard, U.S. monetary policy became even more strongly linked to gold after 1934 than it had been before 1933. A recovery in the United States finally got underway when the Supreme Court declared the NIRA to be unconstitutional in mid-1935....
Per ogni politica buona c'è una politica cattiva: offsetting everywhere
... During 1937, the expansionary impact of gold dishoarding began to be offset by wage increases, which reflected the resurgence of unions after the Wagner Act and Roosevelt’s landslide reelection...
Casi esemplari di offsetting...
... Because the expansionary impact of dollar depreciation was largely offset by the contractionary impact of the NIRA wage codes, economic historians have greatly underestimated the importance of each shock considered in isolation...
Si tratta di compensazioni che fanno saltare l'edificio keynesiano...
... it is a model based on two assumptions, the ineffectiveness of monetary policy and the lack of a self-correcting mechanism in the economy. The first assumption confuses the two (unrelated) concepts of gold standard policy constraints and absolute liquidity preference. And Keynes’s stagnation hypothesis falsely attributes problems caused by government labor market regulations to inherent defects in free-market capitalism...
Averli trascurati troppo ha ripercussioni ancora oggi nella mentalità di molti analisti che ripetono gli errori di allora nel diagnosticare la crisi attuale...
... If the monetary model in this book is correct, then we have fundamentally misdiagnosed the stock and commodities market crashes of late 2008,... Unfortunately, just as contemporaneous observers misdiagnosed those earlier crashes, our modern policymakers attributed the current recession to financial market instability, rather than to the deeper problem of falling nominal expenditures caused by excessively tight monetary policy....
Come giudicare il New Deal di Roosevelt? Male. Timido in politica monetaria e disastroso in politica del lavoro. Schizoide tra passività e interventismo, senza un piano comprensibile ai mercati. Di fatto ha trascinato la crisi per un decennio, poi le guerre mondiali hanno spazzato via tutto...
... At the deepest level, the causes of the Great Depression and World War II are very similar—both events were generated by policymakers moving unpredictably between passivity and interventionism...
La variabile chiave dei salari...
... high frequency fluctuations in real wages during the 1930s were tightly correlated with movements in industrial production. Understanding real wage cyclicality is the key to understanding the Great Depression...
I gravi errori di Roosevelt...
... New Deal legislation led to five separate nominal wage shocks, which repeatedly aborted promising economic recoveries...
Ma perché un'analisi incentrata sul gold standard è tanto utile?...
... is even more useful during the first five years after the United States departed from the gold standard. Under an international gold standard, the domestic money supply, the interest rate, and gold flows are not reliable indicators of domestic monetary policy...
Solo guardando all'oro capiamo la cosa più difficile da capire in macroeconomia: se siamo in presenza di politiche monetarie espansive.
***
Torniamo al problema metodologico della causalità. Di solito il prima e il dopo è l'unica bussola che possediamo...
... Economists often look for leads and lags...
Per noi il problema è quello di identificare gli schock monetari.
Assumendo emh (efficient market hypothesis) i mercati finanziari - che reagiscono istantaneamente - forniscono il segnale più affidabile circa la politica monetaria.
Ma per molti emh è problematica, lo abbiamo visto quando - nel 2008 - si è interpretato il crollo sui mercati come l'esplosione di una bolla immobiliare anziché come un segnale di politiche monetarie restrittive.
Ad ogni modo anche molti simpatizzanti di emh invocano un approccio più eclettico, per esempio Deirdre McCloskey. Il riferimento è sempre al capolavoro...
... the most relevant example would be Friedman and Schwartz’s Monetary History. Their work combined an extremely detailed narrative, insightful theoretical analysis, and a wealth of descriptive statistics...
Le ragioni dell'ecclettismo sono fondate: nel momento in cui le aspettative contano più delle azioni il mondo dei media e delle notizie diventa cruciale...
... I develop a narrative of the Great Depression that relies heavily on the relationship between policy news and the financial markets...
Difficile capire i mercati senza conoscere le voci di corridoio che circolano in un Ministero.
Certo, per la statistica sarebbe meglio studiare 100 crisi piuttosto che una sola, ma la crisi americana degli anni trenta presenta una volatilità che ci mette a disposizione una varietà di situazioni che per lo studioso sono una manna, inoltre, occupando un intervallo ben definito consente di isolare le notizie e il “sentiment”...
... It is easy to imagine finding a spurious correlation for a single observation; it is less obvious that it would be easy to do so for many dozens of observations that all exhibit a common causal relationship... It has been my good fortune that stock prices during the Depression were unusually volatile, and unusually closely related to policy-oriented news events linked to the world gold market and also to federal labor market policies....
Inoltre, la bussola dei mercati finanziari, ci mette a disposizione un segnale rapidissimo e affidabile di quel che avviene nel mondo opaco della politica (monetaria e no). I mercati reagiscono in un tempo medio che va dai 4 agli 8 minuti. Non è un modo di dire…
... A recent study of the U.S. Treasury bond market showed that if one divides the trading day into five-minute intervals, virtually all of the largest price changes occur during those five-minute intervals that immediately follow government data announcements...
***
Sul piano dei salari abbiamo 5 schock autonomi...
... On the supply side, there were five autonomous wage shocks during the New Deal, each of which led to higher nominal wage rates...
Sul piano della moneta è possibile registrare altrettante variazioni...
... On the demand side, a series of gold market shocks produced a highly unstable price level, which then impacted real wage rates...
Il mix di questi eventi spiega praticamente tutto...
... The mixture of gold market and labor market shocks can explain the high frequency changes in industrial production, and indeed can explain the Great Depression itself...
Si noti come una causa cruciale del tracollo sia la mancata collaborazione internazionale tra banche centrali, risorsa particolarmente preziosa in regime di gold standard. Il perché è chiaro: visto che l'oro ė disponibile in quantità limitate è bene che sia messo nelle mani della banca centrale più bisognosa. Se invece si crea una corsa all'accaparramento - sia da parte dei privati che da parte delle altre timorose banche centrali - gli inconvenienti sono facilmente prevedibili...
... I concentrate most of the analysis on how a lack of policy cooperation led to central bank gold hoarding and how devaluation fears triggered private gold hoarding... If I were to choose a metaphor for the approach taken in Part II, it might be something like “the Midas curse”—that is, a world impoverished by an excessive demand for gold...
***
Come possiamo concludere? Forse così: il modello classico (domanda e offerta) è perfettamente in grado di spiegare un evento anomalo come la Grande Depressione - e a maggior ragione la crisi del 2008. Il ricorso al confuso pragmatismo informale dei keynesiani non è necessario, sperare che poi le cose vadano “a posto da sole” non è obbligatorio, il convento passa di meglio. Le alternative ci sono e gli economisti le conoscono: meno timidezze nella politica monetaria e briglie al sindacato. La conferma che le cose stiano in questi termini? La conversione dei keynesiani in neo-keynesiani, ovvero in economisti che fondamentalmente accolgono queste critiche.
uovo

sabato 17 febbraio 2018

La maledizione del finto bar

La maledizione del finto bar

Il guaio di Facebook è di essere considerato un bar senza esserlo.
Se spiegassi a un marziano autistico cos’è Facebook, quello alla fine lo penserebbe come il mezzo ideale per discutere e approfondire: la scrittura facilità l’analisi, la scomposizione dei temi, la trattazione nel dettaglio e, al contempo, la possibilità di interagire mantiene una fresca dialettica, ovvero la presenza di più voci che si stimolano a vicenda. Una specie di epistolario plurale dove si ha modo di accedere, ordinare e soppesare le ragioni reciproche.
Scripta manent, per esempio, è una maledizione per alcuni utenti ma una benedizione per la discussione. Puoi riprendere e rileggere quel che è stato scritto, puoi mettere l’interlocutore di fronte alle sue parole (di cui magari si è già dimenticato), puoi verificare le tue ribadendo dei concetto o facendo le dovute precisazioni…
Ma chi ha tempo e voglia di farlo? Chi ha tempo e voglia di scrivere un messaggio in cui esporre in modo ordinato il proprio pensiero, di predisporre una replica facendola decantare qualche ora – se non qualche giorno – affinché affiorino le imperfezioni, di ricalibrarla ulteriormente e poi, solo dopo, di postarla? La mancanza di tempo e voglia, però, non sono un difetto del mezzo ma del soggetto che lo utilizza. Non siamo al bar ma ci comportiamo come se lo fossimo.
Per chiarire ulteriormente la tesi descrivo la tipica esperienza frustrante in cui mi imbatto gironzolando per i social.
La stragrande maggioranza delle “persone social”, come dicevamo, si comporta come al bar dove si lancia una battuta ad effetto per poi sparire nel nulla nell’illusione che gli altri restino bloccati dove li lasciamo a delibare la nostra genialità; il bar, in effetti, consente e facilita una simile illusione, se uno avesse contezza di come commenta la cassiera quando hai chiuso la porta per andartene tutto tronfio, probabilmente faresti marcia indietro e anche i bar diventerebbero un ring sfibrante anziché catartico. Tuttavia, purtroppo o per fortuna, Facebook è una piattaforma strutturalmente diversa dal bar, il lanciatore di battute puo’ sempre trovare qualcuno che lo riprende per la collottola (quel rompicoglioni!) voglioso di vagliare quanto affermato con tanta sicumera. Qui scatta un momento delicato poiché il battutista da bar – per questioni che pertengono il carattere umano – in genere non è disposto a credersi tale, in genere va orgoglioso della sua “brillante” battuta, che non ritiene affatto priva di sostanza, e spesso nemmeno priva di punti deboli o soggetta ad eccezioni. Da un lato, quindi, non negozia sulle sue ragioni, e al contempo, avendo preso Facebook per la pausa caffè da cui rientrare immantinente, non ha nemmeno il tempo o la capacità di metterle meglio a fuoco ne tantomeno di difenderle analiticamente. Il nervosismo cresce e non resta che rifugiarsi nell’aggressività, che diventa subito reciproca; ecco allora che la potenziale discussione viene abortita e rimpiazzata da una sequela di stucchevoli stratagemmi retorici, quelli tipici della lite da cortile, tanto per intenderci: la proiezione, l’allusione, l’equivoco posticcio, la vaghezza ad hoc, le alleanze strumentali in cui ci si dà manforte…
***
Ma c’è un di più che spiega il ricorrente scazzo facebookiano. Qualcuno ha detto che senza un buon “cattivo” non puo’ nascere una storia interessante, e per me questa è una sacrosanta verità.
Analogia: senza un disaccordo non puo’ nascere una discussione, e chi ama le discussioni è attirato dai disaccordi. Ma poi, trascinato da questo pericoloso amore, capita che ti ritrovi spesso a cavalcare una tigre.
Nelle discussioni tradizionali buona norma vuole che, prima di infliggere il colpo, si ripetano con cura gli argomenti dell’interlocutore evidenziando le concordanze con i nostri, si elogino con sussiego l’espressiva esposizione che l’altro ne ha fatto enfatizzando quanto ci ritroviamo nelle sue parole. Poi, finalmente, tranquillizzato il nostro “avversario” si isola con delicatezza il punto di frizione e su quello si innesca una rispettosa discussione sempre intervallata con riconoscimenti reciproci.
Ma su Facebook, come su qualsiasi social, è difficile riprodurre la noiosa ma salutare manfrina del preambolo più o meno ipocritamente omaggiante, cosicché si parte in quarta con la sostanza, ovvero con i disaccordi e l’accidentata discussione che ne segue.
Concentrandosi solo sul disaccordo e parlando sempre e solo di quelli, le parti, potenzialmente vicine, cominciano a sentirsi estranee l’una all’altra, il che puo’ facilmente degenerare in aperto conflitto, basta una parolina sbagliata e l’equivoco esplode.
Risultati immagini per art picture logo facebook