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mercoledì 9 marzo 2016

In attesa di giustizia di Carlo Nordio e Giuliano Pisapia


In attesa di giustizia di Carlo Nordio e Giuliano Pisapia
  • alcune riforme possibili: 1) introdurre un manager per tribunale 2) depenalizzare a manetta 3) ridurre gli appelli 4) togliere l'obbligatorietà dell'azione penale 5) separare le carriere 6) giudici collegiali nei casi più delicati (specie carcerazione preventiva) 7) favorire il patteggiamento 8) motivazioni contestuali 9) notifiche per via telematica 10) introdurre la querela temeraria 11) introdurre l'irrilevanza del fatto 12) introdurre la sospensione della prescrizione per irreperibilità 13) eleggere il CSM per sorteggio tra aventi diritto 14) diminuire le pene 15) ripristinare l'immunità parlamentare
  • i tempi del processo
  • il vulnus principale: i tempi della giustizia
  • è come coi bambini: la punizione deve seguire immediatamente il crimine per essere efficace
  • l'obbligatorietà dell'azione penale: favola vuota per nascondere l'arbitrio dei giudici.
  • la lentezza è spesso causata dai difensori che mirano alla prescrizione
  • produttività dei magistrati: il numero delle sentenze sfornate non sembra sfigurare nei confronti
  • perché allora le lungaggini? troppe garanzie (paradosso)
  • abbiamo importato il processo accusatorio senza il pragmatismo anglosassone
  • la macchina giudiziaria
  • burocrazia asfissiante ovunque. basterebbe pensare alle notifiche! un delirio di futilità
  • incompatibilità tra obiettivi e bilancio disponibile
  • i giudici non sono manager che sanno organizzare, se si eccettuano i casi di bolzano e torino. se ne provvedano di appositi.
  • risorse e sprechi
  • problema base: incompatibilità tra budget e target
  • depenalizzare! immagina la mole di lavoro per sequestrare una borsa taroccata. se solo lo si sapesse
  • i chirurghi passano più tempo coi moduli che col bisturi, idem gli insegnanti. lo stesso vale per i giudici.
  • il carcere non ha mai rieducato nessuno. è una scuola del crimine, una discarica sociale. spesso uno spreco
  • le intercettazioni
  • tesi: un po' utili per lo più dannose
  • richelieu: dammi una lettera e una forbice, ti manderò in galera lo scrivente
  • trattarle come male necessario, quindi ridimensionarle l'importanza e l'uso alla stregua di lettere anonime o confidenze. buone giusto per far partire l'indagine. evitare la trascrizione
  • la lotta al terrorismo non ne ha avuto bisogno
  • come il medico ha l'occhio clinico il pm ha l'occhio investigativo. oggi questa dote si estingue. troppa tecnologia, troppe intercettazioni
  • fuga di notizie, i colpevoli: legislatore (inerzia) pm (fughe calcolate) giornalisti (favori in cambio di articoli elogiativi)
  • le pene
  • siamo cattolici: pene enormi e applicazione volubile
  • chi ruba in tre case la notte rischia 30 anni. di solito ne riceve uno con pena sospesa.
  • le leggi prevedono tutto e il contrario di tutto. sono contraddittorie su molti fronti. c'è da stupirsi se tribunali diversi trattano diversamente lo stesso caso?
  • paradosso: le pene per la divulgazione di materiale pedopornografico sono più alte delle pene contro il reato di pedofilia
  • un caso di contraddizione: consenso informato e eutanasia passiva.
  • l'esposizione al fatto contingente della notizia. all'articolo sul giornale segue la legge. esempio grottesco della carcerazione preventiva: rilassata in caso di suicidi, rinforzata in caso di gravi crimini. ma è da sempre così: legge tortora, legge moro, legge marrazzo ecc.
  • incertezza del diritto. naturale esito
  • diminuire le pene
  • paradosso: tanto è facile entrare in prigione da non condannati quanto è difficile rimanervi da condannati.
  • il processo: tre gradi di giudizio
  • l'intelletto singolo è troppo vulnerabile, meglio la collegialità. meno gradi di giudizio più collegialità. in caso di disaccordo prevalga il favor rei
  • divieto di impugnazione al pm in grado di proscioglimento. divieto di impugnazione per reati minimi
  • schizofrenia legislativa
  • quantificazione cabalistica delle pene
  • prescrizione e indulto
  • indulto: impotenza e ipocrisia
  • non lo si motiva, non si riparte con un'importante riforma
  • giustizia e sicurezza
  • immaginatevi il nostro paese senza clandestini: reati dimezzati.
  • evviva le ronde. ormai in tutti i campi il privato affianca e deve affiancare il pubblico, anche la chiesa ricorre ai laici. facciamo in modo però che siano organizzate dalla polizia
  • legittima difesa: l'impostazione andrebbe capovolta: non chiedersi fino a che punto ci si debba difendere ma chiedersi fino a che punto lo stato abbia diritto a punire chi non ha saputo difendere. il proscioglimento deve essere pieno: il fatto non sussiste (controil classico "non costituisce reato"). [oggi nordio chiede che chi si difende non venga automaticamente indagato e chiamato a discolparsi ma che l'indagine proceda e che l'incriminazione avvenga dopo aver provato davanti ad un gip la colpevolezza per eccesso]
  • riforme costituzionali
  • 3 riforme: 1) ristrutturare il csm 2) togliere l'obbligatorietà dell'azione penale 3) ripristinare l'immunità parlamentare
  • csm: sorteggio per depoliticizzare l'organismo
  • in italia abbiamo il processo accusatorio senza responsabilizzazione del pm (es elezioni). un assurdo.
  • il processo accusatorio funziona solo se 1) c'è discrezionalità nell'azione penale 2) c'è incentivo al patteggiamento e 3) ritrattabilità dell'azione intrapresa
  • separazione delle carriere: dovuta. s'intende: il transito tra le due carriere non è automatico e l'organo di tutela non è lo stesso
  • giustizia e politica
  • ragione strutturale del contrasto: 1) la magistratura è controllore molesto e talvolta fazioso 2) l'amministrazione della giustizia non attribuisce cariche (Mastello: m'avete dato il ministero più fesso che ci sia).
continua




lunedì 1 febbraio 2016

Sul ragionevole dubbio

How to Be Reasonable at Steven Landsburg | The Big Questions: Tackling the Problems of Philosophy with Ideas from Mathematics, Economics, and Physics: "When you lower your standards, you increase the chance that Mr. or Ms. Average will be convicted of a crime, and raise the chance that the same Mr. or Ms. Average will become a crime victim. The right standard is the one that balances those risks in the way that Mr. or Ms. Average finds the least distasteful."



 A weak penalty has very little deterrent effect — so little that it’s not worth convicting an innocent person over. But a strong penalty can have such a large deterrent effect that it’s worth tolerating a lot of false convictions to get a few true ones.





'via Blog this' Sulla pena equa. Una pena elevata aumenta il rischio del Sig. Media di essere incarcerato a lungo (sia che sia colpevole sia che sia innocente). Una pena bassa aumenta il rischio di subire il crimine. Qual è il livello della pena ottimale per il Sig.Media? Ecco, quella è la pena equa. Oltre al livello dobbiamo però fissare anche lo standard di condanna (ovvero la prob. che specifica il concetto di ragionevole dubbio). Il beneficio di pene elevate deriva dalla deterrenza che producono. Quali sono le pene che producono più deterrenza? Le pene che colpiscono i crimini pianificati a tavolino (e quindi calcolando anche le possibili pene). Dove la deterrenza si dispiega appieno diventa più conveniente punire un innocente, e quindi abbassare gli standard di condanna.

martedì 22 settembre 2015

Law's Order: What Economics Has to Do with Law and Why It Matters di David D. Friedman - Criminal law e pena equa

Law's Order: What Economics Has to Do with Law and Why It Matters di David D. Friedman - Criminal law e pena equa
  • Il crimine  ha spesso un'alternativa + efficiente: il ladro potrebbe comprare, x esempio. La pena deve tendere a dirottare verso qs alternativa piuttosto che   creare deterrenza ad ogni costo poichè in una società efficiente i crimini efficienti devono realizzarsi. Esempio del cacciatore sperduto che entra nel cottage sfondando la porta. Crimine efficiente: quelle in cui chi delinque guadagna + di quanto ci perde la vittima ma la transazione nn è possibile xchè la vittima nn è lì o x qlsiasi altro motivo...
  • L'efficienza è un valore per te?  Esperimento mentale: un riccone organizza un gioco con omicidio concordato in stile roulette russa. Che si fa? Si punisce anche se si tratta di delitto efficiente? Ecco allora un limite dell'efficienza...
  • Fatto: i crimini esistono (il principio di deterrenza nn è rispettato). I crimini inefficienti esistono (il principio di efficienza nn è rispettato). Bisogna complicare ulteriormente per spiegare perché il nostro sistema è così com'è...
  • Per una pena efficiente bisogna tener conto dei costi: prigioni+tribunali+polizia+rischio di punire un innocente. Essendoci dei costi avremo un numero ottimo di crimini inefficienti che tollereremo in quanto nel bilancio complessivo sono da considerare efgicienti...
  • Problema di Becker: xchè nn raddoppiamo le pene e dimezziamo i costi della burocrazia? Risposte: 1) l'effetto deterrenza decresce 2) il costo di una pena aumenta (vedi permanenza in prigione)...
  • Il valore della vita. Che sia finito è evidente dal fatto che noi potremmo investire di più nel prevenire gli omicidi ma nn lo facciamo (con buone ragioni)...
  • Deterrenza: in teoria potrebbe essere così efficiente da impedire crimini efficienti (quel che xde qui lo guadagna in minori costi burocratici...
  • La pena ottima. Si prende il cittadino medio e si fa un'analisi costi/benefici considerando tre elementi: 1) danno atteso dalla vittima (danno subito al netto della prob. di subirlo) 2) danno atesso dal condannato (danno subito al netto della prob. di condanna) 3) costo di applicazione. Si massimizza qs funzione (l'entità della pena influisce su tutt'e tre le variabili)...
  • La pena ottima combina risarcimento e deterrenza. Le due intuizioni da sole nn garantiscono mai l'efficienza. Una pena ottima può avere deterrenza limitata oppure può averne talmente tanta da punire anche crimini efficienti. Tutto dipende dai costi di applicazione: se sono 0 allora solo i crimini inefficienti saranno puniti se sono negativi o positivi...
  • Nella realtà ci sono due punizioni: quella prevista dalla legge e lo stigma sociale...
  • La punizione stigma ha il vantaggio di essere a costo zero (se nn negativo): l'informazione danneggia il criminale ma avvantaggia tutti gli altri...
  • Lo stigma rende particolarmente dannosa la condanna dell'innocente. Questo è un motivo x cui lo standard probatorio del penale è più elevato rispetto al civile...
  • I ricchi dovrebbero pagare in proporzione sul reddito? Stando al calcolo della pena equa che eguaglia multa e danni in termini di dollari sembrerebbe di no: io danneggio per 1 dollaro e pago x 1 dollaro; ma finora abbiamo assunto una pena unica x tutti mentre la pena potrebbe essere xsonalizzata. Il ricco ha un temp che vale di più quindi x avere una deterrenza sui limiti di velocità (che fanno guadagnare tempo) devo multare di più lui e meno il povero ma se voglio avere pari deterrenza su un furto (che sottrae tempo) devo multare meno lui e più il povero: guadagno in deterrenza senza xdite altrove. C'è un trade off da sfruttare in termini di deterrenza complessiva tra crimini efficienti dei richi e crimini efficienti dei povrri. Inoltre, l'equivalente di un dollaro in galera x un ricco sono meno goorni rispettto a un povero. Gli effetti sono ambigui, quindi...
  • Abbiamo trascurato alcuni benefici della pena: il carcere è costoso ma rende inoffensivo il criminale: risparmiamo sui costi di applicazione della legge: con la pena di morte risparmiamo su tutto..
  • Riabilitazione. Dubbi:spesso la progione è l'università del crimine (vedi Gambetta). Altri dubbi: nn hai insegnato nulla in 10 anni di scuola xchè dovresti riuscirci in 10 anni di carcere?...
  • Detrrenza marginale: finora abbiamo considerato i crimini uno alla volta mentre andrebbero considerati come pacchetto: rapina a mano armata vs rapina+ omicidio...
  • Ma la pena è davvero un deterrente? Evidenza: sì, i criminali sono razionali...
  • Evidenza: i criminali sono più sensibili alla prob. di cattura che alla pena (propensi al rischio)...
  • Perchè nn adottiamo un sistema senza carceri: multe a chi può pagarle e pena di morte con dadi (a seconda della gravità) x gli altri...
  • Trasformare il carcere in multa da trattenere dallo stipendio della fabbrica/prigione....
  • Ecco allora come si presenta un sistema efficiente: facciamo scegliere al criminale: multa/prigione o morte coi dadi (e donazione d'organi)? Nessun carcere sarà in xdita. Una soluzione del genere ci disgusta: c'è qualche errore nell'analisi?…
  • Argomenti sbagliati contro la pena di morte: è irreversibile e i giudici fanno errori. Ma qs vale anche x il carcere: i risarcimenti x ingiusto carcere praticamente nn esistono...
  • Altro possibile argomento: la pena di morte è oggi molto costosa in america ma qs è una conseguenza della riluttanza all'applicazione (appelli e controappelli) più che un difetto della pena...
  • Altro argomento: la pena di morte disgusta il popolo. Ok, ma una teoria deve spiegare nn descrivere. L'argomento deve essere rigettato...
  • Public choice. Forse dovremmo allargare l'analisi x ricomprendervi interessi finora trascurati: chi gestisce le carceri preferisce la condanna in carcere. Questo spiegherebbe il xchè i ns sistemi si allontanano da quello ideale...
  • Public choice rende conto anche della separazione tra civile e penale (anche se i due campi sono simili)...
  • Considerando il rent seeking il sistema ottimo potrebbe divergere nn poco dal più efficiente. Esempio: se denunciare rende all'avvocato saremo presto pieni di denunce e processi inutili, anche nel sistema ottimo. Le presunte frodi commerciali sono un esempio calzante. Ci sono interi settori spazzati via da qs stortura: gli ultraleggeri da volo, x es. Altro esempio sono i sequestri del corpo del reato: chissà xchè droghe e prezioso attirano le indagini più zelanti...
  • Alla luce della public choice la pena di morte con espianto di organi potrebbe essere caldeggiata x motivi distorti portando a condanne volutamente superficiali...
  • Analogia col cannibalismo: xchè proibirlo quando è una soluzione efficiente?: abbandonare il mio corpo ai vermi sarebbe uno spreco. Ok, ma consentendolo tutti noi saremmo a rischio, meglio proibirlo...
  • Altro esempio: lo stupro. La verginità della donna è importante: chi risolve con la cintura di castità, chi col sequestro, noi con l'enfasi sul reato..
  • Altro argomento: mercato libero degli organi: venderli in anticipo renderebbe desiderabile la mia morte x qlcn
continua

giovedì 2 maggio 2013

Punire il femminicida

Il Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini recentemente ha scritto un' accorata lettera al Corriere della Sera per prendere di petto una volta per tutte l’ emergenza che in queste ore sta mettendo a dura prova le sorti del Bel Paese, parlo dell' emergenza femminicidio naturalmente.
Il Presidente auspica che il fenomeno venga affrontato per via legislativa: Governissimo e Parlamento devono farsene carico al più presto.
Nessuno sa con esattezza cosa ci sia dietro espressioni quali “per via legislativa” ma è possibile prevederlo: pene più severe. Meglio se esemplari.
Detto in altri termini, il criminale che si macchierà di “femminicidio” sarà punito più severamente del criminale che, ad esempio, si limiterà ad uccidere una donna.
Il primo ad appoggiare in modo entusiasta l’ appello è stato il pimpante Aldo Cazzullo che settimana scorsa leggeva i giornali a Prima Pagina.
Il giornalista ha alzato al cielo le sue strilla di giubilo giustificandole poi così: trattasi di atto “particolarmente odioso” che merita pene “particolarmente severe”.
Una motivazione particolarmente ideologica, mi viene da dire.
E vista la carica altamente ideologica  che ha sempre contraddistinto una figura come Laura Boldrini, sono portato a pensare che la giustificazione della sua richiesta non si discosti in modo significativo da quella del Giornalista Unico di vedetta questa settimana nell’ inespugnabile fortino di Radio Tre.
Eppure scommetto che anche per due “smart” come il giornalista Cazzullo e la Presidente Boldrini sarebbe imbarazzante presentarsi al cospetto dei parenti di un assassinato a sangue freddo nel corso di una rapina dicendo che in fondo cio’ che ha subito il loro congiunto non è un trattamento “particolarmente odioso”.
FEMM
Purtroppo (per LB) i criteri con cui di solito si stabilisce l’ equità di una pena non comprendono l’ “esemplarietà”.
L’ ideologia dovrebbe essere bandita da materie tanto delicate e gli atti simbolici dovrebbero di conseguenza lasciare spazio agli atti razionali.
Stabilire l’ equità di una pena inflitta non è come indire un “giorno della memoria” all’ ONU, la sensibilità al simbolico deve cedere il passo al pensiero ordinato. C' è poco dai giochicchiare con i simboli quando in ballo c' è la vita delle persone.
Di sicuro la sede in cui si stabilisce l' equità della pena non è la sede ideale per allestire la vanitosa sfilata dei "buoni" di professione.
FEMMMM
Ma come si calcola una pena equa?
La pena equa è decisa da un membro molto particolare della società. Un soggetto costruito a tavolino e che non esiste nella realtà, un soggetto che dobbiamo raffigurarci facendo uno sforzo d’ immaginazione. Potremmo chiamarlo Decisore.
Se la comunità fosse costituita dai soggetti x, y e z, il Decisore prenderebbe dapprima le sue decisioni in materia di pena equa, e solo successivamente, in modo completamente casuale, scoprirebbe  la sua reale identità che potrà essere indifferentemente x, y o z.
In gergo si dice che il Decisore agisce dietro un velo d’ ignoranza.
Un soggetto del genere non è né maschio né femmina, né ricco né povero...  Non è nulla del genere, o meglio, non è ancora nulla del genere; nel momento in cui decide non ha nemmeno un corpo!
Ideologismi e moralismi sono finalmente tolti di mezzo, il Decisore è un egoista razionale. Ma un egoista molto particolare che non puo’ trascurare gli interessi di nessuno visto che in lui collassano gli interessi di tutti.
FEMMMMMM
La pena equa selezionata dal Decisore per ciascun crimine sarà dunque scelta soppesando alcuni parametri chiave.
1. VITTIMA/COLPEVOLE.
Nella sua vita incarnata il Decisore potrebbe ritrovarsi ad essere un criminale, pensando a questo ci andrà piano nel prevedere pene eccessivamente severe.
Ma potrebbe essere anche una vittima potenziale in grado di scamparla se solo la pena fosse sufficientemente elevata da offrire una deterrenza efficace.
E’ da questo tira e molla che nasce la pena equa.
In altri termini, il Decisore, da dietro il suo velo, è sia vittima che carnefice. Dentro di lui potenziale vittima e potenziale carnefice contrattano animatamente.
2. DANNO/VANTAGGIO.
Se i danni derivati alla vittima saranno ingenti, nel decisore la voce della vittima cercherà di orientarlo con forza verso una pena aspra; ma se i vantaggi derivati al colpevole saranno ingenti, il Decisore sentirà forte una voce che sponsorizza pene lievi.
Per cogliere meglio il punto: uccidere un ragazzo nel fiore degli anni e pieno di vita non è esattamente come uccidere  un aspirante suicida. Anche se sempre di omicidio si tratta.
3. APPLICABILITA’.
Se il colpevole puo’ facilmente sfuggire alla sua sorte, la vittima desidererà compensare questo pericolo con pene più severe; d’ altro canto, il potenziale colpevole tollera la richiesta di pene più severe quando sa che le vie di fuga sono molte.
Si tratta di un fattore in cui gli interessi di potenziale colpevole e potenziale vittima sono allineati.
4. RECIDIVA.
Anche qui gli interessi sono allineati: se riteniamo che ricadere nello stesso delitto sia poco desiderabile sia per la vittima che per il colpevole, è giusto auspicare pene tanto più severe quanto più questa possibilità è concreta.
Se un delitto non verrà mai commesso di nuovo dalla stessa persona, perché punirla con un sovrappiù di pena?
5. COSTOSITA’ della pena.
Applicare la pena è costoso. La galera non sarà un hotel a cinque stelle ma ha pur sempre un costo che di solito viene accollato alle potenziali vittime.
La potenziale vittima razionale pensa in questi termini: se una pena ha scarso potere deterrente meglio abbassarla, si risparmierà almeno sui costi.
FEMMM
Vediamo ora come i quattro fattori salienti impattano nel confronto tra femminicidio e semplice omicidio (magari di una donna).
1.
Sarò vittima del crimine?
Ecco cosa si chiede il decisore da dietro il suo “velo”.
Se il crimine in questione è l’ omicidio da rapina, allora è praticamente impossibile rispondere. Chiunque, per esempio, puo’ essere vittima di una rapina che si conclude tragicamente. Come escluderlo a priori?
E nel caso del femminicidio?
Non dirò certo che uno si va a cercare certe compagnie ma di sicuro in un caso del genere gioca un ruolo anche la discrezionalità della vittima: ma perché non lo molli prima un tipo così? Anzi, perché hai cominciato a frequentarlo contribuendo ad intrecciare con lui un rapporto tanto morboso?
Una discrezionalità del genere è opinabile ma di sicuro non esiste, per esempio, nell’ omicidio in seguito a rapina.
Mi hanno rapinato e mi hanno ucciso. Certo, potevo starmene a casa anziché andare al cinema, ma…
Chi rinuncia a vivere ne uscirà sempre incolume ma chiedere una simile rinuncia è palesemente assurdo.
Il Decisore ragionerà allora in questi termini: scampare al femminicidio sarà per me possibile, qualora sentirò “puzza di bruciato”, forse saprò tirarmi indietro.
Ed ecco che le probabilità di essere vittima di femminicidio si abbassano di un pelino a parità di tutto il resto.
Ricordiamoci che nel Decisore il potenziale colpevole spinge per abbassare la pena incontrando l’ opposizione della probabile vittima; se la probabile vittima si accorge di essere un po’ meno probabile di quel che pensava, rilasserà le sue pretese.
FEMMMMMMMMM
C’ è poi il caso dei “colpevoli innocenti”.
Nel Decisore, oltre alla voce del potenziale colpevole, parla anche la voce del potenziale innocente dichiarato colpevole. Entrambi questi personaggi fanno le medesime rivendicazioni.
L’ interesse dei due è allineato e diventa importante isolare quei crimini dove l’ errore giudiziario è più probabile.
Esiste il rischio che un innocente venga condannato di omicidio?
Naturalmente esiste in tutti i generi di omicidio. Ma nel caso dei femminicidi il rischio è più elevato visto che la fattispecie non sempre è chiaramente distinta da quella del “semplice” omicidio.
A dire la verità ancora oggi c’ è gente che non ha capito bene come discernere in teoria il femminicidio dall’ omicidio di una donna, figuriamoci quando si passa al caso pratico.
Il Decisore deve tener conto che potrebbe incarnarsi in un colpevole ma deve assommare a quella probabilità la probabilità di incarnarsi in un semplice omicida accusato ingiustamente di femminicidio.
2.
L’ vittima dell’ assassinio sarebbe stata una persona felice?
Se sì, allora i danni procurati dall’ assassino sono particolarmente gravi.
Difficile comunque rispondere alla domanda: io me ne andavo al cinema e un rapinatore mi ha ucciso. Sarei stato felice? Boh!
E la vittima media dei “femminicidi”?
Anche qui difficile dire, bisognerebbe chiedere allo psicologo.
Probabilmente non si tratta di persone particolarmente abili nella gestione delle relazioni intime e noi sappiamo che la felicità di un soggetto dipende in modo preponderante dalla qualità delle sue relazioni.
Il Decisore dovrà soppesare con cura simili informazioni.
3.
Il femminicidio non è quasi mai un omicidio perfetto.
Il femminicida difficilmente sfugge alla sua sorte. Addirittura è talmente poco desideroso di sfuggire alla sua sorte che spesso si suicida o si costituisce.
Quando va male tenta delle ridicole quanto brevi fughe.
Di sicuro è più difficile catturare chi uccide in modo professionale calcolando tutte le conseguenze del suo gesto, pensiamo solo ai rapinatori professionisti o ai terroristi.
Il fatto che il colpevole non puo’ o non vuole farla franca indebolisce il bisogno di una deterrenza forte della pena.
4.
Sicuramente la recidiva è un rischio a cui sono soggetti tutti gli assassini.
Bisognerebbe chiedere ai criminologi la posizione dei femminicidi rispetto agli altri assassini.
C’ è però un aspetto tecnico che rende la recidiva del femminicidio più difficoltosa: bisogna costruire una relazione minimamente complessa e stratificata per odiare la propria donna fino ad ucciderla. Questo richiede tempo ed energie.
Il killer appena uscito di galera, al contrario, puo’ ricevere ordinativi che lo fanno entrare in azione immediatamente.
5.
Spesso il femminicida è un povero disperato che si augura solo di marcire in galera. Si dirà: e allora non lesiniamo sulle pene!
In questi casi l’ atteggiamento più corretto è quello contrario: le pene verso chi desidera subire pene aspre dovrebbero essere più lievi.
Chi desidera pene aspre non teme la pena. Detto in altri termini, la pena non ha potere deterrente su di lui, ovvero non tutela le potenziali vittime. D’ altro canto la pena ha un costo che le potenziali vittime devono sobbarcarsi. La conclusione è che in casi del genere non ha senso formulare pene particolarmente afflittive. 
FEMMMMMMM
Analizzando i cinque fattori non ideologici sulla base dei quali elaborare una pena equa, non mi sembrano emergere stringenti ragioni per inasprire quelle che colpiscono il femminicida.
E consiglio al Presidente Boldrini di non approfondire la pratica, il rischio è quello di giungere a conclusioni opposte rispetto a quelle verso cui la spinge la tanto amata ideologia.