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mercoledì 9 gennaio 2008

Il dono inspiegabile

Tempo di feste, tempo di regali. L' economista si gratta la testa.

Per quanto il suo tipico apparato concettuale gli consenta di concepire tipi altruisti (basta inserire nella funzione di utilità di Tizio, quella di Caio), spiegare i regali resta complicato per almeno due motivi.

  1. Perchè non si regala denaro? Se davvero fossimo interessati alla felicità altrui, forse questa sarebbe la soluzione migliore.
  2. Perchè si fanno regali dal valore insignificante o comunque troppo basso per testimoniare un reale interesse al benessere altrui?

Qui si propone una soluzione. L' altruista potrebbe essere interessato alla felicità corrente del beneficiato. La cosa è meglio garantita dalla sorpresa che da una somma di denaro, destinata a produrre una vera felicità solo in futuro.

Ma perchè privilegiare il presente rispetto al futuro? Forse si vuole creare un intimo legame tra quella felicità e la nostra persona. Il denaro si spenderà in futuro: noi non saremo lì a ricordare che quel denaro viene da noi. Il denaro è un bene fungibile: il denaro che viene da noi presto non sarà più identificabile. Per queste ragioni il denaro crea un legame attenuato.

Quanto al regalo dal valore insignificante, mi sembra che le spiegazioni siano più facili e di buon senso: il "pensiero" e lo sforzo che richiede procurarselo e confezionarlo costituiscono un valore in sè. Nessuno negherebbe infatti che un regalo dal valore insignificante, in più riciclato e non confezionato, costituisce un' offesa.

Gift vs Money



Addendum. Poichè il dono crea legami non si puo' escludere che venga fatto al fine di determinare in modo favorevole il momento del nostro sacrificio (dazione), lasciando invece indeterminati nel tempo i benefici (ricezione) che quindi potranno essere sollecitati nel momento in cui lo riteniamo più opportuno.

venerdì 21 dicembre 2007

Globalizzazione: pensarla a fondo per difenderla meglio

Un recente scambio on-line aiuta ad andare oltre Tremonti. Intendo il Tremonti che, quando prende la parola su questi temi, fa cessare d' incanto anche la regolare intermittenza dell' interruzione santoriana e florisiana.
***
Dani Rodrik formalizzava la necessità di ristrutturare le economie globalizzate con la conseguente perdita occupazionale che cio' potrebbe comportare. Daniel Drezner, a commento, pronunciava queste parole azzardate che hanno dato la stura al dibattito:
I don't disagree with Rodrik's political argument here per se -- but I do
have a few quibbles about it's generalizability... In focusing strictly on the
employment effects, ... Rodrik elides the biggest gain from trade -- lower
prices. ...

Ma la globalizzazione, ovvero il libero commercio, è davvero in grado di comprimere i prezzi? E qui cominciano i problemi.

I vari interventi sono raccolti da Mark Thoma in un suo lungo post che merita segnalazione.

Se devo scegliere un suggello alla discussione faccio mie le parole con le quali Alex Tabarrok si pone la questione decisiva, ovvero: prima ancora di applicare l' attrezzistica dell' economia positiva, dobbiamo compiere una scelta morale circa la comunità che intendiamo tutelare: individuo, comunità nazionale o comunità internazionale. La risposta utilitaristica varia a seconda dell' ottica scelta.

Trade and the Moral Community, by Alex Tabarrok: Much of the recent
tradedebate between Rodrik, Mankiw, Tyler and others (see Tyler's excellent post
forlinks) is primarily not about positive economics but about the relevant
moralcommunity. Rodrik, for example, hasn't argued that trade does not
increaseaggregate wealth he has argued that trade is not guaranteed to increase
nationalwealth - something quite different. I consider three moral communities
and thecase for trade.


Peter wishes to trade with Jose. The individualist
says therelevant moral community is Peter and Jose and presumptively no one
else. Trade,the right of association, is a human right and on issues of rights
the moralcommunity is the individual. When Jose offers Peter a better deal than
Joe it'swrong - a moral outrage - for Joe to prevent Jose at gun point from
trading withPeter.


The more common view expressed implicitly by Dani Rodrik,
but by manyothers as well, is the nationalist view, the moral community is Peter
and Joe.Joe gets a vote on Peter's trades. Peter should be allowed to trade only
if bothPeter and Joe benefit, otherwise too bad. Jose counts for less.


A
third view, that of the liberal internationalist, says that Peter, Jose and Joe
countequally and are together the moral community.
Now how does the
positiveeconomics apply to these three cases? Peter and Jose presumptively are
betteroff from trade otherwise they wouldn't trade so the individualist
economist (theeconomist who takes Peter and Jose as the relevant moral
community) will supportfree trade. The liberal internationalist will also
support free trade becausethere is a strong argument from positive economics
that trade increases totalwealth (comparative advantage, specialization,
competition etc.).


In between, we have the nationalist economist for whom it
depends..."


lunedì 17 dicembre 2007

Il mercato migliora la qualità dell' individuo

Società fortemente aperte al mercato ospitano individui con comportamento pro-social più accentuati. Qui e qui.

Surowiecki p.125

Meglio confermare lo scontato

Negli affari la correttezza paga. E pure la pazienza.

Convenzioni e razionalità

Le convenzioni circondano la razionalità assediandola.

William Whyte: ha studiato il comportamento dei pedoni sui marciapiedi di NY.
Brian Arthur: cercare un locale divertente e poco affollato sapendo che tutti lo stanno cercando.
Stanley Milgram: ha testato alcune convenzioni 1) chi prima arriva meglio si accomoda 2) rispettare la coda.
Robert Hall: molte convenzioni estranee alla legge della domanda e dell' offerta si applicano all' attività di pricing. Perchè far pagare la visione di un grande film quanto la visione di un film sofisticato?
Thomas Schelling: ha rintracciato i "Schelling point". Luoghi dove converge l' attenzione generale anche quando la ragione ci rende un panorama indifferenziato.

La convenzione favorisce comportamenti pro-social ed emerge grazie alla presenza di sanzioni sociali (o etiche). In questo senso è possibile ricondurla alla razionalità che caratterizza un mondo ad informazione limitata.

Surowiecki cap. 5 "The Winsdom of Crowds".

venerdì 14 dicembre 2007

Il femminismo e la felicità maschile

La rivoluzione femminista ha portato molti miglioramenti nella condizione di vita della donna USA. Eppure, mentre cresce la felicità dei maschi, quella delle donne è in calo.

"By most objective measures the lives of women in the United States have
improved over the past 35 years, yet we show that measures of subjective
well-being indicate that women’s happiness has declined both absolutely and
relative to male happiness. The paradox of women’s declining relative well-being
is found examining multiple countries, datasets, and measures of subjective
wellbeing, and is pervasive across demographic groups. Relative declines in
female happiness have eroded a gender gap in happiness in which women in the
1970s typically reported higher subjective wellbeing than did men. These
declines have continued and a new gender gap is emerging—one with higher
subjective well-being for men."

PS. Spiegazione: la crescita di opportunità reca con sè maggiori costi/opportunità.


Teria e Storia portatili del Pessimismo

...e di altre lacune cognitive (paura del mercato, degli stranieri, dei cambiamenti professionali). A cura del Prof. Caplan.

Caplan sul pessimismo:

"The intelligent pessimist’s favorite refuge is to argue that
standard statistics such as GDP miss important components of our standard of
living. The leading candidate is environmental quality. Pessimists often add
that our failure to deal with environmental destruction will soon morph into
economic disaster as well. If resources are rapidly vanishing as our numbers
multiply, human beings are going to be poor and hungry, not just out of touch
with Mother Earth.
A number of economists have met these challenges. The
most wide-ranging is the late Julian Simon, who argued that popular
“doom-and-gloom” views of resource depletion, overpopulation, and environmental
quality are exaggerated and often the opposite of the truth. Past progress does
not guarantee future progress, but as Simon explained in his 1995 book The State
of Humanity, it does create a strong presumption: “Throughout the long sweep of
history, forecasts of resource scarcity have always been heard, and—just as
now—the doomsayers have always claimed that the past was no guide to the future
because they stood at a turning point in history.”
Simon has been a lightning
rod for controversy, but his main theses—that natural resources are getting
cheaper, population density is not bad for growth, and air quality is
improving—are now almost mainstream in environmental economics. Since the
Harvard economist Michael Kremer’s seminal 1993 paper “Population Growth and
Technological Change: One Million B.C. to 1990,” even Simon’s “extreme” view
that population growth raises living standards has gained wide acceptance.
The UCLA geographer Jared Diamond’s immensely popular 1997 book Guns, Germs,
and Steel links population and innovation in essentially the same way, albeit
with little fanfare. The upshot: GDP may not be the best conceivable measurement
of our well-being, but refining measures of economic welfare does not revive the
case for pessimism. In fact, more inclusive measures cement the case for
optimism, because life has also been getting better on the neglected
dimensions.
This pessimistic bias is a general-interest prop to political
demagoguery of all kinds. It creates a presumption that matters, left
uncontrolled, are spiraling to destruction, and that something has to be done,
no matter how costly or ultimately counterproductive to wealth or freedom. This
mind-set plays a role in almost every modern political controversy, from
downsizing to immigration to global warming."

Serve Mr. Prezzi?

Chiarimenti su un idealtipo particolare: lo speculatore.

Scuole e concorrenza negli assessorati

Il rapporte OCSE-PISA segnale che in 21 Paesi le scuole private sono meglio di quelle pubbliche. Praticamente ovunque tranne che in Italia. Perchè?

Forse per la mancanza di concorrenza. Oggi la concorrenza si esprime negli assessorati.

Perchè si esprima sul mercato occorre il buono. Lo rilancia Carrubba sul Sole 141207 p.16

lunedì 10 dicembre 2007

La Posta resiste

Idee per cambiarla.

Riforma del trasporto pubblico locale

Sostenere la domanda.

Class action, occhio ai trabocchetti

Limature indispensabili.

Alitalia in crisi, ora di privatizzare

Per la Klein sarebbe sciacallaggio.

Liberalizzare le ferrovie

...e se va male si riprova altrimenti.
Il mito della Gran Bretagna. Bisognerebbe precisare che le difficoltà sono sorte dalla privatizzazione della rete e non certo da quella relativa alla produzione dei servizi. Visto che parliamo di un' attività regolamentata, si capirebbe immediatamente come il problema stia nel set di regole adottato e non nella privatizzazione in sè (a proposito, ecco una proposta alternativa).
E poi, perchè si parla della Gran Bretagna e non della Svezia.

Verso la spesa al computer

Era ora.