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venerdì 19 giugno 2009

Occidente

L' altro giorno a Messa il Don interrogava i comunicandi e chiedeva loro perchè fossero lì. Botta e risposta finchè non salta fuori la parola magica: felicità. Tutto cio' che facciamo lo facciamo per essere filici.

...

marketing is not just one of the most important ideas in business. It's become the most dominant force in human culture as well. Marketing-oriented companies help us discover desires we never knew we had, and ways of fulfilling them we never imagined

...

L' Occidente non è un luogo geografico ma questa forma mentale: l' uomo contiene in sè dei desideri che deve scoprire e soddisfare.

mercoledì 3 giugno 2009

Sinistra impotente senza le ricette della destra sociale

La posizione standard della sinistra per spiegare la crescente diseguaglianza negli USA: norms and institutions in the United States have changed in ways that either encouraged or permitted sharply higher inequality...

Replica: non si tratta di scelte politiche ma della pressione competitiva: tutelare l' eguaglianza implica una società chiusa e nazionalista, meglio prenderne atto. Segue l' edificante storiella su come il sindacato USA sia volato a gambe all' aria.

giovedì 23 aprile 2009

Socialismi travestiti





Secondo il precedente schema, passando da fallimento a fallimento, oggi la mentalità socialista è travasata in questi movimenti:



AMBIENTALISMO: il nostro sistema si autodistrugge: cambia la giustificazione ma non la conclusione di un ragionamento tanto caro. E' decisivo però che la soluzione implichi un' aggressione delle cause e un mutamento negli stili di vita. Il vero nemico è la resilienza, ovvero la battaglia contro gli effetti dell' inquinamento (es. qui e qui). Peccato sia anche la battaglia più promettente e meno costosa.



MULTICULTURALISMO: si rinuncia all' eguaglianza tra individui per realizzarla tra culture. Se l' islamico poi schiavizza le sue donne, basta girarsi dall' altra parte, e pazienza per la crisi d' identità del femminismo ideologico.



POLITICALLY CORRECT: per combattere la tradizione è necessario stravolgere il vocabolario, la logica è una costruzione reazionario che bisogna smontare. Le parole contano troppo per rinunciare all' arma della "nobile bugia" o a quella dell' "acqua torbida". Il vero nemico è la chiarezza, ritenuta dai post-moderni sinonimo di violenza ed arroganza. Anche un concetto quale quello di Verità nasconde soprusi.

martedì 7 aprile 2009

Buon sangue non mente

In alcuni dei precedenti post ho trattato il Nazismo come un movimento politico con nonni, nipoti e retorica tipicamente di sinistra. Mentre tra gli studiosi questa visione sembra imporsi, per la vulgata comune resta ancora provocatoria.



C' è per esempio la questione del razzismo. Sembra che alla Sinistra Contemporanea ripugni.



Sì, a parole.



Si noti come per tutelare il valore dell' "uguaglianza" la Sinistra ricorra di continuo e senza imbarazzi a discriminazioni "razziste". Avete presente il caso delle "quote"?



Per chiarirci le idee parliamo un po' di donne e mondo del lavoro. Non si tratta di "razza" ma di "genere", le cose però non cambiano e sono sicuro che questo semplice esempio ne stimolerà di tutti i tipi.



Poichè perlopiù le donne sono destinate a diventare madri, a parità di efficienza rispetto ai colleghi maschi, è del tutto naturale che le loro retribuzioni e le loro possibilità di carriera siano mediamente più modeste. Sono infatti "vittime" di una "discriminazione" operata dai datori di lavoro i quali guardano al loro interesse e non certo al "genere" del dipendente.



Non si tratta di una discriminazione politica (ovvero relativa a diritti conculcati) ma di una discriminazione individuale, ovvero di una libera scelta contrattuale. Ne facciamo anche noi di continuo, per esempio al supermercato. E' la classica operazione che qualifica una società libera. In altri termini è una conseguenza "naturale" che il conservatore di destra è disposto ad accettare.



Ma alla Sinistra questa "libera scelta" che penalizza le donne non va giù e per rimediare ai suoi effetti non esita a proporre misure razziste, ovvero diritti e penalizzazioni specificatamente destinate ad una razza (genere) di cittadini. In questo caso non si tratta di una libera scelta dei singoli ma di vere misure coercitive (leggi razziali) calate dall' alto.



Evidentemente, nonostante i proclami, la Sinistra non è poi così disturbata e si muove con disinvoltura sorprendente in queste materie.



Forse, dissimulata sotto una patina di nobiltà, è proprio quella ripugnante parentela a farsi sentire.



Buon sangue non mente.

lunedì 6 aprile 2009

Aria di famiglia

Favorire il vegetarianesimo anche mediante l' intervento pubblico.



Simpatizzare e sponsorizzare una cultura tesa ad un riconoscimento crescente dei diritti degli animali.



Dare centralità alle questioni relative alla salute pubblica. Determinazione senza riserve nella lotta contro il cancro, contro il fumo e contro i liquori.



Sollecitare la massima attenzione alla qualità del cibo con particolare cura per il "biologico". Il cibo non è una questione privata.



Sicurezza!: sicurezza sociale, sicurezza economica, sicurezza dalla globalizzazione... sicurezza per tutti i cittadini. Ora, subito!



Combattere con tutti imezzi l' avidità dei singoli e l' istinto profittatore degli operatori economici specie se di grandi dimensioni.



Instillare il culto per la legalità statuale, unica e vera garanzia dell' unità sociale.



Concepire la politica come lo strumento ultimativo per trattare i temi sociali: sappiate che dove si presenta un problema, esiste sempre anche una legge da adottare il più presto possibile che è in grado di fronteggiarlo attenuandolo.



la biologia oggi ci consente di scegliere, selezionare e controllare le nascite e la demografia: sfruttiamola!



Normalizzare l' omossessualità e valorizzarla come pratica rigeneratrice dello spirito libero sull' esempio dell' antichità.



Lotta alle religioni tradizionali - Cristianesimi come bersaglio privilegiato - e alle loro zavorra moraleggiante.



Contare sull' esistenza di un' avanguardia illuminata e lucida in grado di trainare il grezzo corpo sociale privo di strumenti su un sentiero sicuro e auspicabile.



Il miglior bambino è quello più distaccato dai genitori e più attaccato alla comunità. Fare in mlodo che la scuola realizzi questo trapasso.



Attacco ai segni "religiosi" ancora presenti negli spazi pubblici (preghiera a scuola, crocifissi ecc...).



L' èlite ricorra senza riserve all' arma "soreliana" della nobile bugia, o politically correct, per trascinare con sè le masse con minori difficoltà.



Lotta senza quartiere contro coloro che si oppongono all' interesse generale destabilizzando la comunità. In particolare gli usurai e i criminali finanziari.



Lotta senza quartiere al lavoro minorile.



Favorire un robusto potere centrale in grado di coordinare tutte le attività nella nazione.



Controllo e al limite nazionalizzazione dei grandi monopoli.



Partecipazione dei lavoratori al governo dell' impresa multinazionale.



Lotta contro la privatizzazione dell' esercito e contro le truppe "mercenarie".



Il governo deve esprimere la volontà popolare, l' unica legittimata a tutelare il bene pubblico e ad indirizzare la comunità.



Il lavoro del cittadino per la comunità è un dovere sia civico che morale.



Lo Stato ha il diritto/dovere di detenere il monopolio delle armi regolando con severità la loro circolazione.



Sfruttare i concetti di "razza", "genere" ecc. per produrre legislazione ad hoc in modo da favorire taluni gruppi sociali.



Ogni reddito a cui non corrisponde un merito deve essere opinato e al limite espropriato.



Affiancare e sostenere le lotte che coinvolgono le masse e la piazza.



Ripristinare l' ideale romantico della "speranza" e del "futuro".



Lotta alle diseguaglianze sociali e diritto per la popolazione a standard di vita sempre più eleveti.



La scuola deve essere in prima linea nella formazione del cittadino come uomo nuovo e rotellina lubrificata del meccanismo sociale.



Cura maniacale per l' efficienza dell' apparato pubblico.



Lotta ai pregiudizi borghesi e alla cultura espressa da questa classe sociale.



Controllo della politica sui settori strategici dell' economia.



Proporre soluzioni alternative alla famiglia e ai suoi valori quando la si giudica inidonea a far fronte a certi problemi che superano le sue limitate capacità.



Affrontare le questioni sessuali con particolare attenzione alla gratificazione delle persone coinvolte.



Promuovere l' ambientalismo e l' ecologia come valori centrali nella visione del mondo.



Stabilizzare e addomesticare il mercato mediane adeguata architettura regolativa.



Allentare i vincoli bioetici che inceppano la libera ricerca scientifica. Di fronte alle questioni bioetiche privilegiare la via che presenti una chiara "convenienza sociale".



Incoraggiare le visioni olistiche del mondo e della società.



"... la cosa migliore è lasciare che il cristianesimo agonizzi con i suoi valori e muoia di morte naturale. L' avanzata della scienza contribuirà a questo processo poichè la religione sarà costretta a sempre maggiori concessioni. Gradualmente i suoi miti cadranno in sfacelo. Cio' sarà la prova che i confini posti da queste superstizioni non hanno motivo di esistere..."



"La razza XXX è il vero cancro della Storia. Ora che lo sappiamo dobbiamo combatterla con ogni mezzo..."




Nelle affermazioni che precedono ho cercato di catturare l' essenza più profonda del Partito Nazista partendo anche dal suo propgramma così come lo vergò Adolf Hitler nel 1920. Sentite aria di famiglia? E' solo la normale arietta che spira laddove esiste un' attitudine "totalitaria" e si pretende che la politica si infili anche nel cibo e nelle sigarette.



Il fatto è che molti conoscono a menadito la Schiavitù ma ignorano del tutto "La via della schiavitù".



P.S. Come era facile indovinare, la prima citazione è di Adolf, la seconda di Susan Sontag.
P.S. XXX sta per... conta poco ma ve lo dico: "Bianca".

martedì 31 marzo 2009

Fuori dalle tenebre dell' eufemismo

Oggi sul Corriere il solito Battista propone il "caso Barbagli" (il link ve lo trovate voi). Gli serve per illuminare le tare che ancora oggi affliggono il pensiero intellettualoide della sinistra in Italia e la condannano all' arretratezza culturale in cui versa. Non che altrove si riscontrino analisi granchè raffinate - e spesso il meglio è dato proprio dai "convertiti" -, ma tra la rozzezza e la cecità c' è ancora una bella differenza. Nel seguente stralcio è ben descritto cosa vede il militante quando apre gli occhi dopo una vita talpesca passata nelle tenebre dell' eufemismo pc.

Nell’intervista rilasciata a Francesco Alberti per il Corriere, Barbagli racconta di una formidabile lotta tra i suoi «schematismi» culturali e i dati della realtà che lo hanno costretto, sul tema della criminalità connessa all’immigrazione, a rivedere drasticamente le proprie «ipotesi di partenza».

«Non volevo vedere », confessa con cristallina onestà intellettuale Barbagli, «c’era qualcosa in me che si rifiutava di esaminare in maniera oggettiva i dati sull’incidenza dell’immigrazione rispetto alla criminalità. Ero condizionato dalle mie posizioni di uomo di sinistra. E quando finalmente ho cominciato a prendere atto della realtà e a scrivere che l’ondata migratoria ha avuto una pesante ricaduta sull’aumento di certi reati, alcuni colleghi mi hanno tolto il saluto». Il racconto di Barbagli riassume con grande pathos espressivo il senso di un percorso sofferto: «ho fatto il possibile per ingannare me stesso»; «era come se avessi un blocco mentale ».

Fino alla conclusione catartica, ma malinconica e solitaria: «sono finalmente riuscito a tenere distinti i due piani: il ricercatore e l’uomo di sinistra. Ora sono un ricercatore. E nient’altro». La conclusione di Barbagli segna il dramma della sinistra italiana che si strazia nel vortice delle ripetute sconfitte. Il suo bagno nella realtà, il suo immergersi nei dati empirici per capire che cosa si muove nella società italiana senza essere percepito dagli occhiali deformanti del politicamente corretto, sanciscono un divorzio tragico tra il «ricercatore» e «l’uomo di sinistra». La sinistra lamenta ritualmente il proprio distacco dalla realtà, il proprio ripiegarsi autoreferenziale in una retorica incomprensibile al «vissuto » della società come realmente è e pensa

mercoledì 18 marzo 2009

Quando la confezione è tutto

La Lega propone che lo stupratore, qualora si sottoponga volontariamente a castrazione chimica, possa usufruire di alcuni vantaggi nello scontare la sua pena.



Siamo alle solite, il PD si oppone? No, grida alla "barbarie" usando la voce della capogruppo in commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti. Certi spettacolini tristi non riescono proprio ad evitarli, manco ci fosse ancora di mezzo l' imbarazzante presenza di qualche reperto della "sinistra radicale" o il folklore molisano di un Di Pietro. No, ora che si sono liberati del "vecchio" e dell' "impresentabile" si accorgono di essere loro stessi impresentabili.



In questa "indignazione" sta tutta la sconfitta culturale - prima ancora che politica - di un' ideologia che ha lasciato sul campo cervelli in perenne ricerca di una bussola e provvisti solo di un noioso e prevedibile istinto animalesco verso il pol. corr.



Scommettete che, come già successo decine di volte, passato qualche tempo dall' "indignazione scandalizzata", quando si saranno calmate le acque, dalle file che ora berciano la loro contestazione, si avranno proposte similari salvo che nella confezione?



Sì, perchè i termini della proposta sono più che ragionevoli, si tratta di uno scambio: tu mi dai la garanzia di non ripetere il reato e io ti sconto la pena. Si puo' non essere d' accordo, si puo' proporre una diversa formulazione dello scambio, ma scandalizzarsi in nome della "civiltà" e delle "barbarie" è materia per lo psicologo prima ancora che per il politico o il sociologo.



Ma qui c' è anche qualcosa in più: come poter dare credito a queste persone che fanno finta di difendere la scelta individuale in occasione del testamento biologico o in casi ancora più delicati, quando invece mettere enfasi sulla scelta individuale del condannato non attenua in nulla la loro ennesima crisi di nervi? Forse del pro-choice non frega niente a questa gente. Quel che importa per chi ha solo una "confezione" da offrire e una storia da nascondere, è il brivido che prova a tirare una sassata contro l' ogiva istoriata di qualche Cattedrale che ostenta invece con orgoglio millenni di saggezza e di presenza sostanziale sul campo accanto all' Uomo.

giovedì 12 marzo 2009

Fascista sarà lei

Sto leggendo l' ultima fatica di Jonah Goldberg. Ci si concentra sull' uso della parola "fascista" e di come viene usata in America nel dibattito politico. O meglio, di come viene usata quando si vuole evitare qualsiasi genere di dibattito.



Ho trovato l' argomento appassionante, anche perchè non mi sembra che le idee del nostro soffrano granchè una volta traslate nel contesto italico. E poi, con B. al governo, la lagna e l' insulto con abusi linguistici diventa puntualmente assordante (deve essere un riflesso super condizionato per gratificare se stessi e la propria autostima visto che dal punto di vista elettorale la cosa non paga).



"Evitare il dibattito". Pratica eminentemente "fascista", penserà qualcuno. E siamo già al cuore della questione.



Anche JG ha notato infatti come la parolina ricorra in bocca a chi vede fascisti dappertutto, tranne che allo specchio.



Ha notato poi come nell' immaginario di costoro la "società ideale", per come la descrivono, assomigli in modo imbarazzante ad una "società fascista", basti pensare all' ossesione per la "giustizia sociale".



I fumi alzati dai camini di campi di concentramento hanno coperto davvero molte cose (e non parlo certo dei treni che arrivavano in orario). Peccato. E meno male che qualcuno cerca di dissiparli tentando di capire da dove diavolo arrivasse l' enorme consenso che ha fatto partorire alla democrazia (madre legittima) un mostro del genere.



Griffin, Gentile, Nolte, Furet, Arendt, Robinson... Goldberg non si nasconde che la "definizione" di fascismo sia piuttosto vaga e quindi idonea a costruire un contenitore vuoto da riempire a seconda del bisogno estemporaneo.



Eppure un profilo ideologico puo' essere stilizzato. Poi, ci si allontana un attimo e si valutano le somiglianze per capire dove bazzicano oggi i figli legittimi. Sorpresa: è la "sinistra progressista" a sfoggiare i cromosomi più compatibili, la storia e la teoria confermano. Avviso: traduco "liberal" con "sinistra progressista", non credo che così facendo s' ingenerino equivoci depistanti.



JG fa innumerevoli esempi tratti dall' attualità dell' abuso linguistico a cui il termine fascista è stato sottoposto, non c' è solo accademia ma anche parecchi casi concreti: nella serie West Wing della NBC, chi sostiene i "buoni scuola" viene liquidato come "fascista". Esiste qualcosa di meno "fascista" dei "buoni scuola"? Una delle poche domande a cui l' universo tutto degli specialisti darebbe risposta concorde.



Presentando situazioni con un simile gradiente di assurdità, è facile per JG rendere interessante il suo voluminoso libro.



Attenzione, JG non vuole arrivare a dire che chi si schiera per la "sanità socializzata" o per lo "smoking ban" sia un fascista in pectore. La sensibilità per l' ambiente non basta a renderti una camicia bruna che marcia con il passo dell' oca. Intende invece attaccare un' assunzione granitica, e cioè quella per cui siano i conservatori ad avere pericolose contiguità con il pensiero totalitario di stampo fascista. E' vero semmai il contrario, sono i "modernisti" a rischiare.



Prima di degenerare nell' orrore, Fascismo e Nazismo erano due ideali utopici che seducevano i cuori più magnanimi e inclini alla giustizia sociale. Erano quelli bei tempi, tutto era più trasparente anche per lo storico: particolarmente sintomatico l' idillio naturale che personalità chiave della "sinistra" intrattennero con le idee e gli apparati fascisti, basti pensare che Mussolini era il dichiarato modello di riferimento per F. D. Roosvelt e per il suo New Deal. Il rosario di nomi e fatti lo lascio sgranare a JG (per l' Italia hanno detto qualcosa la Serri e Battista).



Solo quando i regimi caddero in disgrazia macchiandosi dei noti orrori, partì la retorica della presa di distanza. Una campagna di successo, visto come ha ridotto il nostro povero senso comune e soprattutto il nostro linguaggio quando litighiamo parlando di politica.



A cio' si aggiunge che Stalin cominciò a bollare come "fascisti" tutti quei socialisti "sleali", a partire da Trotsky. Anti-fascista con il bollo, dunque, divenne solo lo staliniano puro sangue.



Il fascismo, una volta compreso, non può essere certamente etichettato come un movimento di destra. Chi non ha recepito il messaggio di De Felice, magari avrà più facilità con quello di un giovane brillante come JG.



L' errore centrale, ammonisce l' autore, consiste nel pensare comunismo e fascismo come contrapposti. Non lo furono mai sia nella pratica che nelle idee. La guerra che si fecero fu rabbiosa come possono esserlo solo quelle tra parenti strettissimi che reclamano la medesima eredità.



Impressioni personali. Condivido l' idea di fondo, ho sempre mentalmente considerato il Movimento Sociale a sinistra, e certe convergenze che qualcuno giudica sorprendenti non mi hanno mai sorpreso, chissà perchè.



Il dibattito sui "sindaci sceriffo" mi sembra sintomatico. Perchè se un sindaco di sinistra vuole far rispettare con rigore la legge deve essere attaccato tanto pesantemente? Non vedo vere ragioni al di là di quelle ideologiche: una sinistra che usa certi metodi non potrà più distinguersi da cio' che lei stessa ha sempre chiamato con disprezzo puerile "destra fascista", non potrà distinguersi visto che la demarcazione non puo' essere certo reperita nella sostanza. Questa impotenza fa scattare spaesamento, rabbia e aggressione politica.



Lasciamo perdere la tesi azzardata per cui il primo esperimento fascista lo si ebbe nell' America di Woodrow Wilson. Resta comunque una pietra d' inciampo: il razzismo dei Nazisti. Goldberg non la elude. Troppo lungo descrivere la sua traettoria (che non convince fino in fondo), vi partecipo solo la domanda con cui inizia l' esposizione: perchè la Sinistra quando parla delle "Pantere Nere" o dei "Fratelli Mussulmani" o di "Hamas" non mette mai al centro la natura razzista di questi movimenti?



JG è ideologicamente schierato in un movimento dove non tutti concordano sulla sua linea. Ecco un video (in inglese) dove dibatte con un altro libertario di stampo più progressista, Will Wilkinson.

martedì 17 febbraio 2009

Per un Parlamento Quadrato

di Broncobilli, 12/11/2008

"Destra" e "Sinistra". Quando i due concetti irrompono nel discorso le mie trombe di eustachio hanno contrazioni e montate di cerume che le disabilitano all' ascolto. Serve per non frustrare l' intelligenza che non ci capirebbe più niente. Il fisico deve pur difendersi in qualche modo.

Mandiamo in pensione i due nebulosi concetti fonte continua di spiacevoli equivoci; scopriamo il nostro vero orientamento politico con qualcosa che sia più semplice ed intelleggibile, qualcosa che capisca al volo anche il casalingo di Voghera.

Si potrebbe cominciare con il World's Smallest Political Quiz. Porta via circa 20 secondi.

Le mie coordinate risultano moderatamente libertarie. Capisco e approvo!




Sogno un parlamento quadrato, basta con gli emicicli!

martedì 3 febbraio 2009

La tentazione nazionalista

di Broncobilly, 17/10/2008






Oggi a Fahre
si parlava di Patria. Flirtare con l' idea nazionalista non è cosa nuova per le eminenze grigie della nostra trasmissione preferita. Chiedersi perchè sarebbe già sufficiente ad esaurire il 3d. Conoscendo i protagonisti e la loro storia la soluzione del rebus non è affatto lampante.

Per ora mi limito a notare la bellezza un po' sfilacciata del discorso intrattenuto: parlando di Patria sono stati tirati in ballo Saviano, i clandestini, la mobilità sociale, Calatafimi e la crisi finanziaria.

E' stato tirato in ballo anche Renan, il quale diceva che la Nazione si costruisce ogni giorno. Ovvero: la Nazione esprime un consenso tra le persone che la compongono.

E' un po' anche la mia idea (Renan, sembra incredibile, stappava sul punto l' ammirazione degli anarchici). Tento di esprimerla diversamente: il sentimento patriottico è un "prodotto finito". In quanto tale arriva alla fine. Non è un mezzo, non serve quasi a nulla, è il sugoso frutto di un albero percorso da vigorose linfe, in quanto tale in nulla migliora la salute di quell' albero. Forse c' è un feed back, ve lo concedo, ma nulla più.

Dicendo questo ambisco a collocarmi agli antipodi di Paolo Peluffo, che da anni presta la sua bocca alle parole di Ciampi. Per lui invece la Patria "serve". Siccome "serve" dobbiamo muoverci a costruirla, occorre un' "operazione di reclutamento", il consenso in queste faccende è secondario.

La Patria va costruita sui banchi delle scuole, per esempio; le mosse possibili altrove poi sono molte, magari s' imponga ai calciatori di cantare l' Inno. E che ne dite di ripristinare la Leva? Peluffo non si oppone. Sappiamo tutti come funziona la propaganda: se credo che il sentimento sia diffuso (il calciatore che muove le labbra durante l' Inno) comincerò a coltivarlo anch' io. "Convincere" è dispendioso, la propaganda taglia i costi: i cervelli teneri sono malleabili e quelli duri sono soggetti all' effetto-gregge.

Ma io, mentre ho ammirazione per il senso patriottico quando esiste spontaneo, ho paura dello stesso sentimento quando è costruito. Ho paura della Patria che "serve". Di solito serve a fare le guerre. Non a far restare Saviano in Italia.

P.S. momenti di gelo nello studio (un regalino per vlad che li cerca sempre con avidità):



  1. Caprarica afferma che i tassi di criminalità presso i clandestini sono molto elevati ("non possiamo nascondercelo!")

  2. Ancora Caprarica: "Nessuno ha fatto più della Thatcher per i giovani inglesi talentuosi venuti dal basso" Non possiamo nasconderci neanche questo! Ma come, l' abbiamo sempre nascosto così bene?

lunedì 3 novembre 2008

Spettri politici

Buoni argomenti per farla finita con "destra" e "sinistra". Un' alternativa?: statalisti e libertari.

lunedì 4 agosto 2008

Di fronte alla realtà intollerabile del caso

Quando le teorie della conoscenza attribuiscono al caso un ruolo rilevante, suscitano reazioni disparate che ora vorrei considerare.

Faccio qualche esempio.

La teoria quantistica sembra rassicurare Davide poichè l' indeterminazione che la caratterizza conferma i limiti alla conoscenza umana e cio' è coerente con alcuni postulati della Religione.

D' altro canto Einstein disse che "Dio non gioca a dadi". Evidentemente vedeva il caso come un disturbo, un elemento di disordine incompatibile con le armonie celesti.

C' è poi la teoria evoluzionista. Molti la sfoderano come uno spadone contro ogni pensiero della divinità: se il caso è tanto importante si perde di vista quella mano divina che guiderebbe gli eventi asservendoli ad un progetto.

Ma per altri il caso è solo il nome di Dio quando viaggia in incognito.

Potrei andare avanti ma non mi interessa granchè schierarmi su questi fronti. Ognuno di essi ha valide argomentazioni per sostenere le sue tesi.

Ci sono però questioni in cui scandagliare le reazioni alla presenza del caso diventa altamente istruttivo. Porto le irritanti tesi di TBC come esempio.

TBC è un libro a cui si è reagito in modo percussivo e spesso isterico. Sulle sabbie mobili dell' isteria non si possono fondare saldi edifici, anche per questo di quelle critiche non è rimasto molto.

Ma ora non è questo che ci interessa, vediamo piuttosto i motivi della reazione inconsulta.

La tesi ridotta all' osso di TBC è la seguente: l' IQ influenza in modo pesante il destino di una persona nella società libera. In più l' IQ delle persone varia anche di molto ed è difficilmente malleabile.

Il caso, attraverso la lotteria di quel particolare talento che è l' intelligenza, diverrebbe centrale frustrando l' opera dei "manipolatori sociali", ovvero di coloro che concepiscono la società come un artefatto da costruire nei minimi particolari.

Un intellettuale come Murray para bene il colpo con considerazioni di questo tipo: cio' che conta per una persona non è la sua intelligenza quanto il fatto di essere indispensabile e unica per qualcuno. In una società libera ciascuno troverà il suo posto.

Un ragionamento del genere implica una buona dose di "accettazione". Non tutti hanno il temperamento idoneo all' accoglienza del reale. Aver assimilato un concetto (religioso) come quello di Provvidenza potrebbe aiutare.

Ma la stessa consolazione non è certo disponibile per l' intellettuale "architetto" che mette sempre al centro l' elemento manipolabile dalle policy. Il suo scatto isterico è garantito: non accetta più nemmeno il concetto di Natura, figuriamoci quello di Provvidenza.

lunedì 14 luglio 2008

Idee o interessi?

Quando la forza bruta conta, l' arte di persuadere il prossimo con sottili ragionamenti non è certo coltivata. Non ce n' è motivo, basta la minaccia.

Ma in democrazia l' arte di convincere diventa importante. Il voto dell' esperto conta quanto quello dell' insipiente. Il voto dell' interessato eguaglia quello del distratto.

Probabilmente è per questo che la democrazia, nella sua illustre figliolanza, annovera anche un brutto anatroccolo: la propaganda ideologica.

Non fatemi identificare l' ideologia con il demonio, le cose non stanno così. Anche e soprattutto attraverso l' ideologia, un uomo costruisce la propria identità. Cosa spinge tante persone a perdere il proprio tempo per telefonare ad una trasmissione radiofonica ed esporre, in 15 secondi, un' opinione politica che si perderà presto nel nulla insieme alle altre? Spesso l' ideologia e la costruzione dell' identità.

Quando l' interesse viene depotenziato, quasi sempre cede il posto all' ideologia e non certo all' imparzialità. E' un fenomeno già incontrato considerando il funzionamento di un forum libero. Ovvero un luogo dove non ci sono interessi in ballo e le identità sono labili. Un posto dove c' è poco o nulla da perdere e si è nelle condizioni migliori per dire la propria liberandosi dai pregiudizi. Ma è proprio questa mancanza di interessi e la necessità di costruire la propria identità a stimolare e dare centralità ad un pensiero ideologico.

L' ideologia/pregiudizio è trainante persino in epoche come la nostra dove sembra sopita. Forse ora lo è ancora di più poichè in forme striscianti agisce insinuandosi senza tanto chiasso piazzaiolo.

Sulle questioni decisive sembra avere sempre l' ultima parola. Noi invece ci aspettiamo che dietro le quinte manovrino Grandi Fratelli a protezione dei loro interessi privati. Riteniamo che siano loro i principali ostacoli verso il progresso comune. Ingenui! Siamo in democrazia e quasi tutto viene controllato dall' ideologia.

Landier/Thesmar/Thoenig/ (Investigating capitalism aversion) trovano che, nei vari Paesi da loro studiati, le riforme decisive sono quasi sempre impedite da motivazioni ideologiche. Convinzioni gridate con orgoglio ai quattro venti, convinzioni per le quali ci battiamo con valore inscenando quelle "lotte" che ci realizzano e ci divertono più di qualsiasi scampagnata fuori porta.

Altro che manovre dietro le quinte ordite dagli Interessi Forti. L' accusa contro gli Interessi Forti spesso debbono essere re-indirizzate contro le Passioni Civili.

Quando l' ideologia non si manifesta in un pensiero strutturato (male) e manifestato con iattanza, assume le forme della diffidenza conservativa: il nuovo è sempre incerto e malefico. Non si sa perchè ma è così. Per "ideologia".

Landier et al. fanno dell' Italia addirittura un caso di scuola.

Come uscirne? Come fare in modo che l' ideologia ceda almeno un po' all' interesse e alle soluzioni pragmatiche?

E' molto difficile, perchè se parliamo di interessi pubblici, per poterli trasformare in privati, occorre spingere le cose giungendo al limite di un baratro, fino a che il "mal comune" cessi di essere un "mezzo gaudio" per il singolo. A quel punto anche nel "singolo" prevarrà l' interesse personale e la voglia di "risolvere i problemi".

E in fondo è proprio questa l' unica via che vedono gli autori per favorire riforme pro-mercato: le disfunzioni, a poco a poco, toglieranno risorse a tutti impoverendo sempre più la società. E, la storia insegna, la povertà è il medico più efficace contro le ideologie anti-mercato. Specie se il nostro vicino se la spassa. Ma le teste sono incredibilmente "de coccio".

In merito puo' essere utile l' articolo di Giorgio Barba Nervetti sul 24 ore di domenica 13.7.2008.

lunedì 12 maggio 2008

Migrazioni ideologiche

La recente conversione ideologica di una figura di culto del mondo liberal e sessantottino, David Mamet, veniva comunicata al mondo con queste parole:

"... I realized that the time had come for me to avow my participation in that America in which I chose to live, and that that country was not a schoolroom teaching values, but a marketplace..."Aha," you will say, and you are right. I began reading not only the economics of Thomas Sowell (our greatest contemporary philosopher) but Milton Friedman, Paul Johnson, and Shelby Steele, and a host of conservative writers, and found that I agreed with them: a free-market understanding of the world meshes more perfectly with my experience than that idealistic vision I called liberalism..."

Thomas Sowell (TS)... "our greatest contemporary philosopher"!?

La cosa mi ha messo voglia di rileggere un suo libro che posseggo e che folgorò anche me. E' un po' vecchiotto ma sempre attuale: "Ever wonder why". Vedrò se è il caso di unirmi al giudizio lusinghiero.

Una cosa intanto puo' ben dirsi intorno all' arte di "convertire": pochi numeri, poche note a piè di pagina, semplicità e l' arte di arrivare a conclusioni anche estreme ma sempre attraverso passaggi che, presi isolatamente, sprigionano grande buon senso.

mercoledì 2 aprile 2008

Testimonianze autorevoli

"...il denaro è l' origine di tutti i mali. E' come se Mammona incarnasse nel mondo il principe del male. Odio il denaro dal profondo del cuore...Essere liberali è come dire: credo nel denaro...essere socialisti è come dire: credo nel lavoro..."


Joseph Goebbels



Preso da qui.

mercoledì 5 marzo 2008

Tenere insieme ambientalismo e lotta alla povertà

Certo, certo...le contaddizioni che si sviluppano all' interno delle coalizioni sono interessanti...la Binetti con Pannella, Di Pietro con quell' altro. Vuoi mettere.

Eppure, se restiamo nell' alveo degli schieramenti progressisti, esistono trade off epocali che mi stimolano in maniera leggermente superiore. Per esempio quello che contrappone ambientalismo e lotta alla povertà.

Per andare sul concreto: come giudicare l' addensamento di capitali e fuliggine causato dal boom cinese e indiano?

venerdì 29 febbraio 2008

Mussolini a Berkeley

Come le idee del fascismo furono assimilate e messe in campo dai liberals d' oltreoceano.

William F. Buckley muore

Ricordiamo l' attacco della sua definizione di conservatore:

"...un individualista con un forte senso della comunità..."

Basterebbero queste parole per sentirsi spronati ad indagare il corretto significato di certe parole che spesso vengono in bocca macchinalmente. Esercizio che sarebbe molto utile, soprattutto a certi pigrissimi quanto veementi critici dell' "individualismo".