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sabato 4 giugno 2016

Una teoria di genere per mettere d'accordo tutti

Sarebbe bello disporre di una teoria sulla violenza di genere in grado di mettere d’accordo lo psicologo, l’evoluzionista, la femminista, l’ “equalizzatore”, il “virilista”, nonché chiunque si faccia un bell’esame di coscienza.
Mi permetto di proporre questa (scusate se non vado oltre le due righe):
Mentre le donne hanno una comunicazione allusiva e una violenza diretta, gli uomini hanno una violenza allusiva e una comunicazione diretta.
Avere una comunicazione allusiva significa dire una cosa per intenderne un’altra, magari usando un certo tono.
Avere una comunicazione diretta significa dire una cosa per intendere esattamente  cio’ che si dice.
La violenza diretta esprime un odio specifico e un disprezzo verso la persona a cui è rivolta.
La violenza allusiva esprime, più che un odio verso il soggetto colpito, una preoccupazione per la propria immagine pubblica.
Facciamo un esempio concreto per illustrare meglio la teoria.
Pensiamo al caso di una coppia ini crisi. Ebbene, in base alla teoria possiamo dire che se i dissapori di coppia sono destinati a sfociare in una rottura crescono le possibilità di una violenza maschile (poiché la rottura è un evento “pubblico”). Al contrario, le possibilità di una violenza femminile sono indipendenti da una rottura: in queste materie per la donna conta solo la sostanza, ovvero la crisi di coppia.
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Una teoria come quella proposta ha il pregio di essere compatibile con molte posizione che, essendo molto diffuse, appaiono verosimili.
  1. Uomini e donne hanno comportamenti differenti (Marte e Venere). Lo psicologo tradizionale lo afferma ripetutamente.
  2. Sia gli uomini che le donne esprimono forme di aggressività, non ci sono “agnellini”. L’ “equalizzatore” che ad ogni “femminicidio” contrappone un “maschicidio” sarà contento.
  3. L’aggressività maschile è più sensibile agli stereotipi rispetto a quella femminile. Il lamento delle femministe non è nella sostanza del tutto ingiustificato.
  4. L’uomo è più virile della donna: è più assertivo e più sensibile alla dimensione comunitaria. I teorici della virilità ce lo dicono ogni giorno. 
  5. L’uomo è ossessionato dalla cultura, la donna dalle relazioni personali. E’ una predica che lo psicologo evoluzionista fa ogni giorno.
  6. La violenza maschile verso la donna è compatibile con un sentimento d’amore, per quanto degradato. L’introspezione lo conferma.
Forse il punto interessante è l’ultimo. Forse nessuno odia veramente e fino in fondo il proprio partner, anche per questo la violenza estrema è un po’ più diffusa tra i maschi: nel loro caso, per passare all’azione, l’odio conta molto meno.

mercoledì 25 novembre 2015

La violenza contro le donne fra mito, realtà e (vera) prevenzione

La violenza contro le donne fra mito, realtà e (vera) prevenzione | Giuliano Guzzo:



'via Blog this'



tre scomode verità: 1 l'inasprimento delle pene è inutile 2 l'italia se la cava bene nei cfr internazionali 3 l'impulso alla violenza è simmetrico (almeno nelle relazioni personali) anche se i danni...

martedì 30 dicembre 2014

Violento/a

Gli antropologi ci spiegano che la violenza è sempre stata un buon metodo per risolvere i conflitti. Di sicuro il più popolare.
I violenti sopravvivevano, i pacifici soccombevano.
Presso le tribù amazzoniche che vivono oggi sul pianeta in condizioni simili ai nostri antenati, nel tempo libero non si fa altro che parlare e vantarsi di quanti nemici sono stati stroncati con la forza. Si è praticamente incapaci di pensare se non in termini di "guerra al nemico".
Sarà per questo che ancora oggi - dove la violenza si esprime in modo più obliquo - sia l' uomo che la donna conservino istinti belluini.
Ci si chiede solo dove allignino meglio, c' è chi opta per l' uomo e chi invece, salomonicamente, li vede equi-distribuiti.
Penso di appartenere al primo gruppo e cerco di illustrare le mie ragioni partendo da una considerazione presa a prestito dalla psicologia evolutiva:
  1. la violenza dell' uomo è maggiormente proiettata nell' ambito sociale;
  2. la violenza della donna è maggiormente proiettata nell' ambito personale.
Viviamo tempi in cui si denuncia la "violenza in famiglia" e questo ci fa dimenticare l' ovvio: i nostri nemici stanno soprattutto fuori dalla famiglia.
Ora, poiché i nemici per lo più stanno "là fuori", è normale che il maschio, per quanto detto prima, sia più pronto a ricorrere all' aggressione e a sviluppare nel tempo un istinto aggressivo.
Millenni di guerre e conflitti tribali - per lo più ingaggiati dagli uomini - non passano senza lasciare traccia.
Vengo all' ovvia obiezione: e tutti gli episodi di cronaca in cui "lui" strapazza "lei" all' interno di una relazione di coppia?
Sembrerebbe che la violenza dell' uomo sia preponderante anche nella dimensione più intima.
L' osservazione è imbarazzante, la mia impalcatura è in pericolo.
Vedo solo questa doppia "contromossa" difensiva: non è sempre facile distinguere tra dimensione personale e dimensione sociale. Non è nemmeno sempre facile distinguere tra violenza e violenza.
violence
Distinguere tra pubblico e privato
Faccio un esempio.
Non penso che la disistima del partner sia un vulnus insopportabile per l' uomo, almeno finché questo sentimento non assurga ad una dimensione pubblica, finché cioè non viene in qualche modo ufficializzato e reso noto a tutti, magari attraverso la minaccia di un abbandono, mossa non più occultabile e destinata inevitabilmente a condizionare il giudizio sociale sul soggetto in questione.
A questo punto "lui" reagisce, ma reagisce proprio perché si abbandona la dimensione intima per entrare in una dimensione pubblica che pregiudica il suo status.
In caso contrario, quando la disistima è circoscritta nella sfera privata, quando i panni sporchi saranno lavati in famiglia, lui troverà modo di compensare questa mancanza, per esempio grazie agli amici, o grazie all' amante, oppure anche grazie a un hobby o a qualsiasi interesse da coltivare a latere.
Al contrario, la donna è meno interessata alla sfera pubblica, lei soffre l' ostilità del partner a prescindere e questo puo' solleticare la sua aggressività indipendentemente dalla minaccia di essere lasciata.
Distinguere tra violenza e violenza
C' è poi un' altra considerazione da fare, parto dall' aspetto più generale: noi oggi non siamo meno violenti dei nostri predecessori o dei nostri fratelli dell’ Amazzonia, siamo al limite più temprati dall' esperienza, sappiamo evitare i conflitti inutili anche se la nostra aggressività è tutt'altro che sopita, e lo vediamo bene quando ci viene offerta l' opportunità di assalire un imbelle senza conseguenze per la nostra persona. Pochi si tirano indietro.
Insomma, il violento s' impratichisce e diventa più raffinato ma non si libera del suo istinto. Sarà un paradosso ma in certi ambiti la "brutalità" segnala una scarsa abitudine alla pratica violenta, almeno dal punto di vista evolutivo.
Ora, siccome la donna pratica da sempre la violenza nell' ambito delle relazioni personali, possiede oggi in questo ambito un grado di raffinatezza che l' uomo non ha e spesso capisce meglio dell' uomo quanto la violenza bruta sia controproducente per ottimizzare la sua condizione, meglio dare forme alternative alla propria aggressività.
Riferimenti bibliografici
  1. Sulla violenza come fattore evolutivo: Napoleon Chagnon: Tribù pericolose. La mia vita presso gli Yanomamo.
  2. Sulla tipizzazione della violenza maschile e femminile: Roy Baumeister, Is There Anything Good About Men?: How Cultures Flourish by Exploiting Men.
  3. Su come nel tempo si raffini la violenza: Jeffrey Pfeffer, Power: Why Some People Have It and Others Don't.
Tutto il resto sono mie congetture bisognose di verifica.

giovedì 4 luglio 2013

Violenza maschile e femminismo

  • http://www.uominibeta.org/articoli/unemergenza-democratica-2/#comment-57353
    • Ada Fusco piace questo elemento.
    • Rita Vergnano rileggendo.. quando ho detto "sinteticamente" scherzavo eh...
    • Rita Vergnano c'è da chiedersi casomai perchè è stato così pervasivo. Molto di più che non i vecchi dualismi oppresso/oppressore. Boh.. il discorso è lungo ed è stato anche più volte affrontato nei gruppi di discussioni dei Mo.Mas. Una risposta possibile (stavolta sintetica) mi viene in mente ricordando quanto detto da Riccardo a proposito di altri argomenti (vicino/lontano). Ecco.. la donna è vicina. E' l'altra parte della famiglia, che sia madre, sorella, moglie o amante. Tocca le corde delle unioni più intime, per cui il senso di colpa si radica di più
      23 ore fa · Mi piace · 1
    • Jack Lupowitz 'mmazza come parli bene.
    • Rita Vergnano sintetizzo comunque, dal libro di Rino Della Vecchia, il capitolo delle "soluzioni". Una frase sola che tra l'altro non è sua ma di qualcuno che ha collaborato attivamente alla diffusione sul web della questione maschile "l'inutilità vi renderà liberi". Perduta l'utilità per l'uomo (che sia per il mantenimento, per la difesa e protezione, o per la riproduzione) l'uomo potrà essere veramente libero. Deriva direttamente dal concetto di sganciamento emotivo.
    • Jack Lupowitz ... l'utilità dell'uomo, giusto?
    • Rita Vergnano esatto. Se sei inutile, sei libero. Tra l'altro (ma questo è un pensiero mio, quindi non sarà espresso parlanno bene :-)) a me pare di vedere questa stessa paura nella donna. "so indipendente, libera e autodeterminata ma c'ho paura di perdere il senso e l'importanza per l'ommo"
    • Jack Lupowitz e soprattutto c'ho paura de perde l'omo. Non per ripetermi, ma so' tutti gay. Con rispetto parlando per il mio migliore amico ecc.
    • Jack Lupowitz Infatti, per le donne, competere con i maschi, i trans e varie altre proposte per gli acquisti e prodotti sul mercato diventa sempre più difficile. Una concorrenza che, secondo me, farà bene a entrambi. Agli uomini, perché la scelta e l'offerta si allarga. E alle donne, per ridimensionarsi a meno che non vogliano restare tutte libere, belle e zitelle.
    • Rita Vergnano nin zo.. vuoi dire che l'eccessiva esibizione o "smutandamento" (per dirla alla RIno) è il colpo di coda del potere informale femminile che sta morendo? 
    • Rita Vergnano ma non vorrei che fosse come la storia del "patriarcato morente" ...
    • Riccardo Mariani Ricapitoliamo le tre possibili risposte all’ argomento della “violenza maschile”: 1) la donna in quanto donna produce contro l’ uomo una violenza SIMMETRICA ma indiretta 2) la donna in quanto donna produce una violenza DI PARI ENTITA’ ma su altri soggetti 3) la nostra società è edificata in modo che GRAN PARTE della violenza prodotta ricada sul maschio in quanto maschio.

      Secondo voi quale delle tre ipotesi si nega con più difficoltà dati alla mano? Io non ho dubbi.

      ***

      Poiché non sono impegnato in nessuna battaglia, delle femministe mi interessano solo gli argomenti forti, quelli deboli buoni per motivare la truppa mi scivolano addosso.

      Ecco un esempio di argomento forte: lo stereotipo vanifica lo sforzo delle donne di cambiare e questo fatto, a sua volta, rafforza gli stereotipi. Esempio: il datore di lavoro ritiene che le donne sul lavoro siano più distratte da impegni familiari. In casi del genere per la donna è razionale impegnarsi di più in famiglia, tanto sarebbe trattata ugualmente come una “distratta”, molto probabilmente. Ma la scelta razionale della donna rinforza lo stereotipo. Come si esce dal circolo vizioso? Un paio di idee ci sarebbero.
    • Jack Lupowitz non so. Dico solo che la concorrenza forse farà bene. Siccome ad essere morente, più che il patriarcato è il maschio eterosessuale, i competitors delle donne italiane sono anche maschi gay e bisessuali, trans (vanno a ruba), ecc. - oltre alle donne straniere con mentalità, usi e costumi più "male friendly". Non è più un monopolio.
    • Jack Lupowitz @ric. Non so seguire il to ragionamento, mi si confondono le idee. L'unico contributo che posso dare è che la mia posizione è riassunta dal punto 2.
    • Rita Vergnano @Ric il punto 3 è inattaccabile tranne che dal punto che ho citato prima, secondo me. E cioè che la retorica femminista radicata è che la colpa è sempre dell'uomo. Responsabilità sua se ha edificato la società per scaricare la violenza sul maschio in quanto maschio (en passant... questo mi ricorda molto una delle tesi dei maschiselvatici, l'uomo si fa carico della violenza esentandone la donna). Se lasciassero fare alle donne la società sarebbe priva di violenza. Mica per niente uno dei cavalli di battaglia del femminismo era l'antica (e mai provata) esistenza di una società matriarcale pacifica e tranquilla. Vedi come i "Moso" sono citati e portati ad esempio dalle femministe de sinistra senonoraquandiste
    • Jack Lupowitz Ma anche il punto 3, resta valido.
      22 ore fa · Mi piace · 1
    • Jack Lupowitz (lascio a voi due la palestra logico-argomentativa, poi basta che mi fate un bignami finale)
    • Jack Lupowitz p.s. un solo commento alla società matriarcale pacifica e tranquilla: ahahahahahahaahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahhahahahahahahah.
      22 ore fa · Mi piace · 1
    • Rita Vergnano In altre parole, il punto 3 sarebbe inattaccabile se il femminismo avesse riconosciuto la violenza come connaturata al genere umano, ma in realtà la riconosce solo come connaturata al genere maschile (il femminismo estremo in Svezia aveva proposto anche una tassa sul maschio, da applicare appena venuto alla luce in virtù dei danni che provoca il genere maschile all’universo mondo). Ma per fargli riconoscere che è connaturata al genere umano servono gli altri due punti.
      22 ore fa · Mi piace · 1
    • Rita Vergnano pure io però devo andare.. sono già ricoperta di sput
    • Jack Lupowitz ... e non solo miei, suppongo.
      22 ore fa · Mi piace · 1
    • Rita Vergnano comunque le due idee di cui parla Ric per uscire dal circolo vizioso degli stereotipi rafforzati mi interesserebbero eh..
    • Jack Lupowitz ti immagini un match ric-marchi su uomini beta...? Pagherei bene per vederlo.
    • Riccardo Mariani Rita, capisco quanto intendi dire ma qui non parlo di “violenza prodotta” bensì di “violenza sopportata”: se ci fosse un qualche “complotto di genere” non si vede perché la violenza prodotta (indipendentemente da chi la produce) debba ricadere soprattutto sui maschi anziché sulle femmine. Perché mai l’ onnipotente maschio dovrebbe accettare di buon grado di saldare un prezzo tanto salato? Lo scaricherebbe sul soggetto debole traendone solo i vantaggi. E invece paga lui sulla sua pelle. Più ragionevole pensare a uno scambio. Insomma, perché dalla nave che affonda non far sbarcare per primi i maschi e dare invece la precedenza alle donne visto che è il maschio a dettare arbitrariamente le regole? Evidentemente c’ è qualcosa di più che un mero dominio del maschio.
    • Rita Vergnano io ci vedrei meglio un Ric-Rino -o un Ric-Micarelli, per calma pacatezza e argomentazoni. Al limite anche un Ric-Armando Ermini o un Ric-Animus (quest'ultimo lo vedrei più pericoloso..) non sono interessata alle lotte di gladiatori per rivalsa. Tra l'altro Ric-Armando Ermini (o Cesare) sarebbe inesistente perché mi pare che Ric riporti le stesse loro argomentazioni. Ma l'argomentazione "se la società è costruita a misura dell'uomo e l'uomo ha il potere perché mai muoiono di più gli uomini?" è portata avanti da almeno vent'ann in ambito Mo.mas, Ric, non è una novità. E' l'eterna domanda di Farrell, è l'eterna domanda che ho visto sui primi forum. E' l'eterna domanda che ho fatto anch'io in discussioni interminabili in giro per il web. Ric se non parti dal presupposto che il femminismo agisce sull'irrazionale principalmente non ne esci. E' buona la tua argomentazione. Peccato che sia la prima usate e la più fondamentale.
    • Rita Vergnano le risposte di una tipica femminista di sinistra all'argomentazione del perché l'uomo padrone rischia la vita per salvare la schiava? anche un allevatore, a volte, rischia la vita per salvare la sua mucca da latte ma non vuole dire che non la considera inferiore,è che la considera parte del patrimonio
      21 ore fa · Mi piace · 1
    • Rita Vergnano quando Marchi dice che nell'ottocento avrebbe preferito essere la moglie di King Kong costretta in casa ad allevare 8 figli piuttosto che infilarsi in una miniera in Belgio 12 ore al giorno, dice la stessa cosa e porta avanti lo stesso pensiero di Ric.
    • Jack Lupowitz be', effettivamente non facevano a botte per andare in miniera, a Marcinelle...
    • Rita Vergnano ma anche antifeminist (uno dei primi siti ad occuparsi di QM, il fondatore era stato un ex utente del primo forum di Uomini 3000) quando risponde con queste immagini all'affermazione di Frances Gabe, sta tentando di far passare quel messaggio http://antifeminist.altervista.org/risorse/lavori_ripugnanti.htm
      antifeminist.altervista.org
      Due gravi incidenti in due miniere dell'ex Unione Sovietica, hanno provocato la ...Visualizza altro
    • Jack Lupowitz Ho visto un film americano, però, di recente, con Charlize Theron. E quando provava a scenderci, in miniera, i maschi gliela facevano pagare cara. Credo che quello che mi ha scritto ieri quel mio amico americano, renda l'idea, che si applica a maschi e femmine: "Ironically, what they have in common, men & women, is the hatred of any strong independent individual. Most of the liberties the US was founded upon are gone, given up without a whimper..." (Quello che hanno in comune, maschi e femmine, è l'odio per qualsiasi individuo forte e indipendente")
    • Jack Lupowitz Non è possibile non-intrupparsi.
    • Jack Lupowitz E quando ci si intruppa, scatta la corporazione. Non il complotto, ma la corporazione. E in questo senso, probabilmente, la religione non aiuta. Cioè aiuta da una parte (sicurezza, protezione, mutuo soccorso, guida, ecc.), ma ostacola dall'altra.
    • Riccardo Mariani Metto solo il link al testo scientifico che mi ha convinto sul punto (da questo paper è scaturito un libro). La domanda da cui parte: "servirà pure a qualcosa il maschio?" la risposta a cui giunge: "serve per essere sacrificato (facendosi carico dei maggiori rischi)"http://www.psy.fsu.edu/~baumeistertice/goodaboutmen.htm
      www.psy.fsu.edu
      Contact: R. Baumeister, Eppes Eminent Professor of Psychology & Head of Social P...Visualizza altro
    • Rita Vergnano obiettivamente, non lo so. Può essere. Non prenderei un film come parametro universale di comportamento però. Anche perché è pur vero che anche le donne facevano lavori usuranti ma non avevano la struttura fisica per determinati lavori. Obiettivamente mi pare che il fatto che una donna ch scenda in miniera può far correre dei rischi. Sempre in tema di film c'è quello con la Demi Moore che vuol fare il soldato speciale. Uno degli argomenti del capitano è proprio il fatto che non ce la farebbe a trasportarlo se fosse in situazione d'emergenza e di pericolo. Nel forum c'era un soldato che faceva l parà. Ebbene la sua testimonianza era molto lontana da quel che si legge sui media. Continui inviti da parte dei sottufficiali a farsi carico delle donne per esempio. Che certo provocano malumore. Perché io mi devo portare il mio equipaggiamento e aiutarti a portare il tuo? Io ti posso dire che mia madre che faceva molti lavori maschili riceveva solo complimenti dagli uomini. Ricordo un vecchio dalla finestra della terrazza che osservò a lungo mia madre falciare l'erba e alla fine accorgendosi del suo imbarazzo le disse "La guardavo perché non ho mai visto una donna maneggiare così bene la falce come fa lei".
      20 ore fa · Mi piace · 1
    • Jack Lupowitz Certo, prendi la mia osservazione come una nota a margine. Un'estrapolazione, la chiamerebeb DFW.
    • Rita Vergnano ma sicuramente ci sono state e ci sono anche delle resistenze maschili all'entrata delle donne in altri ambienti, se tu ti senti sicuro, utile, padrone in quel campo, opponi delle resistenze. Le stesse che oppongono le donne agli uomini che fanno i lavori in casa o si occupano dei bambini.
      20 ore fa · Mi piace · 1
    • Jack Lupowitz Il senso della frase dell'amico americano fosse questo. Esattamente. Quando hai il controllo, non lo cedi volentieri.
    • Jack Lupowitz E' un americano ultrasessantenne che non vede di buon occhio Obama e la graduale erosione delle libertà individuali.
      20 ore fa · Modificato · Mi piace · 1
    • Rita Vergnano alla fine lo vedo comunque collegato da un filo. E' comunque un do ut des. Se ho il controllo su me stesso sono libero. Se qualcuno mi controlla mette in pericolo la mia libertà individuale. Se ho il controllo su me stesso e su parte dell'ambiente esterno ho merce di scambio per contrattare la mia stessa esistenza, il mantenimento dei miei bisogni, delle mie libertà. Ridotto all'osso
      20 ore fa · Mi piace · 2
    • Rita Vergnano mi faccio controllare soltanto nella misura in cui posso ottenere dei vantaggi (garanzie sui bisogni, sulle sicurezze)
    • Riccardo Mariani C' è una specie di path dependence, un investimento in capitale umano: per quanto fare il minatore sia un inferno ho costruito la mia vita per fare quello e non so fare altro. Capisci ora perchè la concorrenza puo' disturbare anche all' inferno?
      20 ore fa · Mi piace · 2
    • Jack Lupowitz è complicato, l'unico slogan che può orientare, forse, è il liberty first di ric. Ma ha i suoi svantaggi.
    • Rita Vergnano sono d'accordo Ric, ma per me ritorniamo al punto di partenza. Devo mantenere un senso, un'utilità, per la mia stessa esistenza devo essere utile. Vale per gli uomini e vale per le donne. La tesi di Rino è che il femminismo classico abbia colpito al cuore il senso e il valore dell'uomo. Come il maschilismo non ha fatto, perché comunque la donna aveva un ruolo molto chiaro e un senso ed un valore anche se stereotipizzato, costretto nei confini o comunque lo si voglia definire. In altre parole la vita di una donna in natura ha già più valore di quella di un uomo (per il discorso che riporti su.. lo scopo dell'uomo è il sacrificio, perché biologicamente la natura di maschi ne produce più di quanto ce ne sia bisogno per la riproduzione) Culturalmente gli si costruisce intorno una gabbia, ma è una gabbia dorata. Per esempio la Madonna nella cultura cristiana è un modello di donna che ha un senso e dà senso. La tesi dei maschiselvatici è che abbia colpito al cuore il padre, togliendogli ogni valore e siccome la paternità è un costrutto culturale è stato ed è più facile perché è più fragile rispetto all'identità materna che è biologica
    • Rita Vergnano io, tra l'altro, avevo anche formulato l'ipotesi che il femminismo si sia scatenato e abbia preso terreno proprio per un'inconscia paura femminile di inutilità. Più che altro per una concomitanza: si sviluppa con la presa di coscienza universale del sovrappopolamento (emergenza di contenimento demografico) con la tecnologia e la scienza. Questioni che avrebbero diminuito l'importanza della donna riproduttrice di figli (perchè bisogna farne meno) e di cura e accudimento.
    • Jack Lupowitz A te non ti si può lasciare sola un attimo, che subito fai una teoria. Ma 'n'eri femmina?
    • Rita Vergnano in realtà volevo dire e scrivere qualcosa di diverso dal solito..  se noti la teoria è uguale a quella di Rino, ma solo rovesciata. Lui dice che sono gli uomini a subire l'insenso, io provavo a dire "no.. prima noi!"
      19 ore fa · Mi piace · 1
    • Jack Lupowitz E' vero... Ma non so se la teoria del calo demografico regga. Lo capiranno - col senno di poi, cioè guardando le cose in prospettiva - quelli che verranno dopo di noi, magari alla fine del millenniio, o anche prima. Magari domani Robin Hanson dimostrerà tutto questo fatti e fattacci alla mano sul suo blog.
    • Rita Vergnano dice "taluno" che Lucarelli dice che si mettono in fila i fatti e se i fatti combaciano è molto probabile che la spiegazione sia quella. I fatti sono che ovunque si diffonde il femminismo c'è il successivo calo demografico. Naturalmente potrebbe essere solo una coincidenza. Ma ci vorrebbero altre spiegazioni forti. Bisogna pure vedere se la causa del femminismo è l'allarme demografico o se l'allarme demografico è causa del femminismo. Insomma se è nato prima l'uovo o la gallina.
    • Jack Lupowitz Il calo demografico mi sembra un effetto del progresso delle tecnologie (anche mediche) associato alla scolarizzazione. Vado a occhio, però. La conseguenza: meno figli, più tempo per pensare, attivarsi, progettare nuove cose/esistenze. La conseguenza: sconfinamento in campi altrui, piedi pestati e collisione. La conseguenza: femminismo e fronti contrapposti. Qualcosa del genere.
    • Jack Lupowitz Il fronte, cioè, non è più individuale, ma collettivo e pubblico.
    • Riccardo Mariani Una cosa su femminismo & fertilità. C’ è un paradigma alternativo che ruota intorno a un fatto: nel mondo moderno il rapporto produttività fuori dalla famiglia/produttività in famiglia si è impennato. Questo ha spinto la donna fuori dal nido, in particolare:

      - ha reso la fertilità più onerosa (da qui il calo delle nascite).

      - diritti prima insignificanti per la donna sono diventati decisivi per competere alla pari nel mondo del lavoro (da qui il femminismo).

      Questo paradigma ha due vantaggi: innanzitutto giustificare un comportamento facendo notare che conviene è sempre convincente, in secondo luogo si salva una buona parte delle rivendicazioni femministe evitando di andare allo scontro frontale.