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giovedì 7 gennaio 2016

Uno studio autorevole è quello di due professori di economia pubblica, Andreas Buehn di Utrecht e Friedrich Schneider di Linz, pubblicato nel 2012 (clicca qui). Lo studio prende in esame 38 Paesi dell’area Ocse e costruisce, per la prima volta, un modello di lungo periodo che va dal 1999 al 2010. Ne emerge che la media dell’evasione fiscale sul prodotto interno lordo (Pil) nell’area Ocse è del 3,2%. Buehn e Schneider mostrano anche come stime che citano percentuali molto superiori sono basate su metodologie non attendibili o mettono insieme evasione fiscale e problemi diversi.

Il Paese Ocse con la minore percentuale di evasione fiscale sul Pil sono gli Stati Uniti (0,5%). L’Italia si situa al di sotto della media Ocse: nel periodo considerato la percentuale dell’evasione sul Pil è stata in media dell’1,5%. Certo, il triplo degli Stati Uniti. Ma l’evasione fiscale ha pesato di più in Paesi che nel nostro immaginario siamo abituati a considerare modelli di senso civico: Danimarca 1,7%, Svezia 1,7%, Norvegia 1,7%. Il Paese con la più forte crescita economica dell’area Ocse, l’Estonia, ha un’incidenza dell’evasione fiscale sul Pil del 2,5%. Le statistiche sulle cifre assolute sono ingannevoli. Gli Stati Uniti sono il Paese con la più alta cifra assoluta di evasione fiscale, oltre trecento miliardi di dollari di media nell’ultimo decennio. Ma questo deriva dalle dimensioni di un’economia come quella americana, dove invece l’evasione fiscale è una realtà percentualmente modesta.

http://www.lanuovabq.it/mobile/articoli-lo-dice-anche-la-dottrina-sociale-della-chiesa-e-giusto-reagire-contro-la-persecuzione-fiscale-14863.htm#.Vo7S_hncnqB

Paolo Pugni - Paolo Pugni ha condiviso la foto di Massimo Testa.

Paolo Pugni - Paolo Pugni ha condiviso la foto di Massimo Testa.:



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PREMESSA.
- Sono una partita iVA
- Non sono un corporativista, quindi prendo il post qui sotto solo per il dato che riporta riguardo l'evasione, mentre non condivido proposte atte a difendere gli interessi di una particolare categoria, in questo caso la mia, perchè mi interessa ragionare in termini generali e non curare interessi particolari.
Detto questo:
- Il dato lo pubblica Repubblica, una testata (sovvenzionata dallo stato) schierata da sempre "contro" l'evasione.
Da questo dato si evince che:
- Il 43% attribuito alla criminalità e il 19% del lavoro nero non sono evasione.
Le cifre che riguardano le due voci non potranno mai emergere fiscalmente, perchè in tal caso semplicemente non esisterebbero.
Così come un criminale non delinque per pagare le tasse, un lavoro in nero esiste solo perchè non gravato da tasse e contributi: in caso contrario nessuno verrebbe assunto e nessuno farebbe quegli scambi.
Ergo: il 62% del totale della voce è INESIGIBILE.
- Il 21% delle Big Company così come il 12% delle società di capitali vanno chiamati in altro modo, ovvero "elusione".
L'elusione spesso e volentieri avviene entro i termini di legge: così fa(ceva) Apple, così fanno i Dolce&Gabbana, infatti assolti quando portati in giudizio.
Aggiungo, cosa che ogni commercialista ben sa, che ad esempio ogni srl tende, visto la belluina aliquota fiscale che le viene imposta e non potendosi avvalere di consulenze legali assai onerose, a portare a bilancio un utile minimo, se non a presentare un bilancio in pareggio: è costretta piuttosto a spendere o a fare "investimenti" non strettamente necessari, onde non vedersi falcidiato il frutto del proprio lavoro.
Questo crea distorsioni non da poco nell'attività imprenditoriale.
Ergo: il 33% in questione è di diretta responsabilità dell'estorsore (sì, per me lo stato si comporta da estorsore), e per le lacune di un groviglio di normative fiscali demenziali, e per la sua bulimia assurda.
- Rimane il 5% di professionisti, autonomi e piccole imprese di persone.
Stiamo parlando di una cifra globalmente insignificante, ma allo stesso tempo di operatori economici su cui vigono procedure di accertamento illegittime e canaglieschei (redditometro, spesometro); per le quali si è invertito l'onere della prova (non è lo stato a dovere dimostrare l'evasione ma il contrario, il che va contro qualsiasi idea di diritto); intrappolati in una selva assurda di norme e di gabelle a titolo vario, sia a livello nazionale che locale.
Voi vi concentrate quindi su queste attività per stigmatizzare i loro tentativi di continuare ad esistere: sbagliate, e di molto.
Cari amici: io ribalto allo stato tutte le accuse.
E' lo stato che distorce la concorrenza; è lo stato che mina il tessuto economico; è lo stato che invece che rendere uguali rispetto alla legge crea favoritismi e legislazioni di favore per una categoria produttiva piuttosto che per un'altra; e dulcis in fundo è lo stato che non è tenuto ad osservare le sue stesse norme (si pensi all'ammontare delle sue pendenze rispetto ai suoi fornitori, ed è solo un esempio).
Ultima considerazione: confondere lo stato con il paese (con la patria, ha sostenuto qualcuno) è semplicemente assurdo.
Gli stati nascono, muoiono, cambiano, i paesi no.
Questa visione sacrale dello stato non ha nessuna ragione di esistere.

mercoledì 11 novembre 2015

Contro le tasse di Oscar Giannino

Contro le tasse di Oscar Giannino

  • papa gregorio (600) e i monaci di fleury mandano le loro maledizioni ad esattori senz altro meno esosi dei nostri
  • luca 23.1: gesù accusato di sobillare lo sciopero fiscale contro roma. Tutta l'assemblea si alzò, lo condussero da Pilato [23.2] e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re»
  • nel 1999 un documento della curia di milano propone l aliquota unica!
  • carta di parigi del 614: diritto allo sciopero fiscale
  • rivolte fiscali: monarchia costituzionale in gb+riv francese e americana.
  • valentino rossi: l assurda conta dei giorni passati in italia.
  • lo scandalo dei residui fiscali e i mantenuti ad oltranza
  • ferrara de marco pareto einaudi. lontano ricordo la scuola italiana di tecnici anti-tasse
  • abbassare le tasse per avere 1 più crescita 2 più libertà 3 più dinamismo sociale
  • tagli energici, al margine, credibili, sistematici e con allargamento della base imponibile
  • i grandi tagli usa: 1925 (harding/coolidge) 1965 (kennedy 1980 (reagan). i fatti confermano la teoria
  • il deficit non è un problema già nel medio periodo. a meno che la spesa non impazzisca
  • altra conferma dall'irlanda: l irlanda
  • altra conferma: la rivoluzione thatcher (doppiamente tale poiché s intervenne anche sulla spesa)
  • i benefici: investimenti e offerta di lavoro.
  • edward prescott: perchè gli americani lavorano di più? cultura? povertà? No, perché conviene.
  • dove va la nuova ricchezza? in consumi.
  • ma se ne beneficia la borsa ne beneficia anche il risparmio: la borsa usa persino nel ventennio peggiore rendeva più dell inps
  • effetto collaterale: i ricchi contribuiscono di più al gettito (e quindi al welfare).
  • il problema italiano: l avversione alla diseguaglianza. siamo ai vertici nei sondaggi.
  • prima liberalizzazioni o taglio? tesi: prima il taglio. con il taglio affami la bestia, costringi all austerity e quindi a liberalizzare.
  • tabellini e perotti: il sistema proporzionale fa impennare la spesa. si aggiustano i patti con i trasferimenti
  • perché in italia è difficile? il fisco è una filosofia. ci manca la cultura, specie quella imprenditoriale.
  • la proposta prewo: un unico conto previdenziale dove la gente accumula facendo scelte di vita. nasce la mentalità imprenditoriale.
  • la sinistra italiana odia i ricchi e vorrebbe sommergerli di tasse, salvo alzare urla di dolore quando arriva l inevitabile reazione di fuga e ritiro.
  • la lotta al contante colpisce chi il conto non ce l'ha, ovvero la classe più debole dei nostri concittadini.
  • lotta all evasione non è mai una lotta ai doppi-tripli lavori di fatto esentasse. come mai? forse perchè coinvolgono la classe dei dipendenti?
  • l'evasione: un fenomeno che riguarda per lo più poveri (servizi a basso va) e sud.
  • titolo di studio basso, alta evasione. basso civismo? imho: molti (inutili) titoli di studio elevati lavorano nel pubblico. prendi solo la scuola!
  • evasione, due approcci: 1 convincere con le buone (risultati solo sul lungo) 2 convincere con le cattive. risultati solo se si fanno riforme di semplificazione, si abbassano aliquote o si concedono condoni
  • le ipocrisie della lotta all evasione: spacciare gli studi di settore per lotta all evasione. parlare di evasione recuperata quando si indica quella accertata (1/10 dell accertato viene recuperato).
  • la leggenda nera dell evasione poi è basata su stime del tutto ipotetiche e ci si dimentica di dire quanto sia alta in paesi considerati virtuosi ma ad alta pressione fiscale.
  • la lombardia è a livello di svizzera e usa, i più virtuosi. il nord a livello della germania, un po' sotto. il centro a livello della svezia e del belgio, ancora un po' sotto. il sud a livelli slavi. sito episeme . org evasione italia francia germania http://epistemes.org/2007/06/14/evasione-fiscale-i-costi-e-spiegazioni/
conclusioni


lunedì 5 gennaio 2015

L' evasore è un benefattore della società?

Is Tax Dodging Bad or Good?, by David Henderson http://econlog.econlib.org/archives/2015/01/is_tax_dodging.html

giovedì 13 novembre 2014

Come tassa la Svezia?

Essenzialmente con ritenuta di terzi. Puo' permetterselo vista il basso numero di lavoratori autonomi che incassano da privati.



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martedì 16 ottobre 2012

Prediche inutili

Il trombone moralista non fa altro che suonare su una sola nota, quella dell’ evasione fiscale. Non conosce altra musica. Nulla di male, ma è buona cosa notare un fatto: da quando il trombone intona la sua musica l’ evasione anziché scendere – confermando una tendenza pluriannuale - sale, proprio come la pressione fiscale, guarda caso. Non è che una tassazione più civile del contribuente contribuisca a combattere l’ evasione meglio di tanti ipocriti predicozzi?

Interessante questo articolo che parla di IVA:

http://www.lavoce.info/articoli/pagina1003344.html

mercoledì 14 marzo 2012

L’ evasione redentrice

Ti è piaciuto il cappuccino?

latte

Hai chiesto lo scontrino da bravo bambino?

Aspetta, prima di tornare indietro a chiederlo ti racconto una storia che ci tocca tutti direttamente.

E’ la storia dell’ evasione fiscale in Italia negli ultimi quindici anni. Te la racconto perché 1. scommetto che non la sai e 2. è meglio di una barzelletta.

L’ Italia degli ultimi 15 anni fornisce l’ esperimento naturale migliore per sostenere la tesi di un’ evasione fiscale che “salva”; mi spiego: l’ autoriduzione delle imposte, almeno per una parte del paese, è stata la chiave dello sviluppo in assenza di riforme. Anzi, dell’ unica riforma che, fuor di retorica, conta: l’ abbassamento delle tasse.

Nel giro di pochi anni – fra il 1985 e il 2003 – le imprese del Centro-Nord… si trovano sulle spalle una pressione fiscale che non riescono più a reggere. E non riescono più a reggerla per due motivi distinti: primo, perché l’Italia… rinuncia alle svalutazioni competitive; secondo, perché l’economia del Centro-Nord è in gran parte regolare, o «emersa», e non può quindi ricorrere all’evasione fiscale per parare il colpo dell’aumento delle tasse.


È curioso come quasi nessuno, negli anni della seconda Repubblica, abbia notato che il rallentamento della crescita dell’Italia, in virtù del quale il Paese nel suo insieme ha cominciato a correre meno degli altri Paesi europei, è coinciso con il sorpasso del Sud nei confronti del Nord: nel passaggio fra prima e seconda Repubblica le regioni del Sud hanno cominciato a crescere più rapidamente di quelle del Nord.

… se guardiamo al reddito per abitante, al tasso di disoccupazione, ai livelli di apprendimento degli studenti, all’occupazione femminile, effettivamente il Nord (a differenza del Sud) se la cava più che bene nel confronto con i maggiori Paesi europei. Ma c’è un punto fondamentale su cui, contrariamente a quanto si crede, il Nord non è affatto in vantaggio sul Sud. Questo
punto è la crescita: dal 1995 a oggi, il prodotto interno lordo (Pil) del Nord non è cresciuto più di quello del Sud, e in termini pro capite è cresciuto decisamente di meno …

Se il Sud cresce più del Nord nonostante tutti gli handicap che lo affliggono, vuol dire che – accanto a questi handicap – ci devono essere anche alcuni vantaggi. E questi vantaggi devono essere così importanti da compensare i moltissimi handicap di cui il Sud soffre; più esattamente, devono avere un impatto (positivo) ancora maggiore di quello (negativo) dei fattori frenanti di cui il Sud è costellato.

Ma quale può essere questa forza misteriosa che spinge il Sud ma non il Nord? La forza misteriosa che stiamo cercando di identificare non è altro che la pressione fiscale sui
produttori.  Questo, a mio parere, è
il solo terreno su cui il Sud gode di un vantaggio
enorme rispetto al resto del Paese, e in particolare nei confronti del Nord. Non tanto a causa di agevolazioni e sgravi, quanto semplicemente per la diversa propensione a pagare le tasse… la graduatoria è sempre la stessa a prescindere dall’ indicatore prescelto: l’intensità dell’evasione fiscale è massima nel Mezzogiorno (intorno al 55% secondo le mie stime), intermedia nel Centro (27%), minima nel Nord (19%).

È come se, di fronte all’incapacità di tutti i governi, di destra e di sinistra, di ridurre in modo apprezzabile le aliquote fiscali che gravano su lavoratori e imprese, una parte del Paese se le fosse autoridotte senza aspettare alcuna riforma. Curioso e sconcertante: la secessione fiscale, che Bossi minaccia da vent’anni di praticare in Padania, è già in atto da molti decenni nelle regioni del Sud.


 Per anni ci siamo raccontati che la crescita è frenata da fattori come la mancanza di infrastrutture, il costo del denaro, la lentezza della giustizia civile, la criminalità organizzata, l’inefficienza della pubblica amministrazione, la bassa qualità delle istituzioni scolastiche. Per anni abbiamo ripetuto che tutti questi handicap sono tipicamente concentrati nel Mezzogiorno. Ma ora scopriamo che, nonostante tutti questi fattori che indubbiamente ostacolano la crescita, il Sud cresce più del Nord. Com’è possibile? Se è vero che il Nord è più attrezzato del Sud per crescere, come mai da 15 anni cresce di meno?


L’aumento delle aliquote nominali ha riguardato tutta l’Italia, ma – grazie al peso dell’economia sommersa – il Sud è riuscito a limitare l’impatto della maggiore pressione fiscale, mentre il Nord, proprio perché la sua economia è in gran parte emersa, non è riuscito ad autoridursi le tasse mediante l’evasione fiscale. L’evidenza econometrica che supporta questa interpretazione è piuttosto robusta… i territori in cui l’evasione è più intensa crescono di più, i territori in cui l’evasione è minore crescono di meno.

La correlazione fra tasso di evasione e crescita è…statisticamente significativa in Italia. Si potrebbe pensare, naturalmente, che si tratti di correlazioni spurie, ma esse resistono all’introduzione di ogni plausibile variabile di controllo, compreso il livello iniziale del reddito
pro capite (che dovrebbe «spingere» i territori meno sviluppati) e vari indicatori di inefficienza della pubblica amministrazione.

Il fatto è che nessun Paese sviluppato ha una pressione fiscale sui produttori alta come la nostra…

Oggi in Italia ci sono aziende in crisi che starebbero tranquillamente sul mercato se il nostro Ttr (Total Tax Rate) fosse quello dei Paesi scandinavi, e simmetricamente ci sono floride aziende scandinave che uscirebbero dal mercato se le aliquote fossero quelle dell’Italia.

Il Ttr dell’Italia è pari al 68.6%, quello della Svezia è più basso di 14 punti, quello della Finlandia di 24, quello della Norvegia di 27, quello della Danimarca addirittura di 40 (29.2%).

La politica ha tutto l’interesse a occultare il ruolo frenante delle tasse, perché non ha il coraggio di ridurle. Le cosiddette forze sociali, d’altro canto, hanno tutto l’interesse a concentrare l’attenzione sugli altri fattori che limitano la crescita, perché ogni singolo fattore di handicap reclama più risorse pubbliche per i soggetti che lo controllano o se ne fanno paladini. Il risultato è che la spesa non diminuisce, la pressione fiscale resta quella che è, il Paese – sia pure molto lentamente, per fortuna – sprofonda nel sottosviluppo…

Hai ascoltato con discernimento? Bene, allora adesso decidi tu cosa fare con il tuo scontrino.

sabato 19 novembre 2011

Identikit dell’ evasore

Ha redditi medio bassi, vive a sud ed è un lavoratore dipendente.

Fa un certo effetto leggere sul Corriere della Sera della Guardia di Finanza che ha pizzicato migliaia di statali che hanno truffato l'Inps con il doppio lavoro. Tremilatrecento casi di evasione fiscale perchè si arrotondava lo stipendio con un secondo lavoro in nero. La notizia è stata inquadrata subito come i soliti travet che mangiano a sbafo alle spalle dello Stato. E sarà anche così

E invece la Finanza così ha sollevato il velo inconfessabile su gran parte dell'evasione fiscale italiana. Perchè anche nel settore privato tanti arrotondano il magro stipendio con qualche lavoretto in nero. C'è per altro qualcuno che immagina di vedere nelle dichiarazioni dei redditi di migliaia di professori l'incasso delle ore di ripetizione pomeridiane a 25 euro l'ora? C'è qualche studente universitario che le fa e poi si autodenuncia al fisco? E ancora: quante aziende pagano superminimi attraverso note spese non reali (ad esempio rimborsi km)? Quanti straordinari o premi produzione sono pagati in nero?.

Se Mario Monti, Vittorio Grilli e Vieri Ceriani vorranno davvero affrontare seriamente il capitolo della lotta all'evasione, è meglio che guardino con attenzione quelle cifre. Come i numeri delle ricerche che confrontano incassi Iva e dichiarazioni Irpef, ponendo Calabria e Campania in vetta alle Regioni con più evasori fiscali (lì i cittadini acquistano ben più di quello che ricevono in busta paga, e qualcosa evidentemente non funziona). Questo significa che gran parte dell'evasione fiscale non sia quella dei ricchi (che ci sono ed evadono), ma quella del ceto medio e perfino quella dei poveri. Per campare hanno bisogno di uno stipendio extra da non dichiarare… leggi tutto.

venerdì 30 settembre 2011

L’ evasore è un ladro?

Alcuni sono propensi a considerare l’ evasore come un ladro, altri come un soggetto che difende la sua roba.

Non c’ è che dire, la prima immagine affascina molti.

sovrapposizione1

In realtà, a guardarla bene da vicino, è ottenuta sovrapponendo elementi alquanto distorti.

sovrapposizione2

Diciamo allora che a volte (spesso?) la seconda ipotesi puo’ anche essere presa in considerazione, ha una sua logica interna. Ma la prima non potrà mai stare in piedi sulle sue gambe.

Il perché lo spiega bene Gerry Gaus:

If the state is in the business of determining the shape of property, it may seem that everything it does – including taxing as it sees fit – is part of this job of specifying property rights. If so, it might appear that nobody could be in a position to argue that the state is taking away his property since until the state specifies it, there really is no effective right to property. There is, in this way of thinking, no Archimedean point outside of the state’s determinations of your property rights (or any other rights?) from which to criticize the state’s legislation, in particular its revenue legislation, as taking away what is yours, for its decisions determine what is yours.

This conclusion does not follow from recognizing that effective property rights are conventional and depend on the state. All laws are to be justified. This justification occurs against a background of one’s already justified rights, what I have called the order of justification. Now property rights, if not the most basic rights in the liberal order of justification, are certainly prior to many state laws and policies such as, say, funding museums. Hobbes, Locke, Rousseau, and Kant all recognized that distinguishing “mine” and “thine” is one of the first requisites of an effective social order. In seeking to fund museums, representatives of the state cannot simply say that citizens have no entitlement to their incomes because they, the representatives, determine property rights, and so they may tax for these purposes without justification. “Without us, there would be no property, so you have no property claims against us!” Once property rights have been justified, they form the background for further justifications; they can be justifiably overridden in order to tax, but this must be justified.

Pensate infatti al negozietto di Pincopalla, ogni anno produce 100 e il Sig. Stato chiede 26 per garantire la sicurezza nel quartiere. Ma anche il Sig. Corleone chiede 26 per offrire un servizio analogo. Il povero Pincopallo deve però vedersela anche con Turiddu e Scarface che, non essendo degli esosi, si uniformano alla tariffa di mercato: 26 a cranio.

I quattro formulano la loro proposta (facendo notare con alcune smorfie della faccia come sia da considerare “irrifiutabile”). “Irrifiutabile”? Ma allora si tratta di “tributi”, non di “prezzi”.

Richiesto o non richiesto, il servizio è comunque reso diligentemente. Gli uomini delle quattro bande pattugliano il territorio e la pace regna sovrana. Ricordo anche una notte in cui dei malintenzionati giravano da quelle parti. Il mattino dopo erano appesi ai lampioni. Caspita, che efficienza!

Ora però accade che Pincopalla, nonstante “goda” di queste amorevoli cure, evada tutti e quattro i tributi.

Domanda: è un ladro?

Molti sosterrebbero di sì: non pagare una “tassa” a cui corrisponde un servizio significa sottrarre una ricchezza ai legittimi proprietari.

In questo caso l’ assurdità dell’ argomento è evidente: non puo’ esistere una proprietà di 104 (26+26+26+26) quando la ricchezza appropriabile è solo di 100!

Ecco perché gli amanti della logica preferiscono seguire in questi casi la via del filosofo Jerry Gaus: Pincopalla è proprietario di 100 (quindi, quand’ anche si renda evasore, non potrà mai essere considerato un ladro), possono tuttavia essere o meno giustificate talune richieste dei vari Corleone, Turiddu, Stato o Scarface.

lunedì 19 settembre 2011

Evasione: 7 non-problemi e 1 problema

Le “tasse sono belle”. Anzi, sono buone. Ancora ieri sera la TV di stato (finanziata dalle tasse) era alle prese con il panegirico delle medesime. Ricordare che le tasse mordono sembra passato di moda (è da populisti). Eppure esistono anche le cose buone che mordono!:

sculptor Scott Hove,

Ho trovato particolarmente sviante la parte dedicata alla “piaga” dell’ evasione, cosicché, di seguito, cerco di dire la mia sul tema.

1. Il problema dell’ evasione non è un problema di efficienza sostanziale: l’ evasore probabilmente spende le risorse “evase” in modo più produttivo che lo Stato. Ci vuole poco.

2. Non è nemmeno un problema di giustizia. Chi non evade perché non puo’ (dipendenti) è mediamente più propenso all’ evasione appena vi accede (ricordate lo studio della CGIA?).

3. Non è nemmeno un problema morale: è immorale evadere la tassa giusta ma, francamente, chi oserebbe affermare che certi livelli di tassazione siano da considerare giusti?

4. Non è nemmeno un problema… “paghiamo tutti per pagare meno”. Non scherziamo, se lo stato incassa di più spenderà di più e chi prima non evadeva continuerà a sobbarcarsi il medesimo carico fiscale indipendentemente dall’ evasione recuperata. E’ sempre stato così in passato e sempre lo sarà. Anzi, storicamente, da noi, recupero di evasione e incremento delle aliquote sono andati di pari passo.

5. Non è nemmeno un problema di cassa; la propensione del politico a spendere non non è intaccata dai livelli di spesa pubblica: se ha in mano delle risorse le spenderà indipendentemente dal resto; e il recupero di evasione fa proprio questo: gli consegna delle risorse aggiuntive. In altri termini, la propensione a fallire resta invariata al variare delle risorse disponibili.

6. Qualcuno dice che l’ evasione alimenta una “concorrenza sleale”. Ma l’ evasore è solo un tale che paga meno tasse. Allora qualsiasi impresa estera che, a parità di servizi pubblici ricevuti (ci vuole poco), paga meno tasse che da noi (ci vuole ancora meno) esercita una concorrenza sleale?

7. Non è nemmeno un problema culturale nel suo complesso: la Lombardia è una delle regioni più virtuose al mondo dal punto di vista della compliance fiscale. Il “centro Italia” evade un po’ più della media OCSE; è il sud a costituire un caso mostruoso, al punto che l’ evasione tollerata dovrebbe essere intesa ormai come una forma perversa di welfare.

8. Il problema dell’ evasione è che “svaluta” la “legalità”. Che paese è il paese dove la legge si riduce a barzelletta? Come fa a stare in piedi?

lunedì 4 aprile 2011

Meditazione libertaria su "L' Amaca" del 3.4.2011

Elogio di un truffato. Il truffato è il mio vecchio, caro amico David Riondino, ottimo poeta satirico (suggerisco “Rombi e milonghe”, Feltrinelli), attore, conduttore radiofonico, dicitore di vaglia come i fiorentini migliori. È di quelli che hanno perso il loro gruzzolo affidandolo al Gatto e alla Volpe dei Parioli. Ha rilasciato un´intervista (a Capponi del Corriere) che mi ha fatto inumidire gli occhi per quanto era serena, intelligente e pulita. Dice, in sostanza: sì, mi hanno turlupinato. Sono stato grullo. Ma siccome non ho mai creduto di valere per quello che ho, me ne sono fatto una ragione. Rido di me stesso e guardo avanti. Ho denunciato i miei truffatori, ma li ringrazio perché per una decina d´anni mi hanno fatto credere di essere un benestante. In un Paese che invidia i furbi, e deride gli ingenui, faccio un applauso solitario a David. No, non è un merito perdere quattrini, specie se se ne hanno pochi. Ma è un merito inestimabile sorridere alla sfortuna, allargare le braccia e dire: scusate tanto, ma tra le mie poche virtù la furbizia manca. Poi mi ricordo mio padre: «Guarda che gli onesti, alla lunga, vincono sempre». Purtroppo non è vero. Ma è vero che, anche quando perdono, perdono meglio.

Anch' io, leggendola al bar, mi ero compiaciuto della bella intervista, specie se raffrontata con quella della moglie.

Ma la cosa meraviglia fino ad un certo punto, riesco ancora a distinguere tra una Guzzanti e un Riondino.

Non sorprende neanche il buon Serra che di riffa o di raffa riesce sempre a tirar dentro un vieto stereotipo assunto per lui a categoria ontologica di riferimento: l' "Italia dei furbi". Un concetto sviante almeno quanto il tristemente noto familismo amorale.

Chissà con che piacere il Savonarola di Repubblica avrà letto la prima del Corriere di domenica. Peccato che la versione on line non renda lo spettacolo dell' impaginazione originale: "Fisco: evasione al 38%!... il contribuente italiano, in media, evade 17 euro e 87 centesimi per ogni 100 euro di imposte versate al Fisco...". 38, 17... e vai con i numeri...

Questo modo di scrivere (e titolare) con i piedi, è tollerato perchè molti lettori, essendo coniati con lo stampo del moralista, sorvolano (allegramente). E sorvolano anche quando si parla con faciloneria di "furbi" senza minimamente sospettare che un fenomeno (in contrazione) come quello dell' evasione fiscale, sia da noi storico e non certo dovuto a furbizia ma piuttosto alla tortuosità e alla discrezionalità del sistema, oltre che all' elevata pressione fiscale in abbinata con una spesa quantomeno discutibile. Ma per saperlo bisognerebbe dare la parola a chi studia in modo scientifico (e barboso) queste questioni anzichè ai furbacchioni con secondi fini dell' Agenzia delle Entrate, ovvero a una delle parti in campo.

Da notare poi il fine ragionamento dell' Agenzia: "... le regioni del Nord sono le più virtuose ma poichè sono anche le più ricche è lì che dobbiamo affondare gli artigli...".

Non pensa Serra che anche un soggetto che viene trattato a questa stregua meriti "L' elogio del truffato"? Ma a qualcuno basterebbe meno, basterebbe il diritto a far cessare la truffa ora che è palese.

venerdì 4 febbraio 2011

Evasione in contrazione

il problema dell’evasione fiscale in Italia – una piaga sin dall’inizio del claudicanmte edificio statuale unitario , e preesistente nei precedenti ordinamenti territoriali – è IN CONTRAZIONE e non in espansione... E se il tasso di abbattimento dell’evasione resta ancora lento , ciò si deve alla complessità, tortuosità e discrexioalità della legislazione vessatoria posta in essere dallo Stato: la Banca d’Italia correttanmente lo ammette

giovedì 8 luglio 2010

La dinamica dei bilanci pubblici

Un' assurdità comunemente sostenuta è che l' evasione obbliga il contribuente onesto a pagare di più. Ma non è così. Gli oneri fiscali che vengono evasi o elusi non vengono assunti da altre persone. Se il mio vicino lavora in nero, le mie aliquote fiscali non aumentano.

Charles Adams

Da un punto di vista statico Adams è inappuntabile, ma da un punto di vista dinamico?

Anche.

Questo per la buona ragione che qualsiasi aumento di entrate viene inevitabilmente speso dalla politica, persino prima che si sia realizzato. Volete qualche esempio?

Se siamo arrivati a far spendere dal burocrate il 50% delle ricchezze prodotte quando un tempo non si azzardava oltre la soglia del 10%, un motivo ci sarà. Magari la retorica della "lotta all' evasione" un ruolo nello sfacelo ce l' ha.

lunedì 21 giugno 2010

Perchè combattere l' evasione

Perchè combattere l' evasione fiscale?

E' una crociata che non mi entusiasma, cio' non toglie che nel dismetterla non sia il caso di prestare attenzione a non gettare il bimbo con l' acqua sproca.

Per rispondere alla domanda...

Innanzitutto non sembra proprio un affare relativo al benessere economico: combattere l' evasione aumenta la pressione fiscale e RIDUCE il benessere sociale.

E' lecito avere dei dubbi su quanto appena detto finchè le aliquote complessive si aggirano intorno al 10% del reddito. Oltre sarebbe da stolti.

Escludo poi anche la questione etica: se la tassazione puo' essere configurata come un' estorsione, sfuggirvi è consentito, se non doveroso.

Capisco che chi resta "impigliato" nella rete fiscali possa guardare con invidia e risentimento a chi sfugge, ma l' invidia appartiene agli animi meno nobili e non merita la considerazione di chi invece ha a cuore solo la Giustizia.

L' evasione è però anche una violazione di legge; se troppo diffusa contribuisce a svalutare la legge in genere, comprese le buone leggi. Questo è un argomento da non sottovalutare.

Anzi, direi che è l' unico.

Ho estratto dunque il bambino, è un minuscolo settimino ma è pur sempre un bambino di cui, specie chi abita in un paese dove prevalgono le buone leggi sulle cattive, deve tener conto.

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