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mercoledì 8 febbraio 2017

La scimmia nuda

Un famoso autore definiva così l’uomo enfatizzando in questo modo la sua parentela stretta con gli altri animali.
Ma cosa ci dice oggi la scienza sull'unicità dell'uomo?
Risponde Joseph Henrich "The Secret of Our Success: How Culture Is Driving Human Evolution, Domesticating Our Species, and Making Us Smarter".
Guardate bene vostro fratello e confrontatelo con gli altri animali. Innanzitutto notiamo che fisicamente è molto debole, estremamente vulnerabile...
... our ancestors spread across the globe, from the arid deserts of Australia to the cold steppe of Siberia, and came to inhabit most of the world’s major land-based ecosystems—more environments than any other terrestrial mammal. Yet, puzzlingly, our kind are physically weak, slow, and not particularly good at climbing trees....
Sempre a livello meramente fisico, siamo pieni di difetti...
... Compared to other mammals of our size and diet, our colons are too short, stomachs too small, and teeth too petite. Our infants are born fat and dangerously premature,...
Ma la sorpresa maggiore si ha quando rivolgiamo l’attenzione alla nostra intelligenza: sì, non è disprezzabile, ma non è poi granché...
... Perhaps most surprising of all is that despite our oversized brains, our kind are not that bright, at least not innately smart enough to explain the immense success of our species...
Al gioco del "sopravvissuto sull'isola deserta", tanto per dire, perdiamo con la scimmia cappuccina, il nostro genio tanto rinomato non sembra trarci d’impaccio...
... Suppose we took you and forty-nine of your coworkers and pitted you in a game of Survivor against a troop of fifty capuchin monkeys from Costa Rica. We would parachute both primate teams into the remote tropical forests of central Africa. After two years, we would return and count the survivors on each team. The team with the most survivors wins... Let’s face it, chances are your human team would lose, and probably lose badly, to a bunch of monkeys, despite your team’s swollen crania and ample hubris....
Ma a che ci serve allora una testa tanto grossa? Non sembra affatto che serva a contenere una quantità spropositata di intelligenza visto che nel “problem solving” la spuntiamo di misura con l’orango.
No. Abbiamo un cervello enorme perché deve contenere un'intera cultura. È la cultura il nostro punto di forza...
... the reason why your team would lose to the monkeys is that your species—unlike all others—has evolved an addiction to culture. By “culture” I mean the large body of practices, techniques, heuristics, tools, motivations, values, and beliefs that we all acquire while growing up, mostly by learning from other people...
La cultura, ovvero il sapere cumulativo, differenzia l'uomo dagli altri animali. Noi “cumuliamo”, gli altri cominciano sempre daccapo.
L'illuminista con la sua ragione è solo uno “scimmione dotato”, ma un uomo qualsiasi - magari il vecchietto sgranarosari - impregnato di una cultura millenaria è qualcosa di talmente straordinario che anche dal punto di vista scientifico si fa fatica a considerare ancora come un animale.
La selezione naturale privilegia chi riesce a connettersi più facilmente con la tradizione dei Padri.
La cultura incide sull'ambiente che, inevitabilmente, si riflette sull'evoluzione naturale. Insomma, cultura e geni coevolvono...
... This interaction between culture and genes, or what I’ll call culture-gene coevolution, drove our species down a novel evolutionary pathway...
La nostra abilità non si concretizza tanto nell'intelligenza quando nell'inclinazione ad imparare selezionando i nostri maestri (ovvero coloro da cui imparare)...
... our capacities for learning from others are themselves finely honed products of natural selection. We are adaptive learners who, even as infants, carefully select when, what, and from whom to learn. Young learners all the way up to adults (even MBA students) automatically and unconsciously attend to and preferentially learn from others based on cues of prestige, success, skill, sex, and ethnicity. From other people we readily acquire tastes, motivations, beliefs, strategies, and our standards for reward and punishment...
Infanzia e vecchiaia sono per l'uomo due stagioni della vita cruciali poiché è in quelle fasi che si impara e si insegna...
... creating the extended childhoods and long postmenopausal lives that give us the time to acquire all this know-how and the chance to pass it on...
In linea con il precetto visto sopra della coevoluzione, persino il nostro fisico è segnato dalla nostra cultura... 
... Along the way, we’ll see that culture has left its marks all over our bodies, shaping the genetic evolution of our feet, legs, calves, hips, stomachs, ribs, fingers, ligaments, jaws, throats, teeth, eyes, tongues, and much more...
Figuriamoci la nostra psicologia...
... Psychologically, we have come to rely so heavily on the elaborate and complicated products of cultural evolution for our survival that we now often put greater faith in what we learn from our communities than in our own personal experiences or innate intuitions....
Il costrutto del prestigio sociale designa – attraverso un’aura particolare - chi è preposto da "insegnare", chi deve essere imitato.
L'uomo è essenzialmente un "uomo obbediente".
O per meglio dire, un "uomo conformista". Il conformismo è alla base di ciò che siamo, il ruolo dell'immaginazione segue...
... cultural evolution initiated a process of self-domestication, driving genetic evolution to make us prosocial, docile, rule followers...
Questa considerazione ci fa comprendere come la pratica del "rito" sia inscindibile dalla nostra natura.
E qui si svelano alcuni misteri che ci si ripropongono ogni giorno al punto che abbiamo smesso di interrogarci: perché certe persone rispettano il semaforo rosso anche nel deserto? Perché tanta enfasi su taluni irrilevanti errori ortografici? Perché insegnare e imparare a  scuola tante cose che non ci serviranno mai nella vita? Nell’era dell’ “efficientismo” questi sono misteri.
Possiamo ora ipotizzare che chi compie strafalcioni ortografici, magari non infligge un danno sostanziale a chicchessia, magari non pregiudica la sua “efficienza” comunicativa, ma dimostra comunque di non onorare quelle convenzioni che costituiscono la cultura che ci unisce, e forse è anche incline a tradirla, evidentemente non ha capito fino in fondo quanto sia preziosa per noi tutti! Il nostro istinto è quindi quello di punirlo mettendolo in ridicolo (e impressionante come i bambini puniscano chi viola una regola che hanno imparato senza saper nulla sull’efficienza o sull’equità di quella regola).
Anche della scuola capiremo sempre poco se non riconosciamo tra le sue funzioni anche (e soprattutto) quella di essere la garante del conformismo dei ragazzi che escono dai suoi banchi. 
... How did rituals become so psychologically potent, capable of solidifying social bonds and fostering harmony in communities?... why does careful reflection cause greater selfishness? Why do people who wait for the “walk signal” at traffic lights also tend to be good cooperators?...
C'è un'altra domanda a cui ora possiamo rispondere: perché siamo al contempo tanto cooperativi da vivere in vaste comunità pacifiche e tanto cattivi da scatenare guerre terrificanti?
... How did our species become the most social of primates, capable of living in populations of millions, and at the same time, become the most nepotistic and warlike?...
Il nostro punto di forza non è la mente individuale ma quel "cervello collettivo" che ci coordina. È questa la tecnologia più sofisticata a nostra disposizione.
Da dove emerge la scienza, per esempio...
...it emerge not from singular geniuses but from the flow and recombination of ideas, practices, lucky errors, and chance insights among interconnected minds and across generations...
l'innovazione?...
... innovation in our species depends more on our sociality than on our intellect, and the challenge has always been how to prevent communities from fragmenting and social networks from dissolving...
Senza innovazione non c'è cultura. La cultura è sapere cumulato ma c'è poco da cumulare in assenza di incremento e innovazione.
Nei bambini vediamo concentrato al massimo questo mix esplosivo: immaginazione al culmine (il bambino è sempre con la testa persa nel suo mondo immaginario) e conformismo spinto (tra i bambini il "diverso" se la passa particolarmente male).
La cultura forgia anche il nostro linguaggio...
... Like our fancy technologies and complex sets of social norms, much of the power and elegance of our languages come from cultural evolution... Why are languages from people in warmer climates more sonorous? Why do languages with larger communities of speakers have more words, more sounds (phonemes), and more grammatical tools?...
È la cultura che ci rende intelligenti e non viceversa. E’ la cultura che c’ingrossa il cervello e non viceversa. Il problema dell'uovo e della gallina sembra risolta...
... However, as you’ll see, we don’t have these tools, concepts, skills, and heuristics because our species is smart; we are smart because we have culturally evolved a vast repertoire of tools, concepts, skills, and heuristics. Culture makes us smart... cultural evolution has influenced the development of our brains, hormonal responses, and immune reactions, as well as calibrating our attention, perceptions, motivations, and reasoning processes to better fit the diverse culturally constructed worlds in which we grow up...
La cultura è un'arma talmente potente da trasmutare il dolore in piacere e il disgustoso in prelibato.
***
L'uomo è un animale trasformativo: ha rimodellato un terzo del pianeta in cui vive. Non c'è paragone con gli altri animali. Siamo una specie "ecologicamente dominante"... 
... Not only did ancient hunter-gatherers expand into most of the earth’s terrestrial ecosystems, we probably also contributed to the extinction of much of its megafauna—that is, to the extinction of large vertebrates like mammoths, mastodons, giant deer, woolly rhinos, immense ground sloths, and giant armadillos, as well as some species of elephants, hippos, and lions...
Possiamo schioccare le dita e decidere che domani non esisteranno più leoni sulla terra. Possiamo anche decidere che non esisterà più la vita sul pianeta! Siamo i padroni del globo: non dobbiamo montarci la testa ma neanche negarlo.
Molti animali fisicamente più potenti di noi si sono estinti in un amen. Ciò non significa, attenzione, che la sopravvivenza ci contrassegni, le formiche sopravvivono come e anche meglio di noi... 
... Other species have also spread widely and achieved immense ecological success; however, this success has generally occurred by speciation, as natural selection has adapted and specialized organisms to survive in different environments. Ants, for example...
Ma noi abbiamo smesso da tempo di adattarci all'ambiente. Al contrario, adattiamo l'ambiente a noi. Per questo viaggiamo in lungo e il largo insediandoci ovunque. Per contro, tra gli animali, anche la specie più resistente, se la sposti di un centinaio di chilometri rischia l’estinzione...
... more than 14,000 different species with vast and complicated sets of genetic adaptations.5 Meanwhile, humans remain a single species...
Questo è talmente vero che le variazioni genetiche tra gli uomini sono minime, non esistono sottospecie. Cosa che non è già più vera per le scimmie...
... We have, for example, much less genetic variation than chimpanzees and show no signs of splitting into subspecies. By contrast, chimpanzees remain confined to a narrow band of tropical African forest and have already diverged into three distinct subspecies...
Alcuni studiosi hanno identificato la nostra unicità nella capacità di utilizzare degli strumenti... 
... Most would agree that it traces, at least in part, to our ability to manufacture locally appropriate tools...
Ma non siamo gli unici ad utilizzare strumenti.
Altri hanno puntato sulla capacità di cooperare...
... Many researchers also point to our cooperative abilities and diverse forms of social organization...
Ma api e formiche cooperano molto più di noi.
Altri hanno puntato sulla nostra intelligenza...
... Why can’t other animals achieve this? The most common answer is that we are simply more intelligent. We have big brains with ample cognitive processing power and other souped-up mental abilities...
Steve Pinker ha sottolineato la flessibilità della nostra intelligenza...
... humans evolved “improvisational intelligence,” which allows us to formulate causal models of how the world works...
Altri hanno sottolineato la nostra intelligenza specifica...
... An alternative, though perhaps complementary, view is that our big brains are full of genetically endowed cognitive abilities that have emerged via natural selection to solve the most important and recurrent problems faced by our hunter-gatherer ancestors... these cognitive mechanisms take in problem-specific information and deliver solutions...
C'è chi ha esteso il concetto di intelligenza (intelligenza emotiva, intelligenza sociale...) nello sforzo disperato di individuare qualcosa di specifico nella scimmia-uomo...
... A third common approach to explaining our species’ ecological dominance focuses on our prosociality, our abilities to cooperate intensively across many different domains and extensively in large groups...
Ma tutte queste ipotesi, in un modo o nell’altro, sembrano lacunose...
... However, as I’ll show, none of these approaches can explain our ecological dominance or our species’ uniqueness without first recognizing the intense reliance we have on a large body of locally adaptive, culturally transmitted information that no single individual, or even group, is smart enough to figure out in a lifetime....
Per capirlo meglio, torniamo alla condizione dell’ esploratore esploratore disperso...
... In chapter 3, lost European explorers will teach us about the nature of our vaulted intelligence, cooperative motivations, and specialized mental abilities...
Una condizione miserabile, perché un uomo da solo – per quanto intelligente - senza una cultura a sostegno è un essere “miserabile”, almeno in natura.
È ora utile fare mente locale su “quanto” siamo più intelligenti degli altri animali.
Ebbene, sì, lo siamo, ma non poi così tanto...
... I want to warm up by shaking your confidence on just how smart our species really is relative to other primates...
Non è tanto l'intelligenza ad essere rilevante quanto ciò che le nostre intelligenze mettono in comune generazione dopo generazione. Questo patrimonio di conoscenze possiamo battezzarlo "cultura"...
... our cultural learning abilities give rise to “dumb” processes that can, operating over generations, produce practices that are smarter than any individual or even group. Much of our seeming intelligence actually comes not from raw brainpower or a plethora of instincts, but rather from the accumulated repertoire of mental tools...
Apprendere una cultura è ben diverso rispetto ad imparare una formula. Richiede innanzitutto l'abilità di comprendere da chi imparare...
... Cultural learning refers to a more sophisticated subclass of social learning abilities in which individuals seek to acquire information from others, often by making inferences about their preferences, goals, beliefs, or strategies and/or by copying their actions or motor patterns...
Vediamo più nel dettaglio cosa distingue l'uomo dalla scimmia in termini di abilità cognitive... 
... Showdown: Apes versus Humans Let’s begin by comparing the mental abilities of humans with two other closely related large-brained apes: chimpanzees and orangutans...
Il paragone più illuminante è quello tra bambino e scimmia...
... it might be misleading to compare apes to fully culturally equipped adults, who, for example, know fractions... researchers often compare toddlers to nonhuman apes (hereafter just “apes”)...
L'esito degli studi più significativi...
... In a landmark study, Esther Herrmann, Mike Tomasello, and their colleagues at the Institute for Evolutionary Anthropology in Leipzig, Germany, put 106 chimpanzees, 105 German children, and 32 orangutans through a battery of 38 cognitive tests...
Possiamo ben dire che le prestazioni non differiscono granché...
... On all the subtests of mental abilities, except social learning, there’s essentially no difference between chimpanzees and two-and-a-half-year-old humans, despite the fact that the two-and-a-half-year-olds have much larger brains...
Ma c'è qualcosa in cui i bambini vincono a mani basse: nel copiare...
... By contrast, for the social learning subtest, the averages shown in figure 2.2 actually conceal the fact that most of the two-and-a-half-year-olds scored 100% on the test, whereas most of the apes scored 0%...
Tra le scimmie, infatti, non esiste il "vecchio saggio" da cui lo scimmiotto copia...
... Interestingly, however, older apes do not generally do better on these tests than younger apes—quite unlike humans. By age three, the cognitive performances of chimpanzees and orangutans—at least in these tasks—are about as good as they get...
Confrontiamo ora scimpanzé e universitari concentrandoci sulla memoria. Ma ci sono diversi tipi di memoria...
... Let’s consider first the available data comparing humans and chimpanzees in (1) working memory and information processing speed, and then in (2) games of strategic conflict...
Ebbene, la persona intelligente fa un grande uso della "working memory", o memoria RAM., oltreché della velocità con cui processa le informazioni..
... If you take an intelligence test, you may hear a list of numbers and then be asked to recall those numbers in reverse order. This measures your working memory. Working memory, along with information processing speed, are often considered two of the foundations of intelligence...
Ci si aspetterebbe che gli universitari facciano bene in questi test.
Ebbene, sì, i loro risultati sono buoni, ma non staccano affatto le scimmie, specie quelle più dotate...
... we might expect adult humans to significantly outperform any chimpanzees in head-to-head competition... Two Japanese researchers, Sana Inoue and Tetsuro Matsuzawa, set up just such a chimp-versus-human showdown... These chimps faced off against university students.16 For working memory, our species did well... However, when the numeral flashes got quicker and the task got tougher, Ayumu beat all the humans. Interestingly, as the flash of numbers sped up, Ayumu’s performance remained consistent whereas the humans’ performance, as well as that of the other chimps, rapidly degraded... Every chimpanzee was faster than every human, and their speed did not vary with their performance. By contrast, faster human responses tended to be less accurate... The young chimps, who actually outperformed their mothers, would probably defeat any group of young kids... the point stands that the humans did not obviously dominate their fellow apes on either working memory or information processing speed, despite our much larger brains...
Un'ipotesi alternativa afferma che la nostra intelligenza è "machiavellica", ovvero specializzata nell'interagire con altre intelligenze. Potremmo parlare di "intelligenza strategica"...
... This view emphasizes that our brains and intelligence are specialized for dealing with other people and argues that our brain size and intelligence arose from an “arms race” in which individuals competed in an ever-escalating battle of wits to strategically manipulate, trick, exploit, and deceive each other...
Se fosse così dovremmo essere particolarmente abili nei giochi strategici. È così?
I test sono abbastanza semplici poiché esistono una marea di giochi strategici.
Scimpanzé e uomini hanno giocato, per esempio, al "gioco dell'incontro" (un gioco strategico tra i più noti). Come è andata?...
... A research team from Caltech and Kyoto University tested six chimpanzees and two groups of human adults: Japanese undergraduates and Africans from Bossou, in the Republic of Guinea. When chimpanzees played this asymmetric variant of Matching Pennies (figure 2.4), they zoomed right in on the predicted result, the Nash equilibrium. Humans, however, systematically and consistently missed the rational predictions, with Mismatchers performing particularly poorly...
È andata malino, l'uomo non domina. La differenza più percepibile non è tanto nell'esito quanto nei tempi di riflessione prima di operare la scelta: la scimmia è più rapida, quasi che l’uomo voglia frenare un istinto...
... A final insight into the humans’ poor performance comes from an analysis of participants’ response times, which measures the time from the start of a round until the player selects his move... It’s as if the humans were struggling to inhibit or suppress an automatic reaction. This pattern may reflect a broader bug in human cognition...
Ma soprattutto: gli uomini, di fronte a scelte complesse, tendono a copiare. Chi viene dopo imita...
... the slower player sometimes unconsciously imitates the choice of his or her opponent.21 The reason is that we humans are rather inclined to copy—spontaneously, automatically, and often unconsciously. Chimpanzees don’t appear to suffer from this cognitive “bug,” at least not nearly to the same degree...
Gran parte della letteratura sulle dissonanze cognitive è riconducibile a questo istinto di copiare...
... I could have also tapped the vast literature in psychology and economics, which tests the judgment and decision-making of undergraduates against benchmarks from statistics, probability, logic, and rationality. In many contexts, but not all, we humans make systemic logical errors...
I ratti non credono nel fenomeno della “mano calda” (l’appassionato di basket sa di cosa parlo). Hanno ragione, ma questo, probabilmente, è anche il motivo per cui resteranno ratti fino alla loro estinzione…
… basketball betters see certain players get the “hot-hand,” even when they are actually seeing lucky streaks that are consistent with the player’s typical scoring percentage. Meanwhile, rats, pigeons and other species don’t suffer from such reasoning fallacies…
Conclusione: è grazie a questa pulsione conformista, a volte irrazionale, che noi onoriamo il nostro passato, i nostri avi, nonché la cosa più preziosa che abbiamo: quel sapere accumulato che chiamiamo cultura e che ci rende unici. E’ da lì che dobbiamo partire applicando la nostra fenomenale immaginazione. L’uomo non “crea”, “migliora” e “diversifica”.
***
Addomesticare significa puntare su quel conformismo che ci consente di valorizzare la cultura. In questa sezione vediamo più da vicino l’ ”addomesticamento dell’uomo”.
Partiamo da una domanda che coglierà qualcuno alla sprovvista.
Come giudicate chi dopo una bella giornata passata con la propria amante le "ammolla" cinquecento euro? E chi invece le regala  l’anello che lei ha sempre desiderato?
I due giudizi saranno molto diversi, anche se nella sostanza non esiste differenza tra i due comportamenti.
Nessuna differenza nella sostanza ma nessuno che sia disposto all’equiparazione.
Perché?
Probabilmente il nostro cervello non ragiona bene: si è formato migliaia di anni fa per risolvere i problemi che avevamo allora, i problemi di oggi sono così diversi che lui arranca, cosicché fa parecchi errori. Il fenomeno ha un nome: “maladaptation”. E’ il brodo in cui sguazza lo psicologo evoluzionista.
Oppure chi paga in contanti viola una convenzione sociale tanto arbitraria quanto significativa. Le due risposte non sono poi così diverse, la "convenzione" non ha nulla di sostanziale ma cio’ non vuol dire che sia irrilevante.
In realtà è talmente importante che noi siamo “nati” per creare, rispettare e punire chi viola le convenzioni sociali, anche le più gratuite.
Provate a mettere davanti a dei bambini di tre anni una persona autorevole che maneggi con maestria un aggeggio misterioso dalle funzioni arcane. Ripetete l’operazione per più volte, magari con i genitori dei bimbi che stupiscono ed applaudono la persona autorevole. Se poi consegnate quello stesso oggetto ai bambini cercheranno di ripetere i gesti che hanno visto. Infine, presentate sulla scena un individuo buffo che maneggi goffamente lo stesso arnese ma in modo alquanto differente; i bambini avranno un soprassalto e protesteranno in modo veemente contro l’uso anomalo. Disprezzo e dissociazione saranno i sentimenti più naturali tra loro.
Il “diverso” è da noi contestato, ostracizzato e in casi estremi soppresso.
I bambini sono tremendi: provano piacere ad imparare e condividere una regola (anche del tutto inutile), ma soprattutto provano piacere a punire chi la viola. Un neuroscienziato vi dirà che nel loro cervello accade la stessa cosa quando imparano e quando castigano.
Prendi il fenomeno del bullismo. E’ chiaro che il primo colpevole delle vessazioni è il bullo stesso. Qualcuno coglie anche delle responsabilità nella vittima debole e con la tendenza ad isolarsi. Di solito però si evita di incolpare il gruppo (quel gruppo in cui la vittima non si è integrata). Eppure, spesso, è il gruppo stesso a spingere il bullo verso la vittima deviante che fatica ad uniformarsi. Oppure ancora è il bullo che intende esibire le sue prodezze avendo il gruppo come spettatore.
Nelle storie i personaggi preferiti sono i castigatori del “mostro” (mostro = diverso). L’eroe che aiuta il mostro messo a malpartito non viene capito molto, lascia un po’ interdetti, anche se un comportamento del genere fa capolino in alcuni libri dell’infanzia contemporanei.
I bambini sono dei veri moralisti: imparano molto meglio se la cosa è spiegata loro in termini di “doveri”! Se dico che il sole “deve” tramontare capiscono al volo il fenomeno. Meglio che se mi limitassi a proporre una mera descrizione del tipo “il sole tramonta”.
Il nostro cervello è una macchinetta in cerca di qualcuno a cui ubbidire, in cerca di doveri da rispettare o da far rispettare. Possiede anche una singolare abilità nello scovare i modelli più appropriati per noi: non tutti i maestri sono uguali.
I bambini sono nati per essere addomesticati. Mike Tomasello ha studiato a fondo la faccenda: secondo lui la nostra mente ci spinge di default a selezionare e imitare un modello (qualunque cosa faccia), poi anche a castigare i devianti. I devianti ci disturbano più che se ci pestassero un piede. Abbiamo un pro-social bias che nei bambini è già sviluppatissimo. Il conformismo è la regola aurea.
Mentre la regola si impara, la punizione del diverso no: quella ci viene proprio naturale.
Il modello è decisivo. Occorre una cattedra con tanto di pedana che lo elevi e che lo renda tale. Occorre il rispetto degli altri adulti. Occorre che già condivida con me altre convenzioni come il linguaggio o i gusti. Già a 5/6 mesi noi prestiamo più attenzione a chi ha un accento affine a quello della mamma. Esistono meccanismi raffinati attraverso i quali selezioniamo i modelli.
Viviamo in un mondo di convenzioni, molte delle quali arbitrarie, e ci controlliamo a vicenda circa il loro rispetto. Le sanzioni vanno dal pettegolezzo sfrontato all’esecuzione sommaria.
Anche la reputazione è una specie di patente a punti. Presso i bimbi il meccanismo della reputazione è già pienamente operativo.
Con la vergogna sto dicendo: “temo le convenzioni e sono pronto a rispettarle”. Dan Fessler è andato ancora più a fondo: la vergogna è un ordinatore sociale, un modo per riconoscere il proprio posto e la dominanza altrui: il bambino ha vergogna della maestra, e lo svergognato è un deviante da punire. Nella punizione dovuta allo svergognato maestra e compagni collaborano.
Il rispetto delle convenzioni è una sorta di giuramento di fedeltà al gruppo e la competizione tra gruppi è decisiva per la razza umana.
Quanto più la convenzione è difficile da onorare, tanto più il giuramento è difficile da falsificare: se infibulo mia figlia o circoncido mio figlio puoi fidarti di me, sono uno dei tuoi, non farei mai una cosa del genere se non per un motivo realmente importante come giurare fedeltà al gruppo.
In questo senso ci si inventa di tutto: crani da deformare, colli da allungare, piedi da accorciare, digiuni da osservare, vacanze improbabili da sopportare… Ogni cultura ha i suoi giuramenti.
lupi divennero cani eliminando i riottosi. Con l’uomo vale la stessa cosa: solo chi ha un cervello idoneo ad uniformarsi puo’ sopravvivere. Solo chi conosce l’arte del giuramento ha qualche chance. Chi compie la gaffe di pagare in contanti la propria amante non si puo’ certo dire che conosca l’arte del giuramento: verrà lasciato dalla sua amante e disprezzato dagli altri.
I cervelli più affidabili sono quelli che non fanno calcoli e ubbidiscono per principio, un tedesco attende il verde anche nel deserto. In questo senso, è bene che la razionalità ceda alle convenzioni. Per questo chi paga in contanti non è come chi regala una pelliccia, anche se la ragione non vede sostanziali differenze.
Essere acritici ci protegge meglio dalle tentazioni, ci evita carichi cognitivi ma soprattutto ci fa apparire più affidabili. Mia mamma sta dalla mia parte, lo so per certo perché se vede che ho bisogno non si metterà mai a soppesare le  mie colpe eventuali prima di tendermi la mano.
Ci vuole un certo sforzo cognitivo per violare le norme, dal che discende il fatto che le persone più intelligenti siano anche le più infide: vanno bene per interagire con lo straniero a nome del gruppo, potranno ingannarlo traendo profitti per tutti.
Questo intreccio di convenzioni in cui viviamo ha un nome, si chiama “cultura”. Non è inamovibile, si puo’ e a volte si deve cambiare.
Geni e cultura “coevolvono”. Cio’ non significa che esiste una “cultura naturale”. Cio’ che esiste in natura è un cervello in grado di apprendere, imitare ed escludere gli eccentrici, un cervello che genera culture quando agisce interagendo con gli altri. La norma sociale specifica puo’ esse la qualunque.
Nella nostra cultura se paghi in contanti la tua amante la degradi a prostituta recandole un’offesa imperdonabile: i nostri cervelli hanno interiorizzato questa mera convenzione. In altre culture – per esempio a Samoa - porgere un pacchettino di banconote alla donna per cui spasimi è invece segno di vero amore: i loro cervelli hanno interiorizzato questa convenzione. Ci sono molte somiglianze tra i nostri e i loro cervelli: entrambi sanno interiorizzare delle norme sociali.
La norma sociale ci marchia: nel rispettarla diciamo tante cose e ci rendiamo prevedibili. L’essere prevedibili migliora la vita del gruppo coordinandolo. Se l’incertezza è un male per tutti, la prevedibilità è un bene per tutti.
Lo stereotipo rende la vita più vivibile e gli fa aumentare di valore. Siamo degli indefessi costruttori di stereotipi. Grazie agli stereotipi possiamo programmare la nostra esistenza.
Quando facevo il militare a Mondovì la movida era il Giovedì sera, c’era questa usanza arbitraria, si era creato questo stereotipo gratuito. La cosa era però molto utile: se volevi una serata tranquilla evitavi il Giovedì, se volevi una serata eccitante sapevi per certo che il Giovedì era il giorno migliore.
Se posso prevedere che guiderai la destra, a mia volta terrò la destra evitando terribili incidenti. La convenzione è arbitraria ma su roba del genere una comunità prospera. Se sei un tipo tanto originale e restio ai “giuramenti”, c’è il rischio che trasgredirai anche la convenzione sulle direzioni di marcia. Questo rende tutto più incerto e mi fa rinunciare alla macchina: è gente come te che manda in malora la nostra comunità!
Quanto più è necessario coordinarsi, tanto più il rispetto delle convenzioni sociali è importante. La guerra è l’atto che richiede il maggior coordinamento sociale (non a caso i  battaglioni devono marciare a ritmo perfetto: un-due, un-due).
Le persone che hanno vissuto la guerra sono le più irrazionalmente altruiste, le più disposte a sacrificare il loro bene per osservare convenzioni arbitrarie ma unificanti. E quanto più la guerra le ha toccate (per esempio con un lutto in famiglia), tanto più sono generose e disposte a “marciare seguendo il ritmo” senza nessun motivo apparente, solo come segno di disponibilità a sacrificarsi per il gruppo.
La pace fomenta la razionalità e l’egoismo. Ogni richiesta avanzata in tempo di pace suscita un “perché?”, un “chi me lo fa fare?”, un "a chi giova?". In tempo di pace la comunità è giusto uno sfondo o “io” sono il protagonista. Peter Turchin ha teorizzato come le dinamiche della pace siano necessariamente prodromiche alla guerra.
La pace porta il progresso e il progresso è un altra fonte di egoismo. Se prima il gruppo era la nostra assicurazione ora – con il progresso - possiamo stipulare una polizza che sostituisca le reti relazionali: meno necessità del gruppo, meno necessità dei giuramenti, meno necessità di altruismo.
A chi rimpiange i bei tempi non resta che sperare in guerre, carestie, siccità e saccheggi.
Nela battaglia contro il razzismo si dice continuamente che “non esistono razze ma solo etnie”. Lo si dice in buona fede per evitare i conflitti, senza capire che i veri conflitti si hanno tra etnie differenti e non tra razze differenti.
Lasciamo perdere la questione dell’esistenza delle razze, non stiamo parlando di questo. Molto più semplicemente, si definisce “differenza etnica” una differenza culturale e “differenza razziale” una differenza morfologica. Il vero scontro tra gruppi si ha solo nel primo caso.
Se un nero parla in milanese io mi sento rassicurato. Se un bianco parla un dialetto a me incomprensibile sto sul chi va là.
La natura ci predispone unicamente al conflitto etnico (tra culture), è a livello culturale che si realizza la competizione tra gruppi. Le razze sono irrilevanti se non come segnalatori esterni di possibili differenze culturali.
Ora sappiamo perché le guerre civili sono più crudeli, o perché i conflitti etnici scatenino un vero odio. Spesso non si puo’ nemmeno dire che il razzista odi le razze che reputa inferiori, a volte c’è nei loro confronti una specie di paternalismo, sebbene l’equivoco abbia avuto nella storia esiti tremendi come  la schiavitù.
Ora sappiamo perché il marxismo era destinato al fallimento: la differenza di classe pesa poco rispetto a quella etnica. Se un Signorotto mille volte più ricco di me frequenta come me la Santa Messa di Natale io lo sento come un mio simile e mi vanto della sua “amicizia”.
Ma sappiamo anche perché non sia certo la mera unione politica a garantire la pace (in tempo di brexit sempre meglio ricordarlo). Molto più semplicemente, se ce ne sono le premesse, l’unione politica genererà guerre civili anziché tradizionali, il che forse è ancora peggio.
Nonconform

lunedì 12 dicembre 2016

pt 1 - Kulturinfarkt: Azzerare i fondi pubblici per far rinascere la cultura - Dieter Haselbach

Kulturinfarkt: Azzerare i fondi pubblici per far rinascere la cultura (I grilli) (Italian Edition) by Dieter Haselbach, Pius Knusel, Armin Klein, Stephan Opitz
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I sintomi di un crollo imminenteRead more at location 166
Note: Con la crescita economica è giunta l'esplosione dei sussidi alla cultura. Non viceversa... L' espansione è avvenuta senza un progetto e oggi, che l'economia europea registra una frenata decennale, un simile impero nn si sostiene senza ricorso allo sponsor privato... Pensiero sottostante dell approccio mainstream: l offerta genera la domanda. È un pensiero elitario: il produttore nn è al servizio del consumatore ma è il suo educatore... Le avanguardia miravano ad educare l'uomo nuovo ma lo scolaretto nn ha seguito il Maestro, anzi, spesso lo ha ripudiato. Oggi i "maestri" ben lungi dall'ammettere il loro scacco dicono che manca la pedagogia e la piacevolezza dell'opera... Oggi domina la pedagogia e il suo è un modello predemocratico... Una teoria sulla svalutazione della bellezza. Per compensare la cpntraddizione di chi si dice democratico senza voler rinunciare ai metodi antidemocratici si è deciso di finanziare tutto, qualsiasi tipo di arte. l arte deve essere libera e la bellezza relativa... Il paradosso dell'Europa: oggi l' europa è quella che spende di più in cultura ma che influenza meno e domina meno in ambito culturale... Edit
Note: 1@@@@@@@@@@@@@@@@@ Edit
«mentalità autoconservatrice tipica delle corporazioni»Read more at location 168
Note: LE IST CULTURALI Edit
un tetto sulla testa.Read more at location 172
Note: SUSSIDI STATALI Edit
con i finanziamenti statali abbiamo decretato la fine di una produzione artistica e culturale orientata al futuro.Read more at location 174
Note: X FUTURO Edit
TROPPO DI TUTTO E OVUNQUE LE STESSE COSERead more at location 176
Note: T Edit
Dagli anni settanta i musei, i teatri, le biblioteche, le università popolari3, le scuole di musica, le sale per concerti, i centri socioculturali, le scuole d’arte, i circoli letterari, le associazioni culturali, le spese per la cultura hanno registrato un aumento esponenziale.Read more at location 177
Note: X AUMENTO ESPONENZIALE Edit
Sotto il dominio dell’iniziativa «Cultura per tutti»,Read more at location 192
Note: IL MOTTO Edit
Tutto ciò è stato possibile grazie alla crescita economica degli anni settanta e ottanta.Read more at location 199
Note: CRESCITA ECONOMICA Edit
Anche in Svizzera si registrano dati simili.Read more at location 207
Anche l’AustriaRead more at location 210
l’esplosione della concorrenza abbia portato all’«eventizzazione» delle attività culturali che godono di incentivi pubblici.Read more at location 230
Note: EVENTIZZAZIONE Edit
tra i politici la posizione prevalente è: lasciateci ampliare l’offerta!Read more at location 239
Note: DA UN LATO Edit
Eppure il sistema è sull’orlo del collasso.Read more at location 242
Note: DALL ALTRO Edit
la formula magica proposta dalla politica è: procuratevi sponsor e sviluppate capacità imprenditoriali.Read more at location 247
Note: FORMULA MAGICA Edit
L’espansione della cultura è avvenuta senza un progetto.Read more at location 249
E quando, dal 1989, la faccenda dei fondi di bilancio si è fatta più problematica, tutti hanno invocato il management culturale.Read more at location 253
Note: MITO DEL MANAGEMENT Edit
«Cultura per tutti» è stata un’iniziativa di grande successo. Uno slogan semplice, oltretutto reso tangibile dall’ingresso della cultura pop nel tempio dell’arte.Read more at location 257
Note: COMMERCIALIZZARE Edit
Senza cultura niente sembra più funzionare: né l’organizzazione della propria vita né la rappresentazione della società, né l’intervento della politica né la vendita di merci. Tutto sembra essere demandato a quel vago mezzo che è la cultura»Read more at location 266
Note: X CULTURA OVUNQUE Edit
l’estetizzazione del quotidiano ha fatto passi da gigante.Read more at location 268
«Cultura per tutti» era una pura politica dell’offerta.Read more at location 299
Note: ZERO DOMANDA ALL INIZIO Edit
In un discorso del 1978 dichiarava: «La musica rock non è cultura». Tuttavia, già nel 1980 egli dovette cedere alle pressioni della piazza e aprire al pubblico la Rote Fabrik, centro culturale alternativo che si alimentava dello spirito punk,Read more at location 302
Note: IL SINDACO DI ZURIGO E LA SVOLTA Edit
La logica della «cultura per tutti» si basava, e si basa tuttora, sulla speranza che sia il prodotto, facendo la sua comparsa sul mercato, a generare i propri consumatori.Read more at location 307
Note: CREARE LA DOMANDA Edit
Serviva qualcuno che gestisse questa espansione: così è nato il management culturale,Read more at location 312
Negli anni novanta dominava il marketing; oggi va di moda la didattica.Read more at location 318
Nessuno si è chiesto, però, quali fossero gli interessi dei fruitoriRead more at location 319
Note: MARKETING E DIDATTICA Edit
Questo modello scaturisce da una visione elitaria della struttura della collettività, non da un’effettiva richiestaRead more at location 322
PRIGIONIERA DI UNA MANCATA EMANCIPAZIONE CHE DEVE A SE STESSARead more at location 326
Note: T Edit
L’infrastruttura di oggi si basa su una visione pedagogica.Read more at location 327
Note: OGGI Edit
il programma prevede l’educazione estetica del genere umano.Read more at location 328
Peccato che questo principio provenga dal periodo dell’aristocrazia illuminata, dall’epoca predemocratica.Read more at location 328
Note: RESIDUATO Edit
La libertà dell’arte viene vissuta come liberazione dalla domanda,Read more at location 335
Note: PER DIFFERENZIARSI Edit
tasso di autofinanziamento (del 15% o addirittura meno).Read more at location 335
i critici non hanno più autorità. Per ogni affermazione esiste un suo preciso e legittimo contrario.Read more at location 339
Note: CRITICI ESAUTORATI Edit
contraddizione tra il progetto politico della modernità e il progetto premoderno dell’educazione estetica degli individui.Read more at location 342
Note: IN POLITICA SCEGLIE IN ARTE NON PHÒ SCEGLIERE Edit
Che probabilmente dobbiamo figurarci un futuro senza istituzioni culturali lo dimostra il destino delle chiese. Fino alla Riforma esse svolgevano la funzione di musei. Nel mondo cattolico lo fanno ancora oggi. In modo ineccepibile hanno tramandato e plasmato il pensiero e la storia, rendendoli accessibili e comprensibili a tutti.Read more at location 367
Note: X IL FUTURO DELLA CULTURA Edit
Presumibilmente, l’Europa possiede il patrimonio culturale più costoso al mondo:Read more at location 383
Note: COSTI DELLA CULTURA EUREA... Edit
in contrasto con l’assenza dell’Europa sui mercati mondiali della cultura.Read more at location 384
Sulla circolazione dei contenuti il nostro continente non esercita alcuna influenza.Read more at location 385
L’industria culturale globale, che determina ciò che è arte e ciò che non lo è, è in mano agli americani, ai giapponesi, ai coreani, ai brasiliani21.Read more at location 386
Note: MUSEO E ARTE Edit
I film tedeschi non arrivano nelle centinaia di multisala che oggi si costruiscono in India.Read more at location 390
nulla dell’Europa entra a far parte del bagaglio culturale delle nuove generazioni di indiani, cinesi ecc.Read more at location 392
L’avversione dei pensatori occidentali nei confronti dell’industria culturale si è manifestata nel modo più aspro con Max Horkheimer e Theodor W. Adorno.Read more at location 395
Note: x FRANCOFORTE Edit
I politici e i manager culturali si accostano al concetto di industria culturale. Questo è già un primo segno di cambiamento.Read more at location 397
Note: PRIMI SEGNI DI CAMBIAMENTO Edit
Un’industria culturale degna di questo nome si aprirebbe all’esterno orientandosi verso prodotti vendibili, dimostrando attenzione per le culture altreRead more at location 399
Note: INDUSTRIA CULTURALE Edit
UN’ÉLITE PER TUTTIRead more at location 403
Note: Il nuovo dogma: poichè il pubblico nn va verso la qualità la qualità andrà verso il pubblico=>sociocultura e didatticismo... il cambio di paradigma: dall arte borghese all'arte rivoluzionaria: la qualità è intollerante e l' arte va resa soggettiva... Paradosso: i protagonisti dello sradicamento sono oggi assessori spendaccioni che devono far rientrare dalla finestra il concetto di qualità per decidere cosa finanziare ma poichè il concetto è irrecuperabile nelle loro scelte finisce x prevalere l'interesse e la relazione col finanziato. E x fortuna xchè l alternatova sono i sussidi a tappeto... Ma la qualità continua ad avere una vita sottotraccia: nn la si menziona ma crea ststus e desideri di secondo ordine (si ascolta dante xchè il canone continua ad imporre soggezione: Benigni è più divertente quando fa altre cose ma è più seguito quando legge Dante). E le politiche culturali fanno leva proprio su queste debolezze: edificare la plebe spingendola all' imitazione delle elite in modo da premiare il loro status... Edit
Note: T Edit
Alla cosiddetta Nuova politica culturale premeva l’aspirazione borghese di formare la persona, di educarla esteticamente,Read more at location 404
Note: X CONTRO LA FALSA COSCIENZA Edit
Una reale democratizzazione della cultura, che sarebbe stata necessariamente una «massificazione», non poteva essere auspicata, visto lo scetticismo verso la cultura di massaRead more at location 405
Note: X CULTURA X TUTTI DA CHI DIFFIDA DELLACCULTURA DI KASSS Edit
L’interesse delle giovani generazioni per le offerte sovvenzionate di cultura alta, lo sappiamo dalle statistiche, dopo gli anni inquieti non voleva saperne di crescere.Read more at location 413
Fu il concetto di qualità ad aprire uno spiraglio per i nuovi cetiRead more at location 415
Note: X IL CONCETTO DI QUALITÀ APRE UNO SPIRAGLIO Edit
Emil Staiger, professore di Letteratura dal 1943 al 1976 nella locale università, nel 1966 ottenne il Premio per la letteratura della città di Zurigo. Nel suo discorso di ringraziamento semplicemente liquidava come ideologica la letteratura contemporanea, che pullulava di «psicopatici e mostruosità in grande stile» e aveva perduto qualsiasi legame con i principi fondamentali della morale. La letteratura non era più arte, poiché aveva reciso il legame con i valori eterni. Dura fu la replica di Hugo Leber («Lo riconosco: mi sono piaciuti i poeti della cloaca»)22; Werner Wollenberger23 e Max Frisch rimproverarono a Staiger di accusare sommariamente un’intera generazione di scrittori e di essere fuori dal mondo.Read more at location 416
Note: x IL CASO STAIGER Edit
Il nocciolo della questione era la definizione di qualità:Read more at location 424
Staiger perse.Read more at location 425
qualità era tutto ciò che favoriva una morale nuova e contraria allo sfruttamento.Read more at location 425
Note: x NUOVE DEFINIZIONI DI QUALITÁ Edit
In principio, disponeva di qualità artistica ciò che rientrava nei canoni borghesi-umanistici.Read more at location 428
Dagli anni settanta, di qualità era tutto ciò che criticava la società.Read more at location 428
Note: x EVOLUZIONE DELLA Q Edit
Dalla rivoluzione politica scaturì quella estetica.Read more at location 429
la qualità si manifestava nella distruzione dei principi artistici precedenti, cosa evidente nel free jazz, nel punk, nella pittura e nella musica classica contemporanea.Read more at location 430
Note: x ANNI 80 Edit
Da allora reinventare l’arte come improvvisazione è considerata la più alta tra le imprese,Read more at location 434
Come possono essere riconosciuti i maestri dell’età contemporanea, se fin dal principio ogni allievo che voglia essere preso sul serio può e deve affermare di essere un maestro?Read more at location 435
Note: X TUTTI MAERSTRI Edit
L’abilità è out;Read more at location 436
Chi si pone nel solco di una tradizione ha già perso.Read more at location 438
principio dell’associazione vagaRead more at location 438
La felicità dell’atto creativo e quella dell’esperienza sono affidate al solo individuo,Read more at location 440
Note: TRIONFO DELL INDIVIDUALISMO Edit
atomizzazione del processo di creazioneRead more at location 442
un concetto di qualità stranamente vuoto, concetto che, quanto più è difficile da comprendere, tanto più viene impiegato con zelo dai promotori della cultura,Read more at location 443
Note: x L ASTRUSO CONCETTO DI Q Edit
La «qualità artistica», definita come un criterio ovvio praticamente dalla totalità degli enti che la promuovono, è diventata un geniale strumento per difendere i propri interessi.Read more at location 448
Note: X STRUMENTO D INTERESSE Edit
Anche laddove si tratta solo di un gesto di buona volontà artistica, questo deve essere sostenuto.Read more at location 457
Note: x SOSTEGNO A TAPPETO Edit
Siccome noi promuoviamo qualcosa, questo qualcosa è buono. È l’ingegnosa via d’uscita dal dilemma del postmoderno.Read more at location 465
Note: x IL NUOVO CRITERIO ESTETICO Edit
il prezzo della libertà.Read more at location 466
Note: L ARBITRIO DELLE DECISIONI DI FINANZIAMENTO Edit
Per questo motivo la promozione culturale del postmoderno privilegia l’eccentrico, l’originale,Read more at location 470
Note: ORIGINALE Edit
l’atto creativo privato e l’esperienza intima.Read more at location 475
il delitto è per loro quel che per noi è l’arte, semplicemente un mezzo per procurarsi sensazioni straordinarie»26.Read more at location 477
Note: SENSAZIONI STRAORDINARIE Edit
l’autodisciplina è l’ascesa sociale, che la cultura alta esige. Essa è in contrasto – e qui si rendono visibili le fondamenta ideologiche della divisione tra cultura seria (S) e cultura come intrattenimento (I) – con l’estasi vuota della cultura pop. Non può essere un caso che in un’epoca in cui l’autotrascendenza non è più di moda, soprattutto tra i giovani, sia così diffusa la sindrome da deficit dell’attenzione. Il rifiuto di sottoporsi all’autodisciplina deve trovare una motivazione nella medicina, non può risiedere nella debolezza della concezione culturale.Read more at location 500
Note: x RFFETTI XVRRSI DELLA CULTURA POP SUPERFICIALE Edit
«desideri di secondo grado»Read more at location 505
Note: DISTORSIONE TIPICA DRLLA CULTURA SERIA Edit
filosofo americano Harry Frankfurt:Read more at location 505
Si va all’opera per apparire come coloro che si intendono di opera. Si va al museo perché rientra fra le attività attribuite a una buona educazione; non importa che cosa si assimila. Una delle certezze della sociologia è che questi second order desires determinano in modo significativo il comportamento culturale.Read more at location 506
Note: x DESIDERI DI II GRADO Edit
«Credo [...] in effetti, che l’interesse principale del pubblico risieda nell’esserci stato [...] gli oggetti artistici funzionano come reliquie. Si ricerca una vicinanza magica»Read more at location 509
Come a Santiago de Compostela, così al Louvre.Read more at location 511
Note: c Edit
Contrapposta al borghese dominio di sé è l’estasi,Read more at location 512
Il cittadino sensibile è superiore alla plebaglia in preda all’estasi. Da Theodor W. Adorno in poi, un eccesso di emozione genera il sospetto di manipolazione.Read more at location 515
Note: x LACRIME E RISATE PRIMA SOSPETTE ORA SDOGANATE Edit
sono i nemici dell’Illuminismo.Read more at location 517
Note: c Edit
Questa concezione della cultura si accompagna perfettamente all’etica protestante. I cattolici si concedono, con il carnevale, un’opportunità di estasi,Read more at location 519
L’EMARGINAZIONE DELLA «NON CULTURA»Read more at location 522
Note: Cosa nn è cultura? In assenza di alternative spunta un possibile candidato: l'arte che si finanzia da sè… Paradosso europeo: nn si finanzia la cultura ma la si crea con un fiat grazie al sussidio. Il tutto grazie all'impossibilità di definire cosa sia cultura... Edit
Note: T Edit
Nulla è oggi più sacro e vero dei sentimenti;Read more at location 523
Note: MA IL BASSO RESISTE E TRIONFA Edit
la crisi sentita è più importante di quella vera,Read more at location 523
L’iniziativa «cultura per tutti» si proponeva di eliminare la differenza attraverso la massificazione della cultura altaRead more at location 530
Note: CULTURA ALTA E BASSA Edit
l’appartenenza al sistema artistico viene certificata da commissioni che decidono sulla promozione, i cui stessi membri fanno parte del settore culturale che beneficia degli incentivi.Read more at location 533
Note: X GIUDIZIO NECESSARIO E STORTURE Edit
Affinché esista la cultura alta, deve esistere anche la non cultura.Read more at location 535
Note: SGRADEVOLE EFFETTO COLLATERALE Edit
Solo quando, nel 1981, la Rote Fabrik fu consegnata alla cultura alternativa con una sovvenzione annuale di due milioni di franchi, Zurigo riuscì a trovare pace dalle manifestazioni.Read more at location 538
Note: LA GUERRA ESTETICA DIVENTA GUERRA DI STRADA Edit
Analoghe, ma meno segnate dai cocci, sono le vicende della Kulturkaserne di Basilea31, dell’Usine di Ginevra32 o della fabbrica della cultura Kampnagel di AmburgoRead more at location 541
Note: c Edit
Nella storia delle iniziative socioculturali della Germania occidentale questo schema si ritrova ovunque. Oggi la cultura alternativa è stata elevata al rango di «impegno civico»Read more at location 545
Note: c Edit
coesistenza astiosa, ma tutto sommato pacifica, tra coloro che godono delle sovvenzioni.Read more at location 547
Note: SI REALUZZA UN EQUILIBRIO Edit
Nella cara vecchia Europa vengono preferibilmente relegati nella zona della «non cultura» l’industria culturale d’impronta americana, le forme di cultura amatoriali, il folclore, l’intrattenimento, i videogiochi, l’arte che si finanzia da sé, l’arte degli immigrati.Read more at location 549
Note: IL BRUTTO NEI NUOVI EQUILIBRI Edit
TUTTI ADDOSSO ALLO STATO, TUTTI STRETTI INTORNO A ESSORead more at location 605
Note: T Edit
Dalla società civile ha ricevuto il potere di definire che cosa è arte e che cosa non lo è.Read more at location 607
Note: STATO NUOVO CRITICO Edit
lobbistiRead more at location 637
Il Goethe-Institut, per esempio, è un’associazione registrata, fondata dopo il 1945 su iniziativa privata. La sua struttura è deliberatamente modellata sulle organizzazioni statali che si occupano dei rapporti con l’estero41.Read more at location 638
Note: x CASO CLASSICO DI COMMISTIONE Edit
ovunque compare la dicitura «in conformità al Contratto collettivo federale per gli impiegati»Read more at location 648
Note: c Edit
Nel mondo culturale tedesco e austriaco l’essere accostati allo Stato comporta un più alto grado di riconoscimento sociale:Read more at location 656
Note: IL PIÙ GRANDE ONORE Edit
Quasi in tutti i Länder i primi ministri o i ministri alla cultura sono presidenti dei consigli di fondazione all’interno delle fondazioni dei Länder.Read more at location 696
Note: GERARCHIA Edit
IL CASO DELLA STIFTUNG PREUSSISCHER KULTURBESITZRead more at location 737
Note: T Edit
La più grande organizzazione culturale tedesca,Read more at location 738
Il consiglio della fondazione conta soltanto rappresentanti provenienti dall’amministrazione pubblica;Read more at location 758
Note: CLASSICO Edit
totale mancanza di una gestione imprenditorialeRead more at location 763
Questa è la realtà «satura di Stato»Read more at location 768
La produzione di prestazioni e beni privati (merchandising, licensing, commercializzazione di eventi e noleggi) ha ancora un notevole potenziale di sviluppo, ma procede con cautela.Read more at location 776
Ma non è possibile, perché l’onnipresente Kulturstaat impone tutto e ostacola proprio questo.Read more at location 782
LA FINE DELLA POLITICA CULTURALERead more at location 802
Note: Oggi c è troppo e bisogna ridurre ma al politico piace inaugurare nn tagliare. Sfrondare è una politica poco attraente che nn viene fatta da nessuno da qui la convivenza tra vuoto e costipazione culturale. Un tempo si costruivano carriere politiche partendo dall'assessorato alla culrura. Oggi la cosa è impensabile... Soluzione adottata: inserire la cultura in dipartimenti con vincoli di bilancio. Esito: una cultura critica contro il potere oggi è impensabile... Edit
Note: T Edit
nei due decenni scorsi, abbiamo avuto a che fare con una sempre crescente marginalizzazione della politica culturale. Questa ha origine principalmente dal blocco che deve a se stessa: non sa fare altro che chiedere «più soldi»;Read more at location 804
Note: X PROGETTO ASSENTE Edit
negli anni settanta ci si concentrava soprattutto sulle implicazioni sociopoliticheRead more at location 813
Note: 70 Edit
negli anni ottanta e novanta si intendevano scoprire i potenziali economici di arte e cultura:Read more at location 814
Note: 80 90 Edit
Siamo sinceri: di tutto, più che troppo poco, c’è troppo.Read more at location 819
Note: x SATURAZIONE Edit
Gli «eroi della ritirata», come li descrive lo scrittore Hans Magnus Enzensberger in un saggio pubblicato sulla «Frankfurter Allgemeine Zeitung» nel 1989, sono rari.Read more at location 821
Note: x LO SMANTELLAMENTO È DURO Edit
Ai politici arreca più gioia inaugurareRead more at location 822
Una politica culturale ostinata che, se necessario, si schieri anche contro chi governa, è impensabile all’interno delle strutture odierne.Read more at location 848
Note: x ZERO OPPOSIZIONE ZERO CRITICA Edit
Al contrario di quanto avveniva negli anni settanta e ottanta, quando la politica culturale dava ancora ai giovani politici la possibilità di avviare una carriera proficua, soprattutto a livello comunale, oggi la sua considerazione pubblica diminuisce.Read more at location 852
Note: x DECLINO DOPO I NOVANTA Edit
sul campo della cultura sono poche le corone d’alloro da vincere.Read more at location 860
LA GESTIONE DELLA CRISI: LA MORTE ARRIVA IN PUNTA DI PIEDIRead more at location 863
Note: Il dibattito recente: i videogiochi sono arte? L'opinione di chi si contendeva i finanziamenti era chiara sin dall'inizio. E si capisce anche xchè un simile dibattito nn avrebbe senso negli USA. Premi al miglior videogioco: il pc batte il design e la bellezza... Il precariato di artisti e musicisti diventa la norma. I tagli si fanno sentire e la decadenza avanza. Si gestisce l'esistente, l'innovazione è una chimera, il sussidio una droga... La foresta pietrifcata di sussidi: mantenere le strutture sacrificando i valori. L'identità si trae dall'eredità e i politici vogliono solo tramandare. Tutto diventa conservazione e "memoria" . Anche a "sinistra" si tende a fissare il passato... Il rinnovarsi x sopravvivere è una prerogativa del privato... L'istituzione culturale può anche essere susidiata ma la sua sopravvivenza deve cmq dipendere dal mercato: la capacità di adeguarsi alla domanda garantisce il rinnovamento... La finamica classica (ratchet effect): 1) bolla con pioggia di soldi sulla cultura 2) scoppio della bolla senza rientro dei fondi stanziati... l odio x la cultura commerciale. perchè? semplice: il postmoderno ci ga detto che tutto è arte e tutto deve essere sovvenzionato. l unico criterio di demarcazione è allora tra sovvenzionati e no abolire il sussidio? impossibile è un marchio d identità oggi l arte è disponibile x tutti e nn certo x i sussidi. eppyre berlusconi viene rieletto. la musica italiana: estraniata dai sussidi ancora nn si è ripresa proposta baricco: basta soldi alla cultura. diamoli a tv e scuola. il pubblico della cultura: alta borghesia. fallito il sogno di un coinvolgimento oggi il pubblico collassa come i finanziamenti privati. ovvio un eccesso o un errore nell offerta perdita di status simbol per c. lettori in calo. troppo tempo vitale sprecato Edit
Note: T Edit
scomparsa degli inserti culturali e la perdita di reputazione della critica d’arte.Read more at location 865
Note: X LA CULTURA SCIVOLA IN FONDO Edit
Risparmio anziché politica, titolo di due numeri di «Kulturpolitische Mitteilungen»Read more at location 868
Un dibattito simile, ma piuttosto fiacco, si svolse in Svizzera, quando la fondazione statale per la cultura Pro Helvetia, alla fine del 2010, lanciò un programma di promozione dei videogiochi. Il nocciolo della questione era riuscire a definire il concetto di «arte» in relazione al diritto di ricevere finanziamenti statali.Read more at location 878
Note: x IL CASO DEI VIDEOGIOCHI Edit
dal 2009 esiste in Germania il Premio per i videogiochi istituito dal parlamento tedesco (nel 2011 il ministro alla Cultura Bernd Neumann, nel suo discorso in occasione del conferimento del premio a Monaco, disse: «I videogiochi sono ormai diventati una forma d’arte degna di nota dell’età digitale. Lo scopo del Premio per i videogiochi è di rafforzare la consapevolezza della qualità»), a essere premiati non sono però quei giochi che sviluppano il principio dell’interattività e che lavorano sull’estetica, bensì quelli che sprizzano political correctness da tutti i pori, ossia confermano le norme culturali del passato. Nel 2010 «Die Welt» ha definito il premio una «farsa penosa»;Read more at location 887
Note: x RICONOSCIUTA SOLO LA PC Edit
Nei teatri, prima così fieri delle loro compagnie, gli attori fissi vengono sostituiti da attori ospiti; nelle scuole di musica liberi professionisti prendono il posto dei maestri regolarmente assunti.Read more at location 913
Note: x DOVE SI RISPARMIA Edit
La politica culturale è sempre meno in grado di promuovere i cambiamenti,Read more at location 918
Note: ..... Edit
Si concentra sulla conservazioneRead more at location 919
Note: CONSERVAZIONE E CAMBIAMENTO Edit
Erhard Eppler62. Per lui il punto decisivo era capire se vogliamo mantenere le strutture a spese dei valori oppure i valori a spese delle strutture63.Read more at location 926
Note: x COSA CONSERVA IL CONSERVATORIDMO Edit
Il rischio di non sopravvivere, che non dà pace alle imprese private, le obbliga a rivolgere l’attenzione ai consumatori, a rinnovarsi di continuo. Le imprese pubbliche sono in buona parte sollevate da queste preoccupazioni,Read more at location 934
Note: x IL PUNTO DI FORZA DEL PRIVATO Edit
Libera le imprese dalla necessità di svilupparsi e seguire la domanda per continuare a esistere.Read more at location 937
Note: c Edit
Forse un simile rallentamento dello sviluppo è voluto dalla politica. L’identità si trae dal passato e le imprese culturali si occupano quasi esclusivamente di eredità, perché per loro tutto è eredità, non appena ci mettono sopra le mani. In ultima istanza, ciò significa che la sola missione delle istituzioni culturali è semplicemente tramandare,Read more at location 938
Note: DOGMA DELL EREDITÁ Edit
Questo fenomeno si manifesta in modo esemplare in Russia: le istituzioni incentivate dallo Stato coltivano un concetto di cultura pressoché tradizionale,Read more at location 941
Note: x RUSSIA Edit
Sono nati così due sistemi paralleli, dove, però, l’efficienza del sistema privato è di gran lunga superiore a quella del sistema pubblico.Read more at location 942
Note: x SISTEMI PARALLELI Edit
porre le imprese culturali pubbliche al riparo dal confronto con la domanda ha conseguenze fatali per la loro capacità di produrre innovazione.Read more at location 945
Note: X DOMANDA E INNOVAZIONE Edit
Per le istituzioni culturali, i successi e gli insuccessi sul mercato devono potersi riflettere nel budget, al di là di tutte le sovvenzioni.Read more at location 957
Note: UN PRINCIPIO Edit
La prosperità di oggi, ecco il messaggio, è stata costruita sui debiti,Read more at location 963
Note: X DEBITO LEVATORE Edit
Norbert Lammert, presidente del Bundestag, ha puntualizzato: i teatri sono «rilevanti per il sistema [...] non meno delle banche e dei parlamenti»65. Ciò significa che la cultura ha diritto a un sostegno statale illimitato,Read more at location 966
Note: x SOSTEGNO ILLIMITATO Edit
dov’è il dibattito che individua gli obiettivi della politica culturale che consentono di valutare se e quanto si debba risparmiare, non risparmiare o aggiungere?Read more at location 973
Note: X OBBIETTIVI MISURABILI. INESISTENZA DI SPRECHI Edit
Si può dire che la cultura abbia tratto vantaggio da tutte le bolle che hanno alimentato la nostra economiaRead more at location 1001
Note: X CULTURA SEMPRE IN BOLLA Edit
«SOLTANTO L’ARTE SOVVENZIONATA È LIBERA»Read more at location 1003
Note: T Edit
L’arte che deve affermarsi sul mercato è giocoforza asservita al gusto delle masse. Per questo non può essere libera.Read more at location 1004
Note: x ARTE COMMERCIALE Edit
Solo l’arte incentivata dallo Stato è davvero liberaRead more at location 1006
Chi invece cerca il successo, si adegua.Read more at location 1008
disprezzo del libero arbitrio dei cittadiniRead more at location 1009
una libertà di quel tal non-conformismo che, nel migliore dei casi, scaturisce dal giudizio di commissioni miste.Read more at location 1010
Note: X UNA LIBERTÀ SOPRAVVALUTATA Edit
Incentivare significa, per sua stessa natura, assegnare un riconoscimento sociale. Il postmoderno ha riformulato questo pensiero in un concetto estensivo. Se qualcosa viene incentivato, allora tutto deve esserlo,Read more at location 1012
Note: x INCENTIVI. RICONOSCIMENTO. ANTI DISCRIMINAZIONE Edit
l’eliminazione del principio di autorità,Read more at location 1014
aiuti a pioggia,Read more at location 1016
Ciò che conta è il gesto, la somma è secondaria.Read more at location 1017
Risulta chiaro, quindi, perché l’innaffiatoio come modello di incentivazione non sia così facile da abolire. Crea un senso di appartenenza e trasmette a coloro che ricevono gli incentivi un’idea di partecipazione.Read more at location 1018
Note: x PERCHÈ IMPOISSIBILE TAGLIUARE Edit
Ma non funziona senza che vi sia una demarcazione, l’esclusione di coloro che non ne beneficiano.Read more at location 1020
Note: MA C È IL PROBLEMA DELL ESCVLUDERE Edit
necessità dell’esclusione.Read more at location 1021
perdita di significato dell’arte e delle sue opere, che si accompagna al calo della stima di cui godono gli artisti.Read more at location 1022
Note: X CONSEGUENZA DELL INCENTIVO A PIOGGIA Edit
l’ubiquità dei prodotti artistici portano alla nausea,Read more at location 1027
perdita di attenzioneRead more at location 1028
perdita di status dei critici.Read more at location 1029
Il suo distacco dai fruitori è per Steven Erlanger, responsabile della cultura del «New York Times», il più grande handicap dell’Europa: «Non occupandosi abbastanza di cultura popolare, intrattenimento, industrie creative, mercato e diversità etnica, l’Europa sta vivendo una grande stagnazione culturale»66.Read more at location 1033
Note: x ERLANGER SUL DISTACCO DALLA DOMANDA Edit
«sensazioni straordinarie», l’eccesso di offerta ha logorato il concetto di «straordinario». Come con il salmone: trent’anni fa mangiare salmone era il top.Read more at location 1039
Note: x LA CULTURA SALMONE Edit
La regola della «società dell’esperienza» del postmoderno dice che là dove vanno in molti deve esserci un’esperienza: «Il pubblico oggi segue il modello storico del pellegrinaggio», constata Beat Wyss70. L’energia che si accumula con centinaia di migliaia di persone genera un’aura che si spera arrivi a contagiare noi stessi.Read more at location 1052
Note: x CULTURA DELL EVENTO E DELL ESP SRRAORDINARIA Edit
Note: x RICERCA DEL CONTAGIO Edit
Un artista di successo non crea un’opera, ma prende decisioni eccezionali, sceglie la strategia estetica giusta.Read more at location 1061
Note: x IL NUOVO ARTISTA Edit
«Alle istituzioni della borghesia colta succedono le comunità di fan», sostiene Aleida AssmannRead more at location 1079
Note: X IL FAN Edit
Anche se hanno solo quattrocento anni, i media vantano un percorso paragonabile a quello dell’arte. La liberazione dalla supervisione statale, simile a ciò che ha rappresentato per l’arte la liberazione dal lavoro su commissione, ha portato al moltiplicarsi e infine a un eccesso di offerta che ha annientato il ruolo guida dei media.Read more at location 1081
Note: x ANALOGIA TRA ARTE E MEDIA Edit
La perdita di autorità che ha investito l’arte e le sue istituzioni non è un’invenzione dei sessantottiniRead more at location 1091
Note: x PERDITA DI AUTOROTÀ Edit
l’invenzione della carta.Read more at location 1093
Note: n Edit
La riforma di Martin Lutero sarebbe stata impensabile senza la stampa.Read more at location 1096
Note: n Edit
la letteratura si presentava come impresa autonoma.Read more at location 1102
Se è vero che arte è ciò che beneficia delle sovvenzioni, allora non è arte ciò che ne fa a meno.Read more at location 1119
Note: x IL PROB DELLA DEMARCAZIONE NELL ERA DEL OFFERTA Edit
È vero che non ci sono più i committenti, però manca un contraltare, un interlocutore che ponga l’artista davanti a una sfida.Read more at location 1123
Note: x ASSENZA DI DOMANDA E COMMITTENZA Edit
Bisogna spingere i cani verso la caccia, le persone verso l’arte, verso il loro momento di felicità culturale? Lo scrittore e critico della cultura Alessandro Baricco risponde di no e propone una soluzione radicale: basta soldi pubblici alle istituzioni culturali; meglio destinare i fondi a scuola e televisione.Read more at location 1125
Note: x SOLUZIONE BARICCO Edit
Il pubblico colto, secondo Baricco, non necessita di alcuna sovvenzione.Read more at location 1128
Non riesco a non pensare, per esempio, che l’insistita difesa della musica contemporanea abbia generato una situazione artificiale da cui pubblico e compositori, in Italia, non si sono più rimessi»,Read more at location 1132
Note: x BARICCO SULLA MUSICA Edit
La politica culturale non è riuscita né ad attirare l’attenzione di nuove fasce di pubblico né a livellare le disparitàRead more at location 1139
Note: x FALLIMENTO DELLA CULTURA X TUTTI Edit
Baricco giunge alla conclusione che la cultura non è più un privilegio da tempo. Chi lo desidera può goderne. Tuttavia, aggiunge, questo non è merito di una politica culturale, bensì degli sviluppi avvenuti indipendentemente da essa: globalizzazione, internet, benessere, aumento del tempo liberoRead more at location 1146
Note: X CHI RINGRAZIARE X I SUCCESSI DELLA CULTURA? COSE FUORI DALLA CULTURA Edit
Infine: la democrazia risulta rafforzata dalla nostra politica culturale? La rielezione di Berlusconi dimostra che l’abbondanza di cultura alta non innalza una barriera difensiva contro il dissesto morale dello Stato.Read more at location 1152
Note: x FALLIMENTO IN TERMINI POLITICI Edit
SEMPRE LO STESSO PUBBLICORead more at location 1177
Note: T Edit
Per quarant’anni la politica culturale ha nutrito la speranza che il pubblico avrebbe trovato la strada giusta, che gli enormi investimenti nel patrimonio culturale e l’occupazione preferita della borghesia colta78 si sarebbero ammortizzati grazie a una vasta partecipazione.Read more at location 1178
Note: x VANE SPERANZE Edit
teatro di MannheimRead more at location 1184
«In fondo veniamo sovvenzionati per mettere in scena ciò che le persone non vogliono vedere»Read more at location 1184
Note: x MOTTO Edit
Christoph Vitali, l’allora direttore della Haus der KunstRead more at location 1187
«La vita culturale continua a essere prevalentemente una sfera di competenza della borghesia possidente e di quella colta, il coinvolgimento degli altri ceti della società o addirittura della crescente parte straniera della popolazione è un’illusione»Read more at location 1187
Note: x I CETI KNUST Edit
il fattore decisivo per il comportamento culturale è l’istruzione.Read more at location 1209
Note: x COSA CONTA X PARTECIPARE Edit
Un’eccessiva lontananza dal pubblico non va – in questo ha fallito per esempio Christoph Marthaler nel 2004 al teatro di prosa di Zurigo. Malgrado gli applausi della critica, il gradimento del pubblico è crollato.Read more at location 1230
Note: x TIPICO CROLLO Edit
Un terzo delle organizzazioni no-profit attinenti all’ambito della cultura, i tipici sostenitori delle istituzioni e dei centri di produzione, è in rosso, il che fa pensare a un eccesso di cultura.Read more at location 1244
Note: x ECCESSO DI CULTURA Edit
National Arts IndexRead more at location 1255
la competitività del settore della cultura è pressoché inesistente di fronte ad altri ambiti quali l’istruzione, l’assistenza sociale, gli aiuti umanitari o la religione.Read more at location 1256
Note: x COPETIZIONE Edit
I confronti con il passato indicano che la cultura in quanto status symbol diventa sempre meno rilevante.Read more at location 1278
Note: x SS IRRILEVANTE Edit
Negli ambienti operai e impiegatizi il numero dei non-lettori è salito dal 33% al 43% nell’arco di dieci anni, quello dei lettori forti (qui definiti come coloro che leggono almeno dieci libri all’anno) è sceso dal 26 al 18%.Read more at location 1301
Note: x LETTORI Edit
Oggi la cultura che deriva dalle letture è considerata una zavorra. E questo non solo dagli individui socialmente svantaggiati, ma anche dai consumatori più assidui, categoria compresa tra i diciotto e i trent’anni. È vero che sognano l’e-book, ma della lettura intesa come negli anni settanta e ottanta non hanno nessuna considerazione. Costa troppo tempo vitale.Read more at location 1307
Note: X A LETTURA OGGI Edit
ostacoloRead more at location 1309
percorsoRead more at location 1309