domenica 5 gennaio 2020

IL LUNGO ADDIO AL BUON SENSO



IL LUNGO ADDIO AL BUON SENSO





Il conflitto tra il resoconto scientifico del mondo e il “buon senso” sembra essere la regola, Copernico, per esempio, propose che, invece di tenere ferma la terra, si tenesse fermo il sole. Assurdo, visto che tutti constatiamo quotidianamente che la terra è ferma mentre il sole si muove. Ma il buon senso puo’ essere riconciliato pensando ai diversi piani di riferimento: se siamo su un treno e l’altro si muove, chi si sta muovendo in realtà? Il buon senso coglie bene questo enigma e, quindi, finisce per afferrare bene anche l’ipotesi di Copernico. Altro esempio: la terra gira su se stessa. Assurdo: se la Terra gira così velocemente, ci si chiede, come potrebbero gli uccelli in volo tenere il passo? Per risolvere il conflitto si dovette introdurre il concetto di inerzia: gli oggetti messi in movimento tendono a rimanere in movimento per conto loro.

Il buon senso è una raccolta di credenze ampiamente condivise che nascono spontaneamente dall’interazione quotidiana; qui sostengo la tesi di come sia logicamente impossibile per qualsiasi scienza empirica liberarsi completamente del buon senso. In altri termini, il buon senso non puo’ mai essere “liquidato”, deve essere sempre “riconciliato”. Se la riconciliazione è impossibile, la teoria non è una teoria valida. Ma perché?

Prendiamo la meccanica quantistica, ovvero la prima teoria che tenta una liquidazione del buon senso. Tuttavia, le affermazioni sugli stessi risultati sperimentali da cui tale teoria deriva traggono la loro autorità dal buon senso. Lo stesso Niels Bohr ha sottolineato esattamente questo punto in una delle sue discussioni in cui parla di interpretazione “classica” degli esiti sperimentali (nel suo gergo “classico” equivale a buon senso). In altre parole: la teoria liquida il buon senso per poi recuperarlo quando constata i dati sperimentali. Questo è un problema. Molti fisici, purtroppo, anzichè vedere il problema, sembrano deliziarsi nel portare all’estremo la “stranezza quantistica”. Esempio: il gatto di Schrödinger.

Nella fisica classica, informazioni complete sullo stato iniziale di un sistema, insieme alle leggi della fisica, consentono di derivare esattamente lo stato finale. L’incapacità della teoria quantistica di andare oltre semplici previsioni probabilistiche fu presa da Bohr e dalla sua scuola di Cpenaghen come un’indicazione che le leggi della fisica stessa sono probabilistiche. Di solito, di fronte ad una previsione probabilistica noi ammettiamo i nostri limiti, in questo caso no: abbiamo una conoscenza completa delle cose, sono LORO ad avere una natura “probabilistica”. Al buon senso gira la testa. Ma perché prendere una simile posizione così assurda? Molto più ragionevole la posizione di Einstein: la descrizione della realtà data dalla meccanica quantistica non è completa. E’ un bene che si possano fare previsioni accurate, ma la teoria non è completa, punto e basta.

Ma veniamo al gatto di Schrödinger. Lo studioso notò che certi comportamenti subatomici possono essere amplificati su scala macroscopica in modo da descrivere oggetti “normali” come per esempio un gatto. E fin qui nessun problema per il senso comune: se gli atomi sono i mattoncini che ci costruiscono, possiamo parlare di noi parlando di quei mattoncini. Ora, il senso comune non puo’ giudicare l’elettrone – non ha nessuna esperienza in merito – ma il gatto sì. Ora, dal fatto che lo status di una particella puo’ essere indeterminato ne deriva che anche lo status di un gatto chiuso in un box puo’ essere indeterminato. Cio’ significa che nell’istante X puo’ essere contemporaneamente SIA vivo CHE morto.

È essenziale notare che Schrödinger non stava proponendo di accettare una conclusione tanto bizzarra. Descriveva infatti l’esempio come un “caso ridicolo”, mostrava cioè che la comprensione di Bohr della teoria quantistica non poteva essere corretta. Ma per qualche oscura ragione, i fisici hanno cominciato ad usare il gatto di Schrödinger come illustrazione fedele della realtà.

I paradossi potevano essere spinti oltre: l’atto stesso dell’osservazione in qualche modo costringeva magicamente il gatto a “determinarsi” nella condizione di vivo o morto. Il buon senso vede in questo potere degli osservatori una specie di “storia di fantasmi”, un’azione spettrale a distanza tipo quelle che abbondano nel mondo paranormale. Fortunatamente c’è una via d’uscita, basta ammettere la propria ignoranza: non sappiamo ancora bene come vanno le cose. Copenhagen, invece, non batté ciglio: non c’è nessuno spettro, nessuna ignoranza, la natura è così, punto. I fisici di tutto il mondo erano chiamati a bersi anche la più comica delle bizzarrie. E lo fecero! Per loro – e in questo erano in linea con il positivismo logico che allora dominava – una teoria non deve “spiegare”, deve solo “prevedere”, è chiaro che se le cose stanno così andava bene tutto. Uno di loro arrivò a dire: “ora sappiamo che la luna non è lì quando nessuno guarda”. Ah ah ah. una lezione ce la portiamo a casa: ciò che il fisico medio ha da dire su questo argomento non sembra affatto affidabile. Ci sono infatti diversi modi più chiari e coerenti di dare un senso alla teoria quantistica – prima, per esempio, ho parlato di ignoranza – e nessuno di loro suggerisce che la luna non esista!

Ma se la teoria quantistica non ci dice che esistono gatti né vivi né morti, cosa ci dice?

La risposta è semplice: nulla. Nulla perché, molto semplicemente, non esiste alcuna teoria della meccanica quantistica, esiste al limite un semplice algoritmo con cui i fisici fanno le loro previsioni. Un algoritmo serve a quello, e a lui è giusto non chiedere altro. Una teoria, invece, deve dirci COSA ESISTE e COME CAMBIA. I fisici non hanno nulla del genere per l’infinitamente piccolo. Non hanno cioè un’interpretazione valida di quello che succede in quel mondo, anche se riescono a prevederlo. Certo che se prevedere è tutto – come per i positivisti logici – allora, contro il buon senso, l’algoritmo puo’ fungere anche da teoria. Si badi che l’algoritmo in sé è silente sulla natura delle cose, non ci dice se sono determinate o indeterminate, è la teoria che si assume questo onere.

Tuttavia, al di là dell’indeterminazione, è la presenza di fantasmi a sconcertare il senso comune, nonché Einstein (che l’indeterminazione l’accettava). Come se non bastasse, John Bell dimostrò più tardi che l’azione dei fantasmi (lui la chiamava “località” o “azione a distanza”) era inevitabile nella meccanica quantistica. Già Newton, in accordo con il senso comune, aveva risolutamente respinto l’idea di un’interazione non mediata tra oggetti. Certo, potremmo togliere un vincolo di velocità massima pari a quello della luce, ma in questo caso andrebbe in crisi la relatività.

da quanto detto traggo almeno due lezioni: 1) chi vuole fare predizioni se la cava, chi vuole conoscere è in mezzo al guado. Per questo i fisici si sono messi a sperimentare nel tentativo di predire, ma quanto a conoscenza non avanzano di un millimetro da decenni. 2) Il senso comune è regolarmente violato dalla scienza, ma questo non è un problema poiché c’è sempre un momento di riconciliazione. Quando la riconciliazione manca cominciano i guai. Ecco, nel caso della meccanica quantistica li vediamo tutti.

Per finire, cedo la parola a Democrito: povera mente, accumuli prove su di noi e poi cerchi di rovesciarci? Non capisci che il nostro rovesciamento è la tua caduta!
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venerdì 3 gennaio 2020

3 National Consciousness vs Denationalized Identity - COSCIENZA NAZIONALE vs IDENTITA' APOLIDE

COSCIENZA NAZIONALE vs IDENTITA' APOLIDE

Nella politica il grande scontro è quello tra "coscienza nazionale" e "identità denazionalizzata", si tratta di concezioni concorrenti sulla natura dell'autorità e dell'identità.
In passato abbiamo vissuto qualcosa di simile quando si contrapponevano valori religiosi e valori laici.

L'anti-populista del XXI secolo inquadra il sentimento nazionale come un pregiudizio obsoleto, pericoloso e irrazionale. Esattamente come il laico bollava ieri il sentimento religioso. Questa posizione ha guadagnato un monopolio esteso nella cultura d'élite, dove il sentimento nazionalista tende a essere deriso e comunque indicato come sinonimo di mentalità ristretta; insomma, una qualità negativa che giustifica perfino la condanna morale.
                
E' questa una tendenza che arriva da lontano. L'autorevole saggio "Il nazionalismo come religione" di Carlton J. H. Hayes (1926) considerava il nazionalismo come l'equivalente irrazionale della religione e lo associava a pratiche ataviche, mistiche ed emotive. Una specie di "religione civile" che esercita una grande e perniciosa influenza emotiva sulle masse. Un simile atteggiamento segnava la reazione dell'intellighenzia liberale alle devastanti conseguenze della prima guerra mondiale. I nazionalisti diventavano in automatico ignoranti e prevenuti. Insomma, disumani. Più tardi anche John Hobson avvertiva dei pericoli e dei disturbi associati al nazionalismo aggressivo.
                
L'ascesa dell'aggressione nazista, la catastrofe della seconda guerra mondiale e l'Olocausto sono spesso percepite come l'inevitabile conseguenza del nazionalismo, un'ideologia artificiale e pericolosa perché puo' condurre alla mobilitazione di masse rabbiose e promuovere cause di esclusione a sfondo razziale. Secondo questa concezione "teleologica" del nazionalismo, ciò che inizialmente appare come una manifestazione innocente dell'identità e della lealtà nazionali sfocia poi inevitabilmente in aggressioni e discriminazioni. Il nazionalismo non è solo "potenzialmente pericoloso" se non eccede ma costituisce una minaccia intrinseca alla convivenza. Nazionalismo è ora sinonimo del razzismo più volgare. Ci sono eccezioni? Sì, l'uso del termine in GB identifica ancora un sentimento positivo. ma sul continente la battaglia è aperta.

Purtroppo, non è più possibile affermare dove sia la linea di demarcazione tra nazionalismo benefico e dannoso. Gli sforzi in questo senso assomigliano a sofismi della peggior specie, tanto è vero che a partire dagli anni sessanta la condanna non ha più fatto sconti e il sentimento nazionale ha cominciato lentamente ad essere trattato come una sgradita patologia irrazionale. Autori come Karl Deutsch riuscivano a malapena a nascondere il loro disprezzo per i cultori del sentimento nazionale. Oggi tali sentimenti vengono giudicati dai sostenitori dell'UE alla stregua di un retaggio primordiale, e andrebbero rimpiazzati da un nuovo collante: il legalismo. Il fatto è che dove il nazionalismo domina, prima o poi le tendenze all'esclusione fioriranno.
                
Un problema simbolico è la Legge fondamentale dell'Ungheria, per il tecnocrate legalista rappresenta un indesiderato ritorno all'irrazionalità di un passato pre-moderno. Qui ho chiamato "tecnocrate" chi in realtà impersona una forma denazionalizzata di identità civica, è lui il nemico dell'Ungheria. Ma la genealogia politica non è limpida, l'ostilità dei liberali nei confronti della lealtà nazionale è uno sviluppo relativamente recente. Gli ideali liberali dell'Illuminismo coincisero con l'ascesa degli stati nazionali, i leader della rivoluzione francese, per esempio, adottarono il linguaggio del nazionalismo, e per loro la lealtà alla Nazione fu sempre un valore di primo piano. Per i rivoluzionari francesi, come per quelli americani, nazione e popolo erano indissolubilmente legati: la sovranità è una, indivisibile, inalienabile e imprescrivibile... e appartiene alla Nazione! Per l'articolo 3 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1789 tutta la sovranità risiede essenzialmente nella nazione.

Tuttavia, le cose sono molto cambiate da allora. Oggi gli accademici cosmopoliti considerano la loro attuale crociata contro il nazionalismo come l'equivalente storico della lotta contro la superstizione religiosa. Un classico rappresentante di questo mondo - Ulrich Beck - parla di "teologia nazionale". C'è in questo atteggiamento una reazione all'esperienza negativa della seconda guerra mondiale, in particolare in Germania, dove l'onere della colpa deve essere calato nella mentalità pubblica in modo da rimpiazzare la patria con la legalità e la razionalità. L'astratto legalismo razionale è la cura individuata conto le passioni nazionali, sempre pronte ad intensificarsi divenendo aggressive verso i vicini. La UE ti impone questo e quello? Ma all'origine c'è un voto del tuo parlamento, quindi è tutto legale, non ci sono problemi!

All'indomani della seconda guerra mondiale, uno degli obiettivi immediati fu quello di contenere la rivalità nazionale di lunga data tra Francia e Germania. Per questo l'UE fu percepita fin da subito come un antidoto ai macelli del XX secolo causati dal "nazionalismo". Per Churchill stesso, il presupposto per l'unità europea era la creazione di un "partenariato tra Francia e Germania". Anche per Schuman l'unione delle nazioni d'Europa richiede l'eliminazione della secolare opposizione di Francia e Germania. I primi tentativi di promozione dell'unità europea non erano però esplicitamente diretti contro l'integrità dello stato nazionale, l'unità europea, al più, rappresentava una reazione a ciò che veniva percepito come un eccesso di nazionalismo. Protagonisti dell'operazione furono i cattolici: i valori cristiani e la dedizione all'unità europea erano un mezzo di redenzione per i peccati tedeschi passati. Ancora oggi la CDU è il cardine dell'operazione Europa. I cattolici, si pensava, sono internazionalisti per natura. Ma questo è vero? Mah, nell'800, durante l'ascesa dello stato nazionale, questo poteva anche essere vero: la Chiesa cattolica romana considerava il nazionalismo come una grande minaccia ideologica; ma più tardi i nemici divennero altri: comunismo, secolarismo e consumismo individualista.

Sia come sia, dopo questa fase iniziale dell'unione europea, l'odio culturale verso l'idea nazionale crebbe, nel ventunesimo secolo non è solo il nazionalismo politico, ma il semplice senso dell'orgoglio nazionale, ad essere considerato come problematico. La Merkel stessa, nelle politiche migratorie, ha cercato di stabilire un netto contrasto tra le sue misure e quelle motivate da preoccupazioni nazionaliste. Era importante smarcarsi, anche quando di fatto si facevano le stesse cose; era necessario auto-etichettarsi come "conservatori compassionevoli" per non rientrare tra i "cristiani sovranisti". Non era solo una questione di sicurezza, erano in gioco la differenza fondamentale tra i "cosmopoliti" e i "nazionalisti". Oggi, nemmeno il termine "buon patriota" ha un'accezione positiva nel vocabolario politico delle élite dell'UE. Eppure, per una parte significativa della popolazione dell'Europa orientale, il senso di nazionalità è ancora fondamentale per l'identità che garantisce, e questo sarà un problemone.

LA CRISI DELLA FISICA

LA CRISI DELLA FISICA



Nelle basi della fisica, non si vedono progressi sostanziale dalla metà degli anni '70, quando fu completato il modello standard della fisica delle particelle. Da allora, le teorie che usiamo per descrivere le osservazioni sono rimaste invariate. L'ultima particella da confermare è stata il bosone di Higgs, previsto negli anni '60 e misurato nel 2012. Ma tutte le carenze di queste teorie sono rimaste irrisolte.
La causa principale di questa stagnazione è che con il progredire della disciplina, i problemi sono diventati sempre più difficili da studiare sperimentalmente. E' chiaro che con meno esperimenti le scoperte fortuite diventano sempre più improbabili. È un circolo vizioso perché, d'altro canto, la mancanza di progressi sostanziali aumenta i costi di ulteriori esperimenti. Se un collettore di particelle da 40 miliardi di dollari potrebbe servire a solo a scoperte di contorno, chi investirà in queste condizioni?
L'unico modo per evitare di essere risucchiati nel circolo vizioso è scegliere con attenzione quali ipotesi mettere alla prova. Ma i fisici operano con una mentalità vecchia, non sanno focalizzarsi sulle "ipotesi promettenti", la loro educazione non enfatizza questa qualità. Pensano ancora - con Popper - che il test sperimentale sia tutto e la concezione di ipotesi valide nulla; l'ipotesi vincente, per il Cattivo Maestro, puo' arrivare anche in sogno o per puro caso vedendo cadere una mela dall'albero. Un atteggiamento diverso richiederebbe una filosofia e una sociologia della scienza più aggiornata; ma si tratta di materie su cui i fisici si limitano a fare battute sprezzanti. Con queste premesse è chiaro come il "pensiero di gruppo" paralizzi di fatto la comunità nella palude stagnante che vediamo.
Invece di rivedere i loro metodi, i fisici teorici hanno sviluppato l'abitudine di avanzare speculazioni del tutto prive di fondamento fattuale. Si sono trasformati in filosofi. Li senti giustificare la loro produzione insensata di narrativa matematica come "sana speculazione" - ignorando del tutto la sterilità in cui hanno gettato la fisica. Non c'è nulla di salutare in questi "romanzi matematici". L'atteggiamento assunto si basa sulla convinzione ingenua, per non dire infausta, che la scienza progredisca sempre in qualche modo e che prima o poi sicuramente qualcuno inciamperà su qualcosa di interessante da infarcire con nuove speculazioni che sbigottiscano il profano e spiazzino il senso comune. Ma alla scienza si chiede altro.
La fisica è stagnante perché c'è un chiaro fallimento del metodo scientifico. Il solo fatto di poter scrivere equazioni per qualcosa, non significa che questa matematica aiuti a formare ipotesi promettenti. Teoria delle stringhe, supersimmetria, multiverso, c'è tanta matematica a disposizione con cui costruire "oggetti" del genere, ma ciò non significa che questa matematica descriva una qualche realtà di cornice. Le cornici lasciamole ai filosofi, i fisici hanno bisogno di metodi migliori anziché di oziare con la matematica e filosofeggiare. Oggi, invece, i fisici possono felicemente fare carriera scrivendo articoli su cose che nessuno ha mai osservato e nessuno osserverà mai.
Forse la cosa non merita tanta attenzione, senonché lo stesso problema emergerà prima o poi in altre discipline: gli esperimenti diventeranno sempre più costosi e "sequestreranno" grandi parti della comunità scientifica. In effetti, vediamo che questo sta accadendo anche in medicina e in climatologia. La medicina, per esempio, dovrà sempre più affidarsi ai dati raccolti da grandi gruppi per lunghi periodi di tempo e trovare diagnosi e prescrizioni sempre più personalizzate. Gli studi necessari per questa pratica sono estremamente costosi e devono essere scelti con cura perché non molti di essi possono essere realizzati. Allo stesso modo lo studio degli ecosistemi deve affrontare una sfida simile: le piccole indagini isolate hanno già raggiunto il loro limite. La crisi della fisica diventa ancora più cruciale poiché, come sempre, darà l'esempio a molte altre discipline. L'arte di scegliere le ipotesi da testare verrà messa al centro, non potremo affidarci alle mele che cascano o alle rivelazioni oniriche, ma soprattutto sarà opportuno difendersi dal "pensiero di gruppo". Oggi parlare di "comunità scientifica" vuol dire fare del male alla scienza, vuol dire spingere il ricercatore a non prendere rischi e a riscrivere in eterno la sua tesi di dottorato per compiacere i colleghi che lo giudicheranno.

giovedì 2 gennaio 2020

Prelude - 2 Fall and rise II parte - CON SAGGIO C'E' CHI SCENDE E C'E' CHI SALE

C'E' CHI SCENDE E C'E' CHI SALE

In questo mondo dominato dall'uomo molti animali sono in serio pericolo e stanno sparendo, ma altre specie approfittando delle nuove opportunità lasciate sul terreno da queste crisi, ovvero dell'antropocene (l'ambiente creato artificialmente dall'uomo). Esempio: i passeri; sono sempre più numerosi e si insediano ovunque, anche dove prima, in assenza dell'uomo, non era possibile vivere per loro. Si moltiplicano sia nel numero che nella varietà.

Ci sono almeno quattro cambiamenti causati dall'uomo: 1) quelli causati dalla caccia e dalle attività per cibarsi, 2) quelli realizzati per fare spazio all'agricoltura, 3) quelli causati dal cambiamento climatico, 4) quelli causati dall'intesificazione dei trasporti. Si tratta di quattro minacce alla fauna che però hanno portato anche opportunità inattese.

ma nel complesso, la diversità biologica sta salendo o scendendo? Di certo moltissime specie animali si sono estinte e si stanno estinguendo. Tuttavia, non è così ovvio che il saldo sia così pesantemente in passivo. Occorre tenere condo delle nuove migrazioni, delle nuove varianti che emergono laddove è stato riempito un vuoto. Dobbiamo cioè tenere conto dei successi evoluzionistici associati con l'antropocene.

Guardiamo agli elefanti per capire cosa sia successo alla megafauna del pianeta terra. Li trovi nella variante "pigmea" nella foresta piovosa del Borneo. Li trovi nella savana in Sudafrica. Gli elefanti puoi vederli in condizioni semi desertiche come nelle umidissime foreste pluviali. La domanda sorge spontanea: perché, se gli elefanti possono vivere in ambienti così diversi, non vivono in tutto il mondo? In effetti vivevano in tutto il mondo, ma li abbiamo sterminati. I clan dei nostri antenati li cacciarono fino all'estinzione. Dovevamo mangiarli. Dovevano sfruttare anche ossa e zanne. Ma ancora oggi la gente continua ad ucciderli: sono animali pericolosi, sono responsabili della morte di circa cinquecento persone all'anno. Quando il testosterone schizza loro nel cervello sono macchine di morte, per questo i villaggi nelle vicinanze dei loro passeggi sono circondati da fili elettrici e trapuntati da torrette di guardia. Ma la guerra uomo/elefante è asimmetrica: prendi gli uomini morti, moltiplicali per 50 otterrai le vittime tra gli elefanti. Gli uomini possono uccidere gli elefanti più velocemente di quanto gli elefanti possano riprodursi. La cosa stupefacente, piuttosto, è che ne esistano ancora. Ma perchè solo in Africa e in Asia? Congettura: in Africa hanno vissuto insieme a scimmie pre-umane sin dall'inizio della loro storia abituandosi sia alla difesa e all'attacco. In special modo hanno imparato a proteggersi dietro la recinzione virtuale della mosca tse-tse. Quello è un animale micidiale: 48.000 persone a sud del Sahara muoiono ogni anno di malattia del sonno e il bilancio sul nostro bestiame è ancora peggiore. Gli elefanti, al contrario, avendo una pelle sufficientemente dura, scoraggiano la mosca della morte. E in India? Laggiù, l'elefante è sempre stato utile per il lavoro. Nelle guerre erano carri armati viventi, in tempo di pace erano macchine per il sollevamento di carichi pesanti, camion e bulldozer a sangue caldo. Prendono il centro della scena in festival culturali e cerimonie religiose e viene anche sfruttati come piattaforma di osservazione per i turisti. C'è anche da dire che le elefantesse indiane, e alcuni maschi, non hanno nemmeno zanne.

In America, il paesaggio primordiale dove l'elefante scorazzava è stato sostituito da erba falciata, alberi piantati, passeri "domestici" dall'Asia e fringuelli domestici nordamericani. Prima della carneficina probabilmente ne esistevano più di venti specie: mammut, mastodonti, gomphotheres, stegodonti, eccetera. Oggi, nel mondo, solo tre specie sopravvivono. Li trovi solo nei parchi e, paradossalmente, nelle riserve di caccia. Un tempo elefanti di sette tonnellate con zanne dritte vivevano in tutta Europa. Dove oggi sorge Venezia e prosperano piccioni, gatti e topi, ieri erano di casa ippopotami ed elefanti. Quando si sono estinti qualcuno (della specie nana) è rimasto intrappolato sulle isole prolungando l'agonia della specie: Malta, Sicilia, Cipro. Altro grande scomparso: il mammut, parente dell'elefante indiano. Compreso il mammut colombiano. Una specie sopravvisse più a lungo sulle Isole del Canale al largo della California, con altre sotto specie nelle isole del Mediterraneo: Creta e Sardegna. Messico e Argentina ospitavano almeno tre specie di antichi gomphotheres. Tuttavia, l'antenato più impressionante era lo Stegodonte asiatico di dieci tonnellate, quattro metri al garrese. Vagava dal Pakistan al Giappone. Insomma: gli elefanti erano ovunque e furono sterminati quasi ovunque dalla scimmia carnivora. Anche un pirla poteva far fuori un mammut. Guardate come oggi i Guaranì dell'amazzonia cacciano il tapiro (un bestione non da poco): basta una trave del legno su una buca ricoperta da frasche succulenti, et voilà, il tapiro casca nel trappolone, poi arriva il cacciatore a finirlo con la sua lancia. Ergo: il più grande mammifero sudamericano sopravvissuto potrebbe essere catturato e ucciso da una sola persona mingherlina. Allo stesso modo si cattura e si uccide in scioltezza anche il pericoloso giaguaro, le cui gabbie sul fondo hanno spuntoni al fine da farlo agonizzare fin da subito. Ecco, la trappola del giaguaro avrebbe potuto impalare 10.000 anni fa lo Smilodon dai denti a sciabola, una bestiaccia quattro volte più pesante del giaguaro. Sì, 10.000 anni fa, quando l'uomo discendeva il continente americano imbattendosi in una megafauna ingenua che mai lo aveva incontrato e imparato a temerlo. Niente di tutto ciò vediamo nei film di Hollywood dove i cacciatori dell'Età della Pietra gonfiano i muscoli per combattere all'ultimo sangue con fiere mortali. Ecco, senza questi cacciatori faremmo i nostri safari nella fauna selvatica dell' Argentina, dove a elefanti di gomphothere si univano enormi bradipi di terra, armadilli dalle dimensioni di un auto e toxodoni senza corna, simili a rinoceronti. Saremmo circondati da una serie impressionante di animali incredibilmente grandi. Uccelli giganti alti tre metri, marsupiali da due tonnellate, lemuri enormi. Ecco una breve lista degli animali antichi rinvenuti nelle trappole presso Los Angeles (una manna per gli archeologi della megafauna): mastino americano, mammut colombiano, cavallo messicano, tapiro californiano, tre varietà di bradipo terrestre, cammelli americani, lama a testa larga, pecari sovradimensionati, enormi orsi a faccia corta, lupi terribili, tigri dai denti a sciabola, ghepardi, mega-gatti e mega-puma. L'estinzione di questo bestiario è stata quasi istantanea. La vittima più illustre forse è stata l'aquila di Haast, un uccellaccio così enorme che sarebbe stato in grado di fuggire con un bambino nei suoi artigli. Nell'arcipelago del Pacifico, tanto per dire, gli uccelli sono stati sterminati, abbiamo fatto fuori una specie su due. I tempi dello stermino sono brevissimi ma sufficientemente lunghi da far sparire questi massacri dalle nostre memorie: gli europei di oggi sono generalmente ignari dell'assenza di rinoceronti e leoni. Ma stando all'oggi, chi sa che il 26 settembre 2016 è sparita per sempre una certa raganella?

Il nostro inventario ufficiale delle estinzioni causate dall'uomo inizia nel 1500. Il 2% di tutte le specie di mammiferi sono scomparse, così come l'1,6 per cento degli uccelli, il 2 per cento degli anfibi; insomma, si stima che dal 5 al 6% di tutte le specie di mammiferi si sono estinte non riuscendo a convivere con l'uomo. Queste specie selvatiche rappresentano una sostanziale perdita di diversità biologica, quasi interamente causata dall'uomo. Ricordo però che nelle 5 estinzioni di massa 2/3 delle specie animali sparirono dal pianeta. Il confronto è improponibile, anche se quella causata dall'uomo puo' essere definita una "mini estinzione di massa". Si tratta di una perdita devastante ma, per fortuna, non è tutto quanto c'è da dire in merito. Ora racconto l'altro pezzo, anche se, mi scuserete, lo prendo un po' alla lontana.

Sessantasei milioni di anni fa un'estinzione di massa ha ucciso tutti i dinosauri. Un asteroide largo dieci chilometri si è schiantato contro quello che ora è lo Yucatán sollevando una nube di polvere generata dall'esplosione che ha provocato un forte raffreddamento climatico. La causa immediata è stata la morte diffusa delle piante e la proliferazione di piogge acide. In seguito, con la ricaduta della polvere, si è registrato un estremo riscaldamento globale associato a una massiccia iniezione di anidride carbonica. Tre quarti delle specie anumali presenti sulla terra sono scomparse a seguito degli sbalzi termici, compresi i dinosauri. Questo spiega perché il mondo ora contiene oltre diecimila diversi tipi di uccelli e nessun rettile che pesi più di una tonnellata. L'isolamento termico dei pennuti e la capacità di volare via dai posti più problematici hanno avvantaggiato questa specie animale. Ma c'è di più, in molti ipotizzavano che l'ascesa di uccelli e mammiferi fosse una storia di diversificazione: dopo che si sono liberati dall'onere di dover vivere accanto ai giganteschi dinosauri, hanno potuto diffondersi. In altre parole, l'assenza di dinosauri è stata un'opportunità per gli altri animali. Nuovi reperti indeboliscono questa ipotesi, in realtà uccelli e mammiferi non sono comparsi all'improvviso dopo l'impatto dell' asteroide - ne esistevano già molti: quasi i due terzi della storia dei mammiferi ha avuto luogo in presenza dei dinosauri. I mammiferi vivevano benone (tranne quando venivano mangiati) accanto a grandi rettili! Ad ogni modo, resta vero che mammiferi e uccelli hanno certamente colmato un vuoto. La dimensione corporea dei mammiferi, per esempio, è aumentata di brutto. L'evoluzione di delfini e balene avvenne più tardi ma in modo simile, dopo che gli oceani furono svuotati dei loro equivalenti rettiliani. Tutto procedette in questo senso fino a quando, come si diceva prima, gli uomini arrivarono e liberarono la Terra dai suoi più grandi mammiferi.

Creare dei vuoti nella fauna terrestre non comporta necessariamente fare piazza pulita, quei vuoti verranno colmati, esattamente come il passero asiatico e tutte le sue sottospecie colmano i vuoti lasciati dall'uomo al suo passaggio. I "vincitori" dei tempi moderni dipendono molto dalle nostre diete. Le piante che coltiviamo, per esempio la vite o il grano, attirano certi insetti e certi uccelli ben precisi. La vite, per esempio, notata per la prima volta nei siti archeologici sulle rive del Mar Nero in Georgia, oggi è diffusa ovunque, dalla California alla Cina. E' chiaro che con lei hanno viaggiato anche i suoi parassiti ibridandosi e producento varianti in ovunque.

E l'allevamento? Qualsiasi specie animale abbia la fortuna di essere macellata dall'uomo non si estinguerà mai. Ci piacciono gli arrosticcini di pecora? Avremo per sempre tra noi pecore di tutti i tipi. Con certi animali, certe piante e certi funghi siamo entrati in un rapporto di reciproco vantaggio. Maciniamo i chicchi di grano e mais nella farina e uccidiamo il nostro bestiame e le nostre pecore, ma si tratta in questo caso di una "distruzione che moltiplica" anziché estinguere. C'è simbiosi tra noi e queste specie, un po' come tra la quesrcia e lo scoiattolo che fa razzia dei suoi semi per sotterrarli come riserva per l'inverno, ma poiché non tutti verranno disotterrati, quelli che restano faranno nascere nuove querce. La pianta viene spoliata, ma fa tutto parte dell' "affare evolutivo". Mais, riso e grano coprono oltre un terzo di tutte le terre coltivate del mondo. Chi sfrutta chi? Noi loro o loro noi? Pensa a queste piante come intente ad approfittare di un primate credulone che prepara la terra per loro, le semina, le fertilizza, eccetera. Ma pensa anche a tutti gli animali che mangeranno queste piante, anche loro "sfruttano" l'enorme lavoro dell'uomo.

Laddove vagavano le bestie selvatiche che abbiamo sterminato, ora pascolano le bestie domestiche con cui facciamo affari reciproci. Prima di questa trasformazione, il milione o circa di esseri umani presenti rappresentava l' 1% della massa corporea combinata (biomassa) di tutti i mammiferi. Oggi gli uomini sono il 30% e quasi tutto il resto è costituito dai loro animali domestici. Gli esseri umani stanno dirottando oltre il 97% della biomassa dei mammiferi verso animali con cui stringere il patto evolutivo. In un certo senso nemmeno la sparizione della mega-fauna desta rimpianti: la quantità totale di carne di mammiferi è aumentata di brutto! Ci sono circa 1,5 miliardi di bovini, 1,2 miliardi di pecore e 1 miliardo di capre vivi, oltre a un miliardo di maiali, oltre 130 milioni di bufali d'acqua, forse 58 milioni di cavalli, almeno 40 milioni di asini, 13 milioni di cammelli, circa 7 milioni di lama, oltre un milione di renne addomesticate e così via. Senza dimenticare i pennuti: 22 miliardi di polli vivi e mezzo miliardo di tacchini. Il peso totale dei grandi mammiferi terrestri sarà dieci volte maggiore di quello che era nel mondo pre-umano. Conteggiando gli animali da allevamento molte statistiche che vengono presentate dai "conservazionisti" saltano in aria, specie riguardo la biodiversità. L'antropocene è più che mai l'età dei mammiferi e degli uccelli.

Altro effetto dell'allevamento: la caccia non è più necessaria per il nostro sostentamento. Con la popolazione mondiale che ci ritroviamo, se oggi ci fosse la caccia tutti i mammiferi sparirebbero in un mese: non ci sarebbe abbastanza carne selvatica per nutrirci. So bene che le tradizioni sono dure a morire: i giapponesi non hanno bisogno di mangiare carne di balena per sopravvivere, ma ancora la cacciano. Tuttavia, la caccia resta un hobby più che una necessità, si tratta poi di caccia associata ad allevamento: la caccia sportiva aumenta la domanda di riserve, i fagiani asiatici allevati in cattività e semi-addomesticati vengono liberati nella campagna inglese per far felici i cacciatori. Ho già detto di come la caccia all'elefante contribuisca a mantenere viva questa specie in Africa. Ma per quanto lentamente, la cultura si trasforma. In pochi in famiglia indosserebbe pellicce oggi, eppure anche solo per mia mamma era la normalità. Prendi Walter Palmer, il dentista del Minnesota che nel 2015 è diventato improvvisamente l'uomo più odiato del mondo per aver postato su internet la foto con Cecil, il leone che aveva appena ucciso. Un tipico caso di "populismo": stava prendendo parte a una caccia legale associata a riserve che proteggono una vasta gamma di animali selvatici e piante che non potrebbero sopravvivere altrimenti. Tuttavia, questa reazione irrazionale resta un buon esempio di cultura che cambia. La caccia viene sostituita da altre passioni tra cui conservazione, turismo e fotografia.

Sempre più spesso abbiamo problemi di abbondanza faunistica. Gli ambientalisti hanno iniziato a discutere del "problema dei cervi" e della "situazione dei cinghiali". Nel frattempo non pochi animali domestici sono tornati allo stato brado: cavalli, bufali, cammelli, maiali selvatici... Il cerchio si chiude: dapprima abbiamo ucciso la maggior parte degli animali più grandi, quindi abbiamo addomesticato alcuni dei sopravvissuti e ora che contiamo su questi animali domestici per il nostro cibo, le loro specie ci danno problemi di abbondanze. Se l'andazzo continuerà, tra 100 anni ci saranno molti più grandi mammiferi selvatici di quanti ce ne siano oggi.

Tuttavia, non siamo soddisfatti, desideriamo qualcosa di più "naturale". Luoghi come il Danum nel Borneo, dove ancora puoi imbatterti in un elefante pigmeo nella giungla. Ma queste voglie di paesaggi esotici incontaminati sono un miraggio, abbiamo trasformato l'intero pianeta e la purezza non c'è più. L'esempio del tanto rimpianto elefante del Danum: nel 1750, la British East India Company regalò alcune di queste grandi bestie al Sultano di Sulu. Non si tratta di animali autoctoni! Nemmeno in questo caso il "selvaggio" risulta autentico. Quindi, qui si presenta l'enigma dell'antropocene. Gli elefanti del Borneo furono quasi certamente introdotti un paio di centinaia di anni fa, mangiano e schiacciano molta vegetazione nativa, causano problemi all'uomo quando spuntano impetuosi dalla foresta, lasciano enormi cumuli di sterco imbrattando le strade; insomma, soddisfano la definizione internazionale di "specie aliena invasiva". Ma la loro rimozione non è facile, probabilmente questa specie è mista, in parte si trova lì fin da un lontano passato. Oltre a cio' gli elefanti attirano i turisti in cerca di esotismi e di natura selvaggia. Conclusione: viviamo su un pianeta radicalmente alterato dall'uomo e non esiste più una natura selvaggia in senso stretto libera dall'uomo, non ci resta che apprezzare i cambiamenti positivi tanto quanto rimpiangiamo le grandi perdite che abbiamo causato.

Prelude
Note:@@@@@@@@PRE

Yellow highlight | Location: 431
species are taking advantage of new opportunities that have been provided by humans.
Yellow highlight | Location: 432
they are more numerous and inhabit a greater part of the world than they did before humans appeared.
Note:Il passero

Yellow highlight | Location: 433
Italian sparrow has come into existence,
Note | Location: 433
Aumentata la varietá

Yellow highlight | Location: 435
I will consider ecological success in Part II and evolutionary responses to the human-altered world in Part III.
Note:Piano

Yellow highlight | Location: 437
I have selected four human-caused changes that are critically important
Yellow highlight | Location: 438
killing of animals for food
Yellow highlight | Location: 439
make space for agriculture
Yellow highlight | Location: 440
climate change
Yellow highlight | Location: 441
biological invasions that take place when species are transported
Yellow highlight | Location: 442
four greatest known threats
Yellow highlight | Location: 442
they have brought unexpected opportunities as well.
Yellow highlight | Location: 445
Is biological diversity going up or down? If we count the number of species on Earth, the answer is undoubtedly down.
Yellow highlight | Location: 448
However, it is not so obvious that diversity is declining in any particular district,
Yellow highlight | Location: 449
fresh immigration provides a counterbalance, introducing new species
Yellow highlight | Location: 450
We need to enumerate these additions before we can conclude
Yellow highlight | Location: 453
2 Fall and rise
Note:2@@@@@@@Qui si analizza il primo grande cambiamento umano che si ripercuote sulla biodiversitá: la strage di animali x cibarsi. Le estinzioni della caccia e le ripopolazioni dovute all allevamenro.

Yellow highlight | Location: 454
down a leech-infested forest
Yellow highlight | Location: 454
orangutan,
Yellow highlight | Location: 456
pygmy elephants.
Yellow highlight | Location: 458
in the Danum Valley Conservation Area of northern Borneo
Note:Dove siamo

Yellow highlight | Location: 460
The next crack was much closer. An even larger female was heading straight towards me,
Note:Pericolo

Yellow highlight | Location: 468
I realized it was time to head back to the Danum field station
Note:Cacarella x l incontro

Yellow highlight | Location: 469
I was distracted by the Eurasian tree sparrows that had taken up home in this remote outpost,
Note:Una presenza insolita

Yellow highlight | Location: 471
picking scraps of food off plates that had been left
Note:Nutrimento...tipo campeggio

Yellow highlight | Location: 472
living a mere ten-minute walk from where I had just seen a bunch of forest elephants.
Note:Il passero

Yellow highlight | Location: 473
My only previous encounter with wild elephants was in Pilanesberg National Park in South Africa, where a family party was standing in the middle of the road, barring progress and threatening to leave us trapped in a small car for the night.
Note:L altro incontro fu ben diverso

Yellow highlight | Location: 480
elephants can be found in near-desert-like conditions as well as in the wet rainforests
Yellow highlight | Location: 481
Why, if elephants can live in such different environments, do they not live all over the world?
Note:La domanda

Yellow highlight | Location: 482
In fact, they used to.
Note:Ma infatti fino a poco tempo fa li trovavi ovunque

Yellow highlight | Location: 483
ancient clans of human primates hunted them to extinction.
Note:Caccia

Yellow highlight | Location: 484
food
Yellow highlight | Location: 484
useful skin,
Yellow highlight | Location: 484
source of bones and tusks
Yellow highlight | Location: 485
People still kill them today because they are dangerous animals.
Yellow highlight | Location: 486
they are responsible for the deaths of around five hundred people a year.
Yellow highlight | Location: 486
Testosterone-crazed bull elephants
Note:Una macchina di morte

Yellow highlight | Location: 492
at least fifty times as many elephants have been killed by humans in recent years
Note:Una guerra asimetrica

Yellow highlight | Location: 494
humans can kill elephants faster than elephants can breed.
Note | Location: 494
Cruciale

Yellow highlight | Location: 495
The remarkable thing is that any elephants have survived
Yellow highlight | Location: 496
they lived alongside pre-human apes from the start and may have gradually evolved an increased ability to escape
Note:Gli e africani

Yellow highlight | Location: 501
In Africa, they were partially protected by a virtual fence that had been erected by the tsetse fly,
Yellow highlight | Location: 504
48,000 people south of the Sahara die of sleeping sickness each year, and the toll on our livestock is far greater.
Yellow highlight | Location: 507
Elephants, in contrast, had a sufficiently tough hide to deter most tsetse flies
Yellow highlight | Location: 508
Indian elephant seemingly only hung on in regions where they were useful as beasts of burden
Yellow highlight | Location: 509
They were the living tanks of wars
Yellow highlight | Location: 510
heavy-lifting machinery
Yellow highlight | Location: 510
warm-blooded trucks and bulldozers
Yellow highlight | Location: 513
they take centre stage in cultural festivals and religious ceremonies,
Yellow highlight | Location: 513
used as viewing platforms by tourists.
Yellow highlight | Location: 514
Female Indian elephants and some of the males don’t have tusks.
Yellow highlight | Location: 523
This primeval landscape has been replaced by mown grass, planted trees, house sparrows from Asia and North American house finches.
Note:In usa. Dove prima scorazzavano gli elefanti

Yellow highlight | Location: 524
There must have been twenty or more different kinds of elephants in the world
Note:Prima dela carneficina

Yellow highlight | Location: 525
mammoths, mastodons, gomphotheres and stegodonts,
Yellow highlight | Location: 526
Only three species survive.
Yellow highlight | Location: 528
they are now virtually confined to parks, game reserves and, paradoxically, hunting reserves,
Note:L elefante africano dei cespugli

Yellow highlight | Location: 529
The far rarer African forest elephant
Note:L altro africano ben piú raro. Congo

Yellow highlight | Location: 531
confined to a smattering of enclaves from India to Borneo.
Note:L asiatico...che prima arrivava in europa

Yellow highlight | Location: 532
Seven-tonne, straight-tusked elephants once lived throughout Europe.
Yellow highlight | Location: 533
now replaced by Venice
Note:Le paludi dell ippopotamo

Yellow highlight | Location: 533
Italian sparrows, feral rock doves and the inevitable rats and mice.
Note:I sostituti dell ippo

Yellow highlight | Location: 535
Malta and Sicily had one dwarf species. Cyprus had another that was just a metre high –
Note:Elefanti intrappolati sulle isole

Yellow highlight | Location: 537
We can add mammoths to the list, relatives of the Indian elephant.
Note:Altro grande scomparso

Yellow highlight | Location: 539
the Columbian mammoth,
Yellow highlight | Location: 540
One dwarf island species inhabited the Channel Islands off California, with others marooned in the Mediterranean islands of Crete and Sardinia.
Note:Gli solati sopravvissuti

Yellow highlight | Location: 542
Mexico to Argentina, was home to at least three, and possibly five, species of ancient gomphotheres.
Note:Altro parente

Yellow highlight | Location: 544
Perhaps the largest of all was the ten-tonne Asian Stegodon, standing four metres at the shoulder,
Note:Il piú impressionante antenato

Yellow highlight | Location: 545
roamed from Pakistan to Japan,
Yellow highlight | Location: 549
at least one elephant species being present over almost the entire land surface of the world,
Note:Conclusione

Yellow highlight | Location: 551
And they were all killed off by humans.
Yellow highlight | Location: 553
the rise of predatory apes.
Yellow highlight | Location: 554
A beam of the densest imaginable wood crashed down, sufficient to immobilize the tapir
Note:Caccia al tapiro

Yellow highlight | Location: 556
the animal towards its demise.
Yellow highlight | Location: 556
it lies helpless until the spear-wielding Guarani hunters return to complete the task.
Yellow highlight | Location: 558
the largest surviving South American mammal could be captured and killed by a single person.
Yellow highlight | Location: 561
jaguars trigger a release that deposits the luckless cat on to a bed of spikes.
Note:Altra vittima

Yellow highlight | Location: 564
jaguar trap could have impaled now-extinct, sabre-toothed Smilodon
Note:Nobili vittime

Yellow highlight | Location: 565
four times heavier than the jaguar
Yellow highlight | Location: 568
available to Gabriel’s ancestors more than ten thousand years ago,
Note:Simili trappole

Yellow highlight | Location: 568
animals that had never met a human
Note:10000 anni fa. La diacesa eda nord dell uomo

Yellow highlight | Location: 571
None of this required Hollywood visions of muscle-bulging Stone Age hunters locked in mortal combat
Yellow highlight | Location: 573
we would today be taking our wildlife safaris in Argentina, where gomphothere elephants were joined by huge ground sloths, as well as car-sized armadillos and hornless, rhino-like toxodons.
Note:Il mondo senza cacciatori

Yellow highlight | Location: 579
you would once have been surrounded by an impressive array of staggeringly large animals.
Note:Erano enormi

Yellow highlight | Location: 580
three-metre-high giant birds,
Yellow highlight | Location: 580
two-tonne marsupials.
Yellow highlight | Location: 581
heaviest lemurs are gone.
Yellow highlight | Location: 585
American mastodon, Columbian mammoth, Mexican horse, California tapir, three varieties of ground sloth, American camels, large-headed llamas, over-sized peccaries, enormous short-faced bears, dire wolves, scimitar- and sabre-toothed cats, cheetah-like running cats and American lions.
Note:Nelle trappole presso los angeles

Yellow highlight | Location: 588
extinctions are almost instantaneous
Yellow highlight | Location: 592
Haast’s eagle,
Note:Una vittima illustre

Yellow highlight | Location: 593
so enormous that it was allegedly capable of escaping with a child in its talons
Yellow highlight | Location: 594
One species of bird was killed off every two
Note:Arcipelago pacifico

Yellow highlight | Location: 597
megafauna
Yellow highlight | Location: 602
present-day Europeans are generally oblivious to the absence of rhinoceros and lions
Note:Ci si dimentica

Yellow highlight | Location: 606
tree frog passed away on 26 September 2016?
Note:Ancora oggi

Yellow highlight | Location: 608
Our official inventory of human-caused extinction starts in the year 1500.
Yellow highlight | Location: 609
disappearance of around 2 per cent of all mammal species
Yellow highlight | Location: 609
as well as 1.6 per cent of bird
Yellow highlight | Location: 610
2 per cent of amphibians
Yellow highlight | Location: 612
5 to 6 per cent of all mammal species have already become extinct in the human era.
Yellow highlight | Location: 614
These wild species represent a substantial loss of biological diversity, almost entirely caused by humans.
Yellow highlight | Location: 616
three-quarters or more of all species became extinct.
Note:Nelle Big Five mass extintion. Nn confrontabile

Yellow highlight | Location: 617
a ‘mini mass extinction’
Note:Quella causata dall uomo

Yellow highlight | Location: 619
This loss is devastating but, luckily, it isn’t the whole story.
Yellow highlight | Location: 621
Consider the last such event, which killed off the dinosaurs when a ten-kilometre-wide asteroid smashed into what is now the Yucatán
Note:66 milioni di anni fa

Yellow highlight | Location: 624
dust clouds generated by the explosion resulted in severe climatic cooling,
Yellow highlight | Location: 624
widespread death of plants and the proliferation of acid rain
Yellow highlight | Location: 625
followed by extreme global warming associated with a massive injection of carbon dioxide
Yellow highlight | Location: 626
three-quarters of the world’s species disappeared, including the dinosaurs.
Yellow highlight | Location: 627
This explains why the world now contains over ten thousand different kinds of birds and no reptiles weighing more than a tonne,
Yellow highlight | Location: 628
because of their feathery insulation and ability to fly away
Yellow highlight | Location: 630
We usually think of the rise of the birds and mammals as a tale of diversification after they were released from the burden of having to live with gigantic dinosaurs.
Note:Ipotesi

Yellow highlight | Location: 632
The absence of dinosaurs was an opportunity for others.
Yellow highlight | Location: 633
Birds and mammals did not suddenly appear after the asteroid hit – large numbers of them already existed
Note:Nuovi reperti

Yellow highlight | Location: 647
The story of the mammals is similar – nearly two-thirds of the history of mammals took place in the presence of dinosaurs.
Yellow highlight | Location: 649
mammals lived perfectly happily (except when being eaten) alongside large reptiles
Yellow highlight | Location: 653
Similar stories hold for other groups of animals. Butterflies
Yellow highlight | Location: 658
Mammals and birds certainly filled a void.
Note:Ad ogni modo

Yellow highlight | Location: 658
body size of mammals gradually increased,
Yellow highlight | Location: 662
The evolution of dolphins and whales came later, the oceans having been emptied of their reptilian equivalents:
Yellow highlight | Location: 664
until humans came along and cleared the Earth of its largest mammals
Yellow highlight | Location: 667
in the same way that house sparrows and tree sparrows were regular animals ‘minding their own business’ before they found that the new human-transformed world
Note:L analogia

Yellow highlight | Location: 674
The winners of modern times are in our glasses and on our plates.
Note:I sopravvissuti. Le piante coltivate x vino e grappa attirano certi insetti e uccelli. L uva chi attoIra?

Yellow highlight | Location: 675
Grape vines, whose fruits evolved to be attractive so that animals would move their seeds to new places,
Yellow highlight | Location: 676
First known from archaeological sites eight thousand years ago on Georgia’s Black Sea shores,18 grape vines are now grown from California to China,
Yellow highlight | Location: 679
We ate the delicious muscles of sheep,
Note:Altre storie di successo

Yellow highlight | Location: 681
For these chosen animals and plants and fungi, we have entered an era of mutual benefit.
Yellow highlight | Location: 682
we grind the grains of wheat and maize into flour and kill our cattle and sheep
Note:Cio che distruggiamo si moltiplica

Yellow highlight | Location: 683
this is little different from the way oak and pine trees benefit from the presence of squirrels and birds.
Note:Gli scoiattoli sotterrano molti frutti e nn li recuperano tuttti. Questo dará vita a nuove piante

Yellow highlight | Location: 693
The plants may give up their fruits and seeds, but this is all part of the evolutionary deal.
Yellow highlight | Location: 694
maize, rice and wheat cover more than a third of all of the world’s cultivated land.
Note:Chi sfrutta chi?

Yellow highlight | Location: 696
think of them as having taken advantage of a gullible primate to prepare the land for them, sow them, fertilize them,
Yellow highlight | Location: 698
It is bonanza time for animals that can consume these human-tended plants.
Note:Inoltre

Yellow highlight | Location: 699
Where wild beasts once roamed, livestock now graze.
Yellow highlight | Location: 703
Prior to this transformation, the million or so humans that were alive would have represented a small fraction of 1 per cent of the combined body mass (biomass) of all of the mammals
Note:Oggi il 30% . E il resto sono gli animali domestici

Yellow highlight | Location: 706
Humans are hijacking over 97 per cent of mammal biomass to our own ends.
Yellow highlight | Location: 707
the total amount of mammal flesh has increased
Note:Nn rimpiangiamo i giganti

Yellow highlight | Location: 710
There are about 1.5 billion cattle, 1.2 billion sheep and 1 billion goats alive, as well as a billion pigs, over 130 million water buffalo, perhaps 58 million horses, at least 40 million donkeys, 13 million camels, some 7 million llamas, over a million domesticated reindeer, and so on.
Yellow highlight | Location: 721
22 billion chickens alive and half a billion turkeys.
Yellow highlight | Location: 725
the total weight of big land mammals will be ten times greater than it was in the pre-human world,
Note:Il recupero

Yellow highlight | Location: 730
In most parts of the world, the ‘true’ current diversity of the megafauna is around seven to ten species higher than depicted.
Note:Se conteggiamo gli animali di allevamento

Yellow highlight | Location: 732
Anthropocene is just as much an age of mammals and birds as it ever was.
Yellow highlight | Location: 733
hunting is no longer required for our sustenance.
Note:Altro effetto dell allevamento

Yellow highlight | Location: 736
the 7-plus billion of us alive today might be expected to polish off all remaining large wild mammals in about a month.
Note:Se ci fosse la caccia

Yellow highlight | Location: 738
There is not enough wild meat to feed us.
Yellow highlight | Location: 739
The Japanese do not need to eat whale meat to survive,
Note:Ma le tradizioni sono dure a morire

Yellow highlight | Location: 742
Then there is the tradition of hunting itself, now a hobby more than a necessity.
Yellow highlight | Location: 744
Sport hunting, originally the preserve of royalty,
Yellow highlight | Location: 745
Captive-reared and semi-tame Asian pheasants are released into the English countryside
Yellow highlight | Location: 750
no one in the family would wear furs today,
Note:Ma le mode passano

Yellow highlight | Location: 754
Take Walter Palmer, the dentist from Minnesota who in 2015 suddenly became one of the most hated figures on the internet because he had shot ‘Cecil the lion’
Yellow highlight | Location: 756
he was taking part in a legal game hunt, and hunting preserves do protect a wide range of wild animals and plants that cannot live in regular farmland.
Note:Populismo

Yellow highlight | Location: 760
hunt can be replaced by other enthusiasms, including conservation, tourism and photography.
Yellow highlight | Location: 768
conservationists have begun to discuss the ‘deer problem’ and the ‘wild-boar situation’.
Note:Problemi di abbondanza

Yellow highlight | Location: 773
Meanwhile, our domestic animals have reverted to the wild.
Note:Ci sono anche loro

Yellow highlight | Location: 773
Horses
Yellow highlight | Location: 774
Water buffalo and camels
Yellow highlight | Location: 774
Wild pigs
Yellow highlight | Location: 776
First, we killed off most of the largest animals. Then we domesticated some of the survivors. And now that we rely on these domesticated animals for our food,
Note:Il cerchio si chiude

Yellow highlight | Location: 778
there will be considerably more large wild mammals in existence one hundred years from now than there are today.
Yellow highlight | Location: 787
we have begun programmes of affirmative action,
Note:Nei casi piû problematici

Yellow highlight | Location: 796
Yet, somehow, we yearn for something a little more natural:
Yellow highlight | Location: 797
Places like Danum Valley in Borneo,
Note:Esempioo

Yellow highlight | Location: 798
But this sense of a wild world without humans is a mirage. We have transformed the whole planet.
Yellow highlight | Location: 800
In 1750, the British East India Company gifted some of these great beasts to the Sultan of Sulu,
Note:Gli elefanti pigmei in Brneo

Yellow highlight | Location: 806
So, here we have an Anthropocene conundrum. Borneo’s elephants were almost certainly introduced a couple of hundred years ago, they eat and squash a lot of native vegetation,
Note:Conundrum

Yellow highlight | Location: 807
cause trouble when they emerge from the forest
Yellow highlight | Location: 808
leave huge mounds of dung whenever they walk on the roads.
Yellow highlight | Location: 808
Bornean elephants meet the international definition of an ‘invasive alien species’,
Yellow highlight | Location: 810
there have probably been elephants of one kind or another in Borneo in the distant past,
Note:Ostacolo alla rimozione

Yellow highlight | Location: 815
Elephants also attract tourist income.
Yellow highlight | Location: 818
We are living on a fundamentally human-altered planet, and there is no longer any such thing as human-free nature.
Note:Conclusione

Yellow highlight | Location: 822
we should appreciate changes that are positive as much as we regret any losses.