martedì 20 giugno 2017

Il buco nero dei beni culturali

Beni culturali – di Filippo Cavazzoni - I beni comuni oltre i luoghi comuni (Policy) (Italian Edition) di Eugenio Somaini
1. Cosa sono i beni culturali?
Una casa di cartone può essere ritenuta un “bene culturale”? La domanda può apparire stravagante, ma in realtà le autorità pubbliche francesi hanno dovuto prenderla in seria considerazione. Un clochard, infatti, «che considerava la propria casa di cartone degna del massimo rispetto e interesse dal punto di vista architettonico, un giorno ha presentato una richiesta per far includere la sua abitazione nel Registro dei Monumenti storici».
Note:LA CASA DI CARTONE
Già oggi la nozione di bene culturale è alquanto inclusiva e dai contorni sfumati. Nel nostro paese il legislatore non ne ha dato una definizione chiara
Note:DEFINIZIONE PASTICCIATA
il Codice del 2004 ha disposto una abnorme dilatazione oggettiva della categoria, la quale oggi ricomprende, fra l’altro, matrici fotografiche, piazze, vie, spazi urbani, siti minerari, navi, galleggianti, architetture rurali».{346}
Note:ABNORME DILATAZIONE
Il termine “bene culturale” è entrato nella legislazione italiana in tempi relativamente recenti. È stata la cosiddetta Commissione Franceschini (1964) a introdurre nel dibattito tale termine. Ma già la Convenzione per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto (L’Aja, 1954) aveva utilizzato questa locuzione. Il suo uso è andato da allora a sostituirne altri (“antichità e belle arti”, “cose d’arte” e “cose di interesse artistico e storico”) fino al suo approdo normativo nel decreto del 1974 che istituì il Ministero per i beni culturali e ambientali.
Note:STORIA DEL TERMINE
Appartengono al patrimonio culturale della Nazione tutti i beni aventi riferimento alla storia della civiltà. Sono assoggettati alla legge i beni di interesse archeologico, storico, artistico, ambientale e paesistico, archivistico e librario, ed ogni altro bene che costituisca testimonianza materiale avente valore di civiltà.{348}
Note:DEFINIZIONE DELLA COMMISSIONE FRANCESCHINI
ne doveva discendere una riforma della normativa, nella quale il criterio estetizzante, fino ad allora prevalentemente in uso per l’individuazione del bene protetto, fosse sostituito da un criterio storicistico.
Note:PIÙ STORIA MENO ESTETICA
sono stati inseriti fra i cosiddetti beni demoetnoantropologici: «legati alle culture locali ed alla vita della gente comune, nei suoi più diversi aspetti, dai dialetti alla gastronomia, dall’artigianato agli stili di vita familiare, dagli oggetti di vita quotidiana alle pratiche simboliche, fino a giungere alle musiche, alle danze, ai giochi, alle mitologie, ai riti, alle abitudini e alle credenze popolari».{349}
Note:LA LISTA SI ALLUNGA
«[…] beni culturali, binomio malefico funzionante come un buco nero, capace di inghiottire tutto, e tutto nullificare in vuote forme verbali […].
Note:IL BUCO NERO SECONDO GIOVANNI URBANI
Per la nostra legislazione le opere di Goldoni sono da incasellare sotto la categoria di “bene immateriale”, in quanto indiscutibile espressione letteraria. I manoscritti dei suoi testi, cioè gli originali su cui Goldoni impresse la sua scrittura, rappresentano un “bene culturale” vero e proprio, così come rappresenta un “bene culturale” la sua casa-museo a Venezia. Mentre una eventuale mostra  delle prime edizioni a stampa delle opere di Goldoni è da classificarsi come “attività culturale”, e la messa in scena in teatro delle singole opere è da considerarsi come “attività di spettacolo”.{352} Ma se Goldoni è un “bene culturale”, o meglio, per essere più precisi, se lo sono la sua casa-museo e i suoi manoscritti originali, questi sono anche un “bene comune”?
Note:BENI CULTURALI = BENI COMUNI? IL CASO GOLDONI
2. Cosa sono i beni comuni?
I beni comuni o commons di cui si è occupata il premio Nobel per l’economia Elinor Ostrom sarebbero risorse naturali o artificiali sfruttate insieme da più utilizzatori e i cui processi di esclusione dall’uso sono difficili e/o costosi ma non impossibili.
Note:DEFINZIONE DI BENE COMUNE
i beni comuni sarebbero «delle cose che esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali nonché al libero sviluppo della persona»… aggiungeva che «i beni archeologici, culturali, ambientali e le altre zone paesaggistiche tutelate» sono beni comuni.
Note:DEFINIZIONE DELLA COMMISSIONE RODOTÀ
beni culturali sarebbero anche “comuni”, non in quanto dotati di caratteristiche specifiche: oggettive e proprie (in base alla loro escludibilità e/o rivalità), ma perché necessari all’esercizio dei diritti fondamentali e allo sviluppo della persona: beni quindi “funzionali” a raggiungere determinati obiettivi.
Note:I BENI COMUNI COMPRENDONO ANCHE I BENI CULTURALI
«I beni comuni sono resi tali non da presunte caratteristiche ontologiche, oggettive o meccaniche che li caratterizzerebbero, ma da contesti in cui essi divengono rilevanti in quanto tali. Di qui l’estrema ampiezza e flessibilità della nozione…. Per Mattei, quindi, un bene culturale non sarebbe automaticamente anche “comune”, ma lo diverrebbe se intorno ad esso si creassero dei rapporti sociali e delle situazioni non precisamente definite, ma in ogni caso di tipo “partecipativo”, dal momento che «i beni comuni sono la base della democrazia partecipativa autentica»….
Note:UGO MATTEI
la possibilità di avere un elenco dei beni comuni derivanti da caratteristiche fisiche e oggettive diventa pressoché impossibile
Note:ELENCO IMPOSSIBILE
3. Beni culturali e beni comuni: una sovrapposizione davvero impossibile?
se pensiamo ad esempio a un museo risulta però difficile credere che vi sia l’impossibilità a escludere potenziali free riders. Qualche problema in più può presentare un parco archeologico di vaste dimensioni, nel quale i costi di esclusione sono sicuramente più elevati: tuttavia grazie alle tecniche moderne di sorveglianza e di controllo degli accessi i parchi archeologici sono sicuramente nelle condizioni di poter fare pagare un biglietto per accedervi
Note:UN MUSEO ESCLUDE. DIFFICILE CONSIDERARLO BENE COMUNE
L’esclusione è invece impossibile o quasi per le facciate di edifici storici, oppure per i monumenti posti al centro di piazze o luoghi aperti. Ma, in questi casi, non ci troviamo più al cospetto di un consumo “rivale”
Note:FACCIATA DI UN PALAZZO STORICO: NON ESCLUDIBILE MA ANCHE NON RIVALE
La tesi del fallimento del mercato considera le persone come individui isolati, che vivono in un ambiente etereo anziché in uno spazio tridimensionale con un contesto di istituzioni e storia. Una tale astrazione priva di materialità, basata su premesse mai verificatesi in nessuna società reale, produce una teoria che può essere sì validamente dedotta da tali premesse, ma che non è in sintonia con l’esistenza umana nel mondo reale.{358} Ostrom ha proprio dimostrato come la cooperazione fra individui si sia attuata in contesti che avrebbero invece dovuto portare a fallimenti di mercato
Note:GESTIONE PRIVATA DEI BENI PUBBLICI
i beni culturali vengono ritenuti “comuni” proprio perché necessari all’esercizio dei diritti fondamentali delle persone: questo modo di intenderli rimanda alla caratteristica dei beni culturali di veicolare conoscenza… allora non dobbiamo più chiederci se i beni culturali siano anche “comuni”, ma piuttosto se la conoscenza stessa sia un bene comune
Note:VEICOLARE CONOSCENZA
Il “merito” dei beni culturali starebbe «nell’incoraggiare alla cultura e nel diffondere il senso del bello e della qualità estetica».{362} La loro tutela e valorizzazione andrebbe pertanto promossa per le “esternalità” positive che produce: andando ad accrescere il capitale culturale e umano delle persone.
Note:ESTERNALITÀ DEL BENE CULTURALE
«Il bene comune non è dato, si manifesta attraverso l’agire condiviso, è il frutto di relazioni sociali tra pari. […] Il bene comune nasce dal basso e dalla partecipazione attiva e diretta della cittadinanza. Il bene comune si autorganizza».
Note:FONDAZIONE TEATRO VALLE BENE COMUNE
la cooperazione sarebbe un valore in sé, da anteporre o quasi a tutto il resto. Ma tale modello incentrato sulla proprietà collettiva, storicamente, ha avuto più spazio proprio quando le dimensioni dello Stato erano più contenute: più si è allargato il perimetro dell’intervento pubblico, più si sono ridotti gli spazi di autorganizzazione… Anche nel settore dei beni culturali, l’intervento dello Stato, sia al fine di tutelarli sia al fine di gestirli direttamente, ha limitato i diritti di proprietà privata su di essi e ha inoltre allontanato i cittadini dal prendersi cura direttamente del patrimonio culturale:
Note:COOPERATIVE E STATO
4. Quali forme di gestione?
Come scriveva Massimo Severo Giannini, «il bene culturale è pubblico non in quanto bene di appartenenza, ma in quanto bene di fruizione».{371} Se le premesse sono queste, la gestione dovrebbe allora andare a chi meglio può garantirne la fruizione: una gestione economicamente sostenibile capace di soddisfare nel migliore dei modi i consumatori.
Note:FRUIZIONE PUBBLICA.... NON GESTIONE PUBBLICA
si aggiunge la difficoltà nella individuazione della comunità di riferimento a cui idealmente ricondurre il bene (per eventualmente realizzare una gestione “partecipata” dello stesso). Qual è infatti la comunità di riferimento di un museo o di un bene culturale in generale? Come la si identifica? A chi dovrebbe appartenere e da chi dovrebbe essere gestita, ad esempio, la casa-museo di Goldoni… Pensiamo ad esempio alla categoria di Patrimonio mondiale (dell’umanità) sancita dall’Unesco, oppure a una piccola pieve che ha un preciso valore solo per un limitato numero di persone che risiede nelle sue vicinanze….
Note:COMUNITÀ DI RIFERIMENTO
5. Conclusioni
i beni culturali racchiudono al proprio interno una varietà di beni che è praticamente impossibile considerare in maniera unitaria
Note:TROPPA DIVERSITÀ
La stessa Costituzione, già oggi fornisce un quadro all’interno del quale la “riappropriazione” del patrimonio culturale è incentivata. Come stabilisce l’articolo 118, comma 4: «Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà».
BASTA IL CONCETTO DI SUSSIDIARIETÀ GIÀ PRESENTE IN COSTITUZIONE

lunedì 19 giugno 2017

Chi è felice e perché

Gross National Happiness by Arthur C. Brooks
***
who is happy in America and what makes them happy.
Note:COSA VOGLIAMO SAPERE
The great divide between the happy and the unhappy in America is largely due to differences in social and cultural values.
Note:SPOILER: LA DIFFERENZA LA FANNO I VALORI
People can self report their own happiness, such as when they indicate their feelings on a scale of 1 to 7, as is typical of many surveys. And though personal rating systems may not mean exactly the same things for all people, experts have determined that when examined in large groups, “happy people on average will answer the same way, and so will unhappy people.”
Note:SELFREPORT
Why is happiness important? Because people’s happiness affects us all. “Happy people treat others better than unhappy people do. They are more charitable than unhappy people, have better marriages, are better parents, act with greater integrity, and are better citizens. Happy people not only work harder than unhappy people, but volunteer more too – meaning that they increase our nation’s prosperity and strengthen our communities. In short, happy citizens are better citizens.”
Note:EFFETTI DELL'ESSERE FELICI
Liberal academics have articulated one model for understanding happiness based on political affiliation, which has propagated in varying degrees into public opinion. They claim that conservatives are strict, structured, “and cannot tolerate anything but black and white – and consequently the real world leaves them insecure and angry. Liberals, in contrast, are emotionally flexible, are able to understand nuance, and have less trouble adjusting to a changing storyline; they are thus happier and more comfortable in the modern world.” But real data overturns this theory completely.
Note:LA TEORIA STANDARD
Conservatives are in fact markedly happier than liberals and have been for a long time – for at least 35 years, according to the data. “In 2004, people who said they were conservative were nearly twice as likely to say that they were very happy as people who called themselves liberal or very liberal (44 percent versus 25 percent).”
Note:DATI: IL CONSERVATORE FELICE
Two very significant differences correlate with differences in politics and happiness – not money, as one might expect, but religion and marriage. Conservatives are more than twice as likely as liberals to attend a church or worship weekly and they are also nearly twice as likely to be married.
Note:COSA PESA: RELIGIONE E MATRIMONIO
even when differences in marriage and faith are corrected for, if conservatives and liberals were otherwise equal, conservatives would still be 10% more likely to say they were very happy.
Note:MA PESA ANCHE L'IDEOLOGIA
“Conservatives look at society and see a collection of individuals.” Therefore, conservatives tend to believe that personal, individual action is powerful and is where we should focus our efforts…. “The conservative reliance on oneself – as opposed to others or the government – makes happiness …a project rather than an entitlement.”
Note:IDEOLOGIA CHE RENDE FELICI
Happiness is a Gift From Above
Religion has a great effect on people’s happiness. “In 2004, 43% of religious folks said they were ‘very happy’ with their lives, versus 23 percent of secularists.”
Note:IL PESO DELLA FEDE
The only case where religion is not shown to increase happiness is among those who have strong beliefs in a wrathful, vengeful god.
Note:ECCEZIONE
It is hard to say whether religion causes happiness or merely correlates with it, for it is possible that people who are naturally happy may tend to practice their faith more. But the community environment that typically accompanies religion is almost certainly a factor in its correlation with happiness.
Note:NESSO
Furthermore, religion also correlates with improved financial happiness, for people who live in religious communities do better than those who don’t
Note:RELIGIONE E BENESSERE ECONOMICO
the more your neighbors go to church, the more prosperous you will tend to be.”
Note:LA RELIGIOSITÀ DEGLI ALTRI FA BENE ANCHE A NOI
Is Happiness A Family Value?
The 60’s counter-cultural messages about free love non-withstanding, marriage has been shown to make people happier. For example, “In 2004, 42% of married Americans said they were very happy. Only 23 percent of never-married people said this.” Increased happiness holds true even when corrected for the fact that people who are married tend to have more money and education – if two people are statistically identical except for marriage, the married person is 18% more likely to report that they are happy.
Note:IL MATRIMONIO RENDE FELICI
Having children, on the other hand, has been shown to actually lower happiness – all other things being equal, by approximately 7%. So why do we have them? Is it only because we are wired to reproduce?
Note:I BAMBINI RENDONO INFELICI. PERCHÈ LI FACCIAMO ALLORA?
having children gives life meaning and creates opportunities for unconditional love. Furthermore, having children is bundled with the things that do typically correlate with happiness, namely marriage and religion.
Note:RISPOSTA
We do not want to become like contemporary Europe, marked by secularism as well as unhappiness, where birthrates are sharply declining
Note:IL TRISTE DESTINO DELL'EUROPA
Does Money Buy Happiness?
Although U.S. incomes have risen significantly over the past several decades, happiness levels have not.
Note:SOLDI E FELICITÀ
Money can certainly be important to well-being, for the poorest countries in the world, such as those in sub-Saharan Africa, are also the unhappiest. But overall, money is not an accurate measure of happiness
IL DENARO È IMPORTANTE SOPRATTUTTO PER I POVERI
“Once countries get past the prosperity level that solves large scale health and nutrition problems, income differences pale in comparison with differences in more important factors – like culture and faith –
Note:OLTRE UNA VERTA SOGLIA È LA CULTURA CHE CONTA
For example, Mexico and France differ greatly in terms of citizens’ “purchasing power” – a better measure of relative wealth since the two countries differ significantly in their cost-of living. Mexican adults say they are happy at a rate of 63%, whereas only 35% of the French reported happiness.
Note:MESSICO E FRANCIA
Why doesn’t money make us happier? Even those who receive large amounts of money quickly revert to their previous happiness levels. The answer is because humans are very good at adapting to changes.
Note:PERCHÈ REDOSTRIBUIRE NON TOCCA LA FELICITÀ. ADATTAMENTO EDONICO
What we don’t adapt well to are small, chronic conditions like low-grade pain, a tense marriage, ambient noise, an incompetent coworker, or a frustrating commute to work.
Note:A COSA NN CI ADATTIAMO
Take the American pattern of the great job in the city and a beautiful house in the country. These things may make us initially happy, but the job and home wear off, and the hour-long commute becomes a consistent source of misery –
Note:CASA, LAVORO: CI SI ADATTA. PENDOLARISMO: NON CI SI ADATTA
What does make us happy is feeling successful. To cite a well-known example, a majority of people would choose to make $50,000 when their colleagues made $25,000, rather than make $100,000 while their colleagues made $200,000. Relative wealth is important,
Note:SUCCESSO RELATIVO
many Americans forget that money is only a measure of success and confuse it with happiness itself.
Note:IL DENARO MISURA IL SUCCESSO NON LO DÀ. PER QUESTO BILL GATES CONTINUA A LAVORARE
Government spending does not create more happiness – in fact, it typically creates more unhappiness. As taxes go up, so do feelings of less freedom and also feelings of dependency.
Note:REDISTRIBUIRE CREA INFELICITÀ
“Capitalism is the best system to allow people to succeed on their merits in the economy – and we know that it is success that truly does bring happiness.
Note:IL CAPITALISMO CREA OCCASIONI DI SUCCESSO
Inequality and (Un)Happiness in America
Is inequality the primary source of our unhappiness? America is steadily getting richer, across all segments of the population, but the already-rich are getting richer faster.
Note:LA DISEGUAGLIANZA AVANZA. È FONTE DI INFELICITÀ?
The data shows that average happiness in America has not fallen even as income disparities have risen.
Note:EVIDENZA IN AMERICA
Data shows that it is not income inequality that leads to unhappiness, but rather beliefs about income mobility.
Note:FONDAMENTALE IL CREDO SULLA SULLO MOBILITÀ SOCIALE
redistribution does not increase net happiness. First off, there are the costs and inefficiencies involved with redistribution. And perhaps more importantly, being given a handout does not best encourage happiness, for “I might gain far less happiness from getting your money than I would from earning money myself.”
Note:PERCHÈ REDISTRIBUIRE NON SERVE
“If leaders focus on getting rid of income inequality, the underlying problem – lack of income mobility – will not improve… [D]isengaging money from earned success”
Note:SUSSIDIARE DIMINUISCE IL VALORE CREATO DALL' INDIVIDUO
Left and liberals are much more pessimistic about the chances for disenfranchised groups to achieve income mobility, and instead consign them to the state of victim-hood. Happiness, however, comes from feeling successful and having control over one’s life.
Note:LA CONDIZIONE DEI MANTENUTI
productive work is a very strong cause of happiness. Americans, to a great degree, love their work. For example, only 1 in 10 workers describe themselves as unhappy. And Americans work far more than less-happy Europeans.
Note:LA FELICITÀ VIENE DAL LAVORO PRODUTTIVO
The Secret to Buying Happiness
“Survey data from 2000 show us that people who give money to charity are 43% more likely than non-givers to say that they are very happy. Volunteers are 42% more likely to be very happy than non-volunteers.”
Note:DONARE RENDE FELICI
Psychologists have shown that giving affects our brains in pleasurable and beneficial ways. Researchers have explained the happiness that results from giving as the “Helper’s High,” similar to the effects of endorphins,
Note:PSICOLOGIA DEL DONO
Charity also helps our social positions in the world, for data shows that “we are held in higher esteem and rewarded when people see us behaving generously.”
Note:DONO E POSIZIONE SOCIALE
These findings contradict theories that humans are naturally selfish. “[O]ur brains, minds, and bodies experience equilibrium and pleasure when we give. We are actually unnaturally selfish: we are wired to serve.”
Note:NON SIAMO SOLO EGOISTI... EVIDENTEMENTE
We must preserve the role of charitable giving and providing in our country and keep it separate from government intervention.
Note:FAVORIRE UN WELFARE FONDATO SUL DONO
people give less when they think that government should redistribute income between rich and poor. In 1996, people who disagreed that ‘the government has a responsibility to reduce income inequality’ gave four times more money to charity than those who agreed with this statement.”
DIAMO POCO SE PENSIAMO CHE DEBBA ESSERE IL GOVERNO A REDISTRIBUIRE
evidence shows that charitable giving benefits both those who give and those who receive.
Note:DONARE BENEFICIA TUTTI
“The lesson in every chapter of this book is that our gross national happiness depends on the way we teach and live our values. These values are faith, family, freedom, non-materialism, opportunity, hard work, and charity. These values make up the ecosystem of happiness in America. They were also the vision of our nation’s founders, who took happiness very seriously.”
Note:CONCLUSIONE. CONTANO I VALORI NON I SOLDI
Right or left, political extremism is bad for our nation’s happiness. America must defend its tradition of religious faith. Family life must be protected. We should be quick to defend freedom, but slow to abridge it. For happiness, our national priority must be success, not just economic growth. We must look for ways to promote opportunity, not economic equality. We should celebrate our work, not impose greater leisure. A happy America must continue to be a giving nation.
POLICY

sabato 17 giugno 2017

La catechesi di Giacomo Biffi. Prima parte: l'enigma del senso

Ha un senso la vita umana? Sì o no? E’ la domanda che inaugura "L'action" di Blondel, in libro di fine XIX secolo che fece epoca..
In contemporanea, nel 1894, da un'altra parte del mondo, Soloviev si poneva la stessa identica domanda e la poneva come incipit del suo nuovo libro.
Erano entrambi spiriti originali e soliti cantare fuori dal coro.
Il tema del senso implica quello del destino. Quello dello scopo. Quello della motivazione.
I temi variano ma l'enigma di fondo è sempre lo stesso.
Inutile ingannarsi, ammettiamolo: non sappiamo rispondere. Eppure una risposta va data. Sentiamo che deve essere data per vivere bene.
Quando conosci il "perché" sopporti tutto. Anche il dolore più acuto.
Esempio: il dolore del parto. Non è affatto uno scherzo, eppure le donne lo affrontano mediamente molto bene.
Senza "senso" diventa intollerante anche il piacere. Guarda a chi si suicida: di solito se l’è goduta, prima che subentrasse un’ opprimente noia calata su quei divertimenti insensati.
La questione del senso non è forse tra le classiche questioni eterne (“da dove veniamo?”, “dove andiamo?”...). anche se le presuppone tutte. Ha il pregio di essere ben compresa anche dal profano. E’ giusto che ogni buona catechesi cominci con la questione del senso.
Per l'impavido il senso non esiste. Leopardi è tra questi. L'unico senso è il morire. Sconsolante e leale questa posizione. L'uomo per Leopardi è un “confuso viatore”.
Il senso non è alla nostra portata. Ma nemmeno è alla nostra portata rassegnarsi: come vivere senza una ragione?
La religione cristiana azzarda allora una risposta: Dio è il senso della nostra vita e ce lo rileva attraverso un avvenimento, non attraverso  una spiegazione. Non una dottrina ma un incontro.
Il cristianesimo è molte cose ma cosa costituisce il suo specifico? Molti hanno risposto… fallendo.
Il Vangelo è stato visto come un appello alla giustizia sociale, come un appello all' amore reciproco, come una strada di perfezione personale, come un manifesto di liberazione politica. Qualcuno lo vede come un' assicurazione contro i rischi di un eventuale al di là.
Tutte le risposte offrono un bagliore di verità ma sono nel complesso deludenti, in genere rispecchiano l'ideologia di chi le avanza.
Occorre un' esplorazione oggettiva dei dati a nostra disposizione. Occorre uno studio degli inizi del cristianesimo. Dobbiamo guardare alla sua storia per capire cosa sia il cristianesimo.
Congettura plausibile: nel cristianesimo è primario ciò che viene proposto fin da subito. Lì sta il nocciolo. La nascita rivela la natura. Cosa c'è all'origine del cristianesimo?
Quali sono gli enunciati caratteristici con cui il cristianesimo si è presentato al mondo? Andiamo allora a scovare le formule primitive.
Saranno le testimonianze a condurci. Ci parleranno di un fatto, di una una persona e di un disegno che risponde alla nostra richiesta di senso.
Il cristianesimo prende inizio da un fatto accaduto nei primi anni trenta intorno ad Aprile. Un fatto, la resurrezione,  inatteso da tutti. I discepoli stessi hanno faticato ad accettarlo.
Quando gli apostoli si arrendono all'evidenza, comincia l'avventura cristiana.
La prima formula cristiana consiste in una frase piccolissima: "è risorto". Qui sta il seme cristiano. Da qui nascerà a colossale pianta cristiana. Lì c'è già tutto: Agostino, Tommaso, Dante, le Cattedrali...
I primi cristiani annunciano il loro messaggio dicendo "è risorto". Si noti la formulazione oggettiva dell'annuncio. Non si parla di esperienza personale ma di un fatto accaduto.
Il cristianesimo non può essere accettato con beneficio d'inventario: o la si accetta o lo si rifiuta. Questo perché annuncia un fatto, non una dottrina. Un fatto o è accaduto o non è accaduto.
Il cristianesimo non è solo per gli eruditi, proprio perché ci parla di un fatto e non di una teoria risulta comprensibile a tutti.
***fine prima parte***

venerdì 16 giugno 2017

Il golpe degli intellettuali

Conati golpisti e nuove bombe: il piano Solo - I nemici della Repubblica: Storia degli anni di piombo (Italian Edition) di Vladimiro Satta
Golpismo e stragismo: due fenomeni da distinguere
lo stragismo, specie se indiscriminato, può essere funzionale a un pronunciamento militare successivo, però può anche servire a minare l’odiato e altrimenti invincibile potere in carica prima ancora di avere un piano preciso per sostituirlo, come si evince dall’opera di Freda.
Note:STRAGISMO SCOLLEGATO DAL GOLPISMO
I fascisti presidiavano alcune zone delle città rendendole infrequentabili da parte di chi era di sinistra o, semplicemente, poteva sembrarlo a causa del suo abbigliamento. L’ambiente di piazza San Babila a Milano, che era famigerato per episodi di questo genere, per ammissione di chi lo frequentava fu anche l’incubatrice delle Squadre di azione Mussolini (Sam), autrici dal 1971 al gennaio 1974 di numerosi piccoli attentati dinamitardi – rivendicati con volantini – contro sedi di partiti e associazioni di sinistra.
Note:ZONA FASCISTA
A destra, l’eversione era concepita in maniera più verticistica che a sinistra. I golpisti speravano nei militari, non nelle masse operaie e studentesche; i Freda e i Ventura, pur vagheggiando una destra di popolo, nel 1969 avevano inteso accelerare la distruzione del vecchio ordine più che iniziare a costruire il nuovo e, come sappiamo, non credevano nel metodo della lunga successione di attacchi adottato invece dai gruppi armati di sinistra.
Note:GOLPISTI DISINTERESSATI AI MICROCONFLITTI
Un controverso precedente degli anni Sessanta
La primogenitura spetterebbe, secondo alcuni, al piano di emergenza per l’ordine pubblico passato alla storia sotto il nome di «Piano Solo» che fu approntato nel 1964 dal comandante generale dei carabinieri Giovanni de Lorenzo.
Note:PRIMOGENITURA DEL GOLPISMO… SECONDO MOLTI
Si può prendere a campione di tale indirizzo storiografico l’opera di Guido Crainz, il quale individua nel Piano Solo la prima espressione eversiva dell’anticomunismo, ravvisa l’esistenza già da allora di un intrico comprendente sia militari che neofascisti in abito borghese e traccia una linea di continuità tra il tentativo autoritario del 1964 e gli attentati degli anni 1969 e seguenti, la quale a suo avviso passa anche attraverso il convegno presso l’Istituto Pollio del 1965. Lo schema di Crainz, quindi, tende a unificare golpismo e stragismo…. Negli anni 1969 e seguenti, i registi della strategia della tensione sarebbero stati costretti a defilarsi e a delegare le fasi esecutive alla manovalanza neofascista esterna a causa delle scoperte sul Piano Solo fatte dalla stampa di sinistra
Note:VULGATA: STRAGISMO E GOLPISMO UNITI NELLA STRATEGIA DELLA TENSIONE
Non tutti, però, condividono la suddetta lettura del progetto di de Lorenzo. Coloro che la criticano considerano il Piano Solo una risposta alle apprensioni del presidente della Repubblica Antonio Segni circa la capacità delle forze di polizia di tenere sotto controllo la piazza in caso di uscita del Psi dal governo, ancorché «smodata e indubbiamente fuori della legalità» (Giovanni Sabbatucci)3 in quanto non spettava al Quirinale disporre dei carabinieri per la gestione dell’ordine pubblico (Mimmo Franzinelli).
Note:UNA VERSIONE ALTERNATIVA
non fu «un vero progetto di colpo di Stato – intendendo con questo termine un piano volto alla conquista del potere per vie illegali – ma piuttosto una minaccia, uno spauracchio» agitato nel corso di una crisi di governo (Sabbatucci). In questo senso il Piano Solo funzionò, poiché Pietro Nenni, udito «rumore di sciabole», decise di proseguire con la formula di centro-sinistra invece di troncare la collaborazione con la Dc come avrebbero voluto altri esponenti del suo partito, e Aldo Moro poté formare un nuovo governo
Note:NON FU UN PROGETTO DI GOLPE E RAFFORZÒ IL CENTROSINISTRA
Non è detto, poi, che la crisi dell’estate 1964 fosse destinata a chiudersi diversamente se il Piano Solo non fosse mai esistito. È vero che la Dc non era pronta a formare un nuovo governo senza i socialisti, ma neppure questi ultimi erano pronti a isolarsi o tanto meno a tornare al frontismo con il Pci.
Note:E COMUNQUE LE COSE NON SAREBBERO CAMBIATE
Fino alle inchieste sulla crisi del 1964 nessuno aveva mai tacciato de Lorenzo di simpatie fasciste. Nel 1978, cinque anni dopo la morte del generale, Moro anzi rivelerà nel proprio memoriale che de Lorenzo aveva collaborato con lui nel 1960 «per fare rientrare nei binari della legalità la situazione incandescente creatasi con la costituzione del governo Tambroni», il che rappresentava semmai un intervento di dubbia correttezza ai danni della destra.6 È stato scritto di recente (Franzinelli) che qualora de Lorenzo avesse concluso la propria carriera per limiti di età a fine 1966, «gli storici lo ricorderebbero oggi come il “militare di sinistra”, protagonista della Resistenza, schedato nel dopoguerra per filocomunismo, paladino dell’apoliticità dell’esercito e modernizzatore dell’Arma dei carabinieri».
Note:DE LORENZO FASCISTA?
de Lorenzo, dopo la caduta, si sentì osteggiato dalle sinistre e abbandonato dal centro. Si schierò a destra perché quest’ultima invece lo difese e lo candidò in Parlamento.
Note:A DESTRA SOLO DOPO L'EMARGINAZIONE
In ogni caso, il Piano Solo si differenzia nettamente dai conati golpisti degli anni Settanta i quali, come vedremo, puntavano direttamente ed esclusivamente all’instaurazione di un regime autoritario al posto delle istituzioni democratiche
Note:DIFFERENZA CON I GOLPE ANNI 70
si rileva una contraddizione latente in quelle interpretazioni secondo cui stragismo e golpismo, considerati strumenti per fermare la contestazione studentesca e operaia, sarebbero stati forgiati nella prima metà degli anni Sessanta, vale a dire quando i fenomeni da combattere non erano ancora neanche spuntati all’orizzonte.
Note:CONTRADDIZIONI TEMPORALI NELLE TESI DI CRAINZ
Gli intellettuali, golpe e stragi. Un caso tipico: la presunzione di Pasolini
Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato «golpe» (e che in realtà è una serie di «golpe» istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna111 dei primi mesi del 1974. Io so i nomi del «vertice» che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di «golpe», sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli «ignoti» autori materiali delle stragi più recenti.
Note:L'INIZIO DELL'ARTICOLO DI PASOLINI
Di regola, chi formula accuse senza avere prove né indizi non sa: presume.
Note:PRECISAZIONE
“Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero.”
Note:LA FONTE DELLA CONOSCENZA PASOLINIANA
Le obiezioni da muovere alle asserzioni di Pasolini sarebbero tante. In particolare, definire anticomunista la strage di Piazza Fontana è improprio; chiamare antifasciste le bombe di Brescia e di San Benedetto Val di Sambro è addirittura aberrante, o forse semplicemente il risultato paradossale di un ragionamento talmente confuso e forzato in chiave polemica contro il potere da scambiare la repressione statale nei confronti degli eversori neofascisti con gli attentati mortali compiuti da questi ultimi.
LE OBIEZIONI A PASOLINI
L’articolo del 14 novembre 1974, invero, costituisce il peggio dell’opera di Pasolini, non un’espressione del grande talento artistico di cui egli era dotato e che gli va riconosciuto nonostante l’infelice pagina qui in oggetto.
Note:IL PEGGIO DI PASOLINI
Il suo intervento, oggi, è importante non per i suoi contenuti di bassissima qualità, bensì perché la versione e l’impostazione pasoliniana godono tuttora di una certa popolarità. Dopo di lui, sono fioccati gli «Io so, ma non ho le prove»
Note:MA PASOLINI VIVE
I seguaci e gli emuli dell’«Io so» di Pasolini sono, malgrado il valore dell’autore cui si richiamano, non dei coraggiosi eretici ma i continuatori di un intreccio tra il sospetto eretto a metodo, la presunzione e il dogmatismo che, casomai, ha qualcosa di inquisitorio...
IL TRISTE CORTEO DEI SEGUACI

Idee regressiste

Ideas We Can Use - Legal Systems Very Different From Ours Ideas We Can Use David Friedman
Quali istituti giuridici potremmo copiare dal passato relomto?
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Marketable Torts
In modern tort law, it is up to the victim to identify and prosecute the tortfeasor. In the Icelandic system it was also up to him, once he got a verdict from the court, to enforce it. That could be a problem for a victim with insufficient resources… The solution, described in Chapter XX[ Iceland], was to make claims transferable, permitting the victim to transfer his claim to someone better able to pursue it…. crime victims usually collect nothing under our system….
DIRITTI AL RISARCIMENTO NEGOZIABILI...COME NELL'ISLANDA MEDIEVALE
Consider the application of the same approach to modern tort law, where the victim needs resources to win his case even if not to enforce the verdict. A careless driver damages your car and perhaps you. You cannot afford a lawyer. You may be able to get a law firm to take the case on a contingency basis, in exchange for a share of whatever damages it collects. But you may find it hard to judge which law firm will do the best job… If tort claims were fully marketable you could simply auction the claim off to the highest bidder.
UNA POSSIBILE APPLICAZIONE MODERNA DEI DIRITTI AL RISARCIMENTO NEGOZIABILE
Consider a tort that does a small amount of damage to each of a large number of people. The current mechanism for dealing with such is a class action.
ALTRO VANTAGGIO: ALTERNATIVA ALLA CLASS ACTION
While the attorney has an incentive to try to win the case and collect damages, he also has an incentive to direct as much as possible of the payment to himself rather than to his supposed clients. Ideally the judge keeps him honest. If not, the attorney agrees with the defendant on a multi-million-dollar settlement consisting of a million dollars in real money to him, ten million for the tort victims in the form of an offer of discounts on future purchases. Suppose tort claims were marketable. A firm such as an insurance company that routinely deals with a large number of customers offers a discount to anyone willing to sign over to it all tort claims he might have in the next year for less than a hundred dollars. An enterprising lawyer concludes that ten million people have gotten mildly sick due to something wrong with a brand of canned beans, giving each a legitimate claim for ten dollars in damages. The lawyer goes to the insurance company and offers to buy all of their claims for injury from canned beans. He makes the same offer to other firms that have similarly purchased their customers’ small claims. When he is done, he owns three million claims for ten dollars each. He goes to the bean company and offers to settle for eighty cents on the dollar, twenty-four million dollars. If they turn him down he sues– not on behalf of the victims, who have sold their claims to him via middlemen, but for himself. There is no need for an attorney to pretend to represent millions of people
FAIDA
an understanding of the logic of feud law can help us make sense of legal conflicts in the modern world.
LA LOGICA DELLA VENDETTA: PRESENTE ANCHE OGGI PER FAR FUNZIONARE IL SISTEMA
High-Tech Feud
Imagine that Apple is considering suing Samsung for a patent violation of which Samsung is not actually guilty– the
LITI SENZA FONDAMENTO. ARGINATE SOLO DALLA MINACCIA DI RITORSIONI
There are at least two reasons why Apple might do so. One is the chance that the court will mistakenly decide in Apple’s favor, patent law being a complicated subject. The other is that the litigation imposes significant costs on a rival… One argument against suing is the risk that Samsung might retaliate… even if the countersuit is not profitable as a gamble on court error or a way of reducing Apple’s sales in favor of Samsung’s, being committed to such a countersuit is one way of deterring the initial suit,… The implicit feud system in modern patent litigation provides a mechanism for deterring meritless suits
FUNZIONE DELLA VENDETTA
The Invulnerable Plaintiff
A non-practicing entity, referred to by critics as a patent troll, owns a collection of patents, practices none of them, sues practicing entities for alleged infringement but faces no risk of an infringement countersuit. It is invulnerable to retaliation,
PATENT TROLL. NATI PER DENUNCIARE. CON LORO LA VENDETTA NON FUNZIONA
In the case of Samsung, there is an obvious reason not to settle– paying off one plaintiff with a weak case will encourage others.[
LE PICCOLE DITTE VITTIME PREFERITE DEI TROLL. LE GRANDI SI VENDICANO ANCHE IN PERDITA
It follows that even if the feud system is adequate as a way of controlling patent suits among producing companies it is impotent to control bogus patent suits by non-practicing entities.
BOGUS NEL SISTEMA DELLE FAIDE
The Athenian Rule: A Modest Proposal for Revising Tort Law
Under the American rule, each party to a tort suit pays its own legal expenses. Under the English rule, the losing party to a tort suit owes the prevailing party compensation for its legal costs.[ 4] That provides a deterrent to a suit sufficiently meritless so that the plaintiff is virtually certain to lose.
CHI PAGA LE SPESE DELLA CAUSA. COME DISINCENTIVARE LE DENUNCE SENZA FONDAMENTO?
But a plaintiff who has some significant chance of winning, through court error or legal uncertainty, still has an effective threat.
MA NON È SUFFICIENTE
The fundamental problem, not limited to suits over intellectual property, is that a plaintiff who sues an innocent defendant in a system with legal error imposes a cost on him in addition to his legal costs– the risk of losing the case and being found liable for damages.
IL PROBLEMA FONDAMENTALE
We can use damages owed by the losing plaintiff to the prevailing defendant as a proxy for damages for the cost imposed by a plaintiff who sues an innocent defendant and wins. The logic is analogous to the case for punishing unsuccessful criminal attempts. Shooting at someone and missing does no harm…. These arguments suggest that the losing tort plaintiff should be liable to the defendant for damages, possibly based on the amount the plaintiff claimed and thus the size of the risk imposed,
RISARCIRE I DANNI OLTRE CHE I COSTI
a prosecutor who failed to get at least 20% of a large jury to vote for conviction was himself fined. Making the damages depend on the amount claimed would correspond to the rule in Athens for at least some of their equivalent of our tort cases;
NELL'ATENE DI PERICLE
The rule is particularly important in the patent troll case only because that is a situation where deliberately suing innocent defendants and then proposing settlement is argued to be a serious problem.
SETTORE BREVETTI PARTICOLARMENTE VULNERABILE
Another Idea From Athens
Every property owner must state a value for his property. If someone offers to buy it at that price he is obliged to accept.
LA DENUNCIA DEI REDDITI AD ATENE. IN REALTÀ DEL PATRIMONIO
The advantage of the self-assessed property tax is that it gives us a mechanism for setting the value to be taxed that does not depend on the existence of honest and competent assessors.
BASTA STIME
insecurity of my ownership of my home is too great a price to pay for the advantage of an automatically assessed value.
UNA CRITICA
One possible modification would be to have property valued for purposes of taxation in the conventional way but allow a property owner to revise the taxable value of his property if he wishes by declaring his willingness to sell at a lower price.
UNA VARIAZIONE PIÙ DIGERIBILE
The usual argument for eminent domain, the legal rule that allows a government to force a property owner to sell at a price set by the government buyer, is that it is necessary to prevent the owner of a piece of property that blocks a project such as a new highway from taking advantage of the situation to charge an unreasonably high price. With a self-assessed property tax the property already has a price set by the owner, eliminating the problem and thus eliminating the argument for giving governments the power to force an owner to sell at a price set by the buyer.
ESPROPRI AGEVOLATI
An even simpler and more familiar example of the same approach is the rule for dividing something evenly: You cut, I choose.
ANALOGIA
Chinese Lessons on Contracts
Caveat emptor, “let the buyer beware,” the rule according to which a buyer takes goods as he finds them unless the seller explicitly warrants their qualities, may be useful in some contexts as a way of avoiding litigation.
CAVEAT EMPTOR
the observation that parties may find it in their interest to structure contracts in ways designed to keep them out of court provides an argument for the doctrine of freedom of contract, under which contract terms are enforceable even if the court enforcing them considers them unwise.
CONTRATTO FONTE PRIMA DEL DIRITTO
Plea Bargaining and the Law of Torture
John Langbein argued that the modern practice of plea bargaining, like the medieval law of torture, came into existence as a way around problems raised by an unworkably high standard of proof.
TORTURA PROGENITRICE DEL PATTEGGIAMENTO
his article points out the risk that if additional protections for defendants make trials longer and more expensive the result may be not fewer convictions of innocents but more.
TESI: PROCEDURE TORTURA E PATTEGGIAMENTO SONO UNA REAZIONE AL GARANTISMO ECCESSIVO. LA STORIA DELLA TORTURA ILLUMINA
Plea Bargaining, Overcharging, and Athenian Law
Part of the problem with the modern system of plea bargaining is that a prosecutor can stack charges. Consider a defendant arguably guilty of an assault punished by a year in prison. The prosecutor charges him not only with that but attempted murder as well. Facing only an assault charge of which he believes himself innocent, the defendant might choose to go to trial with a reasonable hope of being acquitted. Charged with murder as well, facing a significant chance of a year in prison and a much smaller but non-zero chance of twenty years, he agrees to plead guilty to the lesser charge.
PERCHÈ SI PATTEGIA? PERCHÈ IL PM TI ACCUSA DI TUTTO (QUALCOSA PORTA A CASA)
One could, for instance, provide that if, in three different cases over a year, there was at least one charge on which fewer than four jurors voted for conviction, the prosecutor will be removed– a three strikes rule. That gives a prosecutor a reason not to file charges that he cannot support at trial.
INCENTIVO A NON CUMULARE LE ACCUSE
Consider instead, or in addition, a rule providing that a defendant who is acquitted on any one charge must receive the lowest legal penalty on any charges he is convicted of. That reduces the power of the prosecutor’s threat,
CONDANNA A PUNTI
To Catch Up With Eighteenth-Century England
Criminal prosecution in our legal system is by the government, so crimes the government approves of are unlikely to be prosecuted, and neither of those was.
CONFLITTO D'INTERESSE DEL P.M.
In eighteenth-century England, the solution was much simpler: Any Englishman could prosecute any crime.
SOLUZIONE
In the U.S. at present, it is illegal for college students who are under twenty-one to buy, possess, or consume alcoholic drinks and illegal for others to provide alcoholic drinks to them. Would it be a good thing for a student with a grudge against his ex-girlfriend or her new boyfriend to be able to have one or both arrested, charged with (depending on the state and circumstances) a misdemeanor or felony and, if convicted, jailed for several months, conceivably several years?[ 7]
POSSIBILI INCONVENIENTI
Under the English game laws, some wild animals were considered property of the Crown and hunting them restricted to the king or those he had authorized. The result, by the early 19th century, was that the right to hunt such animals did not always belong to the owner of the land on which they were hunted. The restriction was widely ignored, providing opportunities for the threat to prosecute to be used to extort money from landowners guilty of the crime of hunting the king’s deer on their own land.[ 8]
ANALOGIA DEI CERVI NEL PARCO DEL RE
A possible compromise might be to permit private prosecution only against government employees.
COMPROMESSO

giovedì 15 giugno 2017

Diritto all'acqua

L’acqua, la vita, il diritto di Serena Sileoni.  - I beni comuni oltre i luoghi comuni (Policy) (Italian Edition) Eugenio Somaini
***
Prendendo per buone le stime dell’ONU, i polsi tremano. Solo il 3% dell’acqua del pianeta è acqua dolce, i 3/4 della quale è ghiaccio. Meno dell’1% è ciò che resta per l’uso domestico.{159} 748 milioni di persone non hanno accesso garantito all’acqua potabile e 2,5 miliardi non usano servizi sanitari.
Note:SCARSITÀ. I NUMERI
Per renderlo effettivo non bastano le dichiarazioni, né quelle universali con la “d” maiuscola, né quelle di principio, che riempiono ormai gli archivi delle organizzazioni internazionali e degli Stati sovrani. Solo tra il 2000 e il 2009, circa 200 Stati al mondo si sono pronunciati in favore del diritto all’acqua.{162} L’Assemblea generale delle Nazioni Unite lo ha fatto nel luglio del 2010.{163} Non stupirà che la delibera sia stata votata all’unanimità:
Note:IL DIRITTO ALL'ACQUA
dire acqua come diritto non vuol dire scavare pozzi, costruire acquedotti, gestire la fornitura domestica, purificare l’acqua, controllarne la salubrità.
Note:FARE
L’acqua come bene comune: una critica descrittiva
Ma di chi è, l’acqua? Genericamente parlando, negli ordinamenti contemporanei l’acqua non è proprietà privata. In altri termini, non è ammessa l’ipotesi che un soggetto privato ne abbia l’uso integrale e il godimento esclusivo.
Note:MAI PROPRIETÀ PRIVATA
Il fatto che l’acqua non possa essere proprietà di qualcuno non esclude, tuttavia, che possa essere gestita come un bene economicamente rilevante, seppur peculiare. In sostanza, il fatto che
Note:GESTIONE PRIVATA
Anche l’aria “funziona” allo stesso modo. L’aria è di tutti e di nessuno, eppure dall’approvazione del protocollo di Kyoto le emissioni di anidride carbonica possono essere scambiate singolarmente come beni economici.
Note:ARIA
La riconduzione della gestione dell’acqua a una questione (anche) economica ha, come noto, allarmato una vasta rete di intellettuali e movimenti sociali che vi vedono tanto il tradimento del concetto di diritto universale e fondamentale all’acqua… Tale movimento di opinione pubblica, variamente esteso in tutto il mondo, ritiene l’acqua uno dei beni comuni: un elemento naturale ed essenziale alla vita, aperto all’accesso ma scarsoUna gestione decentralizzata e una proprietà democratica che la sottragga alle «burocrazie dominanti», come le chiama Vandana Shiva, sarebbe quindi l’unico modo di rendere l’uso di tale bene efficiente, sostenibile ed equo….
Note:ACQUA BENE COMUNE
I diritti di proprietà non sono praticamente mai assoluti, tanto che gli Stati non riconoscono mai la proprietà privata come un diritto inviolabile. Quale sia dunque il quid pluris della nozione di bene comune che salvaguarderebbe la perpetuità e l’accesso alle risorse della Terra pare, almeno a chi scrive, poco chiaro.
Note:LA PROPRIETÀ PRIVATA NON È MAI CHIUSA
È proprio la gestione, anzi, piuttosto che la titolarità dei diritti di proprietà, a fare la differenza: una gestione che, nel rispetto del diritto di accesso, deve dimostrarsi non escludente, partecipata e sottratta tanto al monopolio capitalistico quanto al monopolio pubblico.
Note:GESTIONE E PROPRIETÀ
Ritenere che, in quanto superiore alle dinamiche economiche, il diritto all’acqua non possa essere garantito da una gestione anche privata della risorsa equivale a ritenere che, per garantire il diritto alla libertà di espressione, non dovrebbero esistere editori e librai.
Note:ANALOGIA CON LA LIBERTÀ D'ESPRESSIONE
Acqua e bene comune: gli effetti giuridici di una categoria giuridicamente inesistente. Il caso italiano
Nell’ordinamento italiano, la proprietà, dice la Costituzione, è pubblica o privata. Essa non è un diritto assoluto, ma un diritto economico, limitato dalla sua funzione sociale.
Note:PROPRIETÀ IN COSTITUZIONE
La legislazione vigente in materia ambientale ribadisce che tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorché non estratte dal sottosuolo, appartengono al demanio dello Stato (art. 144, c. 1, d.lgs. n. 152/2006).
Note:ACQUA BENE DEMANIALE
Ciò non impedisce, in linea teorica, che la gestione del servizio idrico possa essere affidata a operatori di mercato, fermo restando il controllo pubblico e i limiti di operatività che garantiscano l’accesso all’acqua.
Note:GESTIONE PRIVATA
La proposta di legge prevedeva l’inserimento nel codice civile della categoria dei beni comuni, accanto a quelli pubblici e privati, definendoli come «le cose che esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali nonché al libero sviluppo della persona».
Note:COMMISSIONE RODOTÀ. PRIMO TENTATIVO DI DEFINIRE IL BENE COMUNE. DIGNITÀ E SVILUPPO DELLA PERSONALITÀ
«i fiumi, i torrenti e le loro sorgenti; i laghi e le altre acque; l’aria; i parchi come definiti dalla legge, le foreste e le zone boschive; le zone montane di alta quota, i ghiacciai e le nevi perenni; i lidi e i tratti di costa dichiarati riserva ambientale; la fauna selvatica e la flora tutelata; i beni archeologici, culturali, ambientali e le altre zone paesaggistiche tutelate».
Note:ELENCO
Perché, in altri termini, debbano rientrare tra i beni comuni i beni artistici e culturali e non l’accesso alle cure?
Note:MISTERI
Il referendum italiano sull’acqua: le parole contano
All’origine del referendum del 2011 sta la confusione tra proprietà dell’acqua e gestione dell’acqua, che non è tipica solo del dibattito italiano, se anche nell’ultima enciclica Laudato si’ si legge che «in alcuni luoghi avanza la tendenza a privatizzare questa risorsa scarsa» [30]. In realtà, non è l’acqua che si tende a privatizzare, ma – al più – la sua gestione.
Note:LA CONFUSIONE... ANCHE DEL PAPA
Gli effetti giuridici del referendum sull’acqua
è la distinzione tra beni comuni e beni pubblici che a fatica si può prendere sul serio. Il caso dell’acqua, in Italia, è proprio il caso emblematico.
Note:UNA DISTINZIONE PROBLEMATICA
se idealmente i beni comuni appartengono alla comunità e lo Stato ne è il gestore fiduciario, nella pratica questo non può che implicare un ritorno alla gestione pubblica, quale detentrice, sempre idealmente, dell’interesse comune, essendo impraticabile una gestione autenticamente collettiva, come insegnano Buchanan e Tullock.
Note:QUAL È L' ALTERNATIVA A PRIVATIZZAZIONE E NAZIONALIZZAZIONE?
«politiche pubbliche locali in grado di interpretare, a tutela dei soggetti più deboli e indifesi, la trasformazione dello Stato sociale»
Note:L'ALTERNATIVA DI LUCARELLI: IL LOCALISMO
ha utilizzato lo slogan dell’acqua come bene comune per ottenere non un risultato à la Ostrom, ma, più radicalmente, la ripubblicizzazione della gestione del servizio idrico.
Note:IL REFERENDUM SULL'ACQUA
la campagna referendaria si è giocata interamente su una duplice, ambigua sovrapposizione di concetti: quella tra comune e pubblico, e quella tra risorsa e gestione della risorsa.
Note:UNA CAMPAGNA TRUFFALDINA
Certo i promotori prospettano «un nuovo modello di pubblico», basato sulla «democrazia partecipativa, il controllo democratico e la partecipazione diretta dei lavoratori, dei cittadini e delle comunità locali», ma al di là delle belle parole e delle belle intenzioni l’effetto del referendum sarebbe stato, ed è stato, l’obbligo di ripubblicizzazione della gestione
Note:DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA
Il valore dell’acqua come bene comune è servito, di fatto e di diritto, non a spingere per una gestione comune, dacché non esiste, ma a evitare le procedure a evidenza pubblica per la gestione dell’acqua e, nelle intenzioni dei promotori, a consentire il ritorno a una gestione pubblica del servizio idrico (e non solo di quello, ma questo è, lo si è appena detto, un altro inganno del referendum estraneo a questo discorso).
Note:DI FATTO RINAZIONALIZZAZIONE
La nuova organizzazione e configurazione della società pubblica di gestione del servizio idrico di Napoli, voluta all’indomani del referendum dall’allora assessore ai beni comuni (sic) Lucarelli, ne è il prototipo esemplare: la precedente Spa pubblica è stata trasformata in un’azienda pubblica, il cui elemento “partecipativo” si riduce a due componenti scelti tra le associazioni ambientaliste. In compenso l’azienda dovrebbe preoccuparsi di modulare le tariffe su criteri di reddito e di usare gli utili solo per migliorare le infrastrutture, ma dal 2007 al 2014 le tariffe sono cresciute del 20% e la dispersione è aumentata del 11%.
Note:DUE AMBIENTALISTI NEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE… E LE TARIFFE AUMENTANO
Acqua e bene comune: gli effetti economici di una questione culturale
Un sondaggio Demos svolto nel luglio 2011, subito dopo il referendum, mostrava che nel linguaggio degli italiani la parola individualismo fosse tra quelle impopolari, mentre bene comune fosse una espressione di successo.{169}
Note:LA PORTATA CULTURALE DEL REFERENDUM
impossibilità fattuale di una gestione autenticamente collettiva di questi beni
Note:IMPOSSIBILITÀ
se privatizzata, la (gestione dell’) acqua renderà i poveri sempre più poveri e assetati.
Note:LA PREOCCUPAZIONE DEI BENICOMUNISTI
l’abrogazione della remunerazione del capitale investito dal gestore fino a un massimo del 7%, cercando in tal modo di azzerare il profitto del gestore.
Note:UNA RICHIESTA DEI BENICOMUNISTI
Lasciando da parte la sciocchezza ideologica del profitto come qualcosa di ripugnante, l’abrogazione non rischia tanto di sacrificare questo, quanto, molto più gravemente per la qualità del servizio idrico, la capacità di investimento dei gestori o, più verosimilmente, la capacità tributaria dei cittadini. Dovendo le spese per investimento essere fatte per mantenere un certo standard di servizio, è evidente che il costo, se non può finire in bolletta, finisce nella fiscalità generale. Una visione certo inconsueta di bene comune.
Note:RISCHIO SOTTESO
ci sono milioni di persone che quel diritto non ce l’hanno. A questo punto, passando alla considerazione statistica, bisogna provare a chiedersi perché. Non ce l’hanno perché i loro sistemi giuridici non riconoscono l’acqua come bene comune?
Note:IL DIRITTO ALL'ACQUA
La gestione di un servizio idrico costa. E molto. Costruire acquedotti, mantenerli dal punto di vista igienico-sanitario e dell’efficienza, garantire la somministrazione dell’acqua h24, monitorarne la qualità e la quantità, individuare nuovi modi per rendere efficiente il servizio e consentire un approvvigionamento dell’acqua di giorno in giorno migliore (si pensi solo alla ricerca sulla desalinizzazione dell’acqua marina) sono operazioni straordinariamente ingenti, e non basta dire “diritto” o “bene comune” perché si trovino i mezzi per affrontarle.
Note:L'ACQUA NON COSTA NULLA MA IL SERVIZIO SÌ...
Dovremmo escludere, per principio, l’opzione di fare debiti pubblici che ricadono sulle generazioni future, dal momento che le teorie dei beni comuni sono teorie basate proprio sulla responsabilità intergenerazionale,
Note:COME REPERIRE LE RISORSE?
Le stesse Nazioni Unite mettono in guarda dalle tariffe basse. Se esse – si legge nel rapporto Water for a Sustainable World del 2015 – sono motivate dalla incapacità delle persone povere di pagare, «possono avere l’effetto di limitare la portata dei servizi e di escludere le categorie a basso reddito dai servizi idrici. Questa contraddizione è in parte dovuta al sotto-costo che impedisce l’estensione della rete e quindi mantiene le iniquità storiche
Note:L'ONU METTE IN GUARDIA DALLE TARIFFE BASSE. HO DETTO TUTTO
Il numero di persone che non hanno servizi sanitari né acqua potabile è impressionante. L’ho detto all’inizio. Quello che non ho ancora detto è che è un numero in riduzione. Negli ultimi due decenni, 2,3 miliardi di persone hanno avuto accesso all’acqua potabile, di cui 1,6 all’acqua corrente. Nello stesso periodo, 1,9 miliardi di persone hanno avuto accesso ai servizi igienici.
Note:I SENZA ACQUA SONO IN FORTE CALO NEL MONDO
Nel dibattito contemporaneo i beni comuni sono strettamente intrecciati alla nostalgia di un ideale mondo premoderno, dove la popolazione aveva accesso comune alle foreste, ai pascoli e alle altre risorse, e il livello di soddisfacimento era talmente basso da non creare un problema di scarsità, al punto da rendere la teoria dei beni comuni «una contro-narrazione della narrazione della modernità».{171}
Note:BENI COMUNI E MONDO PREMODERNO
Vandana Shiva rappresenta bene il collegamento esistente tra benicomunismo, ecologismo e decrescita felice, laddove sostiene che «i presupposti del mercato non vedono i limiti ecologici imposti dal ciclo dell’acqua […]»
Note:DECRESCITA FELICE
L’educazione è importante, certo, ma se la crisi idrica è così drammatica, c’è solo un modo per affrontarla: sfruttare meglio e con miglior efficienza quello che si ha. E quindi progredire e innovare. Il miglioramento degli ultimi decenni sull’accesso all’acqua, sul potenziamento delle reti fognarie e degli acquedotti, la ricerca per il controllo e l’uso efficiente delle risorse idriche, di cui si è detto, sono lì a provarlo.
Note:EFFICIENZA E INNOVAZIONE UNCHE ARMI. GUARDARE INDIETRO NN SERVE
Dal bene comune ai beni comuni: per andare dove?
Nell’opinione pubblica i beni comuni rappresentano un repertorio di immagini e significati di forte impatto emotivo. Nel caso italiano del referendum sull’acqua, tale riscontro emozionale e valoriale ha dissimulato l’unico reale effetto della battaglia per l’acqua bene comune: il tentativo di ripubblicizzazione della gestione dei servizi pubblici locali
BENI COMUNI NELL' IMMAGINARIO

mercoledì 14 giugno 2017

D.A.C.

Making Markets Work Better: Dominant Assurance Contracts and Some Other Helpful Ideas  By Alex Tabarrok

Public goods are one of the big challenges to markets.[1] Indeed, it was long thought that the free rider problem prevented public goods from being provided voluntarily. David Hume (1739), for example, wrote that such provision was impossible… “Two neighbours may agree to drain a meadow, which they possess in common: because it is easy for them to know each other’s mind; and each must perceive, that the immediate consequence of his failing in his part, is the abandoning of the whole project. But it is very difficult, and indeed impossible, that a thousand persons should agree in any such action; it being difficult for them to concert so complicated a design, and still more difficult for them to execute it; while each seeks a pretext to free himself of the trouble and expense, and would lay the whole burden on others. Political society easily remedies both these inconveniences…Thus, bridges are built, harbours opened, ramparts raised, canals formed, fleets equipped, and armies disciplined, everywhere, by the care of government… “
CLASSICO LIMITE DEL MERCATO? 1 - LA PRODUZIONE DI BENI PUBBLICI
In a standard crowdfunding contract, entrepreneurs seek voluntary donations, but they commit to use those donations if and only if the total meets or exceeds a critical threshold. If total donations are less than the threshold, the donor’s funds are returned. Billions of dollars have been raised using crowdfunding contracts, but much more may be possible…
TENTATIVI DI SUPERARLO: IL CROWDFUNDING
The dominant assurance contract adds a simple twist to the crowdfunding contract. An entrepreneur commits to produce a valuable public good if and only if enough people donate, but if not enough donate, the entrepreneur commits not just to return the donor’s funds but to give each donor a refund bonus. To see how this solves the public good problem consider the simplest case.
Suppose that there is a public good worth $100 to each of 10 people. The cost of the public good is $800. If each person paid $80, they all would be better off. Each person, however, may choose not to donate, perhaps because they think others will not donate, or perhaps because they think that they can free ride… Now consider a dominant assurance contract. An entrepreneur agrees to produce the public good if and only if each of 10 people pay $80. If fewer than 10 people donate, the contract is said to fail and the entrepreneur agrees to give a refund bonus of $5 to each of the donors. Now imagine that potential donor A thinks that potential donor B will not donate. In that case, it makes sense for A to donate, because by doing so he will earn $5 at no cost. Thus any donor who thinks that the contract will fail has an incentive to donate. Doing so earns free money. As a result, it cannot be an equilibrium for more than one person to fail to donate.
We have only one more point to consider. What if donor A thinks that every other donor will donate? In this case, A knows that if he donates he won’t get the refund bonus, since the contract will succeed. But he also knows that if he doesn’t donate he won’t get anything, but if does donate he will pay $80 and get a public good which is worth $100 to him, for a net gain of $20. Thus, A always has an incentive to donate. If others do not donate, he earns free money. If others do donate, he gets the value of the public good. Thus donating is a win-win, and the public good problem is solved…
SOLUZIONE D.A.C.: DOMINANT ASSURANCE CONTRACT
Cason and Zubrickas (2017) recently tested dominant assurance contracts in an experiment and found that they do increase the provision of public goods.
SPERIMENTAZIONE DAC
there are advantages to the private method of provision over “political society.” Political society avoids the problem of free riders at the expense of creating forced riders, people who are forced to pay for a public good that they value at less than their cost. More generally, how do we know that a bridge is truly worth more than its cost? Hume takes the value of the bridge as given, but we need a discovery process for public goods just as for other goods.
VANTAGGI RISPETTO ALLA SOLUZIONE POLITICA
Dominant assurance contracts open the provision of public goods to entrepreneurship, innovation, and the market discovery process.
INNOVAZIONE FAVORITA
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t’s long been thought, for example, that unemployment insurance can’t be provided privately because of the risk of adverse selection and moral hazard. But although it may be difficult to create an unemployment insurance contract that pays out when you are unemployed, what about one that pays out only when you are unemployed and there is unusually high national unemployment, or unusually high unemployment in your industry or city? Conditioning payouts at least partially on things that the worker does not control could alleviate problems of asymmetric information and still allow the market provision of unemployment insurance.
SUSSIDIO (PRIVATO) DI DISOCCUPAZIONE
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Cochrane’s Time Consistent Insurance (1995, 2009) improves the market provision of health insurance (see also Tabarrok 1994, 2002b for “Gene Insurance”, an early precursor). Similarly, Robert Schiller’s (2003) macro markets in housing and GDP reduce the risk from housing bubbles and business cycles.[3] The better the market can insure against risk, the less will be the demand for coercive solutions.
ASSICURAZIONE SANITARIA
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New technologies such as smart contracts and the rise of ubiquitous and massive computing power, including all manner of sensors and location technologies, may make these ideas implementable at lower cost and in better ways than ever before
PROBLEMI DI ASIMMETRIA INFORMATIVA