martedì 10 giugno 2014

Le diseguaglianze nel mondo moderno

Alcune considerazioni.


  1. Una foto dello stato: Branko Milanovic, a visiting presidential professor at City University New York and author of The Haves and the Have-Nots, calculates that about 80 per cent of global inequality is the result of inequality between rich nations and poor nations. Only 20 per cent is the result of inequality between rich and poor within nations.
  2. L’ istruzione della massa insegue da sempre la produzione ma oggi il mondo produttivo si è staccato e la massa degli acculturati perde terreno rispetto a un’ élite ristretta che lavora sulle nuove tecnologie.
  3. I beni di rete predominano, e quindi anche i mercati cosiddetti win-take-all. Mi spiego meglio, se Google è il miglior motore di ricerca, prevarrà in tutto il mondo visto che le unità marginali necessarie di quel prodotto possono essere fornite a costo zero. Chi si assicura un mercato win-take-all puo’ contare su rendite cospicue.
  4. La leva della globalizzazione moltiplica occasioni e profitti. Specie quelli finanziari, frutto di investimenti che si muovono in tempo reale.
  5. La globalizzazione fa lievitare i compensi dei manager per almeno due motivi: 1) richiede all' impresa strategie allocative, un compito demandato ai manager 2) Mercati più ampi (globalizzati), spingono la specializzazione del lavoro, il che aumenta la domanda di "coordinatori", ovvero di manager.
  6. La globalizzazione favorisce l’ immigrazione e l’ immigrazione dei pezzenti spinge verso l’ alto la diseguaglianza nei paesi dove giungono.
  7. Gli incarichi più delicati, per esempio quelli del management nelle grandi corporation, hanno esiti alquanto aleatori e per incentivare chi è chiamato a compiere una missione incerta occorre un compenso molto più elevato.
  8. Emerge sempre di più la cosiddetta  O-ring production. La logica sottostante è chiara: se due individui iper-produttivi si associano, per non rovinare il loro lavoro, conviene che anche le mansioni di contorno siano svolte dal personale più qualificato in circolazione. In questo modo le elites si concentrano staccandosi dalla massa.
  9. Con la donna al lavoro il matrimonio diventa una relazione in cui dividere i consumi più che il lavoro. Cerchiamo un partner simile a noi e i matrimoni-Cenerentola diminuiscono. Ma i matrimoni-Cenerentola erano anche una via per diminuire le diseguaglianze. Ci si sposa sempre di più tra ricconi.
  10. La tempra morale della classe media è decaduta, e così l’ argine che essa costituiva a comportamenti dispendiosi e inefficienti. Oggi gli idraulici divorziano più delle star di Hollywood, i padri finiscono sotto i ponti e le madri-single tirano la carretta sempre sul filo del rasoio. I ceti privilegiati invece vanno in controtendenza, la loro morale migliora, il calo dei divorzi è sintomatico. In poche parole, oggi divorziare è da "sfigati" ma gli "sfigati" non lo sanno e continuano a farlo.
  11.  Mi concedo giusto un punto sulle conseguenze temute: le diseguaglianze generano violenza? Il fenomeno della crescente diseguaglianza di reddito è tipico degli USA anni 80. Quello è anche il periodo in cui la sicurezza è cresciuta di più in America. New York è una delle città più "diseguali" al mondo, ma anche una delle più sicure.
  12. Produttività e diseguaglianza. Greg Mankiw: The Economic Report of the President was released today.  A friend draws my attention to Table 1-3 on page 34, which presents several historical counterfactuals.  It finds: 1. If productivity growth had not slowed after 1973, the median household would have $30,000 of additional income today. 2. If income inequality had not increased after 1973, the median household would have $9,000 of additional income today. So, which is the bigger problem?
  13. Oggi il problema più preoccupante è la disgregazione della comunità. Megan McArdle. Non guardiamo alla diseguaglianza per sé ma alle conseguenze negative che implica.
  14. Il mondo d' oggi presenta un' insidia: mentre i vantaggi in termini di qualità della vita sono validi da misurare gli svantaggi lo sono assai meno: ansia, disagio, stress, invidia, alienazione. Brink Lindsey.
  15. Chi secondo una certa scala di valori arriva ultimo, tende a costruirsene una alternativa dove è meglio piazzato. Questo è facile, specie in una società libera. Se nella classifica della ricchezza materiale sono piazzato male, darò più importanza alla religione, o alla gang, o all' hip hop. Una volta che ho investito il mio capitale morale altrove gli aiuti per piazzarmi meglio su una scala di valori che ho rifiutato sono uno spreco. Le nicchie valoriali contribuiscono al fallimento dello strumento redistributivo quando si affrontano "problemi relativi". Il povero vive in un quartiere "relativamente" degradato? Ok, tuttavia è lì che ha costruito la sua socialità e il mondo dove esprime al meglio i valori che per lui più contano, è difficile spingerlo a spostarsi concedendo un mutuo agevolato. 
  16. I problemi relativi sono difficili da risolvere. Esempio: i quartieri degradati: ci vuole una bella ingegneria sociale per rimischiare in modo più omogeneo la popolazione! Ma soprattutto fanno da ostacolo due rigidità: 1) genetica e 2) valoriale
  17. Il governo puo' funzionare per risolvere i "problemi assoluti" (es. malnutrizione), molto meno per risolvere i problemi relativi (es. quartieri degradati). Questo perchè per i primi spesso basta una redistribuzione mentre i secondi richiedono una società flessibile. Megan McArdle
  18. L' invidia è un problema? No se miglioriamo la nostra condizione personale, vedi il lavoro Benjamin Friedman. Il guaio di oggi è che il miglioramento non si ha nel reddito ma nella disponibilità di merce, il che crea un effetto illusorio di stagnazione.
  19. Tyler Cowen: non guardare alla diseguaglianza ma alla mobilità (assoluta) dei più poveri. La loro condizioni migliora? Poco sul piano del reddito, di più sul piano delle opportunità di consumo. Immigrazione e liberalizzazioni spingono la mobilità dei più poveri. Se questo è vero il coefficiente Gini non misura il progresso sociale di una nazione.
  20. Il problema filosofico dell' eguaglianza viene puo' essere affrontato da un punto di vista assiologico (confronto tra sistemi) o deontologico (confronto tra comportamenti).
  21. Filosofia. Ci sono due modi per giustificare assiologicamente la redistribuzione, 1) egalitarismo: l' eguaglianza è un valore in sé (obiezione della livella) 2) prioritarismo: l' utilità dei poveri pesa di più di quella dei ricchi (obiezione paretiana). Vedi Huemer e Parfitt.
  22. Per la gente la correttezza conta pià della diseguaglianza. Christina Starmans
  23. Confutazione filosofica dell' egalitarismo e del prioritarismo.
    1. Tre mondi: 1) A: 1milione di persone con utilità 101 ciascuna; 2) A+: 1milione di persone con utilità 102 ciascuna più 1milione di persone con utilitù 1 ciascuna; 3) B: 2milioni di persone con utilità 50 ciascuna.
    2. A+>A in virtù del principio di Pareto e del Principio della livella. Il buon senso ci dice che un mondo dove tutti stanno meglio è un mondo migliore. La constatazione confuta l' egalitarismo ma non il prioritarismo.
    3. A>B in virtù di tutte le teorie etiche costruite per opporsi al principio di ripugnanza. In realtà anche quelle che accettano il principio di ripugnanza concordano in virtù del principio di utilità generale. 
    4. A+>B in virtù della proprietà transitiva. Ma questa relazione confuta il prioritarismo. 
    5. Conclusione: il prioritarista deve rinunciare a Pareto oppure alla proprietà transitiva, una rinuncia talmente problematica che si ritiene confutata la posizione..  
  24. Anche se molte diseguaglianze salgono la felicità delle persone sembra decisamente convergere. Possibile spiegazione: in una società ricca ognuno tgrova un suo ambito dove costruirsi uno status. 
  25. la diseguaglianza percepita si discosta da quella reale e questa discrepanza ha profonde implicazioni per la teoria politica. vedi caplan http://econlog.econlib.org/archives/2015/05/systematically_3.html
  26. c'è un nesso tra diseguaglianze e innovazione http://www.usnews.com/opinion/economic-intelligence/2015/06/04/love-your-iphone-learn-to-love-income-inequality
  27. Perché non redistribuire. In ordine sparso:
    1. Gli incentivi contano
    2. Il governo è inefficiente
    3. I costi del risentimento pesano
    4. Esiste un effetto dotazione per cui chi perde soffre più di quanto non goda chi guadagna
    5. Probabilmente l'utilitarismo è falso e redistribuire rappresenta un rischio etico
    Continua http://econlog.econlib.org/archives/2015/06/not_so_hard_to.html
  28. Jeffrey Miron sulle misure ridistributive del reddito
    • 3 metodi d'intervento contro le diseguaglianze: sussidi anti-povertà, progressività fiscale, regolamentazione privilegiata...
    • sussidi antipovertà sono difficili da contestare eticamente. Il loro costo, inoltre, è modesto. La modalità preferita di erogazione è la "Negative Income Tax"...
    • La progressività nelle imposte nn convince: come giustificare per esempio la redistribuzione dai ricchissimi ai ricchi? E poi la tassazione è tanto più distorsiva quanto più la si concentra sui  ricchi poichè x loro è più facile rinunciare al lavoro o agli investimenti produttivi. C'è anche una falla comunicativa: si crea l'idea  x cui il povero sia tale x colpa del ricco...
    • Intervenire con regole ad hoc sui mercati ha effetti ambigui: prendi solo la legge sul salario minimo, tra le sue vittime ci sono proprio i lavoratori a bassa specializzazione, ovvero i più bisognosi...
    continua
  29. Per Charles Murray una buona parte delle diseguaglianze è dovuta alla decadenza morale della classe medio bassa. Molti istituti, faccio solo l'esempio del divorzio, erano a disposizione solo delle classi più elevate, poi, da quando sono state rese più accessibili, le classi elevate hanno continuato a farne un parco uso mentre invece sono esplose tra i più poveri contribuendo a corrodere i valori familiari. Un tempo dio, la famiglia, il lavoro duro facevano parte di un bagaglio etico che consentiva a chi è dietro di tenere il passo, oggi questo bagaglio si sta sfaldando. I particolari di questo approccio sono illustrati dal sociologi nel suo libro Coming Apart (vedi tag elativa).
  30. Elite (intelligenza e istruzione) Americans show a far greater commitment to efficiency over equality than ordinary Americans. And this time, the bias toward efficiency increases with each increment of eliteness.
  31. La diversità (anche reddittuale) è un valore, se non fa danni va preservata.

  32. Coming Apart: The State of White America, 1960-2010 Charles Murray
    • Nel mondo contemporaneo un'élite cognitiva si sta isolando dal resto della società
    • Il resto della società si stacca e a questo distacco contribuisce l'abbandono delle virtù costitutive dell'america:  industriosità, religiosità, onestà e attaccamento ai valori familiari.
    • Non avere una famiglia stabile è un lusso che non tutti possono permettersi. 
    • Anche l'ateismo è un lusso per pochi ricchi. E questo al di là di cio' che si pensa della religione
    • Sosituire l'etica hard working con l'abitudine al piagnisteo si paga caro...
    • Paradosso: in una società meritocratica i lussi della rilassatezza etica si pagano ancor più cari poiché nelle società paternaliste si era per lo meno garantiti dalla benevolenza dei Nobili...
    • Oggi esiste uno iato tra l'élite e la massa e si è andato allargando. La cosa che stupisce è che parallelamente è andato allargandosi anche lo iato etico che riguarda i valori. Tra le due cose non puo' che esserci un collegamento...
    • L'élite cognitiva decide oggi per tutti ma, vivendo in un énclave, non conosce affatto gli altri
    • Il degrado morale è aumentato soprattutto tra i poveri

    • La povertà non sembra colpevole: i poveri si sono arricchiti, anche se meno dei ricchi.
    • La ricchezza non sembra correlata con comportamenti moralmente degradanti.
    • Alternativa possibile: la donna è economicamente più autonoma e il suo collante si è indebolito
    • Alternativa possibile: l' invidia corrode i valori.
    • Alternativa possibile: i mutamenti culturali e valoriali contano
    • Oggi anche gli USA sono minacciati dalla "sindrome europea"
    • Sindrome europea: cerchiamo di spassarcela il più possibile lavorando il meno possibile ed evitando rogne (tipo: matrimoni indissolubili, figli indesiderati...)
    • I padri fondatori avevano un'altra idea della felicità quando ne auspicavano la "ricerca": autogovernarsi, crescere una famiglia, avere amici, imparare un mestiere e farlo con passione.
    • L'equivoco: le persona hanno bisogno di autostima e a noi (al governo) costa poco darla.
    • Obiezione: l'autostima si guadagna sul campo: devo fare qualcosa di rischioso per sentirmi realizzato. L'autostima posticcia puo' ingannarci per un attimo, poi l'inganno crolla.
    • Sentirsi "responsabili" ci rende felici. Guarda il caso della famiglia. La responsabilità non è solo all'origine della libertà ma anche al suo termine in qualità di premio.
    • Il welfare europeo si basa su due pilastri traballanti: 1) nessuno ne approfitterà e 2) l'uomo non ha una natura difficile da plasmare, basta che un burocrate si prenda cura di lui...
    • Che la prima premessa sia problematica è sotto gli occhi di tutti
    • Ma è la confutazione della seconda premessa a far traballare il welfare europeo: la gente non cambia, la natura umana esiste ed è rigida...
    • Per l'europeo medio chi se la passa male non è veramente responsabile della sua condizione.
    • Inconveniente: quand'anche l'argomento dell'irresponsabilità fosse in parte vero, la sua credenza diffusa rende le "vittime" ancora più apatiche e infelici, così come diventa più problematico il loro recupero...
    continua
  33. The case against equality of opportunity di Dylan Matthwes
    • Uguaglianza di opportunità UO vs Uguaglianza sostanziale...
    • Con UO avrai sempre gli "ultimi". Che fai? Te ne disinteressi? Il timore è che chi sponsorizza UO desideri anche US contribuendo alla fine a costruire uno stato totalitario...
    • Se invece chi persegue UO si disinteresserà poi degli ultimi, allora UO potrebbe essere bollato come un ideale immorale...
    • La reale UO è un incubo. Come posso pretendere che la giovane ereditiera parta alla pari col nrro del ghetto? Introduco abnormi tasse di successione?…
    • Non è meglio migliorare la condizione degli ultimi piuttosto che assicurarsi che gli ultimi nn siano solo sfortunati? Il fattore fortuna del resto continuerà comunque ad agire incurante dei punti di partenza....
    • Meglio una migliore aristocrazia o una plebe alleviata?
    • UO potrebbe essere contrapposta anche a SO: sufficienti opportunità...
    • L'incubo di UO: molte scelte morali si riflettono sulle opportunità date ai piccoli. Il che richiede l'adozione forzata di un'unica morale, di un'unica scuola e di un esproprio generalizzato della genitorialità...
    • Ma direi che le scelte in generale determinano opportunità differenti. Ci viene richiesto di fondare il paese della scelta unica...
    • Famiglia di musicisti e famiglia di programmatori. Se esiste una vocazione familiare il figlio dei musici avrà meno opportunità di lavoro, il che è un problema per chi sponsoriza UO. Soluzione: anche le vocazioni familiari e le relative scelte vanno corrette dall'esterno...
    • Ci sono molti valori oltre l'uguaglianza e UO li colpisce sistematicamente e  molto più severamente che US...
    • UO richiede che le O future siano conosciute il che è impossibile a meno che si voglia costruire un mondo artificiale, e qui comincia l'incubo...
    • Oggi che sappiamo l'importanza dei geni i sostenitori di UO sono in crisi: nella brain society i loro protetti o ce la fanno anche senza il loro aiuto o nn ce la faranno mai...
    • UO vs basic income...
    • Tanto rumore su UO e poi i numeri sulla mobilità sociale MS sono a dir poco deprimenti. Forse xchè l'obiettivo è troppo ambizioso. O no?...
    • Tesi: nn abbiamo una misura attendibile della MS virtuosa e quindi di UO...
    • In genere si misura MS calcolando la correlazione tra reddito della famiglia di provenienza e reddito dei figli dando per scontato che una correlazione debole sia virtuosa. Mqa una MS misurata in qs termini nn è sempre una buona notizia: c'è molta MS in una società dove la classe media collassa...
    • Anche conteggiare la prob. di ascendere è una misura inutile: se tu sali magari è perché sei fermo ed altri scendono...
    • Il modo migliore di misurare UO: identificare a naso i colli di bottiglia e vedere se nel tempo si sono allargati (es.: possedere un inglese fluente da parte di un immigrato). Ma anche qui: ognuno ha i suoi colli di bottiglia che dipendono dalle ambizioni personali...
    • Occupiamoci degli ultimi: nn facilitiamo il liceo ma la vita ai drop out...
    • UO nn è misurabile: concentriamoci su obiettivi misurabili: il reddito ecc
    continua
  34. Why and how we care about inquality di John Cochrane
    • Soluzione da sinistra: confischiamo ai ricchi.
    • Inconveniente: nn ci sono abbastanza ricchi.
    • Premessa: la diseguaglianza d è un male in sè
    • È più facile sostenere che d sia sintomo di altri problemi.
    • Ammissione: la d è aumentata. E allora?
    • Istruzione? C è istruzione e istruzione.
    • Droga criminalità isolamento
    • Gli usa hanno un problema ma ha poco a che fare coi supericchi. Vedi murray.
    • Mulligan: i sussidi sono il problema più che la soluzione.
    • Il grande livellamento:
    • Reddito donna/uomo
    • Reddito tra paesi
    • Xchè concentrarsi sull 1?
    • Anche il consumo si è livellato: bill gates e versailles.
    • Stiglitz: la diseguaglianza porta all imitazuone dei super ricchi con effetti disastrosi
    • Allora vietiamo tutti i film violenti.
    • Altro problema: i ricchi risparmiano troppo
    • Ma il risparmio nn è un problema!
    • Altro argomento: d è fonte di instabilità politica
    • La storia smentisce qs paura
    • Altro argento: ricchezze eccessive comprano la politica
    • Domanda: come coltivate preoccupazioni del genere e al contempo chiedete più governo?
    • Josh rauh: le megaricchezze sono oneste.
    • La d è una parola d ordine. Farla risuonare prelude alla rapina.
    • Ma xchè d è in cima all agenda politica?
    • Xchè nn si vuole parlare dei fallimenti del passato x riproporre soluzioni analoghe.
    • Nn abbiamo soluzioni x d ma x fortuna d nn è un problema. Abbiamo invece soluzioni x la prosperitá: proprietà rule of law libertá politica ed economica un governo decente che si occupi delle infrastrutture
    continua
  35. Il capitale nel XXI secolo di Piketty Thomas - fonti terze
    • tre parti: 1 storia diseguaglianze 2 congetture per il xxi secolo 3 policy
    • 2 è molto speculativa assume r >g e prevede un crescente ruolo per le eredità. ma i ricconi non consumano? i figli sono molti, si torna alla primogenitura? mankiw
    • 3 è fondata sulla filosofia della giustizia di piketty per cui rawls è meglio di nozick
    • cause della diseguaglianza: chi detiene capitale ha redditi superiori alla crescita
    • policy: taxing capital. anche se questo ridurrà i salari.
    • le tre ragioni della crescente diseguaglianza per gli esperti: 1 education 2 assortive marriage 3 lavoro delle donne sposate. morale: per tamponare le diseguaglianze bisognerebbe distruggere parecchio capitale umano.
    • perchè allora chiedere una tassa sul capitale? hanson: perchè la diseguaglianza è un argomento fondamentalmente messo in campo per arraffare non un disvalore in seé
    • p. e il merito: i ricchi di oggi sono ereditieri. affermazione azzardata visto che lavorano molto di più e spesso hanno redditi chiaramente legati alla produttività - scott sumner
    • una questione inesplorata da piketty: l'etnia dei nuovi ricchi.
    • caplan. prendi la lista dei ricconi usa nel 1982 e nel 2012. non sembra proprio che gli eredi se la siano cavata molto bene.
    • un dato: la diseguaglianza mondiale è crollata
    • piketty view: se la tua fetta della torta resta costante o diminuisce tu non puoi star meglio.
    • una ricetta alternativa implicita in p.: risparmia di più e investi in obbligazioni. ottimo argomento per la privatizzazione dei fondi previdenziali
    • cowen: molto capitale recente è capitale umano che distorce il rapporto reddito/ricchezza. conseguenze per piketty
    • studi empirici: nel xx secolo il rapporto ricchezza reddito non ha mai previsto la diseguaglianza futura. lindert
    • vero, il valore del capitale è salito molto ma è quasi tutto da attribuirsi alle case. matt rognlie. le diseguaglianze registrate da p. sono influenzate dalla bolla pre crisi dell'edilizia
    • cown: il modello p. è compatibile con maggiore eguaglianza nei consumi e salari crescenti. non un disastro
    conclusioni
  36. molte differenze sono spiegate, non tanto dalla erendie dei lavoratori più pagati, quanto dalle preferenze dei meno pagati: I would put it this way: very often when workers switch jobs, they take a pay cut, voluntarily, in return for better amenities.  In this regard “true inequality” is lower than measured income inequality would suggest. 
  37. On inequality di Harry Frankfurt
    • Obama papafra piketty. L armata vs la diseguaglianza. Ma xchè? Beati i poveri nn gli invidiosi
    • William watson: togli monopoli violenza e corruzione. Le altre dis sono ok
    • La lotta vs dis: distrugge il capitalismo più che la povertà
    • Se i ricchi si sposano tra loro dobbiamo impedirlo?
    • Un semplice esperimento mentale: Imagine a policy wherein all incomes and personal wealth are kept equally below the poverty line. Everybody is now exactly as poor as everybody else. If this does not look like a solution, then inequality, as such, cannot be the problem.
    • La preoccupazione comune: gli egalitarosti bloccano l economia
    • La preocc di hf: op l egalitarista nn si pone la somanda: "ma io cosa voglio"
    • Tesi: If your focus is on how your income stacks up against that of everyone else, you are allowing other people’s possessions to shape your sense of what you need.
    • La domanda elusa: What is enough for a good life? What, for that matter, is a good life?
    • Per drennan la dis ha cmq effetti xversi come l economia dell indebitamento: Income inequality was a decisive factor in precipitating the financial crisis of 2008 and the Great Recession that followed
    continua
    • Il rendimento scolastico dei bimbi è sempre + diseguale
    • La concorrenza in alto rinforza gli incentivi al biomatrimonio
    • Se i criteri di accoppiamento nn fossero mutati come sarebbe il gini attuale?
    • Metà del ns reddito dipende dal matrimonio
    • Dagli anni 50 l accoppiamento è sempre più tra pari
    • Anni 50: ci si sposava tra giovani. Ci si conosceva alle superiori dove c erano tutte le classi
    • Le donne nn lavoravano. Nemmeno quelle di buona famiglia
    • The marriages of power couples reinforce economic inequality http://marginalrevolution.com/marginalrevolution/2015/12/the-marriages-of-power-couples-reinforce-economic-inequality.html

  38. Tyler Cowen is asked a good question: are there any goods someone on a median income can afford which are the very best of their kind? The answer, as Tyler shows, is plenty – including some important ones such as books and recorded music. To this we might add that even where the very best goods are unaffordable, the median income earner can afford pretty decent ones, such as cars, TVs and sound systems.
    Which poses the question: if someone on a median income can afford such a luxurious cornucopia, what can’t he buy?
    The obvious answer, in the UK, is a decent house. The average house costs over £208,000, equivalent to 7.5 times median annual earnings. Given that the bestschools tend to be in the most expensive areas, this means that our median earner can’t afford the best education for his kids either.
    However, I suspect that most of the best things that the median income-earner can’t buy are non-material goods.
    One is financial security. 49% of people, and most 35-44 year-olds live in households with less than £5000 of net financial wealth (pdf). They are only a pay cheque or two away from trouble.
    Another is status. Our wages are related to our sense of worth – which is one reason why most people would prefer (pdf) a lower but above-average income to a higher but below-average one. A median income, by definition doesn’t provide much status.
    You might reply that this problem would be solved if we could shake off envy. Not entirely. Status is one mechanism whereby income leads to political power:
  39. Inequality against freedom By Chris Dillow
    • inequality is the enemy of freedom.
    • He points out that Denmark –the sort of country Sanders wants the US to be more like – has greater economic freedom than the US.
    • My chart plots a measure of income inequality (taken from the World Bank) against the Heritage Foundation ’s index of business freedom...There is a slight negative correlation between them, of 0.16.
    • Inequality doesn’t just reduce freedom for workers . It reduces freedom for business owners too.
    • Spiegazioni
    • 1. countries that want to tax and redistribute must have a healthy economy, which requires business freedom.
    • 2.  many of the rich have no interest in economic freedom.... This, I suspect, explains why inequality and unfreedom go together in Latin America,
    • 3. people have a strong urge for fairness. If they cannot achieve this through market forces, they’ll demand it via the ballot box in the form of state regulation....there is a negative correlation between union density and minimum wages:
    • We should, though, ask: what sort of egalitarian institutions and policies might increase freedom?
    • For me, the answer is clear: those which increase workers’bargaining power.
    • if workers have the power to bargain for better wages and conditions, and the real freedom to reject exploitative demands from bosses, then we’ll not need so much business regulation.



    continua
  40. Four Who’s the Fairest of Them All? - More Sex Is Safer Sex: The Unconventional Wisdom of Economics by Steven E. Landsburg #èbelloesserebelli? #inefficienzadellarmrace #economianeoclassicaeinvidia #control'invidia:lacampagnadeipolitici #controlinvidia:rischioepiacere #controlinvidia:lostipendiodeimikebongiorno #controlinvidia:megliocompeteresullaricchezza #diseguaglianzeafisarmonicaeinvidia
  41. Inequality Talk Is About Grabbing By Robin Hanson
    • what if most billionaires had super-powers of the traditional comic book sort, like x-ray vision or an ability to fly, etc.? That is, what if people with physical super-powers earned billions in the labor market by selling the use of these powers? Would folks be just as eager to tax them to reduce unfair inequality? My guess is no,
    • my favored theory of expressed inequality concerns: that inequality talk is usually a covert way of coordinating who to maybe grab stuff from
    • teoria generale: la società pone dei principi e poi escogita dei modi per violarli nei confronti di chi in ogni caso non potrebbe difendersi da un'aggressione, per esempio i pochi ricchi nei confronti della massa. Questi principi sono spesso condivisi sia dalla massa (che ottiene il suo bottino) sia dai pochi (che scampano l'aggressione limitando i danni) 
    • people usually justify their inequality concerns by noting that inequality can make lower folks feel bad, that justification can apply equally to a great many sorts of inequality. Yet concern is actually only voiced about a very particular sort: financial inequality at a given time between the families of a nation. The puzzle in need of explaining is: why is so little concern expressed about all the other sorts of inequality? 
    • We don’t discuss (manca l'indignazione morale) inequalities across time, because it is hard to grab much more than we do from the past or the future. We don’t much discuss the inequality of rich foreigners, because it is much harder to grab their stuff. We don’t much discuss inequality of those with unusual artistic abilities or sexual attractiveness, because we can’t directly grab their advantages and while we might try to grab their material goods to compensate, they don’t have that much, and the grabbing would be hard
    • diseguaglianze che non ci indignano: finanziarie tra persone distanti nel tempo e nello spazio; tra qualità artistiche e sportive; bellezza, simpatia, buon umore; 
    continua
  42. politiche di mercato contro le diseguaglianze: favorire l'immigrazione, e l'immigrazione qualificata in generale
  43. politiche di mercato contro le diseguaglianze: deregolamentare le professioni di alto livello liberando gli accessi
  44. politiche di mercato contro le diseguaglianze: deregolamentare le licenze edilizie nei quartieri bene


venerdì 30 maggio 2014

Evangelizzazione o valori? I cattolici tra riduzione etica e silenzio http://www.libertaepersona.org/wordpress/2014/05/evangelizzazione-o-valori-i-cattolici-tra-riduzione-etica-e-silenzio/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=evangelizzazione-o-valori-i-cattolici-tra-riduzione-etica-e-silenzio
primavera 2014 from riccardo mariani on Vimeo.

Altri due mesi insieme

L' uomo-divano rapisce ciuffetto from riccardo mariani on Vimeo.

Violenza & Violenza

Com’ è noto, raccontare la storia in termini di “buoni e cattivi” abbassa il quoziente d’ intelligenza di chi partecipa alla discussione.

Tuttavia, gli esempi di questa pessima abitudine fioccano. Mi limito a farne un paio prendendo a pretesto il tema sempre caldo del femminicidio.

1) Certo femminismo vede tutti mali del mondo contemporaneo come un lascito del Patriarcato, ovvero di un’ epoca in cui gli uomini (i cattivi) opprimevano le donne (buone). Il femminicidio, la cui denuncia è tanto in voga, non fa eccezione. Praticamente, dopo Auschwitz viene il Patriarcato.

2) Certo anti-femminismo vede la retorica femminista sul femminicidio come una cortina fumogena (cattiva) volta a nascondere la dura  realtà dei fatti: in famiglia e nella coppia le donne picchiano quanto se non di più degli uomini. In questo caso i “buoni” sono coloro che senza pietà ci mettono davanti alla “dura realtà dei fatti” liberandoci del persuasore occulto che lavora indefesso in favore della lobby femminista.

 

Come modificare le due storielle per ripristinare il quoziente d’ intelligenza degli interlocutori? Faccio un tentativo.

1bis) Il Patriarcato è solo un assetto sociale che, in determinati contesti, realizzava, secondo le attitudini di ciascun sesso, un equilibrio nella divisione dei compiti. Oggi, in contesti mutati, ha poco senso, e la transizione verso nuovi equilibri (da scoprire) è a buon punto, bisogna solo accompagnarla senza tante isterie. Persino il femminicidio è meglio spiegato come istinto naturale che come portato culturale: l’ uomo che vede minacciato il suo status di riproduttore reagisce in modo violento (ricordiamoci sempre che il nostro cervello è stato “costruito” migliaia di anni fa per funzionare bene allora). Naturalmente è un istinto che puo’ e deve essere controllato dalla ragione, specie ora che una reazione del genere è completamente insensata.

2bis) E’ vero, nella coppia la donna picchia più dell’ uomo, ma la differenza, oltre che nei danni provocati, è anche nel significato che assumono “le botte” impartite alla controparte. La donna, in genere, vuol lanciare un segnale al suo partner, l’ uomo vuol far male. Per la donna è una forma estrema di comunicazione, a volte persino sofisticata; per l’ uomo una pura e semplice perdita di controllo.

giovedì 29 maggio 2014

Economics and Morality http://conversableeconomist.blogspot.com/2014/05/economics-and-morality.html
From the comments http://feedproxy.google.com/~r/marginalrevolution/feed/~3/AMzFrreTULs/from-the-comments-24.html
Educational Standards and the Burden of Proof http://www.cato-unbound.org/2014/05/29/kevin-currie-knight/educational-standards-burden-proof
Assorted links http://feedproxy.google.com/~r/marginalrevolution/feed/~3/U0suP1mF_jE/assorted-links-1144.html
Score one for the signaling model of education http://feedproxy.google.com/~r/marginalrevolution/feed/~3/qLt7Og6RFnw/score-one-for-the-signaling-model-of-education.html

lunedì 26 maggio 2014

Race

A Few Links on Race http://feedproxy.google.com/~r/BleedingHeartLibertarians/~3/rX9lSi9lC_8/

sabato 10 maggio 2014

Classe media (nel mondo)

"Hollowing Out": A Global Perspective, Bryan Caplan | EconLog | Library of Economics and Liberty:



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Sei a cena con amici e il discorso cade sulle nuove diseguaglianze. La classe media fatica e i commensali si lamentano per come va il mondo. Come reagire? Un ottimista come te non puo' accettare questo mood della discussione, deve intervenire al più presto per invertire la rotta.

Consiglio. Mettere in chiaro tre punti:

1) Concentrarsi sul mondo anziché sul proprio orticello. Guarda l' andamento dei redditi reali. C' è qualcuno che stagna? Sì, giusto l' ottantesimo percentile, giusto una parte della classe media dell' occidente. Insomma, una goccia del mare. Un mare con onde impetuose che potremmo interpretare come le classi medie dei paesi emergenti.

2) Concentrarsi sui consumi piuttosto che sul reddito. Il tenore d vita di una persona è dato dai consumi, non dal reddito. Che te ne fai di una ricchezza che non utilizzi per i tuoi bisogni? Ci fai dentro il bagno, come zio Paperone? Non scherziamo. Eppure si continua a parlare di diseguaglianze riferendosi ai redditi, forse perché questo fa comodo agli allarmisti. In termini di consumi i divari si restringono, specie quelli sostanziali. Intanto la percentuale di reddito che la classe media tanto in sofferenza spende per cibo e abbigliamento è calata notevolmente.

3) Concentrarsi su quello che gli economisti chiamano qualità dei consumi per evitare il CPI bias. La spesa per un telefono cellulare è rimasta la stessa ma vuoi mettere lo sbalzo nella qualità dei telefoni a nostra disposizione rispetto a 25 anni fa? Eppure questo enorme miglioramento non è registrato da chi indulge nel CPI bias continuando a dire che la realtà fattuale della classe media è stagnante.

Ora che avete indossato le lenti rosa non va un po' meglio?


martedì 29 aprile 2014

Che cos' è il QE

Assorted links http://feedproxy.google.com/~r/marginalrevolution/feed/~3/7V_08khyKVs/assorted-links-1120.html

giovedì 17 aprile 2014

Perché il rito?

Tre giustificazioni utilitariste:

1. Rito come coordinamento (vedi il concetto di "punto focale" in Thomas Schelling)

2. Rito come tradizione (vedi il concetto di "sistema informativo decentrato" in Hayek)

3. Rito come giuramento (vedi il concetto di "macchina della verità sociale" in Hanson)


Macropromemoir

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PSST

l'unico modo per ridurre la disoccupazione è che gli imprenditori scoprano nuovi modelli di vantaggio comparato sostenibile. Questo è ciò che significa creare posti di lavoro. È un processo che comporta tentativi ed errori e richiede tempo.

In ogni momento si verifica una distruzione creativa schumpeteriana.

imprese zombi resisteranno mentre le imprese sperimentali cercheranno di espandersi.

ogni recessione è diversa, perché ogni interruzione improvvisa nei modelli di specializzazione e commercio sostenibile è diversa.

ssssssssssssssssssssssss



Le recessioni hanno una componente "offertista" e una componente di "domanda".

Componente offertista CO: l' apparato produttivo deve essere ristrutturato per essere più competitivo e incorporare le innovazioni.

Componente di domanda CD: l' apparato produttivo è ok, sono i consumatori ad essere terrorizzati dalla crisi finanziaria e ad accumulare risparmio infruttifero.

***

Ricetta: CD si affronta con stimoli monetari (Market Monetarism: regola del NPIL) mentre CO con stimoli di deregulation (shumpeterian adjustement e ciclo delle regole)

La politica fiscale (PF) non funziona per due motivi:

1. destruttura l' apparato produttivo, il che è grave se oltre a CD concorre CO (come quasi sempre accade)

2. è neutralizzata da PM (politiche monetarie) che comprendono sempre nella "regola" anche il tasso di disoccupazione.

In caso di CD, PM funziona perché non c' è offsetting con PF

***

Per una buona PM creare un mercato di future di NPIL. In questo modo i Keynesiani ad oltranza faranno soldi puntando su un' efficacia di PM pari a zero e la Banca Centrale espanderà fino a che il peso degli oltranzisti si dissolverà.

***

PM deve disturbare l' offerta il meno possibile, lo si puo' fare tassando la liquidità.

***

In caso di crisi CO? PM disturberebbe e potrebbe causare stagflazione (le aspettative neutralizzano PM, la quale a sua volta non ha una CD da compensare).

Qui non c' è ricetta, solo l' intuito del banchiere centrale nell' analizzare le cause della crisi e nell' individuare il tasso naturale di disoccupazione, nonché i  pericoli di stagflazione. Una cosa è certa: una forte deregulation dovrebbe SEMPRE accompagnare PM.

domenica 13 aprile 2014

Divorzio

Divorce and Motivated Reasoning in the WaPo, by Bryan Caplan http://econlog.econlib.org/archives/2014/04/divorce_and_mot.html

Divorzio facile? Luci ed ombre.

  • il divorzio fa soffrire i bimbi, i dubbi ormai sono pochi
  •  ma non sembra incidere sulla vita che questi bimbi avranno da adulti
  • forse soffrirebbero anche in una "convivenza forzosa
  • un divorzio rapido e senza addebiti sembra che regali agli ex una relazione più serena
  • anche la violenza coniugale forse è calata anche a causa del fatto che sia a disposizione una scappatoia più semplice.
  • Così come il "matrimonio idillio per una vita" non è certo la regola, nemmeno il "matrimonio gabbia forzata" lo è. Nella maggioranza dei casi siamo di fronte al matrimonio-così-così.
  • Come è facile attendersi, il costo del divorzio incide sul tasso dei divorzi realizzati.
  • Nei matrimoni-così-così o matrimoni al margine, i bimbi e i ragazzi esprimono la forte preferenza che la coppia resti unita.
  • Ma forse la cosa principale è il doppio fenomeno che caratterizza il periodo post-divorzio-facile: 1) da quando il divorzio è stato facilitato sono stati soprattutto le classi basse a fruirne, al punto che oggi la solidità matrimoniale è considerata uno status symbol e il divorziare affare da sfigati 2) la felicità matrimoniale è calata vertiginosamente, ma solo tra le classi più povere, dove il divorzio facile si è diffuso di più. 
continua

sabato 12 aprile 2014

Felicità e bimbi

Kids and Happiness: The State of the Art, by Bryan Caplan http://econlog.econlib.org/archives/2014/04/kids_and_happin_1.html

venerdì 11 aprile 2014

Macromemoir

Arnold Kling dice la sua sulla crisi.

Origini: il capitalismo crea innovazione e l' innovazione richiede aggiustamenti e distruzione del vecchio. In questa fase le crisi mordono, specie nei paesi poco dinamici.

Rimedi.

Politica fiscale: porta sollievo temporaneo ma non aiuta al raggiungimento dei nuovi modelli strutturali. Anzi, acuisce le distorsioni della sruttura e trascina le crisi indefinitivamente.

Politica monetaria: la Fed puo' poco. I mercati, oggi molto più grandi, neutralizzano la sua politica espansiva. PY=MV. Se l' aumento di M si traduce in una diminuzione di V, allora è tutto vano. Le aspettative inflazionistiche sono quindi indeterminate. L' inflazione non è una funzione continua nelle aspettative ma discontinua: iperinflazione, business as usual, stagflazione...

Sintesi: la politica fiscale prolunga le crisi, quella monetaria puo' alleviare ma non risolve.

Cosa serve?

Dinamismo dell' economia: legislazione pro business e flessibilità del mercato del lavoro.

Il nume tutelare di questa visione?: Schumpeter.

mercoledì 9 aprile 2014

Gender Wage Gap

Myths About My Views on the Myth of the Gender Wage Gap | Bleeding Heart Libertarians: "Gender Wage Gap"



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Variability in ratings of trustworthiness across the menstrual cycle





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Neutralizzare il potere mediatico

Avete notato che i vincitori delle elezioni sono quasi sempre prevedibili prima che inizi la campagna elettorale?

La campagna serve per lo più ad allargare o restringere dei gap già stabiliti.

Questo è tanto più vero quanto più il gioco è del tipo "vinci e prendi tutto". Un po' come nelle presidenziali USA.

Se non lo avete notato ci sono molte ricerche che ve lo faranno notare.

E allora?

E allora chi vuole che i soldi contino sempre meno in politica, facciamo in modo di avere sempre più elezioni di questo tipo.

N.B. l' osservazione da cui sono partito è stata fatta nel tentativo di spiegare il Tullock-paradox: perché le lobby spendono tanto poco (una buona legge puo' sposta miliardi di dollari, è assurdo investire così poco). Evidentemente i soldi in politica hanno finalità diverse dal semplice shopping legislativo.

Il saltello arbitrario

All' inzio c' era il logos e il logos era presso Dio...

Una variazione possibile: all' inizio era il salto quantico.

Sì, alcuni fisici, per la gioia dei filosofi materialistici (che in genere sono loro stessi), spiegano l' inizio dell' universo con il fenomeno del salto quantico. Il più insigne tra questi personaggi è Stephen Hawkins.

La scienza ormai accetta che nel mondo minuscolo delle micro particelle esistano fenomeni fisici incausati (indeterminati).

Dapprima questa ammissione è stata problematica per i materialisti contrari ad inserire un "fantasma nel marchingegno della natura". Per loro tutto poteva e doveva essere spiegato ricorrendo a cause (materiali) ed effetti.

Ora però alcuni di loro ammettono. Ammettono perché in fondo possono riutilizzare il concetto altrove. In particolare per spiegarsi l' inizio dell' universo. Non avere una causa fisica, infatti, equivale pressapoco ad "essere causati dal nulla". Una creazione dal nulla senza ricorso ad enti metafisici.

Qui però c' è un problema: noi sappiamo che il salto quantico non è determinato fisicamente ma è comunque facilmente prevedibile poiché si realizza in modo strettamente correlato con altri fenomeni fisici.

Questa correlazione è del tutto casuale? Non è detto: in fondo l' assenza di cause fisiche non si traduce necessariamente nella creazione dal nulla ma anche nella possibile presenza di cause metafisiche.

Direi di più: se ci ripugna pensare ad una correlazione tanto stretta come a qualcosa di completamente casuale è molto più semplice assumere cause metafisiche!

Il primo salto quantico ipotizzato come "inizio del tutto" non sarebbe quindi uguale agli altri poiché non correlato ad altri fenomeni fisici; per soddisfare l' ateismo dei materialisti, dovrebbe, diversamente da quelli che osserviamo in natura, essere non correlato e quindi completamente arbitrario. Mi sembra che questa considerazione possa segnalare una difficoltà della teoria, almeno dal punto di vista filosofico.

stephen hawkins e il salto quantistico:  secondo i critici, Hawking non spiegherebbe come possa esistere una legge di gravità senza gravi, così come non spiega come sia concepibile una legge di meccanica quantistica che preceda l'universo dato che in realtà lo presuppone. Hawking risponde a queste obiezioni che non c'è bisogno di un Creatore per creare le leggi fisiche, in quanto semplicemente esistono intrinsecamente alla materia/energia (che altrimenti potrebbe non esistere), sempre esistente sotto qualche forma oppure apparsa dal nulla prima di tutto, ma non esistendo allora lo spaziotempo si può dire che essa deriva da un istante senza tempo, un eterno presente, come quello dell'orizzonte degli eventi. Inoltre afferma che probabilmente, seguendo la mentalità scientifica, non esiste l'aldilà, manifestando un'opinione razionalista.

Il modo migliore di uscire da queste obiezioni consiste nel postulare molti mondi, di cui il nostro sarebbe una costola. Non a caso H. simpatizza con l'ipotesi many worlds. Senonche si tratta di un'ipotesi speculativa oltreché più complicata (postula l'esistenza di più oggetti inosservabile) rispetto a quella teista. 

martedì 8 aprile 2014

Quando è giusto infrangere la legge

The Righteous Scofflaw, by Bryan Caplan http://econlog.econlib.org/archives/2014/04/the_righteous_s.html

POSIZIONE 1: la legalità va sempre rispettata.

POSIZIONE 2: la legalità va rispettata a meno che non contraddica un nostro profondo convincimento morale (es. il caporale nazista).

POSIZIONE 3: la legge va rispettata ma se parliamo di mere convenzioni è possibile trascurarle in quei casi specifici dove hanno poco senso (attraversare la strada con il rosso quando la strada è un deserto).

POSIZIONE 4: non esistono argomenti che rendono l' obbligo di conformarsi alla legge preferibile a priori (non esiste un doppio standard morale. Huemer).

Ocean Warming Data

Ideas: Ocean Warming Data:



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sabato 5 aprile 2014

La Repubblica ideale

Come dovrà essere l' assetto del governo?

Premier eletto direttamente, non sfiduciabile e con la possibilità di nominare e revocare i ministri.

E quello del potere legislativo?

Una camera eletta direttamente dal popolo nei collegi uninominali (magari all' australiana). Elezioni sfasate rispetto al premier.

E quello del giudiziario?

Elezione tra idonei (ogni foro elegge i suoi giudici e pm).

E la seconda camera?

Ci sarà: un senato delle regioni nominato dalle regioni stesse. Legifererà sulle "materie concorrenti"

Come si legifererà?

La camera proporrà la legge (anche su impulso del governo) e il premier avrà diritto di veto, a men che sia approvata un' abrogazione. Il diritto di veto sarà superabile con maggioranze qualificate.

E il presidente della repubblica?

Non ci sarà più.

Corte costituzionale?

Eletta dagli organi precedenti in concorrenza tra loro e con pesi da determinare (prevalenza del senato).

E i numeri?

Sobri: una trentina di senatori e una cinquantina di deputati.

venerdì 4 aprile 2014

HFT non è un problema

A study of limiting HFT http://feedproxy.google.com/~r/marginalrevolution/feed/~3/3l0dnvDbHPs/a-study-of-limiting-hft.html

La recessione avvantaggia i poveri?

Gary Burtless on the Redistribution Recession | askblog:



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Political Science and the Obvious

Political Science and the Obvious | Bleeding Heart Libertarians:



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Estetica analitica

Nelle considerazioni che seguono cerco di porre in relazioni tra loro concetti fondamentali come arte, vero, bello, linguaggio, filosofia, estetica e spiritualità.

Il Velotti  compie un excursus attento nella produzione dei filosofi analitici che si sono occupati di estetica.

Sarebbe meglio dire di "filosofia dell' arte" visto che uno dei loro maggiori contributi è rappresentato dall' emarginazione del bello. Detto altrimenti: trascuriamo la valutazione (è un' opera bella o no?) e concentriamoci sulla descrizione (è arte o no?).

I filosofi analitici, per applicare i loro metodi caratteristici, riducono l' arte a mera "rappresentazione" in modo da poterla manipolare quale fosse un linguaggio. A quel punto cercano di capire cosa differenzi il linguaggio dell' arte dai linguaggi ordinari.

Ma la scienza ci dice che l' arte è probabilmente un "linguaggio abortito". L' arte è un cadavere lasciato per strada dal processo di formazione del linguaggio. Il "prodotto di scarto" nella lavorazione del linguaggio autentico.

Se prendiamo sul serio la diagnosi evoluzionista e vogliamo dare un valore esistenziale all' arte, dobbiamo concludere che cio' che conferisce valore all' opera non è il suo specifico linguistico. In questo senso i filosofi analitici forniscono un contributo per molti versi insoddisfacente.

Alternative?

Consideriamo l' arte per quello che è: un linguaggio monco. O meglio, un linguaggio mal funzionante ai meri fini rappresentativi. Un linguaggio vago.

Consideriamo anche che i linguaggi più avanzati conservano una certa vaghezza, e non solo perché non hanno conseguito la loro perfezione ma perché esiste una funzione propria della vaghezza linguistica.

Forse i virtuosismi dell' arte sono riconducibili ai virtuosismi richiesti da chi vuol sfruttare al meglio la vaghezza nei linguaggi raffinati.

A questo punto bisogna chiedersi che funzione abbia la vaghezza nei linguaggi raffinati.

Ne vedo essenzialmente due.

La prima è una funzione sociale: tenere assieme autorevolezza e reticenza.

Il bene comune richiede spesso che una persona autorevole proclami ad alta voce qualcosa di falso, o per lo meno di "non vero". Ma proclamare il "non vero" è diffamante, per cui, per il bene della comunità, si rende necessario tenere insieme cio' che non puo' stare insieme, e a questo ci pensa la retorica del linguaggio vago.

La seconda è una funzione conoscitiva: se sono troppo preciso mi sbaglierò e un errore evidente porta allo scarto del mio contributo: avanti il prossimo (senza che questo prossimo abbia alcuna indicazione di come procedere). Invece, puo' darsi che la mia indicazione, per quanto errata, possa fornire un contributo a chi mi segue. Perché vanificarlo? Un linguaggio vago consente di non accantonare semplicemente come "errato" un certo tentativo, salvando quindi cio' che in esso c' è di costruttivo.

Esempio: se dico ad un robot: "portami le scarpe marroni", lui, avendo una concezione precisa di "marrone",  non troverà scarpe di quel colore e me ne porterà un paio a caso. Se rivolgo lo stesso ordine ad una persona che condivide con me anche la parte "vaga" del linguaggio non troverà le scarpe che gli chiedo ma mi porterà comunque delle scarpe che sono "vagamente marroni", correggendo in questo modo al mio errore e contribuendo alla scoperta delle scarpe che mi occorrono associandosi nella ricerca.

A proposito di funzione conoscitiva, recupero in questa sede un ulteriore informazione che ricaviamo dalle discipline scientifiche: l' arte si coniuga con il rito, il quale a sua volta realizza il legame sociale attraverso giuramenti di fedeltà prolungati. La fiducia, e quindi l' autenticità dei giuramenti, è fondamentale nelle società primitive. Dire "lo giuro" è facile, e quindi è facile anche mentire. Ma dire un "lo giuro" in un rito che duri ore ed ore, stando costantemente sotto l' occhio della controparte che giudica il nostro coinvolgimento in cio che facciamo, è molto meno facile. Ecco allora un' altra funzione dell' arte che la lega alla ricerca di verità.

La nozione di "linguaggio vago" ci consente di fare considerazioni su tre temi tanto cari agli analitici:

1) l' "intentional fallacy" (l' irrilevanza delle opinioni dell' autore sulla sua opera) va riabilitata: il segnale vago trova il suo compimento lontano da chi lo ha emesso.

2) L' "isomorfismo" va riabilitato essendo una tecnica che esalta il richiamo vago alla realtà esterna rispetto al simbolismo più adatto a caratterizzare un linguaggio analitico.

3) Il "realismo" va riabilitato: non si puo' essere vaghi senza un riferimento esterno.

Il concetto di "linguaggio vago" ci consente di abbozzare una risposta alla domanda canonica "cos' è l' arte?" (giudizio descrittivo. Ma ci dice qualcosa sul "bello" (giudizio valutativo)?

In effetti senza il giudizio valutativo l' ipotesi espressa mantiene un' altra tara tipica delle ipotesi analitiche concorrenti: cosa distingue l' arte da quel sottoinsieme di oggetti e azioni ordinarie che mantengono ed esaltano anch' esse la vaghezza di linguaggio?

Quando Draghi dice che la BCE interverrà con il torchio qualora l' euro sia in pericolo punta sull' effetto annuncio e sulle aspettative che crea utilizzando un linguaggio vago (non sappiamo quando, come e se interverrà sul serio). Ma l' azione di Draghi non è certo un' opera d' arte. Evidentemente non lo è perché non è apprezzabile da un punto di vista estetico. Ed ecco allora che l' estetica, dapprima espulsa dalla porta della filosofia analitica, rientra dalla finestra.

Un oggetto è artistico quando è X, Y... Z e in più è "bello". Bisogna quindi stabilire i criteri di giudizio estetico, non si scappa.

Già porsi questa domanda è un attentato al relativismo estetico: una volta che avrò una teoria in merito non potrò più dire che una teoria vale l' altra. Da questa considerazione discende che:

4) il relativismo estetico va accantonato in quanto non congruente con la presenza (necessaria ai fini definitori) di criteri estetici, qualunque essi siano.

5) La presenza di criteri oggettivi ripristina la ragione come facoltà implicata nell' apprezzamento estetico dell' opera d' arte.

L' artista esprime la sua verità, e per dirla impiega un linguaggio vago. Ma se l' artista vuole produrre il bello deve anche mettere in campo delle abilità gratuite. Draghi è abile ma non è gratuito. Il bambino e il folle compiono gesti gratuiti ma non posseggono un' abilità preminente.

Veniamo al caso Duschamp, ovvero al caso dell' arte contemporanea.

A questo punto qualcuno potrebbe affiancare Duchamp al folle e al bambino. Operazione indebita, secondo me. E' vero, Duchamp non mostra abilità particolari nel produrre le sue opere ma mostra un' abilita prodigiosa nel produrle a tempo debito nel luogo adatto. Cosa che manca sia al folle che al bambino. Le opere del folle e del bambino sono in realtà opere di Dubuffet (per esempio).

Cosa ricaviamo da quste considerazioni?

6) innanzitutto che l' artista non è un filosofo: le abilità extraconcettuali, in lui, sono fondamentali.

Ultima questione: a cosa serve all' arte?

Poiché l' arte è gratuita non serve a nulla. l' arte è autonoma. Ma essere "inutili" non è certo un merito, anzi. Il mero virtuosismo lasciato a se stesso (l' esibizione di abilità) realizza un' arte marginale.

Diremo allora che

7) il fine dell' arte è spirituale. Il nomnalismo dell' arte va respinto poiché l' arte rinvia ad astrazioni.

L' arte è una rappresentazione metafisica del mondo o di una fetta di mondo. Una teoria del tutto che rinuncia alla precisione.

Ultima questione: ma quando un' opera è bella?

Raccogliamo le idee: l' arte usa la vaghezza e la vaghezza è funzionale alla ricerca di verità. Anche gli spossanti rituali dei popoli primitivi - che molti considerano proto-arte - erano funzionali alla verità. L' arte inoltre resta una rappresentazione, per quanto isomorfa, una rappresentazione per lo più attraverso lo stile (abilità), una rappresentazione di realtà metafisiche (anti-funzionalismo). Quindi:

8) L' arte è bella quando è vera. Quando la sua rappresentazione è felice e fedele. O per lo meno se ci aiuta nella ricerca del vero.

E tutto cio' indipendentemente dall' autenticità delle intenzioni originarie.

Anche per questo non dobbiamo lasciarci spiazzare dal fatto che non ci riconosciamo in nulla di cio' che dice il grande artista sulla sua arte ma anche in generale sulla vita o sulla politica.

Una ricognizione di Murray sugli scarsi contributi femminili in arte e scienza

Charles Murray - Liese Schwarz asks what's up with this...:



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giovedì 3 aprile 2014

Pagare tutti per pagare meno

E’ uno slogan ricorrente quando si parla di tasse con l’ ansia di mettere nel mirino quel bandito dell’ evasore: se solo lui pagasse, io pagherei meno.

Ma chi lo sostiene dovrebbe rendere conto di almeno due cose.

1. Poiché l’ evasione/elusione riguarda più da vicino i redditi di capitale rispetto a quelli di lavoro, ci si aspetterebbe che le aliquote gravanti sui primi siano maggiori. E’ vero l’ opposto: dove per questioni tecniche è maggiore l’ elusione/evasione, il fisco sembra adeguarsi presentando un conto meno salato.

2. La storia fiscale italiana (link omesso perché tanto nessuno leggerebbe) parla chiaro: la compliance è cresciuta parallelamente all’ aumento delle aliquote. Ovvero, quanto più cresceva la propensione a battere scontrini, quanto più cresceva la "coscienza fiscale" degli italiani, tanto più lievitava l' aliquota a cui erano sottoposti i loro redditi.

Correlazione e causalità sono cose diverse e il punto 2 puo’ avere molte spiegazioni, tuttavia una spicca per linearità e merita di essere citata: se una cosa funziona la si usa di più.

Ovvero, se il contribuente paga, perché mai non dovrei “spremerlo” ulteriormente?

Si puo’ sfuggire al primo punto ma è difficile farlo senza ricadere nel secondo.

I due punti non si limitano a revocare in dubbio lo slogan ma addirittura lo ribaltano: “se più gente evadesse, pagheremmo tutti meno”, ovvero: se il mestolo fosse un colabrodo non verrebbe usato tanto alacremente.

Il politico che annuncia nuove tasse non è ben visto: perché rovinarsi l’ immagine se poi si raccoglie tanto poco da distribuire alla propria constituency?

Una specie di parassitismo alla rovescia: l’ evasore come scudo per il tartassato. Guarda caso in tutto il mondo i livelli di tassazione e le pretese del fisco aumentano all’ aumentare della tecnologia in possesso degli accertatori (link omesso perché tanto nessuno leggerebbe). Si puo' con fondamento ritenere che se grazia ad una bacchetta magica l’ evasione sparisse, probabilmente le tasse s’ impennerebbero (link omesso perché tanto nessuno lo leggerebbe).

Strano ma logico. E soprattutto in linea con i fatti osservati in passato.

obey

***

Altra recriminazione: “l’ evasore fa concorrenza sleale” compromettendo l’ efficienza del sistema.

E’ vero, l’ evasore sopporta meno costi (tributari) rispetto al suo concorrente. Ma, fateci caso, anche l’ impresa olandese e quella svedese sopportano meno costi tributari rispetto a quella italiana, eppure nessuno parlerebbe di “concorrenza sleale” in quel caso. E non si puo’ nemmeno addurre che l’ impresa olandese sia costretta a operare con meno servizi. Al contrario!

Perché allora in quei casi – eccezion fatta per qualche folkloristico protezionista – non si parla di “concorrenza sleale”? Qualora l’ impresa, grazie all’ evasione, si auto-riducesse le imposte a livello “americano”, chi oserebbe accusarla di parassitismo? 

Mmmmm. Mi rendo conto che questo argomento va integrato, da solo non è poi così convincenti per rintuzzare la recriminazione di partenza. In effetti il piatto forte deve ancora arrivare e ve lo servo subito.

Fate bene attenzione: lo slogan recriminatorio che ho messo in grassetto qua sopra, per essere attendibile, necessita che la spesa pubblica sia efficiente. Ma la spesa pubblica che ci ritroviamo presenta queste caratteristiche?

Ovviamente no, dopo gli anni 50/60 del secolo scorso la spesa pubblica è in efficiente un po’ ovunque in Europa (link omesso perché tanto nessuno lo leggerebbe).

Troverete chi sostiene che lo stato spende in modo più equo ma non chi sostiene che spende in modo più efficiente. Di sicuro l’ evasore ha una struttura d’ incentivi a spendere in modo efficiente più coerente rispetto a quella che possiede il burocrate.

I fondi sequestrati all’ evasore intercettato sarebbero dunque spesi dalla politica in modo inefficiente. Al contrario, l’ evasore, trattenendo presso di sé quelle somme, le spenderebbe in modo efficiente: se deve farsi una piscina, per esempio, sceglierà la ditta più efficiente per costruirla, e questo per il semplice fatto che premiare il migliore sulla piazza conviene innanzitutto a lui.

L’ inefficienza della concorrenza sleale (oltretutto al netto di quanto si diceva all' inizio di questa sezione) è più che compensata dall’ efficienza di come vengono successivamente spese le risorse trattenute grazie all’ evasione stessa.

Naturalmente, efficienza ed equità possono divergere: spendere per lavare i fazzoletti-dei-poveretti-della-città sembra più equo che spendere per costruire una piscina olimpionica nella villa dell’ evasore. Ma se spostiamo l’ attenzione sull’ equità allora dovremmo innanzitutto dimostrare l’ equità di una pratica quale l’ esosa tassazione europea. E l’ impresa, credetemi ancora per poco sulla parola, è a dir poco ardua. Specie se ci si affida al buon senso.

***

L’ evasione è eticamente condannabile?

Io sostengo di no per il semplice fatto che ad essere condannabile moralmente è la tassazione. Almeno una certa tassazione. Ironia della sorte in Europa esiste proprio “quel” tipo di tassazione.

Per capirci meglio bisognerebbe tornare alla struttura fondante della tassazione. Ogni tassa è una proposta di Corleone: “tu mi dai la somma X e io ti fornisco il servizio Y. O ci stai con le buone o ci stai con le cattive. O mangi sta minestra o salti dalla finestra. Allora?”.

Non mi sembra un modo di agire molto “etico”. D’ altronde nella storia gli stati emergono come cosche vincenti in una lotta tra “protettori”.

E ha poco senso evocare il metodo (magari democratico) con cui viene scelto chi è poi chiamato a formulare una “proposta di Corleone”. Se Tizio, Caio e Sempronio voglio suonare un quartetto d’ archi non possono coartarmi alla stregua di uno schiavo costringendomi con la minaccia della galera a studiare musica perché “… manca il secondo un violino e devi quindi suonarlo tu”. Nemmeno se si giustificassero dicendo di aver deciso la cosa a maggioranza tre contro uno.

Oltretutto, Corleone offriva servizi di protezione in genere efficienti: il ladruncolo del quartiere che violava la zona del boss disturbando i “protetti” veniva rinvenuto appeso al lampione la notte stessa.

In altri termini, la tassazione per essere giustificata richiede un doppiopesismo morale: ci sono uomini (i rappresentanti del governo) che hanno uno status morale superiore rispetto ai cosiddetti “rappresentati” e quindi possono fare cose che a questi ultimi non sono concesse.

Chi accetterebbe una differenziazione nello status morale dei soggetti? Ormai la si accetta a fatica anche tra uomini e animali!

Ma abbandoniamo pure le buone ragioni del radicalismo e concediamo che tassare il prossimo sia moralmente accettabile quando costituisce uno strumento per fornire beni pubblici alla comunità e per compensare le esternalità che si producono nell’ azione degli individui. Raggiungeremmo un livello di tassazione complessiva eticamente consentita tra il 5 e il 20%, un mondo sideralmente distante da quello in cui opera l’ evasore di cui ci occupiamo qui.

Per alcuni l’ evasore è moralmente riprovevole in quanto “parassita sociale”. L’ evasore usufruirebbe di beni alla cui produzione non contribuisce. Ma l’ accusa ha i piedi d’ argilla, qualora non si provi contestualmente la piena legittimità della tassazione sovrastante. Con un’ analogia azzardata ma illuminante, sarebbe come dire che in occasione di un sequestro il “rapito”, per quanto abbia le sue buone ragioni per lamentarsi, resta comunque un parassita poiché non respinge il rancio passatogli dai sequestratori. Assurdo, vero?

Mi spingo ancora oltre: anche qualora ammettessimo che la tassazione sia legittima, cio’ non ci consentirebbe ancora di dire che l’ evasore è un “ladro”. Prendendo seriamente le parole, mi tocca far osservare che “ladro” è chi si impossessa della proprietà altrui e l’ evasore, almeno in un’ ottica giusnaturalista, è comunque proprietario a tutti gli effetti della ricchezza che ha prodotto. Semplicemente, sarebbe in torto in quanto inadempiente rispetto ad una certa obbligazione tributaria (link omesso perché tanto nessuno lo leggerebbe)

E che dire, in conclusione, della lotta tra categorie? “Dipendenti” vs. “Autonomi”. Spesso la contrapposizione è presentata in termini etici.

Francamente trovo che sia una ricostruzione distorta. Come sappiamo l’ occasione fa l’ uomo ladro e non avere occasioni non è certo un merito (a volte è un demerito!).

Ma, come se non bastasse, c’ è di più. Le evidenze empiriche (link omesso perché tanto nessuno lo leggerebbe) ci dicono che chi non evade perché non puo’ (esempio il lavoratore dipendente) è anche mediamente più incline ad evadere appena puo’ (il sommerso è più diffuso tra chi ha un “secondo lavoro”  che tra le “partite iva”). Non penso proprio che ci si possa proclamare santi per il solo fatto di non essere mai stati “tentati”. Un’ etica del genere non esiste, bisognerebbe inventarla ad hoc.

***

Siamo sicuri poi che l’ evasore faccia mancare risorse essenziali allo stato?

Sembrerebbe di no. Oggi il condominio Italia langue e il condominio Germania prospera. Si tratta di due condomini in tutto uguali e un confronto è lecito.

Qualcuno è tentato di osservare che i condomini del primo condominio non pagano con solerzia le spese condominiali.

Vero, ma se andiamo a vedere poi ci accorgeremmo che, a parità di condomini, l’ amministratore del condominio Italia ha in cassa e spende esattamente le stesse somme dell’ amministratore del condominio Germania (link omesso perché tanto nessuno leggerebbe), nonostante il confronto sui risultati sia imbarazzante.

E allora? Allora i condomini dovranno pure pagare le spese ma se le cose vanno come vanno nel loro condominio la causa non sta certo nell’ insolvenza quanto negli amministratori.

***

L’ evasore però, con le sue gesta, viola la legislazione di stato svalutando di fatto tutte le leggi, anche quelle giuste.

Qui l’ evasore è indifendibile: come si puo’ governare uno stato se il valore delle leggi emanate è vicino a zero? Non rispettare una legge rischia di ridurre a carta straccia l' intero corpo legislativo.

***

Qui sta la vera colpa dell’ evasore ma anche la ricetta della lotta all’ evasione: basta eliminare, sfoltire, attenuare le leggi violate e applicare con più rigore le poche che restano.

Meno tasse e aliquote più basse.

Una volta che le leggi comunemente violate scompaiono (o si attenuano) non saranno più violate (o lo saranno meno) e l’ effetto svalutazione non si riverserà sulle leggi buone.

Che inconvenienti comporta l’ abrogazione (o attenuazione)? Inconvenienti in termini di efficienza? Al contrario, l’ efficienza del pase aumenta, lo abbiamo appena visto (si eliminano costi burocratici, costi del sommerso, costi di pseudo-concorrenza sleale…).

Inconvenienti in termini di equità? Al contrario, l’ equità aumenta, lo abbiamo appena visto (si attenua l’ applicazione di un doppio standard tra i soggetti in campo).

Ma per lo scettico l’ evasore continuerà ad evadere imperterrito. L’ evasore è fatto così, penserà. Non ha una testa, è una macchina. Una macchina per evadere. L’ imposta puo’ essere alta, media, bassa... Il suo mestiere è evadere e lui la evaderà.

Per lo scettico ho due risposte.

Prima: se diminuiscono le aliquote, a parità del resto, evadere diventa molto più costoso e l’ evasore, se agisce razionalmente, rallenta. Se il prezzo sale, si compra meno. Di solito.

Seconda: con meno leggi da far rispettare l’ applicazione delle poche rimaste migliora. Gli accertatori fiscali potranno concentrarsi su pochi e più mirati compiti. Se le cose da fare diminuiscono, si fanno meglio. Di solito.

 

Charles Murray: No, I don’t think women are genetically inferior

Charles Murray: No, I don’t think women are genetically inferior | AEIdeas:



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What Does Christianity Suggest About Human Uniqueness?

What Does Christianity Suggest About Human Uniqueness?: "William Hurlbut"



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Curva di Phillips, stagflazione e NDGP

Il fenomeno della stagflazione segna il fallimento di NDGP.

La stagflazone indica un fallimento reale dell' economia (problemi nell' offerta), di conseguenza "far scottare" la moneta nella mano dei potenziali compratori nazionali è inutile. Ma l' inflazione non ha solo questa funzione, serve anche per tagliare i salari laddove sono rigidi. Un taglio dei salari cura l' offerta che diventa più competitiva e riformabile.

http://www.themoneyillusion.com/?p=14924

mercoledì 2 aprile 2014

Finanziamenti e campagne elettorali

Does Campaign Finance Buy Power? Results? http://feedproxy.google.com/~r/BleedingHeartLibertarians/~3/RvgyPL85CLY/

Dubbi sugli studi preschool

http://www.brookings.edu/blogs/brown-center-chalkboard/posts/2014/04/02-dubious-prek-science-whitehurst#.UzxP9DQ5jN4.twitter

Why Lesbians Aren't Gay

Steve Sailer: "Why Lesbians Aren't Gay" National Review 5/30/94; From "Pervert" to "Victim:" The Media's Continued One Dimensional Stereotyping of Homosexuals:



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DILEMMA: perché non si affrontano le sostanziali differenze tra gay e lesbiche?

DIFFERENZE NEGLI HOBBIESAs with any other large collection of people, numerous fault lines divide homosexuals, but the most remarkable is the one separating gay men from lesbians.  What are we to make of all this? What does it say about human nature that so many enthusiasms of the average lesbian and the average gay man diverge so strikingly? 

UN CONFINE ARTICOLATO. It’s important to note that the different inclinations of gays and lesbians do not follow easily predicted lines. In roughly half the traits, homosexuals tend to more resemble the opposite sex than they do the rest of their own sex... Yet, for many other traits, homosexuals exhibit their own sex’s tendencies to a heightened degree. For instance, all great classical composers have been male. At least since Tchaikovsky, though, an impressive number of leading composers have been gay or bisexual (e.g., Britten, Copland, Barber, Poulenc, Corigliano, and Bernstein).

LATINI E ANGLOSASSONI. The best criticism of this article’s gay vs. lesbian dichotomy would be that it doesn’t go far enough. For example, people raised in Latin countries might think it peculiar that Americans insist on labeling as “gay” both Truman Capote and that exemplar of murderous masculine charisma, Alexander the Great. Latins are inclined to care less than Americans about whom a man goes to bed with and more about what he does there

STAMPA FALLACE. Rather than help educate the public to think in terms of bell-shaped curves and individual variances, the press instead warns us to abstain altogether from noticing average differences between groups.

FATTI E MORALE. Are homosexuals fairly common, like, say, tax-cheaters, lefthanders, or tithe-givers? Or are they fairly rare, like prison inmates, identical twins, or clergy? This is certainly an interesting topic, but why this purely empirical question is thought to possess such moral consequence that many people feel compelled to lie about it is beyond me

EFFETTI DELL'IGNORANZA. One of the cruelest effects of ignorance about homosexuals’ propensities is the heartbreak it causes both a homosexual and his or her parents when the adult child finally reveals the Surprising Truth. We are told that if only the parents hadn’t been socialized to hold outdated prejudices, the surprise would not be disappointing. Disappointment, however, is inevitable: the desire to pass on your genes to grandchildren is bedrock human nature. What is far more avoidable, though, is the surprise

POLICY. Gay vs. lesbian distinctions are also important for thinking about public policies. Homosexual-related issues like gays in the military, AIDS, and same-sex marriages cannot be discussed realistically without acknowledging the wide differences on average between gays and lesbians. For example, the New York Times, the Wall Street Journal, the Atlantic, and the newsweeklies have been trumpeting, despite the highly preliminary nature of the findings, evidence that homosexuality has biological roots. Generally overlooked, however, is that most of the research was performed on gay male subjects by gay male scientists and then hyped by gay male publicists... Going largely unreported is the lesbian population’s profound ambivalence about this half-scientific, half-political crusade. (For example, an attack on the theory that lesbianism has biological causes is one of the main themes of Lillian Faderman’s fine history of American lesbians, Odd Girls and Twilight Lovers.). Many lesbian-feminists deny that their sexual orientation is biologically rooted, attributing it instead to what they perceive as our culture’s decision to socialize males to be domineering.

DUTTILITA' DELLA NATURA UMANA Beyond homosexual-related issues, this gay vs. lesbian dichotomy can cast new light on many social questions. Fundamentally, as Thomas Sowell has pointed out, almost all American social controversies rest on conflicting assumptions about human nature. Is it infinitely malleable? If not, what are its constraints?

DIFFERENZE PER L'ASPETTO FISICO. TIPICO SOLO DEL SESSISMO? For example, Feminists tirelessly denounce the fashion and beauty industry for brainwashing American men into craving skin-deep feminine beauty. But which is truly the cause and which is the effect? Luckily, the curious analyst can study people who have rejected heterosexual socialization: among homosexuals, the distinctiveness of men’s and women’s basic sexual urges is especially vivid. Since “Women Seeking Women” don’t need to entice men’s visually-focused desires, their newspaper personal ads tend toward wistful vagueness: Attractive SWF, bi, seeking SF, feminine & discreet, any race, for friendship and possible rltnshp. In contrast, the “Men Seeking Men” classifieds bristle with statistics quantifying appearance: John Wayne-type (41, 6’3″ 210#, C 46″ W 35″, brn/grn) seeks Steve Garvey-type (muscular, str8-acting, 20-30, under 6′ & 185#, blu eyes a +). ven more egregiously swept under the rug by feminists like Naomi Wolf (author ofThe Beauty Myth) is the central creative role of gay men in the fashion business.

High-frequency trading and the retail investor

High-frequency trading and the retail investor:



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martedì 1 aprile 2014

HFT for dummies

http://www.bloombergview.com/articles/2014-03-31/michael-lewis-doesn-t-like-high-frequency-traders

altro link: http://online.wsj.com/news/articles/SB10001424052702303978304579475102237652362?mod=WSJ_Opinion_LEADTop&mg=reno64-wsj

In un certo senso sembra che HFT sia un po' come la colt: ci rende tutti più uguali. Speriamo sia un po' meno pericoloso.

Air Pollution: World's Biggest Health Hazard

CONVERSABLE ECONOMIST: Air Pollution: World's Biggest Health Hazard:



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Is Atheism Irrational?

Is Atheism Irrational?:



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Meno penale, per favore!

I reati tributari alla sfida della globalizzazione | Marco Di Siena:



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Classifica di generosità

CAF_WGI_Infographic.png (1500×7723):



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Le incertezze della politica estera

You Don't Know the Best Way to Deal with Russia, Bryan Caplan | EconLog | Library of Economics and Liberty:



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