sabato 5 aprile 2014

La Repubblica ideale

Come dovrà essere l' assetto del governo?

Premier eletto direttamente, non sfiduciabile e con la possibilità di nominare e revocare i ministri.

E quello del potere legislativo?

Una camera eletta direttamente dal popolo nei collegi uninominali (magari all' australiana). Elezioni sfasate rispetto al premier.

E quello del giudiziario?

Elezione tra idonei (ogni foro elegge i suoi giudici e pm).

E la seconda camera?

Ci sarà: un senato delle regioni nominato dalle regioni stesse. Legifererà sulle "materie concorrenti"

Come si legifererà?

La camera proporrà la legge (anche su impulso del governo) e il premier avrà diritto di veto, a men che sia approvata un' abrogazione. Il diritto di veto sarà superabile con maggioranze qualificate.

E il presidente della repubblica?

Non ci sarà più.

Corte costituzionale?

Eletta dagli organi precedenti in concorrenza tra loro e con pesi da determinare (prevalenza del senato).

E i numeri?

Sobri: una trentina di senatori e una cinquantina di deputati.

venerdì 4 aprile 2014

HFT non è un problema

A study of limiting HFT http://feedproxy.google.com/~r/marginalrevolution/feed/~3/3l0dnvDbHPs/a-study-of-limiting-hft.html

La recessione avvantaggia i poveri?

Gary Burtless on the Redistribution Recession | askblog:



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Political Science and the Obvious

Political Science and the Obvious | Bleeding Heart Libertarians:



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Estetica analitica

Nelle considerazioni che seguono cerco di porre in relazioni tra loro concetti fondamentali come arte, vero, bello, linguaggio, filosofia, estetica e spiritualità.

Il Velotti  compie un excursus attento nella produzione dei filosofi analitici che si sono occupati di estetica.

Sarebbe meglio dire di "filosofia dell' arte" visto che uno dei loro maggiori contributi è rappresentato dall' emarginazione del bello. Detto altrimenti: trascuriamo la valutazione (è un' opera bella o no?) e concentriamoci sulla descrizione (è arte o no?).

I filosofi analitici, per applicare i loro metodi caratteristici, riducono l' arte a mera "rappresentazione" in modo da poterla manipolare quale fosse un linguaggio. A quel punto cercano di capire cosa differenzi il linguaggio dell' arte dai linguaggi ordinari.

Ma la scienza ci dice che l' arte è probabilmente un "linguaggio abortito". L' arte è un cadavere lasciato per strada dal processo di formazione del linguaggio. Il "prodotto di scarto" nella lavorazione del linguaggio autentico.

Se prendiamo sul serio la diagnosi evoluzionista e vogliamo dare un valore esistenziale all' arte, dobbiamo concludere che cio' che conferisce valore all' opera non è il suo specifico linguistico. In questo senso i filosofi analitici forniscono un contributo per molti versi insoddisfacente.

Alternative?

Consideriamo l' arte per quello che è: un linguaggio monco. O meglio, un linguaggio mal funzionante ai meri fini rappresentativi. Un linguaggio vago.

Consideriamo anche che i linguaggi più avanzati conservano una certa vaghezza, e non solo perché non hanno conseguito la loro perfezione ma perché esiste una funzione propria della vaghezza linguistica.

Forse i virtuosismi dell' arte sono riconducibili ai virtuosismi richiesti da chi vuol sfruttare al meglio la vaghezza nei linguaggi raffinati.

A questo punto bisogna chiedersi che funzione abbia la vaghezza nei linguaggi raffinati.

Ne vedo essenzialmente due.

La prima è una funzione sociale: tenere assieme autorevolezza e reticenza.

Il bene comune richiede spesso che una persona autorevole proclami ad alta voce qualcosa di falso, o per lo meno di "non vero". Ma proclamare il "non vero" è diffamante, per cui, per il bene della comunità, si rende necessario tenere insieme cio' che non puo' stare insieme, e a questo ci pensa la retorica del linguaggio vago.

La seconda è una funzione conoscitiva: se sono troppo preciso mi sbaglierò e un errore evidente porta allo scarto del mio contributo: avanti il prossimo (senza che questo prossimo abbia alcuna indicazione di come procedere). Invece, puo' darsi che la mia indicazione, per quanto errata, possa fornire un contributo a chi mi segue. Perché vanificarlo? Un linguaggio vago consente di non accantonare semplicemente come "errato" un certo tentativo, salvando quindi cio' che in esso c' è di costruttivo.

Esempio: se dico ad un robot: "portami le scarpe marroni", lui, avendo una concezione precisa di "marrone",  non troverà scarpe di quel colore e me ne porterà un paio a caso. Se rivolgo lo stesso ordine ad una persona che condivide con me anche la parte "vaga" del linguaggio non troverà le scarpe che gli chiedo ma mi porterà comunque delle scarpe che sono "vagamente marroni", correggendo in questo modo al mio errore e contribuendo alla scoperta delle scarpe che mi occorrono associandosi nella ricerca.

A proposito di funzione conoscitiva, recupero in questa sede un ulteriore informazione che ricaviamo dalle discipline scientifiche: l' arte si coniuga con il rito, il quale a sua volta realizza il legame sociale attraverso giuramenti di fedeltà prolungati. La fiducia, e quindi l' autenticità dei giuramenti, è fondamentale nelle società primitive. Dire "lo giuro" è facile, e quindi è facile anche mentire. Ma dire un "lo giuro" in un rito che duri ore ed ore, stando costantemente sotto l' occhio della controparte che giudica il nostro coinvolgimento in cio che facciamo, è molto meno facile. Ecco allora un' altra funzione dell' arte che la lega alla ricerca di verità.

La nozione di "linguaggio vago" ci consente di fare considerazioni su tre temi tanto cari agli analitici:

1) l' "intentional fallacy" (l' irrilevanza delle opinioni dell' autore sulla sua opera) va riabilitata: il segnale vago trova il suo compimento lontano da chi lo ha emesso.

2) L' "isomorfismo" va riabilitato essendo una tecnica che esalta il richiamo vago alla realtà esterna rispetto al simbolismo più adatto a caratterizzare un linguaggio analitico.

3) Il "realismo" va riabilitato: non si puo' essere vaghi senza un riferimento esterno.

Il concetto di "linguaggio vago" ci consente di abbozzare una risposta alla domanda canonica "cos' è l' arte?" (giudizio descrittivo. Ma ci dice qualcosa sul "bello" (giudizio valutativo)?

In effetti senza il giudizio valutativo l' ipotesi espressa mantiene un' altra tara tipica delle ipotesi analitiche concorrenti: cosa distingue l' arte da quel sottoinsieme di oggetti e azioni ordinarie che mantengono ed esaltano anch' esse la vaghezza di linguaggio?

Quando Draghi dice che la BCE interverrà con il torchio qualora l' euro sia in pericolo punta sull' effetto annuncio e sulle aspettative che crea utilizzando un linguaggio vago (non sappiamo quando, come e se interverrà sul serio). Ma l' azione di Draghi non è certo un' opera d' arte. Evidentemente non lo è perché non è apprezzabile da un punto di vista estetico. Ed ecco allora che l' estetica, dapprima espulsa dalla porta della filosofia analitica, rientra dalla finestra.

Un oggetto è artistico quando è X, Y... Z e in più è "bello". Bisogna quindi stabilire i criteri di giudizio estetico, non si scappa.

Già porsi questa domanda è un attentato al relativismo estetico: una volta che avrò una teoria in merito non potrò più dire che una teoria vale l' altra. Da questa considerazione discende che:

4) il relativismo estetico va accantonato in quanto non congruente con la presenza (necessaria ai fini definitori) di criteri estetici, qualunque essi siano.

5) La presenza di criteri oggettivi ripristina la ragione come facoltà implicata nell' apprezzamento estetico dell' opera d' arte.

L' artista esprime la sua verità, e per dirla impiega un linguaggio vago. Ma se l' artista vuole produrre il bello deve anche mettere in campo delle abilità gratuite. Draghi è abile ma non è gratuito. Il bambino e il folle compiono gesti gratuiti ma non posseggono un' abilità preminente.

Veniamo al caso Duschamp, ovvero al caso dell' arte contemporanea.

A questo punto qualcuno potrebbe affiancare Duchamp al folle e al bambino. Operazione indebita, secondo me. E' vero, Duchamp non mostra abilità particolari nel produrre le sue opere ma mostra un' abilita prodigiosa nel produrle a tempo debito nel luogo adatto. Cosa che manca sia al folle che al bambino. Le opere del folle e del bambino sono in realtà opere di Dubuffet (per esempio).

Cosa ricaviamo da quste considerazioni?

6) innanzitutto che l' artista non è un filosofo: le abilità extraconcettuali, in lui, sono fondamentali.

Ultima questione: a cosa serve all' arte?

Poiché l' arte è gratuita non serve a nulla. l' arte è autonoma. Ma essere "inutili" non è certo un merito, anzi. Il mero virtuosismo lasciato a se stesso (l' esibizione di abilità) realizza un' arte marginale.

Diremo allora che

7) il fine dell' arte è spirituale. Il nomnalismo dell' arte va respinto poiché l' arte rinvia ad astrazioni.

L' arte è una rappresentazione metafisica del mondo o di una fetta di mondo. Una teoria del tutto che rinuncia alla precisione.

Ultima questione: ma quando un' opera è bella?

Raccogliamo le idee: l' arte usa la vaghezza e la vaghezza è funzionale alla ricerca di verità. Anche gli spossanti rituali dei popoli primitivi - che molti considerano proto-arte - erano funzionali alla verità. L' arte inoltre resta una rappresentazione, per quanto isomorfa, una rappresentazione per lo più attraverso lo stile (abilità), una rappresentazione di realtà metafisiche (anti-funzionalismo). Quindi:

8) L' arte è bella quando è vera. Quando la sua rappresentazione è felice e fedele. O per lo meno se ci aiuta nella ricerca del vero.

E tutto cio' indipendentemente dall' autenticità delle intenzioni originarie.

Anche per questo non dobbiamo lasciarci spiazzare dal fatto che non ci riconosciamo in nulla di cio' che dice il grande artista sulla sua arte ma anche in generale sulla vita o sulla politica.

Una ricognizione di Murray sugli scarsi contributi femminili in arte e scienza

Charles Murray - Liese Schwarz asks what's up with this...:



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giovedì 3 aprile 2014

Pagare tutti per pagare meno

E’ uno slogan ricorrente quando si parla di tasse con l’ ansia di mettere nel mirino quel bandito dell’ evasore: se solo lui pagasse, io pagherei meno.

Ma chi lo sostiene dovrebbe rendere conto di almeno due cose.

1. Poiché l’ evasione/elusione riguarda più da vicino i redditi di capitale rispetto a quelli di lavoro, ci si aspetterebbe che le aliquote gravanti sui primi siano maggiori. E’ vero l’ opposto: dove per questioni tecniche è maggiore l’ elusione/evasione, il fisco sembra adeguarsi presentando un conto meno salato.

2. La storia fiscale italiana (link omesso perché tanto nessuno leggerebbe) parla chiaro: la compliance è cresciuta parallelamente all’ aumento delle aliquote. Ovvero, quanto più cresceva la propensione a battere scontrini, quanto più cresceva la "coscienza fiscale" degli italiani, tanto più lievitava l' aliquota a cui erano sottoposti i loro redditi.

Correlazione e causalità sono cose diverse e il punto 2 puo’ avere molte spiegazioni, tuttavia una spicca per linearità e merita di essere citata: se una cosa funziona la si usa di più.

Ovvero, se il contribuente paga, perché mai non dovrei “spremerlo” ulteriormente?

Si puo’ sfuggire al primo punto ma è difficile farlo senza ricadere nel secondo.

I due punti non si limitano a revocare in dubbio lo slogan ma addirittura lo ribaltano: “se più gente evadesse, pagheremmo tutti meno”, ovvero: se il mestolo fosse un colabrodo non verrebbe usato tanto alacremente.

Il politico che annuncia nuove tasse non è ben visto: perché rovinarsi l’ immagine se poi si raccoglie tanto poco da distribuire alla propria constituency?

Una specie di parassitismo alla rovescia: l’ evasore come scudo per il tartassato. Guarda caso in tutto il mondo i livelli di tassazione e le pretese del fisco aumentano all’ aumentare della tecnologia in possesso degli accertatori (link omesso perché tanto nessuno leggerebbe). Si puo' con fondamento ritenere che se grazia ad una bacchetta magica l’ evasione sparisse, probabilmente le tasse s’ impennerebbero (link omesso perché tanto nessuno lo leggerebbe).

Strano ma logico. E soprattutto in linea con i fatti osservati in passato.

obey

***

Altra recriminazione: “l’ evasore fa concorrenza sleale” compromettendo l’ efficienza del sistema.

E’ vero, l’ evasore sopporta meno costi (tributari) rispetto al suo concorrente. Ma, fateci caso, anche l’ impresa olandese e quella svedese sopportano meno costi tributari rispetto a quella italiana, eppure nessuno parlerebbe di “concorrenza sleale” in quel caso. E non si puo’ nemmeno addurre che l’ impresa olandese sia costretta a operare con meno servizi. Al contrario!

Perché allora in quei casi – eccezion fatta per qualche folkloristico protezionista – non si parla di “concorrenza sleale”? Qualora l’ impresa, grazie all’ evasione, si auto-riducesse le imposte a livello “americano”, chi oserebbe accusarla di parassitismo? 

Mmmmm. Mi rendo conto che questo argomento va integrato, da solo non è poi così convincenti per rintuzzare la recriminazione di partenza. In effetti il piatto forte deve ancora arrivare e ve lo servo subito.

Fate bene attenzione: lo slogan recriminatorio che ho messo in grassetto qua sopra, per essere attendibile, necessita che la spesa pubblica sia efficiente. Ma la spesa pubblica che ci ritroviamo presenta queste caratteristiche?

Ovviamente no, dopo gli anni 50/60 del secolo scorso la spesa pubblica è in efficiente un po’ ovunque in Europa (link omesso perché tanto nessuno lo leggerebbe).

Troverete chi sostiene che lo stato spende in modo più equo ma non chi sostiene che spende in modo più efficiente. Di sicuro l’ evasore ha una struttura d’ incentivi a spendere in modo efficiente più coerente rispetto a quella che possiede il burocrate.

I fondi sequestrati all’ evasore intercettato sarebbero dunque spesi dalla politica in modo inefficiente. Al contrario, l’ evasore, trattenendo presso di sé quelle somme, le spenderebbe in modo efficiente: se deve farsi una piscina, per esempio, sceglierà la ditta più efficiente per costruirla, e questo per il semplice fatto che premiare il migliore sulla piazza conviene innanzitutto a lui.

L’ inefficienza della concorrenza sleale (oltretutto al netto di quanto si diceva all' inizio di questa sezione) è più che compensata dall’ efficienza di come vengono successivamente spese le risorse trattenute grazie all’ evasione stessa.

Naturalmente, efficienza ed equità possono divergere: spendere per lavare i fazzoletti-dei-poveretti-della-città sembra più equo che spendere per costruire una piscina olimpionica nella villa dell’ evasore. Ma se spostiamo l’ attenzione sull’ equità allora dovremmo innanzitutto dimostrare l’ equità di una pratica quale l’ esosa tassazione europea. E l’ impresa, credetemi ancora per poco sulla parola, è a dir poco ardua. Specie se ci si affida al buon senso.

***

L’ evasione è eticamente condannabile?

Io sostengo di no per il semplice fatto che ad essere condannabile moralmente è la tassazione. Almeno una certa tassazione. Ironia della sorte in Europa esiste proprio “quel” tipo di tassazione.

Per capirci meglio bisognerebbe tornare alla struttura fondante della tassazione. Ogni tassa è una proposta di Corleone: “tu mi dai la somma X e io ti fornisco il servizio Y. O ci stai con le buone o ci stai con le cattive. O mangi sta minestra o salti dalla finestra. Allora?”.

Non mi sembra un modo di agire molto “etico”. D’ altronde nella storia gli stati emergono come cosche vincenti in una lotta tra “protettori”.

E ha poco senso evocare il metodo (magari democratico) con cui viene scelto chi è poi chiamato a formulare una “proposta di Corleone”. Se Tizio, Caio e Sempronio voglio suonare un quartetto d’ archi non possono coartarmi alla stregua di uno schiavo costringendomi con la minaccia della galera a studiare musica perché “… manca il secondo un violino e devi quindi suonarlo tu”. Nemmeno se si giustificassero dicendo di aver deciso la cosa a maggioranza tre contro uno.

Oltretutto, Corleone offriva servizi di protezione in genere efficienti: il ladruncolo del quartiere che violava la zona del boss disturbando i “protetti” veniva rinvenuto appeso al lampione la notte stessa.

In altri termini, la tassazione per essere giustificata richiede un doppiopesismo morale: ci sono uomini (i rappresentanti del governo) che hanno uno status morale superiore rispetto ai cosiddetti “rappresentati” e quindi possono fare cose che a questi ultimi non sono concesse.

Chi accetterebbe una differenziazione nello status morale dei soggetti? Ormai la si accetta a fatica anche tra uomini e animali!

Ma abbandoniamo pure le buone ragioni del radicalismo e concediamo che tassare il prossimo sia moralmente accettabile quando costituisce uno strumento per fornire beni pubblici alla comunità e per compensare le esternalità che si producono nell’ azione degli individui. Raggiungeremmo un livello di tassazione complessiva eticamente consentita tra il 5 e il 20%, un mondo sideralmente distante da quello in cui opera l’ evasore di cui ci occupiamo qui.

Per alcuni l’ evasore è moralmente riprovevole in quanto “parassita sociale”. L’ evasore usufruirebbe di beni alla cui produzione non contribuisce. Ma l’ accusa ha i piedi d’ argilla, qualora non si provi contestualmente la piena legittimità della tassazione sovrastante. Con un’ analogia azzardata ma illuminante, sarebbe come dire che in occasione di un sequestro il “rapito”, per quanto abbia le sue buone ragioni per lamentarsi, resta comunque un parassita poiché non respinge il rancio passatogli dai sequestratori. Assurdo, vero?

Mi spingo ancora oltre: anche qualora ammettessimo che la tassazione sia legittima, cio’ non ci consentirebbe ancora di dire che l’ evasore è un “ladro”. Prendendo seriamente le parole, mi tocca far osservare che “ladro” è chi si impossessa della proprietà altrui e l’ evasore, almeno in un’ ottica giusnaturalista, è comunque proprietario a tutti gli effetti della ricchezza che ha prodotto. Semplicemente, sarebbe in torto in quanto inadempiente rispetto ad una certa obbligazione tributaria (link omesso perché tanto nessuno lo leggerebbe)

E che dire, in conclusione, della lotta tra categorie? “Dipendenti” vs. “Autonomi”. Spesso la contrapposizione è presentata in termini etici.

Francamente trovo che sia una ricostruzione distorta. Come sappiamo l’ occasione fa l’ uomo ladro e non avere occasioni non è certo un merito (a volte è un demerito!).

Ma, come se non bastasse, c’ è di più. Le evidenze empiriche (link omesso perché tanto nessuno lo leggerebbe) ci dicono che chi non evade perché non puo’ (esempio il lavoratore dipendente) è anche mediamente più incline ad evadere appena puo’ (il sommerso è più diffuso tra chi ha un “secondo lavoro”  che tra le “partite iva”). Non penso proprio che ci si possa proclamare santi per il solo fatto di non essere mai stati “tentati”. Un’ etica del genere non esiste, bisognerebbe inventarla ad hoc.

***

Siamo sicuri poi che l’ evasore faccia mancare risorse essenziali allo stato?

Sembrerebbe di no. Oggi il condominio Italia langue e il condominio Germania prospera. Si tratta di due condomini in tutto uguali e un confronto è lecito.

Qualcuno è tentato di osservare che i condomini del primo condominio non pagano con solerzia le spese condominiali.

Vero, ma se andiamo a vedere poi ci accorgeremmo che, a parità di condomini, l’ amministratore del condominio Italia ha in cassa e spende esattamente le stesse somme dell’ amministratore del condominio Germania (link omesso perché tanto nessuno leggerebbe), nonostante il confronto sui risultati sia imbarazzante.

E allora? Allora i condomini dovranno pure pagare le spese ma se le cose vanno come vanno nel loro condominio la causa non sta certo nell’ insolvenza quanto negli amministratori.

***

L’ evasore però, con le sue gesta, viola la legislazione di stato svalutando di fatto tutte le leggi, anche quelle giuste.

Qui l’ evasore è indifendibile: come si puo’ governare uno stato se il valore delle leggi emanate è vicino a zero? Non rispettare una legge rischia di ridurre a carta straccia l' intero corpo legislativo.

***

Qui sta la vera colpa dell’ evasore ma anche la ricetta della lotta all’ evasione: basta eliminare, sfoltire, attenuare le leggi violate e applicare con più rigore le poche che restano.

Meno tasse e aliquote più basse.

Una volta che le leggi comunemente violate scompaiono (o si attenuano) non saranno più violate (o lo saranno meno) e l’ effetto svalutazione non si riverserà sulle leggi buone.

Che inconvenienti comporta l’ abrogazione (o attenuazione)? Inconvenienti in termini di efficienza? Al contrario, l’ efficienza del pase aumenta, lo abbiamo appena visto (si eliminano costi burocratici, costi del sommerso, costi di pseudo-concorrenza sleale…).

Inconvenienti in termini di equità? Al contrario, l’ equità aumenta, lo abbiamo appena visto (si attenua l’ applicazione di un doppio standard tra i soggetti in campo).

Ma per lo scettico l’ evasore continuerà ad evadere imperterrito. L’ evasore è fatto così, penserà. Non ha una testa, è una macchina. Una macchina per evadere. L’ imposta puo’ essere alta, media, bassa... Il suo mestiere è evadere e lui la evaderà.

Per lo scettico ho due risposte.

Prima: se diminuiscono le aliquote, a parità del resto, evadere diventa molto più costoso e l’ evasore, se agisce razionalmente, rallenta. Se il prezzo sale, si compra meno. Di solito.

Seconda: con meno leggi da far rispettare l’ applicazione delle poche rimaste migliora. Gli accertatori fiscali potranno concentrarsi su pochi e più mirati compiti. Se le cose da fare diminuiscono, si fanno meglio. Di solito.

 

Charles Murray: No, I don’t think women are genetically inferior

Charles Murray: No, I don’t think women are genetically inferior | AEIdeas:



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What Does Christianity Suggest About Human Uniqueness?

What Does Christianity Suggest About Human Uniqueness?: "William Hurlbut"



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Curva di Phillips, stagflazione e NDGP

Il fenomeno della stagflazione segna il fallimento di NDGP.

La stagflazone indica un fallimento reale dell' economia (problemi nell' offerta), di conseguenza "far scottare" la moneta nella mano dei potenziali compratori nazionali è inutile. Ma l' inflazione non ha solo questa funzione, serve anche per tagliare i salari laddove sono rigidi. Un taglio dei salari cura l' offerta che diventa più competitiva e riformabile.

http://www.themoneyillusion.com/?p=14924

mercoledì 2 aprile 2014

Finanziamenti e campagne elettorali

Does Campaign Finance Buy Power? Results? http://feedproxy.google.com/~r/BleedingHeartLibertarians/~3/RvgyPL85CLY/

Dubbi sugli studi preschool

http://www.brookings.edu/blogs/brown-center-chalkboard/posts/2014/04/02-dubious-prek-science-whitehurst#.UzxP9DQ5jN4.twitter

Why Lesbians Aren't Gay

Steve Sailer: "Why Lesbians Aren't Gay" National Review 5/30/94; From "Pervert" to "Victim:" The Media's Continued One Dimensional Stereotyping of Homosexuals:



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DILEMMA: perché non si affrontano le sostanziali differenze tra gay e lesbiche?

DIFFERENZE NEGLI HOBBIESAs with any other large collection of people, numerous fault lines divide homosexuals, but the most remarkable is the one separating gay men from lesbians.  What are we to make of all this? What does it say about human nature that so many enthusiasms of the average lesbian and the average gay man diverge so strikingly? 

UN CONFINE ARTICOLATO. It’s important to note that the different inclinations of gays and lesbians do not follow easily predicted lines. In roughly half the traits, homosexuals tend to more resemble the opposite sex than they do the rest of their own sex... Yet, for many other traits, homosexuals exhibit their own sex’s tendencies to a heightened degree. For instance, all great classical composers have been male. At least since Tchaikovsky, though, an impressive number of leading composers have been gay or bisexual (e.g., Britten, Copland, Barber, Poulenc, Corigliano, and Bernstein).

LATINI E ANGLOSASSONI. The best criticism of this article’s gay vs. lesbian dichotomy would be that it doesn’t go far enough. For example, people raised in Latin countries might think it peculiar that Americans insist on labeling as “gay” both Truman Capote and that exemplar of murderous masculine charisma, Alexander the Great. Latins are inclined to care less than Americans about whom a man goes to bed with and more about what he does there

STAMPA FALLACE. Rather than help educate the public to think in terms of bell-shaped curves and individual variances, the press instead warns us to abstain altogether from noticing average differences between groups.

FATTI E MORALE. Are homosexuals fairly common, like, say, tax-cheaters, lefthanders, or tithe-givers? Or are they fairly rare, like prison inmates, identical twins, or clergy? This is certainly an interesting topic, but why this purely empirical question is thought to possess such moral consequence that many people feel compelled to lie about it is beyond me

EFFETTI DELL'IGNORANZA. One of the cruelest effects of ignorance about homosexuals’ propensities is the heartbreak it causes both a homosexual and his or her parents when the adult child finally reveals the Surprising Truth. We are told that if only the parents hadn’t been socialized to hold outdated prejudices, the surprise would not be disappointing. Disappointment, however, is inevitable: the desire to pass on your genes to grandchildren is bedrock human nature. What is far more avoidable, though, is the surprise

POLICY. Gay vs. lesbian distinctions are also important for thinking about public policies. Homosexual-related issues like gays in the military, AIDS, and same-sex marriages cannot be discussed realistically without acknowledging the wide differences on average between gays and lesbians. For example, the New York Times, the Wall Street Journal, the Atlantic, and the newsweeklies have been trumpeting, despite the highly preliminary nature of the findings, evidence that homosexuality has biological roots. Generally overlooked, however, is that most of the research was performed on gay male subjects by gay male scientists and then hyped by gay male publicists... Going largely unreported is the lesbian population’s profound ambivalence about this half-scientific, half-political crusade. (For example, an attack on the theory that lesbianism has biological causes is one of the main themes of Lillian Faderman’s fine history of American lesbians, Odd Girls and Twilight Lovers.). Many lesbian-feminists deny that their sexual orientation is biologically rooted, attributing it instead to what they perceive as our culture’s decision to socialize males to be domineering.

DUTTILITA' DELLA NATURA UMANA Beyond homosexual-related issues, this gay vs. lesbian dichotomy can cast new light on many social questions. Fundamentally, as Thomas Sowell has pointed out, almost all American social controversies rest on conflicting assumptions about human nature. Is it infinitely malleable? If not, what are its constraints?

DIFFERENZE PER L'ASPETTO FISICO. TIPICO SOLO DEL SESSISMO? For example, Feminists tirelessly denounce the fashion and beauty industry for brainwashing American men into craving skin-deep feminine beauty. But which is truly the cause and which is the effect? Luckily, the curious analyst can study people who have rejected heterosexual socialization: among homosexuals, the distinctiveness of men’s and women’s basic sexual urges is especially vivid. Since “Women Seeking Women” don’t need to entice men’s visually-focused desires, their newspaper personal ads tend toward wistful vagueness: Attractive SWF, bi, seeking SF, feminine & discreet, any race, for friendship and possible rltnshp. In contrast, the “Men Seeking Men” classifieds bristle with statistics quantifying appearance: John Wayne-type (41, 6’3″ 210#, C 46″ W 35″, brn/grn) seeks Steve Garvey-type (muscular, str8-acting, 20-30, under 6′ & 185#, blu eyes a +). ven more egregiously swept under the rug by feminists like Naomi Wolf (author ofThe Beauty Myth) is the central creative role of gay men in the fashion business.

High-frequency trading and the retail investor

High-frequency trading and the retail investor:



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martedì 1 aprile 2014

HFT for dummies

http://www.bloombergview.com/articles/2014-03-31/michael-lewis-doesn-t-like-high-frequency-traders

altro link: http://online.wsj.com/news/articles/SB10001424052702303978304579475102237652362?mod=WSJ_Opinion_LEADTop&mg=reno64-wsj

In un certo senso sembra che HFT sia un po' come la colt: ci rende tutti più uguali. Speriamo sia un po' meno pericoloso.

Air Pollution: World's Biggest Health Hazard

CONVERSABLE ECONOMIST: Air Pollution: World's Biggest Health Hazard:



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Is Atheism Irrational?

Is Atheism Irrational?:



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Meno penale, per favore!

I reati tributari alla sfida della globalizzazione | Marco Di Siena:



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Classifica di generosità

CAF_WGI_Infographic.png (1500×7723):



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Le incertezze della politica estera

You Don't Know the Best Way to Deal with Russia, Bryan Caplan | EconLog | Library of Economics and Liberty:



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