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lunedì 20 maggio 2013

Riavvolgere la pellicola

Simon Conway Morris – The deep structure of biology -
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Oggi Cina e India (un terzo dell’ umanità) hanno adottato architetture istituzionali vicine a quelle classiche dell’ Occidente.
In una parola i cronisti sintetizzano dicendo che si sono “convertite” al capitalismo.
Ma come è possibile che civiltà e culture tanto peculiari adottino poi soluzioni importate da mondi così distanti?
Probabilmente esistono vincoli ambientali legati all’ efficienza che si fanno sentire indipendentemente dalla cultura dei popoli. Se così fosse attendiamo presto una svolta anche nei paesi islamici.
Gli economisti sono soliti parlare di “grande convergenza”, un fenomeno complesso di lungo periodo tale per cui istituzioni economiche anche molto lontane tra loro tenderebbero ad evolvere nella stessa direzione.
Lentamente, sperimentando sia accelerazioni che dietrofront, ma pur sempre nello stessa direzione.
Robert Barro è lo studioso che funge meglio da guida per chi vuole approfondire questa affascinante tematica.
Domanda: quello che accade nelle istituzioni umane puo’ accadere anche per le diverse forme di vita che abitano il nostro pianeta?
Non sarebbe una sorpresa: economia e biologia hanno interagito fin dai tempi eroici di Malthus e Darwin. 
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Ci sono modi alternativi per porre l’ interrogativo della convergenza.
Potremmo chiederci: se la storia del nostro pianeta fosse  un film e noi avessimo la possibilità di riavvolgere la pellicola per iniziare una nuova proiezione, rivedremmo più o meno lo stesso racconto con gli stessi protagonisti?
Ma si puo’ semplificare ulteriormente chiedendo: il mondo è un posto prevedibile?
… in buona parte sì, altrimenti che senso avrebbe la nostra ricerca, quella scientifica in particolare?…
Chi risponde così non si lascia deprimere certo dai molti fenomeni caotici:
… anche un mondo in cui il battito d’ ali di una farfalla provoca uragani è un mondo strutturato in cui è possibile fare previsioni sensate anche se non esatte… la meteorologia, per esempio, è tutt’ altro che una disciplina priva di senso finché mantiene un’ appropriata modestia…
Ma ecco che si profila all’ orizzonte un’ eccezione:
… le scienze servono anche per porre le basi a previsioni magari approssimative ma sensate… eppure si pretende che questo potere svanisca quando parliamo di biologia evolutiva… ventilare delle ipotesi sull’ evoluzione futura delle specie ha l’ aria di violare il sacro dogma del caso come unico gestore degli organismi vitali… l’ evoluzione non deve seguire e non seguirebbe nessun sentiero… sarebbe un processo cieco con un punto d’ arrivo indeterminato…
In effetti i meccanismi dell’ ereditarietà genetica sono imperniati sulle “mutazioni”, ovvero su un fenomeno completamente casuale.
Tuttavia l’ evoluzione biologica non è fatta solo di ereditarietà:
… sembra sempre più chiaro che anche i processi evolutivi siano in qualche modo vincolati se non prevedibili…
Quando il dinamismo della vita naturale appare "indirizzato" si parla di “evoluzione convergente”:
… pensate solo all’ occhio dei cefalopodi e dei vertebrati… è un meccanismo estremamente sofisticato e molto simile nelle due specie… eppure si tratta di specie molto distanti tra loro da un punto di vista evolutivo… parliamo di lignaggi debolmente imparentati… E’ praticamente certo che il loro antenato comune non avesse occhi… evidentemente i processi evolutivi hanno seguito percorsi convergenti… che hanno elaborato soluzioni evolutive simili per il semplice fatto che erano soluzioni evolutive ottimali…
Ma dell’ intelligenza si puo’ dire la stessa cosa?
… in buona parte sì… l’ intelligenza è emersa spesso in modo indipendente nelle varie specie… il confronto tra l’ intelligenza dei cetacei e quella delle scimmie è noto… per non parlare di quella degli uccelli… la strategia dell’ intelligenza è una nicchia molto frequentata… persino dalle piante!… una nicchia in cui l’ uomo eccelle…
Lo studio dei processi evolutivi è ben lungi dall’ esaurirsi, chi lo intraprende sa bene che esistono molte tematiche ancora apertissime:
… c’ è quella relativa al gene egoista, quella relativa alla selezione di gruppo, c’ è chi si dedica all’ applicazione della teoria dei giochi, chi si concentra sulle grandi estinzioni… poi c’ è anche chi studia gli effetti di lungo periodo e i fenomeni di evoluzione convergente…
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Charles Darwin ereditò da nonno Erasmus, un deista, sentimenti e ideali progressisti:
… è nella nostra natura migliorare la nostra condizione e le nostre conoscenze… la vita sulla terra si configura come un continuo progresso… dal blob iniziale alla meraviglia dell’ uomo…
Per Erasmus il mondo aveva un fine che perseguiva pervicacemente attraverso un progresso graduale.
… una credenza differente da quella del coevo William Paley, per il quale il fine della vita era stato progettato e risiedeva nelle intenzioni divine…
Erasmus concentrava il suo sguardo in avanti, Paley indietro.
… già da subito molti cristiani considerarono datata la concezione di Paley e finirono nelle braccia di Darwin…
La posizione di Erasmus traspare in modo chiaro nelle parole del cardinale Newman:
… credo nel progresso della vita perché credo in Dio ma non credo in Dio perché vedo un progetto che va realizzandosi…
Una prospettiva affascinante che non seduce solo i credenti, anche Herbert Spencer sarà ben felice di collegare due concetti come “progresso” e “evoluzione”.
D’ altronde, il concetto darwiniano di “selezione” si concilia con quello di “progetto in costruzione”, purché ci si converta dall’ idea di “progetto” così come era concepita da Paley a quella di “progresso” elaborata da Erasmus e da Newman.
… Darwin credeva in Dio e fu deista come suo nonno…
L’ evoluzione progredisce? Ci sono parecchi indizi che sia così ma in ultima analisi bisogna crederlo proprio come bisogna credere che una società libera sia destinata a progredire:
… i processi di adattamento conducono a forme di progresso… gli organismi e le diverse linee evolutive sono in competizione tra loro e quel che succede nel lungo periodo è che alcuni riescono a prevalere sugli altri… non si tratta di miglioramenti assoluti ma relativi all’ ambiente che funge da filtro… non si tratta di adottare soluzioni ottimali ma solo migliori rispetto a quelle dei rivali… molto spesso diverse specie puntano sulla medesima soluzione… è del tutto normale che accada visto che fronteggiano lo stesso ambiente… ovvero lo stesso problema…
Per Darwin, comunque, questi “meriti relativi” erano più che sufficienti per vedere nella natura una qualche forma di progresso e per considerare il cervello umano come un punto d’ arrivo dei processi d’ adattamento:
… il mondo di Darwin era profondamente finalizzato anche se in  modo non tradizionale… per chi vedeva nell’ evoluzione un avanzamento progressivo verso una meta, ebbene, la descrizione darwiniana si rivelava particolarmente aperta a questa sensibilità…
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Dai tempi di Darwin la teoria è maturata ma puo’ veramente dirsi cambiata sotto questo punto specifico?
… oggi alcuni studiosi come Stephen Jay Gould si discostano dal maestro negando risolutamente che i cambiamenti in natura possano mai avere un fine… per i “gouldiani” la vita è mera contingenza…
Ma è questa la voce ufficiale dell’ evoluzionismo contemporaneo?
… chiaramente no… se noi pensiamo ai processi in termini di adattamento… I darwinisti contemporanei supportano l’ idea di evoluzione vincolata da un disegno non meno e forse più di Darwin stesso… e questo anche se non si puo’ negare che molti scienziati evoluzionisti abbiano rotto con il darwinismo ortodosso
George Williams (uno che dei preti amava solo ascoltare l’ “andate in pace”):
… ogni volta che penso al cambiamento come adattamento funzionale dovuto alla selezione ambientale mi viene naturale usare termini che richiamano alla mente concetti vicini a un progetto intenzionale…
Simon Conway Morris è il paleontologo che più di tutti oggi  lavora per rinfrescare una visione darwiniana da opporsi a quella gouldiana:
… solo certe aeree (nicchie) dello spazio morfologico possono favorire la vita… la selezione naturale preme per favorire l’ occupazione efficiente  di queste nicchie indirizzando di fatto gli organismi verso di esse… quindi, se le nicchie esistono, presto o tardi verranno occupate… ma piuttosto “presto” che “tardi” considerata la mano invisibile che è in azione e sospinge la vita in quel senso…
SCM ci mostra innumerevoli casi in cui la storia della vita ha mostrato forme di convergenza. Inutile fare elenchi noiosi, giusto un esempio trattato nel libro:
… le zanne a coltello sono un caso classico… si svilupparono sia nelle specie a placenta del nord America sia nei marsupiali del sud America… due specie molto lontane dal punto di vista della parentela evolutiva… evidentemente c’ era una nicchia che favoriva un certo tipo di predatore e una soluzione simile attecchì su lignaggi ben diversi…
La storia della vita non è una roulette ma è fortemente vincolata alle pressioni ambientali:
… una catena ben precisa di specie è destinata ad emergere così come è destinato ad emergere anche l’ uomo… che con i suoi occhi, i suoi orecchi, occupa nicchie già occupate efficientemente da altri ma con la sua intelligenza occupa una nicchia occupata in modo molto meno efficiente da altri e che attendeva un campione destinato prima o poi ad arrivare…
Per quanto l’ idea di SCM, quella per cui esistono nicchie ecologiche che attendono solo di essere invase, sia assolutamente nel solco del darwinismo classico, c’ è chi obietta:
… le specie non si limitano ad occupare le nicchie ma contribuiscono alla loro creazione…
E’ vero, ma anche Cina e India oltre ad operare sul mercato internazionale contribuiscono a mutarlo radicalmente, questo non mette a repentaglio la loro competitività.
… forse esiste qualcosa che possiamo considerare specifico del nostro pianeta… qualcosa di costante che rende sufficientemente stabili le nicchie… le quali sono scoperte piuttosto che create… l’ evoluzione darwiniana non spiega l’ esistenza dell’ ossigeno e dell’ idrogeno e nemmeno i legami chimico fisici che rendono possibile l’ acqua… se pensiamo alla terra, all’ acqua, all’ aria come a nicchie basiche, allora dobbiamo concludere che si tratta di nicchie date…
Stephen Jay Gould invita continuamente l’ uomo a non montarsi la testa:
… ci sono batteri che hanno fatto molto meglio di noi nella lotta per la sopravvivenza…
Ma l’ uomo ha fatto particolarmente bene nella sua nicchia, quella che valorizza l’ intelligenza, una nicchia che esiste e che aspettava il suo campione. Per questo che SCM, contro Gould, parla di “uomo inevitabile”:
… anche SJG, d’ altronde, ammette che gli organismi semplici come i batteri non possono migliorarsi divenendo più semplici… devono necessariamente puntare sulla complessità… cosicché la selezione naturale esercita una pressione affinché si occupino nicchie via via più complesse…
Se l’ uomo è inevitabile, quali sono le conseguenze?:
… qualora esista vita su un numero sufficiente di altri pianeti, probabilmente esisteranno anche esseri simili all’ uomo…
Ci sono però anche conseguenze teologiche:
… l’ evoluzione convergente ci dice che la vita umana non è frutto di un caso… laddove c’ è vita soggetta ai processi di ereditarietà e adattamento dobbiamo aspettarci anche l’ uomo…
Informazione preziosa, soprattutto se abbinata al fatto che la vita nell’ universo è altamente improbabile. Provate un po’ a tener conto di entrambe le cose e fate le vostre deduzioni!
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E’ strano ma l’ evoluzione vista dal credente assomiglia molto di più a quella dei darwiniani duri e puri che non a quella degli evoluzionisti moderati.
Se Richard Dawkins non si fosse imbarcato in una crociata anti-cristiana, tanto per dire, sarebbe stato un ottimo didatta per i cristiani desiderosi di avvicinarsi ai misteri dei meccanismi evolutivi. Molto più che il moderato Stephen Jay Gould! Il regno del caos che prospetta quest’ ultimo mal si accorda con la teleologia naturale cristiana.
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Tuttavia, il darwiniano duro e puro cerca di liberarsi da contiguità che ritiene compromettenti ripetendo in modo martellante che ravvisare uno scopo nel dinamismo della natura è mera illusione.
… non esiste una direzione indipendente dall’ ambiente… l’ unica direzione assunta è del tutto relativa… e la sua effettiva azione puo’ creare spiacevoli illusioni… progresso? ma progresso rispetto a cosa? gli evoluzionisti moderni non possono parlare di “progresso” in modo sensato…
E’ in questo senso che Richard Dawkins introduce la metafora dell’ “orologiaio" cieco”.
Ma intanto, diversamente da Gould, la presenza di una “direzione” è ammessa, cosicché l’ uomo è considerato inevitabile e anche la negazione di un “progresso” diventa per il darwinista ateo un atto di fede ancor più impervio della sua affermazione. Le parole di Richard Lewontin sono illuminanti in merito:
… noi darwiniani atei prendiamo posizione in favore degli argomenti scientifici dell’ evoluzionismo e solo di quelli in virtù di un impegno precedente in favore del materialismo…
Secondo i darwinisti atei bisogna distinguere tra direzione e scopo, chi ravvisa uno scopo è in preda a illusioni, illusioni, del resto, che hanno la loro brava spiegazione:
… la selezione naturale ha chiaramente avvantaggiato i comportamenti ben motivati… ovvero le menti allenate a rintracciare ovunque uno scopo preciso… per questo che ci sembra di vederlo dappertutto, anche nei processi naturali… i darwiniani teisti, per non rinunciare a questo istinto confondono la direzione con lo scopo ma il passaggio dal primo al secondo concetto è velleitario… D’ altronde resta vero che l’ evoluzione convergente si pone saldamente all’ interno del paradigma darwiniano e si presta anche a un’ interpretazione riduzionista…
L’ interpretazione riduzionista della “direzione evolutiva” è sempre ammessa, ci mancherebbe, ma chi non coglie nel passaggio citato una strategia difensiva?
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Potrei concludere dicendo che il lavoro di SCM non costituisce una prova scientifica in favore dell’ esistenza di uno “scopo” nella natura…
… tuttavia, il fatto che esistano pressioni in grado di indirizzare la vita non puo’ essere negato… e il fatto che si tenti di capire come agiscono queste pressioni è nell’ istinto di ogni scienziato… un istinto vicino a quello dell’ uomo religioso il quale, intuendo anch’ egli la presenza di una direzione, la interpreta nel senso di scopo superiore… fornendo una visione che l’ uomo di scienza non puo’ provare ma puo’ facilmente capire e condividere…
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giovedì 2 maggio 2013

L’ universo al polso

Da che mondo e mondo gli apologeti della religione hanno sempre creduto di avere un asso nella manica da giocare nella partita sull’ esistenza di Dio: l’ argomento (o analogia) dell’ orologio.
Da Cartesio a Boyle, giù giù fino a Paley, si custodiva l’ “arma segreta” con mal represso compiacimento per poi utilizzarla al momento opportuno.
La storiella era sceneggiata all’ incirca così: se rinvenite nel bosco un orologio, cosa vi viene fatto di pensare? Che qualcuno l’ abbia perduto o abbandonato, ovvio. E questo qualcuno dove se l’ era procacciato? Presso il proprietario precedente. E in cima alla catena dei proprietari chi ci sta? Ma è chiaro, il costruttore, colui che ha progettato l’ oggetto e lo ha assemblato grazie alle sue competenze.
Se c’ è un orologio da qualche parte ci sarà anche il suo costruttore, è una necessità. Non puo’ certo essersi assemblato spontaneamente grazie alle forze casuali della natura, un colpo di vento qui e un colpo di vento là. Seee!
E visto che assomiglia tanto a un orologio, lo stesso dicasi per il cosmo: non puo’ esistere senza un architetto che si sia incaricato di progettarlo e costruirlo. Il caso è impotente di fronte a simili prodigi.
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Ma siamo proprio sicuri che il caso non possa fare niente del genere?
In verità lo studio dell’ evoluzione ci ha mostrato che il caso fa miracoli. A lasciarlo lavorare non è da meno dell’ architetto più ingegnoso, e la scoperta ha ringalluzzito gli atei.
L’ argomento dell’ orologio è caduto in disgrazia massacrato dagli assalti ferini di Richard Dawkins e della sua orda.
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I sostenitori del Disegno Intelligente insinuano dubbi facendo notare che in natura esistono orologi particolarmente complicati.
Diciamolo francamente, non mi sembra un’ obiezione di grande rilievo.
In fondo, se il caso fabbrica orologi di media complessità, forse ne fabbrica anche di più complicati. Una volta accettata la prima affermazione come un dato di fatto faccio fatica a respingere in modo convinto la seconda.
La concorrenza dell’ Orologiaio sembra spiazzata una volta per tutte.
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Ma ecco tutto d' un tratto verificarsi un colpo di scena: gli orologi non si rinvengono solo nei boschi dietro casa!
John Leslie nel suo libro Universes ci ha fatto notare che sono stati rinvenuti anche nei primi stadi del nostro universo.
Molti sono stati rinvenuti addirittura all’ inizio!
Per gli atei ringalluzziti la cosa è piuttosto imbarazzante perché nei primi stadi dell’ universo l’ evoluzione opera con difficoltà e all’ inizio dell’ universo non opera proprio per niente. Occorrono diverse ipotesi ad hoc per risistemare le cose nel senso desiderato da loro.
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John Leslie, come dicevamo, è il filosofo che ha pensato più a fondo questo fenomeno, vale la pena di ascoltarlo.
… il nostro universo contiene tracce di vita … ammettiamo che questo fatto sia altamente improbabile, evidentemente le condizioni di partenza che lo hanno reso possibile sono del tutto particolari e richiedono una spiegazione…
E poiché parliamo di “condizioni iniziali” dell’ universo, l’ evoluzione non spiega nulla.
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JL si dedica dapprima ad una rassegna delle teorie scientifiche più solide per mostrarci come il nostro universo di fatto sia altamente improbabile. L’ ipotesi che ha formulato inizialmente solo per amor di discussione non è affatto peregrina, anzi, è la più accreditata. Pensando al cosmo, basterebbero infatti piccoli cambiamenti nelle condizioni di partenza per ottenere qualcosa di completamente diverso.
La forza nucleare debole, la forza nucleare forte, la massa delle particelle, l’ elettromagnetismo… sono fenomeni tarati in modo molto particolare e se solo questa taratura differisse leggermente la vita sarebbe impensabile.
La scienza sembra dunque dirci che il nostro universo è altamente improbabile, esiste un consenso ragguardevole sul punto.
Il consenso scema quando si passa alle spiegazioni del fenomeno.
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Prima spiegazione: trattasi di straordinaria coincidenza. Amen.
E’ un po’ come dire che non ci interessa spiegare alcunché. Oppure che la cosa è inspiegabile ed è inutile perderci tempo.
E’ vero, si pensa, la vita andrebbe spiegata ma Darwin ci basta, quel che non rientra nel suo paradigma è inspiegabile per definizione. Lo sostengono molti darwinisti più realisti del re.
Per costoro non ha senso dire cose del tipo “le condizioni iniziali sono improbabili” perché le probabilità si applicano solo a fenomeni osservabili.
Questo modo di ragionare è fallace: implica che se il mondo fosse stato creato da un demone mediante il lancio di dadi la cosa non potrebbe essere descritta probabilisticamente, il che è assurdo.
Inoltre oggi sappiamo, anche grazie al matematico italiano Bruno De Finetti, che  le fondamenta del calcolo probabilistico sono soggettive. Quindi, o si ha il coraggio di espellerlo dall’ alveo della razionalità o lo si accetta per quello che è.
Seconda spiegazione: si osserva sarcasticamente che è un po’ come essere chiamati a spiegare la “meravigliosa coincidenza” per cui il fiume passa esattamente sotto tutti i ponti. Basta “pensare al contrario” e tutti i misteri si rivelano puerili.
Mmmmm. L’ analogia non sembra calzante. Sarà anche una spiegazione a molti “falsi problemi” ma non sembra proprio la spiegazione al “nostro problema”.
Scoprire che i ponti sono costruiti ad hoc sul fiume, in cosa si traduce nel nostro caso? Forse nella scoperta che l’ universo è quello che è per il fatto stesso che in esso esiste la vita? Ma che senso ha?
Qualsiasi forma di vita in qualsiasi universo immaginario sembra altamente improbabile, chi racconta storielle sarcastiche che invitano a “pensare al contrario” sembra non afferrare il punto decisivo.
Terza spiegazione: un Dio buono ha “sintonizzato” l’ universo in modo che in esso emergesse la vita.
Andiamo un po’ meglio, a molti non piacerà ma per lo meno è una spiegazione e sembra adatta al problema per come ci viene formalmente  posto.
Quarta spiegazione: esistono molti universi. In un caso del genere è chiaro che quanti più universi esistono, tanto meno improbabile diventa il fatto che esista un universo che contiene la vita e quindi l’ uomo.
Anche questa è una spiegazione. Altrettanto indimostrata ma pur sempre una spiegazione formalmente corretta.
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Giovanni: se l’ universo non contenesse segni di vita nessuno potrebbe osservarlo e non ci sarebbe alcunché da spiegare. Cio’ dimostra che non c’ è nulla da spiegare.
John Leslie: parli come se ci fosse un nesso causale tra l’ esistenza dell’ osservatore e l’ esistenza dell’ universo ma così non è. E’ vero invece il contrario.
Giovanni: forse non mi sono spiegato, intendevo dire che se non ci fossi stato tu ad osservare l’ universo ci sarebbe stato un altro a dire “che coincidenza meravigliosa!”. E se non ci fosse stato lui ci sarebbe comunque stato un altro ancora. Insomma, la “coincidenza meravigliosa” è un’ illusione. Fammi fare un’ altra analogia: il fatto che chi vince la lotteria abbia una fortuna sfacciata non significa che se qualcuno vince siamo di fronte a una “coincidenza meravigliosa”.
Leslie: calma, la coincidenza meravigliosa non riguarda il fatto che oggi io sia qui ad osservare l’ universo ma il fatto che esista un osservatore qualsiasi in grado di farlo. La coincidenza meravigliosa non riguarda il fatto che esista il nostro universo ma che esista un universo come il nostro, ovvero un universo qualsiasi che ospiti la vita. A vincere la lotteria non è stato il nostro universo specifico ma l’ insieme degli universi “life-containing”. Come te lo spieghi? Puro caso?
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Qualora il nostro universo fosse altamente improbabile restano in campo solo l’ ipotesi di Dio e quella dei “molti universi”.
John Leslie non si interessa molto alle caratteristiche del Dio da ipotizzare. Quello a cui pensa è semplicemente un Dio che sottomette l’ universo alle sue leggi e non è nemmeno necessario che lo crei dal nulla, potrebbe anche essere eterno, nulla cambierebbe.
Il Dio di Leslie è una pura forza ordinativa.
Ma perché un simile Dio fa quello che fa? Perché è buono: ecco un’ altra sua caratteristica. Evidentemente la vita è un bene. Chi è a disagio con queste categorie puo’ tranquillamente assumere che non sappiamo affatto perché il Dio di Leslie fa quello che fa.
Il Dio di Leslie assomiglia al tipico Dio neoplatonico. Un Dio minimale.
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Se un plotone di esecuzione vi spara e restate vivi perché tutte le pallottole vi hanno mancato, voi cosa pensate?
Pensate al caso?
Probabilmente no. Pensate piuttosto al fatto che vi abbiano risparmiato.
Ma potreste anche pensare che la vostra esecuzione ha avuto luogo miliardi di volte e voi state vivendo il caso specifico in cui tutti i cecchini vi hanno mancato. Tra miliardi e miliardi di casi esisterà necessariamente anche questo caso alquanto singolare. In fondo basta mettere miliardi e miliardi di scimmie davanti a una macchina da scrivere e un sonetto di Shakespeare prima o poi lo si ottiene.
Non è nemmeno necessario che esistano infiniti universi per neutralizzare l’ ipotesi teistica: più universi alternativi esistono, più il nostro universo diventa probabile e quindi spiegabile senza ricorrere alla figura di un Fine Tuner.
Qui è meglio ricordare quanto già si diceva: quando dico “molti universi” intendo “molti universi diversi dal nostro” e non “molti universi simili al nostro”, ovvero universi “life-containing”.
Espongo il concetto in altri termini: ammettiamo che sui protoni rinvenissimo il marchio “made by God”, dovendo escludere un’ incursione di marziani giocherelloni, la cosa potrebbe comunque essere spiegata in termini naturali da chi potesse dimostrare l’ esistenza di “molti universi simili al nostro”. Tuttavia, anche una dimostrazione del genere non basterebbe per escludere l’ esistenza di un Fine Tuner.
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Adesso, diciamocelo francamente, l’ ipotesi dei “molti universi” è un’ offesa alla semplicità. Perché mai dovremmo formularla?
Eppure è stata suggerita da parecchi filosofi aristotelici nel medioevo e anche da molti scienziati rispettabili: Einstein, Dirac, Eddington, Wheeler, Penrose, Barrow, Tipler…
Nonostante si siano cimentati tanti illustri cervelli, la visione dei “molti mondi” resta piuttosto oscura e proprio perché tale immune da attacchi dettagliati. Si puo’ tranquillamente concludere dicendo che la filosofia non ha fornito argomenti validi per supportare una simile ipotesi che resta bizzarra a dir poco.
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Vogliamo tirare le somme?
Intimoriti da Galileo e Darwin molti religiosi si affrettano a dire che la religione si fonda sulla fede e non sulla scienza. D’ altro canto molti filosofi si affrettano a dire che l’ argomento dell’ orologio è stato smontato per sempre. Leslie si smarca da questa schiera per affermare che così non è, le cose sono un po’ più complesse e l’ analogia dell’ Orologiaio, espulsa dalla porta, rientra dalla finestra.
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Ma dove si ferma l’ argomento di Leslie?
Innanzitutto l’ ipotesi di Dio resta in concorrenza alla pari con l’ ipotesi dei “molti mondi”. In fondo molti ritengono “bizzarra” anche l’ ipotesi di un Dio, anche se così consustanziale alla storia dell’ umanità.
Poi l’ universo descritto da JL potrebbe essere un universo di pupazzi privi di libero arbitrio.
Infine, sulla base di quanto detto finore, nulla puo’ essere detto sul fenomeno del male.
Nonostante questi limiti lo sforzo di Leslie resta ancora oggi uno dei più produttivi, vale la pena di ricordarlo.
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John Leslie – Universes





sabato 29 gennaio 2011

Meditazione libertaria sul Vangelo del 30.1.2011

Lettura del Vangelo secondo Luca 2, 22-33

In quel tempo. Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio «una coppia di tortore o due giovani colombi», come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo / vada in pace, secondo la tua parola, / perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, / preparata da te davanti a tutti i popoli: / luce per rivelarti alle genti / e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.

Oggi si celebra la Famiglia. La Chiesa ci spiega continuamente che la Famiglia è un' istituzione NATURALE.

Il non credente non capisce, ma che significa esattamente l' aggettivo "naturale"?

Risposta: significa che risponde al volere del Signore.

Ma una risposta del genere ha il solo effetto di troncare di botto ogni comunicazione con il non credente.

E allora, risposta alternativa: significa che è la soluzione oggettivamente più corretta al problema della convivenza umana.

Ma il non credente è scettico di fronte a giudizi di valore tanto drastici e, per lui, arbitrari.

Risposta conclusiva: è la soluzione ad un problema posto dalla natura.

La natura pone solo problemi complessi, ovvero problemi che contemplono soluzioni evolutive che coinvolgano una pluralità di intelligenze. Le soluzioni evolutive sono le "soluzione naturali" per eccellenza.

Adesso, finalmente, il non-credente non puo' far finta di non capire, ma puo' sempre obiettare: e dov' è mai il processo evolutivo che designa la Famiglia come soluzione naturale? Dov' è la selezione che filtra la pluralità dei competitori? e dove sono i candidati che ad essa si sottopongono? Io vedo solo un modello che, carico di privilegi, "concorre" in modo sleale.

Chi nega il valore della Famiglia, nega un valore prezioso e se ne assume le responsabilità; ma chi non facilità l' instaurazione di un processo evolutivo, chi nega la naturalità e quindi la competizione tra Famiglia Tradizionale e soluzioni alternative, oltre a testimoniare la sua scarsa fede nell' istituto, impedisce al non credente di trasformarsi in un Simeone entusiasta. E ne risponderà.