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lunedì 3 luglio 2017

Istruiscimi

Istruiscimi

Tra le tante idee radicali in cui mi sono imbattuto quella più credibile afferma che le risorse investite nell’istruzione (scuola e università) sono uno spreco.
Detta così è effettivamente una sparata esagerata. Allora precisiamo: il 50% delle risorse investite nell’istruzione dei giovani sono uno spreco.
In altre parole: se tagliassimo del 50% le risorse destinate all’istruzione (scuola e università) non ci sarebbero ripercussioni sostanziali.
Perché?
Perché spendendo in istruzione noi non vogliamo investire in capitale umano, non è quello che interessa, ci interessa piuttosto rilasciare nell’ ambiente altre informazioni che ci riguardano.
Nel caso della scuola, per esempio, ci sono i genitori che vogliono segnalare quanto si prendono cura dei loro pargoli, o ancora di più c’è uno stato che vuole fare altrettanto: spendere in istruzione vuol dire appuntarsi una medaglia al merito ed ostentarla sulla scena internazionale.
Ma soprattutto si, quando parliamo di scuola, quel che si vuole realmente è il via libera per passare agli studi superiori. I diplomifici sono al servizio di una domanda reale.
In altri termini, a noi interessa poco la formazione reale dei nostri piccoli, sappiamo che non esistono differenziali rilevanti, interessa piuttosto conseguire un titolo che ci autorizzi a procedere. Troppi indizi lo confermano.
Man mano che si sale di livello il segnale che interessa emettere cambia, diventa più orientato al mercato del lavoro: chi affronta gli studi superiori vuole conseguire titoli atti a mostrare di essere persona coscienziosa, scrupolosa e in grado di accettare un ruolo nella gerarchia dando il proprio meglio uniformandosi alle norme dell’ambiente in cui si verrà inseriti ed esprimendo qualità intellettuali di prim’ordine.
L’ortodossia crede invece che il titolo certifichi le qualità intellettuali del discente quando invece molto spesso per verificare questa dote in modo attendibile bastano dei test di poche ore, non servono corsi pluriennali.
Al contrario per mostrare “di essere persona coscienziosa, scrupolosa e in grado di accettare un ruolo nella gerarchia dando il proprio meglio uniformandosi alle norme dell’ambiente in cui si verrà inseriti” quattro anni di un duro corso universitario valgono più di tre, e cinque più di quattro… e così via all’infinito (sprecando anni di finta formazione). 
In sintesi: se qualcuno vuol studiare veramente fino a trent’anni ed oltre accumulando master per segnalare quanto è scrupoloso e dotato di autocontrollo, lo faccia pure. Ma a sue spese.

martedì 2 maggio 2017

Maledetta laurea!

Charles Murray è uno studioso sempre frizzantino, possiede la rara dote di saper mettere il dito sulla piaga e fare la domanda giusta.
Tipo: “avete notato che il welfare state dà incentivi perversi?” (Loosing ground).
Oppure: “avete notato che alcune persone sono più intelligenti di altre?” (The Bell Curve).
All’inizio lo si tratta da provocatore ma poi, nel giro di qualche anno, il suo fondamentale buon senso cambia il nostro modo di pensare.
Ora, in Real Education, chiede: “avete notato che all’università non s’impara niente di utile per il lavoro che si farà?”.
Il primo fatto che sottolinea…
… 1. Only a tiny minority of students want or are capable of getting a liberal education (BA)….
Il secondo…
… 2. For all other students, “[ F] our years is ridiculous…
Il terzo…
… 3. Although students acquire few job skills in college, employers pay them extra anyway…
In altre parole: il nostro sistema educativo sembra disegnato da un pazzo.
Primo. Supponiamo che esistano 10 individui con 10 potenzialità differenti. Se si fissa un’unica meta – la laurea – 4 giungeranno al traguardo e 6 falliranno. Quante capacità sprecate! Se solo si fissassero 10 mete di difficoltà differente ognuno troverebbe la sua collocazione. Il mito della laurea fa danni enormi.
Secondo. Esiste uno scollegamento allarmante tra saperi trasmessi dall’università e saperi utili sul lavoro.
Chiunque abbia frequentato l’università puo’ confermare queste semplici verità guardandosi dentro. D’altronde, almeno per la seconda, basta solo farsi qualche domanda.
***
Secondo Bryan Caplan, Murray, però, non è in grado di spiegare i fatti su cui punta opportunamente il dito.
Per esempio: da un lato Murray ammette che esiste un forte college-premium e dall’altro che i datori di lavoro non sono stupidi.
Ma come è possibile che si venga pagati di più per aver acquisito “saperi inutili”?…
… the entire labor market were not centrally planned by university committees…
Cosa c’è che non va?…
… Universities don’t “attach economic rewards”… When firms overpay… the market charges them for their mistake….
Perché il mercato invece premia i laureati anche se l’università è poco più che una perdita di tempo?…
… Here’s what Murray should have said: “To a large extent, the BA is what economists call signaling…
Ma cosa significa dire che la laurea è un segnale?…
… Individual students who go to college usually get a good deal; so do individual employers who pay a premium to educated workers. The problem is that this individually rational behavior is socially wasteful, because education is primarily about showing off, not acquiring job skills.”…
Del resto lo stesso Murray arriva ad ammettere che la laurea è…
… a coarse indicator of our intelligence and perseverance…
Parlare di “intelligenza” è però fuori luogo: basterebbe molto meno per segnalarla, non servono 4 anni ad Harvard, un test IQ è sufficiente.
Ma perché un test non basta al datore di lavoro?…
… The obvious explanation is that the first people in line to take the test would have high intelligence but low perseverance. After all, if they are smart enough to do well on the test, why are they so eager to avoid college? Are they lazy or something?…
Evidentemente, la laurea in un’ università dura segnala qualcosa che puo’ essere testato solo in quattro anni (la perseveranza, la capacità di ambientamento, la capacità di reggere le pressioni e i fallimenti, il conformismo, l’inclinazione ad accettare le regole senza polemizzare…). tante cose, ma non l’intelligenza.
***
Il sistema educativo non è folle come crede Murray, è solo gonfiato.
La laurea ha comunque una sua funzione. Fornisce un segnale.
Il problema dei segnali è che hanno valore solo quando si distinguono, cosicché parte una rincorsa a chi segnala di più: dal diploma si passa alla laurea e poi alla specializzazione e poi al master, e via in una girandola di sprechi.
Il contribuente non sta più finanziando investimenti in capitale umano ma una “gara segnaletica” in cui ciascun contendente cerca di farsi vedere un gradino più su dell’altro.
datori di lavoro sono disinteressati allo spreco: a loro basterebbe anche meno, ma tanto non sono loro a pagare il conto.
Come arginare alloragli sprechi e la rincorsa al “segnale” per distinguersi?…
… we’ve got to make the BA less appealing. The most obvious route is to cut government spending for education…
Inutile sussidiare la voglia di mettersi sempre più in mostra.
Con meno risorse a disposizione il sistema segnaletico diventa più economico ma non meno efficace. Si cercherebbero anche delle alternative
… Suppose, for example, that people really had to fork over $ 30,000 per year to attend college. In this environment, there would be a strong demand for certification tests, apprenticeships, and so on, because many high-quality workers wouldn’t go to college…
E lo studente che si lamenta dicendo: “senza gratuità negli studi non starei all’universita”?
Risposta: forse non ci staresti ma nemmeno ti servirebbe starci.
***
Nel mondo di Murray la vittima è lo studente mediamente dotato che non arriva alla laurea. Nel mondo di Caplan è il contribuente.
Caplan fa notare infatti che non tutti i mediocri sono svantaggiati, alcuni sono avvantaggiati…
… Above-average high school graduates suffer a social punishment for their lack of a degree. But below-average high school graduates actually enjoy a social benefit relative to a perfect information meritocracy… The problem with the BA isn’t that it helps some people and hurts others. The problem is that it burns up valuable resources…
***
Da un lato c’è Murray che mette in guardia i ragazzi dall’andare all’università…
… a lot of people who start the BA don’t finish… college……is still too intellectually demanding for a large majority of students…
Dall’altro c’è l’economista tipo che sottolinea il college-premium spingendo i ragazzi verso l’ università…
… economists’ conventional wisdom that more people should be getting BAs because the rate of return is so high….
E Caplan verso chi pende?
Forse più verso Murray, almeno quando fa notare che…
… labor economists normally estimate the return to completed education. It only takes a small drop-out rate to drastically reduce the expected return…
E già. Nello strano mondo del signalling se ti ritiri prima della tesi e dopo quattro anni di studio intenso resti un diplomato drop-out. I conti vanno fatti molto bene, quindi…
… If a completed year of education pays a 10% return, but the marginal student has a 6% chance of not completing a year of school for any reason, that student’s expected return to education will only be 3.4%….
***
Poiché qui si parla dei college americani, c’è sempre chi risponde: ma gli altri sistemi universitari imitano quello americano! Possibile che sbagliamo tutti?
Chi conosce la politica sa che è la cosa non solo è possibile ma anche molto probabile: in genere si sbaglia tutti insieme poiché sbagliarsi da soli è troppo costoso…
… inefficient policies are often popular because systematically biased beliefs about economics are widespread…
Economia e immigrazione sono le materie con i bias più contagiosi, qui l’errore è di considerare l’istruzione un investimento sul capitale umano
… economists overestimate the social return to education. Why? Because education is more about showing off than building human capital…
***
Ultima cosa.
Dopo un quarto di secolo passato nel mondo scuola/università la marea di cose inutili imparate è impressionante…
…. Foreign languages, history, physics, physical education… in my job, they rarely come up…
Persino quelli del “capitale umano” lo ammettono indirettamente dicendo che la scuola in realtà “insegna a pensare”. Ma per gli psicologi non esiste qualcosa come l’ “insegnare a pensare”, il sapere è specifico per definizione…
… response I’ve heard to my skepticism about the practicality of education is that so-called “useless” subjects improve job performance by “teaching us how to think.” But educational psychologists have been testing this hypothesis for over a century, under the heading of “transfer of learning.” (See Haskell 2000 for a survey). The punchline of this massive literature is that learning is highly specific; if there is such a thing as “learning how to think,” it occurs too rarely to see it in the most of the data…
***
La teoria del chicagoana del “capitale umano” non spiega dunque il mondo degli studi superiori. Cio’ significa che se vogliamo recuperarla in qualche modo dobbiamo postulare che sia valida a livello di studi inferiori, magari primari, magari pre-scolastici, sperando che le skills non siano innate e che si possa intervenire in modo virtuoso.
E’ proprio quello che studiosi come James Heckman hanno fatto.
univ

martedì 7 marzo 2017

Murray Needs a Model di bryan caplan

Murray Needs a Model
riccardo-mariani@libero.it
Citation (APA): riccardo-mariani@libero.it. (2017). Murray Needs a Model [Kindle Android version]. Retrieved from Amazon.com

Parte introduttiva
Evidenzia (giallo) - Posizione 1
Murray Needs a Model— How About Mine? By Bryan Caplan
Nota - Posizione 4
t
Evidenzia (giallo) - Posizione 7
“Have you ever noticed that welfare gives bad incentives?”
Nota - Posizione 8
OVVIO 2
Evidenzia (giallo) - Posizione 8
“Have you ever noticed that some people are smarter than others?” (The Bell Curve.)
Nota - Posizione 9
OVVIO 2
Evidenzia (giallo) - Posizione 10
“Have you ever noticed that colleges don’t teach a lot of job skills?”
Nota - Posizione 11
L OVVIO
Evidenzia (giallo) - Posizione 12
“How dare he?” But within a few years, Murray’s common-sense questions changed the way we think.
Evidenzia (giallo) - Posizione 16
the “important neglected facts”
Evidenzia (giallo) - Posizione 17
1. Only a tiny minority of students want or are capable of getting a liberal education.
Nota - Posizione 17
FATTI
Evidenzia (giallo) - Posizione 18
2. For all other students, “[ F] our years is ridiculous.
Nota - Posizione 18
2
Evidenzia (giallo) - Posizione 20
3. Although students acquire few job skills in college, employers pay them extra anyway.
Nota - Posizione 21
3
Evidenzia (giallo) - Posizione 23
all of Murray’s observations match my experience.
Evidenzia (giallo) - Posizione 26
the connection between what they studied and what they need to know to do their job is virtually non-existent.
Evidenzia (giallo) - Posizione 27
But when he tries to explain
Nota - Posizione 27
...
Evidenzia (giallo) - Posizione 28
his story gets fuzzy.
Nota - Posizione 28
c
Evidenzia (giallo) - Posizione 29
he insists that “Employers are not stupid.”
Evidenzia (giallo) - Posizione 30
the entire labor market were centrally planned by university committees.
Nota - Posizione 31
x SEMBRA CHE
Evidenzia (giallo) - Posizione 33
What’s wrong with this picture?
Nota - Posizione 33
t
Evidenzia (giallo) - Posizione 33
Universities don’t “attach economic rewards”
Evidenzia (giallo) - Posizione 38
When firms overpay
Nota - Posizione 38
...
Evidenzia (giallo) - Posizione 38
the market charges them for their mistake.
Nota - Posizione 39
c
Evidenzia (giallo) - Posizione 45
Here’s what Murray should have said: “To a large extent, the BA is what economists call signaling.
Evidenzia (giallo) - Posizione 47
Individual students who go to college usually get a good deal; so do individual employers who pay a premium to educated workers. The problem is that this individually rational behavior is socially wasteful, because education is primarily about showing off, not acquiring job skills.”
Nota - Posizione 49
x SIGNALLING
Evidenzia (giallo) - Posizione 51
a coarse indicator of our intelligence and perseverance.
Nota - Posizione 51
LA LAUREA
Evidenzia (giallo) - Posizione 54
why haven’t certification tests caught on?
Nota - Posizione 54
E I TEST?
Evidenzia (giallo) - Posizione 55
The obvious explanation is that the first people in line to take the test would have high intelligence but low perseverance. After all, if they are smart enough to do well on the test, why are they so eager to avoid college? Are they lazy or something?[ 3]
Nota - Posizione 58
X COSA NN VA NEI TEST
Evidenzia (giallo) - Posizione 61
cutting the BA down to size will be a lot harder than Murray thinks.
Nota - Posizione 62
PER IL MODELLO SEGNALETOCO
Evidenzia (giallo) - Posizione 62
the BA works.
Evidenzia (giallo) - Posizione 65
we’ve got to make the BA less appealing. The most obvious route is to cut government spending for education.
Nota - Posizione 66
L UNICA SOLUZIONE
Evidenzia (giallo) - Posizione 66
crazy for government to subsidize anyone who wants to signal that he’s smart
Evidenzia (giallo) - Posizione 70
Suppose, for example, that people really had to fork over $ 30,000 per year to attend college. In this environment, there would be a strong demand for certification tests, apprenticeships, and so on, because many high-quality workers wouldn’t go to college.
Nota - Posizione 72
x IL MONDO DELLE RETTE PIENE
Evidenzia (giallo) - Posizione 72
In a world without education subsidies, they probably couldn’t afford college. Happily, though, they also wouldn’t need it.
Nota - Posizione 73
CONCLUSIONE
Evidenzia (giallo) - Posizione 83
Murray Is Selling His Own Argument Short By Bryan Caplan
Nota - Posizione 87
t
Evidenzia (giallo) - Posizione 93
My key problems with Murray’s essay are his arguments, not his conclusion.
Evidenzia (giallo) - Posizione 94
I don’t see that Murray has a coherent story
Evidenzia (giallo) - Posizione 95
The signaling model does
Evidenzia (giallo) - Posizione 97
The main losers are taxpayers
Evidenzia (giallo) - Posizione 106
Above-average high school graduates suffer a social punishment for their lack of a degree. But below-average high school graduates actually enjoy a social benefit relative to a perfect information meritocracy.
Nota - Posizione 107
x NN TUTTI I DIPLOMATI SONO SVANTAGGIATI
Evidenzia (giallo) - Posizione 108
The problem with the BA isn’t that it helps some people and hurts others. The problem is that it burns up valuable resources,
Evidenzia (giallo) - Posizione 110
Dropping Out and the Return to Education By Bryan Caplan
Nota - Posizione 114
t
Evidenzia (giallo) - Posizione 116
a lot of people who start the BA don’t finish.
Nota - Posizione 116
MURRAY
Evidenzia (giallo) - Posizione 116
college……is still too intellectually demanding for a large majority of students,
Nota - Posizione 117
c
Evidenzia (giallo) - Posizione 121
Murray’s strongest response to labor economists’ conventional wisdom that more people should be getting BAs because the rate of return is so high.
Nota - Posizione 123
x ORTODOSSIA ECON
Evidenzia (giallo) - Posizione 123
labor economists normally estimate the return to completed education. It only takes a small drop-out rate to drastically reduce the expected return
Nota - Posizione 124
x MA C È DI PIÙ
Evidenzia (giallo) - Posizione 137
Why Do Students Drop Out, and Does It Matter? By Bryan Caplan
Nota - Posizione 140
t
Evidenzia (giallo) - Posizione 152
If a completed year of education pays a 10% return, but the marginal student has a 6% chance of not completing a year of school for any reason, that student’s expected return to education will only be 3.4%.
Nota - Posizione 155
x DAL 10 AL 3
Evidenzia (giallo) - Posizione 162
But All the Other Countries Are Doing It! By Bryan Caplan
Nota - Posizione 165
t
Evidenzia (giallo) - Posizione 179
inefficient policies are often popular because systematically biased beliefs about economics are widespread.
Nota - Posizione 181
x CONTRO.IL LO FANNO ANCHE GLI ALTRO!
Evidenzia (giallo) - Posizione 182
protectionism and price controls
Evidenzia (giallo) - Posizione 183
economists overestimate the social return to education. Why? Because education is more about showing off than building human capital.
Evidenzia (giallo) - Posizione 185
the fact that “all the other countries are copying us” hardly shows that we’ve got it right.
Evidenzia (giallo) - Posizione 187
Thresholds: Who Needs Them? By Bryan Caplan
Nota - Posizione 190
t
Evidenzia (giallo) - Posizione 204
Closing Questions By Bryan Caplan
Nota - Posizione 207
t
Evidenzia (giallo) - Posizione 217
Foreign languages, history, physics, physical education… in my job, they rarely come up.
Evidenzia (giallo) - Posizione 223
response I’ve heard to my skepticism about the practicality of education is that so-called “useless” subjects improve job performance by “teaching us how to think.” But educational psychologists have been testing this hypothesis for over a century, under the heading of “transfer of learning.” (See Haskell 2000 for a survey). The punchline of this massive literature is that learning is highly specific; if there is such a thing as “learning how to think,” it occurs too rarely to see it in the most of the data.
Nota - Posizione 229
X IMPARARE A PENSARE?

martedì 11 ottobre 2011

1955-2011: una stoccata e un omaggio

Nell’ ormai strafamoso discorso a Stanford, SJ insiste sul concetto di “never settles”: insegui il tuo sogno (e non scendere mai a compromessi). E’ una buona strategia? C’ è chi ritiene che serva più che altro a segnalare (magari bleffando) il proprio talento.

Now try to imagine a world where eri averyone actually tried to follow this advice. And notice that we have an awful lot of things that need doing which are unlikely to be anyone’s dream job. So a few folks would be really happy, but most everyone else wouldn’t stay long on any job, and most stuff would get done pretty badly. Not a pretty scenario. 

Now notice: doing what you love, and never settling until you find it, is a costly signal of your career prospects. Since following this advice tends to go better for really capable people, they pay a smaller price for following it. So endorsing this strategy in a way that makes you more likely to follow it is a way to signal your status.

Dopo la stoccata, l’ omaggio:

I once thought his success was mostly a matter of luck. Anyone can be at the right place at the right time.
But then he did it again.
And again.
And again.
And again.
He was my only hero.

Hirotoshi Ito

martedì 12 luglio 2011

Dentifrici e Università

Quando tra vari prodotti in concorrenza esistono solo minime differenze qualitative, la pubblicità diventa decisiva.

Siano dentifrici, detersivi o profumi, la pubblicità fa la differenza: non potendo puntare sulla sostanza si ripiega su altro. In particolare, si abbinano al prodotto degli status che siano appetibili al consumatore.

Sembra proprio che una dinamica simile spieghi la sorte di certi servizi educativi: anche qui le ridotte differenze in termini di qualità richiedono massicci investimenti pubblicitari.

Preciso subito: in questo caso il termine “pubblicità” va virgolettato. Si lavora più che altro sulla “fama”, sul “credito”, sulla “reputazione”.

Potete rendervi conto immediatamente di quanto dico mediante una piccola introspezione personale.

college

Domandatevi: in che condizioni vorrei trovarmi (o vorrei che si trovasse mio figlio)?

Due ipotesi: 1. preparazione università di Macerata e titolo Bocconi o 2. preparazione Bocconi e titolo università di Macerata?

Io non ho dubbi, scelgo il caso 1 perché ritengo che apra le prospettive più promettenti, e questo a conferma di quanto sopra: in ambito educativo l’ abito conta spesso più del monaco.

Ma la guerra non è solo fra università, anche l’ istruzione superiore in sé  investe molto in termini pubblicitari: oggi chi non ha almeno una laurea è malvisto e le stesse aziende esibiscono orgogliose il loro staff di prestigiosi plurilaureati.

Vorrei solo precisare che non depreco quel che in passato è stato chiamato “bisogno indotto”. Punto altrove il mio dito.

Tra il “dentifricio” e l’ “università”, infatti, c’ è una differenza fondamentale: nel primo caso la costruzione dell’ immagine è a carico del produttore. Ma nel secondo caso? Mi sa proprio che è a carico di tutti.

Mi sbaglio?



http://www.overcomingbias.com/2011/07/investing-in-school-signals.html

sabato 18 giugno 2011

Education and signalling

Istruttivo scambio di battute. Ecco un link ai link.

Il problema è complicato: studiare in effetti rende.

Come districare i guadagni garantiti da un diploma dall’ effettiva produttività del diplomato.

Il nodo sono le false lauree. Quanto rendono?

venerdì 15 ottobre 2010

I due popoli della rete: barbari e mafiosetti

Lui dona a Lei un anello di brillanti dal valore considerevole. E' un anello di fidanzamento e vuole andare sul sicuro, presto si sposeranno. Auguri.

In questi casi, tutti converranno, il fatto che si tratti di pietre di valore viene ben prima del giudizio circa la loro "bellezza".

Se per qualsiasi ragione il valore dei brillanti sul mercato collassasse, Lui non avrebbe più motivo per acquistare un anello del genere. Ciascuno lo capisce, perchè ciascuno capisce che con quell' anello si intende "segnalare" un impegno prima ancora che un gusto estetico.

La vita è così, gran parte di cio' che facciamo non lo facciamo perchè intendiamo farlo ma piuttosto perchè vogliamo, facendo quella cosa, "lanciare segnali".

A volte persino chi soffre di mal di mare è disposto a comprarsi uno yacht pur di "segnalare" il proprio status economico.

Spendiamo somme da capogiro in farmaci inutili perchè segnalare la cura che abbiamo per noi stessi e per chi ci sta vicino ci rende più affidabili. Non farlo, per quanto razionale, ci sembrerebbe primitivo.

Bene, con questa breve introduzione spero si sia capito il concetto di "segnale".

Lo stesso fenomeno infatti si riscontra quando discutiamo, tra i dialoganti ci sono almeno due categorie di persone: chi simpatizza con Giovanni e chi con Mauro.

Giovanni
quando apre bocca è per dire qualcosa della cui verità è convinto.

La propensione di Mauro è diversa: le sue affermazioni in genere sono buttate lì per lanciare dei segnali.

Potremmo forse dire che Giovanni è di un candore barbaro mentre Mauro è uno smaliziato mafiosetto interessato al messaggio trasversale.

Giovanni quando parla si appassiona alla verità, Mauro alle conseguenze.

Per Giovanni la cura del linguaggio è un' ossessione, la verità richiede nitore e sottigliaezza, la vaga ambiguità delle sfumature mina la chiarezza.

Per Mauro la cura del linguaggio è secondaria, cio' che conta è l' effetto: usare certe parole piuttosto che altre in fondo è indifferente, anche la precisione nei termini è trascurabile, l' importante è catturare la preda e a volte un po' di confusione puo' far gioco.

Giovanni odia le distorsioni tipiche del politically correct, Mauro vi ricorre di continuo per arginare taluni effetti collaterali che potrebbero risultare offensivi.

Giovanni riceve un linguaggio dalla tradizione e vi si adegua, un linguaggio condiviso è il miglior modo per mettersi in comunicazione con l' Altro.

Mauro invece vede il linguaggio come una gabbia, lo forza da tutti i lati, lo piega a fin di bene, lo perverte per conseguire i suoi obiettivi. Restare concentrati sul proprio obiettivo è fondamentale, l' Altro e la comunicazione vengono rilegati sullo sfondo.

[... quando Alessio Burtone ha saputo che l' infermiera rumena Maricica Hahaianu‎ era deceduta, ha commentato: "sono stato sfortunato". Giovanni si è dichiarato d' accordo con lui, Mauro a momenti gli salta al collo...].

Inutile aggiungere che quando Giovanni e Mauro s' incontrano danno spesso vita ad un dialogo tra sordi, a meno che non si riconoscano ("ah, ma tu sei Giovanni detto il barbaro", "già, e tu sei Mauro il mafiosetto"...).

Nella vita tutti noi riceviamo pressioni e finiamo inevitabilmente per agire come Mauro, a volte non farlo sarebbe a dir poco riprovevole.

Ma la rete ci dà una grande possibilità: recuperare per un attimo il Giovanni che è in noi. In fondo la rete è una realtà virtuale, non viviamo lì la nostra vita e l' esigenza di "segnalare" si affievolisce.

E' un peccato che molti, avendo troppo frequentato il Mauro che è in loro, ormai non se ne sappiano più liberare e neanche quando si tuffano e nuotano nel mare anonimo e virtuale di internet cessano dall' esigenza di "segnalare" a destra e a manca come se fossero nella piazza del loro paesello.

P.S. per appellare i due popoli ho utilizzato due epiteti (barbari & mafiosetti) che, sebbene ne abbia specificato analiticamente il significato, potrebbero apparire offensivi. Ebbene, se è passato il concetto che volevo far passare, si sarà capito che solo da Mauro ci si puo' aspettare il broncio: a lui gli eventuali segnali, per quanto vaghi, interessano più che il senso proprio delle parole. Ma non dovrebbe offendersi visto che io simpatizzo, almeno qui in rete, per Giovanni , ed ambisco parlare come lui.

giovedì 29 aprile 2010

Homo Hypocritus

Nel fare unici e 730 mi corrono tra le mani montagne di fatture mediche e scontrini farmaceutici. Montagne.

Pare che alcune persone passino dal medico un giorno sì ed uno no, la farmacia è per molti adulti quello che per i bambini è il negozio dei giocattoli. C' è chi ama cazzeggiare davanti al PC e chi lo fa in ambulatorio. E' chiaro che tutto cio' ha ben poco a che fare con la salute.

Lo scollamento tra spesa sanitaria e salute ha nella mia vita molteplici conferme.

Vi faccio sentire la nostra ginecologa solo qualche giorno fa: "... forse sarebbe meglio fare anche gli esami X e Y... più che altro per non avere nessun senso di colpa qualora dovesse succedere che...".

Capito? Gran parte degli esami verrebbero prescritti per una questione psicologica, e proprio per una questione psicologica io, se devo essere sincero, non mi sento di declinarli. Ringrazio dio di aver incontrato un medico che parla chiaro.

Le forbici di Tremonti sono in cerca di qualcosa da "tagliare". Cavolo, consiglio vivamente di guardare alla spesa sanitaria, si potrebbe dimezzare se solo la psicologia cedesse spazio alla razionalità.

Ma se non spendiamo per curarci per cosa spendiamo?

Robin Hanson dice che spendiamo per segnalare (a noi e agli altri) la cura che abbiamo di noi stessi: siamo diligenti nella cura della nostra persona, ci piace dirlo e dircelo.

I veri motivi non li so, per ora mi basta sapere che non spendiamo (molto) per curarci.

Ma il giochino del rovesciamento motivazionale non si limità alla "salute".



C' è chi spiega la società mettendo al centro l' egoismo dell' uomo (parlo degli economisti).

C' è chi punta tutto sull' invidia.

Che non sia invece l' ipocrisia il sole attorno al quale orbitano tutti i pianeti?

Le cose si fanno e non si dicono, i più allenati riescono a non dirle neanche a se stessi. Siamo degli ipocriti che inseguono X per catturare Y; se tra noi c' è un uomo rosso anzichè blu, meglio non farne parola, chi sa tacere presto riuscirà anche a non vedere, l' evoluzione spesso premia questo genere d' ipocrisia.

Davide direbbe "in base a quale diritto parli delle intenzioni altrui"?

La risposta sarebbe facile: in base al diritto di avere delle idee.

In fondo però concordo con lui: si risulta antipatici non prendendo sul serio le motivazioni altrui.

Allora non resta che affrontare la questione empiricamente, e quella montagna di coriandoli che esce dalle farmacie e che ci tocca sommare meticolosamente in questo periodo è già una piccolissima prova.