lunedì 3 luglio 2017
Istruiscimi
martedì 2 maggio 2017
Maledetta laurea!
… 1. Only a tiny minority of students want or are capable of getting a liberal education (BA)….
… 2. For all other students, “[ F] our years is ridiculous…
… 3. Although students acquire few job skills in college, employers pay them extra anyway…
… the entire labor market were not centrally planned by university committees…
… Universities don’t “attach economic rewards”… When firms overpay… the market charges them for their mistake….
… Here’s what Murray should have said: “To a large extent, the BA is what economists call signaling…
… Individual students who go to college usually get a good deal; so do individual employers who pay a premium to educated workers. The problem is that this individually rational behavior is socially wasteful, because education is primarily about showing off, not acquiring job skills.”…
… a coarse indicator of our intelligence and perseverance…
… The obvious explanation is that the first people in line to take the test would have high intelligence but low perseverance. After all, if they are smart enough to do well on the test, why are they so eager to avoid college? Are they lazy or something?…
… we’ve got to make the BA less appealing. The most obvious route is to cut government spending for education…
… Suppose, for example, that people really had to fork over $ 30,000 per year to attend college. In this environment, there would be a strong demand for certification tests, apprenticeships, and so on, because many high-quality workers wouldn’t go to college…
… Above-average high school graduates suffer a social punishment for their lack of a degree. But below-average high school graduates actually enjoy a social benefit relative to a perfect information meritocracy… The problem with the BA isn’t that it helps some people and hurts others. The problem is that it burns up valuable resources…
… a lot of people who start the BA don’t finish… college……is still too intellectually demanding for a large majority of students…
… economists’ conventional wisdom that more people should be getting BAs because the rate of return is so high….
… labor economists normally estimate the return to completed education. It only takes a small drop-out rate to drastically reduce the expected return…
… If a completed year of education pays a 10% return, but the marginal student has a 6% chance of not completing a year of school for any reason, that student’s expected return to education will only be 3.4%….
… inefficient policies are often popular because systematically biased beliefs about economics are widespread…
… economists overestimate the social return to education. Why? Because education is more about showing off than building human capital…
…. Foreign languages, history, physics, physical education… in my job, they rarely come up…
… response I’ve heard to my skepticism about the practicality of education is that so-called “useless” subjects improve job performance by “teaching us how to think.” But educational psychologists have been testing this hypothesis for over a century, under the heading of “transfer of learning.” (See Haskell 2000 for a survey). The punchline of this massive literature is that learning is highly specific; if there is such a thing as “learning how to think,” it occurs too rarely to see it in the most of the data…
martedì 7 marzo 2017
Murray Needs a Model di bryan caplan
martedì 11 ottobre 2011
1955-2011: una stoccata e un omaggio
Nell’ ormai strafamoso discorso a Stanford, SJ insiste sul concetto di “never settles”: insegui il tuo sogno (e non scendere mai a compromessi). E’ una buona strategia? C’ è chi ritiene che serva più che altro a segnalare (magari bleffando) il proprio talento.
Now try to imagine a world where eri averyone actually tried to follow this advice. And notice that we have an awful lot of things that need doing which are unlikely to be anyone’s dream job. So a few folks would be really happy, but most everyone else wouldn’t stay long on any job, and most stuff would get done pretty badly. Not a pretty scenario.
Now notice: doing what you love, and never settling until you find it, is a costly signal of your career prospects. Since following this advice tends to go better for really capable people, they pay a smaller price for following it. So endorsing this strategy in a way that makes you more likely to follow it is a way to signal your status.
Dopo la stoccata, l’ omaggio:
I once thought his success was mostly a matter of luck. Anyone can be at the right place at the right time.
But then he did it again.
And again.
And again.
And again.
He was my only hero.
martedì 12 luglio 2011
Dentifrici e Università
Quando tra vari prodotti in concorrenza esistono solo minime differenze qualitative, la pubblicità diventa decisiva.
Siano dentifrici, detersivi o profumi, la pubblicità fa la differenza: non potendo puntare sulla sostanza si ripiega su altro. In particolare, si abbinano al prodotto degli status che siano appetibili al consumatore.
Sembra proprio che una dinamica simile spieghi la sorte di certi servizi educativi: anche qui le ridotte differenze in termini di qualità richiedono massicci investimenti pubblicitari.
Preciso subito: in questo caso il termine “pubblicità” va virgolettato. Si lavora più che altro sulla “fama”, sul “credito”, sulla “reputazione”.
Potete rendervi conto immediatamente di quanto dico mediante una piccola introspezione personale.
Domandatevi: in che condizioni vorrei trovarmi (o vorrei che si trovasse mio figlio)?
Due ipotesi: 1. preparazione università di Macerata e titolo Bocconi o 2. preparazione Bocconi e titolo università di Macerata?
Io non ho dubbi, scelgo il caso 1 perché ritengo che apra le prospettive più promettenti, e questo a conferma di quanto sopra: in ambito educativo l’ abito conta spesso più del monaco.
Ma la guerra non è solo fra università, anche l’ istruzione superiore in sé investe molto in termini pubblicitari: oggi chi non ha almeno una laurea è malvisto e le stesse aziende esibiscono orgogliose il loro staff di prestigiosi plurilaureati.
Vorrei solo precisare che non depreco quel che in passato è stato chiamato “bisogno indotto”. Punto altrove il mio dito.
Tra il “dentifricio” e l’ “università”, infatti, c’ è una differenza fondamentale: nel primo caso la costruzione dell’ immagine è a carico del produttore. Ma nel secondo caso? Mi sa proprio che è a carico di tutti.
Mi sbaglio?
http://www.overcomingbias.com/2011/07/investing-in-school-signals.html
sabato 18 giugno 2011
Education and signalling
Istruttivo scambio di battute. Ecco un link ai link.
Il problema è complicato: studiare in effetti rende.
Come districare i guadagni garantiti da un diploma dall’ effettiva produttività del diplomato.
Il nodo sono le false lauree. Quanto rendono?
venerdì 15 ottobre 2010
I due popoli della rete: barbari e mafiosetti
In questi casi, tutti converranno, il fatto che si tratti di pietre di valore viene ben prima del giudizio circa la loro "bellezza".
Se per qualsiasi ragione il valore dei brillanti sul mercato collassasse, Lui non avrebbe più motivo per acquistare un anello del genere. Ciascuno lo capisce, perchè ciascuno capisce che con quell' anello si intende "segnalare" un impegno prima ancora che un gusto estetico.
La vita è così, gran parte di cio' che facciamo non lo facciamo perchè intendiamo farlo ma piuttosto perchè vogliamo, facendo quella cosa, "lanciare segnali".
A volte persino chi soffre di mal di mare è disposto a comprarsi uno yacht pur di "segnalare" il proprio status economico.
Spendiamo somme da capogiro in farmaci inutili perchè segnalare la cura che abbiamo per noi stessi e per chi ci sta vicino ci rende più affidabili. Non farlo, per quanto razionale, ci sembrerebbe primitivo.
Bene, con questa breve introduzione spero si sia capito il concetto di "segnale".
Lo stesso fenomeno infatti si riscontra quando discutiamo, tra i dialoganti ci sono almeno due categorie di persone: chi simpatizza con Giovanni e chi con Mauro.
Giovanni quando apre bocca è per dire qualcosa della cui verità è convinto.
La propensione di Mauro è diversa: le sue affermazioni in genere sono buttate lì per lanciare dei segnali.
Potremmo forse dire che Giovanni è di un candore barbaro mentre Mauro è uno smaliziato mafiosetto interessato al messaggio trasversale.
Giovanni quando parla si appassiona alla verità, Mauro alle conseguenze.
Per Giovanni la cura del linguaggio è un' ossessione, la verità richiede nitore e sottigliaezza, la vaga ambiguità delle sfumature mina la chiarezza.
Per Mauro la cura del linguaggio è secondaria, cio' che conta è l' effetto: usare certe parole piuttosto che altre in fondo è indifferente, anche la precisione nei termini è trascurabile, l' importante è catturare la preda e a volte un po' di confusione puo' far gioco.
Giovanni odia le distorsioni tipiche del politically correct, Mauro vi ricorre di continuo per arginare taluni effetti collaterali che potrebbero risultare offensivi.
Giovanni riceve un linguaggio dalla tradizione e vi si adegua, un linguaggio condiviso è il miglior modo per mettersi in comunicazione con l' Altro.
Mauro invece vede il linguaggio come una gabbia, lo forza da tutti i lati, lo piega a fin di bene, lo perverte per conseguire i suoi obiettivi. Restare concentrati sul proprio obiettivo è fondamentale, l' Altro e la comunicazione vengono rilegati sullo sfondo.
[... quando Alessio Burtone ha saputo che l' infermiera rumena Maricica Hahaianu era deceduta, ha commentato: "sono stato sfortunato". Giovanni si è dichiarato d' accordo con lui, Mauro a momenti gli salta al collo...].
Inutile aggiungere che quando Giovanni e Mauro s' incontrano danno spesso vita ad un dialogo tra sordi, a meno che non si riconoscano ("ah, ma tu sei Giovanni detto il barbaro", "già, e tu sei Mauro il mafiosetto"...).
Nella vita tutti noi riceviamo pressioni e finiamo inevitabilmente per agire come Mauro, a volte non farlo sarebbe a dir poco riprovevole.
Ma la rete ci dà una grande possibilità: recuperare per un attimo il Giovanni che è in noi. In fondo la rete è una realtà virtuale, non viviamo lì la nostra vita e l' esigenza di "segnalare" si affievolisce.
E' un peccato che molti, avendo troppo frequentato il Mauro che è in loro, ormai non se ne sappiano più liberare e neanche quando si tuffano e nuotano nel mare anonimo e virtuale di internet cessano dall' esigenza di "segnalare" a destra e a manca come se fossero nella piazza del loro paesello.
P.S. per appellare i due popoli ho utilizzato due epiteti (barbari & mafiosetti) che, sebbene ne abbia specificato analiticamente il significato, potrebbero apparire offensivi. Ebbene, se è passato il concetto che volevo far passare, si sarà capito che solo da Mauro ci si puo' aspettare il broncio: a lui gli eventuali segnali, per quanto vaghi, interessano più che il senso proprio delle parole. Ma non dovrebbe offendersi visto che io simpatizzo, almeno qui in rete, per Giovanni , ed ambisco parlare come lui.
giovedì 29 aprile 2010
Homo Hypocritus
Pare che alcune persone passino dal medico un giorno sì ed uno no, la farmacia è per molti adulti quello che per i bambini è il negozio dei giocattoli. C' è chi ama cazzeggiare davanti al PC e chi lo fa in ambulatorio. E' chiaro che tutto cio' ha ben poco a che fare con la salute.
Lo scollamento tra spesa sanitaria e salute ha nella mia vita molteplici conferme.
Vi faccio sentire la nostra ginecologa solo qualche giorno fa: "... forse sarebbe meglio fare anche gli esami X e Y... più che altro per non avere nessun senso di colpa qualora dovesse succedere che...".
Capito? Gran parte degli esami verrebbero prescritti per una questione psicologica, e proprio per una questione psicologica io, se devo essere sincero, non mi sento di declinarli. Ringrazio dio di aver incontrato un medico che parla chiaro.
Le forbici di Tremonti sono in cerca di qualcosa da "tagliare". Cavolo, consiglio vivamente di guardare alla spesa sanitaria, si potrebbe dimezzare se solo la psicologia cedesse spazio alla razionalità.
Ma se non spendiamo per curarci per cosa spendiamo?
Robin Hanson dice che spendiamo per segnalare (a noi e agli altri) la cura che abbiamo di noi stessi: siamo diligenti nella cura della nostra persona, ci piace dirlo e dircelo.
I veri motivi non li so, per ora mi basta sapere che non spendiamo (molto) per curarci.
Ma il giochino del rovesciamento motivazionale non si limità alla "salute".
C' è chi spiega la società mettendo al centro l' egoismo dell' uomo (parlo degli economisti).
C' è chi punta tutto sull' invidia.
Che non sia invece l' ipocrisia il sole attorno al quale orbitano tutti i pianeti?
Le cose si fanno e non si dicono, i più allenati riescono a non dirle neanche a se stessi. Siamo degli ipocriti che inseguono X per catturare Y; se tra noi c' è un uomo rosso anzichè blu, meglio non farne parola, chi sa tacere presto riuscirà anche a non vedere, l' evoluzione spesso premia questo genere d' ipocrisia.
Davide direbbe "in base a quale diritto parli delle intenzioni altrui"?
La risposta sarebbe facile: in base al diritto di avere delle idee.
In fondo però concordo con lui: si risulta antipatici non prendendo sul serio le motivazioni altrui.
Allora non resta che affrontare la questione empiricamente, e quella montagna di coriandoli che esce dalle farmacie e che ci tocca sommare meticolosamente in questo periodo è già una piccolissima prova.