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venerdì 30 ottobre 2015

Cosa significa che la scuola privata "fa meglio"?

Una lamentale un po' becera ma frequente: alle scuole private vanno solo gli asini per recuperare gli anni perduti nella scuola statale.

Ebbene, le scuole private si adeguano alla domanda cercando di rispondervi al meglio.

Spesso la domanda d'istruzione chiede una scuola migliore della media; e molte scuole private forniscono questa qualità superiore.

Oppure chiede un ambiente scelto in cui far crescere i pupilli: e la scuola privata si attiva per assicurarlo.

Oppure chiede un'impostazione educativa alternativa. Ecco allora che fioccano le Montessori eccetera.

Altre volte, non si puo' negarlo, si chiede un passaggio più veloce verso il mondo del lavoro.

Dio sa quanta grazia è per la società fornire un servizio del genere!

Questa esigenza è sentita da chi, per esempio, non ha molto talento né molto tempo per annoiarsi a scuola; ma anche da chi pensa che il mero accreditamento scolastico conti più dell'istruzione effettiva. Anche qui: e dio sa quante plausibili ragioni ci sono per pensarlo!

 Ebbene, la scuola privata s'impegna anche ad agevolare questo passaggio.

Conclusione: dire che la scuola privata "fa meglio" va inteso in senso corretto specificando il metro: la scuola privata "fa meglio quello che gli chiedi di fare".

martedì 11 novembre 2014

Scuole promiscue, scuole di segregazione

Why Cliques Form at Some High Schools and Not Others - The Atlantic:



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Sembrerebbe che le scuole dove c' è una varietà maggiore di ragazzi favoriscano l' integrazione del diverso. Mc Farland, dati alla mano, sostiene il contrario: quelli sono gli ambienti dove si sviluppa di più la segregazione.

lunedì 16 giugno 2014

I vantaggi della school choice (rivista)

1) prestazioni migliori (vedi il lavoro di Eric Hanushek, Herbert Walberg, Caroline Oxby, Paul Peterson).

.........a) considera solo studi "random trial"

...........b) privilegia gli studi più recenti

...........c) non liquidare i test come "aria fritta"

2) innovazione metodologica e strumentale

3) competizione (migliori performance di tutto il contesto)

4) soddisfazione della clientela più elevata

5) costi quasi dimezzati a parità del resto

6) dimensioni a misura d' uomo

7) burocrazia ridotta

8) curriculum più ristretti e mirati (grammatica, lingue, letteratura matematica, scienze, musica)

9) vantaggi amplificati per i ceti meno abbienti

10) meta più attraente per i professori migliori

11) crescente richiesta di evidenze empiriche da parte del settore privato

giovedì 29 maggio 2014

Educational Standards and the Burden of Proof http://www.cato-unbound.org/2014/05/29/kevin-currie-knight/educational-standards-burden-proof

lunedì 3 febbraio 2014

Charter

Charter High Schools Increase Earnings and Educational Achievement http://feedly.com/e/bEANW5gk

martedì 28 gennaio 2014

Pritchett on Private vs. Government Schools

Pritchett on Private vs. Government Schools, Bryan Caplan | EconLog | Library of Economics and Liberty: "My main objection: I strongly suspect that private schools have a big cost advantage over public schools even when they don't have much of a learning advantage.  This effect is easy to miss in the First World because there is relatively little demand for cheap adequate private education when there's free adequate government education.  But religious schools strongly suggest that private education for the masses can be provided at WalMart prices.  And if parents were paying their own money, WalMart pricing would probably dominate."



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giovedì 5 settembre 2013

sabato 15 giugno 2013

Liberiamo la scuola

Liberiamo la scuola (i Corsivi) eBook: Forum Idee per la crescita, Corriere della Sera, Guido Tabellini, Andrea Ichino: Amazon.it: Kindle Store:

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Consentire alle scuole di “uscire” dal sistema pubblico, autogestendosi e accettando di essere finanziate in ragione della loro capacità di attrarre allievi. Al momento della transizione, le scuole, diventate autonome, riceveranno la proprietà di tutte le strutture e di tutti i beni materiali in dotazione alla scuola stessa in quel momento. Riceveranno inoltre un budget pari a quanto lo Stato ha speso mediamente per quella scuola negli ultimi cinque anni (…) Negli anni successivi al primo, ogni scuola autonoma riceverà fondi in proporzione agli studenti che riuscirà ad attrarre.

venerdì 7 dicembre 2012

I vantaggi della scuola privata

si misurano soprattutto sul medio lungo periodo.

Il brevissimo periodo serve - e solo in alcuni casi - come trucchetto ai detrattori.

http://marginalrevolution.com/marginalrevolution/2012/12/how-much-do-charter-schools-really-matter.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+marginalrevolution%2Ffeed+%28Marginal+Revolution%29

sabato 17 marzo 2012

Perché il tiranno adora i libri?

Niente di più facile che costruire un carcere con dei libri, in questo genere di edifici non c’ è nemmeno il problema delle finestre.
Uno specialista nell’ arte è Matéj Krén…
Matej Kren  house of book 
… ma la esercitano con dovizia anche molti governanti sparsi in tutto il mondo…
Professor John Lott of the University of Pennsylvania has presented evidence that across countries, expenditures on public schooling (as well as expenditures on public broadcasting) are positively correlated with levels of totalitarianism. (That is, by and large, the more totalitarian the country, the more it spends on public schooling.) By contrast, expenditures on public health, and other services with no obvious propaganda value, are not positively correlated with totalitarianism. This suggests that public schooling serves a rather unsavory agenda.

mercoledì 14 settembre 2011

Primo giorno di scuola…

… E il problema è sempre lo stesso: come traslare la massa di studenti dal sempre più costoso sistema statale al privato?

Ci sono le vie più tradizionali, su quale puntare? Vouchers o tagli? Io ho un debole per la seconda: taglia e la gente si arrangerà altrimenti. La crisi è un ottimo alleato, bisogna comunque riconoscere l’ impopolarità di queste soluzioni.

Alternative?

A sorpresa scopriamo di poter far leva su alcuni cliché progressisti. Di seguito presento due varianti di un qualche interesse.

Il primo è un caso di serendipity: forse abbiamo scovato (per puro caso) una strategia politicamente corretta che favorisce la cruciale migrazione.

L' ha scoperta la città di Boston (senza volerlo).

Città progressista ossessionata dalle “pari opportunità”, come metodo per assegnare l' istituto di riferimento a ciascun remigino che esordisce nel sistema scolastico ha introdotto la lotteria ( previa preferenze).

Non vuoi sottoporti alla lotteria? Hai due alternative: 1. passi al privato, 2. traslochi fuori città.

Esito: 1. fugone nel privato e 2. traslochi in gran quantità delle famiglie con figli.

Eppure, in termini di "giustizia sociale", chi potrebbe mai opinare su un metodo come quello della lotteria?

Anche l' impavido difensore del "pubblico" (così lui si ostina a chiamare la scuola statalizzata), messo di fronte alla dea bendata, decide di battere in ritirata tradendo l' ostentata fiducia e facendo così cadere quel velo d' ipocrisia con il quale impacchetta di solito i suoi sermoni.

Ma come spiegare l' accaduto?

Forse qualcuno illude se stesso chiamando “pubblico” lo stimato liceo del quartiere bene dove risiede. Ho comunque l' impressione che rispondere a questa domanda getterebbe luce su un problema – la popolarità della scuola statalizzata - altrimenti inspiegabile.

P.S.: fonte

carved boook

Veniamo al secondo caso.

Già oggi che vengono ridotti gli incrementi annuali dei sussidi, la nostra scuola annaspa e persino il progressismo fideista di Ilvo Diamanti invita ironicamente ad abbandonare una nave che affonda (ht Giovanna Cosenza):

«CARI RAGAZZI, cari giovani: non studiate! Soprattutto, non nella scuola pubblica. Ve lo dice uno che ha sempre studiato e studia da sempre. Che senza studiare non saprebbe che fare. Che a scuola si sente a casa propria.

Ascoltatemi: non studiate. Non nella scuola pubblica, comunque. Non vi garantisce un lavoro, né un reddito. Allunga la vostra precarietà. La vostra dipendenza dalla famiglia. Non vi garantisce prestigio sociale. Vi pare che i vostri maestri e i vostri professori ne abbiano? Meritano il vostro rispetto, la vostra deferenza? I vostri genitori li considerano “classe dirigente”? Difficile.» (QUI tutto l’articolo.)

Un auspicabile sviluppo della situazione potrebbe essere questo: mentre nella scuola di stato ci si batte per avvicinare il discente alla Costituzione, alla Cittadinanza, ai diritti dell’ uomo, alle pratiche linguistiche anti-discriminatorie… [tutta roba politicamente molto corretta], i privati potrebbero offrire in alternativa a questi catechismi esoterici semplici corsi a pagamento su Dante e Petrarca. La cosa sembra andare a ruba.

"Great Courses, Great Profits: A teaching company gives the public what the academy no longer supplies: a curriculum in the monuments of human thought." City Journal, Summer 2011, Vol. 21, No. 3:

And the company offers a treasure trove of traditional academic content that undergraduates paying $50,000 a year may find nowhere on their Club Med-like campuses. This past academic year, for example, a Bowdoin College student interested in American history courses could have taken "Black Women in Atlantic New Orleans," "Women in American History, 1600-1900," or "Lawn Boy Meets Valley Girl: Gender and the Suburbs," but if he wanted a course in American political history, the colonial and revolutionary periods, or the Civil War, he would have been out of luck. A Great Courses customer, by contrast, can choose from a cornucopia of American history not yet divvied up into the fiefdoms of race, gender, and sexual orientation, with multiple offerings in the American Revolution, the constitutional period, the Civil War, the Bill of Rights, and the intellectual influences on the country's founding. There are lessons here for the academy, if it will only pay them heed.

. . .
So totalitarian is the contemporary university that professors have written to Rollins complaining that his courses are too canonical in content and do not include enough of the requisite "silenced" voices. It is not enough, apparently, that identity politics dominate college humanities departments; they must also rule outside the academy. Of course, outside the academy, theory encounters a little something called the marketplace, where it turns out that courses like "Queering the Alamo," say, can't compete with "Great Authors of the Western Literary Tradition."

. . .
The very fact that the Great Courses has found professors who teach without self-indulgence may suggest that academia is in better shape than is sometimes supposed. But the firm's 200-plus faculty make up a minute percentage of the country's college teaching corps. And some Great Courses lecturers feel so marginalized on their own campuses, claims Guelzo, that "if the company granted tenure, they would scramble to abandon their current ships and sleep on couches to work for the firm." Further, it isn't clear that the Great Courses professors teach the same way back on their home campuses. A professor who teaches the Civil War as the "greatest slave uprising in history" to his undergraduates because that is what is expected of him, says University of Pennsylvania history professor Alan Kors, will know perfectly well how to teach a more intellectually honest course for paying adults.

sabato 2 aprile 2011

Abbiamo imparato più da un disco di tre minuti che da quello che ci hanno insegnato a scuola

Un apparato scolastico gicantesco e centralizzato: ecco la paura di don Sturzo.

E' anche la paura di Obama, che ha rilanciato le charter school.

E' anche la paura di Cameron (e Blair), che vorrebbe i fondi seguano lo studente.

E' la paura di destra e sinistra in Svezia, unite nel sostenere l' esperienza delle Friskolan.

Persino la Francia, "gigantesca e centralizzate" quanto noi, a fronte del tracollo nei ranking, si è decisa ad intervenire.

Giacomo Zagardo in questo libro passa in rassegna i sistemi scolastici europei e conclude che la libertà conta eccome: conta quella dei genitori di scegliere la scuola per i figli e conta quella degli insegnanti di lavorare fianco a fianco con chi condivide il loro progetto educativo.

Giacomo Zagardo - La punta di diamante - ISFOL

P.S. scusate se il titolo del post cita l' inno ufficiale della mia generazione:

giovedì 3 marzo 2011

Foto multicolor della scuola privata italica II

Ho utilizzato i dodici righi neri del post precedente per concludere quanto sia ragionevole, parlando di scuola, spostare risorse verso il privato.

Ci sono ragioni legate all' etica: la famiglia deve poter scegliere senza subire imposizioni.

Ci sono ragioni legate all' innovazione: più strade si battono, più scoperte si fanno.

Ci sono ragioni legate all' economia: il costo per allievo, a parità di risultati, quasi si dimezza.

Ci sono ragioni legate alla qualità: un po' ovunque nel mondo libero è il privato ad offrire le migliori prestazioni.

Sorge allora il dubbio per cui ho sentito l' esigenza di questo post: perchè la battaglia per una riforma tanto ragionevole è spesso snobbata?

Provo a mettere in fila tre motivazioni:

1. La battaglia per la "privatizzazione" della scuola è un "bene pubblico": chi me lo fa fare di assumere un impegno tanto oneroso quando poi, in caso di successo, i frutti verranno raccolti da tutti? Le minoranze organizzate (insegnanti statali) hanno così buon gioco nell' alzare un muro a difesa dello status quo.

2. La Politica, controllando più dappresso il monopolio dell' istruzione, controlla anche una forma d' indottrinamento ed è quindi interessata a propagandare i pregi di questa istituzione. Attraverso quel canale puo' raccontare, per esempio, quanto è bella la nostra Costituzione (tradotto: ubbidire all' autorità è cosa buona e giusta). Siccome un interesse del genere è bypartisan, anche la valutazione benevola sarà espressa bypartisan e quindi scambiata per una valutazione oggettiva.

3. In un panorama privatizzato la famiglia deve scegliere, e questo puo' essere fonte di angosce.

Mi soffermo sul terzo punto che trovo il meno scontato e dibattuto.

Immaginiamo in modo molto semplificato che esistano 3 alternative: Scuola rossa: qualità 100, retta 100; Scuola verde: qualità 70, retta 70; Scuola azzurra: qualità 50, retta 50.

Immaginiamo adesso che per la Famiglia Sempronio sia razionale scegliere la Scuola azzurra.

Il "valore della Famiglia" però è molto sentito tra i coniugi Sempronio i quali non possono ammettere che nella loro testa alberghi il pensiero di "non aver dato il massimo ai loro bambini". Ancor meno possono sopportare l' idea che una cosa simile si insinui nel giudizio di terzi. Al solo immaginare una cosa del genere impazziscono.

I Sempronio, inoltre, vivono in un ambiente che idealizza la formazione scolastica dandole grande impostanza, per loro rinunciare alla scuola migliore (quando in fondo con grandi sacrifici potrebbero anche permettersela) significa abdicare al ruolo di genitori modello.

Ecco allora che per i Sempronio si aprono due vie poco allettanti: o vivono in una condizione angosciosa, o vivono in una condizione irrazionale.

Virare verso la "scuola privata", per i motivi detti, sembra una manovra sacrodsanta, ma solo se siamo di fronte a persone ragionevoli in grado di superare i loro bias. L' idea irrazionale di "dover dare il massimo ai propri figli" si annida facilmente nella fragile psicologia di un genitori.

A volte, sembra paradossale, è preferibile subire un' imposizione piuttosto che convivere con l' ossessione "di non aver dato il massimo per i propri figli".

Il razionalista ha allora un doppio fronte su cui combattere: quello dell' organizzazione di sistema (+ privato) e quello delle psicologia famigliare (overcoming bias!).

Io sono ottimista e penso che entrambe le imprese possono essere portate a compimento.

p.s. La riflessione è un "effetto collaterale" dei colloqui avuti con Sara e altri a proposito del metodo Estivill per far dormire i bambini.

add: "meno stato" - ricetta universale ormai persino nella vecchia Europa. In merito un libro ben documentato di Giacomo Zagardo: La punta di diamante.

martedì 1 marzo 2011

Foto multicolor della scuola privata italica


I dati indicano che gli studenti delle private hanno in media punteggi inferiori (ai test PISA) rispetto a quelli delle pubbliche. L’Italia è uno dei pochi casi in cui questo succede: di solito è vero il contrario. Secondo alcune analisi, la minor performance delle scuole private è dovuta al fatto che esse tendono a reclutare gli studenti meno motivati, quelli che fanno fatica ad avanzare nella scuola pubblica.

Il rigo rosso è opinabile visto che i dati non consentono un raffronto: i test Pisa non intendevano comparare scuole statali e scuole private, cosicchè il campione delle scuole private testato non è per nulla rappresentativo.

A cio' aggiungerei che la differenza tra statali e private non finanziate (3%) è statisticamente insignificante. Nel grafico, costruito in fretta e furia a fini propagandistici dopo le uscite del Premier, il troncamento delle ordinate oscura l' irrilevanza del divario.

Tuttavia, e qui ragiono a lume di naso, non mi sorprenderebbe riscontrare risultati simili anche in una vera ricerca.

Cio' detto non andrebbe trascurato un fatto importante: le private vincono sul piano della consumer satisfaction. Non è poco per chi considera che la Scuola sia fatta per la Famiglia e non viceversa.

Teniamo poi sempre a mente che le nostre considerazioni NON sono svolte coeteris paribus: il costo per allievo nelle private quasi si dimezza!

Vogliamo poi dire che gli esiti dei test INVALSI non collimano affatto con quelli qui riportati? Ma è normale che sia così visto che, lo ripeto, chi ha predisposto questi test non era interessato ai temi che noi qui discutiamo.

Da ultimo, è utile ricordare che la concorrenza delle private giova alle statali: dove sono presenti le prime la qualità media delle seconde si innalza.

Anche il rigo verde sembra attendibile visto che tra le "private" hanno larga parte i CFP, scuole spesso chiamate a svolgere il "lavoro sporco", quello di recupero drop out e avviamento alla professione.

E poi, sinceramente parlando, (e qui mi affido ancora al "lume di naso") chi non conosce almeno un caso di famiglia disperata che ricorra alla scuola privata per il figlio lavativo? Con materiale del genere non si possono fare miracoli.

Ma a mio avviso, comunque, il rigo più importante è il rigo azzurro.

Per i noti motivi, in qualsiasi settore il servizio statale è sinonimo di qualità scadente. Non a caso ovunque nel mondo "le private" superano di parecchio "le statali"; è lo stesso buon senso a dirci che non potrebbe essere altrimenti: quel che vale in qalsiasi settore continua semplicemente a valere per la scuola. Perchè allora noi costituiamo un' eccezione?

Forse perchè la scuola si uniforma alla società dove vivranno coloro che la frequentano.

E allora rileva il fatto che l' Italia sia considerata il paese delle rendite: se il papà ha una farmacia, il figlio è a posto, anche lui sarà farmacista. L' unica cosa che gli occorre per sistemarsi è il maledetto pezzo di carta.

Questo vale per molte attività, dal docente universitario al rappresentante di commercio, un posticino attende il figlio di papà o l' amico... ormai esiste persino l' albo degli Amministratori di Condominio.

Nelle società poco concorrenziali il pezzo di carta è tutto, e siccome le "private" devono garantirsi la consumer satisfaction fanno i salti mortali per accontentare il cliente.

Al contrario, in società concorrenziali come quelle nordiche o quelle anglosassoni, cio' che serve è la preparazione; solo garantendo quella si puo' massimizzare la consumer satisfaction.

Cosa concludere dopo i 12 righi neri di cui sopra?

Mi limito qui all' insegnamento centrale: virare verso una società più competitiva (ovvero più libera) e investire quante più risorse possibile nella scuola privata.

Mi sembra che il discorso fili sia in teoria che in pratica.

+++

Per chiudere esprimo una mia opinione personale se chiamato in condizioni ideali a scegliere tra pubblico e privato. Ovunque nel mondo è la scuola privata a fornire l' eccellenza, ma questo servizio costa; andatevi a vedere le tasse d' iscrizione degli istituti più esclusivi.

Penso che sia possibile spuntare rette tanto elevate solo perchè la gente tende a sopravvalutare i servizi scolastici. Fortunatamente esiste una consolidata teoria dell' Accademia che spiega bene questo bias.

In altri termini: non penso che il differenziale qualitativo compensi il differenziale che si riscontra nell' impegno finanziario richiesto all' utente.

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Fonti: il grafico con le conclusioni di cui al rigo rosso l' ho tratto dal sito La Voce info. L' osservazione di cui al rigo azzurro e la spiegazione di cui al rigo verde le traggo da un articolo sul Corriere della Sera di Maurizio Ferrera. Parecchi righi neri li eredito invece dai vari articoli di Luisa Ribolzi sul sito Il Sussidiario. La teoria dell' Accademia è abbozzata sul sito Cato Unbound da Charles Murray e Bryan Caplan.

http://www.pietroichino.it/?p=13218

http://www.ilsussidiario.net/News/Educazione/2010/12/13/SCUOLA-Le-paritarie-abbassano-il-livello-solo-un-idea-falsa-di-Repubblica/133355/

lunedì 28 febbraio 2011

Tanto privato in cima alla torre di Pisa

La scuola asiatica svetta nei test PISA. Consultate pure i ranking tabulati. Taiwan, Hong Kong, Giappone, Corea del Sud la fanno da padroni.







Ebbene, si sappia che questi paesi, e quelli asiatici in generale, sono anche quelli con la "fetta" di privato più ambia al mondo (in Corea del Sud praticamente metà delle scuole sono private-pure).

In Finlandia, il paese che con più tenacia contende il primato alle tigri asiatiche, la scuola è comunque comunale, con una larga autonomia nello stabilire i programmi.

E fin qui abbiamo parlato dei quindicenni.

Passando alle Università, il "privato" è diffuso soprattutto negli USA. Guardacaso è lì che si concentrano le università più prestigiose, nonchè le più ambite dagli studenti di tutto il mondo.