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giovedì 3 agosto 2017

Sinistra nonsense SAGGIO


Sinistra nonsense


Bill: in un mondo perfetto avrei braccia talmente lunghe da potermi grattare la schiena.
Hank: in un mondo perfetto la schiena non ti pruderebbe mai.
Unequivocal Justice (Political Philosophy for the Real World) – Christopher Freiman
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Trigger warning: – l’errore di Rawls – sinistra nonsense – Gerusalemme e Babilonia –
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A perfect state is a pointless state.
Note:FILOSOFIA POLITICA E NONSENSE
If Rich would donate his 40% to the poor, the state wouldn’t need to tax his income. If Mimi would buy a hybrid instead of a Hummer, the state wouldn’t need to cap… But since virtue alone won’t do the job, the state needs to redistribute equitably and regulate efficiently. 
Note:PERCHE’ TASSARE? PERCHE’ REGOLARE?
the very reasons why the state is needed are reasons why the state won’t work.
Note:DOVE LO STATO SERVE NON PUO’ FUNZIONARE
a state that efficiently provides public goods is itself a public good… Free riders won’t pay the costs of good government … our theory cannot coherently assume a just state. 
Note:ARGOMENTO SPECCHIO
But ideal theories of the state, like John Rawls’s, make precisely this assumption. Rawls and others stipulate fair-playing, equality-prizing citizens who work hard to make their democratic state completely just. But people who play fair and prize equality don’t need a state to force them to do the right thing—
Note:L’ASSUNTO DI RAWLS
The shift to nonideal theory should prompt Rawls and other liberal egalitarians to rethink their rejection of a free market,
Note:RIPENSARE IL MERCATO
I defend the claim that an ideally just society has no need for a coercive state. Coercion is needed to achieve justice only when society is less than fully just. But when society is less than fully just, we cannot stipulate the ideal justness of the state itself.
Note:LA GERUSALEMME CELESTE E BABILONIA… NON CONFONDIAMO
ideal theorists have sidestepped this dilemma by implicitly violating what Geoffrey Brennan and James Buchanan call “behavioral symmetry”—
Note:VIOLARE L’ASSUNTO DEL COMPORTAMENTO SIMMETRICO (O PRINCIPIO DELL’EGUAGLIANZA)
liberal egalitarians’ objections to classical liberalism miss the mark precisely because classical liberal arguments typically presuppose behavioral symmetry.
Note:PARADOSSO: I VIOLENTATORI DELL’ASSUNTO SONO PROPRIO QUELLI CHE LO USANO AD OGNI PIE’ SOSPINTO
that purports to challenge the principle of behavioral symmetry. I conclude that the principle, properly understood, withstands these challenges. As a result, philosophers should abandon ideal theories of the state entirely.
EVIDENZA EMPIRICA

giovedì 23 giugno 2016

La lotteria dei talenti. I 5 argomenti - definitivo sul tema della fortuna (specie il post facebook)

Esiste un dovere dei più fortunati ad aiutare gli altri?
Esiste un diritto dei più sfortunati a ricevere un aiuto dagli altri?
Per molti la risposta è affermativa ma qui vorrei fare il caso contrario presentando cinque argomenti.
Innanzitutto, c’è l’argomento straussiano: la fortuna ha larga parte nelle vicende umane ma non divulgare la notizia massimizza lo sforzo della massa. E’ chiaro che se io stabilisco ufficialmente un chiaro diritto degli sfortunati ad essere risarciti e un chiaro dovere dei fortunati a restituire, faccio trapelare una "notizia" socialmente dannosa.
In secondo luogo, c’è l’argomento metafisico: se io non sono il mio corpo e i miei talenti, chi sono? Ovvero, chi è esattamente il fortunato e lo sfortunato?
In terzo luogo, c’è l’argomento delle analogie ripugnanti. Si tratta di analogie presentate con l’intenzione di mostrare che in realtà neanche chi proclama certi doveri crede nella loro esistenza.
Quando vedo all’Olimpiade Karl Lewis tagliare maestosamente il traguardo penso sia giusto assegnare a lui la medaglia d’oro. Trovo assurdo che un po’ di quella medaglia vada anche a chi è privo di quei mezzi che invece madre natura ha donato generosamente a Karl.
Secondo voi una donna bella ha e sente il dovere di sposare un uomo brutto? O comunque di andare con uomini brutti? E un uomo brutto ha il diritto di prendersi una donna bella ogni tanto? Ovviamente no, la cosa ci ripugna solo a pensarla. Ma perché? Perché in fondo non crediamo nemmeno noi che esista alcun dovere dei fortunati verso gli sfortunati.
Il primo della classe, un tipo brillante, dovrebbe girare parte dei suoi voti al tardone che non strappa la sufficienza? No. E diciamo no perché nessuno crede nel dovere di livellare fortunati e sfortunati  
Che ne dite se domani Renzi istituisse in Italia una bella patrimoniale del 40% sulle nostre ricchezze da devolvere al Malawi? Assurdo? Ma perché? Evidentemente, perché noi non pensiamo affatto che i più fortunati debbano obbligatoriamente aiutare i più sfortunati.
Che ne dite di tassare l’altezza o l’intelligenza delle persone? Per quanto sia un modo di tassare la fortuna, molti avrebbero dei dubbi in merito.
Si potrebbe proseguire a lungo con le analogie ripugnanti ma mi sembra che il punto sia ora chiaro.
In quarto luogo, c’è l’argomento della schiavitù: se non ho diritto al corpo e alle doti con cui vengo al mondo, ci sarà chi decide per me, in questo senso rischio seriamente di essere schiavizzato. Insomma, esiste un pericolo pratico messo indirettamente in luce anche dal dialoghetto immaginario tra Papa Francesco e James Buchanan.
Papa Francesco: mi piacerebbe una politica che aiutasse i più sfortunati.
James Buchanan: ehi ragazzo, ma il mondo che sogni è il paradiso di opportunisti, corrotti e cacciatori di rendite parassitarie!
Papa Francesco: no, io penso alla politica che dovrebbe seguire una società illuminata. Indico la direzione quand’anche la perfezione fosse irraggiungibile.
James Buchanan: ma allora il regime che cerchi è quello del capitalismo selvaggio!
Papa Francesco: assurdo! Io combatto proprio quello, la ritengo  una società che acuisce i divari anziché colmarli.
James Buchanan: e perchè mai? I ricchi illuminati della tua società illuminata darebbero quel che devono dare ai poveri illuminati.
In quinto luogo, c’è l’argomento costruttivo: esiste comunque un’alternativa al dovere obbligatorio di aiutare gli sfortunati. I cattolici parlano di doveri supererogatori: adempierli ci fa meritare un plauso ma non adempierli non ci condanna. Ecco, la morale laica potrebbe prendere in prestito questo concetto. E’ la teoria del “just desert”: anche se non merito cio’ che possiedo ho diritto a tenermelo e un dovere supererogatorio a condividerlo con chi ritengo più sfortunato di me.
dice
Due libri che rispondono diversamente al quesito iniziale:
1) John Rawls: A theory of justice.
2) Robert Nozick: Anarchy, state and utopia.
P.S. Un altro problema per chi vuole combatter la lotteria dei talenti è che a quanto pare nulla è meritato. prendiamo due casi:
Kasey is born into a wealthy family and as a result of that and her slightly above-average intelligence she attends a good college and secures a good job. For Rawls, Kasey doesn’t deserve her earnings because they result from undeserved assets. Society should allow her to keep just those earnings that maximize the position of the worst-off (through incentives, etc.)... Now consider Akbar. Akbar is born in a slum of Mumbai, India. His family is very poor, but Akbar, blessed with high intelligence and a remarkable business sense, slowly and through many sacrifices succeeds in improving himself, getting a high school education, and even supporting his family with earnings in the informal economy of the slum. Courageously, he boards a ship bound for New York. Once in the United States, he takes computer science classes at a community college, where he displays an unusual talent for things digital. A couple of years later, Akbar and two friends found an instantly-successful digital company. Akbar is now a rich man... Rawls is committed to saying that Akbar does not deserve any of this. His case is indistinguishable from Kasey’s, because Akbar’s present holdings, like Kasey’s, result from the exercise of undeserved inborn traits, namely intelligence, business sense, and entrepreneurship...
Ebbene, una teoria che non distingue tra Kasey e Akbar è una teoria sbagliata, e le teorie à la Rawls non sembrano proprio in grado di distinguere.

POST FACEBOOK DEFINITIVO

ABOLIAMO LA FORTUNA!
E' l'urlo di battaglia dell'egalitarista. Qui di seguito cerco di farlo ragionare.
Dunque, l'esito degli affari umani dipende da merito e fortuna, alcuni enfatizzano la prima componente, altri la seconda. Concentrarsi sul merito giova alla produttività sociale, esaltare la fortuna minimizza i costi psichici legati allo stress da ricerca di status. Nelle società povere e desiderose di arricchirsi ci si orienta di solito sul primo atteggiamento, in quelle ricche e satolle sul secondo. Noi siamo in fase di transizione.
La mia idea chiave è questa: non penso che fortuna e merito siano fenomeni così differenti come si crede, penso invece che siano parole diverse per guardare allo stesso fenomeno. Non c'è una radicale differenza nel valutare la realtà ma c'è una differenza etica di fondo che divide i due schieramenti, molto più semplicemente chi esalta il merito potrebbe anche formulare diversamente la sua opzione sostenendo che i "fortunati" non sono dei colpevoli da punire. Ok? Il fortunato, quand'anche non abbia dei meriti, mantiene dei diritti. Vale infatti la pena di sottolineare che chi vuole "abolire la fortuna" lo puo' fare solo "condannando e punendo" i fortunati, anche se costoro non hanno commesso nessuna ingiustizia manifesta impossessandosi della ricchezza che detengono.
Voglio dire ancora una cosa sull'indistinguibilità di merito e fortuna, e per farlo sceglierò la feconda metafora sportiva. Domanda: Carl Lewis ha meritato le sue medaglie d'oro o avrebbe dovuto condividerle con gli altri partecipanti alle gare? Ovviamente le ha "meritate", anche se il suo talento e la sua perseveranza sono state per lui una "fortuna" caduta dal cielo. Penso che anche il secondo classificato, il terzo e tutti gli altri atleti che hanno partecipato con lui alle gare non abbiano nulla da obbiettare, e nessuno di loro soffra di particolari stress da status. Ecco, lo sport è un esempio mirabile di come sia possibile prendere due piccioni con una fava: il rispetto per il perdente non ha bisogno di essere acquistato colpevolizzando il vincitore! Sarebbe assurdo chiedere a Carl Lewis di restituire le sue medaglie olimpiche per il fatto che Madre Natura lo abbia beneficiato, così come dovrebbe suonarci assurdo il progetto "aboliamo la fortuna!".
Puoi pensare che tutti meritino una vita dignitosa e anche pensare che alcune persone meritano più di altri. Costruire una meritocrazia non punitiva non è affatto semplice, ma è un progetto in grado di arricchire la società mantenendo bassi i costi psichici dei perdenti. D'altronde, in una società pluralista, esistono tanti agoni tra cui scegliere quello che ci è più congegnale.
Vorrei aggiungere ancora una cosa: noi siamo nati per lo stress, il che rende questo "nemico" molto meno letale di quanto si creda. Abbiamo la fortuna di tollerare bene la diseguaglianza poiché questa condizione appartiene alla nostra natura di grandi scimmie. E' abbastanza naturale ritenere che se qualcosa ci è connaturata non potrà mai produrre costi psichici troppo elevati, abbiamo sviluppato robusti anti-corpi. Il progetto "aboliamo la fortuna" è una rivoluzione che crea devastazione intorno a noi senza portare a casa nulla di rilevante.

venerdì 6 marzo 2015

Just desert, merito e lotteria dei talenti - Nozick contro Rawls

  •  Contro la lotteria: l'argomento della schiavitù. Secondo Rawls noi partecipiamo ad una lotteria dei talenti, la nostra posizione nel mondo è da attribuire ad un evento fortunato. Secondo Nozick questa posizione è rischiosa: se non riconosciamo l' esistenza di un merito, e quindi di un libero arbitrio, il nostro corpo e il nostro talento è di tutti e non avrebbe senso opporsi alla schiavitù, almeno quando ha scopi egalitari, ma la schiavitù ripugna alla nostra ragione. Non resta allora che ripiegare su una teoria della giusta ricompensa la quale distingue tra lotteria dei talenti, merito e giusta ricompensa. La nostra posizione nel mondo dipende da fortuna e merito, il principio del just desert (il male non implica ingiustizia, il merito è indistinguibile dalla fortuna e quindi il fortunato non va punito come un colpevole) ci garantisce così una condanna della schiavitù: noi non sappiamo come si mescolano merito e fortuna ma sappiamo che accettare il mix è corretto. Il just desert è sostenibile solo se: 1) il merito, e quindi il libero arbitrio, esiste e 2) gli effetti di merito e fortuna si mescolano inestricabilmente. Il mix inestricabile si fonda su tre considerazioni: 1) io posso allenare la mia volontà ma da dove deriva la volontà di allenare, e via così in un regresso infinito 2) fino a che punto il carattere di una persona coincide con quella persona e fino a che punto invece "appartiene" a quella persona? Io sono brillante o possiedo una brillantezza? 3) fino a che punto i tratti che eredito dipendono da scelte dei miei antenati? Una cosa è certa: senza libero arbitrio la teoria della giusta ricompensa non sarebbe plausibile

Landsburg pone invece due critiche a Rawls:
  • perché nel suo contratto non tiene conto delle istituzioni: con istituzioni imperfette il contenuto realizzato del contratto cambierebbe: chi agisce dietro il velo d'ignoranza dovrebbe conoscere questo elemento distorsivo e soppesarlo nelle sue scelte;
  • perché nel suo contratto non tiene conto di altre diseguaglianze: così come giustifica il furto (per ridistribuire la ricchezza da chi la produce a chi non la produce) potrebbe giustificare lo stupro (per ridistribuire il godimento dai fortunati che ne hanno in abbondanza ai brutti che non se lo possono permettere). Ma una cosa del genere ci ripugna. Perché? Evidentemente sentiamo lesa la ns dignità, ovvero: sentiamo che il nostro talento è nostro e solo nostro, così come il nostro fascino e la nostra bellezza.
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La formula anti-Rawls: If taxes were for sex instead of money, would you call it rape? If so, why aren't taxes theft?

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Quando Bolt vince le Olimpiadi e becca la medaglia d'oro tutti noi che guardiamo la TV pensiamo che se la sia davvero meritata. Sappiamo quanto conti il talento nel suo successo, eppure non riusciamo a declassarlo come uno dalla fortuna sfacciata, ci sembra assurdo anche il farlo partire due metri indietro. Tuttavia, quando un filosofo politico come Rawls imposta tutto il suo sistema sulla "lotteria dei talenti" fa proprio quello che a noi sembra abbastanza assurdo. Perché una simile distanza tra il senso comune e un raffinato filosofo. Una risposta possibile: Rawls privilegia una concezione platonica dell'anima, il senso comune una concezione aristotelica. Il senso comune giudica le storie di fantasmi una fantasia (non possono esistere anime indipendenti dai corpi) ma giudica il libero arbitrio qualcosa di ragionevole (l'anima esiste). Ora, per Platone le anime esistono a prescindere da qualsiasi forma assumano, di conseguenza la forma assunta diventa un'accidente (un colpo di fortuna o sfortuna). Poiché il talento innato è una delle forme assunte dall'anima di Bolt, è normale considerarlo un privilegiato dalla fortuna che non ha meriti (o li ha depotenziati). Aristotele sponsoirizza invece la posizione immanentista: l'anima non esiste a prescindere dalla realtà ma emerge da essa identificandosi con la forma originaria del soggetto. Con una simile premessa il talento innato di Bolt è Bolt, equivale a Bolt, si identifica essenzialmente con Bolt, non è un accidente. In questo caso è assurdo dire che Bolt è fortunato per il semplice fatto che è metafisicamente inconcepibile l'alternativa di un Bolt sfortunato, se proprio non vogliamo considerare la sua vittoria alle olimpiadi un frutto genuino del merito, chiamiamola "giusta ricompensa" (just desert): non ruba nulla chi si limita ad essere cio' che è, ruba chi si prende cio' che non ha.. Conclusione: la visione aristotelica dell'anima - e quindi il buon senso - rende filosoficamente inconcepibile la filosofia politica di Rawls


giovedì 30 gennaio 2014

L' inconcepibile giustizia di Rawls

Secondo Rawls la società è giusta solo se la decidiamo insieme. Ok, ma come?

Votando?

No, Rawls non è un giacobino. E poi in quel periodo Arrow dimostrava che la scelta democratica è incoerente come metodo di scelta collettiva.. Dobbiamo piuttosto fare appello alla nostra ragione.

In che modo?

Un individuo razionale posto dietro un velo d' ignoranza saprà distinguere tra - x esempio -20 società quella più giusta.

Ammettiamo che ogni società abbia 100 membri. Ogni società avrà un membro che sta peggio di tutti, chiamiamolo Giovannino. Esisteranno G1 G2... G100.

L' uomo razionale sceglie come giusta la società con il Giovannino che a confronto con gli altri Giovannini sta meglio.

E se esistono più Giovannini che sono in queste condizioni? Allora - tra loro - sceglierà quello che appartiene alla società in cui gli individui sono più liberi.

Ok, ma cosa significa decidere dietro un velo d' ignoranza? Semplice, significa che scelgo sapendo che per ogni società realizzata ho una prob. di 1/100 di incarnarmi in Giovannino. Insomma, chi sarò nella vita reale lo decideranno i dadi (ovvero la lotteria dei talenti). E' in qs condizioni che sceglie il decisore rawlsiano.

Qui sta il punto debole della teoria: il velo d' ignoranza per me è inconcepibile e l' esperimento mentale di Rawls impraticabile. Come posso immaginarmi allo stesso tempo  cosciente, razionale e completamente determinato dai dadi? La teoria ha un problema metafisico.

Tutti noi pensiamo che la medaglia d' oro spetti al primo arrivato. Perchè? Perchè non concepiamo che tutto dipenda dalla lotteria dei talenti. Se fosse così la medaglia d' oro andrebbe condivisa tra tutti perché tutti ne meritano un pezzettino.

Perché la teoria di Rawls funzioni noi dobbiamo riuscire a concepirci come completamente determinati dai dadi. Io devo concepirmi senza alcuna possibilità di influire sulle mie prob. d' incarnazione. 1\100 sono e 1\100 resteranno.

Per chi crede nel libero arbitrio, per chi pensa che la libertà sia costitutiva dell' individuo, cio' è impossibile.

Rawls approdare necessariamente - non dico al determinismo - a forme di "compatibilismo": io posso fare cio' che desidero ma cio' che desidero mi è imposto comunque dall' esterno. Chi non è disposto a seguirlo su questo terreno, ovvero i difensori del libero arbitrio, non puo' nemmeno seguirlo nel suo geniale esperimento mentale: il decisore che ci chiede di immaginare non è astratto, è metafisicamente inconcepibile.

L' alternativa migliore a Rawls consiste nel seguire il senso comune. Il senso comune ci conduce al libero arbitrio e il libero arbitrio al merito e al giusto compenso (ognuno riceva per quello che dà). E' chiaro a tutti che qui siamo su una via completamente diversa.

Si potrebbe obiettare che l' esperimento mentale è solo un espediente retorico per descrivere la società giusta.

Non penso, in quel caso si tratterebbe di un' indicazione apodittica. Con l' esperimento si vuole anche presentare una giustificazione razionale. La società giusta è giusta perché prescelta da decisori razionali.

***
Landsburg pone due critiche ficcanti a Rawls:
  • perché nel suo contratto non tiene conto delle istituzioni: con istituzioni imperfette il contenuto del contratto cambierebbe;
  • perché nel suo contratto non tiene conto di altre diseguaglianze: così come giustifica il furto (per ridistribuire la ricchezza da chi la produce a chi non la produce) potrebbe giustificare lo stupro (per ridistribuire il godimento dai fortunati che ne hanno in abbondanza ai brutti che non se lo possono permettere). Ma una cosa del genere ci ripugna. Perché? Evidentemente sentiamo lesa la ns dignità, ovvero: sentiamo che il nostro talento è nostro e solo nostro, così come il nostro fascino e la nostra bellezza.


lunedì 13 dicembre 2010

Sei idee di giustizia

Sono quelle in campo oggi. Innanzitutto un elenchino il più scheletrico possibile.

1. Soggettivismo.

Proprietà e contratti distribuiscono in modo equo le risorse.

Pro: chiarezza.

Contro: compatibilità con forti disuguaglianze sociali.

2. Just Desert.Aggiungere a quanto sopra una quota di tassazione per compensare esternalità e la realizzazione dei beni pubblici.

Pro: realismo.

Contro: oltre alle diseguaglianze, resta pur sempre l' arbitrarietà nel giudicare cosa sia "bene pubblico".

3. Utilitarismo.Massimizzare l' utilità sociale.

Pro: neutralismo ideologico.

Contro: arbitrarietà su tutti i fronti.

4. Pari opportunità.
Eliminare l' elemento "fortuna" nel redistribuire le risorse.

Pro: meritocrazia.

Contro: autocontradditorietà.

5. Minmax.Parliamo qui della la società teorica prescelta da coloro che esercitano la propria opzione dietro un velo d' ignoranza (ovvero senza sapere in quale cittadino s' incarneranno all' atto pratico). Si presume infatti che verrà scelta la Società che tutela al meglio il cittadino nelle condizioni peggiori.

Pro: s' inserisce nel glorioso solco dell' contrattualismo.

Contro: è astratta e presuppone criteri di scelta inverosimili.

6. Egalitarismo.Puntare sull' eguaglianza tra i cittadini.

Pro: espelle il risentimento sociale.

Contro: diffonde inefficienza.

***

Uno
e Due sono teorie che potremmo chiamare di Destra; Quattro, Cinque e Sei sono teorie più o meno di Sinistra.

Tre è una teoria ideologicamente neutrale ma questo non è un pregio bensì un difetto: essendo arbitraria ognuno puo tirarla per la giacchetta trascinandola nel suo campo ideologico.

***Poichè non cado dal cielo ma professo una mia ideologia di destra, mi sento autorizzato ad una microdifesa della mia parte, nonchè ad una micro-critica di quella avversa. Mi sia allora consentito.

1.

Si dirà: e la vita comunitaria con tutti i beni che necessita?

Risposta possibile: proprio perchè una vita comunitaria è essenziale diverrà essenziale coltivare una propria moralità.

Ci sarà un incentivo concreto ad essere generosi e solo le società composte da individui moralmente temprati avranno chances di sopravvivere.

Delegare i nostri compiti ad uno Stato Etico è invece la premessa per la desertificazione del cuore.

2.

Se Tizio inquina è giusto che paghi una tassa per compensare l' inquinato. E meglio se di mezzo non ci siano Intermediari avidi: tassazione e crediti d' imposta automatici faranno il grosso del lavoro.

Se c' è da costruire una strada sarebbe meglio che qualcuno coordinasse i lavori, ok: il che non significa finanziarla, a quello pensano i pedaggi. Il che non significa costruirla, a quello pensano le imprese di costruzione. Il che non significa gestirla, a quello pensano le imprese di gestione.

3.
Innanzitutto richiede un confronto interpersonale tra "felicità", il che è sempre arbitrario, nonchè odioso.

Pensate solo agli esiti paradossali: un povero prodigo dovrebbe trasferire le sue scarse ricchezze verso un ricco avaro. E' il secondo infatti a desiderae di più la ricchezza materiale.

Poi è una teoria lontana dalla senso etico comune, e non c' è bisogno di introdurre l' esperimento mentale del Trolley per capirlo. Basterebbe evocare l' avversione generale contro una tassa sull' "altezza" dei contribuenti, ovvero una tassa elaborata sulla base dei principi utilitaristici.

Recentemente, in una replica di Uomini e Profeti su Radio Tre, ho ascoltato Sergio Quinzio il quale sosteneva che i peccati più gravi sono quelli omissivi. Motivo? Poichè sono i meno sentiti sono anche quelli da punire più duramente. Assurdo! - diciamo noi tutti in un coro spontaneo -, eppure in questo caso il mistico Quinzio applica a sorpresa (e senza volerlo) una logica utilitaristica.

4.Si puo' liquidare questa posizione con un esperimento mentale: cerchiamo di concepire una società giusta, una società in cui tutti partano alla pari.

Nel corso della vita sociale ciascuno dei partecipanti sarà compensato secondo il proprio merito (outcomes).

Si puo' facilmente prevedere che gran parte di questo compenso verrà investito per facilitare la vita ai figli fornendo loro un piedistallo di partenza privilegiato, è questo che spesso un uomo deidera sopra ogni cosa. D' altronde, cosa esiste di più prezioso che un figlio?

Ma chi sostiene 4 non puo' sopportare un simile uso delle risorse, d' altro canto non puo' nemmeno impedirlo se vuole essere rispettoso del "merito".

Morale: non essendoci soluzione a questa impasse, dobbiamo concludere necessariamente che 4 è una teoria contraddittoria.

5.Nessuno di noi sceglie sulla base del criterio "Minmax", perchè dovremmo dunque affidarci a lui per la scelta più importante?

Questa inverosimiglianza fa passare in secondo piano l' astrattezza irriducibile della teoria proposta da John Rawls.

6.
Mi sembra inutile spendere parole in merito. Ha già parlato la storia.

***

Conclusione: la Destra - se proprio vogliamo utilizzare un vecchio gergo - in questa fase storica mi sembra intellettualmente dominante. La Sinistra, per contro, offrendo soluzioni più astratte ed arbitrarie, è più attrezzata ad attrarre l' interesse dell' intellettuale accademico, costui si muove al meglio in questo elemento potendo liberare il proprio ingegno senza troppi vincoli.

La desert theory nella formulazione di Mankiw: http://www.economics.harvard.edu/faculty/mankiw/files/Spreading%20the%20Wealth%20Around.pdf

Una critica alla desert theory sulla base del Shapley value: http://theoryclass.files.wordpress.com/2010/12/just-deserts.pdf

P.S. il Shapley value neutralizza la fortuna e puo' essere una variante di 4: il compenso è calcolato in base alla media delle utilità marginali calcolate permutando i "destini" dei protagonisti penalizzando chi ha il solo merito di essere al posto giusto nel momento giusto. Tutto cio' giustificherebbe un' imposta progressiva. Contro: vedi la teoria dell' imprenditore di Kirtzner.