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sabato 5 novembre 2016

Sul castigo divino

Dai microfoni di Radio Maria, Padre Giovanni Cavalcoli ha affermato che i recenti terremoti siano un castigo divino. Questo almeno secondo il mainstream dei giornali, poi, per farsi un’idea, è bene sentire anche la campana di Giuliano Guzzo. Ad ogni modo, per non saper né leggere né scrivere, il Vaticano tacita il “provocatore” in nome dell’amore e della misericordia divina.
Lasciamo perdere la vicenda cronachistica, mi chiedo se il concetto di “castigo divino” abbia ancora diritto di cittadinanza nella teologia cattolica.
L’obiezione all’idea di castigo divino ha un certo peso: se i cattivi sono puniti con l’inferno (un male eterno) perché mai infierire punendoli anche sulla terra? Sarebbe come accoltellare un cadavere, un gesto insensato, e Dio non compie gesti insensati.
Ma qui compare una contro-obiezione altrettanto fondata: anche i buoni sono premiati con il paradiso (un bene eterno), perché allora rispondere alle loro suppliche mitigando il male che sopportano sulla terra? Eppure Dio a volte interviene miracolosamente in loro aiuto. 
Per districare la matassa meglio allargare gli orizzonti: il “castigo divino” è un male prodotto da Dio e quindi, per valutare se sia giustificato o meno, è bene ripassarsi la teodiceaQui c’è n’è una per me accettabile.
Riassumendo le tesi di cui al link, almeno nella parte che ci tocca: il male nel mondo si giustifica in quanto connesso alla libertà umana.
Da un lato la libertà di scelta puo’ indurci a comportamenti malvagi, dall’altro dal male puo’ venire il bene: dal terremoto possono nascere gesti coraggiosi, per esempio.
Tutto parte dal fatto che risulta terribilmente difficile per Dio giudicare l’uomo in vista della grazia  poiché si tratta di un essere “radicalmente libero” e quindi imprevedibile, al punto da limitare l’onniscienza divina. Occorre allora sottoporlo a dei test che comportano anche la presenza del male (per esempio dei terremoti). Vista la posta in palio, si ritiene che il gioco valga la candela.
Il “gioco” dei test di cui si parla, per il cattolico, è la nostra vita, mica robetta.
In questo senso il concetto di castigo divino non si connette bene con la teodicea: il male avrebbe infatti una funzione diversa dal “castigare” e l’obiezione di cui sopra al “castigo divino” mantiene pieno valore.
A questo punto resterebbe in piedi la contro-obiezione: la risposta divina alle preghiere petitorie non è che una pratica simmetrica al castigo divino, perché dovrebbe avere senso la prima se non ha senso il secondo?
Andiamo per gradi, vediamo dapprima il possibile senso della preghiera petitoria.
L’uomo a volte invoca Dio affinché mitighi la sua sofferenza, ma, si puo’ pensare, un Dio onnisciente ha già programmato il mondo in modo perfetto, una simile preghiera appare assurda e non degna di un essere razionale come l’uomo poiché comporta un intervento divino teso a turbare la perfezione del creato.
In realtà, abbiamo già visto come l’onniscienza divina sia limitata dall’imprevedibilità umana, ma se così è allora il mondo non è perfettamente calcolabile a priori, se così è l’intervento divino nella storia è giustificato anche dalla ragione.
In questo senso Dio puo’ accorgersi quanto una certa sofferenza specifica sia eccessiva e diminuire il male sulla terra attraverso un intervento miracoloso. Ecco perché la preghiera petitoria non sarebbe insensata.
A questo punto diventa cruciale segnalare l’asimmetria negli interventi divini, infatti: ha senso diminuire il male nella storia se si riscontra che ce n’è in eccesso ma – per un Dio d’amore – non ha mai senso diminuire il bene, poiché il bene non è mai in eccesso per definizione!
Ora, cos’è il castigo divino se non un intervento che diminuisce il bene di alcuni uomini sulla terra? In quanto tale ha poco senso poiché costoro, se colpevoli, sono già destinati all’inferno, ovvero al male eterno.

sabato 22 ottobre 2016

Il problema del male

Eccolo a voi in tutta la sua impertinenza:
… vivendo in questo mondo, c’ imbattiamo di continuo in ogni sorta di male. Se ci fosse veramente un Dio quale lo descrivono i suoi devoti (un Dio buono e di infinito amore), vi pare che dovremmo fronteggiare una realtà tanto orrenda?… se ne ricava che il Dio di cui ci parlano i devoti è un essere immaginario…
Per il credente che vuole giustificare la sua fede non è un problema da poco.
Forse la cosa migliore da fare è chiedere soccorso a Peter Van Inwagen, il filosofo contemporaneo che più di altri lo ha affrontato di petto.
Secondo PVI l’ argomento del male portato dall’ ateo è “fallimentare”, ovvero, non supera un test base:
… il test consiste nell’ ottenere l’ assenso di una platea neutrale e ragionevole disposta ad ascoltare sia l’ esposizione ideale dell’ argomento da parte di un “ateo ideale”, sia la “replica ideale” da parte di un credente… se – concesso un tempo ragionevole – l’ ateo non è in grado di convincere la platea neutrale, allora il suo argomento “fallisce”…
Il dono della libertà che Dio fa all’ Uomo, secondo PVI, giustifica la presenza del male nel mondo. Vediamo come.
Dio concede all’ uomo la possibilità di “scatenare i demoni” più terribili. Qualora costui decida liberamente di farlo, quel che succede dopo è facilmente intuibile.
Evidentemente Dio dà un valore maggiore alla libertà rispetto al rischio del male che si puo’ produrre esercitandola. Un rischio che è poi una quasi-certezza.
Insomma, la libertà di Mao vale la vita delle persone che ha sterminato (50m). Lo stesso dicasi per Stalin (20m) o per Hitler (12m). Vi pare cosa da poco?
In questo senso Dio è un libertario, e per chi ritiene tale posizione libertaria tutt’ altro che assurda, il Dio dei credenti è un essere dal comportamento tutto sommato ragionevole.
L’ Ateo obietta: e l’ Onnipotenza di Dio? Se Dio fosse davvero Onnipotente avrebbe comunque il controllo di quel che succede potendo limitare i danni senza conculcare le libertà.
In effetti, una tradizione filosofica illustre – Hobbes, Hume, Mill – ha professato il “compatibilismo”, ovvero il fatto che libero arbitrio e determinismo fossero compatibili.
Oggi gran parte dei filosofi scientisti è “compatibilista”, in questo modo riescono ad accordare scienza e libertà. Ma anche molti teologi, soprattutto nel medioevo, hanno professato il compatibilismo, in modo da accordare libero arbitrio e onnipotenza divina.
Il “compatibilista” sostiene che noi siamo liberi perché facciamo quel che vogliamo”, tuttavia “non possiamo volere quel che vogliamo”, ovvero, quel che desideriamo non è determinato dalla nostra volontà ma da una forza esterna.
Chiunque comprende che se la libertà fosse davvero quella descritta dai “compatibilisti”, l’ argomento del male sarebbe vincente poiché Dio avrebbe il potere di donare all’ uomo la libertà evitando al contempo tutti i mali a cui assistiamo. Sarebbe un Dio sommamente crudele quello che si astenesse dal porre un freno pur potendolo fare.
… un creatore che volesse che io scelga X anziché Y non dovrebbe far altro che “impiantare” nella mia volontà il desiderio di X e farmi agire poi liberamente…
Al credente che intende giustificare il male, a questo punto non resta che l’ opzione libertaria, ovvero la posizione che nega il compatibilismo. Non a caso PVI è un filosofo specializzato nella difesa della posizione libertaria, ovvero nella difesa dell’ “incompatibilismo”. Tutti i suoi maggiori lavori sono su quell’ argomento.
Per fortuna del credente che non vuole cedere all’argomento del male, il “compatibilismo” sembra una teoria molto debole:
… considerate gli strati sociali più umili della società immaginata in “Brave New World”, X e Y. Questa povera gente ha il cervello controllato dai dominatori Alfa. Tutto cio’ che X e Y desiderano è fare cio’ che gli Alfa chiedono loro e questo perché la loro mente è controllata dai dominatori che sono così in grado di produrre un esercito di “schiavi volontari”.  Sinceramente è difficile pensare a individui che rappresentino meglio la mancanza di libero arbitrio, eppure, secondo il compatibilista, X e Y rispondono alla descrizione dell’ uomo perfettamente libero... non ho una teoria vera e propria della libertà ma sono certo che in virtù di conseguenze controintuitive come questa la teoria compatibilista sia sbagliata…
Se la teoria compatibilista è errata, cio’ comporta almeno due conseguenze: 1. l’ argomento della libertà giustifica la presenza del male e 2. la teologia dell’ onnipotenza divina va precisata se non rivista.
Per quanto riguarda il secondo punto, risulta evidente che Dio, donando la libertà all’ uomo, rinuncia a parte della sua proverbiale potenza.
L’ ateo, a questo punto, potrebbe insistere: anche qualora il tuo Dio sia “depotenziato”, un essere onnisciente avrebbe comunque l’ opportunità di evitare molto del male che ci affligge.
In effetti, un essere onnisciente sa esattamente come reagirà un uomo libero in certe circostanze, e molti teologi (domenicani, gesuiti, tomisti e anche Alvin Plantinga) non intendono rinunciare alla perfetta onniscienza di Dio.
… supponiamo che se avesse tuonato nell’ esatto momento in cui Eva meditava la sua decisione sulla mela, la nostra antenata, distratta, avrebbe liberamente rinunciato a coglierla… Ebbene, a un Dio onnisciente basterebbe organizzare il contesto in modo tale da evitare la catastrofe senza ledere la libertà di scelta degli uomini…
PVI non vede davvero come un credente possa rispondere a questa obiezione mantenendo fermo l’ attributo dell’ onniscienza divina.
Secondo lui anche onniscienza e libertà sono incompatibili.
Meglio allora rinunciare ai tremendi sforzi fatti dalla teologia per mettere d’ accordo i due concetti, dobbiamo invece trattare l’ onniscienza proprio come abbiamo trattato l’ onnipotenza:
… Dio puo’ fare tutto il fattibile ma non puo’ fare cio’ che non si puo’ fare (per esempio per ragioni logiche), allo stesso modo Dio conosce tutto il conoscibile ma in un uomo libero albergherà sempre un residuo di mistero inconoscibile in virtù della natura stessa della sua libertà…
***
E la platea agnostica? A chi conferirà la palma della ragione? Ricordiamoci sempre che è l’ ateo a dover provare qualcosa. Riassumiamo:
… l’ ateo sfodera l’ argomento del male per convertire all’ ateismo una platea agnostica ma il credente risponde con l’ argomento della libertà… l’ ateo confuta l’ argomento della libertà postulando una teoria compatibilista, il credente sostiene che una teoria libertaria della libertà è più confacente al buon senso, tocca solo rivedere il concetto di Onnipotenza e di Onniscienza divina, una revisione che non implica però gravi inconvenienti… a questo punto sembrerebbe che il credente abbia più frecce al suo arco e che la platea di agnostici debba consegnargli la palma…
Secondo PVI l’ ateo dovrebbe concedere qualcosa all’ argomento della libertà e ripiegare su altre obiezioni, per esempio:
… ma perché il male è così sovrabbondante?… e perché esiste un male (es. terremoti) che sembra non aver nulla a che fare con la libertà umana?…
PVI non sembra impensierito dalla prima obiezione: noi possiamo immaginare una vita molto più malvagia rispetto a quella che ci è dato vivere.
Come puo’ l’ ateo dimostrare e concludere che sulla terra il male sia tanto sovrabbondante? Dovrebbe provarlo, ma la cosa sembra difficile e quindi l’ obiezione puo’ essere accantonata.
La seconda obiezione è più seria poiché l’ “argomento ristretto” della libertà non sembra in grado di giustificare i terremoti.
Per farlo occorre allora un “argomento esteso della libertà” (teoria del peccato originale) che PVI cerca di illustrare con la storia della creazione dell’ uomo riveduta e corretta secondo i dettami della scienza moderna:
… grazie ai processi di selezione naturale, un gruppo di primati nostri antenati formarono una ristretta comunità che arrivò a contare qualche centinaio o qualche migliaio di membri… nella pienezza dei tempi Dio intervenne miracolosamente su questa comunità donando la ragione ai suoi membri… la ragione implicò il linguaggio, il pensiero astratto e il libero arbitrio… questo dono si rivelò necessario poiché solo grazie alla libertà l’ uomo avrebbe potuto amare nel senso pieno del termine… Dio non solo donò la ragione, non solo fece di questi esseri cio’ che noi chiamiamo “uomo” ma li fece anche entrare in una sorta di unione mistica con lui… cio’ consentì ai nostri antenati di vivere insieme in armonia di perfetto amore reciproco: nessuno faceva del male all’ altro e grazie a poteri “preternaturali” erano in grado di proteggersi dalle bestie feroci, dalle malattie e da qualsiasi imprevedibile evento naturale… insomma, il loro mondo non conosceva il male… Eppure, in qualche modo che a noi resta misterioso, essi mostrarono un certo malcontento abusando della loro libertà e perdendo così questa breve condizione paradisiaca… le conseguenze furono orribili poiché la smarrita armonia li costrinse ad affrontare inermi i casuali eventi distruttivi della natura… come se non bastasse, pur mantenendo una sorta di razionalità, perdettero il pieno controllo sulle loro passioni (egoismo, invidia…), cominciando ad aggredirsi l’ uno con l’ altro con una certa frequenza… questa loro nuova natura si perpetuò attraverso i geni alle generazioni future giungendo fino a noi…
L’ “argomento esteso” formulato da PVI giustifica anche la presenza del “male naturale” in termini di abuso della libertà ma questa volta il protagonista è il nostro antenato, colpevole di aver rinunciato volontariamente a vivere in armonia con Dio per esplorare nuovi territori.
Ma la platea di agnostici potrà mai accettare la storia raccontata da PVI?
Possiamo solo prevedere che non ci saranno obiezioni scientifiche, visto che la storia è coerente con il racconto della scienza.
Ma potrebbero esservi obiezioni filosofiche.
Esempio: di fronte alla “caduta” un Dio immensamente buono si sarebbe chinato verso l’ uomo ripristinandolo nella sua armonia.
Non convince: se la caduta deriva da un abuso della libertà, il ripristino puo’ avvenire solo con un esercizio genuino della libertà. Siamo proprio in uno di quei casi in cui l’ onnipotenza divina è impotente.
PVI usa l’ analogia del malato: Giovanni è malato e puo’ guarire solo grazie a uno sforzo di volontà. Disponiamo di una medicina che allevia le pene ma, allo stesso tempo, disincentiva la volontà necessaria alla guarigione. Che fare? Somministriamo la medicina? E’ plausibile che un medico buono vi rinunci. E’ plausibile dunque che il Dio-buono esista e sia coerente con la realtà che viviamo.
Altra obiezione, altro esempio: è iniquo che il comportamento dei padri si ripercuota sulla sua progenie.
Non convince. Tutti i giorni noi accettiamo come equi inconvenienti del genere.
Se il padre perde in borsa, il figlio erediterà meno. Non trovo che cio’ sia particolarmente iniquo. Se il figlio eredita le predisposizioni genetiche del padre, nessuno trova niente di particolarmente iniquo in tutto cio’. Possiamo anche fare un caso estremo: se il padre commette un crimine andrà in carcere e cio’ avrà ripercussioni sui figli ma tutti noi riteniamo che la pena inflitta al padre (e quindi, indirettamente, al figlio) sia equa.
Altra obiezione, altro esempio: e la sofferenza delle bestie? Anche quello è un male e la “storiella” della creazione non sembra giustificarlo.
… scoppia casualmente un incendio nella foresta, Bambi si trova davanti un muro di fuoco e muore orribilmente. In questa morte il Male fa capolino, eppure la storiella non ci spiega perché visto che Bambi, la vittima, non ha ricevuto il dono della razionalità e quindi nemmeno ha potuto abusarne…
L’ obiezione deve essere accolta: né l’ argomento ristretto, né l’ argomento esteso hanno alcun potere giustificatorio in questo caso. La libertà dell’ uomo non spiega alcunché. PVI ripiega su altri argomenti che qui tralascio.
C’ è poi il caso del male specifico. Davanti al dolore di una mamma che perde suo figlio investito dall’ auto pirata, cosa dire?
Nulla, la “storiella” non ci dà argomenti per confezionare una risposta sensata, l’ obiezione deve essere accolta.
Possiamo anche speculare che quel male rientra in un ordine comprensibile ma non potremmo mai fornire una giustificazione specifica sul “perché è toccato proprio a te”. Abbiamo (liberamente) turbato l’ “armonia” e ora il male naturale colpisce a casaccio.
***
Detto questo, manca ancora qualcosa in tema di male naturale: la “valle di lacrime” in cui viviamo è davvero così perversa?
Ricapitoliamo: l’uomo è libero ma non infallibile, è naturale quindi che commetta degli errori, è anche naturale che i nostri progenitori abbiano commesso degli errori: sarebbe però una coincidenza straordinaria se i loro errori ci avrebbero precipitato nel mondo del male puro. Ma infatti il nostro mondo non è affatto il mondo del male puro.
In esso c’è qualcosa di ambiguo: dal male scaturisce il bene e dal bene il male. Su questo andrebbe detto qualcosa. Per una creatura libera e razionale -– anche se segnata dal peccato originale – questo è un mondo interessante in cui vivere, presto vedremo perché. Qui possiamo fare nostre le parole che usa Richard Swinburne per descrivere il nostro mondo:
… Its main role rather, I suggest, is to make it possible for humans to have the kind of choice which the free will defence extols, and to make available to humans specially worthwhile kinds of choice.
Un banco di prova ideale, insomma.
L'uomo libero è un mistero anche per l'onniscienza divina, il che rende necessario un test per esprimere su di lui un retto giudizio in vista della sua salvezza. 
Di fronte all’uomo che precipita Dio che fa? Potrebbe semplicemente chinarsi a raccoglierlo ma questa sarebbe una violazione della libertà adamitica. Segue allora altre vie. Ci fa vivere in un mondo governato da leggi naturali: la loro regolarità è implacabile, e quindi anche fonte di disgrazie, ma in compenso sono conoscibili, e quindi in buona parte il male naturale è neutralizzabile da una creatura razionale, ecco perché avevo parlato di “mondo interessante”:
 
… First, the operation of natural laws producing evils gives humans knowledge (if they choose to seek it) of how to bring about such evils themselves…
Ma perché non renderci edotti a minor prezzo? Il fatto è che la conoscenza inoculata nell’uomo senza uno sforzo da parte sua lo rende un pupazzo togliendoli la libertà:
…Natural processes alone give humans knowledge of the effects of their actions without inhibiting their freedom…
Un’altra funzione del male è quella di porre l’uomo di fronte a scelte significative:
… The other way in which natural evil operates to give humans their freedom is that it makes possible certain kinds of action towards it between which agents can choose. It increases the range of significant choice
Esempio:
… A particular natural evil, such as physical pain, gives to the sufferer a choice—whether to endure it with patience, or to bemoan his lot… I have then the opportunity to show gratitude for the sympathy; or to be so self-involved that I ignore it. If you are callous, I can choose whether to ignore this or to resent it for life…
Ma non basta il male morale come banco di prova? Proviamo a fare un esperimento mentale:
… But just imagine all the suffering of mind and body caused by disease, earthquake, and accident unpreventable by humans removed at a stroke from our society… Many of us would then have such an easy life that we simply would not have much opportunity to show courage
Riassumendo:
Natural evils give to us the knowledge to make a range of choices between good and evil, and the opportunity to perform actions of especially valuable kinds….
Swinburne affronta il problema del male sopportato dagli animali ammettendo le difficoltà senza abbandonarsi allo scetticismo di Inwagen: gli animali sono uomini depotenziati e per loro puo’ valere una versione depotenziate della medesima teodicea (l’animale è meno libero e soffre meno dell’uomo):
 
There is, however, no reason to suppose that animals have free will. So what about their suffering?… Animals had been suffering for a long time before humans appeared… while the higher animals, at any rate the vertebrates, suffer, it is most unlikely that they suffer nearly as much as humans do. Given that suffering depends directly on brain events (in turn caused by events in other parts of the body), then, since the lower animals do not suffer at all and humans suffer a lot, animals of intermediate complexity (it is reasonable to suppose) suffer only a moderate amount… That said, there is, I believe, available for animals parts of the theodicy which I have outlined above for humans. The good of animals, like that of humans, does not consist solely in thrills of pleasure. For animals, too, there are more worthwhile things, and in particular intentional actions, and among them serious significant intentional actions… Animals do not choose freely to do such actions, but the actions are nevertheless worthwhile. It is great that animals feed their young, not just themselves…
Nella versione di Swinburne possiamo intravedere anche una risposta al male specifico: si tratta di un male che ci mette alla prova. Non sappiamo esattamente chi è messo alla prova (la vittima?, il potenziale soccorritore?) ma sappiamo che da esso puo’ venire un bene.
Andrebbe ricordato che finora abbiamo ragionato senza introdurre l’ Inferno e il Paradiso ma chi non fosse convinto puo’ farlo: chi ha sofferto oltre il dovuto verrà compensato nell’al di là: 
While believing that God does provide at any rate for many humans such life after death, I have expounded a theodicy without relying on this assumption. But I can understand someone thinking that the assumption is needed, especially when we are considering the worst evils…
Dio ci ama ma la sua misericordia deve raccordarsi con la giustizia. Siccome l’uomo è caduto per effetto di un atto libero, è giusto che si salvi con un atto libero. La misericordia si espleta così in una grazia che richiede uno sforzo per essere riconosciuta e liberamente colta. In questa narrazione cristiana fatta di libertà e amore il male dovrebbe trovare un suo senso.

CONCLUSIONI PERSONALI
Mi pare manchi una domanda: perché se il mondo in cui viviamo costituisce anche un banco di prova per tutti noi, le prove in realtà sono ben diverse da persona a persona?
Qui azzardo una risposta provocatoria: perchè tutti noi siamo diversi e Dio – non conoscendoci fino in fondo a causa della nostra libertà – deve valutarci su terreni diversi. Come già visto più sopra l’onniscienza divina subisce un limite se posta di fronte ad una creatura libera come l’uomo.
Riassumendo:
  • il credente afferma che il male esiste come conseguenza del dono della libertà (Dio rinuncia alla sua onnipotenza)
  • l'ateo obbietta: ma Dio non poteva rimanere padrone delle cose senza rinunciare al dono della libertà? Ci sono le teorie compatibiliste che consentono di farlo.
  • credente: le teorie compatibiliste sono insoddisfacenti. L'unica teoria soddisfacente è quella libertaria (in cui Dio rinuncia alla sua onniscienza)
  • obiezione atea: ma c'è troppo male nel mondo!
  • credente: come fai a dirlo? è possibile credere che non sia affatto così.
  • ateo: c'è molto male che non sembra affatto derivare dalla nostra volontà, per esempio i terremoti.
  • credente: il corso dei nostri atti ha conseguenze imprevedibili. IMHO: se Dio non interviene per deviare tale corso è anche per non interferire con le leggi di natura consentendo così che si realizzi appieno nell'uomo un altro dono: quello della ragione e della conoscenza. D'altronde in casi estremi Dio interviene, come nel caso dei miracoli.
  • credente: gli eventi malvagi che non dipendono in alcun modo dalla libertà umana sono da interpretare come banco di prova ad hoc per saggiare al meglio le nostre qualità
  • obiezione dell'ateo: ma un dio misericordioso salva.
  • risposta: la libertà è troppo importante
  • obiezione: che risposta dare alla mamma che perde un figlio e dice perché a me?
  • credente: nessuna. Possiamo avere una teoria generale del male non una teoria specifica.
  • e perché le prove a cui siamo sottoposti variano da persona a persona? Perché tutti noi siamo diversi ed è giusto essere valutati sulla base di prove differenti.
malee

sabato 26 marzo 2016

Nel bel mezzo del Triduo

LA STORIA DA MEDITARE
Dio invia suo Figlio sulla terra per salvare l’ uomo, o almeno per recuperare quella possibilità di salvezza che sembrava perduta dopo l’errore di Adamo. 
In seguito a questa decisione, Gesù Cristo, l'unigenito Figlio di Dio, discese dal cielo facendosi uomo, si caricò i nostri peccati patendo un’ orribile morte sotto Ponzio Pilato con l’intento di riscattarci. Il terzo giorno risorse, poi ascese al cielo.
uova
LE 3 DOMANDE IMBARAZZANTI
  1. E’ giusto per un padre sacrificare suo figlio per salvare le sue creature?
  2. Perché l’uomo paga le colpe di Adamo? Le colpe dei padri non dovrebbero ricadere sui figli!
  3. Quando Adamo fu scacciato dal paradiso Terrestre il Signore già sapeva la miserrima fine che avrebbe fatto la stirpe del primo uomo. Perché tardò tanto a mandare cotanto Soccorso? Perché Gesù nacque proprio in quel tempo e in quel luogo?
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IPOTESI DI RISPOSTA ALLA PRIMA DOMANDA
Non scordiamo che il terzo giorno Gesù risorge dopodiché ascende al cielo, di conseguenza il sacrificio che il Padre chiede al Figlio non è un sacrificio totale, si viene comunque ripristinati.
Ebbene, detto questo dobbiamo ammettere che ci sono molti contesti in cui riteniamo giusto che un padre chieda al proprio figlio un sacrificio a beneficio di terzi bisognosi. Esempio: potrei chiedere a mia figlia, che ha altri programmi, di andare a far la spesa per il vicino malato. In talune circostanze una decisione del genere potrebbe essere apprezzabile sia dal punto di vista educativo che da quello caritativo.
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IPOTESI DI RISPOSTA ALLA SECONDA DOMANDA
Non è mai giusto che le colpe di un padre ricadano sui figli. Ma nel nostro caso non sono tanto le colpe a ricadere sui figli quanto le sciagurate conseguenze di una colpa. Il peccato originale puo’ essere visto come una nefasta conseguenza. In questo senso noi accettiamo che certi errori dei padri abbiano conseguenze negative anche sui figli. Esempio: se il padre commette un errore sul lavoro mancherà la promozione e lo scatto di stipendio. Probabilmente anche i figli soffriranno le conseguenze di una ricchezza familiare inferiore a quella che avrebbe potuto essere, ma noi non consideriamo tutto cio’ un’ingiustizia da sanare prontamente. 
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IPOTESI DI RISPOSTA ALLA TERZA DOMANDA
E’ la domanda più delicata e per dare a me stesso risposte soddisfacenti devo uscire da un’ortodossia che qui sento arrancare. Il problema proposto rientra in quello più generale sintetizzato nella domanda: perché un Dio onnisciente – ovvero in grado di conoscere tutto in anticipo - sente poi l’esigenza di intervenire nella storia (miracoli) modificandone il corso? Credo si debba ammettere che neanche Dio sia onnisciente davanti alla piccola ma radicale libertà che ha scelto lui stesso di donare all’uomo. A volte lo sorprendiamo e lui decide di reagire con un intervento prima non messo in conto. Esempio: una preghiera puo’ essere detta con una sincerità di cuore tale che spiazza persino il destinatario, il quale decide di alterare gli eventi sospendendo le leggi di natura da lui fissate in precedenza. Quindi che dire dell’avvento di Cristo? Forse Dio ha scorto una sofferenza sovrabbondante nella coscienza dei figli di Adamo, forse ha visto all’opera grandi uomini come Socrate, Aristotele, Virgilio e si è detto: l’uomo è grande, merita di più. E ha così mandato suo Figlio

mercoledì 23 marzo 2016

6 WHY GOD ALLOWS EVIL - Is There a God? by Richard Swinburne

6 WHY GOD ALLOWS EVIL -   Is There a God? by Richard Swinburne - malenaturalemalemorale libertàemale conoscenzaemale bancodiprovaemale limitareonnipotenzaeonniscienza sofferenzachenobilitanoieglialtri ossessionatidalmalefisico teodiceaanimale mondosenzamalemondopiatto
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Note: 6@@@@@@@@@@@@@@@@@ Edit
And yet animals and humans suffer (through natural processes of disease and accident), and they cause each other to suffer (we hurt and maim each other and cause each other to starve).Read more at location 1325
Note: SOFERENZA Edit
An omnipotent God could have prevented this evil, and surely a perfectly good and omnipotent God would have done so. So why is there this evil?Read more at location 1326
Note: PERCHÈ L ONNIPOTENZA NN SALVA? Edit
what good things would a generous and everlasting God give to human beings in the course of a short earthly life.Read more at location 1341
He will seek to give us great responsibility for ourselves, each other, and the world, and thus a share in his own creative activity of determining what sort of world it is to be.Read more at location 1343
Note: DIO CI DONA LA LIBERTÀ Edit
The problem is that God cannot give us these goods in full measure without allowing much evil on the way.Read more at location 1345
Note: IL PROBLEMA Edit
there are plenty of evils, positive bad states, which God could if he chose remove. I divide these into moral evils and natural evils.Read more at location 1350
Note: MALE ETICO E MALE NATURALE Edit
I understand by ‘natural evil’ all evil which is not deliberately produced by human beings and which is not allowed by human beings to occur as a result of their negligence.Read more at location 1351
Note: DISGRAZIA Edit
Moral EvilRead more at location 1359
Note: MALE MORALE Edit
The free-will defence claims that it is a great good that humans have a certain sort of free will which I shall call free and responsible choice, but that, if they do, then necessarily there will be the natural possibility of moral evil.Read more at location 1361
Note: TRADE OFF LIBERTÀ E MALE Edit
A God who gives humans such free will necessarily brings about the possibility, and puts outside his own control whether or not that evil occurs. It is not logically possible—that is, it would be self-contradictory to suppose—that God could give us such free will and yet ensure that we always use it in the right way.Read more at location 1364
Note: DIO CESSA DI CONTROLLARE. DIMINUISCE LA SUA ONNIPOTENZA Edit
Free and responsible choice is rather free will (of the kind discussed) to make significant choices between good and evil, which make a big difference to the agent, to others, and to the world.Read more at location 1369
A world in which agents can benefit each other but not do each other harm is one where they have only very limited responsibility for each other.Read more at location 1384
God would have reserved for himself the all-important choice of the kind of world it was to be, while simply allowing humans the minor choice of filling in the details. He would be like a father asking his elder son to look after the younger son, and adding that he would be watching the elder son’s every move and would intervene the moment the elder son did a thing wrong. The elder son might justly retort that, while he would be happy to share his father’s work, he could really do so only if he were left to make his own judgementsRead more at location 1388
Note: DIO NN È UN GENITORE CHE DÀ FINTE RESPONSABILITÀ. DIO TAGLIA I PONTI X FARE SUL SERIO Edit
A good God, like a good father, will delegate responsibility. In order to allow creatures a share in creation,Read more at location 1392
I can not only benefit my children, but harm them.Read more at location 1394
Note further and crucially that, if I suffer in consequence of your freely chosen bad action, that is not by any means pure loss for me. In a certain respect it is a good for me. My suffering would be pure loss for me if the only good thing in life was sensory pleasure, and the only bad thing sensory pain; and it is because the modern world tends to think in those terms that the problem of evil seems so acute.Read more at location 1409
Note: IL MALE NN È UNA XDITA PURA Edit
Recall the words of Christ, ‘it is more blessed to give than to receive’ (asRead more at location 1415
Note: DARE E RICEVERE Edit
Being allowed to suffer to make possible a great good is a privilege, even if the privilege is forced upon you. Those who are allowed to die for their country and thereby save their country from foreign oppression are privileged. Cultures less obsessed than our own by the evil of purely physical pain have always recognized that.Read more at location 1420
Note: IL SACRIFICIO (PER LA PATRIA x LA FAMIGLIA...) È UN OPPRTUNITÀ... SIAMO OSSESSIONATI DAL MALE FISICO. Edit
I am fortunate if the natural possibility of my suffering if you choose to hurt me is the vehicle which makes your choice really matter. My vulnerability, my openness to suffering (which necessarily involves my actually suffering if you make the wrong choice), means that you are not just like a pilot in a simulator, where it does not matter if mistakes are made.Read more at location 1434
Note: LA NS SOFFERENZA NOBILITA LE SCELTE ALTRUI Edit
So then God, without asking humans, has to choose for them between the kinds of world in which they can live—basically either a world in which there is very little opportunity for humans to benefit or harm each other, or a world in which there is considerable opportunity.Read more at location 1486
Note: DUE MONDI: CON O SENZA RESPONSABILITÀ. QUALE SCEGLIERE? Edit
There are clearly reasons for both choices. But it seems to me (just, on balance) that his choosing to create the world in which we have considerable opportunity to benefit or harm each other is to bring about a good at least as great as the evil which he thereby allows to occur.Read more at location 1488
Natural EvilRead more at location 1494
Note: MALE NATURALE Edit
Its main role rather, I suggest, is to make it possible for humans to have the kind of choice which the freewill defence extols, and to make available to humans specially worthwhile kinds of choice.Read more at location 1495
Note: GIUSTIFICAZIONE: CONSENTE DI MOSTRARE IL BUON USO DELLA LIBERTÀ Edit
First, the operation of natural laws producing evils gives humans knowledge (if they choose to seek it) of how to bring about such evils themselves.Read more at location 1498
Note: CONOSCERE X CONTRASTARE: DIO NN IMPEDISCE IL MALE SOSPENDENDO LE LEGGI NATURALI AL FINE DI NN OSTACOLARNE LA CONOSCENZA Edit
But could not God give us the requisite knowledge (of how to bring about good or evil) which we need in order to have free and responsible choice by a less costly means?Read more at location 1502
Note: PERCHÈ NN RENDRCI EDOTTI A MINOR PREZZO? Edit
That knowledge would greatly inhibit his freedom of choice, would make it very difficult for him to choose to do evil.Read more at location 1506
Note: LIBERTÀ MINATA Edit
Natural processes alone give humans knowledge of the effects of their actions without inhibiting their freedom,Read more at location 1510
The other way in which natural evil operates to give humans their freedom is that it makes possible certain kinds of action towards it between which agents can choose. It increases the range of significant choice.Read more at location 1511
Note: SECONDO MODO. PORCI DI FRONTE A SCELTE SIGNIFICATIVE Edit
A particular natural evil, such as physical pain, gives to the sufferer a choice—whether to endure it with patience, or to bemoan his lot.Read more at location 1513
Note: AVERE PAZIENZA O LAMENTARSI? Edit
I have then the opportunity to show gratitude for the sympathy;Read more at location 1519
If you are callous, I can choose whether to ignore this or to resent it for life.Read more at location 1519
It may, however, be suggested that adequate opportunity for these great good actions would be provided by the occurrence of moral evil without any need for suffering to be caused by natural processes. You can show courage when threatened by a gunman,Read more at location 1522
Note: MA NN BASTA IL MALE MORALE COME BANCO DI PROVA? Edit
But just imagine all the suffering of mind and body caused by disease, earthquake, and accident unpreventable by humans removed at a stroke from our society.Read more at location 1525
Note: UN MONDO SENZA MALE Edit
Many of us would then have such an easy life that we simply would not have much opportunity to show courageRead more at location 1527
Note: POCHI EROI Edit
God has the right to allow natural evils to occur (for the same reason as he has the right to allow moral evils to occur)—up to a limit.Read more at location 1529
Note: MA C È CMQ UN LIMITE A TUTTO Edit
Natural evils give to us the knowledge to make a range of choices between good and evil, and the opportunity to perform actions of especially valuable kinds.Read more at location 1532
Note: RIASSUNTO Edit
There is, however, no reason to suppose that animals have free will. So what about their suffering?Read more at location 1534
Note: E GLI ANIMALI? LORO NN HANNO FREE WILL Edit
Animals had been suffering for a long time before humans appearedRead more at location 1535
Note: SOFFRONO ANCHE LADDOVE NN C È L UOMO Edit
while the higher animals, at any rate the vertebrates, suffer, it is most unlikely that they suffer nearly as much as humans do. Given that suffering depends directly on brain events (in turn caused by events in other parts of the body), then, since the lower animals do not suffer at all and humans suffer a lot, animals of intermediate complexity (it is reasonable to suppose) suffer only a moderate amount.Read more at location 1536
Note: L ANIMALE SOFFRE POCO Edit
one does not need as powerful a theodicy as one does in respect of humans.Read more at location 1539
Note: NN SERVE UNA TEODICEA POTENTE Edit
That said, there is, I believe, available for animals parts of the theodicy which I have outlined above for humans. The good of animals, like that of humans, does not consist solely in thrills of pleasure. For animals, too, there are more worthwhile things, and in particular intentional actions, and among them serious significant intentional actions.Read more at location 1541
Note: UNA TEODICEA SIMILE A QUELLA UMANA MA DEPOTENZIATA Edit
Animals do not choose freely to do such actions, but the actions are nevertheless worthwhile. It is great that animals feed their young, not just themselves;Read more at location 1548
Suppose that you exist in another world before your birth in this one, and are given a choice as to the sort of life you are to have in this one.Read more at location 1556
You can have either a few minutes of very considerable pleasure, of the kind produced by some drug such as heroin, which you will experience by yourself and which will have no effects at all in the world (for example, no one else will know about it); or you can have a few minutes of considerable pain, such as the pain of childbirth, which will have (unknown to you at the time of pain) considerable good effects on others over a few years. You are told that, if you do not make the second choice, those others will never exist—and so you are under no moral obligation to make the second choice. But you seek to make the choice which will make your own life the best lifeRead more at location 1559
Note: DROGATO IN SOLITUDINE. IL PIACERE DI SOFFRIRE X GLI ALTRI Edit
You should choose the second alternative.Read more at location 1564
While believing that God does provide at any rate for many humans such life after death, I have expounded a theodicy without relying on this assumption.Read more at location 1571
Note: NN DIMENTICHIAMOCI MAI DEL PARADISO