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mercoledì 13 settembre 2017

Fenomenologia del “grammarnazi”

Fenomenologia del “grammarnazi”

Sarà capitato anche a voi di essere o di subire un “grammarnazi”, ovvero una persona particolarmente zelante nel far notare e correggere errori ortografici, grammaticali e di sintassi, pur quando non sembrano intaccare in alcun modo la comprensione del messaggio che ci si scambia.
Ovviamente, non mi interessa il “grammarnazi a scuola”, lì la regola grammaticale è la regola di un gioco che si sta giocando e il suo rispetto diventa imprescindibile, pena mandare tutto a monte.
A dir la verità non mi interessa nemmeno il caso di quando la solerzia del grammarnazi emerge nel corso di un’ infuocata diatriba: in casi come questi l’azione del grammarnazi ha l’unico scopo di offendere, ed è quindi giustificata nella misura in cui efficace.
La cosa interessante è proprio l’ “efficacia” della sua azione intimidatoria, ovvero il motivo per cui il grammarnazi ritiene di poter offendere accanendosi su apostrofi, accenti e congiuntivi all’apparenza irrilevanti.
Certo, un errore di scrittura potrebbe segnalare crassa ignoranza, qualcosa di cui vergognarsi, ma sta di fatto che il più delle volte segnala solo trascuratezza e testa nelle nuvole.
Ora, se a qualcuno fai notare una distrazione di solito non si offende, tanto più se l’ elemento trascurato si rileva del tutto inessenziale al fine ultimo, nel nostro caso la trasmissione di un significato.
All’apparenza ha poco senso colpevolizzare, ancora meno indicare al pubblico ludibrio. Eppure il grammarnazi – insieme al suo pubblico plaudente e alle sue vittime mortificate – sembra pensarla diversamente.
Ma perché questo istinto a segnalare errori sullo sfondo di un godimento proprio e di un’umiliazione altrui?
Inutile chiedere chiarimenti a lui, il più delle volte agisce in preda ad una trance poco compatibile con l’introspezione: è dominato da un istinto compulsivo.
Ebbene, a me interessa proprio questo istinto.
***
Nel mio tentativo di sbrogliare la matassa ho trovato illuminante il lavoro dello psicologo Mike Tomasello. Descrivo brevemente un suo tipico esperimento.
Un gruppo di bambini viene convocato in un teatro e sistemato nelle prime file, dietro siedono compunti i genitori.
Sul palco fa la sua comparsa un attore nelle vesti di “personaggio autorevole” vestito di tutto e in grado di destare fin da subito il rispetto e l’approvazione compiaciuta dei genitori.
Costui mostra di avere con sé uno strumento bizzarro, una specie di tavola di legno con una canalina incisa nel mezzo. La tavola viene retta con una mano, nell’altra stringe una spoletta con uno sperone oblungo che, ostentando impegno, viene infine con maestria infilato nella canalina è fatto scorrere enfatizzando l’elegante gesto che ne risulta.
Ai genitori viene chiesto di approvare e applaudire quanto vedono, seppure il tutto sia privo di un significato palese. I bambini si uniscono presto al plauso.
A questo punto il personaggio autorevole cede la scena e da dietro le quinte sbuca il trasandato pupazzo Max, ha con sé la medesima strumentazione che abbiamo visto prima, ma la usa in modo molto più goffo battendo la spoletta sulla tavola e producendo un rumore fastidioso. Nel silenzio imbarazzato dei genitori i bambini cominciano dapprima a ridere e poi a mostrare la loro ostilità beffarda con parole di scherno e disapprovazione per l’azione incongrua di Max.
Sì noti che sia il “personaggio autorevole” con i suoi gesti eleganti che il ridicolo pupazzo Max con il suo goffo modo di procedere in realtà compiono azioni che non hanno nessun significato decifrabile. Eppure, il primo riceve plauso ed ammirazione incondizionata mentre il secondo è osteggiato e schernito.
Possiamo ben dire che tutto il lavoro di laboratorio di Mike Tomasello è improntato su questa falsariga e giunge per una via o per l’altra alla medesima conclusione: i bambini intuiscono da chi apprendere “la regola”, la assimilano prontamente ma soprattutto sono disturbati e provano una certa sadica soddisfazione nel punire chi la viola o ha l’aria di farlo.
Vale la pena di notare come le regole siano apprese grazie all’opera di terzi mentre l’azione punitiva è dettata da un istinto primordiale e non necessita di alcun insegnamento. In altri termini: i bambini sono dei conformisti naturali.
Ma perché dinamiche di questo genere? Nell’ambito della psicologia evoluzionistica la risposta che viene data riscuote ormai una vasta approvazione: si ritiene che la principale abilità umana consista nel costituire gruppi sociali estesi ben coordinati grazie all’istituzione di regole sociali che diventano via via talmente sofisticate da costituire una vera e propria cultura.
L’uomo non si limita a produrre cultura ma la cumula e la trasmette alle generazioni successive  in modo estremamente efficace (altrimenti non potrebbe mai “cumularsi”). E’ per questo che ha un cervello gigantesco, e non tanto per compiere atti “intelligenti”.
Mentre molti animali sul pianeta posseggono un’intelligenza inferiore ma vicina a quella dell’uomo, nessuno di loro possiede una cultura in grado di cumularsi nel tempo: tutte le generazioni devono praticamente ricominciare daccapo. in questo senso noi siamo nani sulle spalle di giganti, sulle spalle di giganti eccetera eccetera. Al contrario, un animale, per quanto intelligente possa essere, non riesce a collocarsi sulle spalle di nessuno, forse giusto su quelle dei suoi genitori, ma il gioco finisce lì.
La capacità di non dover continuamente reimparare le medesime nozioni e di poter trasmettere in modo sintetico le conquiste delle generazioni precedenti è indubbiamente il nostro punto di forza, ciò che ci ha reso dominanti sul pianeta. Le tigri sono bestie poderose ma l’uomo potrebbe eliminarle dal pianeta nel giro di 24 ore, e questo grazie alla sua cultura, non alla sua forza fisica e nemmeno grazie alla sua intelligenza.
Tuttavia, questa capacità di cumulo è resa possibile dalla capacità di trasmettere e recepire una mole inusitata di nozioni. L’inclinazione dei bambini al conformismo segnala appunto come funziona questo decisivo canale. I bambini sono completamente disinteressati al significato, al perché o all’utilità di un certo gesto o comportamento, non perdono tempo a “problematizzare”, ciò che a loro interessa è la fonte autorevole  dell’ insegnamento (reputazione) e che i trasgressori vengano ridotti al silenzio e puniti.
L’abilità dei bambini nel fiutare la reputazione di chi entra in contatto con loro è leggendaria, sanno per istinto da chi imparare e sanno per istinto chi sbeffeggiare. I mastri di scuola sono terrorizzati da questa competenza.
I bambini sono essenzialmente esseri alla ricerca di una regola a cui uniformarsi e a cui uniformare gli altri, in loro l’emarginazione del diverso è qualcosa di naturale. Il deviante diventa inevitabilmente bersaglio di angherie se non viene protetto dall’adulto. Le sanzioni possono cominciare nella forma di pettegolezzo o presa in giro per passare poi all’esclusione e all’attacco fisico: spesso i bulli sono lo strumento attraverso cui il gruppo dei conformisti attacca i devianti (introversi, effemminati, trasgressivi…).
E’ il processo di “domesticazione”: anche i lupi sono diventati cani facendo fuori gli individui più riottosi ad uniformarsi.
Se le cose stanno in questi termini l’arbitrarietà della regola non interferisce con l’esigenza principale dei piccoli: la regola è un fine, non un mezzo, anche per questo società diverse hanno regole diverse. Il bambino è un talebano relativista  nel senso che, per scatenare il suo zelo, non è interessato alla verità della regola  ma solo all’autorità di chi promana. Più efficienti faranno prevalere il gruppo sugli altri gruppi ma per intanto un gruppo bisogna crearlo.
***
Mi sembra evidente che la molla in grado di muovere i bambini di Mike Tomasello sia la stessa che muove l’azione del grammarnazi, anche lui è dominato dall’istinto di punire chi trasgredisce una regola sociale – in questo caso legata alla scrittura – e questo indipendentemente dal significato profondo o dall’utilità di quella regola nel contesto dato. Anche lui è un talebano relativista, il suo accanimento, infatti, è scatenato da una regola intrinsecamente relativista, ovvero la regola grammaticale. Ma abbiamo appena visto che non c’è nulla di speciale in tutto ciò.
A questo punto le dinamiche in gioco mi sembrano più chiare, lascio a voi se giudicare il grammarnazi un bambinone in preda ad istinti primordiali di cui non riesce a liberarsi, oppure un prezioso custode di ciò che l’uomo ha di più prezioso, ovvero la capacità di trasmettere/recepire/cumulare cultura intesa nel senso di regola sociale.
ggg

mercoledì 6 settembre 2017

CHAPTER 16 WHY US? The Secret of Our Success: How Culture Is Driving Human Evolution, Domesticating Our Species, and Making Us Smarter Joseph Henrich

CHAPTER 16 WHY US? The Secret of Our Success: How Culture Is Driving Human Evolution, Domesticating Our Species, and Making Us Smarter
Joseph Henrich
Note:16 @@@@@@@@@@@@

Yellow highlight | Location: 5,716
The first thing to realize is that our species is probably not the only one whose brains and bodies have been shaped by the importance of social learning.
Note:NN SIAMO GLI UNICI A PUNTARE SUL SOCIALE

Yellow highlight | Location: 5,727
In no other living species has this process sparked substantial cumulative cultural evolution
Note:LA NOSTRA UNICITÀ

Yellow highlight | Location: 5,728
The reason why other species haven’t experienced this may lie in a kind of start-up problem.
Note:START UP PROBLEM... X GLI ALTRI

Yellow highlight | Location: 5,754
if we can somehow expand the size and complexity of a species’ cultural repertoire without altering its brain size, then there will be more good adaptive stuff in the world to learn from others.
Note:PRIMO CANALE COEVIL... UN CERVELLO MINUTO RISPETTO AL SAPERE POTENZIALE VALORZZA LO SCAMBIO

Yellow highlight | Location: 5,756
we can somehow lower the costs of bigger brains. These costs are in part actually incurred by the mother, since she has to supply longer periods of care
Note:SECODO CANALE... LA SOCIALITÁ DEVE COMPENSARE LE LUNGHE CURE

Yellow highlight | Location: 5,764
Large, Ground-Dwelling Primates Produce Bigger Cultural Accumulations
Note:tttttt

Yellow highlight | Location: 5,765
Primates evolved hands for eating and hanging around in trees as well as for traveling. But when they descend from the trees to the ground, the possibilities created by having hands open up. For some primates, spending time on the ground—terrestriality—fosters the development of more tool types and more-complex tools, and a greater spread of those skills by social learning.
Note:PIÙ ATTREZZI GIÙ DAGLI ALBERI

Yellow highlight | Location: 5,790
a move out of the trees and onto the ground was well underway by 5 million years ago.
Note:TEMPI

Yellow highlight | Location: 5,803
Predation Favors Larger Groups, Which Favor Greater Cultural Accumulations
Note:BANDE DI CACCIATORI E SOCIALITÁ

Yellow highlight | Location: 5,812
Faced with increased predation, mammals often respond behaviorally by forming larger groups, since there’s safety in numbers.
Note:ASSICURARSI DAGLI ALTRI PREDATORI

Yellow highlight | Location: 5,816
As a by-product of this defensive strategy, larger groups might have caused an increase in the size and complexity of toolkits, skills, and learned bodies of know-how, as larger groups generated, spread, and preserved more innovations and ideas—
Note:cccccccc

Yellow highlight | Location: 5,824
Shifting Environmental Conditions Favor More Social Learning
Note:tttttttt

Yellow highlight | Location: 5,826
Mathematical models of evolutionary processes show that a greater reliance on social learning over individual learning is favored when environments destabilize
Note:AMBIENTI PRECARI RENDONO LA SOCIALITÀ PIÙ CONVENIENTE

Yellow highlight | Location: 5,833
The Sociality-Care Pathway
Note:ttttttt

Yellow highlight | Location: 5,835
To create bigger-brained primates, moms need to invest more time
Note:IL PROBLEMA PER SUPERARE LA SOGLIA

Yellow highlight | Location: 5,839
Chimpanzee moms have to nurse for 5 years, and so have 5 to 6 years between births. The problem is that species who push this too far are more likely to go extinct
Note:ESEMPIO DELLA SCIMMIA

Yellow highlight | Location: 5,849
Pair-Bonding, Social Learning, and Families
Note:tttttttttt

Yellow highlight | Location: 5,850
Increasing group size and social learning about local resources may favor pair-bonding strategies
Note:COME NASCE LA COPPIA? SE TUTTI GLI INDIVIDUI SONO UGUALI IL COMUNISMO DEI FIGLI E' LA REGOLA. LE DIFFERENZE FANNO NASCERE LA NECESSITA' DI RICONOSCERE PER INVESTIRE. DUE POSSIBILI DIFFERENZE: 1) FORZA/VIOLENZA 2) CULTURA - QUANDO LA FORZA E' DIFFERENTE: 1) NEI GRUPPI PICCOLI DOMINA IL MASCHIO ALFA 2) NEI GRUPPI GRANDI (TROPPO RISCHIO PER IL DOMINANTE) LO SCAMBIO E' PIù CONVENIENTE E SI VA' VERSO LE COPPIE.... MA GRUPPI GRANDI SIGNIFICA ANCHE PIU' NECESSITA' DI SOCIAL LEARNING E CULTURA... ULTERIORE SPINTA ALLA DIFFERENZIAZIONE E QUINDI ALLA COPPIA

Yellow highlight | Location: 5,853
as the density of males increases in a group, the payoffs from using dominance go down, since males have to fight off more competitors and keep track of more females.
Note:LA VIOLENZA NN PAGA NELLA COMPETIZIONE SESSUALE DEI GRANDI MASCHI

Yellow highlight | Location: 5,856
in using pair-bonding strategies, males seek to develop ongoing dyadic relationships with females by offering things like meat, protection for her and her offspring, and potentially care for her offspring. In exchange, he gets preferred sexual access
Note:STRATEGIA PAIR BONDING... LA VIOLENZA È USATA X DONARE ALLA FEMMINA ANZICHÈ CONTRO GLI ALTRI MASCHI

Yellow highlight | Location: 5,860
Ngogo chimpanzee
Note:STUDIATI PER IL PASSAGGIO AL PAIR

Yellow highlight | Location: 5,869
Social learning means that males may come with a kind of cultural inheritance that may be of value to females.
Note:OLTRE ALLA FORZA CONTA LA CULTURA

Yellow highlight | Location: 5,874
males have something to offer—local knowledge.
Note:NELLE SCIMMIE SI VA A CASA DEL MASCHIO

Yellow highlight | Location: 5,876
in a large ape group in which females are immigrants, females will benefit from pair-bonding by getting access to local knowledge (along with the usual protection, food, etc.), and males will benefit from pair-bonding by mitigating fierce male-male competition.
Note:CONCLUSIONE

Yellow highlight | Location: 5,882
Pair-bonding in large primate groups will increase the recognition of blood relatives—particularly siblings, half-siblings, fathers, and perhaps fathers’ brothers (uncles).
Note:IL PAIR BONDING FACILITA IL RICONOSCIMENTO

Yellow highlight | Location: 5,904
At some point in all this, females began to evolve what researchers call concealed ovulation, or ovulatory crypsis. In many primates, such as chimpanzees, female bodies unmistakably signal when they are sexually receptive and capable of getting pregnant, sometimes using shiny buttock swellings. This means that once a male has hung around a female long enough, he’ll know her cycle, and thus know when it’s safe to head off to find some more receptive females or build alliances among males.
Note:OVULAZIONE

Yellow highlight | Location: 5,915
If mom expresses kindness toward dad and grooms him, then our young learner feels more positive toward this male as well. If nothing else, daughters may copy mom’s practices of “hanging around dad,” which will put her in contact with her brothers.
Note:COME SI RINFORZA IL PAIR BONDING

Yellow highlight | Location: 5,923
Expanding one’s recognized network of kin also means that learners will now have more opportunities for social learning (arrow T).
Note:PARENTELA E SOCIAL LEARNING

Yellow highlight | Location: 5,929
Help for Mother and the Division of Information
Note:ttttttt

Yellow highlight | Location: 5,934
Detailed studies of alloparental care in eight small-scale societies show that mothers do only about half of the direct child care.
Note:CURE DELLA MAMMA NELLA FAMIGLIA ALLARGATA... PIÙ AIUTO PIÙ POSSIBILITÀ DI INVESTIRE TEMPO... LA PARENTELA CERTA AIUTA

Yellow highlight | Location: 5,936
By contrast, other ape mothers do nearly 100% of the direct care.
Note:SCIMMIE A PARENTELA NON RICONOSCIBILE

Yellow highlight | Location: 5,938
Pair-bonding means that many relatives who previously would have had little or no recognition of their relatedness can now identify and build relationships with each other.
Note:VANTAGGIO DEL SISTEMA A COPPIE

Yellow highlight | Location: 5,944
Greater social learning also means that young parents and alloparents can rapidly tap into the know-how of prior generations
Note:GREATER SOCIAL LEARNING

Yellow highlight | Location: 5,946
Moreover, sophisticated social learning means that various females have incentives to help mom with her offspring
Note:AIUTO ALLA MAMMA

Yellow highlight | Location: 5,961
later in human evolution, alloparenting would have become increasingly influenced by social norms. For example, among Hadza hunter-gatherers, the evolutionary anthropologist Alyssa Crittenden tells of a young girl who was repeatedly scolded because she refused to assist a mother with her baby.
Note:EVOLUZIONE CULTURALE DELL ALLOPARENTING

Yellow highlight | Location: 5,970
those species with more intensive alloparenting are more proactive in helping their group mates.
Note:L ALLOPARENTING RENDRE PIÙ PRO SOCIAL

Yellow highlight | Location: 5,995
The Beginning of Tribes
Note:tttttttt

Yellow highlight | Location: 5,996
Pair-bonds can also socially connect different groups, thereby opening the flow of cultural information and increasing the size and complexity of toolkits by expanding the collective brain
Note:LA COPPIA ALL ORIGINE DELLA TRIBÙ

Yellow highlight | Location: 6,009
Later, once our ancestors began acquiring packages of social norms that prescribe, extend, and reinforce behavioral patterns, pair-bonds transform into marriages, and fathers into dads (see chapter 9
Note:NASCITA DEL MATRIMONIO

Yellow highlight | Location: 6,028
Why Living Apes Haven’t Crossed the Rubicon
Note:ttttttttttt

Yellow highlight | Location: 6,031
Gorillas, for example, do pair-bond but live in single-family groups with only one male and several females. These groups are too small for cumulative cultural evolution.
Note:L HAREM DEI GORILLA... GRUPPI PICCOLI

Yellow highlight | Location: 6,032
orangutans are rather solitary and don’t pair bond, which means that young orangutans often grow up with only their mother to learn from. With little access to others for social learning,
Note:ORANGHI SENZA PARENTELA

Yellow highlight | Location: 6,034
Chimpanzees are more group oriented but have a fission-fusion form of social organization that still means that young chimps mostly hang around their moms.
Note:SCIMPANZÉ... COPPIE ELASTICHE

Yellow highlight | Location: 6,036
chimpanzees really only have access to mom as a model (90% of the time),
Note:ccccc

Yellow highlight | Location: 6,037
narrow evolutionary bridge across the Rubicon I’ve constructed begins with a large ground-dwelling ape who is forced to live in larger groups (by predation) in which at least some members of both sexes have evolutionary incentives to pair-bond.
Note:UNICITÀ DELL UOMO

Yellow highlight | Location: 6,040
bigger brains calibrated to rely on learning from others can’t pay for themselves unless there is already a lot to learn out there in the minds of others.
QUANDO AVERE CERVELLO NPAGA... L ACCESSO ALL ESPERIENZA ALTRUI GRAZIE ALLA PARENTELA


martedì 5 settembre 2017

ch 15 CHAPTER 15 WHEN WE CROSSED THE RUBICON

CHAPTER 15 WHEN WE CROSSED THE RUBICON - our Kindle Notes For:
The Secret of Our Success: How Culture Is Driving Human Evolution, Domesticating Our Species, and Making Us Smarter
Joseph Henrich
Note:15@@@@@@@@

Yellow highlight | Location: 5,440
crossing the threshold into a regime of cumulative cultural evolution, which has driven human genetic evolution ever since.
Note:LA SOGLIA

Yellow highlight | Location: 5,442
tools of sufficient complexity that no single individual could have invented
Note:INVENZIONI DEL CERVELLO CUMULATIVO

Yellow highlight | Location: 5,459
Genetic evidence indicates that our lineage split from the line leading to chimpanzees between 5 and 10 million years ago.
Note:SPLIT DALLA SCIMMIA

Yellow highlight | Location: 5,464
After about 4 million years ago, the bones tell us that an ape that walked on two legs with a brain somewhat larger than a chimpanzee appeared in Africa.
Note:LA SCIMMIA BIPEDE

Yellow highlight | Location: 5,480
About 3.4 million years ago in Ethiopia, somebody was using stone tools to cut and scrape the meat off a cow-sized ungulate (like a horse or zebra) and a goat-sized bovid (think baby antelope).
Note:PRIMI STRUMENTI

Yellow highlight | Location: 5,503
By 2.6 million years ago, the first stone tools appear in the paleoarcheological record. Known as Oldowan tools (after Olduvai Gorge in Tanzania),
Note:STRUMENTI SOFISTICATI

Yellow highlight | Location: 5,524
By around 2.4 million years ago, a bigger-brained (about 630 cm3) bipedal ape appeared in Africa. These apes, and there may have been more than one species, are typically considered the first members of our genus, Homo, so I’ll refer to them collectively as Early Homo.
Note:CERVELLO INGRANDITO... NASCE HOMO

Yellow highlight | Location: 5,589
In Africa and then rapidly across Eurasia, a new species of the genus Homo was on the move with bigger brains (800 cm3); a much more modern physique, including a narrower pelvis and longer legs; and often fancier stone tools. For simplicity, I will refer to all varieties of this guys—whether in Asia, Africa, or Europe—as Homo erectus.
Note:HOMO ERECTUS... BIGGER BRAIN

Yellow highlight | Location: 5,631
Things accelerated from 1.6 to 1 million years ago, as new techniques and materials increasingly appeared among the remains of erectus societies. Hand axes, including those from the same site, go from mostly worked on one side (unifacial) to being worked on both sides (bifacial).
Note:NUOVI ATTREZZI

Yellow highlight | Location: 5,687
Of course, this is not to imply that these ancient humans were like us, but merely that they had crossed the Rubicon and embarked on a genetic evolutionary trajectory that was primarily driven by culture and its products.
Note:COEVOLUTION... IL RUBICONE... IL CORPIO CAMBIA IN RELAZIONE AD ATTREZZI CHE SONO UN PORTATO DELLA CULTIRA

Yellow highlight | Location: 5,691
Homo erectus changed sufficiently, including a brain expansion to 1200 cm3, to justify a new species name, Homo heidelbergensis. This period revealed the first evidence of projectile weapons,
Note:UN NUOVO ERECTUS

Yellow highlight | Location: 5,700
The upshot of all this is that, based on current evidence, Australopiths probably began to aggregate cultural information more intensively than any other living ape
Note:AUSTROLOPITECO

Yellow highlight | Location: 5,704
Early Homo, expanding his brain and reducing his teeth and jaws. By 1.8 million years ago, however, the threshold had probably been crossed, and cumulative cultural evolutionary products were driving the genetic evolution
Note:1.8... PIÙ CERVELLO MENO DENTI... LA FRONTIERA È SUPERATA

Yellow highlight | Location: 5,707
By 750,000 years ago at Gesher Benot Ya'aqov, there’s little doubt that we are dealing with a cultural species who hunts large game, catches big fish, maintains hearths, cooks, manufactures complex tools, cooperates in moving giant slabs, and gathers and processes diverse plants.
COSA FACEVAMO 750000


mercoledì 8 febbraio 2017

La scimmia nuda

Un famoso autore definiva così l’uomo enfatizzando in questo modo la sua parentela stretta con gli altri animali.
Ma cosa ci dice oggi la scienza sull'unicità dell'uomo?
Risponde Joseph Henrich "The Secret of Our Success: How Culture Is Driving Human Evolution, Domesticating Our Species, and Making Us Smarter".
Guardate bene vostro fratello e confrontatelo con gli altri animali. Innanzitutto notiamo che fisicamente è molto debole, estremamente vulnerabile...
... our ancestors spread across the globe, from the arid deserts of Australia to the cold steppe of Siberia, and came to inhabit most of the world’s major land-based ecosystems—more environments than any other terrestrial mammal. Yet, puzzlingly, our kind are physically weak, slow, and not particularly good at climbing trees....
Sempre a livello meramente fisico, siamo pieni di difetti...
... Compared to other mammals of our size and diet, our colons are too short, stomachs too small, and teeth too petite. Our infants are born fat and dangerously premature,...
Ma la sorpresa maggiore si ha quando rivolgiamo l’attenzione alla nostra intelligenza: sì, non è disprezzabile, ma non è poi granché...
... Perhaps most surprising of all is that despite our oversized brains, our kind are not that bright, at least not innately smart enough to explain the immense success of our species...
Al gioco del "sopravvissuto sull'isola deserta", tanto per dire, perdiamo con la scimmia cappuccina, il nostro genio tanto rinomato non sembra trarci d’impaccio...
... Suppose we took you and forty-nine of your coworkers and pitted you in a game of Survivor against a troop of fifty capuchin monkeys from Costa Rica. We would parachute both primate teams into the remote tropical forests of central Africa. After two years, we would return and count the survivors on each team. The team with the most survivors wins... Let’s face it, chances are your human team would lose, and probably lose badly, to a bunch of monkeys, despite your team’s swollen crania and ample hubris....
Ma a che ci serve allora una testa tanto grossa? Non sembra affatto che serva a contenere una quantità spropositata di intelligenza visto che nel “problem solving” la spuntiamo di misura con l’orango.
No. Abbiamo un cervello enorme perché deve contenere un'intera cultura. È la cultura il nostro punto di forza...
... the reason why your team would lose to the monkeys is that your species—unlike all others—has evolved an addiction to culture. By “culture” I mean the large body of practices, techniques, heuristics, tools, motivations, values, and beliefs that we all acquire while growing up, mostly by learning from other people...
La cultura, ovvero il sapere cumulativo, differenzia l'uomo dagli altri animali. Noi “cumuliamo”, gli altri cominciano sempre daccapo.
L'illuminista con la sua ragione è solo uno “scimmione dotato”, ma un uomo qualsiasi - magari il vecchietto sgranarosari - impregnato di una cultura millenaria è qualcosa di talmente straordinario che anche dal punto di vista scientifico si fa fatica a considerare ancora come un animale.
La selezione naturale privilegia chi riesce a connettersi più facilmente con la tradizione dei Padri.
La cultura incide sull'ambiente che, inevitabilmente, si riflette sull'evoluzione naturale. Insomma, cultura e geni coevolvono...
... This interaction between culture and genes, or what I’ll call culture-gene coevolution, drove our species down a novel evolutionary pathway...
La nostra abilità non si concretizza tanto nell'intelligenza quando nell'inclinazione ad imparare selezionando i nostri maestri (ovvero coloro da cui imparare)...
... our capacities for learning from others are themselves finely honed products of natural selection. We are adaptive learners who, even as infants, carefully select when, what, and from whom to learn. Young learners all the way up to adults (even MBA students) automatically and unconsciously attend to and preferentially learn from others based on cues of prestige, success, skill, sex, and ethnicity. From other people we readily acquire tastes, motivations, beliefs, strategies, and our standards for reward and punishment...
Infanzia e vecchiaia sono per l'uomo due stagioni della vita cruciali poiché è in quelle fasi che si impara e si insegna...
... creating the extended childhoods and long postmenopausal lives that give us the time to acquire all this know-how and the chance to pass it on...
In linea con il precetto visto sopra della coevoluzione, persino il nostro fisico è segnato dalla nostra cultura... 
... Along the way, we’ll see that culture has left its marks all over our bodies, shaping the genetic evolution of our feet, legs, calves, hips, stomachs, ribs, fingers, ligaments, jaws, throats, teeth, eyes, tongues, and much more...
Figuriamoci la nostra psicologia...
... Psychologically, we have come to rely so heavily on the elaborate and complicated products of cultural evolution for our survival that we now often put greater faith in what we learn from our communities than in our own personal experiences or innate intuitions....
Il costrutto del prestigio sociale designa – attraverso un’aura particolare - chi è preposto da "insegnare", chi deve essere imitato.
L'uomo è essenzialmente un "uomo obbediente".
O per meglio dire, un "uomo conformista". Il conformismo è alla base di ciò che siamo, il ruolo dell'immaginazione segue...
... cultural evolution initiated a process of self-domestication, driving genetic evolution to make us prosocial, docile, rule followers...
Questa considerazione ci fa comprendere come la pratica del "rito" sia inscindibile dalla nostra natura.
E qui si svelano alcuni misteri che ci si ripropongono ogni giorno al punto che abbiamo smesso di interrogarci: perché certe persone rispettano il semaforo rosso anche nel deserto? Perché tanta enfasi su taluni irrilevanti errori ortografici? Perché insegnare e imparare a  scuola tante cose che non ci serviranno mai nella vita? Nell’era dell’ “efficientismo” questi sono misteri.
Possiamo ora ipotizzare che chi compie strafalcioni ortografici, magari non infligge un danno sostanziale a chicchessia, magari non pregiudica la sua “efficienza” comunicativa, ma dimostra comunque di non onorare quelle convenzioni che costituiscono la cultura che ci unisce, e forse è anche incline a tradirla, evidentemente non ha capito fino in fondo quanto sia preziosa per noi tutti! Il nostro istinto è quindi quello di punirlo mettendolo in ridicolo (e impressionante come i bambini puniscano chi viola una regola che hanno imparato senza saper nulla sull’efficienza o sull’equità di quella regola).
Anche della scuola capiremo sempre poco se non riconosciamo tra le sue funzioni anche (e soprattutto) quella di essere la garante del conformismo dei ragazzi che escono dai suoi banchi. 
... How did rituals become so psychologically potent, capable of solidifying social bonds and fostering harmony in communities?... why does careful reflection cause greater selfishness? Why do people who wait for the “walk signal” at traffic lights also tend to be good cooperators?...
C'è un'altra domanda a cui ora possiamo rispondere: perché siamo al contempo tanto cooperativi da vivere in vaste comunità pacifiche e tanto cattivi da scatenare guerre terrificanti?
... How did our species become the most social of primates, capable of living in populations of millions, and at the same time, become the most nepotistic and warlike?...
Il nostro punto di forza non è la mente individuale ma quel "cervello collettivo" che ci coordina. È questa la tecnologia più sofisticata a nostra disposizione.
Da dove emerge la scienza, per esempio...
...it emerge not from singular geniuses but from the flow and recombination of ideas, practices, lucky errors, and chance insights among interconnected minds and across generations...
l'innovazione?...
... innovation in our species depends more on our sociality than on our intellect, and the challenge has always been how to prevent communities from fragmenting and social networks from dissolving...
Senza innovazione non c'è cultura. La cultura è sapere cumulato ma c'è poco da cumulare in assenza di incremento e innovazione.
Nei bambini vediamo concentrato al massimo questo mix esplosivo: immaginazione al culmine (il bambino è sempre con la testa persa nel suo mondo immaginario) e conformismo spinto (tra i bambini il "diverso" se la passa particolarmente male).
La cultura forgia anche il nostro linguaggio...
... Like our fancy technologies and complex sets of social norms, much of the power and elegance of our languages come from cultural evolution... Why are languages from people in warmer climates more sonorous? Why do languages with larger communities of speakers have more words, more sounds (phonemes), and more grammatical tools?...
È la cultura che ci rende intelligenti e non viceversa. E’ la cultura che c’ingrossa il cervello e non viceversa. Il problema dell'uovo e della gallina sembra risolta...
... However, as you’ll see, we don’t have these tools, concepts, skills, and heuristics because our species is smart; we are smart because we have culturally evolved a vast repertoire of tools, concepts, skills, and heuristics. Culture makes us smart... cultural evolution has influenced the development of our brains, hormonal responses, and immune reactions, as well as calibrating our attention, perceptions, motivations, and reasoning processes to better fit the diverse culturally constructed worlds in which we grow up...
La cultura è un'arma talmente potente da trasmutare il dolore in piacere e il disgustoso in prelibato.
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L'uomo è un animale trasformativo: ha rimodellato un terzo del pianeta in cui vive. Non c'è paragone con gli altri animali. Siamo una specie "ecologicamente dominante"... 
... Not only did ancient hunter-gatherers expand into most of the earth’s terrestrial ecosystems, we probably also contributed to the extinction of much of its megafauna—that is, to the extinction of large vertebrates like mammoths, mastodons, giant deer, woolly rhinos, immense ground sloths, and giant armadillos, as well as some species of elephants, hippos, and lions...
Possiamo schioccare le dita e decidere che domani non esisteranno più leoni sulla terra. Possiamo anche decidere che non esisterà più la vita sul pianeta! Siamo i padroni del globo: non dobbiamo montarci la testa ma neanche negarlo.
Molti animali fisicamente più potenti di noi si sono estinti in un amen. Ciò non significa, attenzione, che la sopravvivenza ci contrassegni, le formiche sopravvivono come e anche meglio di noi... 
... Other species have also spread widely and achieved immense ecological success; however, this success has generally occurred by speciation, as natural selection has adapted and specialized organisms to survive in different environments. Ants, for example...
Ma noi abbiamo smesso da tempo di adattarci all'ambiente. Al contrario, adattiamo l'ambiente a noi. Per questo viaggiamo in lungo e il largo insediandoci ovunque. Per contro, tra gli animali, anche la specie più resistente, se la sposti di un centinaio di chilometri rischia l’estinzione...
... more than 14,000 different species with vast and complicated sets of genetic adaptations.5 Meanwhile, humans remain a single species...
Questo è talmente vero che le variazioni genetiche tra gli uomini sono minime, non esistono sottospecie. Cosa che non è già più vera per le scimmie...
... We have, for example, much less genetic variation than chimpanzees and show no signs of splitting into subspecies. By contrast, chimpanzees remain confined to a narrow band of tropical African forest and have already diverged into three distinct subspecies...
Alcuni studiosi hanno identificato la nostra unicità nella capacità di utilizzare degli strumenti... 
... Most would agree that it traces, at least in part, to our ability to manufacture locally appropriate tools...
Ma non siamo gli unici ad utilizzare strumenti.
Altri hanno puntato sulla capacità di cooperare...
... Many researchers also point to our cooperative abilities and diverse forms of social organization...
Ma api e formiche cooperano molto più di noi.
Altri hanno puntato sulla nostra intelligenza...
... Why can’t other animals achieve this? The most common answer is that we are simply more intelligent. We have big brains with ample cognitive processing power and other souped-up mental abilities...
Steve Pinker ha sottolineato la flessibilità della nostra intelligenza...
... humans evolved “improvisational intelligence,” which allows us to formulate causal models of how the world works...
Altri hanno sottolineato la nostra intelligenza specifica...
... An alternative, though perhaps complementary, view is that our big brains are full of genetically endowed cognitive abilities that have emerged via natural selection to solve the most important and recurrent problems faced by our hunter-gatherer ancestors... these cognitive mechanisms take in problem-specific information and deliver solutions...
C'è chi ha esteso il concetto di intelligenza (intelligenza emotiva, intelligenza sociale...) nello sforzo disperato di individuare qualcosa di specifico nella scimmia-uomo...
... A third common approach to explaining our species’ ecological dominance focuses on our prosociality, our abilities to cooperate intensively across many different domains and extensively in large groups...
Ma tutte queste ipotesi, in un modo o nell’altro, sembrano lacunose...
... However, as I’ll show, none of these approaches can explain our ecological dominance or our species’ uniqueness without first recognizing the intense reliance we have on a large body of locally adaptive, culturally transmitted information that no single individual, or even group, is smart enough to figure out in a lifetime....
Per capirlo meglio, torniamo alla condizione dell’ esploratore esploratore disperso...
... In chapter 3, lost European explorers will teach us about the nature of our vaulted intelligence, cooperative motivations, and specialized mental abilities...
Una condizione miserabile, perché un uomo da solo – per quanto intelligente - senza una cultura a sostegno è un essere “miserabile”, almeno in natura.
È ora utile fare mente locale su “quanto” siamo più intelligenti degli altri animali.
Ebbene, sì, lo siamo, ma non poi così tanto...
... I want to warm up by shaking your confidence on just how smart our species really is relative to other primates...
Non è tanto l'intelligenza ad essere rilevante quanto ciò che le nostre intelligenze mettono in comune generazione dopo generazione. Questo patrimonio di conoscenze possiamo battezzarlo "cultura"...
... our cultural learning abilities give rise to “dumb” processes that can, operating over generations, produce practices that are smarter than any individual or even group. Much of our seeming intelligence actually comes not from raw brainpower or a plethora of instincts, but rather from the accumulated repertoire of mental tools...
Apprendere una cultura è ben diverso rispetto ad imparare una formula. Richiede innanzitutto l'abilità di comprendere da chi imparare...
... Cultural learning refers to a more sophisticated subclass of social learning abilities in which individuals seek to acquire information from others, often by making inferences about their preferences, goals, beliefs, or strategies and/or by copying their actions or motor patterns...
Vediamo più nel dettaglio cosa distingue l'uomo dalla scimmia in termini di abilità cognitive... 
... Showdown: Apes versus Humans Let’s begin by comparing the mental abilities of humans with two other closely related large-brained apes: chimpanzees and orangutans...
Il paragone più illuminante è quello tra bambino e scimmia...
... it might be misleading to compare apes to fully culturally equipped adults, who, for example, know fractions... researchers often compare toddlers to nonhuman apes (hereafter just “apes”)...
L'esito degli studi più significativi...
... In a landmark study, Esther Herrmann, Mike Tomasello, and their colleagues at the Institute for Evolutionary Anthropology in Leipzig, Germany, put 106 chimpanzees, 105 German children, and 32 orangutans through a battery of 38 cognitive tests...
Possiamo ben dire che le prestazioni non differiscono granché...
... On all the subtests of mental abilities, except social learning, there’s essentially no difference between chimpanzees and two-and-a-half-year-old humans, despite the fact that the two-and-a-half-year-olds have much larger brains...
Ma c'è qualcosa in cui i bambini vincono a mani basse: nel copiare...
... By contrast, for the social learning subtest, the averages shown in figure 2.2 actually conceal the fact that most of the two-and-a-half-year-olds scored 100% on the test, whereas most of the apes scored 0%...
Tra le scimmie, infatti, non esiste il "vecchio saggio" da cui lo scimmiotto copia...
... Interestingly, however, older apes do not generally do better on these tests than younger apes—quite unlike humans. By age three, the cognitive performances of chimpanzees and orangutans—at least in these tasks—are about as good as they get...
Confrontiamo ora scimpanzé e universitari concentrandoci sulla memoria. Ma ci sono diversi tipi di memoria...
... Let’s consider first the available data comparing humans and chimpanzees in (1) working memory and information processing speed, and then in (2) games of strategic conflict...
Ebbene, la persona intelligente fa un grande uso della "working memory", o memoria RAM., oltreché della velocità con cui processa le informazioni..
... If you take an intelligence test, you may hear a list of numbers and then be asked to recall those numbers in reverse order. This measures your working memory. Working memory, along with information processing speed, are often considered two of the foundations of intelligence...
Ci si aspetterebbe che gli universitari facciano bene in questi test.
Ebbene, sì, i loro risultati sono buoni, ma non staccano affatto le scimmie, specie quelle più dotate...
... we might expect adult humans to significantly outperform any chimpanzees in head-to-head competition... Two Japanese researchers, Sana Inoue and Tetsuro Matsuzawa, set up just such a chimp-versus-human showdown... These chimps faced off against university students.16 For working memory, our species did well... However, when the numeral flashes got quicker and the task got tougher, Ayumu beat all the humans. Interestingly, as the flash of numbers sped up, Ayumu’s performance remained consistent whereas the humans’ performance, as well as that of the other chimps, rapidly degraded... Every chimpanzee was faster than every human, and their speed did not vary with their performance. By contrast, faster human responses tended to be less accurate... The young chimps, who actually outperformed their mothers, would probably defeat any group of young kids... the point stands that the humans did not obviously dominate their fellow apes on either working memory or information processing speed, despite our much larger brains...
Un'ipotesi alternativa afferma che la nostra intelligenza è "machiavellica", ovvero specializzata nell'interagire con altre intelligenze. Potremmo parlare di "intelligenza strategica"...
... This view emphasizes that our brains and intelligence are specialized for dealing with other people and argues that our brain size and intelligence arose from an “arms race” in which individuals competed in an ever-escalating battle of wits to strategically manipulate, trick, exploit, and deceive each other...
Se fosse così dovremmo essere particolarmente abili nei giochi strategici. È così?
I test sono abbastanza semplici poiché esistono una marea di giochi strategici.
Scimpanzé e uomini hanno giocato, per esempio, al "gioco dell'incontro" (un gioco strategico tra i più noti). Come è andata?...
... A research team from Caltech and Kyoto University tested six chimpanzees and two groups of human adults: Japanese undergraduates and Africans from Bossou, in the Republic of Guinea. When chimpanzees played this asymmetric variant of Matching Pennies (figure 2.4), they zoomed right in on the predicted result, the Nash equilibrium. Humans, however, systematically and consistently missed the rational predictions, with Mismatchers performing particularly poorly...
È andata malino, l'uomo non domina. La differenza più percepibile non è tanto nell'esito quanto nei tempi di riflessione prima di operare la scelta: la scimmia è più rapida, quasi che l’uomo voglia frenare un istinto...
... A final insight into the humans’ poor performance comes from an analysis of participants’ response times, which measures the time from the start of a round until the player selects his move... It’s as if the humans were struggling to inhibit or suppress an automatic reaction. This pattern may reflect a broader bug in human cognition...
Ma soprattutto: gli uomini, di fronte a scelte complesse, tendono a copiare. Chi viene dopo imita...
... the slower player sometimes unconsciously imitates the choice of his or her opponent.21 The reason is that we humans are rather inclined to copy—spontaneously, automatically, and often unconsciously. Chimpanzees don’t appear to suffer from this cognitive “bug,” at least not nearly to the same degree...
Gran parte della letteratura sulle dissonanze cognitive è riconducibile a questo istinto di copiare...
... I could have also tapped the vast literature in psychology and economics, which tests the judgment and decision-making of undergraduates against benchmarks from statistics, probability, logic, and rationality. In many contexts, but not all, we humans make systemic logical errors...
I ratti non credono nel fenomeno della “mano calda” (l’appassionato di basket sa di cosa parlo). Hanno ragione, ma questo, probabilmente, è anche il motivo per cui resteranno ratti fino alla loro estinzione…
… basketball betters see certain players get the “hot-hand,” even when they are actually seeing lucky streaks that are consistent with the player’s typical scoring percentage. Meanwhile, rats, pigeons and other species don’t suffer from such reasoning fallacies…
Conclusione: è grazie a questa pulsione conformista, a volte irrazionale, che noi onoriamo il nostro passato, i nostri avi, nonché la cosa più preziosa che abbiamo: quel sapere accumulato che chiamiamo cultura e che ci rende unici. E’ da lì che dobbiamo partire applicando la nostra fenomenale immaginazione. L’uomo non “crea”, “migliora” e “diversifica”.
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Addomesticare significa puntare su quel conformismo che ci consente di valorizzare la cultura. In questa sezione vediamo più da vicino l’ ”addomesticamento dell’uomo”.
Partiamo da una domanda che coglierà qualcuno alla sprovvista.
Come giudicate chi dopo una bella giornata passata con la propria amante le "ammolla" cinquecento euro? E chi invece le regala  l’anello che lei ha sempre desiderato?
I due giudizi saranno molto diversi, anche se nella sostanza non esiste differenza tra i due comportamenti.
Nessuna differenza nella sostanza ma nessuno che sia disposto all’equiparazione.
Perché?
Probabilmente il nostro cervello non ragiona bene: si è formato migliaia di anni fa per risolvere i problemi che avevamo allora, i problemi di oggi sono così diversi che lui arranca, cosicché fa parecchi errori. Il fenomeno ha un nome: “maladaptation”. E’ il brodo in cui sguazza lo psicologo evoluzionista.
Oppure chi paga in contanti viola una convenzione sociale tanto arbitraria quanto significativa. Le due risposte non sono poi così diverse, la "convenzione" non ha nulla di sostanziale ma cio’ non vuol dire che sia irrilevante.
In realtà è talmente importante che noi siamo “nati” per creare, rispettare e punire chi viola le convenzioni sociali, anche le più gratuite.
Provate a mettere davanti a dei bambini di tre anni una persona autorevole che maneggi con maestria un aggeggio misterioso dalle funzioni arcane. Ripetete l’operazione per più volte, magari con i genitori dei bimbi che stupiscono ed applaudono la persona autorevole. Se poi consegnate quello stesso oggetto ai bambini cercheranno di ripetere i gesti che hanno visto. Infine, presentate sulla scena un individuo buffo che maneggi goffamente lo stesso arnese ma in modo alquanto differente; i bambini avranno un soprassalto e protesteranno in modo veemente contro l’uso anomalo. Disprezzo e dissociazione saranno i sentimenti più naturali tra loro.
Il “diverso” è da noi contestato, ostracizzato e in casi estremi soppresso.
I bambini sono tremendi: provano piacere ad imparare e condividere una regola (anche del tutto inutile), ma soprattutto provano piacere a punire chi la viola. Un neuroscienziato vi dirà che nel loro cervello accade la stessa cosa quando imparano e quando castigano.
Prendi il fenomeno del bullismo. E’ chiaro che il primo colpevole delle vessazioni è il bullo stesso. Qualcuno coglie anche delle responsabilità nella vittima debole e con la tendenza ad isolarsi. Di solito però si evita di incolpare il gruppo (quel gruppo in cui la vittima non si è integrata). Eppure, spesso, è il gruppo stesso a spingere il bullo verso la vittima deviante che fatica ad uniformarsi. Oppure ancora è il bullo che intende esibire le sue prodezze avendo il gruppo come spettatore.
Nelle storie i personaggi preferiti sono i castigatori del “mostro” (mostro = diverso). L’eroe che aiuta il mostro messo a malpartito non viene capito molto, lascia un po’ interdetti, anche se un comportamento del genere fa capolino in alcuni libri dell’infanzia contemporanei.
I bambini sono dei veri moralisti: imparano molto meglio se la cosa è spiegata loro in termini di “doveri”! Se dico che il sole “deve” tramontare capiscono al volo il fenomeno. Meglio che se mi limitassi a proporre una mera descrizione del tipo “il sole tramonta”.
Il nostro cervello è una macchinetta in cerca di qualcuno a cui ubbidire, in cerca di doveri da rispettare o da far rispettare. Possiede anche una singolare abilità nello scovare i modelli più appropriati per noi: non tutti i maestri sono uguali.
I bambini sono nati per essere addomesticati. Mike Tomasello ha studiato a fondo la faccenda: secondo lui la nostra mente ci spinge di default a selezionare e imitare un modello (qualunque cosa faccia), poi anche a castigare i devianti. I devianti ci disturbano più che se ci pestassero un piede. Abbiamo un pro-social bias che nei bambini è già sviluppatissimo. Il conformismo è la regola aurea.
Mentre la regola si impara, la punizione del diverso no: quella ci viene proprio naturale.
Il modello è decisivo. Occorre una cattedra con tanto di pedana che lo elevi e che lo renda tale. Occorre il rispetto degli altri adulti. Occorre che già condivida con me altre convenzioni come il linguaggio o i gusti. Già a 5/6 mesi noi prestiamo più attenzione a chi ha un accento affine a quello della mamma. Esistono meccanismi raffinati attraverso i quali selezioniamo i modelli.
Viviamo in un mondo di convenzioni, molte delle quali arbitrarie, e ci controlliamo a vicenda circa il loro rispetto. Le sanzioni vanno dal pettegolezzo sfrontato all’esecuzione sommaria.
Anche la reputazione è una specie di patente a punti. Presso i bimbi il meccanismo della reputazione è già pienamente operativo.
Con la vergogna sto dicendo: “temo le convenzioni e sono pronto a rispettarle”. Dan Fessler è andato ancora più a fondo: la vergogna è un ordinatore sociale, un modo per riconoscere il proprio posto e la dominanza altrui: il bambino ha vergogna della maestra, e lo svergognato è un deviante da punire. Nella punizione dovuta allo svergognato maestra e compagni collaborano.
Il rispetto delle convenzioni è una sorta di giuramento di fedeltà al gruppo e la competizione tra gruppi è decisiva per la razza umana.
Quanto più la convenzione è difficile da onorare, tanto più il giuramento è difficile da falsificare: se infibulo mia figlia o circoncido mio figlio puoi fidarti di me, sono uno dei tuoi, non farei mai una cosa del genere se non per un motivo realmente importante come giurare fedeltà al gruppo.
In questo senso ci si inventa di tutto: crani da deformare, colli da allungare, piedi da accorciare, digiuni da osservare, vacanze improbabili da sopportare… Ogni cultura ha i suoi giuramenti.
lupi divennero cani eliminando i riottosi. Con l’uomo vale la stessa cosa: solo chi ha un cervello idoneo ad uniformarsi puo’ sopravvivere. Solo chi conosce l’arte del giuramento ha qualche chance. Chi compie la gaffe di pagare in contanti la propria amante non si puo’ certo dire che conosca l’arte del giuramento: verrà lasciato dalla sua amante e disprezzato dagli altri.
I cervelli più affidabili sono quelli che non fanno calcoli e ubbidiscono per principio, un tedesco attende il verde anche nel deserto. In questo senso, è bene che la razionalità ceda alle convenzioni. Per questo chi paga in contanti non è come chi regala una pelliccia, anche se la ragione non vede sostanziali differenze.
Essere acritici ci protegge meglio dalle tentazioni, ci evita carichi cognitivi ma soprattutto ci fa apparire più affidabili. Mia mamma sta dalla mia parte, lo so per certo perché se vede che ho bisogno non si metterà mai a soppesare le  mie colpe eventuali prima di tendermi la mano.
Ci vuole un certo sforzo cognitivo per violare le norme, dal che discende il fatto che le persone più intelligenti siano anche le più infide: vanno bene per interagire con lo straniero a nome del gruppo, potranno ingannarlo traendo profitti per tutti.
Questo intreccio di convenzioni in cui viviamo ha un nome, si chiama “cultura”. Non è inamovibile, si puo’ e a volte si deve cambiare.
Geni e cultura “coevolvono”. Cio’ non significa che esiste una “cultura naturale”. Cio’ che esiste in natura è un cervello in grado di apprendere, imitare ed escludere gli eccentrici, un cervello che genera culture quando agisce interagendo con gli altri. La norma sociale specifica puo’ esse la qualunque.
Nella nostra cultura se paghi in contanti la tua amante la degradi a prostituta recandole un’offesa imperdonabile: i nostri cervelli hanno interiorizzato questa mera convenzione. In altre culture – per esempio a Samoa - porgere un pacchettino di banconote alla donna per cui spasimi è invece segno di vero amore: i loro cervelli hanno interiorizzato questa convenzione. Ci sono molte somiglianze tra i nostri e i loro cervelli: entrambi sanno interiorizzare delle norme sociali.
La norma sociale ci marchia: nel rispettarla diciamo tante cose e ci rendiamo prevedibili. L’essere prevedibili migliora la vita del gruppo coordinandolo. Se l’incertezza è un male per tutti, la prevedibilità è un bene per tutti.
Lo stereotipo rende la vita più vivibile e gli fa aumentare di valore. Siamo degli indefessi costruttori di stereotipi. Grazie agli stereotipi possiamo programmare la nostra esistenza.
Quando facevo il militare a Mondovì la movida era il Giovedì sera, c’era questa usanza arbitraria, si era creato questo stereotipo gratuito. La cosa era però molto utile: se volevi una serata tranquilla evitavi il Giovedì, se volevi una serata eccitante sapevi per certo che il Giovedì era il giorno migliore.
Se posso prevedere che guiderai la destra, a mia volta terrò la destra evitando terribili incidenti. La convenzione è arbitraria ma su roba del genere una comunità prospera. Se sei un tipo tanto originale e restio ai “giuramenti”, c’è il rischio che trasgredirai anche la convenzione sulle direzioni di marcia. Questo rende tutto più incerto e mi fa rinunciare alla macchina: è gente come te che manda in malora la nostra comunità!
Quanto più è necessario coordinarsi, tanto più il rispetto delle convenzioni sociali è importante. La guerra è l’atto che richiede il maggior coordinamento sociale (non a caso i  battaglioni devono marciare a ritmo perfetto: un-due, un-due).
Le persone che hanno vissuto la guerra sono le più irrazionalmente altruiste, le più disposte a sacrificare il loro bene per osservare convenzioni arbitrarie ma unificanti. E quanto più la guerra le ha toccate (per esempio con un lutto in famiglia), tanto più sono generose e disposte a “marciare seguendo il ritmo” senza nessun motivo apparente, solo come segno di disponibilità a sacrificarsi per il gruppo.
La pace fomenta la razionalità e l’egoismo. Ogni richiesta avanzata in tempo di pace suscita un “perché?”, un “chi me lo fa fare?”, un "a chi giova?". In tempo di pace la comunità è giusto uno sfondo o “io” sono il protagonista. Peter Turchin ha teorizzato come le dinamiche della pace siano necessariamente prodromiche alla guerra.
La pace porta il progresso e il progresso è un altra fonte di egoismo. Se prima il gruppo era la nostra assicurazione ora – con il progresso - possiamo stipulare una polizza che sostituisca le reti relazionali: meno necessità del gruppo, meno necessità dei giuramenti, meno necessità di altruismo.
A chi rimpiange i bei tempi non resta che sperare in guerre, carestie, siccità e saccheggi.
Nela battaglia contro il razzismo si dice continuamente che “non esistono razze ma solo etnie”. Lo si dice in buona fede per evitare i conflitti, senza capire che i veri conflitti si hanno tra etnie differenti e non tra razze differenti.
Lasciamo perdere la questione dell’esistenza delle razze, non stiamo parlando di questo. Molto più semplicemente, si definisce “differenza etnica” una differenza culturale e “differenza razziale” una differenza morfologica. Il vero scontro tra gruppi si ha solo nel primo caso.
Se un nero parla in milanese io mi sento rassicurato. Se un bianco parla un dialetto a me incomprensibile sto sul chi va là.
La natura ci predispone unicamente al conflitto etnico (tra culture), è a livello culturale che si realizza la competizione tra gruppi. Le razze sono irrilevanti se non come segnalatori esterni di possibili differenze culturali.
Ora sappiamo perché le guerre civili sono più crudeli, o perché i conflitti etnici scatenino un vero odio. Spesso non si puo’ nemmeno dire che il razzista odi le razze che reputa inferiori, a volte c’è nei loro confronti una specie di paternalismo, sebbene l’equivoco abbia avuto nella storia esiti tremendi come  la schiavitù.
Ora sappiamo perché il marxismo era destinato al fallimento: la differenza di classe pesa poco rispetto a quella etnica. Se un Signorotto mille volte più ricco di me frequenta come me la Santa Messa di Natale io lo sento come un mio simile e mi vanto della sua “amicizia”.
Ma sappiamo anche perché non sia certo la mera unione politica a garantire la pace (in tempo di brexit sempre meglio ricordarlo). Molto più semplicemente, se ce ne sono le premesse, l’unione politica genererà guerre civili anziché tradizionali, il che forse è ancora peggio.
Nonconform