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mercoledì 16 dicembre 2009

Matrix

Non l' ho capito.

Ma come fa a morire veramente chi muore in Matrix? Matrix non è solo un videogioco?

Quando muoio in sogno non muoio nella realtà. Non mi faccio neanche un graffio.

Riesco tranquillamente a concepire come verosimili anche le situazioni più improbabili: basta collocarle opportunamente lontano nel tempo.

Sono le situazioni impossibili a mandarmi in bestia.

Tutto il contrario la Sara, che si è goduta il film spassandosela come non mai incurante delle mie petulanti richieste d' informazione.

P.S. In realtà una spiegazione cervellotica esisterebbe. Giocare ai videogiochi ha anche ripercussioni reali: se perdo mi dispiaccio, per esempio. Cio' implica che la realtà virtuale puo' agire sul mio corpo reale. Mi deve bastare questo per spiegare il sangue che perdo sul cuscino quando inciampo e cado in sogno?

P.S. A proposito di film. Domani, in allegato ad un Foglio da 5.9 euro, esce il libro di Mariarosa Mancuso. Impagabile la prefa di Aldo Grasso anticipata sul corriere di oggi (link disponibile domani)(siccome oggi è domani, ecco il link).

lunedì 14 dicembre 2009

Noccioli

L' altra sera rivisto con la Sara Colazione da Tiffany.

Sempre d' impatto, specie per chi è reduce da una scampagnata a New York e non puo' sfuggire ad una certa mitologia un po' infantile.

Il nocciolo concettuale del film sta tutto nella battuta pronunciata da lui quando esce da taxi.

Il nocciolo estetico sta tutto nel fatto che lei, quando esce dal taxi per non perdere l' uomo della sua vita, in realtà dice di cercare il gatto.

Mi piaccioni i film in cui il "nocciolo" concettuale sta in una sola battuta e il "nocciolo" estetico in una sola sequenza, non fanno perdere tempo. Gli americani sono maestri.

Dicono tutti che il libro è più bello. Per carità sono voci attendibili, anche se il fatto che finisca male mi fa dubitare. Comunque non posso leggerlo, non ho tempo.

Se avete ancora meno tempo di me, anzichè vedervi il film, riascoltatevi quella battuta cruciale messa in musica in una vecchia canzone di Johnny Cash

mercoledì 9 dicembre 2009

Matrix

Visto il film.

Non ho capito molte cose. Troppe.

Ma se il mondo è un' allucinazione, una specie di videogioco, come è possibile morire realmente una volta che si muore nel "videogioco"?

Per le macchine non era più semplice "immergere gli uomini" in un videogioco che assomigliasse ad un sonno senza sogni? Non è quest' ultimo un software più semplice da sviluppare rispetto a quel gran casino che è Matrix?

Vabbè, il problema veramente serio è il primo: quando il mio io muore in sogno il mio io reale non ha nessuna conseguenza.

venerdì 4 dicembre 2009

Un posto sulla terra

Se ambisci a non essere rispettato, presto diverrai invisibile; se ambisci a perdere i tuoi i diritti, sarai denudato prima del previsto.

In Quel Posto vige il credo della rinuncia.

Per questo la Polizia vi entra divertita smanganellando a destra e a manca e distribuendo calcioni non contestati per quanto fuori ordinanza. Solo quando mostra l' intenzione di prelevare un adepto sospettato, il guru ne chiede la liberazione in lacrime prostrandosi sullo stivale lucente. Per essere più convincente, forse come omaggio, rosicchia la carcassa di un ratto in agonia. Del resto i ratti non mancano in Quel Posto sulla Terra.

Si è capito dove siamo? Forse ancora no, siamo comunque in un posto dove uno pensa di essere più convincente se fa quello che ho detto. Siamo tra chi ritiene il sacrificio e la degradazione di sè fonte di tutte le salvezze.

Intanto, i bambini della setta giocano accanto al topo stuzzicandolo con un legnetto mentre chiedono ad una delle mamme che passa cosa fa il profeta. Poi ridono. Tutti gli altri piangono. Dopo un po' piangono anche loro.

Il Tempio dell' Amore si dedica all' amore dei più sfortunati.

In cosa consiste l' amore per i poveri?

Semplice, nell' abbracciare i poveri mentre infreddoliti chiedono l' elemosina alla periferia di Mosca.

Ma si puo' fare di più se la fede ci sorregge. Si puo' baciarli.

Si puo' baciarli a fondo entrando in contatto con i loro umori più intimi, con le loro ormai rinsecchite mucose. Si possono stupire parti del corpo che ormai avevano rinunciato a qualsiasi tocco umano.

Perchè fermarsi qui? Si puo' fare l' amore con loro, ci si puo' unire nell' intimità ai loro corpi puteolenti, si puo' ambire al rimescolamento dei dolori e delle salive, si puo' cercare l' amplesso appartandosi nei loro tuguri così affollati di bestiole, generalmente nere, che zampettano ovunque.

La setta dell' Amore per i Poveri non conosce mediazioni e pratica il suo credo orgiastico e mortificante ogni giorno.

Sono orge dello Spirito e mortificazioni del corpo. O viceversa?

Quando l' Amore per il prossimo viene prima, allora la cura di se' viene dopo. Infatti quel Posto sulla Terra è abitato ormai solo da ex persone tramutatesi in feccia umana.

Quando l' Amore viene prima, allora la pulizia e l' igiene vengono dopo. Infatti quel posto sulla Terra è una cloaca a cielo aperto con bambini che scorazzano inconsapevoli sull' orlo dell' abisso.

Quando l' amore viene prima, allora l' amore è ovunque e in nessun posto; proprio come la toilette.

Quando l' amore viene prima, allora l' amore per la propria fidanzata viene dopo. Infatti, quando lui si scopre ancora innamorato, si evira lanciando l' urlo più lungo della storia del cinema (7 minuti).

Quando l' amore viene prima, allora l' identità delle persone non conta. Così, in quel Posto sulla Terra, il neonato succhia un niveo seno della mamma, con l' altro giocano i denti gialli del disadattato dall' ispida guancia.

Quando l' amore viene prima, la stanchezza viene dopo.

La stanchezza per il troppo amore è particolarmente spossante. La stanchezza dei senza fissa dimora assommatta alla stanchezza dell' amore poi, sfibra anche la tempra più resistente, ti fa cadere nel letto, se ne rimedi uno, come un corpo morto. E non c' è salvezza per il cartilaginoso cranio del neonato sistemato temporaneamente sul materasso da una mamma che nell' altro locale della stalla scalda il latte per il piccolo.

Quando l' amore viene prima, tutto il resto viene dopo.

Con diabolica abilità, la setta è specializzata a rintracciare questo "resto" e a farti capire quanto ce n' è in giro.

E' un "resto" particolarmente esteso e assomiglia maledettamente a quello che credevi essere il "tutto".

Forse a qualcuno "Iinizio" e "Fine" di una storia del genere parranno prevedibili.

L' Inizio: da una parte, borghesi fanatici con una gran voglia sincera di dedicarsi anima e corpo alla Causa. Dall' altra, straccioni sgradevoli, incattiviti e scettici sul trasporto dei loro "amanti" così desiderosi di contaminarsi e di mettere alla prova la loro resistenza al conato.

La Fine: i borghesi disillusi abbandonano la comune tornando in banca. I diseredati restano soli nel loro marciume a grattarsi le pulci.

Eppure, con l' aiuto di Sara ho scovato un finale diverso.

Guardalo meglio il mentecatto spiaccicato sul selciato che biascica qualcosa ondeggiando il barattolino delle elemosine. Guardalo meglio, perchè non litiga più per la piazzola con gli altri cenciosi? Guarda il suo occhio allucinato. E' un occhio che vive nel passato, come quello di certe star hoolywoodiane ricoverate in geriatria. E' l' occhio di chi vive e si bea nel ricordo dell' amore ricevuto.

E' l' occhio di chi è felice perchè sa che esiste "Un posto sulla Terra".

Stramaledetto profeta che adesso aspetti il 27 all' ufficio Fidi della Succursale. Avevi torto! Avevi maledettamente torto, avevi puerilmente torto. Ma forse avevi ragione.

Mi ricordi qualcuno.

P.S. la colonna sonora è composta da una sola canzone: Alfie-Alifib. Quella in cui RW si rivolge in un linguaggio puerile ad Alfie, la donna che, dopo che cadde ubriaco dal terrazzo rompendosi l' osso del collo, gli stette vicino spingendo la carozzella e ispirandolo per il resto della sua vita (sax Gary Windo).

Avventure controvoglia

Ho perso molto presto il gusto per i film d' avventura, ma solo da qualche decennio l' ho azzerato.

Non c' è niente da fare, seguendo le peripezie di Tizio e Caio il fiato non mi si mozza. Mi distraggo, chiedo l' ora, apro il frigo, dò fastidio e sporco in giro. Almeno finchè la palpebra non mi si abbassa sono un vero disastro, lo ammetto.

Se vengo poi a sapere che un film ha una trama raccontabile, cerco di evitarlo accampando scuse inverosimili.

Sarà per questo che sono un fan de "Il Grande Lebowski", un film d' avventura con tanto di trama?

D' avventura sì, ma è un' avventura controvoglia.

La trama del film è una strada dritta e ben tracciata, solo gli americani la sanno asfaltare in modo tanto levigato, e i Coen sono americani da cima a fondo. Ma è anche una strada orribilmente ostruita da personaggi logorroici che, affinchè muovano un passo in avanti, devi spintonarli con una maleducazione che solo i F.lli Coen possono permettersi. Come se non bastasse questi idioti che credono di saperla più lunga del regista, imboccano in continuazione delle scorciatoie. Ci vuole un attimo e te li ritrovi sull' ordito a fare i cretini.

Neanche Drugo, infatti, ama le trame. Qui, fortunatamente, è lui il protagonista. Di Indiana Jones neanche l' ombra.

Non so quali siano i film preferiti da Drugo, per certo so solo che non sopporterebbe mai una vita con la trama!

La concepisce piuttosto come un' infinita e informe seduta al bowling inframezzata da spinelli e bagni caldi da prendere con moooolta calma a lume di candela. Ogni tanto, ma con moooltissima calma, si molla la coca e il divanetto per alzarsi ed impugnare la boccia traforata. Poi la si scaglia e la si guarda che rotola, rotola, rotola. La si guarda con gli occhi che girano, girano, girano. La si guarda a lungo, mentre si sognano tanti strike. Lo strike non arriva ma si è contenti lo stesso per il solo fatto che la palla, finita così distante, non necessita di essere recuperata, un portentoso marchigegno lo farà per noi! Grande!

Attenzione, non dico che sia una vita priva di soprassalti, ogni tanto spuntano quesiti che diffondono una certa turbativa. Quando comincia il torneo?

E non crediate che sia un' esistenza priva di asprezze. Può fare capolino una dura monotonia... tutti quei cambi di scarpe per entrare in pista, solo per fare un esempio...

Come potete notare dall' asse del cesso alzata, Drugo è single.

Il suo motto potrebbe essere: "Perchè comprarsi una vestaglia quando c' è l' accappatoio?", oppure: "Perchè comprarsi qualsiasi vestito, quando c' è l' accappatoio?".

Non pensate nemmeno che Drugo sia un pazzo disadattato in cerca di sfide, si dà dei limiti; sì, è vero, in drogheria a prendersi una birra d' emergenza scende in accapatoio e ciabatte. Ma non va oltre, non arriva a fare cose che possano segnalare in modo troppo evidente la sua presenza creando allarmismo. Ha una reputazione da difendere, è pur sempre stato uno degli estensori della Dichiarazione di Port Huron ("La prima, non la seconda"). Eccheccazzo!

Mi viene da cadere in ginocchio quando vedo John Goodman in questo film.

Walter Dice esattamente tutto quello che deve dire chi non ha impegni da qui a dieci anni, chi probabilmente nella sua vita non avrà mai altri veri impegni che non siano il Torneo. E non pensate che le cose che ha da dire siano inezie! Anzi, essendo reduce del Vietnam in genere una parola su due che gli esce dalla bocca merita di essere scritta con la maiuscola (lui le scriverebbe tutte in maiuscolo).

Come un segugio sniffa l' aria a caccia di situazioni in cui possa sollevare questioni di principio da portare alle estreme conseguenze infervorandosi sul nulla.

Se ho avuto voglia di rivedere uno dei miei film preferiti, forse non doveva proprio essere tale. Non lo so, di solito evito di frequentare il posto delle fragole.

Quello che so è che regge ancora maledettamente bene questo film maledettamente seducente.

Ma la Sara lo rifiuta, è un po' in soggezione quando deve calarsi in atmosfere mai definite. Piene di personaggi pronti a sabotare qualsiasi atmosfera.

L' indolenza, la vera protagonista del film, e i metodi per conviverci, sono a lei estranei.

Mi sente ridere dall' altra parte del divano e non capisce mai bene perchè. Tutto cio' la disturba, è normale. Bisogna pur masticare un po' di napoletano per vedere ricomincio da tre.

Non è certo un film per coppiette, semmai il perfetto contrario. E' naturale, l' apoteosi dell' accidia non puo' che essere l' apoteosi della solitudine.

Forse per questo ho terminato in perfetta solitudine la visione di un film quasi perfetto.

I Guano-Padano, con le loro musiche in cerca di un film, evocano al meglio le pimpanti avventure che sembrano accanirsi su persone come Drugo, persone in cerca solo di rilassatezze paludose in cui millantare qualcosa prima di perdersi. [al fischio il maestro Alessandro Alessandroni in persona].



link

Primo tentativo fallito

Abbiamo tentato di vedere Wiseman ma è stato un vero fallimento, la Sara ha rinunciato praticamente subito e anch' io, devo dire, non ho avuto la scossa provata quando mi sono imbattuto per la prima volta nella sua opera.

Ho fatto arrivare direttamente dalla Zipporah 3 suoi documentari, il primo, Basic Training (1971), era proprio quello che mi aveva stregato in orari antelucani su Fuori Orario.

Probabilmente la mancanza di sottotitoli e la comprensione difettosa hanno giocato un ruolo decisivo. Non mi do' certo per vinto, so di avere a che fare con un "grande" e presto, in un modo o nell' altro, tornerò alla carica.

Nel frattempono "giacciono", oltre a basic Training, anche Hospital e Domestic Violence.

Tirata per i capelli

Abbiamo visto La ragazza del lago. L' interpretazione del film è stata divergente.

VERSIONE 1. La futura vittima ricattava moralmente il padre dopo averlo visto commettere un delitto: lasciava morire il figlio autistico sotto i suoi occhi.

VERSIONE 2. La vittima stressava il padre ricordandogli l' incuria che costò la vita del figlio autistico.

La morte del figlio è cruciale, il regista ci fa solo capire che figlio e padre, in quel momento, stanno in due stanze separate. C' è però anche una madre disperata che non vuole sapere nè ricordare.

La seconda versione è un po' tirata per i capelli, lo ammetto. E' la mia.

Mi piace di più, primo perchè fa dell' assassino una persona più vicina a noi: chi non ha momenti di sconforto accudendo un figlio autistico che grida tutto il giorno? Chi non ha quei fugaci momenti di odio nei suoi confronti?

2 punti deboli

Ieri sera rivisto un super classico: Che fine ha fatto Babe Jane.

Qualche punto debole però, resta:

1. che bisogno aveva Blanche di trascinarsi con la spina dorsale spezzata fino al cancello? Ha improvvisato un piano B sul momento? Poco credibile.

2. Perchè quando Blanche lancia il suo messaggio in bottiglia non chiede aiuto urlando?

martedì 2 dicembre 2008

L' onnipresente Godot

La scansione dei nostri impegni quotidiani ci succhia il tempo accelerandoci il battito cardiaco. Anche il tempo libero non contribuisce a rilassarci, i ritmi televisivi ci incalzano abituandoci male: non riusciamo più a gustarci i bei filmoni di una volta.

Per chi trova pallosi anche i cortometraggi ci sono pur sempre i film da 15 secondi. Per esempio questo, dove l' assillante Godot spamma il dr. Beckett fissando inopportuni appuntamenti anche quando lui se ne sta in santa pace nel suo caffè parigino preferito.


W8ing4Godot from 15 Second Film Festival on Vimeo.

A NY si tiene un festival dei films da 15 sec. Sul sito se ne possono vedere parecchi.

Altri filmetti tascabili di un certo interesse.

sabato 15 marzo 2008

Il Fiume Rosso

La storia narrata ne “Il Fiume Rosso” non è particolarmente originale, specie per chi la scopre solo oggi. Una motivazione c’ è: è stata molto imitata. Ma questo è solo un titolo di merito, accade per tutti i classici.

Ci vengono raccontate le vicende di due uomini, Tom e Matthew, legati da una relazione speciale, qualcosa che somiglia a ciò che unisce Maestro e Discepolo. E’ un evidente simulacro del legame istituito dalla paternità. La rottura tra i due si consumerà allorchè Matthew matura lentamente la sua condanna per alcuni comportamenti intollerabili che Tom tiene nei confronti dei suoi sottoposto. Ma il debito per l’ attenzione ricevuta dal ragazzo nel suo periodo di apprendistato si farà sentire gettando le basi per una riconciliazione tra i due eroi. Il legame di ferro verrà ristabilito su un piano paritario.

Il genio pratico di un autore come Hawks ha lardellato questo scheletro con molta carne succulenta.

Il dramma ha due fuochi. Primo, come raccogliere le forze per condannare apertamente chi ci è intimo e, perdipiù, con la sua riprovevole condotta nemmeno ci procura un danno personale?

Secondo, come eludere gli ostacoli che si frappongono alla riconciliazione?

Il primo dramma non è insolito. Per far scattare la condanna è necessaria la violazione di una norma etica che trascenda i nostri affetti, che eluda il conflitto di interessi più immediato, che superi i nostri più intimi sentimenti. L’ ingiustizia deve prevalere sui rapporti personali (1).

La non debole premessa, quindi, è che norme di tal fatta esistano. Siamo fortunati, nel Far West esistono eccome.

Certo, non è facile formulare un giudizio tanto gravido di conseguenze spiacevoli, eppure in questi casi una coscienza ben formata deve poter compiere questo lavoro ingrato. Ed ecco un primo corto circuito che costituisce la poesia di questo film: la coscienza tanto proba da poter emettere un simile verdetto, è stata “formata” proprio da colui che ora si trova a subirne la condanna. La cosa non sarà irrilevante.

Il secondo dramma è più caratteristico dei film western. Riguarda la canonica pietra d’ inciampo sulla via della riconciliazione: l’ orgoglio.

L’ orgoglio rende pudici e trincerati i cowboy che popolano questi bruschi paesaggi texani, cio’ non consente loro di addivenire a quelle che per noi sarebbero facili e risolutive spiegazioni. L' inane e istintiva incitazione dello spettatore è sprecata.

Attenzione, stiamo parlando di un nemico insidioso perchè orgoglio e pudicizia sono, allo stesso tempo, anche il tesoro più prezioso che un cowboy reca con sè ovunque vada. Non puo’ certo disfarsi a cuor leggero di queste due pepite. Volete qualche esempio della loro utilità?

Abbiamo la fortuna di parlare del Fiume Rosso, un capolavoro che, quanto ad esempi, è una miniera inesauribile.

Prendiamone uno frivolo: il pocker.

Non si puo’ giocare a pocker senza quell’ innata pudicizia dalla quale il “gambler” attinge per forgiare la sua maschera imperscrutabile. Nel pocker bisogna impedire che gli altri ci “guardino dentro”, che penetrino nell’ andito dove si elabora il nostro pensiero più recondito. Ma la pudicizia è proprio l’ arma con cui la psiche umana custodisce al meglio questa sfera riservata. Non è un caso quindi che tutti nel vecchio west giochino a pocker. Anche questo film presenta una mano al tavolo verde. Il mix di fortuna e astuzie che incorona il vincitore costituisce una buona mimesi della vita di frontiera.

Il secondo esempio, quello riguardante l’ orgoglio, è più serioso.

L’ orgoglio e l’ onore (2) sono i genitori della vendetta. Chi non sente urgere questi sentimenti è destinato a percorrere solo un brevissimo tragitto sui sentieri selvaggi del vecchio west. La vendetta è istituzione centrale in quel mondo, e la storia del Fiume Rosso lo ribadisce.

Notate come Tom abbia dato grande visibilità alle sette tombe di chi era venuto a disturbarlo reclamando quella che lui considerava la sua terra. Vendicando la sua terra l’ ha resa ancora più Sua, l’ ha serrata con vigore crescente nella sua stretta. Chi lascia cio’ che è suo quando puo’ difenderlo viene disonorato perdendo i suoi diritti (3).

Lo capiamo subito il giro del fumo: niente orgoglio, niente onore da difendere, niente vendette, niente terra, niente storia, niente western, niente civilità.

Ma allora come fa il cow boy a tenere a bada i potenti influssi negativi di questi sentimenti, peraltro così essenziali su altri versanti? Semplice, deve avere vicino una donna che svolga questa funzione emolliente. Una parola femminile a cui sia dolce cedere. Un’ orientamento appena alluso che sia possibile seguire abbandonandosi con fiducia.

Ed ecco allora il dramma da cui germina tutta la nostra storia: Tom ha perso la sua donna, lo veniamo a sapere nelle lapidarie scene iniziali, non ci sono più donne al suo fianco.

Senza donna la sua corazza di pudore è diventata impenetrabile e lo stritola. Il suo stesso pudore lo sta fagocitando al cospetto dei suoi amici impotenti. Tutti sanno, e Metthew, il figlioccio, sa meglio di tutti. Ma loro sono uomini, sono disarmati di fronte a questa tragedia, possono solo comunicare con la vittima come potrebbe farlo un odioso grillo parlante da prendere a martellate, un ruolo che disturba prima di tutto proprio loro stessi.

Anch’ essi sono di quella razza, anch’ essi hanno connaturata quella pudicizia che non consente loro di moraleggiare agevolmente. Solo Groot, il brontolone compagno di sempre, messo sotto pressione e richiesto con insistenza (“...e tu cos’ hai da guardare?...”) lascia che una metà della sua bocca sdentata articoli uno smozzicato: “...avevi torto Tom...”.

Da quanto detto si sarà già capito che il deus ex machina della fiction vestirà una gonnella.

***


Adesso vorrei dar conto di alcune tematiche collaterali che il Fiume Rosso illustra magistralmente. Sono ricorrenze tipiche del genere western. Non sono solo formalismi di un genere cinematografico, sono dei capisaldi culturali di un mondo che, pur sottoposto a parecchie metamorfosi, ancora informa parte della realtà che viviamo e dei sentimenti che proviamo tutti i giorni.




  1. Innanzitutto non dobbiamo dimenticarci di essere di fronte ad un’ opera ci carattere epico. E’ un po’ difficile dimenticarselo poichè l’ eroe ripropone per tre volte la sua solenne decisione di compiere un’ impresa. La prima di conquista, andrà nel Texas a conquistare la sua Terra. La seconda d’ affari, andrà nel Missouri a vendere la mandria. La Terza di vendetta, andrà ad Abilene ad uccidere Metthew. Il decisionismo e la centralità dell’ impresa ci fanno capire di avere a che fare con personalità che hanno tutta l’ intenzione di influire sul proprio destino.


  2. Gli Indiani fanno parte del paesaggio selvatico, sono semplicemente un fenomeno naturale, un ostacolo da superare sulla strada delle imprese. Non hanno motivazioni, non hanno ragioni. Non ha nemmeno senso abbracciare la loro causa, sarebbe come schierarsi a favore del Grand Canyon. Fortunantamente questa immaturità verrà superata nei film dei decenni successivi, a volte in modo talmente pedante da costringerci a rimpiangere il candore primigenio.


  3. La donna è associata alla notte, al riposo e alla riflessione. C’ è un tempo per combattere e un tempo per soppesare l’ azione nella tranquillità domestica che ci donano gli affetti più cari. Ma anche la parola è il regno della donna. Lei sa parlare al cuore. Con la parola porrà fine alla discordia (4).


  4. Esiste una tradizione da tramandare. Basterebbe la scena in cui il braccialetto della madre viene donato alla donna che ne prenderà il posto, per illustrare adeguatamente questo punto.


  5. La stirpe dà continuità al lavoro dell’ uomo. Il figlio è la speranza, è la medicina contro la morte. Avere figli è essenziale. “Ma perchè vuoi un figlio Tom?” “Per lasciare a lui tutto quello che ho costruito...è una cosa bella...”


  6. Ogni buon western esalta con le sue zoommate il paesaggio naturale. Non è solo un vezzo iconografico, si tratta proprio di porre al centro un concetto come quello di Natura en plein air. La natura mette in scena se stessa ma anche il cuore dell' uomo.


  7. La gerarchia è un punto fermo dell’ organizzazione. La forza auita a stabilirla. Con un ceffone Tom si insedia come capo, Metthew incassa, sarà il discepolo. Comprende l’ ordine naturale di questa gerarchia e questa comprensione sarà la sua ricchezza, ad essa dovrà la sua fortuna.


  8. Ogni gerarchia ha un capo. Non c’ è cosa pù difficile che svolgere questa funzione. Il capo detta la strategia. Ma è anche giudice, un giudice che applica leggi mai scritte in nessun codice, leggi da estrarre con finezza dalla materia viva e cangiante della tradizione e della natura (5). Molti film western, questo compreso, si incaricano di descrivere meticolosamente i fallimenti ricorrenti di chi si addossa questi compiti ingrati ma necessari.


  9. A proposito di norme mai scritte in nessun codice, eccone una sulla quale, almeno allora, mai nessuno trovava da ridire: non è richiesto di seguire il capo in fondo al pozzo. Esiste un diritto a ribellarsi, un "appello al cielo".


  10. Il metodo didattico della doccia scozzese viene impiegato spesso con successo. E’ sbrigativo, non infetta le piaghe, e spesso riduce i costi, anche i costi di una narrazione ridondante. Chi non capisce capirà, e chi ancora non capisce non capirà mai con qualsiasi metodo.


  11. Arriva il momento in cui l’ allievo prosegue la sua crescita solo se adeguatamente responsabilizzato. A Metthew viene consegnata la pistola, è un momento solenne, se l’ è meritata e, nello stesso tempo, se la deve ancora meritare. Il passato e il futuro vengono caricati di senso grazie a questo gesto (6).


  12. La terra è di chi la sa difendere e di chi la fa fruttare. Probabilmente Tom non ha fatto nessuna scuola di legge ma quanto sia legittima la sua pretesa se lo sente nel sangue. Sono diritti che esistono come esiste il fiume e la prateria. Marcherà le sue vacche e quella marca indicherà una sua proprietà. Il confine, la recinzione, la marca. Ecco dei protagonisti indiscussi del vecchio west (7). Anche a Metthew è promessa la sua marca “...quando se la meriterà...”. Daltronde il “vissero felici e contenti” di questa fiaba è sì un amore che va in porto, ma anche un accordo su confini, marche e percentuali.


  13. “...l’ ho capito guardandolo negli occhi...”. Il cow boy, come il pockerista, è uno scrutatore dell’ anima. Nessuno è lontano dal negarne l’ esistenza quanto il cow boy.


  14. Zappa e Bibbia. Lo si capisce facilmente, il cow boy, vivendo una vita rischiosa a noi sconosciuta, è necessariamente uomo religioso. Ma il suo Dio, prima ancora di essere un Dio Misericordioso, è un Dio giusto e vendicativo, è il Dio come esce dall’ Antico Testamento. A Metthew, che è tentato dal sovvertire queste priorità, vengono pronosticati guai. La Religione è valorizzata in quanto Tradizione prima ancora che come Fede.


  15. Tom non capisce il denaro, non lo sa maneggiare, è colto da un senso d’ impotenza, vorrebbe reagire ma non sa più come indirizzare tutta l’ esplosiva energia che ha in corpo. Questa novità lo confonde e lo oblitera. Eppure non è certo alieno dalla pratica degli scambi (stipula contratti a ripetizione). A deconcentrarlo è proprio questo specifico mezzo di pagamento (8). Ma questa non è una sua fisima, la diffusione del denaro andrà di pari passo con la scomparsa dei cow boy, altri eroi gli subentreranno. Molti film si dedicano ad illustrere questo crepuscolo, questo cambio di scena. Volete degli esempi? L' Uomo che uccise Liberty Valance è il primo che mi viene in mente.


  16. Al contratto è data grande importanza. Onorare la parola data non è solo importante. E’ tutto per certi uomini. Sono per l’ appunto gli Uomini d’ Onore. E la cultura del far west è una cultura dell’ Onore. Ma i contratti vanno anche inerpretati. La caduta di Tom comincia con la sua interpretazione di stampo fondamentalista del contratto stipulato con i mandriani per andare in Missouri (9).


  17. Un topos che ricorre, specie nei film di questo autore, è il concetto di lavoro ben fatto; il lavoro svolto a regola d’ arte viene esaltato. Soprattutto “...cio’ che è inziato deve essere portato a termine...”. Tom è fermissimo (fin troppo) nell’ affidarsi a questo principio (10).


  18. La vendetta è il cuore della giustizia nel Far West. E’ sentita come un dovere da espletare, anche controvoglia. Va annunciata come si legge una sentenza. Sono tutti formalismo che Tom non manca di osservare (11).


  19. Nel duro mondo dei pionieri fare comunella con gli altri è essenziale sia per sopravvivere che per vivere. Il sentimento comunitario è spiccatissimo e convive a meraviglia con l' individualismo di fondo. Ogni buon film western deve contenere una festa dove la comunità si riunisce a mangiare, ballare e divertirsi. Anche qui ce n’ è una (12).

Vorrei chiudere con una parola sullo stile. Uno stile primitivo, asciutto, stringato, essenziale. Non c’ è che dire, si sposa bene con la materia narrata. Non manca però chi si è lamentato di questo aspro primitivismo (13), altri invece apprezzano sopra ogni cosa il dono della sintesi messo in campo.


NOTE




  1. Quando Tom viene abbandonato da tutti Groot, richiesto se vuole restare, afferma “...che avessi torto o ragione sarò al tuo fianco...”. Questa impostazione sembra in contrasto con la mia ipotesi.


  2. anche presso di noi il sentimento dell’ onore gioca un qualche ruolo? Bè, sì. Come negarlo. In genere lo gioca in negativo, ma c’ è una spiegazione. Prendiamo le bande giovanili delle aree metropolitane. Per loro l’ onore è ancora un valore, eppure non c’ è chi non veda i guai che tutto cio’ procura. Ecco come si sono spiegate queste aberrazioni: non puo’ esistere una cultura dell’ onore che non sia ancorata a solide tradizioni e che non irradi dalla presenza di “vecchi saggi”. Tradizioni? Vecchi saggi? sono tutte infrastrutture che mancano nel mondo delle bande giovanili. Con lacune del genere la cultura dell’ onore diventa diabolica. Il concetto di “dignità” è l’ unica versione (molto annacquata) che possiamo permetterci di “onore”.


  3. Ma chi non si batte in quanto ben conscio delle proprie forze è invece portatore di buon senso e degno di elogi (vedi la scena della rissa al saloon).


  4. La predica finale inflitta, pistola in pugno, a Tom e Matthew ancora riversi a terra, è lo splendido apice di tutto il film. Parole istintive, fiere, comiche, passionali, le vere ed autentiche parole d’ amore che tutti conoscono ma solo una donna puo' pronunciare poichè sono le parole "del grembo", le parole che fondano la comunità degli uomini...Parole grazie alle quali “vissero tutti felici e contenti”.


  5. Un sintomo della deriva di Tom lo percepiamo nel momento in cui proclama a chiare lettere “...qui la legge la faccio io...”. E' somma bestemmia in un mondo dove la Legge esiste alla stregua del Gran Canyon.


  6. Quando il mandriano vuole vendicarsi facendo fuoco su Tom, viene dapprima trattenuto. Ma per calmarlo è sufficiente che Matthew prenda il fucile e lo riconsegni ostentatamente nelle sue mani. Una volta responsabilizzato seriamente ritroverà la ragione ed abbandonerà il suo gesto insano.


  7. In realtà le cose sono più sfumate. In parecchi film allevatori e coltivatori entrano in conflitto. La loro concezione dei diritti non collima. Sopratutto l’ allevatore ha problemi ad adeguarsi alla terra cintata. Molti cow boy, osservando le distese di filo spinato, considerano terminata la loro epopea.


  8. E’ interessantissimo formulare ipotesi che motivino questo disorientamento di fronte al denaro. Alcuni studiosi fanno discendere il denaro dal sacrificio: l’ animale o l’ uomo sacrificato è la moneta con la quale rendiamo grazie al nostro Dio pagandolo. Persino la vendetta è stata identificata come un modo per “pagare” attraverso la mutilazione del corpo un sopruso perpetrato. Probabilmente il salto con il quale si passa dalla “moneta vivente” alla “moneta convenzionale” resta incomprensibile alle mentalità più arcaiche.


  9. Ma la rigida interpretazione contrattuale di Tom è davvero così aberrante? Il suo comportamento è senz’ altro crudele, ma è anche manifetamente iniquo? E’ davvero possibile non far fronte ai propri impegni dicendo “...tu non sei più l’ uomo di allora...”. Fortunatamente la parabola del film non si pacifica in una chiusura ermetica, ci sono spiragli per interpretazioni eterodosse. Qualcuno potrebbe perfino vedere in Metthew un anti cow boy. Il dibattito è aperto, che ognuno dica la sua.


  10. La solennità con cui iniziano le imprese è particolarmente studiata. Se devo selezionare la scena che ha reso famosa la pellicola non ho dubbi, opto per l’ inizio dell’ impresa, per l’ inizio del lavoro da portare a termine: la partenza delle mandrie in viaggio per il Missouri, quella in cui all’ albeggiare si scatena la lunga serie di urla selvagge dei cow boy che danno il la alla sinfonia epica.


  11. Il passo di marcia con cui Tom va verso Metthew per regolare i conti esalta questo formalismo. Sul tema della vendetta come dovere gravoso hanno qualcosa da dirci i film di Eastwood, in particolare si impara molto guardando “Gli Spietati”.


  12. Pur se siamo ben lontani dalle deliziose comunità di Ford. Ma con Ford stamo parlando di un irlandese, quindi di un temperamento più sentimentale e festaiolo.


  13. Un regista come Woody Allen, rapportandosi al grande cinema europeo, ha sempre lamentato la latitanza di grandi maestri nel suo paese.

sabato 9 febbraio 2008

Libri Cuore d' Oltreoceano


Qui ci si muove su un terreno minato. Basterebbe una sfumatura diversamente screziata, un' intonazione altrimenti temperata per scivolare nel più becero patriottismo, nella più vanagloriosa dappocaggine, nella più tronfia megalomania.

Eppure, il taglio di questa lunga didascalia filmata, riesce ad innalzare un' esile ma ineludibile barriera che discrimina l' onesta semplicità ripulita e ordinata, dalla desertificante puerilità massificatoria, attestandosi saldamente nel primo territorio.

Un virtuosismo in cui si arriva a gigioneggiare spingendosi anche oltre a quello che oggi giudicheremmo il lecito, fino al punto di concedere al Protagonista uno sguardo in macchina per meglio istruire lo spettatore.

Tutto è inquadrato in un teatro dai colori fondi e gli odori pungenti, vi si recita senza i traumi di Fort Apaches (siamo ben al di sotto di quell' epopea), vi si recita una vasta rappresentazione dell' umanità in divisa. La morte sta a guardare senza far paura a nessuno. Per metterla in fuga bastano le ossessive note di ordinanza della ben nota tromba. Le felicità vengono inutilmente dissimulate dietro la burbanza rituale non ancora assurta a vera forma d' arte come sarà nei film successivi di Ford.

Pellicola dagli equilibri troppo saldi, fallisce e muore circonfusa in un' aurea di lucida dignità professionale.

I cattivi sono inquadrati in campo troppo lungo per turbare l' armonia con cui le generazioni si avvicendano nel Fortino. Ognuno è competente nel suo ruolo, chi acerbo recalcitra, cede poco dopo senza sforzo alle leggi naturali del Protocollo, la divisa dissipa ogni ambiguità, il vizio (del bere) è addomesticato e benvenuto come diversivo necessario. Il whisky va giù come una serpentna di fuoco ed eccoci tutti battezzati e pronti al nostro dovere. Il capriccio femminile adorna le giornate senza turbarle. Ogni struggimento è opportunamente celato ad occhi indiscreti. L' esitazione dei giovani si risolve presto nel giusto verso.

Ad un certo punto Nathan - compiuta l' età in cui la morte, artista lentissima, dà i suoi primi tocchi approfondendo certe rughe - sente l' esigenza di allontanarsi aprendo una breccia, uno spiraglio. Ma viene richiamato subito indietro, è ancora utile e con entusiasmo ricostituisce la compattezza di quella comunità coesa e solidale.

Tutto scorre, e c' è chi veglia mentre ciascuno di noi s' impegna in quello sforzo che costuituisce il suo contributo alla miriade di scambi mirabilmente sicronizzati che la Piazza ospita. Non c' è molto spazio per le sbraitanti e striminzite individualità. La Comunità accoglie, irregimenta e dispone. Cio' nonostante, non si scamperà mai all' accusa di aver inscenato un piccolo e fetente mondo borghese. Un' ideologia che non accontenta nessuno.

Eppure tranquillizza sapere che da qualche parte nel maelstrom vorticoso della cinematografia internazionale esiste ed è reperibile lo scheletro rassicurante di un Canone.

mercoledì 2 gennaio 2008

Ma quella era una strega

A parte tutto, signori, quella era una strega.




Se quella non fosse stata una strega, non avrei nemmeno ponderato l' acquisto del DVD.


E pensare che alcuni commentatori si dilungano nella loro lasca chiosa disinteressandosi al fatto che Anne fosse una Strega fatta e finita! La cosa sembra non interessare.


Faccio un esempio, nei contenuti extra dell' edizione San Paolo, un dotto dottoreggia a lungo imboccando evasive tangenziali. Il film che lui ha visto, con tutta evidenza, era monco delle epifanie finali.


A sentirlo sembrava che il segreto fosse da ricondurre alle luci, alle ombre, ai piani sequenza, ai chiaroscuri dei fiamminghi.


Nulla aveva da dirci sul fatto che lei fosse una strega.


Le luci dei fiamminghi, le ombreggiature di Rembrandt, i panneggi di Vermeer, i corpi come morene fuori dal ghiacciaio, le proverbiali cornici di brina, i pallori tubercolari, i termometri caduti sotto lo zero, lo spettatore che sopravvive come un pesce sulla spiaggia - sembra che Dreyer abbia per tutta la vita investito nel rigore più accigliato per cumulare qualità umana, intellettuale e credibilità necessaria a girare almeno un paio di scene folli, intollerabili.


In una di queste ci viene detto che lei non era altri che una Strega.


Eppure l' indisponente commentatore dei "contenuti extra" non fa altro che ripetere la parola "pregiudizio".


Ma come? Quella ti spiattella una stregoneria davanti agli occhi, ti confessa in modo disinteressato la sua natura di Strega guardandoti attraverso improsciugabili lacrime...e tu, anzichè intercedere per lei presso l' Altissimo riparandola nel giorno dell' Ira Funesta, tu ancora ti attardi nel tuo fariseismo blaterando di "pregiudizi"?





Lo scandalo è il centro ortogonale del film. E non mi si verrà a dire adesso che un infortunio passionale tra matrigna e figlio (coetanei e sconosciuti per anni l' uno all' altra) possa costituire materia sufficiente per uno scandalo!


Lei è una strega che uccide.

Questo è lo scandalo che non riusciamo a guardare! Ci tocca difendere una colpevole. La nostra anima immacolata deve imbrattarsi nella difesa di una colpevole.



Proprio quando eravamo già pronti a suonare le trombe per la liberazione di un' innocente. Quando si configurava il finale preconfezionato di un film che non avrei mai voluto vedere, il finale di un film fatto solo di chiaroscuri, di un film noioso da scorrere con il forward per constatare ripetutamente se il nocciolo fosse per caso altrove - ecco che tutto va messo da parte, tutto passa in secondo piano poichè in una scena folle si viene a sapere che lei è una Strega

E di quelle astute che uccidono chi le rende infelici.

domenica 23 dicembre 2007

Sentieri selvaggi. L' arte dell' uscire di scena.

Con occhi dilatati e fissi osservo il controluce che lo suggella: ride away (dominante), ride away (tonica). E' finito il più grande western di sempre.

Lo dico pacatamente, ricordandomi i rischi della pressione alta.


Come per ogni finale che annoda le budella pur orbato di apoteosi, è bello far seguire dibattito. Purchè solo interiore.


Brancolo, non so come farmi funzionare la testa. Senza reperirle, cerco con fatica complessa le parole adatte per giuticare il razzismo di Ethan. La sua malvagità è talmente priva di calcolo che ho una voglia matta di assolverlo accogliendolo nella comunità con una stretta di mano. Eppure dovrei fare tutto questo mantenendo le labbra serrate nella pressione del disgusto.


Fortunantamente un giudice, lo stesso che calibra i profili del canyon, ha già sentenziato. Lui non si è lasciato inebriare dai profumi caramellosi che rilascia tanta merda.


Il corpaccione del film si agita scoordinato (ma perchè tanto impegno nel disperato Ethan?). Non importa, ci importa qualcosa se i dettami della fasulla accademia siano stati violati? ci importa qualcosa se i pellerossi non risolvono gli inseguimenti sparando ai cavalli della diligenza?


Non siamo interessati alle proporzioni anatomiche del corpo filmico. Basta che quella carcassa contenga e preservi il suo cuore di tenebra. Qui c' è e pulsa con forza. E' tutto.


Il libertario ingenuo, smanioso di passare in rassegna il suo repertorio da sapientone, sempre in cerca di un foro per la sua pedanteria, ha spesso stretto ferre alleanze con il genere western.


Si sa...l' individualismo, la legge di natura...Ma per non ulcerare l' idillio è necessario che guardi questi film con un occhio solo, perchè qui le cartacee armonie a buon mercato, gli sbrodolosi amor di patata sono banditi. Sono invece deninciate le raccapriccianti ingordige e spesso la bontà si contorce sotto tacchi appuntiti ed eleganti.


Ma sopratutto tramonta il mito dell' individuo completo e buono per tutte le stagioni. L' organizzazione razionale di questa natura prevede un cambio della guardia. Il razzista è servito per dissodare la frontiere. L' eroe di ieri non ha nemmeno il tempo di civettare con lo spettatore vantando le sue gesta che già deve lasciare il proscenio consegnando il testimone allo staffettista successivo. Subito si dà alla fuga. Una fuga romantica, in controluce ma pur sempre una ritirata.


Ci lascia alle nostre democrazie. Completa la sua opera con il tempismo dell' uscita di scena. Sapremo noi completare il nostro convivio rendendo omaggio alla sporcizia da cui è originata la sicurezza che ci protegge?