mercoledì 27 luglio 2016
Political Economy of Happiness Bryan Caplan
sabato 28 settembre 2013
sabato 25 giugno 2011
Fa balà l'occ
Il video della Salecl commentato nella discussione del post precedente ci rendeva dubbiosi sulle virtù della libera scelta.
Io, che confessavo la mia refrattarietà, poi, quando viro verso il pianeta musica, divento un talebano della “scelta”.
Per delibarla al meglio faccio di tutto per renderla bizantina.
Un esempio.
Cosa ascoltare questo week-end?
La rete, le catene dei negozi, gli amici, la città… ci sono una marea di anfratti che nascondono musica valorosa, ma questo, anziché galvanizzare, intimidisce i tiepidi che ritirano le antenne pensando al tempo che scarseggia e a come ci vorrebbero cento occhi quando il padreterno, quel furfante, con loro si è limitato a due, e con quei due non vedono altro che immondizia.
Non sono di quella razza, mi metto al lavoro di prima mattina, so in anticipo che esiste musica innovativa e di qualità disponibile senza cacciare una lira.
Dalla risistemazione neuronale notturna, qualche nome spunta con regolarità al momento del caffélatte.
Mai sentito parlare di… come si chiama… ah, sì… Enrico Gabrielli?
E’ un ottimo musicista che ha collaborato anche con primarie punk-rock band della scena milanese.
Se vi piacciono le selve di clarinetti sovraincisi, è il vostro uomo. Ultimamente ha rifatto a suo modo Reich, Gabrieli e Andriessen.
Non vado oltre visto che le musiche sono gratuitamente scaricabili qui.
Sono anche presentate in modo vivido rendendo accessibili una serie di e-mail che all’ epoca il tormentato autore inviava a non so quale mentore.
Aggiungo solo che in passato avevo corteggiato la Sacrae Symphoniae in versione gabriellana per farne la mia soneria.
Il progetto sfumò: Giovanni Gabrieli fu il più grande maestro dell’ antifona veneziana cinquecentesca; il giovane rielaboratore sfrutta al meglio le qualità di una musica del genere facendola rimbalzare rocambolescamente per le casse.
Ma ahimé, un simile gioco di botte e risposte va perso nel minuscolo anfiteatro del mio cellulare, e constatare il depotenziamento dell’ originale progetto ad ogni squillo telefonico mi deprimeva troppo.
[Per la soneria estiva ripiego sul riff iniziale di Utopia (un summer hit da sballo)]
A Gabrielli si potrebbe affiancare un terribile coetaneo d’ oltreoceano: Muhly; ha tutta l’ aria di costituire un picco non effimero nel panorama contemporaneo.
Seeing is Beliving non passa certo inosservato: il pezzo omonimo, voglio dirlo, è una sequela di prelibatezze che dura 25 minuti 25, le orecchie ne escono esauste e appagate come… dopo una notte d’ amore (scusate la metafora dovuta alla fretta).
Ma soprattutto è interamente ascoltabile/scaricabile qui. (*)
mi chiedo ora se una mole del genere di musica non sia eccessiva per consentirci di entrare in intimità con lei nello spazio limitato di un week end?
Già, forse è proprio così: bisogna scremare le pepite con scelte a raffica che selezionino ulteriormente il materiale!
Wow, proprio quel che non vedevo l’ ora di fare: scegliere!
Dopo un ascolto, butto lì i fiori colti dal mazzo:
- Gabrielli/Reich: New York Counterpoint
- Gabrielli/Gabrieli: Sacrae Symphoniae
- Enrico Gabrielli: Matematica Naif
- Nico Muhly: Seeing Is Believing
- Nico Muhly: Motion
- Nico Muhly: Bow Thine Ear
Ma non basta. Per fare un disco occorre anche un ordine non casuale!
Ottimo pretesto per l’ ennesimo ascolto. Al fine, ecco la mia sfilata:
1. Nico Muhly: Motion
2. Gabrielli/Gabrieli: Sacrae Symphoniae
3. Nico Muhly: Bow Thine Ear
4. Gabrielli/Reich: New York Counterpoint
5. Nico Muhly: Seeing Is Believing
6. Enrico Gabrielli: Matematica Naif
Ormai è tardi e non vedo al momento come raffinare ulteriormente il setaccio; dobbiamo abbandonare il vasto mare della rete, purtroppo il tempo delle scelte è scaduto. Non resta che accingersi all’ ascolto.
Già che siete qui non vi lascio a bocca asciutta, ecco l’ incipit del disco appena assiemato:
(*) Ho notato che il tempo disponibile per scaricare l’ intero disco di Muhly è scaduto; bene, vi tolgo dall’ imbarazzo della scelta.
Chiamatemi per i play off!
Se devo comprare un maglione, io vado al bar, la Sara in negozio: mi chiama al cellulare solo quando si disputano i play off! Ovvero, quando la scelta è ristretta a due/tre esemplari.
Quindi, capisco bene chi non vuole avere niente a che fare con le scelte.
In passato (prima di conoscere la Sara) ero anche un fautore del matrimonio indiano quello in cui i genitori scelgono peri figli. Facevo anche delle reprimende ad alto volume rivolte a mia mamma (sbigottita, lei quando si sbigottisce ride) per la sua deprecabile passività!
Però distinguerei.
*** scelta come rischio
Tutti noi - chi più chi meno, le donne più degli uomini – siamo avversi al rischio, quindi soffriamo le scelte.
Se però mi guardo dentro, mi accorgo che in certi campi (quelli che più mi appassionano) la scelta è una ragione di vita: l’ attendo con trepidazione assaporandone ogni istante.
Falkenstein conferma: in borsa di solito ci si fa pagare per sopportare dei rischi, ma poi, non si sa come mai, pur di investire su certi titoli particolarmente rischiosi, si paga. La speranza trasforma l’ avversione al rischio in una propensione.
Anche gli psicologi concordano: dietro una felicità c’ è quasi sempre una libera scelta con la quale ci realizziamo.
Distinguerei quindi gli ambiti prediletti da quelli indifferenti. Sia l’ opzione gregge che quella dado sono a disposizione per neutralizzare lo stress da scelta nel secondo ambito.
*** scelta come discriminazione
Quando scegliamo ci differenziamo. Per l’ invidioso è un problema.
In più lo facciamo consapevolmente, quindi attiriamo il giudizio altrui, il che amplifica il fastidio dell’ invidioso.
Se la natura umana risiede nell’ invidia (il che non è da escludere), limitare la libera scelta puo’ essere produttivo.
E’ la conclusione del mio post: perché i nuovi profeti del comunismo non puntano di più sull’ invidia!
Invece, dopo aver posto le premesse, ci si perde in speculazioni sull’ alienazione, la falsa coscienza ed altri esoterismi assortiti.
giovedì 29 luglio 2010
Il costo della scelta
E questo costo forse ci dice qualcosa anche sul ciclo economico: http://econlog.econlib.org/archives/2010/07/the_recalculati_2.html
Ma scegliere ci rende felici: Life goals and choices have as much or more impact on life satisfaction than variables routinely described as important in previous research, including extroversion and being married or partnered. http://www.bigquestionsonline.com/blogs/heather-wax/goals-religion-and-personal-choices-can-affect-long-term-happiness