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sabato 25 giugno 2011

Fa balà l'occ

Il video della Salecl commentato nella discussione del post precedente ci rendeva dubbiosi sulle virtù della libera scelta.

Io, che confessavo la mia refrattarietà, poi, quando viro verso il pianeta musica, divento un talebano della “scelta”.

Per delibarla al meglio faccio di tutto per renderla bizantina.

Un esempio.

Cosa ascoltare questo week-end?

La rete, le catene dei negozi, gli amici, la città… ci sono una marea di anfratti che nascondono musica valorosa, ma questo, anziché galvanizzare, intimidisce i tiepidi che ritirano le antenne pensando al tempo che scarseggia e a come ci vorrebbero cento occhi quando il padreterno, quel furfante, con loro si è limitato a due, e con quei due non vedono altro che immondizia.

Casey Weldon neat arte quatrocchi

Non sono di quella razza, mi metto al lavoro di prima mattina, so in anticipo che esiste musica innovativa e di qualità disponibile senza cacciare una lira.

Dalla risistemazione neuronale notturna, qualche nome spunta con regolarità al momento del caffélatte.

Mai sentito parlare di… come si chiama… ah, sì… Enrico Gabrielli?

E’ un ottimo musicista che ha collaborato anche con primarie punk-rock band della scena milanese.

Se vi piacciono le selve di clarinetti sovraincisi, è il vostro uomo. Ultimamente ha rifatto a suo modo Reich, Gabrieli e Andriessen.

Non vado oltre visto che le musiche sono gratuitamente scaricabili qui.

Sono anche presentate in modo vivido rendendo accessibili una serie di e-mail che all’ epoca il tormentato autore inviava a non so quale mentore.

Aggiungo solo che in passato avevo corteggiato la Sacrae Symphoniae in versione gabriellana per farne la mia soneria.

Il progetto sfumò: Giovanni Gabrieli fu il più grande maestro dell’ antifona veneziana cinquecentesca; il giovane rielaboratore sfrutta al meglio le qualità di una musica del genere facendola rimbalzare rocambolescamente per le casse.

Ma ahimé, un simile gioco di botte e risposte va perso nel minuscolo anfiteatro del mio cellulare, e constatare il depotenziamento dell’ originale progetto ad ogni squillo telefonico mi deprimeva troppo.

[Per la soneria estiva ripiego sul riff iniziale di Utopia (un summer hit da sballo)]

A Gabrielli si potrebbe affiancare un terribile coetaneo d’ oltreoceano: Muhly; ha tutta l’ aria di costituire un picco non effimero nel panorama contemporaneo.

Seeing is Beliving non passa certo inosservato: il pezzo omonimo, voglio dirlo, è una sequela di prelibatezze che dura 25 minuti 25, le orecchie ne escono esauste e appagate come… dopo una notte d’ amore (scusate la metafora dovuta alla fretta).

Ma soprattutto è interamente ascoltabile/scaricabile qui. (*)

mi chiedo ora se una mole del genere di musica non sia eccessiva per consentirci di entrare in intimità con lei nello spazio limitato di un week end?

Già, forse è proprio così: bisogna scremare le pepite con scelte a raffica che selezionino ulteriormente il materiale!

Wow, proprio quel che non vedevo l’ ora di fare: scegliere!

Dopo un ascolto, butto lì i fiori colti dal mazzo:

- Gabrielli/Reich: New York Counterpoint

- Gabrielli/Gabrieli: Sacrae Symphoniae

- Enrico Gabrielli: Matematica Naif

- Nico Muhly: Seeing Is Believing

- Nico Muhly: Motion

- Nico Muhly: Bow Thine Ear

Ma non basta. Per fare un disco occorre anche un ordine non casuale!

Ottimo pretesto per l’ ennesimo ascolto. Al fine, ecco la mia sfilata:

1. Nico Muhly: Motion

2. Gabrielli/Gabrieli: Sacrae Symphoniae

3. Nico Muhly: Bow Thine Ear

4. Gabrielli/Reich: New York Counterpoint

5. Nico Muhly: Seeing Is Believing

6. Enrico Gabrielli: Matematica Naif

Ormai è tardi e non vedo al momento come raffinare ulteriormente il setaccio; dobbiamo abbandonare il vasto mare della rete, purtroppo il tempo delle scelte è scaduto. Non resta che accingersi all’ ascolto.

sound enatching

Già che siete qui non vi lascio a bocca asciutta, ecco l’ incipit del disco appena assiemato:

 

(*) Ho notato che il tempo disponibile per scaricare l’ intero disco di Muhly è scaduto; bene, vi tolgo dall’ imbarazzo della scelta.

Chiamatemi per i play off!

Se devo comprare un maglione, io vado al bar, la Sara in negozio: mi chiama al cellulare solo quando si disputano i play off! Ovvero, quando la scelta è ristretta a due/tre esemplari.

Quindi, capisco bene chi non vuole avere niente a che fare con le scelte. 

 

In passato (prima di conoscere la Sara) ero anche un fautore del matrimonio indiano quello in cui i genitori scelgono peri figli. Facevo anche delle reprimende ad alto volume rivolte a mia mamma (sbigottita, lei quando si sbigottisce ride) per la sua deprecabile passività!

Però distinguerei.

*** scelta come rischio

Tutti noi - chi più chi meno, le donne più degli uomini – siamo avversi al rischio, quindi soffriamo le scelte.

Se però mi guardo dentro, mi accorgo che in certi campi (quelli che più mi appassionano) la scelta è una ragione di vita: l’ attendo con trepidazione assaporandone ogni istante.

Falkenstein conferma: in borsa di solito ci si fa pagare per sopportare dei rischi, ma poi, non si sa come mai, pur di investire su certi titoli particolarmente rischiosi, si paga. La speranza trasforma l’ avversione al rischio in una propensione.

Anche gli psicologi concordano: dietro una felicità c’ è quasi sempre una libera scelta con la quale ci realizziamo.

Distinguerei quindi gli ambiti prediletti da quelli indifferenti. Sia l’ opzione gregge che quella dado sono a disposizione per neutralizzare lo stress da scelta nel secondo ambito.

*** scelta come discriminazione

Quando scegliamo ci differenziamo. Per l’ invidioso è un problema.

In più lo facciamo consapevolmente, quindi attiriamo il giudizio altrui, il che amplifica il fastidio dell’ invidioso.

Se la natura umana risiede nell’ invidia (il che non è da escludere), limitare la libera scelta puo’ essere produttivo.

E’ la conclusione del mio post: perché i nuovi profeti del comunismo non puntano di più sull’ invidia!

Invece, dopo aver posto le premesse, ci si perde in speculazioni sull’ alienazione, la falsa coscienza ed altri esoterismi assortiti.

venerdì 15 ottobre 2010

Recensione al vangelo del 17-10-2010

Vangelo secondo Luca 6, 43-48

"In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. / Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico? Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene».

Altre letture.

Si coglie una presa di distanza dal protestantesimo e da una vita spirituale arginata nell' intimità. La fede cattolica deve evidentemente esplodere all' esterno e fruttificare anche nell' agone pubblico.

Ma oggi la fede fruttifica?

Il recente volume di Messrs - Putnam - Campbell - American Grace - ci rassicura sui buoni frutti di una fede salda:

"... religious people make better neighbors by almost every index. They are more generous, with both their time and money; more civically active, in community organizations and political reform; more trusting; more trustworthy; and even measurably happier. The only exception to this list of positive traits: religious people tend to be less tolerant of views that clash with their own. These results hold even when the authors control for such factors as gender, education, income, race, region and age..."


Il cattolico libertario ha poi buon gioco nell' accostare queste conclusioni all' importanza che rivestono per la vita personale il "senso" e la "libera scelta":

"...In the German panel, religious people (predominantly Christians, but including a Muslim minority) give higher priority to altruistic and family goals, and lower priority to success goals than nonbelievers. They also spend more time on volunteer activities. Many previous research reports have commented on the positive cross-sectional association between religious adherence and happiness... Life goals and choices have as much or more impact on life satisfaction than variables routinely described as important in previous research, including extroversion and being married or partnered..."

Sembrerebbe davvero non esserci nulla di meglio che una fede robusta vissuta come libera scelta.

Il mio consiglio: abiurare e riconvertirsi ogni giorno.

Fonte 1: http://online.wsj.com/article/SB10001424052748704696304575538230485331308.html
Fonte 2: http://www.bigquestionsonline.com/blogs/heather-wax/goals-religion-and-personal-choices-can-affect-long-term-happiness