Visualizzazione post con etichetta economia è scienza?. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta economia è scienza?. Mostra tutti i post

venerdì 18 settembre 2015

Elogio della fede

Quando scelgo di caldeggiare una certa dottrina economica mi comporto esattamente come quando devo scegliere il dio in cui credere.

Soppeso l'evidenza e le ragioni che stanno dietro le varie ipotesi per poi selezionare la più probabile.

Si chiama "scelta razionale", e non nego in essa giochino un certo ruolo anche aspetti soggettivi. La razionalità non esclude affatto la soggettività, basterebbe avere in mente la natura della probabilità per capirlo.

Nella seconda fase metto da parte la ragione per far entrare in campo la fede, a questo punto comincio a credere sul serio nella bontà della mia scelta.

Domanda: ma perché la fede dovrebbe avere un ruolo in tutto questo, non basterebbe limitarsi a "scegliere" senza tirarla in ballo?

No, per almeno due motivi.

Innanzitutto per un motivo privato: è più piacevole credere che avere dubbi, specie quando l'atto di dubitare non è una mera finzione intellettuale. I dubbi, se autentici, sono fonte di ansia, di inquietudine, di angoscia. La credenza è una roccia su cui si costruisce meglio.

Poi per motivi pubblici. Avete presente quel fenomeno psicologico che va sotto il nome di "growth mindset"? Gli psicologi hanno notato che chi è fatalista è anche più pigro di chi non lo è, e questo indipendentemente dal fatto che il mondo sia determinato. Credere a qualcosa ti rende più attivo ed energico, ti fa adempiere meglio al tuo compito indipendentemente da quanto sia fondata la tua credenza e quando sei inserto in una comunità questo fatto si riverbera a beneficio di tutti. Certo, magari il "tuo compito" è sbagliato e "adempierlo al meglio" amplifica i danni, ma qui torniamo al problema del calcolo razionale di cui sopra.

Questo elogio della fede non deve nasconderne i pericoli: le verifiche razionali vanno fatte periodicamente e questa operazione pio' essere resa difficile da chi si rilassa troppo.



p.s. chi notasse il parallelo tra economia e religione potrebbe ritenere che io supporti l'idea per cui l'economia non sia una scienza. Non è detto che le cose stiano in questi termini, potrei invece supportare l'idea che nella scelta di fede la mentalità scientifica pesi parecchio.


martedì 1 settembre 2015

L'economia è una scienza?

Possibile risposta: è una scienza imprecisa (come le scienze umane in genere).

Le scienze di questo genere adottano un metodo scientifico giungendo a conclusioni approssimative.

Una conseguenza di tutto cio' è piuttosto frustrante: molto spesso il profano  "prevede" meglio dello scienziato rigoroso (il rigore qui riguarda il metodo d'indagine seguito, non certo le conclusioni). Questo non giova certo allo status dello "scienziato impreciso".

Tuttavia, ci sono altre conseguenze galvanizzanti: lo "scienziato impreciso" è costretto a penetrare meglio la metodologia e l'epistemoloigia della sua ricerca. Cio' che in un ambito di scienze esatte è scontato al buon senso, in un ambito di scienze imprecise deve essere guadagnato sul campo. Lo scienziato impreciso deve quindi anche essere  un po' filosofo, o per lo meno più ferrato nella materia.

C'è poi un'avvertenza che lo scienziato impreciso dovrebbe seguire: limitarsi a previsioni generali e generiche senza con questo declinare le scommesse.

venerdì 7 gennaio 2011

L' economia, una scienza a cavallo

L' economia è una scienza?

Probabilmente sì, ma bisogna guardare alla biologia più che alla fisica.

By biology, I do not mean the study of the human cell, which we have made a great deal of progress understanding though there is more to learn. I am thinking of biology in the sense of an ecosystem where competition and emergent order create a complex interaction of organisms and their environment. That sounds a lot like economics and of course it is. But we would never ask of biologists what the public and media ask of economists. We do not expect a biologist to forecast how many squirrels will be alive in ten years if we increase the number of trees in the United States by 20%. A biologist would laugh at you. But that is what people ask of economists all the time. Economists should be honest and say that the tasks they are often asked to do are outside the scope of economics as we know it and perhaps outside the scope of economics as it will ever be known

http://cafehayek.com/2011/01/what-is-economics-good-for.html

Puo' essere utile a questo punto vagliare la distinzione tra problemi complessi e problemi complicati.

We treat complex things as if they were merely complicated... distinguished between complicated systems, which can be modeled mathematically, and complex systems, for which there is no mathematical model which can say, if X is the situation then do Y. Sustainability, healthy communities, raising families have all been given as examples of such complex systems and processes. Peacebuilding would be another, women's empowerment, natural resource management, capacity building initiatives, innovation systems, the list goes on and on. Complexity science pulls back the curtain on these processes and it can force you to think about the world you live in in a different way.

http://denniswhittle.blogspot.com/2011/01/ben-ramalingam-on-complexity-and-aid.html

Direi che un problema è complicato quando è sensato dedicarsi ad approntare una soluzione, quando cioè in teoria basta una mente (dotata di un modello). Magari una mente con forte potenza di calcolo, un super pc.

La soluzione di un problema complesso (esempio: come costruire una matita e renderla disponibile quando serve) è invece casuale ed implica l' intervento di una moltitudine di menti.

Il guaio dei problemi economici è che probabilmente sono a cavallo della mobile soglia tra complicato e complesso. Per i primi ha senso elaborare un modello, per i secondi ha senso solo seguire un indirizzo: decentrare le decisioni e moltiplicare le menti in campo.