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venerdì 31 agosto 2018

L'AMBIGUO DESTINO DELLA COMPETENZA

L'AMBIGUO DESTINO DELLA COMPETENZA
La distinzione competenti/incompetenti ha il solito difetto: la prima fazione è zeppa di incompetenti che vogliono farsi notare in compagnia dei competenti, la seconda di competenti un po’ narcisi che vogliono sentirsi “originali”.
ILFOGLIO.IT
Burioni, Boeri, Bentivogli, Cottarelli. Un partito dei competenti per passare come una ruspa sulla truffa populista

lunedì 23 luglio 2018

IL POPULISTA IGNORANTE

IL POPULISTA IGNORANTE
Poiché spesso l’elettore populista si presenta come orgogliosamente ignorante la controparte politica pensa all’istruzione come ad una “medicina” che guarirà il paese. Evidentemente non ha ben capito come incide la scolarità sui comportamenti elettorali. Qui come altrove è l’ignoranza relativa a farsi sentire, non quella assoluta.
Faccio un esempio macroscopico per spiegarmi meglio: sappiamo che chi è più istruito ha più probabilità di andare a votare, questo è vero oggi come lo era ieri. Tuttavia, nonostante l’istruzione media sia aumentata notevolmente nell’ ultimo mezzo secolo, l’affluenza alle urne è diminuita; non solo, in una buona parte dei paesi più scolarizzati si vota meno che nei paesi a bassa scolarizzazione. Quindi, sebbene resti vero che un titolo di studio più elevato aumenti la probabilità di andare alle urne, la legge generale da tenere a mente è un’altra: persone con la medesima istruzione tende a fare gruppo e a comportarsi in modo simile. Ecco, quanto detto per l'affluenza alle urne vale anche per il voto espresso.
Da quanto detto deriva che l’istruzione dell’elettorato attivo di per sé non incide granché sull’esito delle elezioni: quand'anche fossimo tutti scienziati ma permarrà una distinzione tra i “più istruiti” e i “meno istruiti” il populismo potrà giocarsi tranquillamente le sue possibilità, questo perché nel voto politico più che esprimere delle preferenze cerchiamo delle affiliazioni.

PEWRESEARCH.ORG

venerdì 15 giugno 2018

Populismo, Complottismo & Esoterismo saggio

Populismo, Complottismo & Esoterismo

Uno spettro si aggira per l’occidente: lo spettro del populismo. Per relazionarsi con lui in modo adeguato occorre conoscerlo, e magari di capire perché così spesso si accompagna a un fratellino all’apparenza tanto stravagante come il “complottismo”.
Il secchione voglioso di documentarsi a questo punto andrebbe in biblioteca (esistono ancora?) armato di una lista di libri e comincerebbe a compulsarli avidamente. Il furbetto indugerebbe: che noia la storia, chissà perché i libri degli storici sono sempre alti il doppio degli altri. Eppure, se vogliamo davvero imparare l’origine del populismo ci tocca leggerli, si tratta pur sempre di un fenomeno che quei logorroici studiosi sviscerano con destrezza. A prima vista non si puo’ che partire da lì. O no?
Forse no. Forse esistono delle scorciatoie“analitiche” che potrebbero risparmiarci la faticaccia e fornirci un attendibile ritrattino del “populista/complottista” tipo. Qui ne propongo una.
***
Qual è la capitale della Francia?
Parigi.
Bravo.
A quanto pare, almeno in geografia, esiste una conoscenza oggettiva – minimale ma oggettiva – che ci consente di distinguere “chi sa” da “chi non sa”. Tuttavia, la disciplina non è così arida come sembra, anche qui l’approfondimento origina su vari temi diatribe e  ipotesi speculative che si possono più o meno condividere, cio’ non significa che sia lecito mettere in dubbio l’oggettività di un sapere di base.
A quanto dista la terra dal sole?
Circa centocinquantamilioni di chilometri.
Bravino, ci sei quasi. Anche qui, con una cinquantina di domandine ben poste, possiamo formare diversi gruppi di persone sulla base della conoscenza oggettiva che hanno in materia di cosmo, anche se poi ci si divide su altro e ciascuno di questi soggetti elabora la sua congettura preferita sui primi istanti dell’universo.
A dir la verità, in tutte le materie, anche quelle più sfuggenti, è possibile fare un’operazione del genereisolando una conoscenza oggettiva da una conoscenza più speculativa e difficilmente misurabile. Qualche esempio di domandina basica indirettamente legata ai temi che infervorano il dibattito politico: il Pil nominale italiano degli ultimi 5 anni è stato superiore o inferiore all’ X%? Il memorandum d’intesa con la Libia è stato firmato dal governo X o dal governo Y? Il contributo dell’Italia all’ UE è superiore a X euro l’anno? La spesa per alunno nelle scuole secondarie italiane supera gli Z euro? L’inflazione degli ultimi 10 anni in Italia è stata inferiore al W%? In quale decennio la spesa pubblica italiana rispetto al PIL è scresciuta di più?: Settanta, Ottanta, Novanta o Zero? E in valore assoluto? E il debito? La missione italiana in Somalia comprendeva più o meno Tot unita? Quanti immigrati regolari ospitava il nostro paese nel 2015? Più o meno di Tot? Qual è la fertilità media in Italia nel 2010? Supera il tasso T? E in Svezia? e negli USA?… Termino qui l’elenco potenzialmente infinito perché penso che l’idea di conoscenza oggettiva sia ora sufficientemente chiaro.
Imbroccare alcune risposte è questione di fortuna, tuttavia, per la legge dei grandi numeri, se le domande cominciano a essere numerose, per ogni materia possiamo isolare i “conoscitori oggettivi” dagli “ignoranti oggettivi”.
In ogni area in cui il governo politico è chiamato ad operare (economia, ordine pubblico, relazioni internazionali…)  esiste quindi una conoscenza oggettiva verificabile sul campo che ci consente di formare almeno 3 gruppi omogenei: chi sa, chi sa poco e chi non sa praticamente nulla. ChiamiamoliG1, G2 e G3.
Quando dall’oggettività si passa poi alle preferenze soggettive scopriamo con sorpresa esistere una robusta correlazione tra il favore accordato ad alcune politiche specifiche e i tre gruppi. Non solo i gruppi sono uniformi a livello di conoscenza oggettiva ma anche a livello di preferenze di policy specifiche. Ogni gruppo caldeggia cioè certe soluzioni a certi problemi.
Mi permetto qualche esempio solo per far capire cio’ di cui parlo: chi possiede una maggiore conoscenza oggettiva in tema di politica estera è nel complesso più “interventista”, chi possiede una maggiore conoscenza oggettiva sui temi della società civile è più progressista, chi possiede una maggiore conoscenza oggettiva del mondo economico è più liberista. Cio’ non esclude il fatto che molti progressisti, liberisti e interventisti siano dei crassi ignoranti vogliosi solo di affiliarsi e farsi vedere in compagnia di chi possiede una maggiore conoscenza oggettiva, oppure che siano solo dei conformisti che pendolano ora di qua ora di là a seconda di come tira il vento. Questo indebolisce l’ipotesi ma non la invalida.
Veniamo alla mia proposta: propongo di chiamare “populiste” quell’insieme di politiche associate di solito con G3. L’espediente empirico ci consentirebbe di eludere la pesantezza dell’indagine storica giungendo, alla fine, alle medesime conclusioni di fatto. Una serie di studiosi sono arrivati a questa conclusione: Larry Bartel, Philip Converse, Jeffrey Friedman, Bryan Caplan.
Anche se identificare il populismo come “politica degli ignoranti oggettivi” getta un’ombra su quella ricetta, non la squalifica a priori: conoscenza oggettiva e conoscenza intuitiva non sono la stessa roba e spesso quando si passa dalla descrizione all’azione l’intuito pesa più della conoscenza misurabile. Puo’ darsi infatti che l’ “oggettivamente ignorante” abbia poi buone intuizioni nella pratica, così come puo’ darsi che chi non abbia una chiara idea di quanto la terra disti dal sole elabori poi, almeno a livello intuitivo, una visione cosmologica assai più interessante rispetto a quella del pedante scolaretto che ha letto tutti i libri. Quante volte chi si è impegnato tanto a studiare i dati di base poi non riesce nemmeno a vedere che “il Re è nudo”.
Io – che sono un élitista – personalmente non lo penso, ma puo’ darsi
Ora che abbiamo definito il complottismo cerchiamo di capire perché alla demagogia si associa così spesso il complottismo. Anticipo la mia risposta: perché lo confonde con l’esoterismo. Ma procediamo con calma.
Qualcuno potrebbe far notare che il nostro cervello ama le storie. Cosa significa? Che abbiamo delle inclinazioni naturali per cui capiamo meglio le cose se vengono spiegate introducendo nel resoconto l’ “intenzione” anche quando non c’è. Per esempio, ad un bambino conviene dapprima spiegare il tramonto dicendo che il solo “vuole” scendere dall’apice del cielo e nascondersi dietro l’orizzonte. L’arida descrizione dello stato delle cose non attrae il nostro interesse, noi cerchiamo il “dramma” più che il meccanicismo: tendiamo a disinteressarci degli effetti collaterali e a concentrarci su cio’ che è “voluto”. Se i migranti ci assillano ai confini la cosa non puo’ essere la risultante casuale di una serie di forze irrelate che agiscono contemporaneamente nel medesimo campo, ci deve essere “qualcuno” che desidera proprio quell’assedio e trama per realizzarlo.
Ma torniamo ai tre gruppi G1, G2 e G3, ho assunto che il populista tipo sia oggettivamente ignorante ma non che sia uno stupido, probabilmente nutre dei sospetti che non sono campati in aria. In particolare ne ha 4:
1. sospetta di collocarsi in G3,
2. sospetta che chi si colloca in G1 sa che lui si colloca in G3,
3. sospetta che chi si colloca in G1 sia un élitista e ritenga pericolose le preferenze politiche di chi si colloca in G3 poiché sono le classiche preferenze dell’ oggettivamente ignorante,
4. sospetta che chi è in G1 non voglia mai dire esplicitamente che le politiche favorite da G3 siano pericolose in quanto frutto dell’ignoranza oggettiva.
I sospetti del populista sono fondati, l’ élite (che si colloca in G1) cerca sempre di limitare, per esempio,  la scelta democratica al fine di limitare i danni dell’ignoranza, d’altro canto la cosa non puo’ essere detta esplicitamente perché una larga parte dei cittadini si risentirebbe e la situazione precipiterebbe.
Questo “fare senza dire” in passato si chiamava “esoterismo, una pratica politica da sempre presente nella storia che l’illuminismo ha ripudiato ma solo a parole.
 Esoterismo, non complottismo. Il complottista intraprende un’azione nascosta per favorire la sua parte e danneggiare quella altrui, l’esoterista intraprende un’azione nascosta che – solo se rimane occulta – avvantaggerà alla fine tutti. L’azione esoterica ha successo solo se la si compie negandola. 
Tuttavia, questi silenzi abbinati al tentativo di limitare la democrazia  fanno nascere nel populista un sospetto complottista, specie se i buoni frutti tardano ad arrivare. In realtà non c’è alcun complotto, solo un sano esoterismo che cessa però di essere “sano” una volta che, non andando a buon fine, viene subodorato e denunciato come complotto.
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mercoledì 6 giugno 2018

OLTRE IL SISTEMA

OLTRE IL SISTEMA
Al crollo del muro di Berlino si disse che la storia era finita, che il problema della società umana era fondamentalmente risolto in chiave liberal-democratica. L’economia assurgeva a disciplina dominante emarginando i suoi estremisti di sinistra (marxisti) e di destra (austriaci), la tanta matematica impiegata dava l’illusione della neutralità ideologica. Intanto l’opposizione fanatica del fondamentalismo islamico creava sconcerto ma non proponeva certo alternative credibili, lo stesso dicasi per le sirene autoritarie di certi regimi dell’est (roba già vista che non porta lontano, al massimo dove siamo noi). Nemmeno la mega-crisi finanziaria del 2008 fece emergere proposte serie di cambiamento, giusto qualche pleonastica regolamentazione qua e là, tanto per non stare con le mani in mano dando segno d'impotenza. Il tran tran della politica procedeva in ogni ambito con qualche mini riforma ma senza cambi di rotta significativi. Eppure, il portato della crisi cominciava lentamente a maturare insinuando in molti il sospetto che gran parte dei miglioramenti sociali recenti fossero solo illusori, che il tenore di vita, contrariamente alle diseguaglianze, non cresceva, che la “grande stagnazione” era qualcosa di concreto, che l’insicurezza economica insidiava tutti: non stavamo malissimo, ma quanto sarebbe durata? E i nostri figli? L’erosione di fiducia nel modello mainstream si faceva palese e la pressione populista sia di destra che di sinistra cominciò a montare anche in Occidente transitando dalla piazza (es: Occupy Wall Street, Tea Party…) fino a sbarcare con successo in politica (es: Lega e M5S), la rabbia e la ricerca del capro si rivolgeva ora contro i migranti, ora contro l’ élite tecnocrate e gli organismi internazionali.
Che fare? Ci sono in giro idee in grado di farci scalare lo stagnante “sistema” attuale. Secondo Eric Posner e E. Weyl sì, secondo loro “andare oltre il capitalismo” si puo’… basta radicalizzarlo. In questo libro propongono 4 idee.
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Revolutionary ideas on how to use markets to bring about fairness and prosperity for allMany blame today's economic inequality, stagnation, and political instability on the free market. The solution is to rein in the market, right? Radical Markets turns this thinking--and pretty much all conventi...

lunedì 26 marzo 2018

L'Europa come terreno fertile per il populismo

Una differenza chiave tra Stati Uniti ed Europa e che gli Stati Uniti non sono mai stati sconfitti sul loro territorio. La devastazione delle guerre mondiali e il gran numero di uomini disperati rimasti per anni a stretto contatto fra loro al fronte fu un terreno fertile per la diffusione del populismo. Le idee comuniste sulla redistribuzione della ricchezza dai capitalisti ai lavoratori ebbero quindi molto successo. Ciò non è accaduto negli Stati uniti.
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Un mondo di differenze. Combattere la povertà negli Stati Uniti e in Europa
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venerdì 16 marzo 2018

PROFESSIONE DI ELITISMO

Mi ritengo un "élitista", purchè sia chiara una cosa. Prendiamo queste tre affermazioni:
1) l'esperto ne sa di più,
2) l'esperto deve contare di più,
3) Il vino è buono.
Ora, l'élitista crede a 1), l'élitario a 1) + 2) e l'etilista a 3).

Concern and hostility towards populism has become a distinctive feature of contemporary political culture. In Europe such concerns are frequently directed at…
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giovedì 15 marzo 2018

I TRUCCHI RETORICI DELL'ANTI-POPULISTA

Il populismo vive di sofismi, cio’ non significa che l’anti-populismo non abbia i suoi trucchi retorici, per esempio quello di equiparare indebitamente nazionalismo e xenofobia.

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