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domenica 29 dicembre 2013

sabato 21 maggio 2011

I bambini fanno bene al mondo?

I “simoniani” (da Julian Simon) rispondono di sì: più bambini, più cervelli, più idee, più ricchezza.

I “malthusiani” (dal reverendo Thomas Robert Malthus) rispondono di no: più bambini, più bocche, più povertà.

Non siamo mai stati in tanti come oggi, al mondo. E non siamo mai stati tanto bene, dal punto di vista materiale. Ma stiamo bene perché siamo tanti o siamo in tanti perché stiamo così bene?

Da natalista “simoniano” mi illudo di avere in tasca l’ arma segreta: i cervelli producono beni (le idee) che si diffondono, le bocche consumano beni (cibo) solo per saziare il pancino a cui sono collegate.

A questo punto direi che il problema è empirico: metto a disposizione un link con i link del caso.

Di sicuro, affinché l’ arma segreta “simoniana” esploda giova un ambiente adatto.

Se riusciamo a toglierli quella noia di fondo (ma che ci faccio qui?)…

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… forse domani avremo da lui splendide sinfonie godibili da miliardi di persone aggratis. O magari ci stiamo bruciando un calciatore con i fiocchi.

L’ ambiente è decisivo: scelta e passione contano. Cerchiamo di appassionarlo accostandolo alla musica in modo creativo e fruttuoso:

 

Sempre limitandomi al discorso materiale, non mi sento di biasimare la Cina per la sua politica di denatalità: faceva nascere i bambini in un ambiente sterile come la società comunista. Pochi cervelli e molte bocche: la direzione dell’ intervento è obbligatoria.

Se l’ ambiente conta, il nostro non è poi così malvagio. Da qui il mio ottimismo.

Contro il Reverendo, penso che i bambini – mediamente - abbiano da dare di più di quel che ci prendono, mi sento quindi di benedire ogni nascita anche dal punto di vista materiale.

***

C’ è poi il problema filosofico, lo cito perché parlandone ci imbattiamo nel metodo abituale impiegato per mettere in crisi l’ utilitarista.

Fu Derek Parfit, infatti, ad ideare la cosiddetta proposizione ripugnante”. Suona all’ incirca così: per ogni popolazione di uomini felici né esiste sempre una molto più estesa che l’ utilitarsta è chiamato a preferire alla prima, anche se i membri di quest’ ultima campano per misericordia.

Il numero è tutto, per l’ utilitarista. Questo è il suo inconveniente.

“Sono gli addendi che fanno la somma”, direbbe Totò.

“Il problema di chi giustifica la shoa è che i nazisti non erano abbastanza numerosi”, direbbe Robin Hanson.

L’ utilitarismo conduce dunque a soluzioni “ripugnanti”, abbandoniamolo!

***

Chiudo con un’ osservazione diffusa: sembra che nei paesi ricchi la natalità si abbassi.

E’ senz’ altro vero, ma nei paesi “ricchissimi” si alza. Anche qui bisognerebbe sostituire a “ricco” l’ espressione “ricco e stagnante”.

Detto un po’ meglio:

 Già i primi segnali della "lowest low fertility", ha spiegato recentemente Francesco Billari dell`Università Bocconi di Milano, hanno mostrato come non fossero le società leader nel progresso socioeconomico a raggiungere i livelli di natalità piubassi, come avremmo potuto pensare applicando meccanicamente la relazione «maggiore sviluppo uguale minor numero dei figli». Oggi sappiamo piuttosto che «la relazione sviluppo-natalità s`inverte a un livello elevato di sviluppo: quando le società sono molto avanzate, un maggiore sviluppo economico si accompagna a un numero di figli più elevato». Si faranno insomma sempre meno figli nelle società sviluppate e sempre più figli nelle società molto avanzate

E’ la stagnazione più che la ricchezza ad inibire la procreazione.

I ricchi diventano paurosi e i paurosi costruiscono mille pastoie all’ intraprendenza e al rischio.

E qui torniamo all’ inizio: il “natalista” è in posizione di forza finché si batte anche per avere società innovative e dinamiche (magari un po’ spericolate).

Ovvero, società libere.

lunedì 22 novembre 2010

Vertici

La perfezione non esiste, constatarlo non diminuisce l' ammirazione per un' opera riuscita.

Qualcuno, parlando di Musica, raggiunge un suo personale Nirvana al solo sentire il nome di Bach.

Ma le considerazioni critiche su Bach non appartengono a "qualche ascoltatore isolato e fuori dal coro" ma alla visione ortodossa che si ha della musica classica occidentale: Bach perfezionò l' arte del contrappunto ma gli "italiani" si applicarono all' innovativa arte dell' espressività in musica e in questo campo ottennero risultati più duraturi e profondi del grande tedesco (faccio solo il nome di Monteverdi). Impegnati in questo sforzo s' inventarono persino l' Opera!

Sarebbe del resto assurdo pensare che "tutto" si concentri nell' arte di un uomo. Lasciamo questo genere d' idolatria alla curva sud.

E poi, Bach è stato dimenticato per secoli, forse l' umanità di quei secoli si era completamente rincoglionita? No, voleva solo qualcosa e sentiva che non poteva averla da Bach. Evidentemente Bach non ha tutto in sè.

L' architettura sublime dei mosaici bizantini è di una perfezione inarrivabile ma l' ingenuo tratto con cui Giotto segnò l' occhio del Cristo sofferente è un grande passo in avanti nella storia dell' arte. Godiamo di entrambi senza lasciarci oscurare dal fanatismo del neofita.

Godere di entrambe le bellezze non è un "mordi e fuggi", non è una voglia di saltare di palo in frasca. E' solo il segno di una mente aperta e "cosmopolita". Fabbricarsi degli idoli invece significherebbe rinchiudersi in false sicurezze.

Se poi vogliamo giocare al gioco di quale sia la vetta della musica classica occidentale, Bach ha delle possibilità ma io vedo meglio piazzato l' ultimo Beethoven (quartetti d' archi e sonate per pianoforte), una musica non esente da pecche, sia chiaro.

Così come nell' arte penso al XVII secolo, magari a Rembrandt.

E' comunque un gioco che lascia il tempo che trova. Il soggettivismo imperversa.

p.s. oggi non penso nemmeno che un ascoltatore esperto di musica classica sia particolarmente interessato a Bach o a Beethoven o a Monteverdi. E' musica che ascolta da sempre e l' iperesposizione fa rischiare produce una trasparenza, tutto è già stato detto su quel soggetto. Cio' su cui ci si concentrano veramente le sue orecchie ansiose di toccare l' arte è l' interpretazione, il modo di farle rivivere.

venerdì 8 gennaio 2010

Scegliete la vostra Roccia

Condanno un male e mi chiedono perchè. Rivendico la mia intuizione trascendente e mi chiedono come distinguo le intuizioni sbagliate da quelle corrette.

Uffa, sempre la stessa storia.

Di solito ad incalzarmi così è un materialista, per lui esistono solo i fatti. Appollaiato su quella roccia si crede con i piedi ben ancorati a terra, ma si sbaglia.

Io, a mia volta, potrei confonderlo chiedendogli come distingue i fatti dalle allucinazioni. Tutti partiamo bene o male da un' intuizione, caro mio. Kant docet.

Tollero benevolente chi nega un "fatto" ma investo con una reazione radicale chi viola e nega un principio etico che intuisco oggettivo. Qualcosa vorrà dire tutto cio'! Il bello è che chi costruisce la sua casa sui "fatti" fa lo stesso, ma questi sono affari suoi.

Insomma, ognuno sceglie la roccia su cui costruire, e io dico: prima la libertà.

Quando non riesco a dirlo bene, cedo la parola ai Swingle Singer




Il nostro Dio è una fortezza sicura,
una buona difesa e una buona arma;
egli ci aiuta liberandoci dal male
che ci minaccia.
L'antico e malvagio nemico
è sinuoso e risoluto,
grande forza e molta falsità
sono le sue orribili armi,
nessuno è come lui sulla terra

mercoledì 1 aprile 2009

Voglia di chiudere tutti i quadrati


... sto qui, dove il pugno della vecchia è irretito da rosari...

... tra istante e istante ho vissuto molto nel sonno...

... la stalattite di cera mi guarda mentre misura il tempo...

... al responsorio non riesco ancora a liberare la parola dal glutine della saliva...

... finalmente benedetto uscirò incontro al merlo che si avvicina con il suo passetto confidente nonostante tutto...

... alla rugosa quercia che perfeziona con l' aprile il modo di stampare al suolo l' ombra delle foglie...

... con l' attenzione rubata subito da voi nuvole, che anche oggi montate la vostra guardia sul mondo.

Perchè è dal vostro parto che sguscierà il logoteta a lubrificare l' anchilosato alfabeto che ci fa tartagliare, l' architetto ad indicarci il gradiente per chiudere finalmente il nostro quadrato...

lunedì 15 settembre 2008

Vertici (3)

Venite figlie, piangete con me!
Guardate! - chi? - lo sposo,
Lo vedete - come? - come un agnello!
Un Agnello di Dio innocente
Ucciso sul legno della croce,
Vedete - che cosa? - la Sua pazienza.
Sempre apparisti paziente per quanto vilipeso.
Guardate - cosa? - ai nostri peccati;
Le colpe di ognuno hai voluto portare;
Saremmo disperati se avessi rinunciato;
Per amore nostro regge il peso di un legno fatto a croce.
Gesù, abbi misericordia di noi.


La mia versione è quella dei Berliner di von Karajan...



Poi bel bello arriva lui e toglie il soprano "a ripieno", omette la cifratura alla linea del Continuo, aggiunge segni dinamici e indicazioni di fraseggio un po' ovunque, enfatizza il II coro (quello delle domande)... ma i ritocchi e l' aggiornamento di Mendelssohn lo avranno poi migliorato?

Giudicate voi sulla base di questa versione allegata a "Voice" che tiene conto del maquillage di Felix, dir. Fasolis, Orchestra e Coro della Svizzera Italiana.



Infine è dovere il recupero delle parole di un Bernstein che si abbandona a giudizi assoluti. Le aveva proposte Davide in una precedente discussione (questo "vertice" lo dedichiamo a lui per tenerlo buono :-)):

"... suddenly the chorus breaks into two antiphonal choruses. 'See him!' cries the first one. 'Whom?' asks the second. And the first answers: 'The Bridegroom see. See Him!' 'How?' 'So like a Lamb.' And then over and against all this questioning and answering and throbbing, the voices of a boy's choir sing out the chorale tune, 'O Lamb of God Most Holy,' piercing through the worldly pain with the icy-clear truth of redemption. The contrapuntal combination of the three different choruses is thrilling. There is nothing like it in all music..."
Leonard Bernstein

Puntata precedente.

Un bachiano doc come Davide risponde con Gardiner, il linkaggio è dovuto.