giovedì 2 gennaio 2020

NOMINARE O ELEGGERE?

Se credi nell'indipendenza della magistratura, non credi in una democrazia piena. Lo sapevi?
Se non pensi che dovremmo eleggere giudici, i commissari di polizia o i messi comunali, non credi nella democrazia completa. Lo sapevi?
Se non credi nel proporzionale puro, non credi nella democrazia piena. Lo sapevi?
Se sei un fan della UE, non credi nella democrazia piena. Lo sapevi?
Nessuno sano di testa crede nella democrazia piena, secondo me.
Eppure, specie in questa stagione populista, molti pensano che occorra "più democrazia".
Questo libro pensa invece che ne occorra meno. Non molta meno, giusto un 10%. Dovremmo fidarci un po' più delle élite e un po' meno delle masse
Nota per esempio come molti "nominati" facciano meglio degli "eletti". In economia, è un classico.
Il capo della banca centrale è stato reso indipendente dalla politica a furor di popolo, e ci credo, eravamo appena stati letteralmente spoliati per un decennio da banchieri "eletti" che producevano inflazione a due cifre. Ma oggi ce lo siamo dimenticato, e qualcuno propone persino di tornare indietro! Il pendolo fa il suo corso.
Prendo un esempio dal retro della copertina: "Alcune città della California nominano i loro tesorieri mentre altre lo eleggono. Le città possono decidere tramite voto come comportarsi. La posizione di default è che vengano eletti. Una ricerca ha controllato chi ha ottenuto prestiti a interessi più bassi. Il tasso di interesse pagato sul debito è un utile indice di come la città gestisce le sue finanze. E' un indice importante perché quando ci metti la scheda puoi fare il cretino ma quando ci metti i tuoi soldi no: le città con tesorieri nominati pagavano tassi di interesse più bassi o più alti sul loro debito? Nel periodo esaminato, dal 1992 al 2008, quarantatre città hanno tenuto il referendum per chiedere se dovevano passare ai tesorieri nominati. Siamo quindi in grado di esaminare le differenze prima e dopo queste elezioni. Ebbene, per i "nominati i tassi di interesse sono inferiori di sette decimi di percentuale ogni anno. Poiché la città media aveva un debito di 30 milioni di dollari, il risparmio medio nel "nominare" il tesoriere era pari a 210.000 dollari.
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During the 2016 presidential election, both Donald Trump and Bernie Sanders argued that elites were hurting the economy. But, drawing together evidence and theory from across economics, political science, and even finance, Garett Jones says otherwise. In 10% Less Democracy, he makes the case that...

la meccanica quantistica è sbagliata


La meccanica quantistica è un'approssimazione. Funziona bene in alcuni casi. Non funziona bene in altri.

A volte usiamo la parola "teoria quantistica" per indicare insieme sia la meccanica quantistica sia la teoria dei campi quantistici. E' facile confondersi.

Passare dalla meccanica quantistica alla teoria dei campi quantistici è molto più di una questione nominale. Le teorie quantistiche del campo ereditano molte proprietà dalla meccanica quantistica: entanglement, incertezza, postulato di misurazione. Ma portano nuove intuizioni - e anche nuove difficoltà.

L'intuizione più nota della teoria dei campi quantistici è che le particelle, contrariamente che nella fisica classica, possono essere create e distrutte e che ogni particella ha un'anti-particella. Un'altra conseguenza notevole della teoria dei campi quantistici è che la forza delle interazioni tra particelle dipende dall'energia con cui si sondano le interazioni, un comportamento strano che è noto come "libertà asintotica".

La difficoltà probabilmente più nota delle teorie dei campi quantistici è che molti calcoli necessari alla soluzione di problemi importanti portano all'infinito. L'infinito, tuttavia, non ci consente di dire molto perché non riusciamo a interpretarlo. Per fortuna in molti casi i risultati possono essere trattati con una procedura chiamata "rinormalizzazione", il cui scopo è sottrarre opportunamente l'infinito dall'infinito per ottenere un residuo finito. No, non c'è niente di sbagliato in questo. Funziona bene.

Ma ci sono altre complicazioni. Ad esempio, sappiamo come calcolare cosa succede se due elettroni si urtano l'un l'altro e creano un gruppo di nuove particelle. Questo si chiama "evento scattering". Ma non sappiamo come calcolare cosa succede se tre quark si uniscono e formano un protone. Bene, sappiamo come mettere tali calcoli sui supercomputer in un'approssimazione chiamata "reticolo QCD". Ma davvero non abbiamo buoni strumenti matematici per gestire il caso. Almeno non ancora.

Ma torniamo alla meccanica quantistica. Puoi usare questa teoria per fare previsioni per qualsiasi esperimento in cui la creazione e la distruzione di particelle non hanno un ruolo. Questo è il caso di tutti i tuoi tipici esperimenti di ottica quantistica, test di Bell, crittografia quantistica, computazione quantistica e così via. Non è poco.

Quindi, sì, la meccanica quantistica è tecnicamente sbagliata. È solo un'approssimazione al quadro più completo della teoria dei campi quantistici. Ma come ha riassunto lo statistico George Box "Tutti i modelli sono sbagliati, ma alcuni sono utili". E qualunque siano i tuoi dubbi sulla meccanica quantistica, non si può negare che sia utile.

1 Il buco nero è un corpo celeste talmente denso da sviluppare una gravità enorme, tale per cui si detrmina una regione da cui nulla può mai sfuggire, perché, per sfuggire, dovresti sviluppare una velocità siperiore a quella della luce. Il confine della regione da cui non puoi sfuggire è chiamato "orizzonte". Nel caso più semplice, l'orizzonte ha la forma di una sfera. Il suo raggio è noto come il raggio di Schwarzschild, dal nome di Karl Schwarzschild che per primo ha ricavato i buchi neri come soluzione alla relatività generale di Einstein.

2 Quanto sono grandi i buchi neri? Il diametro di un buco nero è direttamente proporzionale alla massa del buco nero. Quindi più massa cade nel buco nero, più grande diventa il buco nero. Rispetto ad altri oggetti stellari, i buchi neri sono minuscoli perché un'enorme pressione gravitazionale ha compresso la loro massa in un volume molto piccolo. Ad esempio, il raggio di un buco nero con la massa approssimativa del pianeta Terra è solo di pochi millimetri.

3. Cosa succede sull'orizzonte? hi attraversa l'orizzonte del buco nero non nota nulla di strano accadere nelle immediate vicinanze. Tuttavia, un osservatore lontano da un buco nero che osserva qualcuno cadere noterebbe che la persona in caduta libera sembra muoversi sempre più lentamente man mano che si avvicinano all'orizzonte. Sembra così perché il tempo vicino all'orizzonte del buco nero scorre molto più lentamente che lontano dall'orizzonte.

4. Cosa c'è dentro un buco nero? Nessuno lo sa davvero. La relatività generale prevede che all'interno del buco nero vi sia una singolarità, che è un luogo in cui le forze dventano infinitamente grandi. Ma sappiamo che la Relatività Generale non funziona vicino alla singolarità perché lì, le fluttuazioni quantistiche di spazio e tempo la fanno da padrone. Per poter dire cosa c'è dentro un buco nero avremmo bisogno di una teoria che concili reltatività e meccanica quantistica, ma non l'abbiamo. La maggior parte dei fisici ritiene che una tale teoria, se l'avessimo, sostituirà la singolarità con qualcos'altro.

5. Come si formano i buchi neri? Attualmente conosciamo quattro diversi modi in cui possono formarsi buchi neri. Il più noto è il collasso stellare. Una stella sufficientemente grande formerà un buco nero dopo che la sua fusione nucleare si esaurirà, cosa che accade quando la stella ha bruciato tutto ciò che poteva bruciare. Ora, quando la pressione generata dalla fusione si interrompe, la materia inizia a collassare verso il proprio centro gravitazionale, e quindi diventa sempre più densa. Alla fine sarà così densa che nulla potrà superare la sua attrazione gravitazionale: è allora che si genererà il buco nero. Questi buchi neri sono chiamati "buchi neri di massa solare" e sono i più comuni. Il prossimo tipo comune di buchi neri sono i "buchi neri supermassicci" che possono essere trovati nei centri di molte galassie. I buchi neri supermassicci hanno masse circa un miliardo di volte quelle dei buchi neri di massa solare, e talvolta anche di più. Non è del tutto chiaro come si formino ancora. Molti astrofisici pensano che i buchi neri supermassicci inizino come buchi neri di massa solare e, poiché si trovano in un centro galattico densamente popolato, inghiottano molte altre stelle.

eccetera

6. Come sappiamo che esistono buchi neri? Abbiamo molte prove osservative che parlano di oggetti molto compatti con grandi masse che non emettono luce. Questi oggetti si rivelano per la loro attrazione gravitazionale. Lo fanno ad esempio influenzando il movimento di altre stelle o nuvole di gas attorno a loro.

7. Perché una volta Hawking ha affermato che i buchi neri non esistono? Hawking stava usando una definizione matematica molto rigorosa di buchi neri, qualcosa di piuttosto raro tra i fisici . Cio' gli consentiva di fare distinzioni teoriche. Questa non è una posizione controversa ma condivisa da tutti. Per tutti gli scopi pratici, tuttavia, la distinzione che Hawking ha disegnato è irrilevante.

8. In che modo i buchi neri possono emettere radiazioni? Il buco nero può emettere radiazioni perché lo spazio-tempo dinamico del buco nero che collassa cambia la nozione di "particella". Questo è un altro esempio di "relatività" nella teoria di Einstein. Proprio come il tempo passa in modo diverso per osservatori diversi, a seconda di dove si trovano e di come si muovono, anche la nozione di particelle dipende dall'osservatore, da dove si trovano e da come si muovono.

9. Cos'è il paradosso della perdita di informazioni? https://feedly.com/i/entry//cnXVr/5HNe2pDqTI3udBeVx4AbJSW9TNhacAl8h6Dc=_16f67638966:77278b:4dc5054b

Per capire il problema della perdita d'info, devi prima conoscere la matematica che si usa un fisica.

In genere ci sono due passaggi. Innanzitutto, esiste qualcosa chiamato "stato" del sistema, che è una descrizione completa di qualunque cosa su cui tu voglia fare una previsione. Per esempio, la posizione e la velocità delle particelle.

Il secondo ingrediente è una legge dinamica, che spesso viene anche chiamata "equazione dell'evoluzione": ti dice come lo stato cambia da un momento all'altro. Quindi, se ti do uno stato in qualsiasi momento, puoi usare l'equazione dell'evoluzione per calcolare lo stato in qualsiasi altro momento. Tutte le leggi che conosciamo sono reversibili nel tempo. Ciò significa che non accade mai che due stati che differiscono in un momento iniziale diventeranno identici nello stato finale. Se fosse così, non sapresti mai da dove sei partito

Ora, tutte le equazioni dell'evoluzione fondamentale in fisica sono reversibili nel tempo. Ma questa reversibilità temporale è in molti casi del tutto teorica a causa dell'aumento dell'entropia. Se l'entropia di un sistema aumenta, ciò significa che se volessi invertire l'evoluzione temporale dovresti disporre lo stato iniziale in modo molto, molto preciso, più preciso di quanto umanamente possibile. Pertanto, la reversibilità di cui parlo è solo teorica, anche se esiste! Pensa a mescolare l'impasto. Non sarai mai in grado di tornare al punto di partnza. Ma se solo tu riuscissi a codificare con precisione tutte e posizioni e i movimenti che hai compiuto in linea di principio potresti farlo!

L'equazione dell'evoluzione della meccanica quantistica è chiamata equazione di Schroedinger ed è altrettanto reversibile nel tempo dell'equazione dell'evoluzione della fisica classica. La meccanica quantistica, tuttavia, ha un'equazione aggiuntiva che descrive il processo di misurazione e questa equazione non è reversibile nel tempo. Il motivo per cui non è reversibile nel tempo è che puoi avere diversi stati che, una volta misurati, ti danno lo stesso risultato di misurazione. Quindi, se conosci solo il risultato della misurazione, non puoi dire quale sia lo stato originale.

Veniamo ai buchi neri allora. La proprietà che definisce un buco nero è l'"orizzonte", che è una superficie a senso unico: puoi solo entrare, ma non uscire. L'orizzonte non ha sostanza, è "vuoto", è davvero solo il nome di un confine convenzionale nello spazio. Ma la teoria quantistica ci dice che il "vuoto" non è "niente". È pieno cioè di coppie particella-antiparticella che vengono costantemente create e distrutte. E nella relatività generale, la nozione stessa di una particella dipende dall'osservatore, proprio come il passare del tempo. Per questo l'osservatore lontno dall'orizzonte, avendo tempi diversi, riesce a osservare "qualcosa" e non il vuoto. Il che è solo un altro modo per dire che i buchi neri emettono radiazioni.

Questo effetto è stato derivato per la prima volta da Stephen Hawking negli anni '70 e la radiazione osservata ha preso il suo nome. Per i nostri scopi, la proprietà pertinente della radiazione è che è completamente termica. È interamente determinato dalla massa totale, dalla carica e dalla rotazione del buco nero. Oltre a ciò, è casuale.

Ora, ciò che accade quando il buco nero si irradia è che perde massa e si restringe. Si restringe fino a quando non è completamente sparito e la radiazione è l'unica cosa rimasta. Ma se hai solo la radiazione, allora dovresti poter derivare all'indietro la massa, il cambiamento e la rotazione del buco nero, ma questo calcolo matematico è impossibile. Pertanto, l'evaporazione del buco nero è irreversibile perché molti stati iniziali diversi comporteranno lo stesso stato finale. Un processo del genere non si adatta a nessuna delle leggi sull'evoluzione conosciute - e questo è il problema. Se combini la relatività con la teoria quantistica, a quanto pare, otterrai un risultato incompatibile con la reversibilità.

Come probabilmente avrai notato, non ho detto nulla sulle informazioni. Questo perché in realtà il riferimento alla "perdita di informazioni sul buco nero" è del tutto superfluo e causa solo confusione. Il problema della "perdita di informazioni" del buco nero non ha nulla a che fare con il problema che ho illustrato. È solo un termine che, parlando in senso lato, dice che non si può dire dallo stato finale quale fosse lo stato iniziale. Ci sono stati molti, molti tentativi di risolvere questo problema. Letteralmente migliaia di articoli sono stati scritti su questo

10. Saremo mai inghittiti da un buco nero? Non è impossibile, ma molto improbabile. La maggior parte degli oggetti stellari nelle galassie orbitano attorno al centro galattico a causa del modo in cui si formano le galassie. Accade occasionalmente che due sistemi solari si scontrino e una stella o un pianeta o un buco nero, venga espulso lasciando un sistema solare e viaggiando fino a quando non viene catturato nel campo gravitazionale di un altro sistema solare. Ma gli oggetti stellari nelle galassie sono generalmente molto distanti tra loro. Quindi, è estremamente improbabile che un buco nero salti nel nostro sistema solare e ci inghiotta. Lo sapremmo anche con molto anticipo perché vedremmo l'attrazione gravitazionale del buco nero che agisce sui pianeti esterni.

LENOPE

le armi contro il GW?

1 carbon tax
2 nucleare
3 geoengineering
4 risparmio
5 piling



LENOPE
Cosa mi infastidisce della campagna sui cambiamenti climatici? Perché quel senso di repulsione ogni volta che il faccione autistico del pupazzone di Greta invade giornali e TV? Cosa mi fa cambiare canale ogni volta che una subrette dell'infotainment comincia a balbettare di sc-sc-sc-ienza del climate ch-ch-change?
La risposta è semplice: l'immensa IPOCRISIA che ci vedo dietro.
Detto altrimenti: ah come non sopporto quella la massa di zombi che, facendosi un vanto di avere perso la religione dei padri, adesso cerca in fretta e furia di metterne insieme una ridicola importunandoti ogni giorno al limite della molestia. Al confronto i testimoni di Geova e i Mormoni sono un mix di coerenza e discrezione fatte persona!
Ma dopo gli insulti generici, veniamo a qualche argomento.
Devo ammettere che l'argomento mi ha sempre reso diffidente. Mi chiedevo: come mai la destra è più riluttante nell'abbracciare la causa del global warming? In fondo le politiche più promettenti per combatterlo acuiscono le diseguaglianze (se fai pagare chi inquina colpisci chi usa le tecnologie più povere, che sono anche le più nocive). Cio' significa che l'ideologia di destra, dando meno peso a questi inconvenienti collaterali, parte avvantaggiata. Mi dicevo: qui c'è sotto qualcos'altro. Penso di essermi fatto un'idea precisa, che tento di esporre.
Partiamo dall'etica: la base per discutere dell'azione sui cambiamenti climatici è la convinzione che abbiamo una responsabilità morale nei confronti delle generazioni future. Un pensiero del genere finisce per implicare sacrifici enormi a favore di persone che non hanno nulla a che fare con noi. Persone che non esistono nemmeno. Non c'è modo di sapere cosa vorranno realmente quelle ipotetiche "persone future", non c'è modo di chiedere loro come desiderano che vengano investiti i nostri risparmi. Non solo, saranno persone molto più ricche di noi, l'economia mondiale cresce in media al 5%annuo, e con l'intelligenza artificiale questi ritmi sono destinati ad aumentare. La domanda quindi è: in che modo chiedere ai poveri un sacrificio in favore di ricchi che non hanno nulla a che fare con loro, se non il fatto di essere uomini come loro (... e speriamo non siano robot)?
Analogia. Supponiamo che i Lenape, nativi della Mahattan del XVII secolo, siano di fronte alla scelta di cosa fare della loro terra nella perfetta consapevolezza di quello che accadrà in futuro. Sanno quindi che se le cose andranno come sono effettivamente andate il posto in cui vivono diventerà un territorio ricchissimo, l'ombelico di un mondo prospero sia da un punto di vista materiale che da un punto di vista culturale. Ma i Lenape sanno anche che la creazione di questa mecca culturale comporterà la distruzione dell'ecosistema diversificato e fecondo del loro territorio. Sospetto che i Lenape avrebbero conservato la loro ricca e bella patria. Possiamo davvero fargliene una colpa? Badare agli affari propri è un diritto, specie quando vengono contrapposti a quelli delle generazioni future. Ma allora come la mettiamo se trasportiamo all'oggi questa logica?
Nella loro vita quotidiana, le persone si preoccupano al massimo del futuro prossimo senza tanto badare a quello lontano. Di solito, nei loro modelli gli economisti usano il 5 percento come tasso di sconto. Con un tasso di sconto del genere il PIL terrestre tra 200 anni sarebbe di qualche centinaio di dollari. Il che traduce in numeri la tesi per cui di solito di un futuro tanto lontano non ci frega una cippa. C'è persino chi parla di "dittatura del presente" e considera la coerenza nei modelli climatici come "immorale".
Insomma, le persone a parole si dicono preoccupate per il futuro, ma non si comportano di conseguenza. Come puoi aspettarti sincerità sul cambiamento climatico da chi non si fa nemmeno una pensione integrativa o acquista assicurazioni protettive?! Se le persone non si preoccupano del LORO futuro a BREVE termine, come potrebbero preoccuparsi del futuro a LUNGO termine che riguarda ALTRI perfetti sconosciuti? Del resto, il nostro futuro è minacciato in modo più ravvicinato dall'inverno demografico alle porte che dai cambiamenti climatici. Ma a quanto pare il benessere di ipotetiche generazioni future è più importante del nostro destino a breve. Chi non sente qui puzza di ideologia, alzi la mano.
Ma c'è di più: le traversie dell'aiuto internazionale dovrebbero averci istruito di come sia difficile per le persone con una certa cultura aiutare persone di cultura differente. Quanti miliardi sono fluiti verso l'Africa senza esito alcuno? Se aggiungi il fatto che qui parliamo di persone appartenenti a generazioni molto distanti, il problema cresce a dismisura. La prudenza consiglia di limitare l'azione a una dimensione ravvicinata e locale.
Nel caso del riscaldamento globale, per l'economista, la strategia più promettente consiste nel risparmiare risorse ora da spendere in seguito per risolvere eventuali problemi meglio delineati. Si tratta di una strategia meno esigente da un punto di vista cognitivo. Non occorre speculare sui pericoli concreti e nemmeno fare scelte precise: il fieno messo in cascina crescerà e sarà utile per ogni esigenza. Se la scelta del risparmio è svantaggiosa nella misura in cui la prevenzione è più economica della cura, è anche vero che la ricchezza risparmiata 1) sarà investita con meno sprechi e 2) crescerà al 5% annuo cumulativo se non di più. Molto probabilmente è proprio questo che ci chiederebbe di fare il perfetto sconosciuto che nascerà tra 100 anni.
Il fatto che l'urgenza di "combattere il riscaldamento" prevalga sull'urgenza di "risparmiare per il riscaldamento" è un'ulteriore prova che il futuro lontano non ci interessa. Chi disdegna la via più razionale segnala preoccupazioni differenti da quelle dichiarate; a questo punto il sospetto che tutto sia solo una cortina fumogena per promuovere altre agende politiche o soddisfare il desiderio impellente di esibire la propria bontà (buonismo) e professare la propria neo-religione, è alquanto verosimile. Tra l'altro questa ipotesi risolve anche l'enigma iniziale: la destra nicchia di fronte all'enfasi sui cambiamenti climatici per un motivo molto semplice: meno della sinistra è alla ricerca di un nuovo culto religioso.

SIGARETTE

C'è ancora chi dice che "vappare" potrebbe far male quanto fumare, e che sdoganare la sigaretta elettronica danneggerebbe la salute. Il livello ingannevole di queste affermazioni è incredibile, come dimostra questo pezzo. Gli accademici che diffondono simili notizie dovrebbero essere trattati come i dirigenti delle multinazionali del tabacco che occultano i dati. Esattamente come loro, stanno deliberatamente facendo cattiva informazione giocando con milioni di vite umane. L'esatto contrario è vero: la sigaretta elettronica è MOLTO più sicura del fumo tradizionale e può migliorare la salute pubblica aiutando le persone a smettere.

mercoledì 1 gennaio 2020

https://radicalxchange.org/blog/posts/2019-12-30-gqx4th/

Immagina la sociatà perfetta e cerca di correggere quella attuale in quella direzione. Questo atteggiamento differisce profondamente da quello consueto che diffida della "perfezione" e dell'"ambizione"

Un nome storico per questa filosofia è il radicalismo liberale.

Il radicalismo liberale tentò, ove possibile, di combinare la flessibilità e il dinamismo del capitalismo con lo spirito pubblico della democrazia e la propensione al bene comune. Il liberalismo classico è stato istanziato dal capitalismo ma nessuna idea istituzionale formale altrettanto eguale ha mai avuto un'istanza del radicalismo liberale.

Questo manifesto inizia spiegando perché i rendimenti crescenti sono così importanti e spiega come le altre dottrine politiche non lo sfruttino

Attraverso forme organizzative come città ed economie complesse, aumentiamo ciò che è disponibile per tutti noi da consumare, che si tratti di cibo, acqua o altri beni. Non potremmo vivere in villaggi isolati ed essere altrettanto benestanti. Tuttavia, la struttura dei rendimenti crescenti genera monopoli naturali.

L'ideologia politico-economica predefinita delle élite di oggi è il capitalismo o quello che a volte viene chiamato neoliberismo. Mentre molti degli argomenti fondamentali sono ben espressi da pensatori come Milton Friedman (ad esempio, nel suo classico "Capitalismo e libertà"),

M i concetti chiave del capitalismo no affrontano in modo produttivo il problema dei rendimenti crescenti. Il tipo di capitalismo di mercato basato sulla proprietà privata e sulla concorrenza non funziona bene in contesti con rendimenti crescenti.

Nel corso del ventesimo secolo, molti stati nazionali hanno sperimentato la socializzazione dell'economia. Il problema con lo "statalismo" il valore dello stato o più in generale di una politica storicamente arbitraria. Preoccupano quelle politiche che mirano a trasferire un significativo potere discrezionale agli stati nazionali attualmente esistenti.

Se vogliamo rifiutare il capitalismo e lo statalismo, cosa rimane? Il movimento RadicalxChange ha prodotto diverse idee politiche che si allontanano da queste insidie ​​e illustrano un diverso approccio sfruttando rendimenti crescenti per il bene dell'umanità. Molte delle idee politiche sono piuttosto specifiche.

Tutto può essere derivato, tuttavia, dalla stessa filosofia sottostante: il potere e i beni pubblici creati da fenomeni di rendimenti crescenti richiedono meccanismi di governance che allineino le politiche. Esempi chiave includono:

COME AVERE SEMPRE RAGIONE SU INTERNET (almeno quando si parla di politica).

COME AVERE SEMPRE RAGIONE SU INTERNET (almeno quando si parla di politica).

La cosa migliore è diventare libertari, si tratta dell'ideologia più coerente e più in linea con i valori della modernità, ovvero quei valori entrati nel buon senso della maggioranza. Ma che al contempo, lasciano spazio, diritto di espressione e rendono un doveroso tributo anche alla minoranza tradizionalista. In passato mi sono trovato abbastanza bene con questa ideologia, sentivo di avere la ragione dalla mia, mantenevo la tranquillità dei forti, talvolta giocavo persino come un gatto col topo, riuscivo a restare calmo e ad evitare patetiche arrampicate sugli specchi. Avere ragione, o per lo meno "sentire" di avere ragione, ti dà serenità. In fondo quando i tuoi argomenti sono deboli lo capisci, e la cosa ti inquieta, cominci a sbroccare e a buttarla in rissa.
Eppure, oggi i libertari sono in crisi, non ne vedi più tanti in giro. Io stesso mi smarco da certi estremismi. Non è un caso, il libertarismo vecchio stile non è in grado di affrontare in modo molto efficace una serie di problemi importanti, in particolare quello dei cambiamenti climatici o quello degli equilibri internazionali, tanto per citarne un paio. Inoltre, nel mondo del pensiero sono entrate in massa le donne, ovvero un "gruppo" allergico al libertarismo, cioè a un pensiero coerente ai limiti dell'autismo.
Anche la tradizione "liberale classica" - i progenitori di certo libertarismo - non ha più molto da dirci, si è concentrata sui problemi del XIX-XX secolo ma dalla II guerra mondiale in poi molto è cambiato.
Penso che la parte più intelligente dei libertari si sia evoluta verso una posizione che chiamerò di "statalismo libertario", un'ideologia molto meno coerente, ma molto più eclettica e pragmatica. Ecco, lo "statalista libertario" ha sempre ragione nei dibattiti sui social. Vediamo di sintetizzare le sue posizioni.
1. I mercati e il capitalismo sono molto potenti, occorre tribuare i dovuti onori a queste forze, rispettarle sempre e sfruttarle al massimo. Chi cerca ancora la rivoluzione è patetico.
2. Senza uno stato forte non c'è libertà ma legge del clan. Prima lo stato era necessario per sostenere la formazione del capitalismo e anche per proteggere i diritti individuali, oggi rimane necessario per mantenere ed estendere il capitalismo e i mercati. Per esempio, per tenere a bada la Cina, nonché per sviluppare leggi e regolamenti efficaci nella gestione del capitale immateriale, della proprietà intellettuale e delle big tech.
3. Uno stato forte non è necessariamente uno stato esteso. Ripeto, uno stato forte dovrebbe considerare il mantenimento e l'estensione del capitalismo come uno dei suoi doveri primari, in molti casi il suo dovere numero uno.
4. I rapidi aumenti nella forza degli stati possono essere pericolosi (i precedenti di Giappone e Germania inquietano), ma livelli elevati di capacità statale non sono intrinsecamente tirannici. La Danimarca dovrebbe avere un governo più contenuto, ma è ancora uno dei luoghi più liberi e sicuri del mondo.
5. Molti dei fallimenti di oggi derivano da un'eccessiva regolamentazione, ma molti altri dall'assenza dello stato. Un governo debole non riesce a mettere una carbon tax, a migliorare la scuola con i voucher, a tagliare la spesa pubblica, a privatizzare come si deve, a combattere la criminalità, a migliorare le infrastrutture, a gestire l'immigrazione.
6. Lo statalismo libertario ha una sua etica ben precisa: massimizzare la ricchezza nel lungo periodo. Il mercato da solo non potrebbe perseguire un fine del genere.
7. L'esperienza di crescita fondamentale degli ultimi decenni è stata l'ascesa del capitalismo, dei mercati e degli elevati standard di vita nell'Asia orientale. Lo statalismo libertario non ha alcun problema o imbarazzo nel sostenere tali sviluppi. Non è preoccupato se lo stato è dovuto diventare più forte per ottenere quei risultati, sa che si tratta di un passaggio obbligato. I miglioramenti della salute pubblica, per esempio, sono un successo del nostro tempo, e lì la forza dello stato è stata importante, ammettiamolo.
8. Le principali aree problematiche del nostro tempo sono l'Africa e l'Asia meridionale. Si tratta di aree con mercati carenti, ma anche con stati deboli.
9. Lo statalista liberale non è di sinistra, sponsorizza programmi in cui lo stato ha un ruolo chiave come quelli relativi a infrastrutture, sussidi scientifici, energia nucleare, programmi spaziali. Si tratta di cose dove la sinistra tentenna, e di fatto le sacrifica in nome delle sue preoccupazioni egualitarie o legate agli stili di vita. Ad esempio, la guerra ai cambiamenti climatici richiede misure - come la carbon tax - che acuiscano le diseguaglianze. Un libertario statale è pronto ad attuarle, la sinistra non procederà mai senza aver fatto "quadrare i conti sociali", e in questo caso campa cavallo... Mi taccio poi sul nucleare o sull'ingegneria ambientale: sono soluzioni che non incidono sui nostri stili di vita e che quindi la sinistra disdegna. Altro esempio, la sinistra ha in mano molte grandi città, ovvero luoghi dove la presenza di un governo forte è essenziale. Ebbene, il fallimento è visibile ovunque, spesso, avendo in mente la "città ideale", ha trasformato questi posti in isole per privilegiati con cinture periferiche immense e poco curate.
10. Ma il libertario statalista non ha nemmeno alcun problema a sostenere il governo e la governance di qualità, mentre il libertarismo tradizionale è più sedotto dalle piccole realtà, spesso corrotte.
11. In politica estera il libertario statalista non è interventista ma crede in robuste alleanze con nazioni relativamente libere, quando possibile. La lunga pace del XX secolo non puo' essere trascurata. Detto questo, lo scetticismo tipico dei libertari resta nelle sue corde quando valuta le singole azioni militari.
12. Da ultimo la grande obiezione libertaria ai libertari statalisti: se concedi qualcosa allo stato, magari anche di ragionevole, poi lui si prende tutto. Vero, in teoria. Non solo, il libertario statalista deve rimanere sensibile a questa obiezione. Ma se guardiamo alla storia anziché alla teoria le cose non son o sempre andate così: si parte dai clan, si passa a stati dove l'abuso verso i singoli è la regola per approdare poi a stati dove il governo migliora. Insomma, la nostra fortuna è che gran parte delle libertà individuali restano correlate con l'efficienza, e l'efficienza prima o poi diventa l'obbiettivo dei governanti più illuminati. I governi più efficienti, alla lunga, prevalgono.
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