martedì 5 dicembre 2017

Aborto e fertilità

The Power of Abortion Policy http://marginalrevolution.com/marginalrevolution/2017/12/power-abortion-policy.html

Flynn e l intelligenza

The Flynn Effect vs. the Greatest Minds in History, by Bryan Caplan http://econlog.econlib.org/archives/2017/12/the_flynn_effec.html

Sex and the City

Sex and the City

Che la donna stia sottomessa all’uomo!
Per Costanza Miriano le dure parole di Paolo possono essere riabilitate: la sottomissione della donna sarebbe da intendersi come un regalo spontaneo e fatto con amore al proprio sposo.
In effetti, nel nostro immaginario la figura della donna innamorata evoca potentemente l’altruismo e la dedizione. L’atto amoroso ce lo immaginiamo tutti come l’atto donativo per eccellenza, specie nella donna.
Ma per incrinare queste certezze  basta chiedere alle donne stesse: perché fanno l’amore?
Ormai girano diversi sondaggi, alcuni più attendibili di altri, quasi sempre le risposte sono… “impreviste”.
Innanzitutto le motivazioni sono 237.
Difficile pensare ad un maschio con tante mete da raggiungere… a letto.
Ma a colpire di più è il fatto che quasi tutte sianopara-egoistiche.
Dominano: la voglia di sentirsi bene, il cedimento ad un’attrazione, la voglia di fare esperienze, l’esigenza di dimostrare all’altro il proprio affetto.
Le motivazioni più classicamente “amorose” vengono dopo, ma neanche qui troviamo unautentico altruismo.
Troviamo piuttosto la voglia di esprimere il proprio sentimento, l’esigenza di dare sfogo ad un’eccitazione, il bisogno di dare una consistenza reale al proprio amore, la voglia di sentirsi in intimità, eccetera.
Seguono altre voglie di varia natura: la foia, il divertimento, la curiosità, il piacere, lo status, l’avventura…
La prima motivazione realmente altruistica è all’11esimo posto: la voglia di compiacere il proprio compagno.
A quanto pare la critica che viene rivolta spesso ad economisti ed evoluzionisti – ovvero di postulare un uomo egoista/invidioso – ne esce indebolita.
Se ad essere egoista è persino… la donna innamorata, ovvero l’emblema del dono.
D’altronde, gli uomini si lamentano continuamente delle loro compagne: 1/5 delle coppie stabili ha smesso completamente l’amore fisico.
Questa astinenza totale non sorprende, anche perché la donna è spesso attratta dacaratteristiche che lui snobba: profumo, umorismo, affidabilità, status.
Oltretutto, per la donna, il sesso è spesso strumentale, lo usa  per vendicarsi, per coltivare la sua immagine di donna esperta, per competere con altre donne, per ricattare o premiare il partner…
Inoltre, l’orgasmo femminile ha anche unafunzione selettiva: isola i compagni più pazienti e premurosi.
Una volta che l’accoppiamento è stabile una funzione del genere si perde.
Nella coppia il sesso si riduce perché si affievolisce la stima: il mistero e la mitizzazione dell’altro vengono meno con la frequenza quotidiana. Ma vengono meno anche molte competitrici.
Per l’uomo è un problema, anche perché parliamo quasi sempre di monogami di fatto!
Ma puo’ essere un problema anche per la società: la pedofilia, per esempio, sembra una pratica subentrata con l’avvento della monogamia, ovvero con l’accesso limitato alle donne.
Il tradimento non sembra una valvola di sfogo sufficiente. In genere lo si pratica quando il rapporto è alla deriva. Le uniche eccezioni sono 1) chi soffre d’ansia di prestazione all’interno del matrimoni e 2) chi si trova nelle condizioni compierlo senza rischi.
E’ singolare, comunque, che il tradimento non siapredetto dalla frequenza e dalla qualità dei rapporti sessuali nel matrimonio. Pesano di più altri fattori.
Man mano che il matrimonio procede, la donna si mette in cerca di potere contrattuale e raziona le dosi di sesso tenendoti sempre sul filo del rasoio.
All’inizio del matrimonio molte questioni devono essere contrattate più o meno implicitamente: chi si alza per i figli? Dove si va a vivere? Come ci si arrangia con i soldi? Il sesso diventa così un fattore importante che travalica le motivazioni più tradizionali e di facciata.
Il matrimonio puo’ essere visto ANCHE come uno scambio: lui offre assicurazioni, lei garantisce sesso. Ma un impegno del genere è sgradevole da esplicitare.
La mancata esplicitazione di solito favorisce la donna (anche per questo sono loro le più desiderose di sposarsi). La tipica umoralità nelle questioni legate al sesso puo’ essere vista come un espediente per trarre vantaggio dalla natura implicita del patto.
Il problema si potrebbe risolvere con la clausola delsesso obbligatorio all’interno del matrimonio.
Oppure rilassando le aspettative verso l’uomo; per esempio: nessun obbligo di dormire a casa.
Entrambe le soluzioni sono già state ampiamente adottate in passato.
Ma dovrebbero essere le donne ad attivarsi nella riproposizione, poiché se lo facesse l’uomo lancerebbe disastrosi segnali di sfiducia.
Ma il sesso è una strana bestia, non riusciamo mai a pensarlo in modo lineare. Esempio: rispettiamo sempre di più le prostitute (sex workers) ma non ammettiamo la programmazione sessuale.
Troviamo inammissibile offrire sesso per unabuona causa ma ammissibile offrire la propria vita.
Chissà perché?
Per noi è essenziale che si possa dire “no” anche all’ultimo momento. Il tabù impone che il contratto resti implicito affinché la donna possa specularci sopra.
Ovviamente non voglio parlare di complotti.
Si tratta solo di inclinazioni ereditate e che vengono da chissà dove. Ciascun organismo tende ad accaparrarsi dei vantaggi stando attento a non mandare all’aria l’equilibrio generale dell’ambiente in cui vive.
E a provarlo al meglio sono le inclinazioni in senso opposto, che pure esistono.
Un esempio preclaro: perché mai l’aborto selettivoè considerato una discriminazione anche da quelle femministe che con l’aborto non hanno nessun problema?
In fondo questa pratica, una volta adottata, è destinata a conferire molto più potere contrattuale alle future donne.
Forse che l’aborto selettivo lancia segnali inaccettabili? Forse. Sta di fatto che questo atteggiamento di condanna incongrua realizza un corto circuito tra segnali e sostanza.
Se davvero ci fosse un “complotto” delle donne sicuramente la sostanza prevarrebbe sulleformalità segnaletiche.
Le femministe stanno forse complottando contro se stesse?
L'immagine può contenere: una o più persone

Arrivano!

Arrivano!

Sono mesi che la NASA registra un’inquietante presenza nello spazio che sembra avvicinarsi a noi con modalità indubitabilmente “intelligenti”.
Non lo si puo’ dire apertamente ma a quanto pareci siamo, sono “loro”, arrivano.
Li abbiamo attesi a lungo e ora non sappiamo come reagire. Che stupidi!
Per noi gli alieni, a parte la loro presenza incombente, restano un mistero.
Come ci comporteranno? Come reagiremo?
La cosa migliore è ascoltare i quattro consiglieripiù stimati sui temi della politica estera.
1. LA PAROLA AL SIGNOR THOMAS
Prudenza innanzitutto.
Se volete la pace preparatevi alla guerra.
Deterrenza, e poi il resto.
Meglio te che me.
Aiutati che dio ti aiuta.
Pensare a se stessi è d’obbligo per un semplice fatto: quando il gioco si farà duro anche gli altri lo faranno. Non lasciatevi sedurre dalle belle parole.
Non fate troppi voli pindarici: la sicurezza è tutto. Poi viene il resto.
E ricordatevi soprattutto che l’unica alleanzapossibile non è quella tra “terrestri”.
Tessere accordi con gli alieni, o anche solo con una parte di loro, potrebbe essere la soluzione migliore per il vostro gruppo.
Non cadete nella trappola di pensare ad un confronto Alieni vs Terrestri. Sareste degli ingenui: le alleanze sono ancora tutte da stipulare, e lo si fa “durante”, non “prima”.
L’arrivo degli alieni puo’ essere per voi un’opportunità da sfruttare per migliorare la vostra posizione sullo scacchiere.
Se sono bellicosi e vogliono sfogarsi, fategli subito capire che è molto meglio lo facciano lontano da qui, laddove gli stati sono più deboli.
Quando la conoscenza degli alieni crescerà, calcolate gli equilibri possibili e spingete per quello che avvantaggia il vostro gruppo, avendo sempre in mente che non conta il guadagno ma il guadagno relativo: è una competizione darwiniana.
2. LA PAROLA AL SIGNOR WOODROW
Se ci separiamo è finita.
I nostri nemici, prima ancora che gli alieni, sono gliopportunisti che sfruttano il lavoro di chi si dà da fare tessendo pazientemente la rete diplomatica.
Per rafforzare la nostra coesione occorre puntare su una maggiore interdipendenza economica e una democrazia più spinta.
La democrazia ci rende meno bellicosi tra noi e più risentiti contro il nemico comune.
Incoraggiamo gli sforzi democratici di chi è rimasto indietro, questo faciliterà la creazione di ungoverno mondiale che parli con una sola voce agli alieni.
Un’azione collettiva è possibile, ma occorronoorganizzazioni internazionali che la facilitino e la coordinino.
3. LA PAROLA AL SIGNOR LEO
La democrazia ci indebolisce e ci rende fragili.
Quindi, diffonderla, è garanzia di pace. La democrazia minimizza i nostri rischi.
Se vuoi la pace, diffondi la democrazia.
Facciamolo al più presto, facciamolo anche presso gli alieni.
Facciamolo anche esportandola con la forza, ma soprattutto non contiamo sulle organizzazioni internazionali, infiacchite come sono da un bizantino metodo democratico a cui concorrono una miriade di democrazie già bolse di loro.
4. LA PAROLA AL SIGNOR SIGMUND
Ricordatevi che il nemico tende ad assumere le sembianze della rappresentazione che voi ne date.
E’ un po’ come vostro figlio: così come lo trattate lui diventa. Se gli dite “cretino” lui diventa un cretino.
Anche voi finirete per coincidere con l’identità che decidete di conferirvi.
Lavorate innanzitutto su questi fattori perplasmare voi stessi e il vostro nemico.
La società umana si costruisce su simboli e tabù: per cercare la coesione lavorate su slogan efficaci e parole d’ordine precise. In questo modo vi riconoscerete e vi distinguerete.
E’ anche il modo migliore per tessere una politica transnazionale.
Un’identità forte vi corazza contro il panico diffuso dalla presenza aliena. E’ una cura per lo sconforto, nonché l’arma più potente per assimilare lo “straniero”.
Dite chi siete, ditelo a tutti e anche a voi stessi, ditelo e ripetetelo a voce alta. Gridatelo. E come per incanto le cose cambieranno in meglio: sarete più coraggiosi, sarete più ammirati, sarete voi stessi.
5. LA PAROLA AL SIGNOR JOHN
Non delegate troppo.
I gruppi a cui appartenete, a partire dagli stati, non sono persone, non ragionano come persone, non hanno una volontà, non hanno intenzioni.
Le pseudo intenzioni degli stati sono in realtà intenzioni della sua burocrazia.
Spesso la burocrazia è in cerca di problemi più che di soluzioni.
Ma non c’è solo il conflitto d’interesse, c’è anche l’incompetenza congenita di chi 1) pensa ad altro, e 2) si trova di fronte a problemi complessi.
Meglio andarci con i piedi di piombo, meglio dividersi, che ognuno faccia il suo tentativo e gli altri imiteranno i vincenti. Meglio organizzarsi come si organizza la natura.
La natura e la scienza siano le vostre maestre.
Volente il “rappresentante unico”? Istituitelo, ma non dategli troppi poteri. I poteri veri, decentrateli sul territorio concedendo generose autonomie.
Al limite consentite agli alieni l’invasione e rintanatevi nei luoghi più impervi per colpire conle armi della guerriglia e del terrorismo.
Tante cellule, tante piccole intelligenze disperseche apprendono per tentativi e imitazioni, valgono più di qualsiasi cervellone.
***
Difficile pesare questi consigli così autorevoli, tutti contengono un nocciolo di verità.
La mia priorità (al momento): 5-1-4-2-3.
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lunedì 4 dicembre 2017

Perché esistono gli omosessuali? SAGGIO


Perché esistono gli omosessuali?


La risposta sembra strana: i loro fratelli sfornano più figli della media.
Il dilemma dell’omosessualità perseguita gli evoluzionisti da sempre: fare sesso con persone dello stesso non è una buona idea per generare progenie.
E infatti gli omosessuali hanno 1/5 dei bambini rispetto agli etero.
L’omosessualità è di fatto una forma di sterilizzazione.
Tuttavia, l’omosessualità persiste. Come mai?
A quanto pare la genetica dell’omosessualità ereditata in “piccole dosi” ci rende: 1) eterosessuali e 2) più attraenti verso l’altro sesso.
L’omosessualità “in piccole dosi” è presente soprattutto nei parenti dell’omosessuale.
***
Da tempo – grazie agli studi comparati – sappiamo che l’omosessualità ha una base genetica robusta.
Il genere, per giungere a questa conclusione, si confronta la concordanza di orientamento sessuale tra fratelli.
Se un gemello è omo, l’altro avrà una probabilità del 52% di esserlo a sua volta.
Se un fratello è omo, l’altro avrà una probabilità del 22% di esserlo a sua volta.
Se un fratello adottato da piccolo è omo, l’altro avrà la probabilità dell’11% di esserlo a sua volta.
Cio’ significa che esiste una base genetica dell’omosessualità che possiamo quantificare in un intervallo che va dal 31 al 74% (27-76 per le donne).
In passato qualcuno (Dean Hamer) ha persino ritenuto di identificare il “gene dell’omosessualità”. Giravano magliette con la scritta “Xq28”.
Altri (George Rice) si sono presi la briga di confutare un’ipotesi del genere.
Oggi riteniamo che l’orientamento omosessuale non sia mediato da un gene ma piuttosto dall’azione combinata di un potpurri di fattori genetici.
E’ difficile isolare una soglia che faccia scattare l’omosessualità.
Ma perché la selezione naturale consente a questa configurazione genetica di perpetuarsi?
In passato è stata formulata la “teoria della zia”: l’omosessuale si dedica ai nipoti alleggerendo il carico dei fratelli e consentendo loro di avere molti figli.
Ma erano solo parole: nessuna evidenza. Nessuno aveva mai contato quanti figli in più poteva avere il fratello di un omosessuale grazie al suo aiuto.
E poi, per la zia, non sarebbe stato meglio essere asessualepiuttosto che omosessuale?
Troppi conti non tornavano.
Ma oggi esiste una variante decisamente più promettente: una configurazione modificata del corredo genetico omosessuale aumenta il sex-appeal senza far scattare l’omosessualità.
L’uomo più sensibile, più gentile, più cortese, più amichevole viene preferito dalle femmine al rozzo “macho”. Forse tratti del genere segnalano un buon padre in potenza.
Anche la donna con una psicologia mascolina intrattiene di fatto un maggior numero di relazioni sessuali, questo è risaputo. E’ il fascino della “maschiaccia”.
Ma una base genetica del genere è tipica dei fratelli dell’omosessuale, e a loro basta poco a compensare la sterilità di chi non avrà figli.
A quanto pare, per compensare, basta si accresca il grado di attrazione sessuale del 2% nei fratelli.
Se una teoria del genere fosse vera, per inciso, spiegherebbe anche perché l’omosessuale medio ha più parentidell’eterosessuale medio.
In effetti, a compensare, non sono solo i fratelli ma anche igenitori e gli zii.
Ma c’è di più: le madri degli omosessuali hanno anche meno probabilità di incorrere in aborti spontanei e infezionitipiche della gravidanza.
***
So che parlare dell’omosessualità come di una malattiapuo’ risultare sgradevole, ma gli evoluzionisti la vedono essenzialmente come tale.
In questo senso puo’ essere vista come una malattia su base genetica che serve per proteggerci da altre malattie.
Ci sono molti esempi simili. Eccone uno: la base genetica che provoca l’anemia ci rende più resistenti alla malaria. Eccone un altro: la base genetica responsabile delle fibrosi cisticheche immunizza dalla diarrea.
La teoria è anche supportata da esperimenti nel mondo animale. Osservando la mosca della frutta si nota che i soggetti con un corredo genetico omosessuale generano una prole molto più fertile della media.
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P.S.: Brendan Zietch lavora a Brisbane, è da lui che vengono le conferme empiriche più vigorose della teoria di cui sopra.
P.S. Un precedente post sull’argomento.
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