mercoledì 19 novembre 2014

Quantificare la qualità

"Bella e fantasiosa la tua teoria, peccato che i fatti dicano altro".
A quasi mezzo millennio da Galileo, una critica del genere la sentiamo come devastante, qualsiasi sia l' argomento oggetto di dibattito. 
Ormai siamo tutti degli "empiristi dentro" e quando c’ è da “quantificare” non ci fermiamo davanti a niente, nemmeno davanti alla qualità.
Oggi non fai molta strada se non hai i numeri giusti dalla tua parte, i metodi quantitativi sembrano farla da padrone e le "regole d' ingaggio" della polemica anglosassone sembrano colonizzare anche i forum continentali.
Dovendo rappresentarmi la classica diatriba, immagino  due contendenti che cozzano elegantemente tra loro nella presentazione di ragioni ingegnose con tanto di allusione erudita e retorica frizzante; ad un tratto, quasi a tradimento, uno dei due rovescia ex abrupto una secchiata di "numeretti" che tramortisce l' avversario dialettico, dopodiché lascia l' agone alzando le mani in segno di vittoria e ringraziando il pubblico estasiato. Il soccombente, non appena riavutosi, corre su internet o in biblioteca alla ricerca di conforto e torna a alla carica della controparte brandendo la sua brava stringa di cifre in grado di vendicarlo. E allora giù scudisciate sulla schiena dell' avversario che sta ancora raccogliendo gli allori. 
Difficile poi che i due s' interessino realmente ai numeretti dell' altro, l' importante è possederne una certa scorta da squadernare al momento opportuno.
La ricetta per l' allocazione temporale del perfetto polemista telematico si è andata via via fissando: il 5% delle risorse cognitive da dedicare all' ascolto della controparte e il 95% da dedicare alla frenetica consultazione delle proprie banche dati.
Ma i "numeretti" di cui sopra sono infidi. Come diceva quel tale, se opportunamente torturati confessano quasi sempre quel che uno vuol sentirsi dire. Ormai tutti lo sanno e non s'impressionano più di fronte ai grafici che addobbano il "nemico" come un albero di natale.
Anziché rispondere con altri grafici, molto più efficace segnalare le fallacie di quelli che ci vengono sottoposti. Ne converrete.
Ecco allora qualche consiglio che puo' venir buono quando ci troviamo in simili frangenti.
Il mio riferimento principale è agli studi statistici applicati alle scienze sociali visto che sono loro ad ingorgare le nostre giornate: ci inciampiamo continuamente leggendo il giornale o scorrendo la pagina facebook.
I motivi per circoscrivere il tutto alle scienze sociali sono essenzialmente due: 1) accolgono gli abusi più eclatanti 2) le scienze naturali sono talmente noiose che nessuno se le fila realmente (anche se bisogna far finta di farlo).
Premetto che alcune dritte le salto a piè pari: chi infatti prenderebbe mai alla lettera un titolo di giornale? Spero che non ci sia bisogno di sprecare un' avvertenza su cose che fanno parte dell' equipaggiamento minimo di chi vuol sopravvivere nel Terzo Millennio.
Cerco di sfrondare il discorso anche da altri suggerimenti scontati: inutile allora ripetere che "correlazione" e "causa" sono fenomeni differenti, che le prime potrebbero anche essere "spurie", che se uno studio ci dice che il posto in città dove crepa più gente è l' Ospedale cio' non significa necessariamente che sia un posto pericoloso da cui stare alla larga.
Sono consigli utili ma sarebbe come ricordare al chirurgo di lavarsi le mani prima di entrare in sala operatoria.
Veniamo allora a qualcosa che di solito si tralascia.
diagramma
1) Innanzitutto due parole sulla funzione degli studi statistici: non servono a formarsi un'idea sul fenomeno oggetto dello studio. Strano ma vero. 
E' la stessa teoria delle probabilità a metterci sull' avviso. Una prima idea sui fenomeni studiati dobbiamo formarcela pensandoci su per conto nostro, a prescindere da qualsiasi studio statistico. Probabilmente non dobbiamo nemmeno pensarci su, ce l' abbiamo già chiara in testa.
La partenza è sempre soggettiva. La conoscenza comincia sempre da un' introspezione. Non siamo una tabula rasa, dentro di noi c' è già un germe di sapere induttivo, analogico, metaforico ecc., dobbiamo tirarlo fuori e chiarificarlo a noi stessi fissando delle credenze a priori
Poi, a posteriori, aggiorneremo queste credenze sulla base degli studi visionati e del peso che decidiamo di attribuire loro. 
Cio' significa che uno studio che corrobora l' idea di Giovanni piuttosto che quella di Giuseppe, non sta dando ragione a Giovanni, sta solo chiedendo a Giovanni e Giuseppe di aggiornare le loro credenze in un senso favorevole a Giovanni. 
Tuttavia, tutto cio' resta perfettamente compatibile col fatto che la ragione stia dalla parte di Giuseppe. 
Il matematico italiano Bruno De Finetti ha dedicato una vita a sondare la base soggettiva di ogni calcolo probabilistico. Il cercatore di verità è uno scommettitore che parte dalle sue sensazioni correggendole con le informazioni oggettive che raccoglie via via.
Thomas_Bayes
2) Se la materia è complessa non soffermatevi mai su un singolo studio. 
E' bene che il profano si concentri unicamente sui cosiddetti meta-studi, ovvero su quei lavori che passano in rassegna la letteratura scientifica disponibile su un certo tema per trarne, con certe tecniche di uso comune, delle conclusioni generali. 
Penso si tratti di un consiglio utile poiché da solo basta a giustificare l' accantonamento del 98% di cio' che riportano i giornali, quasi sempre ossessionati dallo studio singolo.
3) A proposito di “aggregazione” dei risultati. Spesso ci si dimentica che in statistica i risultati sono difficili da “sommare” e anche la proprietà transitiva è alquanto ballerina.
Mi spiego meglio con una storiella:
Un mio amico frequentava un club tre giorni alla settimana. Era alla ricerca di un' anima gemella, ma la voleva dal carattere dolce. Sapeva che al martedì scegliere una bionda aumentava le possibilità di una compagnia con queste caratteristiche. Il Giovedì i frequentatori cambiavano completamente, ma dalle meticolose indagini fatte, la dolcezza continuava ad essere una prerogativa delle bionde. Il mio amico si comportava di conseguenza.
La domenica sera al club affluivano tutti, sia le clienti abituali del martedì che quelle del giovedì. Il mio amico nei fine settimana è particolarmente malinconico, senta avvicinarsi una nuova serie di giorni lavorativi che lo strazieranno; più che mai ha bisogno di dolcezza. Per non perdere il suo tempo dietro la persona sbagliata consulta i suoi appunti e si accorge con sgomento che per avvicinare il suo obbiettivo è molto meglio che si dedichi alle more.
La situazione di cui sopra illustra un' illusione statistica molto più comune di quanto si pensi. Ricordo di esperimenti sui farmaci che, separatamente, segnalavano l' efficacia delle medicine testate. Senonché, riunendo gli esiti si notava come l' effetto placebo fosse predominante.
L' inghippo non è immediato ma neanche difficile da cogliere. Ci si mette sulla strada se si considera che la probabilità è una frazione, e sommare numeratori e denominatori non equivale certo a sommare frazioni. Non basta considerare la misura di una probabilità ma anche quanto una probabilità incide sull' altra qualora si sommino. Una probabilità puo' essere molto alta ma avere impatto nullo se sommata ad una probabilità bassa ma “solida”.
3) Trascurare gli studi che indagano la relazione isolata tra due variabili.
Molto più serio prestare attenzione a quegli studi a cui è sotteso un modello, e quindi anche un insieme di relazioni che vanno verificate contemporaneamente.
4) Il consiglio che segue lo traggo dalla mia personale esperienza di lettore. 
L' efficacia educativa dei bambini è un tema che mi è sempre stato caro e che ho sempre cercato di seguire; per una vita i relativi studi in materia hanno evidenziato vari effetti più o meno "robusti".
Tuttavia, quando si è potuto tenere sotto osservazione i soggetti del campione per periodo più lungo, ci si è accorti che la gran parte di quegli effetti correttivi dell' educazione svaniva: la nostra natura è "flessibile", ci pieghiamo ma quando lo stimolo cessa tornano anche le cattive abitudini. 
Evidentemente il tempo di osservazione è decisivo. In talune tematiche, per esempio quelle legate all' efficacia educativa, i cosiddetti follow up devono essere come minimo decennali. 
Nel caso specifico a cui ho accennato non c' è stata malafede, si è trattato solo di una scoperta che ha apportato rettifiche devastanti ai risultati pregressi. Ma in altri casi l' "ingenuità" diventa "trucchetto", ed ecco che il ricercatore "ferma" l' esperimento al momento opportuno pur di ottenere l' esito "desiderato".
Venn-Diagram
5) Un altro trucco consiste nel dividere in tanti piccoli sottogruppi la popolazione osservata (splitting). Magari la relazione che cercate non si presenta sull'intera popolazione, magari non si presenta nemmeno per la stragrande maggioranza dei piccoli sottogruppi. Difficile però che non si presenti proprio per nessuno, almeno un piccolo sotto-gruppo sperduto nel campione generale reagisce positivamente. 
E' per questo che talune medicine vengono ritenute inefficaci ma - guarda caso! - funzionano per le...  donne ispaniche obese di mezz'età. 
Meglio che niente, direi. Si puo' sempre fare il titolo: "Trovata la ricetta contro la sindrome xy nelle "donne ispaniche obese di mezz'età". Diffidare allora di risultati tanto specifici, probabilmente a monte c' è uno splitting sospetto.
6) C' è poi il trucco dei denominatori, tipico quando si misura, per esempio, l' efficacia delle terapie contro la dipendenza da sostanze. 
Perché le cure serie danno risultati tanto deludenti (20-25% di riabiltazione) mentre alcune comunità miracolose hanno successi che rasentano il 60%? 
Semplice, poiché gran parte delle defezioni si presentano all' inizio, quando la terapia viene presentata al paziente che l' abbandona ritenendola troppo onerosa, basta spostare di poco l' inizio dell' intervallo convenzionale di osservazione del trattamento, in modo da escludere dal computo i primi rinunciatari.
In questo modo le percentuali miracolose fioccano. Ma una terapia è buona anche e soprattutto se il paziente è invogliato a sottoporvisi!
7) Gran parte degli studi statistici delle scienze sociali vorrebbero dimostrare che esiste un collegamento tra due o più eventi. Per esempio: "se adottate un certo stile educativo, vostro figlio avrà successo nella vita". 
A questo punto per per dimostrare la tesi bisogna trasformare la "storiella" di questa relazione in numeri, possibilmente in numeri conservati in banche dati da cui poter attingere. Ma, a parte la disponibilità delle banche dati, i veri problemi incominciano ancora prima, nella traduzione della storiella in variabili quantitative. Per farlo bisognerà adottare delle proxy. 
Scegliere le proxy è un' operazione tutt' altro che innocente, si parla comunemente di "specificazione". 
Troppo spesso la specificazione è problematica e difficilmente traduce in modo fedele la storiella che a noi interessa e che finirà sui titoli dei giornali. Cosa significa per esempio "avere successo"? Significa avere un reddito medio tra i 30 e i 60 anni più alto di X? Oppure avere una vita lunga almeno Y e priva di malattie? Oppure rispondere 10 quando ci viene chiesto in un certo momento quanto siamo felici da 1 a 10? 
Il problema della specificazione è tra i più ostici, ma spesso passa inosservato al lettore che si limita a leggere sul giornale o nell' abstract la "storiella" della relazione ricercata e gli esiti della ricerca accantonando tutti i problemi di "traduzione" della qualità in quantità.
Lo statistico Edward Leamer ha dedicato una vita a lanciare l' "allarme specificazioni" presso gli economisti raccogliendo molti riconoscimenti e poco ascolto: si è andati avanti esattamente come prima.
 numeriii
8) Un tipico trucco utilizzato dietro le quinte da ricercatori dalla dubbia deontologia consiste nel moltiplicare le proxy di un fenomeno per poi scegliere quelle che presentano una relazione statistica significativa. 
Vi faccio presente che se uno spende un anno su una ricerca e alla fine non "dimostra" nulla potrebbe anche pagarla in termini di popolarità e di carriera. 
Sono pochi i giornali che pubblicano ricerche prive di relazioni significative. Insomma, l' onestà costa cara in questo campo, e così in molti si "danno da fare", magari con la moltiplicazione delle proxy.
9) Tutti i ricercatori hanno un sogno, ovvero poter dire: "... il seguente studio dimostra che esiste una relazione significativa tra X e Y". 
Ma attenzione, la  "significatività statistica" è solo una convenzione, equivale a dire che la probabilità di ipotesi nulla (inesistenza di alcuna relazione tra X e Y) calcolata sulla base dei dati raccolti è inferiore al 5% (1% in alcuni casi). 
Nel valutare uno studio "significativo" il lettore profano deve allora tenere a mente due cose: 1) cosa vuol dire il termine "significativo" e 2) ricordarsi che ci riferiamo a mere convenzioni. 
Per quanto riguarda il primo punto va detto che la significatività indica solo che esiste (in termini probabilistici e con tutti i limiti di cui ai punti precedenti) una relazione tra le variabili considerate e non invece che esiste la relazione così come la individua lo studio stesso dando un valore ai parametri delle equazioni. 
Per quanto riguarda il secondo punto, va ricordato che "significatività statistica" non significa "significatività sostanziale". 
Per esempio, molti studi "statisticamente significativi" sono carta straccia per fungere da base a certe decisioni concrete poiché adottarli come base decisionale sarebbe razionalmente troppo costoso in termini di rischio. D' altro canto alcuni studi statisticamente "insignificanti" possono fornire al decisore utili indicazioni (sul punto si è esercitata Dreidre McCloskey nel classico "The Cult of Statistical Significance: How the Standard Error Costs Us Jobs, Justice, and Lives").
numeri_thumb

10) Esiste uno standard qualitativo minimo per i lavori scientifici che vogliono dire qualcosa nell' ambito problematico delle scienze sociali, uno standard che via via si aggiorna. 
Sarebbe del tutto inutile prendere in considerazione studi redatti con vecchie metodologie, almeno quando ne esistono di più accurati. 
Oggi lo standard minimo richiede per lo meno l' impiego dei cosiddetti random trial, una procedura impiegata nei test medici e poi importata anche nelle scienze sociali. Meglio stare all' erta leggendo lavori privi di "random trial", io non li prenderei nemmeno in considerazione. 
In poche parole, per vedere se un "trattamento" è efficace lo somministriamo ad alcuni gruppi di persone da confrontare poi con altri gruppi di persone. Tuttavia, molte variabili potrebbero interferire inquinando le valutazioni,  è decisivo allora che i gruppi siano selezionati casualmente, solo in questo modo le interferenze si neutralizzano tra loro. 
Ma non sempre è facile "selezionare a caso". Se stiamo valutando quanto è efficace sussidiare un villaggio africano in un certo modo, per esempio, noi possiamo controllare gli effetti facendo un confronto con gli altri villaggi ma poiché una selezione casuale è difficile, cio' puo' comportare problemi tecnici. 
Inoltre, applicare il random trial conduce anche a problemi etici: perché sussidiare il villaggio X e far languire il villaggio Y? Solo per tracciare una statistica? 
Si tratta di limiti a volte comprensibili ma che minano l' affidabilità dello studio.
11) Nelle scienze sociali uno studio affidabile dovrebbe sempre essere "cieco". 
In altri termini, dovrebbe neutralizzare l' effetto placebo. In medicina tutti sanno cos' è l' "effetto placebo" e tutti sanno come neutralizzarlo: qualora sia il paziente trattato col medicinale in prova sia quelli non trattati ignorino la loro condizione, l' effetto placebo sarà neutralizzato. 
Forse non tutti sanno che l' effetto placebo disturba pesantemente anche le scienze sociali: se forniamo ai contadini di un certo villaggio un' attrezzatura moderna che, per fare confronti sull' efficacia del nostro aiuto, neghiamo ai contadini degli altri villaggi, la produttività dei primi si distaccherà da quella dei secondi spesso anche solo per mere motivazioni psicologiche. Sembra strano ma è così. 
Certo che in casi come il precedente e molti altri nell' ambito delle scienze sociali è ben difficile "accecare" lo studio. Esistono allora dei "coefficienti placebo" in grado di tarare i vari studi "non-blind". Meglio che niente. 
In ogni caso, evitare quegli studi che perdono di significatività dopo l' applicazione del coefficiente. Ed evitare anche quelli che non lo applicano laddove esiste.
12) Il sogno di ogni ricercatore è "pubblicare". 
Solo che difficilmente una rivista scientifica pubblicherà mai studi con risultati banali. E purtroppo, specie nelle scienze sociali, gli studi seri conducono quasi sempre a risultati banali. Si potrebbe dire che il buon senso anticipa la ricerca, e la cosa è estremamente seccante per un ricercatore con tanta voglia di emergere. 
Ecco allora la tentazione di cestinare i risultati banali per presentare all' editore solo i risultati singolari. 
Prova e riprova, da qualche parte un risultato originale lo si tira fuori. 
Il cosiddetto "pubblication bias" spiega perché fiocchino a questo modo studi con conclusioni tanto contro intuitive: probabilmente a monte c' è molto materiale cestinato!  
Chiunque vede che questo non è un modo onesto di agire, un risultato singolare ha valore solo se accostato ai tanti risultati banali ottenuti in precedenza. Solo in questo modo, infatti, noi avremo un' immagine fedele di come stanno le cose. 
Ebbene, anche qui esistono dei coefficienti di "publication bias" che fanno la tara agli studi, sono necessariamente imperfetti ma sarebbe meglio applicarli. 
Quando leggete uno studio sul rapporto uomo-donna, per esempio, meglio chiedere: i risultati sono al netto del coefficiente di "publication bias" caratteristico degli studi di genere? No? Ah, allora grazie e arrivederci.
13) Dimenticavo, chiedersi sempre: il campione è adeguato?
14) Non dimentichiamo mai la cosiddetta critica di Lucas: nelle scienze umane, specie nell' economia, l' individuazione di una regolarità statistica è la premessa affinchè cessi. Almeno se gli operatori sono razionali.
Pensate a cosa succederebbe se si scoprisse che le quotazioni di borsa si alzano sempre al Lunedì mattina
15) Occhio alla cosiddetta “casualità non rilevata”.
Tirando la classica moneta una sequenza CTCTCCTT ci appare come casuale mentre una sequenza CTTTTTTT ci appare come pilotata. Eppure entrambe le sequenze hanno la medesima probabilità estrattiva.
16) Ci sono fatti che reputiamo sorprendenti e sintomatici quando invece sono del tutto normali.
Penso per esempio alle regressioni verso la media. E' un fenomeno naturalmente sottostimato.
Prendiamo una gara articolata su due manches. I migliori nella prima tornata peggioreranno sicuramente la loro prestazione media nella seconda. Altro esempio, prendiamo delle coppie di coniugi e valutiamo i mariti per la loro preparazione culturale. Isolando i più preparati e passando poi a considerare le mogli ci rendiamo conto che la prestazione di queste ultime non è, nell' insieme relativo alle mogli, all' altezza di quella dei corrispondenti mariti nell' insieme che li riguarda. Ci sorprendiamo di questo fatto nonostante sia del tutto naturale.
17) Sarà banale dirlo ma i conflitti d' interesse indeboliscono a priori la credibilità di uno studio.
Naturalmente la cosa migliore sarebbe approfondire tutti gli studi per evidenziarne pregi e difetti.
Tuttavia, data l' abbondanza di ricerche disponibili, io direi di scartare quelli curati da chi si presenta un conflitto d' interesse materiale ma soprattutto ideologico. 
Da cattolico, per esempio, cerco di evitare gli studi condotti da associazioni cattoliche in materia di, che ne so, aborto o adozioni gay. 
Ma questo principio vale per tutto e per tutti. 
Un conflitto spesso valutato è quello che interessa gli istituti di ricerca statali (Università ecc.). Lo stato è un finanziatore che, come tutti i finanziatori gradisce certi risultati, per esempio quelli che gli consentono di allargare la sua sfera di influenza.
E' così raro trovare ricerche indipendenti.
18)  Ho tenuto per ultimo il consiglio che ritengo più importante e che puo' anche essere visto come un affinamento del primo punto. 
Dicevamo che il classico studio statistico pretende di illustrare l' esistenza di una certa relazione tra due fenomeni; gli esiti vengono poi spesso presentati in termini probabilistici al fine di enfatizzarne la plausibilità. 
Piccolo - e infido - particolare: la probabilità intrinseca nello studio andrebbe ulteriormente pesata (e quindi ridotta) con la probabilità che uno studio del genere sia replicabile ottenendo i medesimi risultati.
[... partiamo da una semplice considerazione: volendo sapere se una moneta è truccata, la lancio due volte in aria ottenendo due volte "testa". Cosa ne deduco? La probabilità di avere un risultato del genere con una moneta regolare è del 25% ma cio' non implica certo che la probabilità di avere in mano una moneta truccata sia del 75%!...una regressione collega un' evidenza disponibile (E) ad un' ipotesi di lavoro (I) stabilendo una relazione (R) tra i due fenomeni. Per convenzione, si dice che questa relazione sia "statisticamente rilevante" quando la probabilità dell' ipotesi nulla (N) è inferiore al 5% (in alcuni casi dell' 1%). L' ipotesi nulla è l' ipotesi per cui non esiste alcuna relazione tra I ed E. Nel caso precedente, se ipotizziamo una moneta truccata, l' ipotesi nulla è che la moneta sia regolare. Diciamo che se p (N dato E) minore di 5, allora la relazione R è rilevante. Ma attenzione, dire che p (N dato E) minore di 5 non significa dire che p(E dato N) sia minore di 5! Le due probabilità non sono affatto collegate in modo così immediato, sono invece messe in relazione dalla probabilità che l' esperimento possa essere ripetuto, ovvero da una probabilità soggettiva espressa di solito con la frazione pE/pN. In ogni lavoro statistico questa probabilità a priori è ineliminabile: noi potremmo anche - in teoria - ripetere l' esperimento ma l' esito andrà di nuovo pesato da un "coefficiente di ripetibilità". Le regressioni, allora, non fissano delle probabilità assolute, come sembrerebbero far capire talune divulgazioni. Per questo motivo il reverendo Thomas Bayes diceva quello che noi abbiamo umilmente tentato di dire al primo punto:  la regressione non stabilisce ma aggiorna delle probabilità a pre-esistenti, che sono sempre soggettive... ]
19) Con uno studio statistico davanti, spesso il nostro cervello soffre e si prende una vacanza. Capita che  sopravvaluti certi aspetti ma altrettanto spesso che ne sottovaluti altri. Alcuni concetti cominciano curiosamente a distorcersi.
Pensiamo al caso del concetto di  “vita umana” e del suo significato. Noi tendiamo a sacralizzare La vita umana e a trascurare Una vita umana.
In certi contesti la vita umana non ha prezzo, in altri contesti (quelli statistici) ci riteniamo curiosamente autorizzati alla sprezzatura.
Lo notava Thomas Schelling quando si chiedeva come mai nella sensibilità sociale sarebbe disumano non sganciare 1 milione di euro per salvare Alfredino Rampi incastrato nel pozzo mentre l' istallazione di un guard rail sull' autostrada che salverebbe in media una vita all' anno, non ci coinvolge per nulla e decliniamo la proposta compiaciuti del risparmio.
Se imparassimo a leggere meglio le statistiche, forse potremmo correggere asimmetrie di questo genere.
20) Dopo la serie di avvertenze fornite, molti saranno tentati dallo scetticismo, diranno "lasciamo perdere uno strumento tanto infido". 
Errore! Innanzitutto prevedo che per molti una conclusione del genere non sia sincera ma solo un pretesto per sdoganare la propria pigrizia: fare le pulci a uno studio statistico è faticoso, liquidarli tutti in blocco per affidare la difesa di una tesi all' improvvisazione retorica lo è molto meno. 
In secondo luogo, difendo la rilevanza delle piccole probabilità
Quando tutto equivale, anche una tenue quanto problematica correlazione puo' essere decisiva nel far pendere il piatto della bilancia. Siamo scommettitori razionali e a parità di posta siamo tenuti a seguire anche le indicazioni di una differenza probabilistica invisibile. 
Nell' ambito delle scienze umane, i saggi più convincenti che ho letto mescolavano abilmente introspezione, senso comune, esperienza personale, statistiche e storia. La statistica non veniva mai schifata; anzi, aveva un posto d' onore. Volete un esempio? Il mio preferito è quello fornito da  Milton Friedman e Anna Schwartz: A Monetary History of the United States, 1867–1960

AGGIUNTE POSTUME
ADD1. R = relazioni vere / relazioni possibili. Ogni oggetto di studio ha un suo R, quanto più questo valore è elevato tanto più probabile che le conclusioni raggiunte negli studi saranno false. Si chiama "indice di comparabilità" e rappresenta un modo di far entrare in scena Bayes, infatti l' indice di comparabilità di un settore di ricerca rappresenta la probabilità a priori che la relazione da testare sia vera (sul punto vedi il lavoro di John P. Ioannidis).

giovedì 13 novembre 2014

Come tassa la Svezia?

Essenzialmente con ritenuta di terzi. Puo' permetterselo vista il basso numero di lavoratori autonomi che incassano da privati.



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martedì 11 novembre 2014

Perché hai fatto l' università?

Una risposta ex post:

20% per acquisire conoscenze e abilità;

20% per tenere in allenamento il conformismo e allo stress cognitivo;

10% per formare le mie amicizie in un ambiente selezionato;

50% per ragioni simboliche.

Scuole promiscue, scuole di segregazione

Why Cliques Form at Some High Schools and Not Others - The Atlantic:



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Sembrerebbe che le scuole dove c' è una varietà maggiore di ragazzi favoriscano l' integrazione del diverso. Mc Farland, dati alla mano, sostiene il contrario: quelli sono gli ambienti dove si sviluppa di più la segregazione.

What Makes Someone a Hero

What Makes Someone a Hero | Bleeding Heart Libertarians:



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Replace Regulatory Agencies with Simple Laws

Replace Regulatory Agencies with Simple Laws | askblog:



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SAGGIO/RIASSUNTO Good and Plenty: The Creative Successes of American Arts Funding di Tyler Cowen -Perché sovvenzionare l' arte?

Non ci sono molte ragioni per sovvenzionare l' arte.

Ovvero, in realtà ci sarebbero: la legge sul copyright - quella che garantisce al creatore la sua fetta di torta - è di difficile applicazione.

Nell' arte, gli innovatori non catturano tutto il valore che producono.

Ma se la ragione fosse davvero quella, oggi dovremmo sovvenzionare più che altro la star pop o heavy metal, sono loro le vittime principali della pirateria.

In realtà nessuno pensa a niente del genere, quindi le ragioni stanno altrove.

In più non avrebbe senso sovvenzionare l' arte per poi metterla in un museo: non è certo il posto migliore per renderla disponibile al pubblico.

In realtà l' arte viene sovvenzionata per questioni simboliche: si ritiene prestigioso farlo e si ritiene che il museo sia il luogo più adatto per enfatizzare questo prestigio.

Non solo, si ritiene prestigioso avere un governo che sovvenzioni l' arte di qualità.

Un po' come per le "compagnie di bandiera". La Francia è un campione di questo orgoglio nazionalista.

In questo senso le ragioni economiche passano in secondo piano. Ma chi ha detto che l' economia è tutto? I simboli contano, checché ne pensi qualcuno.

A volte contano talmente - magari perché derivano da una tradizione centenaria - che hanno anche pesanti ripercussioni economiche. Ci sono casi molto chiari: nessuno dubita che si debba preservare il prestigio che ha nel mondo la bellezza di una città come Venezia, ricoprire i canali facendoci passare sopra una strada asfaltata non sarebbe certo una buona idea, neanche dal punto di vista economico.

Good and Plenty: The Creative Successes of American Arts Funding di Tyler Cowen - Il giudizio estetico

Vale di più l' Amleto o Re Lear?

Quante canzoni di Gershwin ci vogliono per fare una sinfonia di Prokofiev?

Anche chi professa l' oggettività dei valori estetici deve ammettere che c' è un problema di incomparabilità.

Forse, se proprio dobbiamo "misurare" ha più senso misurare la qualità di un' epoca storica piuttosto che raffrontare le singole opere.

Ma come?

La qualità media in questo ambito ha poco senso, meglio concentrarsi sui picchi.

Ma anche i picchi isolati possono trarre in inganno.

Propongo due criteri: 1) qualità estesa (esempio i primi cento picchi) e 2) varietà (picchi per genere).

mercoledì 5 novembre 2014

Un problema per l' assolutismo etico

To illustrate the problem, suppose one holds, with Anscombe, that it is always
wrong to knowingly punish the innocent, regardless of the consequences. If so,
what level of certainty of guilt ought we to require before the defendant in a
criminal trial may be convicted and punished? If we require absolute certainty,
then we have the implausible result that accused criminals should never be
punished. If we require something less than certainty, such that criminals may
periodically be punished, then it is virtually certain that the system will also punish
some innocent people. If it is always wrong to knowingly punish an innocent
person, then it would seem also to be wrong to institute a system that one knows
will punish a number of innocent people. Anscombe’s absolutist view of criminal
justice thus threatens to generate a prohibition on any meaningful criminal justice
2system. Other absolutist proscriptions are likely to lead to similar problems.

Gertrude Elizabeth Margaret Anscombe: una vita per studiare l' intenzione

Gertrude Elizabeth Margaret Anscombe - Wikipedia:



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Democrazia, il punto


  1.  Letteratura public choice o dell' ignoranza razionale: l' informazione è un bene pubblico per l' elettore.
  2. Nell' antichità la democrazia veniva liquidata come "il governo dei peggiori".
  3. Magariaga sosteneva che l' Occidente si fondava su due morti: Socrate e Gesù, entrambe un portato della democrazia.
  4. Genealogia storica della democrazia: democrazia ateniese, cesarismo, settarismo eretico, rivoluzione gloriosa, rivoluzione francese.
  5. Mano nella mano: millenarismo, nazionalismo, puritanesimo, egalitarismo socialismo.
  6. Per quanto la democrazia non sia un regime assoluto (le decisioni non si concentrano in un solo uomo) resta un regime totalitario (decide in ogni ambito della nostra vita).
  7. Perché oggi la democrazia è tollerata? Probabilmente perché, per quanto adotti soluzioni irrazionali, non è bellicosa e non muove guerra, perlomeno alle altre democrazie.
  8. Rational irrationality: l' urna è una festa ideologica per l' elettore democratico
  9. Il voto è un dovere? No. Anzi, non votare è un dovere per chi si sente disinformato. Perché non istituire degli esami che autorizzino al seggio? magari con un microsuffragio che restringa l' elettorato allo 0.01% del totale affinché il singolo voto conti.
  10. Il media bias affligge la democrazia e la precipita in un circolo vizioso: la realtà è vista con occhiali ideologicamente orientati a sinistra (se il pubblico si distribuisce 50/50 i giornalisti si distribuiscono 90/50), il pubblico si sposta a sinistra dopodiché le distorsioni aumentano. Vedi qui per i particolari: http://broncobilli.blogspot.it/2015/02/le-lenti.html
  11. Il numero dei rappresentanti dovrebbe essere minimi, in Italia una cinquantina, affinché siano tenuti d' occhio il più possibile.
  12. Il federalismo competitivo è un buon freno contro le degenerazioni democratiche. Votare coi piedi, poi, è il modo migliore di votare.
  13. la speculocrazia è un buon freno alla democraziaabilmente per mantenerne un' altra. Rimedio (voto incrociato): la regione A dovrebbe eleggere il rappresentante della regione B e viceversa.
  14. Camera del no. Un senato che può solo abolire leggi.
  15. Legislatura del no. Una legislatura che può solo abolire leggi.
  16. In democrazia il rischio è che una regione finisca st
  17. Sistemi elettorali. Il migliore è quello australiano che non spreca voti e favorisce la governabilità
  18. Perché non allargare l' elettorato passivo? Magari anche agli stranieri, magari anche a soggetti collettivi.
  19. Conflitto d' interesse. Giusto porlo purché ci si limiti all' elettorato attivo. Per esempio, i dipendenti pubblici hanno un gigantesco conflitto: loro votano il datore di lavoro prima ancora che il governante.
  20. Perché non rendere negoziabile il voto: peseranno meno le opinioni di chi è disinteressato
  21. In democrazia l' opinione dei ricchi pesa di più. A volte mi sembra che sia cio' che la rende tollerabile.
  22. La democrazia si fonda su un patto mai stipulato
  23. 45 ragioni per preferire la monarchia: http://broncobilli.blogspot.it/2011/06/w-il-re.html
  24.  Le democrazie, per quanto bellicose, non si fanno guerra tra loro
  25. L' elettore democratico che sa di non sapere puo' limitare i danni. Se l' ignorante rinuncia al voto fa del bene alla comunità.
  26. Contro la minaccia autoritaria meglio una buona dose di ricchezze private accumulato e un robusto ceto medio.
  27. Il collegamento tra ricchezza e democrazia appare estremamente debole
  28. La tradizione è una democrazia in cui il diritto di voto viene esteso ai nostri avi
  29.  Esportare la democrazia? Dipende, non di sicuro verso i paesi poveri.
  30. Più mercato? Di sicuro più mercato e competizione in politica.
  31. Facilitare l' abrogazione di leggi e complicarne la promulgazione: Sostituire il criterio di maggioranza semplice con uno di maggioranza qualificata (o unanimità) + eventuale sorteggio in caso di mancato accordo.
  32. La secessione regolata era un pallino di Miglio.
  33. Soldi nelle campagne elettorali: perché si investe così poco?
  34. Soldi nelle campagne elettorali. perché è tanto facile dire prima che partano i finanziamenti chi vince?
  35. "Dovremmo privilegiare forme di demarchia... ovvero assembee elettive che si occupino non tanto delle esigenze particolari di gruppi particolari, quanto dei principi permanenti generali sulla base dei quali regolare le attività della comunità..."
  36. Democrazia e violenza (nei paesi in via di sviluppo): Paul Collier: Dispelling some common myths about what elections can and cannot do in emerging democracies will help us face more realistically the difference between a ballot box and a magic bullet... In the societies of the last millennium, democracy has increased political violence instead of diminishing it. 
  37. La cosa migliore è votare coi piedi:  I just think that the wisdom of crowds is channeled more effectively through exit than through voice.
  38. La democrazia offre un buon modo per il ricambio della gente al potere. Per il resto è sopravvalutata.
  39. Tra democrazia e crescita non esiste un buon rapporto: le deocrazie non producono più ricchezza delle dittature, al limite le seconde sono soggette a maggior variabilità (vedi Bryan Caplan: democracy and dictatorship)
  40. Le democrazie contano i voti anziché pesarli, un grave difetto. Un' idea di Glen Weyl: addebitiamo all’ elettore che esprime il suo voto una tariffa che crescerà in modo esponenziale rispetto al numero di voti da lui già espressi… come conseguenza la gente voterà in proporzione al reale interesse verso il risultato di quella elezione specifica  http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=2003531
  41. Bryan Caplan: far votare solo chi ha un titolo di studio o dare più voti a seconda del titolo. oppure fare un test specifico.
  42. bryan caplan: fare meno elezioni, diradarle
  43. hanson: kilovoter pay a fee to become kilovoter. 
  44. tabarrok wyel: voto quadratico: Voters making a binary decision purchase votes from a clearinghouse paying the square of the number of votes purchased.... Simple vote trading won’t work, because buying a single vote is too cheap and thus a liquid buyer could accumulate too much political power.  No single vote seller internalizes the threshold effect which arises when a vote buyer approaches the purchase of an operative majority.  Paying the square of the number of votes purchased internalizes this externality by an externally imposed pricing rule, as is demonstrated by the authors.
  45. Unchecked e Unbalanced di Arnold Kling
    • governi competitivi vs governi democratici
    • eleggere selezionare
    • i pionieri
    • cherles tiebout elabora il suo modello di governo competitivo. il cittadino è un cliente con le sue preferenze
    • l eq di t. è una finzione: votare con i piedi è pur sempre costoso
    • albert hirschman: urlare o uscire
    • negli anni 80 e 90 il 50% delle case vendute negli usa apparteneva ad associazioni di vicinato gated comunity. l esempio della spazzatura
    • altri precursori: david friedman e bruno frey con le sue focj extraterritoriali
    • i fallimenti della democrazia
    • guarda quanti votano e scopri quanti saranno insoddisfatti: sempre di più. perchè? sempre più astenuti e sempre più materie trattate dai governi
    • voto irrazionale: la capacità d'influire è minima
    • benefici concentrati e costi dispersi. tutti gli inconvenienti
    • ignoranza razionale dell'elettore
    • ignoranza ludico-ideologica dell'elettore
    • teoria dell'elettore mediano: solo lui decide e tutto viene speso per lui.
    • politico: più spende più compra voti. espansione della spesa pubblica
    • costituzione strumento inefficiente: nessuna ha realmente limitato i poteri di governo. tutti si occupano di tutto
    • un esempio virtuoso: la svizzera. piccolo è bello. controlli pervasivi. lì la democrazia ha ancora un senso
    • alternative alla democrazia: uscire dai programmi governativi: previdenza, scuola, tribunali, sanità...
    • obiezioni all'uscita: se si puo' uscire i programmi governativi si degradano ulteriormente (nessuno si impegna veramente a preservarli). obiezione di hirschman. spesso è il contrario: le scuole pubbliche beneficiano della concorrenza
    • se si puo' uscire usciranno i migliori: selezione avversa. si puo' fare in modo che non sia così.
    • se si puo' uscire sa già che verrà salvato: compassione vincolante del governo. si combatta la compassione non il pluralismo.
    • la gente ha una mente creazionista e non evolutiva: vuole sapere chi comanda e vuole che sia una persona sola. che cambi mentalità
    • obiezione del mercato: il mercato fallisce spesso. ok, ma anche i governi
    • come implementare la concorrenza istituzionale
    • evitare una concorrenza sleale del governo (dove è arbitro e giocatore)
    • esempio: scuola con rette e regolamenti asimmetrici; gate comunity con statuti vincolati dalla contea, arbitrati sempre rivedibili dalle corti...
    • ogni uscita sarà seguita da un rimborso di tasse corrispondenti
    • donazioni: così come sono deducibili quelle fatte al governo lo saranno anche quelle fatte ai suoi concorrenti al di là del profit o non profit
    • le tasse restituite devono avere una destinazione vincolata? ardua questione, rimandiamola e poniamo di sì
    • competizione sulla regolamentazione del prodotto. ovvero che competizione tribunali
    • obiezione: tutto molto troppo complesso. soluzione: ci si iscrive ad un agenzia di protezione ed è finita lì. c'è cmq sempre un tribunale di default
    • prerequisito alla riforma: fissare un agenzia alla competizione che reprima i soprusi governativi
    • 8 per mille trasformato in 800 per mille
    • gradualismo. esempio: nei primi 10 anni si fissi un numero massimo di opting out dalla previdenza. eccetera.
    continua
  46. Vote Markets do Christopher Freiman voto di scambio compravendita
    • nessuno difende la negoziabilità del diritto di voto, gli argomenti non mancano
    • 1 con uno scambio tutti stanno meglio. ill solito arg.vale anche qui
    • 3 meglio rispecchiate l'intensità delle preferenze
    • 3 le esternalità possibili sono possibili anche senza scambio. l'elettore puo' votare male anche da solo. anzi, forse il piccolo elettore vota peggio
    • 4 dare soldi promettendo una politica o direttamente non cambia le carte in tavola
    • obiezioni
    • 1 i ricchi prevarranno
    • in realtà già si pesano sui finanziamenti, infatti si mettono limiti senza proibire alcunché. facciamo lo stesso
    • 2 il voto serve il bene comune
    • risposta: parole. se la cosa avesse un senso dovremmo limitare il suffragio e ammettere solo chi supera un esame di economia o filosofia politica
    conclusioni
  47. By the people di Charles Murray
    • troppe regole, occorre una disobbedienza civile contro le più stupide
    • obiezioni
    • 1 la disobbedienza della sinistra non tarderà
    • risposta: più regole non rispettate, meno stato
    • 2 disobbedienza inefficace contro i maggiori programmi governativi
    • 3 la disobbedienza è pur sempre un voto democratico, meglio assicurarsi l' opting out
    • il colpevole: la costituzione. ha fallito nel porre limiti al governo. la corte costituzionale in particolare
    • il principio della chiarezza è stato sostituito da quello dell' ordine pubblico. da lì il caos
    • riformare è impossibile. occorre disubbidire.
    • creare un madison fund per sostenere le spese dei perseguiti
    • scegliere oculatamente le regole a cui disubbidire. devono essere ridicole
    • molte lacune sono inattaccabili con questo metodo: l inefficienza del dipendente pubblico si vince solo distruggendo il sindacato, riforma possibile solo con i metodi ordinari
    • tecnologia: aiuterà la supremazia del privato. il governo non sa usarla.
    • ottimismo: le regole son tante ma il governo non riesce ad applicarle, un  sentimento trasparente di non compliance aiuterà ad annientarle
    • un settore promettente: la regolamentazione della piccola impresa (salute, sicurezza...)
    • previsione progr: saremo una nazione sempre più uniforme facile da regolare sotto una sola regola. previsione fallata: siamo un popolo sempre più eterogeneo
    • la previsione fallata è un portato dell era industriale. l'era dell informazione è profondamente diversa
    conclusione
  48. The Myth of rational voter di Bryan Caplan
    • tesi: in democrazia il problema non sono i politici ma il popolo
    • La dittatura produce decisioni ripugnanti la dem decisioni sconcertanti
    • L elettore è ignorante e ideologico
    • Ignorante xchè nn conviene approfondire
    • Ideologico xchè la politica è un divertimento a basso costo
    • Evidenza: il votante nn è razuonale. Nn tutela i suoi interessi
    • Il difensore della dem tira fuori churchill ma l alternativa alla dem nn è la dittatura bensì il mercato o il federalismo o l opting out o l epistemocrazia...
    • Esperti vs uomo comune. Differenze
    • Cap1 aggregazione preferenze
    • Votare è assurdo così come lo è informarsi
    • Intellettuale tipo: cittadino sveglia!
    • Intellett publi choice: privatizzare l ignoranza è pericolosa
    • Alternativa: le preferenze aggregate mitigano l ignoranza
    • Ob: gli errori dell elettore sono sistematici. Esiste per es un antimarket bias
    • Falsa analogia: votare e comprare. 
    • Assunto falso: le credenze sono sempre strumentali. No vedi religione
    • Rational irrational: credere è divertente ma nn sempre conveniente. In politica lo è
    • Perchè spesso i poveri votano il partito dei ricchi? Ideologia più seducente
    • Il populismo è la normale condizione della democraz
    • Se l errore è ideologico e nn x ignoranza salgono le possibilitá di bias sistematico
    • Cap2 bias sistematici in ambito economico
    • Domanda la spesa pubblica 1 welfare 2 difesa 3 aiuto estero 4 pensioni. Errori ripetuti e sempre uguali
    • I ricchi sono i più informati
    • Politica estera: i più info sono più colombe
    • I più info sono più a sinistra sulle questioni sociali e più a destra sulle questioni ec.
    • Antimarket bias: si presenta chiaro nell elettore medio se cfrtato con l esperto. Benefici del mercato sottostimati. Chiaro anche in intellos nn specialusti
    • Antiforeign bias: tendenza a sottostimare i benefici di un economia aperta
    • Make work bias: tendenza a sottostimare i benefici della flessibilitá
    • Pessimiatic bias: tendenza a gonfiare i problemi economici
    • Le ricerche confermano: l economista sa ul pubbluco no e gli errori sono sistematici
    • Cap4 il fallimento della classica public choice
    • Downs e tullock. Il modello: egoismo e ignoranza razionale
    • Evidenza: egoismo confutato e ignoranza confutata. Impossibile fiustificare / di voto tanto elevate
    • Critica degli aggregazionisti: publuc choice inferisce in modo errato dal suo modello
    • Wittman: l elettore è razionale ma sa di esserlo e si comporta di conseguenza
    • Solo rarional irrational supera qs critiche devastanti
    • Supply side: propaganda a mille
    • Soluzioni:  limitiamo il suffragioo con l esamino. Facciamo votare solo i laureati ecc
    continua
  49. la democrazia dà l'impressione di esprimersi e quindi rilassa le tensioni garantendo pace sociale. naturalmente è solo un'impressione ingannevole. vedi 5 Semiotic Objections in Markets without Limits: Moral Virtues and Commercial Interests by Jason F. Brennan, Peter Jaworski
  50. jason brennan: la democrazia funziona perché non funzionana. Appena cadono tutti quei filtri che deformano la reale volontà popolare, ecco che abbiamo i Trump eccetera
  51. Democrazia delle aste
    • Dove realizzare una discarica? Quattro candidati: A-B-C-D. Si fa un'asta in busta chiusa in cui perde il minor offerente, esempio A. La discarica si realizza in A e B-C-D- pagano ad A  il prezzo che ha richiesto in busta ripartendoselo pro quota in base alle offerte fatte dai vincenti (chi ha offerto di più per scampare con maggior sicurezza alla discarica pagherà di più).
    • Complicazione N.1: i luoghi e i paesi coinvolti restano quattro ma ad usufruire della discarica saranno molte più persone, l'intera cittadinanza.
    • Si stabilisce una penale (es. l' 1% del prezzo della discarica). Si istituisce l'asta di cui sopra. I vincenti pagheranno la penale al perdente ripartendosela come detto. Il resto del prezzo sarà pagato dall'intera popolazione in modo equo.
    • Complicazione n.2: Il problema grandi navi a Venezia
    • Si creano due liste (una pro e una contro, esempio: "lista commercianti" e "lista verdi") a cui tutti i cittadini sono tenuti ad iscriversi (gli astenuti sono iscritti d'ufficio alla prima o alla seconda in virtù di un criterio  prescelto). Si elegge un rappresentante della lista. Al giorno X i due rappresentanti consegnano le buste sigillate al battitore d'asta: chi fa l'offerta più bassa perde. Il perdente viene risarcito secondo la sua offerta dal vincente. Le risorse passano dai cittadini della lista vincente a quelli della lista perdente.
    continua
  52. Why Is Democracy Tolerable? Evidence from Affluence and Influence Bryan Caplan
    • The median American is no Nazi, but he is a moderate national socialist 
    •  I discuss several mechanisms that might explain why, given public opinion, democracies' policies are better than you'd expect.  But I was simply unaware of the facts presented in Martin Gilens' new Affluence and Influence: Economic Inequality and Political Power in America... Democracy has a strong tendency to simply supply the policies favored by the rich.To avoid misinterpretation, this does not mean that American democracy has a strong tendency to supply the policies that most materially benefit the rich
    • On distributional issues, there is high consensus.  But the rich are noticeably less statist on both economic and social policy.  Rich and poor alike favor raising the minimum wage, but the support of the poor is nearly unanimous.  The poor are slightly more in favor of extending unemployment benefits.  They're much more anti-gay.  They're much less opposed to restricting free speech to fight terrorism.  The list goes on.
    • In contrast, I find Gilens' results not only intellectually satisfying, but hopeful.  If his results hold up, we know another important reason why policy is less statist than expected: Democracies listen to the relatively libertarian rich far more than they listen to the absolutely statist non-rich. 
    continua
  53. Sostituiamo la democrazia con l’epistemocrazia: chi più sa, più vota. I voti non si contano, si pesano. Patente a punti per l’elettore: se superi il quarto livello dei quiz il tuo voto puo’ valerne mille! Jason Brennan Against Democracy
  54. Fare del senato una camera negativa: che puo' solo abolire leggi.
  55. istituire una legislatura negativa ogni cinque: in cui si possono solo abolire leggi



lunedì 3 novembre 2014

The crucial importance of stay-at-home wives

http://www.aei.org/publication/crucial-importance-stay-home-wives/?utm_source=twitterfeed&utm_medium=twitter

I bambini ci rendono felici?

Poiché recentemente ho letto parecchio sul tema, mi vengono di getto alcune considerazioni.
1) La risposta più rigorosa alla domanda di cui al titolo è "sì". Quando nascono i tuoi figli la tua felicità è in pericolo. Troppe ricerche lo confermano in modo concorde, non puo’ essere un caso.
2) Bisogna aggiungere che l' effetto negativo riscontrato è "tenue".
3) Talmente "tenue" che la felicità regalataci dal matrimonio (o comunque da un' unione stabile) lo compensa abbondantemente, Ovvero: un genitore sposato è mediamente più felice di un single, e questo anche se su di lui insiste il gravame che i figli sembrerebbero avere sulla felicità delle persone.
4) Memento: le ricerche sulla felicità restano comunque problematiche poiché i confronti intersoggettivi sono sempre difficili da fare. Mi spiego meglio: posso dire in modo attendibile che su una scala da “uno” a “dieci” mi sento felice "otto" ma non posso dire con certezza che il mio "otto" equivalga al tuo "otto".
5) L' infelicità che apportano i figli è chiara in alcune aree specifiche (godimenti puri, vita di società... e te credo, quando ti nasce un figlio la tua vita sociale si azzera o quasi). Lo è meno se consideriamo il "grado di soddisfazione generale" della persona oggetto d' indagine.
6) Ormai esistono molte banche dati che consentono di seguire un individuo nel corso degli anni. Dalle ricerche che ne fanno uso veniamo a sapere una cosa molto interessante: chi decide di avere figli di solito aumenta il grado della propria felicità (e per le donne è ancora più vero!). Naturalmente lo stesso dicasi per chi decide di non avere figli: anche costui aumenta la propria felicità assecondando la sua propensione. Condizione sufficiente per riscontrare questi effetti è quella di trovarci di fronte ad autentiche scelte di vita personali. In sintesi: le persone sono abbastanza razionali quando scelgono se avere o non avere figli.
7) Il punto 6) ci permette di concludere che, sebbene i figli globalmente abbiano un effetto negativo sulla felicità delle persone, chi ha scelto di averli ha agito razionalmente: senza quei figli sarebbe stato più infelice. E lo stesso, mutatis mutandi, si puo' dire anche per chi ha scelto di non averne.
8) Se torniamo a considerare il punto 4) dobbiamo concludere che la parte più affidabile delle ricerche (quella che non implica confronti intersoggettivi) mette in luce un "effetto positivo" piuttosto che "negativo". Questo anche se nelle ricerche globalmente considerate l’ “effetto negativo” – quello più problematico per la natura stessa delle ricerche - prevale su quello “positivo”.
9) La felicità di avere figli si manifesta soprattutto nel lungo periodo, e questo puo’ ingannare chi non è lungimirante o sospetta sempre delle tradizioni. Avere molti nipotini è piacevole. Un nipotino impegna meno di un figlio. Purtroppo senza figli i nipotini non ci saranno mai o saranno pochi. Spesso ce lo dimentichiamo.
10) E' bene ricordare anche che un figlio "non voluto" che ci capita tra capo e collo rende molto meno infelici di un figlio voluto che non arriva. Un bambino non voluto in arrivo sembra una tragedia, senonché la tragedia si ridimensiona molto presto, e magari si trasforma in una festa. Il figlio cercato e non ottenuto invece è una spina che ci tormenterà a lungo, forse per sempre.
11) L' impegno che profondiamo nella cura dei figli è stressante e fonte d’ infelicità ma – fortunatamente – anche eccessivo. Qualora lo razionalizzassimo, ci sono buone speranze di mitigare l' "effetto negativo" che la prole ha sulla nostra felicità. E magari di ribaltarlo in un “effetto positivo”.
12) La "felicità" non è comunque tutto nella vita di un uomo; c' è anche la "speranza", per esempio. In un certo senso potremmo dire che fare un figlio è "conveniente" poiché - rispetto alla "speranza" che ci regala la sua presenza - costa davvero poco in termini d "felicità".
13) Come distinguere tra "speranza" e "felicità"? nel pormi la domanda penso sempre ad un immigrato che ho conosciuto e che mi raccontava in modo appassionato quanto era felice al suo paese: ok, era più povero, ma anche più felice. Se la felicità fosse tutto quell' immigrato sarebbe tornato di corsa a casa. Posso ben dirlo visto che lo conosco come persona razionale. Ma lui non lo fa. Non lo fa perché solo stando qui (dove è un po' più infelice) puo' coltivare cio' che evidentemente reputa ancora più prezioso: la sua speranza.
14) Che poi tra figli e "speranza" ci sia un legame inscindibile lo spiega bene il poeta Charles Peguy:

Il portico del mistero della seconda virtù

 
La fede che più amo, dice Dio, è la speranza.
La fede, no, non mi sorprende.
La fede non è sorprendente.
Io risplendo talmente nella mia creazione.
Nel sole e nella luna e nelle stelle.
In tutte le mie creature.
Negli astri del firmamento e nei pesci del mare.
Nell'universo delle mie creature.
Sulla faccia della terra e sulla faccia delle acque.
Nei movimenti degli astri che sono nel cielo.
Nel vento che soffia sul mare e nel vento che soffia nella valle.
Nella calma valle.
Nella quieta valle.
Nelle piante e nelle bestie e nelle bestie delle foreste.
E nell'uomo.
Mia creatura.
Nei popoli e negli uomini e nei re e nei popoli.
Nell'uomo e nella donna sua compagna.
E soprattutto nei bambini.
Mie creature.
Nello sguardo e nella voce dei bambini. Perché i bambini sono più creature mie.
Che gli uomini.
Non sono ancora stati disfatti dalla vita.
Della terra.
E fra tutti sono i miei servitori.
Prima di tutti.
E la voce dei bambini è più pura della voce del vento nella calma della valle.
Nella quieta valle.
E lo sguardo dei bambini è più puro dell'azzurro del cielo, del bianco latteo del cielo, e di un raggio di stella nella calma notte.
Ora io risplendo talmente nella mia creazione.
Sulla faccia delle montagne e sulla faccia della pianura.
Nel pane e nel vino e nell'uomo che ara e nell'uomo che semina e nella mietitura e nella vendemmia.
Nella luce e nelle tenebre.
E nel cuore dell'uomo, che è ciò che di più profondo v'è nel mondo.
Creato.
Così profondo da esser impenetrabile a ogni sguardo.
Tranne che al mio sguardo.
Nella tempesta che scuote le onde e nella tempesta che scuote le foglie.
Degli alberi della foresta.
E al contrario nella quiete d'una bella serata.
Nelle sabbie del mare e nelle stelle che son sabbia nel cielo.
Nella pietra della soglia e nella pietra del focolare e nella pietra dell'altare.
Nella preghiera e nei sacramenti.
Nelle case degli uomini e nella chiesa che è la mia casa sulla terra.
Nell'aquila mia creatura che vola sui picchi.
L'aquila reale che ha almeno due metri d'apertura d'ali e fors'anche tre.
E nella formica mia creatura che striscia e che ammassa miseramente.
Nella terra.
Nella formica mio servitore.
E fin nel serpente.
Nella formica mia serva, mia infima serva, che ammassa a fatica, la parsimoniosa.
Che lavora come una disgraziata e non conosce sosta e non conosce riposo.
Se non la morte e il lungo sonno invernale.
(...)
Io risplendo talmente in tutta la mia creazione.
Nell'infima, nella mia creatura infima, nella mia serva infima, nella formica infima.
Che tesaurizza miseramente, come l'uomo.
Come l'uomo infimo.
E che scava gallerie nella terra.
Nel sottosuolo della terra.
Per ammassarvi meschinamente dei tesori.
Temporali.
Poveramente.
E fin nel serpente.
Che ha ingannato la donna e che perciò striscia sul ventre.
E che è mia creatura e che è mio servitore.
il serpente che ha ingannato la donna.
Mia serva.
Che ha ingannato l'uomo mio servitore.
Io risplendo talmente nella mia creazione.
In tutto ciò che accade agli uomini e ai popoli, e ai poveri.
E anche ai ricchi.
Che non vogliono esser mie creature.
E che si mettono al riparo.
Per non esser miei servitori.
In tutto ciò che l’uomo fa e disfa in male e in bene.
(E io passo sopra a tutto, perché sono il signore, e faccio ciò che lui ha disfatto e disfo quello che lui ha fatto).
E fin nella tentazione del peccato.
Stesso.
E in tutto ciò che è accaduto a mio figlio.
A causa dell'uomo.
Mia creatura.
Che io avevo creato.
Nell'incorporazione, nella nascita e nella vita e nella morte di mio figlio.
E nel santo sacrificio della messa.
In ogni nascita e in ogni vita.
E in ogni morte.
E nella vita eterna che non avrà mai fine.
Che vincerà ogni morte.
Io risplendo talmente nella mia creazione.
Che per non vedermi realmente queste povere persone dovrebbero esser cieche.
La carità, dice Dio, non mi sorprende.
La carità, no, non è sorprendente.
Queste povere creature son così infelici che, a meno di aver un cuore di pietra, come potrebbero non aver carità le une per le altre.
Come potrebbero non aver carità per i loro fratelli.
Come potrebbero non togliersi il pane di bocca, il pane di ogni giorno, per darlo a dei bambini infelici che passano.
E da loro mio figlio ha avuto una tale carità.
Mio figlio loro fratello.
Una così grande carità.
Ma la speranza, dice Dio, la speranza, sì, che mi sorprende.
Me stesso.
Questo sì che è sorprendente.
Che questi poveri figli vedano come vanno le cose e credano che domani andrà meglio.
Che vedano come vanno le cose oggi e credano che andrà meglio domattina.
Questo sì che è sorprendente ed è certo la più grande meraviglia della nostra grazia.
Ed io stesso ne son sorpreso.
E dev'esser perché la mia grazia possiede davvero una forza incredibile.
E perché sgorga da una sorgente e come un fiume inesauribile
Da quella prima volta che sgorgò e da sempre che sgorga.
Nella mia creazione naturale e soprannaturale.
Nella mia creazione spirituale e carnale e ancora spirituale.
Nella mia creazione eterna e temporale e ancora eterna.
Mortale e immortale.
E quella volta, oh quella volta, da quella volta che sgorgò, come un fiume di sangue, dal fianco trafitto di mio figlio.
Quale non dev'esser la mia grazia e la forza della mia grazia perché questa piccola speranza, vacillante al soffio del peccato, tremante a tutti i venti, ansiosa al minimo soffio,
sia così invariabile, resti così fedele, così eretta, così pura; e invincibile, e immortale, e impossibile da spegnere; come questa fiammella del santuario.
Che brucia in eterno nella lampada fedele.
Una fiamma tremolante ha attraversato la profondità dei mondi.
Una fiamma vacillante ha attraversato la profondità delle notti.
Da quella prima volta che la mia grazia è sgorgata per la creazione del mondo.
Da sempre che la mia grazia sgorga per la conservazione del mondo.
Da quella volta che il sangue di mio figlio è sgorgato per la salvezza del mondo.
Una fiamma che non è raggiungibile, una fiamma che non è estinguibile dal soffio della morte.
Ciò che mi sorprende, dice Dio, è la speranza.
E non so darmene ragione.
Questa piccola speranza che sembra una cosina da nulla.
Questa speranza bambina.
Immortale.
Perché le mie tre virtù, dice Dio.
Le tre virtù mie creature.
Mie figlie mie fanciulle.
Sono anche loro come le altre mie creature.
Della razza degli uomini.
La Fede è una Sposa fedele.
La Carità è una Madre.
Una madre ardente, ricca di cuore.
O una sorella maggiore che è come una madre.
La Speranza è una bambina insignificante.
Che è venuta al mondo il giorno di Natale dell'anno scorso.
Che gioca ancora con il babbo Gennaio.
Con i suoi piccoli abeti in legno di Germania coperti di brina dipinta.
E con il suo bue e il suo asino in legno di Germania. Dipinti.
E con la sua mangiatoia piena di paglia che le bestie non mangiano.
Perché sono di legno.
Ma è proprio questa bambina che attraverserà i mondi.
Questa bambina insignificante.
Lei sola, portando gli altri, che attraverserà i mondi passati.
Come la stella ha guidato i tre re dal più remoto Oriente.
Verso la culla di mio figlio.
Così una fiamma tremante.
Lei sola guiderà le Virtù e i Mondi.
Una fiamma squarcerà delle tenebre eterne.
(...)
Si dimentica troppo, bambina mia, che la speranza è una virtù, che è una virtù teologale, e che di tutte le virtù, e delle tre virtù teologali, è forse quella più gradita a Dio.
Che è certamente la più difficile, che è forse l'unica difficile, e che probabilmente è la più gradita a Dio.
La fede va da sé. La fede cammina da sola. Per credere basta solo lasciarsi andare, basta solo guardare. Per non credere bisognerebbe violentarsi, torturarsi, tormentarsi, contrariarsi. Irrigidirsi. Prendersi a rovescio, mettersi a rovescio, andare all'inverso. La fede è tutta naturale, tutta sciolta, tutta semplice, tutta quieta. Se ne viene pacifica. E se ne va tranquilla. È una brava donna che si conosce, una brava vecchia, una brava vecchia parrocchiana, una brava donna della parrocchia, una vecchia nonna, una brava parrocchiana. Ci racconta le storie del tempo antico, che sono accadute nel tempo antico. Per non credere, bambina mia, bisognerebbe tapparsi gli occhi e le orecchie. Per non vedere, per non credere.
La carità va purtroppo da sé. La carità cammina da sola. Per amare il proprio prossimo basta solo lasciarsi andare, basta solo guardare una tal miseria. Per non amare il proprio prossimo bisognerebbe violentarsi, torturarsi, tormentarsi, contrariarsi. Irrigidirsi. Farsi male. Snaturarsi, prendersi a rovescio, mettersi a rovescio. Andare all'inverso. La carità è tutta naturale, tutta fresca, tutta semplice, tutta quieta. È il primo movimento del cuore. E il primo movimento quello buono. La carità è una madre e una sorella.
Per non amare il proprio prossimo, bambina mia, bisognerebbe tapparsi gli occhi e le orecchie.
Dinanzi a tanto grido di miseria.
Ma la speranza non va da sé. La speranza non va da sola. Per sperare, bambina mia, bisogna esser molto felici, bisogna aver ottenuto, ricevuto una grande grazia.
È la fede che è facile ed è non credere che sarebbe impossibile. È la carità che è facile ed è non amare che sarebbe impossibile. Ma è sperare che è difficile
(...)
E quel che è facile e istintivo è disperare ed è la grande tentazione.
La piccola speranza avanza fra le due sorelle maggiori e su di lei nessuno volge lo sguardo.
Sulla via della salvezza, sulla via carnale, sulla via accidentata della salvezza, sulla strada interminabile, sulla strada fra le sue due sorelle la piccola speranza.
Avanza.
Fra le due sorelle maggiori.
Quella che è sposata.
E quella che è madre.
E non si fa attenzione, il popolo cristiano non fa attenzione che alle due sorelle maggiori.
La prima e l'ultima.
Che badano alle cose più urgenti.
Al tempo presente.
All'attimo momentaneo che passa.
il popolo cristiano non vede che le due sorelle maggiori, non ha occhi che per le due sorelle maggiori.
Quella a destra e quella a sinistra.
E quasi non vede quella ch'è al centro.
La piccola, quella che va ancora a scuola.
E che cammina.
Persa fra le gonne delle sorelle.
E ama credere che sono le due grandi a portarsi dietro la piccola per mano.
Al centro.
Fra loro due.
Per farle fare questa strada accidentata della salvezza.
Ciechi che sono a non veder invece
Che è lei al centro a spinger le due sorelle maggiori.
E che senza di lei loro non sarebbero nulla.
Se non due donne avanti negli anni.
Due donne d'una certa età.
Sciupate dalla vita.
È lei, questa piccola, che spinge avanti ogni cosa.
Perché la Fede non vede se non ciò che è.
E lei, lei vede ciò che sarà.
La Carità non ama se non ciò che è.
E lei, lei ama ciò che sarà.
La Fede vede ciò che è.
Nel Tempo e nell'Eternità.
La Speranza vede ciò che sarà.
Nel tempo e per l'eternità.
Per così dire nel futuro della stessa eternità.
La Carità ama ciò che è.
Nel Tempo e nell'Eternità.
Dio e il prossimo.
Così come la Fede vede.
Dio e la creazione.
Ma la Speranza ama ciò che sarà.
Nel tempo e per l'eternità.
Per così dire nel futuro dell'eternità.
La Speranza vede quel che non è ancora e che sarà.
Ama quel che non è ancora e che sarà.
Nel futuro del tempo e dell'eternità.
Sul sentiero in salita, sabbioso, disagevole.Sulla strada in salita.
Trascinata, aggrappata alle braccia delle due sorelle maggiori,
Che la tengono per mano,
La piccola speranza.
Avanza.
E in mezzo alle due sorelle maggiori sembra lasciarsi tirare.
Come una bambina che non abbia la forza di camminare.
E venga trascinata su questa strada contro la sua volontà.
Mentre è lei a far camminar le altre due.
E a trascinarle,
E a far camminare tutti quanti,
E a trascinarli.
Perché si lavora sempre solo per i bambini.
E le due grandi camminan solo per la piccola.
Charles Péguy
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Aggiunte postume.
ADD1. Quando si partorisce si soffre ma si è contenti. Evidentemente urge chiarificazione dei termini. L' happiness degli americani esprime un piacere e si distingue dal concetto di joy che esprime soddisfazione, realizzazione, gioia esistenziale. Il rilievo è importante e integra il tema di cui al numero 12, ovvero (la felicità non è tutto). Per i particolari rinvio a Tim O'Connor su BQO.

Genealogia del politically correct

http://press.uchicago.edu/ucp/books/book/chicago/P/bo18692306.html

No Offense: The New Threats to Free Speech

No Offense: The New Threats to Free Speech - WSJ - WSJ: "JOHN O’SULLIVAN"



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