venerdì 17 ottobre 2014

Capitalismo = Monopolio

Non lo dice Naomi Klein ma Peter Thiel.

Se il capitalismo è innovazione, allora è monopolio.

1) Per innovare servono capitali: ma solo il monopolista puo' accumularne.

2) Chi innova spazza via la concorrenza: ma senza concorrenza c' è monopolio.

Vogliamo essere innovativi e dinamici? Vediamo allora di non demonizzare il monopolio.

Si potrebbe cominciare a discernere tra monopoli innovativi (google, facebook...) e quelli derivanti da licenza governative (Benetton...). Oppure distinguere tra monopoli in cui la concorrenza è incipiente da quelli in cui è impossibile per legge.

Non è facile, ma è uno sforzo che va fatto.

http://online.wsj.com/articles/peter-thiel-competition-is-for-losers-1410535536


giovedì 16 ottobre 2014

SUICIDI, ECCO I NUMERI REGIONE PER REGIONE

SUICIDI, ECCO I NUMERI REGIONE PER REGIONE | L'Indipendenza:



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Mente locale sulla scuola


  1. Oggi la scuola assomiglia alle poste, non funziona perché è un monopolio. Non che sia un monopolio legale ma lo è grazie alla concorrenza sleale delle scuole di stato: chi si rivolge all' alternativa non puo' rininciare a finanziarle. E' come se andassi dal fornaio A ma, nel momento in cui esco, mi viene richiesto di pagare la stessa somma (anzi, di più) al fornaio B, sebbene costui non mi abbia fornito nulla. In buona sostanza, chi si rivolge ad A: 1) paga due volte e 2) i proventi del doppio pagamento vanno al concorrente di A. E' chiaro che in questo modo B non fallirà mai, al di là di quanto vale la sua merce, mentre A starà sempre sul mercato con grandi difficoltà, sebbene la sua merce sia di gran lunga migliore..
  2. Esistono argomenti per la scuola pubblica? Cio' non significa che la scuola debba essere gestita dallo stato. Il voucher è una soluzione alternativa. lo stato dovrebbe finanziare l' istruzione non le scuole. Si fissi un esame finale uguale per tutti e si lasci che le metodologie competano
  3. One argument for school vouchers, by the way, which isn’t emphasized as much as it should be, is that vouchers would break the strong connection between where you live and what schools you attend. Poor people would have a better chance at attending good schools if schools and housing weren’t bundled together so closely - See more at: http://marginalrevolution.com/marginalrevolution/2016/02/67635.html#sthash.XZcqZorh.dpuf
  4. Finanziare tramite detrazione fiscale esclude dal beneficio i più poveri, ovvero quelli che la competizione intende avvantaggiare.
  5. Obiezione 1: lo stato deve supervisionare tutto poiché non solo gli esiti ma anche il metodo sia uniforme, solo l'uniformità è garanzia di stabilità. E' la posizione di chi vede la varietà come una minaccia. A questa stregua anche gli immigrati dovrebbero essere una minaccia.
  6. Obiezione 2: si sussidiano indirettamente le religioni. Assurdo: sarebbe come sussidiare il pane, se uno preferisce comprarlo alla Caritas che male c' è? A meno che le religioni costituiscano un male in sé.
  7. Obiezione 3: un favore ai ricchi. Al contrario! Più si sussidiano le scuole private, più possono accedervi anche i poveri. Laddove la scuola privata ha un ruolo importante a beneficiarne sono i meno abbienti
  8. Obiezione 4: si smantella il pubblico. Solo se non è concorrenziale, altrimenti perché mai dovrebbe ricevere un danno? Al contrario, la competizione spesso lo fa fiorire.
  9. Obiezione 5: aumenterebbero le diseguaglianze educative. Oggi è così: uno va nella scuola di quartiere e nei quartieri di lusso le scuole sono migliori: per andare ad una buona scuola meglio pagare una retta da 9000 euro che una casa da 500.000 euro. Detto questo le diseguaglianze in presenza di un miglioramento per chi sta peggio sono un timore che coglie solo l' invidioso.
  10. Ancora sull' obiezione 5: l' introduzione dei voucher aumenta le diseguaglianze educative (il che non è necessariamente un male) oltre che la soddisfazione per il sistema. Il primo effetto ha conseguenze pratiche: una società egalitaria ha maggiori possibilità di istituire i voucher. 
  11. Obiezione 6 (An Odd A Priori Argument Against Private Education). 
    Si dice: la scuola pubblica socializza e chi frequenta le scuole private trae un vantaggio indebito da questa opera. 
    Ma il rilievo non quadra con i fatti: le scuole private mettono molta più enfasi sulla morale (ovvero sulla modalità di relazionarsi con gli altri). 
    Al contrario, la scuola pubblica come la vorrebbero i liberali dovrebbe essere scevra da ogni socializzazione e concentrata sulle competenze.
  12. Le scuole private, in termini di test, educano meglio. I risultati non sono univoci? Vero, ma praticamente tutti gli studi sulla scuola non danno risultati univoci, l' "ipotesi nulla" la fa da padrone. Esempio: 100 confronti su otto outcome scolastici: il privato funziona meglio e funziona meglio quanto più le famiglie pagano direttamente la scuola: http://www.cato.org/publications/policy-analysis/markets-vs-monopolies-education-global-review-evidence
  13. Le scuole private aumentano la soddisfazione del cliente, che alla fine è la cosa che conta di più.
  14. Le scuole private sono più efficienti: il costo per allievo è quasi dimezzato. In tempi di crisi spostare dallo statale al privato è la riforma più sensata.
  15. Le scuole private aumentano la competizione migliorando anche le prestazioni delle scuole di stato.
  16. Nelle private molta regolamentazione non costituisce un problema. Classi miste, crocifisso, linguaggio politically correct, certificazione degli insegnanti, e chi più ne ha più ne metta, sono tutti ostacoli non da poco. Ma solo nella scuola unica di stato.
  17. Perchè a scuola i maschietti si annoiano più delle femminucce (e rendono meno)? È lo "yawn gender gap". La ricetta della Sommers: "... più competizione, più gare, più giochi, più tecnologia, più laboratori, meno classi miste,  più scuole professionali...". Per la studiosa noi abbiamo imposto le classi miste ma poi alle classi miste abbiamo imposto metodologie d'insegnamento tipicamente femminili.
  18. Oggi il fenomeno è riconosciuto ma chi tenta di porvi rimedio è accusato di fomentare il sessismo
  19. Sentimento, scarsa competitività, avversione al rischio, bando ad ogni contatto fisico... la scuola è sempre più femminilizzata
  20. Molte università ormai assomigliano a collegi femminili, il tipping point del 60/40 è sempre più in vista. Spesso, superata quella soglia, l' università stessa diventa meno appetibile
  21. Perché ce ne deve importare?: 1) sono i nostri ragazzi 2) sono i ragazzi con cui le nostre ragazze costruiranno il loro futuro 3) ragazzi di scarso successo spingono le ragazze a non sposarsi e nulla è più debole di una donna con figli senza nessuno accanto
  22. Le ragazze sono più ambiziose negli studi, frequentano più corsi extracuriculari, si iscrivono in massa all' università, scrivono e leggono meglio, portano a termine i loro studi conseguendo la laurea... se questa non è "superiorità"?
  23. Nelle ricerche e nei compiti conta sempre di più lo stile glamour, a volte prevarica la sostanza. Un elemento di sicuro vantaggio per le femmine.
  24. Ma i ragazzi non dominano nei test? Ci sono risposte chiare a questa obiezione: 1) più ragazze a rischio si sottopongono al sat (vedi punto sulla maggiore ambizione) 2) tra i maschi prevalgono sia i geni che gli idioti, i secondi si autoescludono dai test 
  25. La scuola di stato indottrina: nel mondo c' è una forte correlazione tra presenza di stato nell' istruzione e regimi autoritari.
  26. Il caso dell'arizona è generalizzabile? : nel privato le ore di lezione effettiva sono maggiori. nel privato il rapporto tra personale docente e non docente è più elevato. il privato è più efficiente. nel privato ci si diploma prima senza sacrificare le probabilità di ammissione al college. nel privato le classi sono meno numerose. nel privato la qualità degli edifici è maggiore. http://www.amazon.it/Arizona-Public-Private-Schools-Statistical-ebook/dp/B0032JSKYY/ref=sr_1_1?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1446287461&sr=1-1&keywords=andrew+j+coulson
  27. Il privato tiene meglio a bada quel sindacato, che spadroneggia nelle scuole di stato abbassando tutti gli standard pur di massimizzare le assunzioni (e quindi gli iscritti).
  28. Le scuole private segregano? Il termine "segregazione", se sfrondato dalla sua connotazione negativa, significa "libera scelta". Detto così fa meno paura. Se io e te non siamo amici perchè non andiamo d' accordo su molte cose cio' non significa che ci stiamo segregando a vicenda. O meglio, significa proprio quello ma in cio' non c' è niente di male. Le scuole libere si basano sulla scelta volontaria, c' è qualcosa di veramente malvagio in tutto cio'? Se un mussulmano non vuole frequentare una scuola col crocifisso c' è qualcosa di male? A me pare di no, l' importante è che stia alle regole del gioco (si veda sotto), non se sieda in un' aula col crocifisso. Comunque, chi avverte la libera scelta come un pericolo, puo' sempre limitarla, non mischi però queste problematiche con quelle relative alla scuola di stato.
  29. Si sostiene che l' apprendimento delle regole del gioco (es: si circola tenendo la destra) sia un bene pubblico. Vero, ma anche dei vantaggi privati: se i vantaggi sono alti e il costo d' apprendimento è basso allora il privato produce questo bene in modo autonomo. Necessitano verifiche empiriche e le verifiche dicono che, specie se le regole del gioco sono essenziali, la produzione privata di apprendimento è anche maggiore. Certo, se il "sistema" per funzionare necessita dell' "uomo nuovo", come sotto Pol Pot, allora lo stato deve avere un ruolo.
  30. E se sostituiamo alle "regole del gioco" l' etica? Paradosso: i genitori che scelgono le private lo fanno innanzitutto per motivi etici. Difficile, con questa premessa, che le private sotto-producano etica! 
  31. Inoltre, l' argomento precedente avrebbe un qualche senso se esistesse un' etica unica posseduta dallo stato (stato etico). Quando va bene si inizia con la scuola unica di stato e si finisce allo stato etico, quando va male si comincia da subito con lo stato etico. Invece, al di là di alcune regole di base (regole del gioco), l' etica è un bene da ricercare e, di conseguenza, la decentralizzazione della ricerca appare il modo più promettente per fare emergere dei risultati (scienza docet).
  32. Una lamentale un po' becera ma frequente: alle scuole private vanno solo gli asini per recuperare gli anni. Ebbene, le scuole private si adeguano alla domanda cercando di rispondervi al meglio. Spesso la domanda d'istruzione chiede una scuola migliore della media; e molte scuole private forniscono questa qualità superiore. Oppure chiede un ambiente scelto in cui far crescere i pupilli: e la scuola privata si attiva per assicurarlo. Oppure chiede un'impostazione educativa alternativa. Ecco allora che fioccano le Montessori eccetera. Altre volte, però, si chiede un passaggio più veloce verso il mondo del lavoro. Quest'ultima esigenza è sentita da chi, per esempio, non ha molto talento né molto tempo per annoiarsi a scuola; ma anche da chi pensa che l'accreditamento scolastico conti più dell'istruzione effettiva, e dio sa quante ragioni serie ci sono per pensarlo. Ebbene, la scuola privata s'impegna anche ad agevolare il passaggio. Conclusione: dire che la scuola privata "fa meglio" va inteso in senso corretto specificando il metro: la scuola privata "fa meglio quello che gli chiedi di fare".
  33. E se all' etica sostituiamo l' attitudine al rent-seeking? Ma l' insegnamento del rent-seeking è una specialità delle statali. Esempio facile: nelle statali i nostri figli vengono educati a rispettare il politically correct dell' ecologismo mica a giudicarne l' efficienza (inesistente), in questo modo, di fatto, i ragazzi vengono educati ideologicamente alimentando gli sprechi enormi tipici dell' ideologia.
  34. Per quanto la scuola di stato operi male e in modo inefficiente non è un disastro come in teoria dovrebbe essere, questo perché le persone che ci lavorano spesso hanno una loro etica (o un loro dna) che prescinde dagli incentivi.
  35. Secondo Harris Cooper della Duke Universi alle elementari i compiti a casa sono più dannosi che utili. Premessa: a quell'età non esiste un senso del dovere: il genitore deve intervenire. Conseguenze: 1) trasformano il genitore in un poliziotto dei compiti 2) rafforzano la dipendenza dal genitore 3) fanno odiare la scuola mentre a quell'età la motivazione è tutto.
  36. Preschool obbligatoria? Evidenza dei benefici controversa. Forse c' è uno spiraglio giusto per i bambini che vivono in famiglie altamente problematiche.
  37. Esami? Sostituire gli esami in uscita con esami di ammissione.
  38. Meglio non bocciare, almeno a scuola. E' costoso (un allievo costa nello stato 7/8000 euro), è inutile (i bocciati non migliorano) è dannoso (si allontana dal lavoro proprio chi ha più bisogno).
  39. E i test? Sembrano avere capacità predittiva sugli allievi, ci sono invece problemi quando vengono applicati per valutare gli insegnanti. L' incubo della null hipotesys aleggia http://www.arnoldkling.com/blog/undebunkable/. Nota anche qui un argomento pro-privatizzazione: un incentivo ci vuole anche nel pubblica e i test sono tra le poche alternative, anche se non funziona.
  40. Ma la scuola obbligatoria fa del bene alla società? Di solito si crede di sì, senonché gli studi che lo attestano utilizzano come proxy le leggi relative all' obbligo scolastico: dopo la loro introduzione le società migliorano. Difficile però pensare che queste leggi non siano accompagnate da tendenze parallele da valutare a parte. I dubbi sono confermati da studi recenti che fanno la tara dei trend paralleli http://econlog.econlib.org/archives/2014/10/compulsory_atte.html
  41. Le scuole statali facilitano l' integrazione? Sembrerebbe di no: nonostante si creda che le scuole dove c' è una varietà maggiore di ragazzi favoriscano l' integrazione del diverso, Daniel Mc Farland, dati alla mano, documenta il contrario: quelli sono gli ambienti dove si sviluppa di più la segregazione.
  42. Perchè hai fatto l' università? Risposta ragionevole: 20% per acquisire nuove capacità 20% per allenare le mie capacità cognitive, 10% per stare in un ambiente selezionato, 50% per questioni simboliche (signalling e accreditamento).
  43. Equità. I problemi sono essenzialmente due: 1) equità rispetto al reddito e 2) equità rispetto alle disabilità, entrambi sono neutrali sulla questione dei voucher (basta dare più voucher ai soggetti deboli). Ma allora cosa contesta chi si oppone in nome dell' equità? Fondamentalmente penso che non tolleri una deviazione dal conformismo e dalla tradizione. Sul tema ha ragionato l' economista Arnold Kling.
  44. Teorie della scuola: 1) classica: scuola come formazione (la scuola serve a formare) 2) signalling  3) status e accreditamento (scuola di buone maniere e di appartenenza) 3) parcheggio (scuola per togliere dalla strada e dai guai) 4) scuola come agenzia matrimoniale 5) scuola come allenamento (tipo marines) 6) scuola come indottrinamento (la teoria del buon cittadino)
  45. Traking: misurare le potenzialità di un ragazzo e impostare un percorso educativo su misura. Molti sono d' accordo ma poi resistono. Paura delle scuole professionali? Vedi bryan caplan
  46. Per sostenere un ruolo dello stato nella scuola c' è sempre il buon vecchio argomento paternalistico, che però è vulnerabile alle classiche critiche del paternalismo.
  47. Teoria del signalling:
    • Frequentare l' università non serve ad accumulare capitale umano e nemmeno a segnalare uno status bensì a segnalare conformismo.
    • Perché non l' intelligenza o la volontà? Perché quella puo' essere testata velocemente e in modo affidabile, specie l' intelligenza.
    • Servono davvero tanti anni per segnalare conformismo? Certo, essere conformisti per sei mesi son capaci tutti. Cio' non toglie che ci sia uno spreco a tutto vantaggio di chi nella scuola ci campa.
    • Se è uno spreco di risorse presto avremo alternative più economiche: non stanno mai per molto 1000 euro sul marciapiede.
    • Difficile pensare ad alternative, guarda al fallimento dell' education onlineo: e.o. non segnala conformismo, anzi, attrae (adverse selection) gli anti-conformisti essendo un' alternativa più veloce e meno costosa dell' università tradizionale con tutti i suoi rituali.
    • Ma gli imprenditori non hanno alternative a cui rivolgersi? Pochi o nessuno: l' università sussidiata puo' permettersi percorsi lunghi e tortuosi, è chiaro che gli imprenditori, per non rischiare, scelgono al vertice, indipendentemente dal fatto che un vertice tanto elevato non sia "efficiente" dal punto di vista sociale, tanto non pagano loro.
    • La soluzione? Non viene dall' online ma dal taglio dei sussidi.
    • Analogia: la coda degli uccelli del paradiso: segnala prestanza e capacità di sopravvivenza: quanto più è lunga, tanto più è difficile sfuggire ai predatori; ma causava molte vittime che ci si poteva risparmiare, cosicché gli uccelli decisero di tagliarsela di venti cm ciascuno: il potere segnaletico restò intatto ma gli sprechi furono spazzati via. Lo stesso dovrebbe potersi fare con la scuola.
    • Cosa c' è che non va nella teoria dello status? Lì sì che non c' è motivo affinché un' alternativa si affermi.
    • La teoria del signalling (cosa dicono i vicini?) ossifica la situazione, del resto il conformismo è anche augurabile (vedi distinzione uomo/animale). Come risolvere? Grazie al mercato, le alternative si impongono quando sono molto convenienti.
    • Obiezione al signalling: perché non nascono alternative: per esempio aziende che chiedono un lavoro duro e pagano (in fondo per lo studente meglio essere pagato che pagare). La teoria signalling mi va anche bene ma perché realizza un equilibrio stabile, un'ossificazione definitiva? Non ci sono ragioni per un mancato miglioramento dell' efficienza anche in quasto settore.
    • Risposta prima: gli studenti non troverebbero modo di farsi assumere poiché non sono in grado di "segnalare" alcunché, a loro verrebbero anteposto chi "segnala". Questo è tanto più vero quanto più si tiene conto del fatto che l'abilità da segnalare è la costanza in presenza di sforzo cognitivo, cio' significa che bisognerebbe farsi assumere da imprese ad alto valore aggiunto, il che rende ancor più problematica l'assunzione.
    • Risposta seconda: le ditte disposte a fare tirocinio uscirebbero dal mercato non potendo assumere sulla base di segnali attendibili. Queste ditte finirebbero per lavorare a beneficio delle concorrenti di settore avendo come concorrenti nella formazione istituzioni sussidiate. 
    • Risposta terza: gli equilibri legati al conformismo sono difficili da spostare poiché gran parte di cio' che si richiede è un conformismo di tipo sociale, un uniformarsi alle tradizioni, un omaggio al nostro passato e, nonché alla storia di chi giudica lo studente (ricordiamocelo). Ora, se la tradizione è quella e il conformismo è di tal fatto, allora la tradizione è destinata a permanere.
    • Soluzioni alla luce delle "spreco da signalling"? Che ne dite di liberalizzare i vizi? Chi non ci casca dimostra conformismo e self control e la scrematura è meno costosa (socialmente). Già oggi fumatori, obesi ecc. vengono più o meno sottilmente discriminati nei colloqui di lavoro.
    • Una teoria generale attendibile per la scuola: 20% capitale umano, 10% status e 70% signalling.
    Continua
  48.  Non giudicare. L’ errore, secondo me, è quello di giudicare la Scuola Unica: “un vero disastro”, “sono molto soddisfatto”. Come si puo’ giudicare senza termini di paragone? Posso dire “è migliorata” ma questo posso dirlo anche di una scuola che è comunque rimasta disastrosa.

    Io non so come sia il livello della Scuola Unica, me ne faccio solo un’ idea indiretta. Mi chiedo perché i suoi sostenitori si oppongono ad una concorrenza leale che converta le risorse del sistema in voucher nelle mani delle famiglie. La risposta sembra ovvia: perché, sapendo che la Scuola Unica è peggiore dei concorrenti potenziali, sparirebbe nel giro di qualche anno. Se si reputasse davvero una scuola di buon livello non avrebbe invece motivo di temere la concorrenza.
  49. Nella scuola pubblica il valore creato dai buoni insegnanti va in buona parte sprecato. Il problema è semplice: sia nella scuola privata che in quella pubblica lavorano insegnanti competenti, ma mentre i primi arricchiscono la scuola, i secondi arricchiscono i proprietari degli immobili intorno alla scuola:
    “It seems that there is a willingness to pay for good schools, and we see it emerge because house prices are higher in the areas of schools with the best reputation. The non-market system, which gives preference to local children, channels the money that parents are willing to pay for a good school into the hands of property owners near existing good schools. This hardly seems sensible. A market system would simply direct the money to pay for more good schools”
    The Undercover Economist by Tim Harford
  50. arnold kling. It’s funny how Montesquieu never thought that this “division of power” wouldn’t work if those in power all went to the same schools and married each other.
  51. Il miglior modo per finanziare la scuola resta la concessione di crediti agli studenti. I motivi sono almeno 2: 1) innanzitutto non è un vero sussidio ma un prestito da ripagare 2) così facendo il prestatore è motivato a considerare la resa reale della scuola e la qualità del debitore, in questo modo molti pregiudizi potrebbero cadere http://econlog.econlib.org/archives/2015/08/student_loans_a.html
  52. The Verdict On Charter Schools after twenty-five years of experimentation in the US: mixed, some seem to do better than public schools and others worse, seem to be especially helpful for poor people and minorities, not so helpful for whites.
  53. Introduzione al rischio edicativo di Don Giussani
    • Educare significa proporre un'ipotesi di lavoro sull'umano in parallelo con lo sviluppo di un pensiero critico...
    • C' è in tutto cio' un'eco dell'educazione liberale, dove il ragazzo riceve il sapere tradizionale (arti e scienza) insieme alla capacità di pensare autonomamente (pensiero critico)...
    • Nell'analisi critica il ragazzo è aiutato da una compagnia che lo rende più saldo...
    • Un uomo senza compagnia? Leopardi. Arrivò fino ad un certo punto ma nn ci fu nessuno a sostenerlo per fare il grande passo...
    • Purtroppo in epoca recente il pensiero critico è degenerato in mera negatività e dubbio sistematico nichilista. Ma un uomo volente o nolente giudica tutto, il dubbio sistematico è esistenzialmente impossibile...
    • La fede esalta la razionalità perchè corrisponde al nostro cuore (intuito). Ciò richiede un concetto di razionalità che vada oltre quella strumentale...
    • Ecumenismo della cultura cristiana: da ogni espressione culturale estrae ciò che è già suo...
    • Perchè "rischio" (educativo): perché si fa una proposta culturale che si puo' verificare solo vivendo una vita intera.
    • IMHO: ho qualche dubbio sul ruolo chiave della "compagnia", esistono anche pericoli di group thinking
    • IMHO: noto una mancanza: la conoscenza delle alternative alla proposta avanzata. Come si sviluppa un pensiero critico senza dominate le alternative all'ipotesi che abbracciamo?
    continua
  54. La medicalizzazione della scuola (Caplan-Israel)
    • L'aumento delle disabilità negli studenti è stato vertiginoso. Perchè?…
    • 3 possibili risposte: 1) aumento effettivo 2) aumento dei test high stake test 3) aumento dei finanziamenti...
    • Esempio d 1): la tecnologia salva + bimbi sottopeso. Ok, ma allora xchè nelle scuole i ritardati sono diminuiti?...
    • E si potrebbe rafforzare la confutazione del primo punto parlando dell'aborto selettivo...
    • Troppi bimbi nati fuori dal matrimonio? Il calo dei "ritardati" confuta anche qs spiega...
    • La povertà? Ci sono meno bimbi poveri oggi che ieri!…
    • E l'incentivo della scuola a barare sui test escludendo i bimbi meno competenti attraverso la classificazione di "disabili"? Poco supporto: l'incremento riguarda anche paesi senza test...
    • Non resta che l'ipotesi relativa ai fondi assegnati: classificare chi legge con fatica come dislessico fa guadagnare finanziamenti che sarebbero xduti classificandolo come "lettore lento". Ai genitori fa guadagnare anche permessi sul lavoro e strumentazione (pc, eccetera).
    • Castelbianco: l'aumento massiccio dei DSA registrato negli ultimi anni non è veritiero...
    • L'inconveniente di una falsa diagnosi: al bimbo viene precluso un xcorso di apprendimento vero...
    • Inoltre, lo sperpero di risorse danneggia i disabili veri...
    • Altro pericolo: fissare un modello esemplare bollando come devianza ogni diversità...
    • Aumento esponenziale dei disgrafici? Come crederci visto che non si insegna nemmeno più a tenere in mano la penna?
    • Il DSA è una malattia? Lo si nega (le capacità cognitive sono adeguate) ma poi si richiede la diagnosi del medico x il riconoscimento. Il fatto è che i sintomi sono generici e disparati: difficile classificarla come malattia...
    • E i fattori materiali della malattia? Non si trova: cosicchè parte il gioco delle tre carte: è una malattia solo quando conviene, solo quando si desidera sbolognare la patata bollente ai medici, oppure quando pseudoesperti vogliono infiltrarsi nelle scuole (subordinazione della scuola al sistema sanitario)...
    • La medicalizzazione della scuola nn è voluta dai medici ma da un sottobosco di psicologi, pedagoghi, cognitivisti eccetera. Israel li definisce "esperti del nulla".
    • Non sembra che esista una molteplicità di disturbi: tutto è riconducibile alla dislessia...
    • E ricordiamo: l'inventore del "deficit di attenzione" in punto di morte dichiarò che la sua scoperta era una "malattia inventata".
    continua
  55. Jeffrey Miron sui test scolastici
    • Di solito vengono indicati due benefici: stimolare lo studio degli allievi e l'impegno degli insegnanti.
    • Ma un controllo del genere è sempre stato presente nelle scuole dei quartieri medio alti dove genitori motivati sono sempre pronti a dirottare i loro figli nel privato. E' la concorrenza a produrre simili benefici.
    • Il problema sono allora i quartieri ghetto, ma lì l'incentivo fornito dai test è irrisorio: gli studenti vogliono lavorare, non hanno velleità legate allo studio e gli insegnanti sono già al gradino più basso.
    • I test possono al massimo fornire delle informazioni ma non indicano le direzioni di cambiamento.
    • Il miglioramento nei test cosa indica? tante cose, troppe purtroppo: 1) migliore apprendimento ma anche 2) classificazione disabilità ad hoc 3) learning to test 4) abilità nella frode...
    • Altro problema dei test: tutta l'attenzione dirottata sugli studenti più scarsi (sono loro che fanno progredire la media e lo stipendio dell'insegnante). Intanto i talenti migliori imboccano la via dell'obsolescenza.
    • Ma il problema più grande resta quello del grande omogeneizzato: educazione uniforme, standardizzata e mirata ai test che nn distingue, per esempio, tra istruzione professionale o universitaria. 
    • Oltre ad essere tremendamente noiosa: cosa c'è di più noioso dei promessi Sposi studianti in classe? I Promessi Sposi studiati in classe in forma di quiz. L'interesse è immediatamente azzerato.
    • Altro problema: distrae l'attenzione dalle due riforme principali: 1) voucher 2) desindacalizzazione della scuola.
    continua

  56.  Christina Hoff Sommer su pedagogia e penalizzazione dei ragazzi
    • Fenomeno sotto la lente: i ragazzi a scuola rendono meno delle ragazze e si annoiano di più. Perchè? E' un guaio?
    • Oggi il fenomeno è riconosciuto ma le scuole che tentano di fare qualcosa cadono sotto l' accusa di penalizzare le ragazze
    • Tutto è femminilizzato nelle nostre scuole: prendi il tema dei sentimenti, o della competitività, o dell'atteggiamento verso il rischio, o della relazione con il corpo.
    • Perché preoccuparsi per una simile svolta? Perché sono i nostri ragazzi e perché sono i ragazzi che vivranno con le nostre ragazze e con loro costruiranno il loro futuro. Vogliamo davvero che restino indietro? Vogliamo sprecare le loro potenzialità per ché ragioniamo chiusi in un confronto relativo tra uomini e donne?
    • C'è ormai una montante evidenza relativa alle prestazioni superiori delle ragazze: le matricole donne sono più ambiziose, partecipano di più alle attività extracurriculari, scrivono e leggono meglio, si iscrivono più facilmente all' università, si laureano più spesso.
    • Consideriamo come vengono valutate le ricerche: lo stile oggi pesa molto di più rispetto a ieri, e in questo le ragazze possono prendersi un bel vantaggio.
    • Ma i ragazzi non dominano nei test? Come si conciliano le discrepanze?
    • E' così ma sempre meno ragazzi affrontano il SAT.
    • Esiste poi uno spread ben noto: tra i ragazzi abbondano geni e scarsoni e questi ultimi non ci provano nemmeno col SAT.
    • Dove sono finiti gli uomini?: ormai nelle università sono il 60/40. La loro defaillance non sembra più contestabile.
    • Reazione femminista: nn sono i ragazzi nei guai sono le ragazze che progrediscono sempre di più.
    • Perchè il femminismo non dà il dovuto peso a queste evidenze? Perché è preoccupato dal fatto che l'uomo  continua a  predomina ai vertici della società civile (più politici, più CEO eccetera). Domina anche nei salari. Ma dimentica il fenomeno della polarità: il maschio domina anche nelle carceri o tra gli scoraggiati.
    • Ma sul wage gap la responsabilità non sembra la discriminazione dei datori di lavoro quanto piuttosto le scelte delle donne stesse (i settori prediletti ma anche le poche ore lavorate, i tanti permessi richiesti e così via)
    • Ultimamente le femministe sembrano riconoscere l' evidenza che il gap sui salari non sia da imputarsi a discriminazione, però tornano alla carica: le scelte delle donne sono condizionate dagli stereotipi. Insomma la buttano sul filosifico tanto xchè nulla sia più dimostrabile. Un piccolo vantaggio pedagogico è sentito come dovuto. Tuttavia, pressioni decennali verso impieghi più remunerati non sembrano sortire effetti.
    • I maschi prevalgono nei test di scienza e matematica (laddove pesa di più la competizione)  ma non nei voti (dove pesa di più la pedagogia). In lettura e scrittura, poi, soccombono sempre. E qui forse pesa anche la natura.
    • Cosa spiega il disallineamento test/voti: le abilità nn cognitive (pazienza self control) che le femmine sviluppano prima e che l' impostazione didattica esalta. I bimbi 8e sono soprattutto bimbe) che hanno qs abilità raccolgono i frutti migliori. 
    • E' chiaro, per esempio, che l'enfasi sulla condotta penalizzi i maschietti.
    • Reazione comune: peggio x i maschietti. Ok, ma xchè nn provare una pedagogia altrrnativa? Si ha la netta sensazione che i ragazzi siano puniti in quanto tali.
    • Zero tollerance sulla condotta: vale x l' adulto ma nn x il ragazzo x il quale cresce contando di + sulla vicinanza e sulla pressione
    • I maschietti necessitano struttura più ancora che che femmine. In loro si riscontra un rifiuto della disciplina. Chi non ricorda il Signore delle mosche? La lontananza dell'adulto è per loro ancora più deleteria.

    • Nei ragazzi puo' registrarsi una certa propensione a comportamenti antisociali. Prendiamo lo stupro e vediamo la cause. Si fanno due ipotesi: 1) educazione alla cultura machista e patriarcale oppure 2) mancanza di educazione. Nel primo caso l'educazione dovrà essere ancor più "androgina", nel secondo caso dovrà essere più "adatta a loro".
    • In favore della seconda ipotesi: la propensione allo stupro si abbina con la propensione al vandalismo (molto meno riconducibile a machismo e patriarcato).
    • Nei violenti cresce l'autostima. Anche per questo la disciplina e l' etica devono essere chiari ai maschietti. Loro più delle femminucce sono aggressivi, arrischiati e anticonformisti
    • Il fattore della disciplina è stato letto in passato come un fattore di repressione, cosicché è stato rimosso. A risentirne sono stati soprattutto i maschi.
    • Pedagogia di Aristotele, ovvero pedagogia del buon senso: inculcare i principi morali anche con premi e punizioni affinché ci si formi un carattere a si sia degli adulti autonomi
    • Il rifiuto di Aristotele e l'avvento della value clarification: noi proponiamo il bimbo sceglie. Il bimbo è già autonomo
    • Siccome il value clarification ci consegnava bambini ansiosi e insicuri si è ripiegato sull' autostima: coltiviamo di più quella!
    • La precisazione di Mill: sia chiaro che nn parlo de bimbi quando parlo di libertà... 
    • L' uomo ha un vantaggio sull' animale: non deve reimparare da capo tutto. Cerchiamo di sfruttarlo!
    • Ma l' approccio permissivista non danneggia tutti allo stesso modo: i maschietti sono le vittime designate.
    • Persino il diritto rende difficile educare: sentenze contro insegnanti autoritari
    • Accusa alla tradizione: propone un  lavaggio del cervello. Difesa: solo il cervello delle persone autonoma può essere lavato.
    • Greci, romani, illuministi, vitttoriani, tutti uniti nel metodo pedagogico migliore: inculcare i principi di onestà, lealtà, coraggio, decenza. Con Dewey i contenuti sono diventati più specifici: non dobbiamo formare l'uomo ma il cittadino, inculcargli i valori di cittadinanza (che sono poi i valori progressisti della condivisione). E' dagli anni sessanta che è cambiato tutto.
    • Buon senso e scienza convergono nel supporto ad Aristotele.
    • Columbine? Si fanno molte ipotesi sulle cause: 1) povertà 2) armi 3) divorzio 4) repressi? La risposta più lineare è una: semplice mancanza di valori. Un esito perverso dell'educazione progressista.
    • Non si chiede molto, solo un ritorno ad Aristotele. Magari facoltativo, magari dando l'opportunità di scegliere classi maschili.
    continua
  57. Il mito della scuola unica di Charles Glenn
    • è un mito fondativo di molte democrazie e il libro ne intende tracciare la storia
    • ideale caldeggiato dall'intellettuale laico e progressista
    • identificazione tra pubblico, statale, laico e statale.
    • rousseau: chi fonda una nazione deve forgiare una natura umana
    • guizot: il governante deve governare innanzitutto le menti. i cittadini illuminati devono trainare gli altri
    • il diritto assoluto dello stato si scontra con il diritto assoluto dei genitori
    • quanta diversità puo' tollerare l'unità nazionale? la domanda posta da horace mann. le risposte sono differenti. francia: poca; olanda: molta. gli usa con il loro horace mann sono più sul versante francia
    • programma unico: atteggiamento fedi valori: tutto fissato dallo stato.
    • da sparta all'illuminismo francese. rousseau e il cittadino
    • tesi del libro: la scuola unica rispondeva ad interessi di classe più che alla trasmissione di conoscenze fondamentali. non si trattava però di interessi materiali ma ideologici legati ad un gruppo d'intellettuali preoccupati per l'unitarietà della nazione. lentamente questa preoccupazione nobile fu rimpiazzata da preoccupazioni meno nobili legate alla prosperità di un ceto intellettuale che ormai viveva all'ombra della sp.
    • se gli interessi materiali avessero avuto un ruolo la scuola pubblica sp sarebbe fiorita soprattutto in uk
    • del resto la sp irruppe ben prima del capitalismo: in prussia e scozia
    • i protagonisti: una classe intellettuale, magari non pensatori profondi ma molto attivi nella propaganda di ideologie e cause da supportare.
    • un ruolo importante per la chiesa evangelica e per il suo programma di riforma morale sospinto anche dal degrado morale nelle grandi città
    • per i protestanti la religione del sovrano doveva essere anche quella dei sudditi
    • fede di fondo: la scuola puo' e deve modellare i cittadini
    • l'idea di religione civile: amare i propri doveri
    • il conflitto inevitabile con le religioni tradizionali
    • john stuart mill: l'autore che più si è battuto per la vaietà nella formazione e contro la scuola unica.
    • 700: tutti a scuola a dispetto di maria teresa. le petit ecole reclutavano praticamente tutti i bambini, almeno nelle parti più avanzate della francia, esclusi forse solo i più poveri, l'insegnante era privato, oppure le scuole erano fondazioni religiose o laiche.
    • l'atteggiamento degli intellettuali non vedeva di buon occhio la scuola. voltaire: i poveri vanno guidati più che istruiti.
    • arrivano i giacobini: obbligo della scuola e uniformità nei programmi
    • la scuola unica dei liberali: la scuola infonde la ragione che si trasforma nell'ordine meccanicistico liberale
    • negli usa la sp prende connotati religiosi con due derive: puritanesimo e illuminismo
    • lo scontro sui testi e sugli insegnanti. merton fu l'anti mann.
    • la lotta contro le sette si è da sempre saldata con la lotta per la sp
    • nisbet: il vero conflitto: stato contro corpi intermedi.
    • contributo dello stato all'alfabetizzazione? pressoché nullo. storia in usa olanda francia gb. per questo punto chiave vedi pagina 171 del libro
    • contributo della scuola unica alla ricchezza di un paese: nullo
    • i veri motivi della scuola pubblica: idologici prima sindacali dopo.
    • italia: la tesi della frammentazione e del mancato capitale sociale (vedi putnam) spinge per una scuola unica
    • italia: 800 la scuola laica sequestra la scuola religiosa al grido: fare gli italiani
    • il progetto liberale fallisce ma il testimone viene raccolto dal fascismo e dalla scula di gentile
    • fare gli italiani? sulla massa ha influito contribuito di più la tv, che non è obbligatoria 
    continua
  58. I misfatti dell'istruzione pubblica di Denis de Rougemont
    • la scuola pubblica ha senso se esiste uno scopo unico e una volontà unica. rousseau tanto per dire pensava che tutto cio' esistesse
    • per i liberali invece è sospetta: la sp potrebbe cercare un consenso ideologico in vista di un consenso politico
    • einaudi contro il titolo di studio: un modo per smantellare la sp
    • è significativo che l'intervento statale ebbe inizio a livello universitario (leggi: serve il consenso non l'alfabetizzazione). scopo: evitare che si moltiplichino le teorie politiche
    • la scuola per i conservatori riproduceva bene l'ordine statuale con le sue gerarchie e i suoi avanzamenti pre-ordinati.
    • lo studente: un amministrato. il docente: un impiegato statale. l'esame di stato: la via per il lavoro
    • il piano di de rougemont: abbandonare la conoscenza fondazionalista: sia nella variante illuminista che in quella idealista. la conoscenza è un processo non un sapere statico.
    • don sturzo: finché la scuola non sarà libera gli italiani non saranno liberi
    • lo stato istruttore non potrà che essere uno stato etico
    • notevole il numero di grandi scienziati cattivi scolari
    • XXX
    • un legame inscindibile: sp democrazia e militarismo
    • la democrazia ci livella verso il basso ed è l'azione che svolge sp: tarpare aspirazioni e velleità, sopire lo slancio
    • la democrazia chiede cosenso e la sp lo fornisce.
    • la scuola del buon cittadino omologa e indottrina. i buoni voti vanno ai perfetti imitatori. scuola come distilleria della noia.
    • i due argomenti a favore della sp: sp come bene pubblico; sp come veicolo per le pari opportunità
    • illuminismo e condorcet: la sp si rende necessaria per combattere la tirannia dell'ignoranza. ok, ma se qs antidoto viene fornito dall'avvelenatore c'è qualcosa che non va
    • gli illuministi liberali si accorgono della gaffe e tentano di rimediare: l'istruzione deve fornire competenze e non valori ma ecco che a qs punto le indicazioni per una buona sp si trasformano in una serie infinita di caveat su cosa fare. difficile passare ore ed ore con una persona senza subirne l'influsso valoriale.
    • giussani: la scuola neutra fomenta il bigottismo verso quella particolare religione che si chiama appunto "neutralità" o verso il qualunquismo. l'unica neutralità possibile è il pluralismo delle credenze, inoltre la scuola neutra è diseducativa poiché lascia solo il ragazzo con il suo silenzio.  la scuola ideologica ti dà un metro per rapportarti alle altre posizioni e, al limite, per aggiustare le tue. 
    • rosmini: la chiesa ha un diritto/dovere ad educare secondo i suoi valori
    • john lott: la sp esiste per minimizzare i costi di trasferimento delle risorse dai privati verso lo stato: il cittadino indottrinato paga più volentieri. 
    • correlazione statistica interessante: più sp, più autoritarismo centralista.
    • argomento: la scuola unica ci mette a disposizione un vocabolario comune. ok, ma esistono molti incentivi privati ad imparare un simile vocabolario, non dovrebbe essere necessario un obbligo di frequenza. forse i reali obiettivi stanno altrove. l'istruzione è economicamente parlando un bene privato in quanto escludibile. 
    • scuola pubblica e progresso. difficile rapporto poiché chi resta fissa chi non puo' cambiare pena la morte ama poco il progresso.
    conclusioni
  59. It reminded me of an old academic article by John Lott in which he conjectured that the reason schooling was so widely provided by governments was as a way of reducing the cost of controlling their populations, and offered some statistical evidence in support. One version of the paper is available online.
  60. Real education di Charles Murray
    • 4 verità
    • 1 le abilità variano e tutte sono correlate con l iq. Nn siamo tutti uguali
    • 2 metà dei bambini sono sotto la media e lo sforzo principale della scuola è quello di portarli un pò più vicino alla media.
    • Inutile chiedere alla s quel che nn può fare. È necessario che la scuola lasci indietro qlcn
    • Obiezione 1: l iq nn è misurata bene.
    • Risposta: resta altamente predittiva.
    • Obiezione 2: l iq può essere migliorata e quindi la scuola ha una mission chiara.
    • Risposta: ben poco direi. E solo per i bassi/bassissimi iq. Anche le preschool possono poco. L iq si stabilizza tra i 6 anni e gli 8, poi ti saluto.
    • Obiezione 3: le scuole sono così pessime che anche gli asini possono imparare, vale la pena investirci su
    • Obiezione: nn è un buon motivo x lasciarle in quello stato.
    • 3 troppa gente va all università e ne tiene bassi gli standard
    • Che gli standard si siano abbassati è documentato in molte ricerche
    • Universitá di massa uguale selezione più difficile sul lavoro
    • 4 il futuro di un paese dipende da come tratta i più dotati
    • È l élite che fissa la qualità di un paese
    • Rimedi: fare ricerceh x testare il potere della scuola sulle menti. servono più dati per avere le idee più chiare
    • Rimedi: una scuola con più selezione più dura e più presto. Tanto la sorte dello studente è chiara molto presto
    • Scuole professionali di alto livello. Serve personale specializzato nelle nostre società
    • Puntare sulla crema. Isolare la feccia e dare loro uno sbocco altrove anziché insistere nel puntare all'impossibile.
    • Dare una chance a chi esce dalla scuola senza tenerlo dentro a tutti i costi.
    • Valorizzare la libertà di scelta
    continua
  61. Does education matter di Alison Wolf
    • Il settore dell istruzione ormai è gigantesco. Nessuno osa metterne in discussione l utilità. Siamo una nazione di studenti. Viviamo nell era della conoscenza. è un dogma che nessuno mette in discussione Ma esiste veramente una relazione tra scuola e crescita?
    • Lo stipendio di chi studia è più alto e qs x molti chiude la questione. In realtà nn sembra che qs sia dovuto ai benefici ricevuti dal sistema educativo.
    • I paesi ricchi sono più istruiti. Anche qui: il nesso nn va nel senso voluto da molti.
    • Viviamo nell economia della conoscenza. Sta di fatto che ci sono troppi overeducated.
    • Signalling e ability bias. C è una bella differenza tra ricchezza privata e ricchezza di un paese.
    • L investimento in istruzione è aumentato in modo iperbolico. Nn così la produttività.
    • L investimento in istruzione avvantaggia i medio alti. Nn i poveri. avvantaggia soprattutto la classe intellettuale, ovvero coloro che dovrebbero denunciare il dogma come traballante.
    • Tigri asiatiche. Un successo dovuto all istruzione? non si direbbe
    • La scuola professionale. Missione fallita. Trionfa la mentalitá: "va bene x il figlio degli altri".
    • Professionale: troppo poca e troppo tardi nella carriera scolastica. sappiamo a chi farebbe un gran bene ma non osiamo indirizzarlo su quella strada
    • il mito della scuola orientata al lavoro? quando la parola d'ordine è stata quella si è fatto ancora peggio. Almeno se a gestire l'operazione sono i rappresentanti ufficiali del business di concerto con la burocrazia scolastica
    • La tirannia del numero. Università di massa e livellamento dello standard. La massa svaluta l istruzione.
    continua
  62. La punta di diamante a cura di ISFOL
    • L istruzione svincolata dall educazione nn motiva.
    • Per motivate favorire la scelta
    • Per motivate proporre un progetto più globale di educazione
    • L importanza dell autonomia
    • L importanza della sussidiarietà
    • Case study: finlandia (autonomia) francia (centralismo) gb (privato)
    • 3 percorsi: in francia la scuola affonda In finlandia si riforma in gb si affida a terzi.
    • alternativa: La via svedese: voucher.
    • La scuola del che fare e quella del chi essere.
    conclusione
  63. Descolarizzare la società di Ivan Illich
    • Cornice: critica all ideologia dello sviluppo. Similitudini con pasolini
    • Progetto: deyankizzazione del sudamerica
    • Tutte le info stanno fuori la scuola: nandiamo i ragazzi a lavorare
    • Alleanza: fromm sontang frey betto teologi della liberazione
    • La chicchiera vale più della lingua ufficisle
    • Orrore x la specializzazione alienante
    • Critica alla tecnologia
    • Tesi: l istituzione invecchiando diviene dannosa x l utente
    • Contro il monolinguismo retaggio della nazione
    • Più ci si specializza più ai xde in autonomia
    • I dogmi della scuola: 1 l istruzione nn ha valore se nn si acquista a scuola
    • 2 la riuscita dell uomo dipende dal livello dei corsi consumati
    • 3 meglio conoscere il mondo dall esterno che dall interno
    • Fare dell istr. un bene di consumo affinchè sia possibile monopolizzarla. Quantificare aiuta
    • Annichilire la creativitá ed esaltare l assistenza il bisogno e la dipendenza
    • L uomo nn sceglie più. la sua vita ma s inserisce vieppiù in un circuito fisso dalla culla alla bara
    continua
  64. L'alto costo dell'istruzione superiore di Greg Mankiw
    • l'isturzione superiore dà grandi vantaggi economici. la diseguaglianza si spiega anche per questo
    • il costo dell'ist sup è aumentato del 70% negli ultimi 20 anni
    • 3 motivi per l'aumento
    • 1 legge di baumol: la produttività nel settore dell'istruzione è la stessa dei tempi di socrate mentre ovunque aumenta
    • 2 diseguaglianze: bisogna assumere gente in gamba che rinuncia a opportunità golose
    • price discrimonation. si usano formule di prezzo alternative: più prezzi e più finanziamenti (il 70 si riduce a 32)
    • che fare?
    • 1 nazionalizzare: il costo si trasferisce sui contribuenti
    • 2 finanziamenti privati
    • 3 nuove tecnologie
    continua
  65. Milton friedman liberi di scegliere
    • Cap 6 le scuole
    • Inizio: un appendice controllata dalla chiesa.
    • Oggi: un impero controllato dai sindacati degli ininsegnanti.
    • Obbligo federale dal 1918 con effettività dagli anni 30
    • E quando la scuola nn era nè obbligatoria nè gratuita (fondazione usa) era frequentata universalmente tra i 5 e i 16 anni di età. In seguito la campagna x l obbligo nn fu condotta da genitori insoddisfatti ma dagli insegnanto horace mann in testa
    • I precursori: prussia 1808 e francia napoleonica. Regimi militari, insomma. Usa e gb buoni ultimi per l ideologia laissez faire.
    • La scuola, come tutti i programmi governativi, tende a crescere e a perdere di efficienza. Tutto il contrario delle produzooni private che crescono per acquistare efficienza.
    • In un sistema del genere solo i ricchi scelgono (le private) pagando due volte.
    • Lasciamo che i genitori spendano in coseninutili mamimpediamo loro di spendere per la scuola.
    • Il sistema dei buoni

  66. Chi sono i veri nemici della scienza di Giogio Israel
    • Cap 1 il disastro educativo
    • Un esempio illuminante: come tener in mano la penna. La calligrafia. Oggi correggere qs tecnoche viene considerato repressivo. L ideologia anti autoritaria della spontaneità
    • Storia geografia. Assurdo privilegiare il metodo sui contenuti. Il bimbo ha bisogno di storie, aneddoti, episodi concreti. Nn di formule filosofiche che designano un metodo, magari abbellite con una filastrocca di rodari: il tempo passa e nn torna mai indietro. Indicatori temporali. Spazialità. Dentro e fuori. La storia come narraziine è completamente distrutta.
    • Metodologia (e pedagogia): la scienza dei nullatenenti
    • La matematica. Se storia e geografia sono ormai astratte la matematica diventa empirica. Rovesciamento assurdo dei ruoli
    • Pochj concetti e molto problem solving. Spiegare nn serve più. Dalle discipline alle competenza. Nn più libri di testo ma dispense con soluzioni pre confezionate
    • Enriques: sceglie la matematica per infezione filosofica liceale
    • Come valutare l insegnante? Nn esistono metodi quantitativi infallibili e spesso il solo risultato è quello di umiliare l insegnante
    • Come valutare la ricerca? Ieri: valufaziine soggettiva di ricerche anonime. Oggi impact factor e altri metodi quantitativi.
    • Tesi: la scienza della valutazione è una pseudo scienza in quanto l elemento soggettivo è ineliminabile ed è molto megloo che questo emerga alla luce del sole
    • Lotta alla gaussiana degli oggettivisti:l inseganante tende ad uniformare i voti di anno in anno cosicchè vanno perdute le peculiarità di un anno. Osservazione utilizzata per appiattire eliminando gli estremi: niente più geni nè somari (la media minima di de mauro)
    • I guai del pedagogismo democratico e della sua lotta di classe nella scuola: lo studente deve imparare da sè l insegnante è un facilitatore
    • La scuola come impresa: al centro mettiamo la soddisfazione del cliente. Pragmatismo. In sè la cosa nn è male Ma la cultura nn è un prodotto qualsiasi e la scuola nn è un impresa, nn ha obiettivi quantificabili e gli incentivi che deve fornire e che deve subire sono soprattutto interiori. La famiglia al centro ha incentivato un atteggiamento aggressivo e irresponsabile, una perdita di status.
    • La scuola nn deve rinunciare ad educare e per educare occorrono maestri. Oggi sembra si limiti ad istruire. L insegnante deve far conoscere il mondo ai suoi allievi.
    • Finta autononomia: salari incomprimibili. Finanziamenti dati. Programmi pre stabiliti. Valore del titolo di studio parificato. Alla fine conta solo la presentazione accattivante del prodotto (studiare meno). Niente di peggio che la concorrenza senza concorrenza.
    continua
  67. Estimating the Cost of Adjunct Justice: A Case Study in University Business Ethics by JASON BRENNAN
    • UNA TESI PROVOCATORIA. Many news sources, magazines, and activists claim that adjuncts are exploited and should receive better pay and treatment. This paper never affirms nor denies that adjuncts are exploited. Instead, we show that any attempt to provide a significantly better deal faces unpleasant constraints and trade-offs. “Adjunct justice”would cost universities somewhere between an additional $ 15-50 billion per year. At most, universities can provide justice for a minority of adjuncts at the expense of the majority, as well as at the expense of poor students.
    • MEGLIO AIUTARE GLI STUDENTI. Instead of spending money helping adjuncts, universities could reduce tuition or provide scholarships for poor undergraduates. There’s a pretty strong case that this is a priority over helping adjuncts from the standpoint of social justice.
    • GENTRIFICATION. Implementing any of the proposals we’ve seen increases the pay and prestige of these jobs. But as pay rises, it is likely that higher skilled or better qualified people will end up receiving those jobs. We might call this the problem of “job gentrification”. Higher quality applicants will compete for those jobs. Many current adjuncts have marginal qualifications and will end up losing their jobs altogether.
    • IL PRECARIO RAZIONALE NN CHIEDE STABILITÀ. to substitute minimally good jobs to cover all the classes currently taught by adjuncts, universities would have to fire 2/ 3rds of all current adjuncts. If we assume that current adjuncts are rational people, then we should presume that they prefer working as adjuncts
    • PREFERENZA IMPLICITA. Most professional adjuncts are highly skilled people, with very high IQs, with impressive resumes. They could get good jobs with benefits and good pay in some other sector of the economy. They could easily learn other skills that would be of great value to employers. (Social justice warriors: note the use of the word, “most”.) But, they chose “academia out of a love of scholarship and teaching”. This indicates that they prefer B) working as contingent faculty with few benefits and low pay, and participating in an exploitative and corrupt system, to C) getting a different kind of job with better pay and better benefits in a less corrupt sector of the economy. Of course they’d each prefer A) having a permanent, TT or equivalent job with good pay and benefits in the academy.
    • QUALITÀ INSEGNAMENTO. One study claims that tenure-track professors tend to be worse teachers (at the introductory level) than adjuncts or other non-tenure-track instructors.



    continua
  68. School Is To Submit By Robin Hanson (signalling)
    • Most animals in the world can’t be usefully domesticated. This isn’t because we can’t eat their meat, or feed them the food they need
    • How did the industrial era get at least some workers to accept more domination, inequality, and ambiguity, and why hasn’t that worked equally well everywhere? A simple answer I want to explore in this post is: prestigious schools.
    • While human foragers are especially averse to even a hint of domination, humans are especially eager to take “orders” via copying the practices of prestigious folks. Humans have a uniquely powerful capacity for cultural evolution exactly because we are especially eager and able to copy what prestigious people do. So if humans hate industrial workplace practices when they see them as bosses dominating, but love to copy the practices of prestigious folks, an obvious solution is to habituate kids into workplace practices in contexts that look more like the later than the former. -
    • centuries ago most young people did signal their abilities via jobs, and the school signaling system has slowly displaced that job signaling system. Pressures to conform to existing practices can’t explain this displacement of a previous practice by a new practice. So why did signaling via school did win out over signaling via early jobs?
    • Like early jobs, school can have people practice habits that will be useful in jobs, such as showing up on time, doing what you are told even when that is different from what you did before, figuring out ambiguous instructions, and accepting being frequently and publicly ranked relative to similar people. But while early jobs threaten to trip the triggers than make most animals run from domination, schools try to frame a similar habit practice in more acceptable terms, as more like copying prestigious people. -



    continua
  69. 2 Our New (Not So) Productive Economy The Great Stagnation: How America Ate All The Low-Hanging Fruit of Modern History, Got Sick, and Will (Eventually) Feel Better: A Penguin eSpecial from Dutton by Tyler Cowen     -----------   falsaproduttività mele&strade pildeforme produttivitàdalicenziamento produttivitàdellafinanza marginalecoreservice spesatotaleespesaconsumo topinnovational5% usaciproguadalupegrecia randexperiment  inonassicuratistannomeglio lalobbydeivecchi inostriragazzisonopiàistruiti? flynneffectetestscolastici erasmusegite piùpoveridelpil
  70. antiseri. la convenzione crea asservimento il credito d'imposta incapienza. solo il buono scuola libera
  71. antiseri. ideologia nelle scuole confessionali? ce n'è anche molta nelle statali: solo che lì non la scegli!
  72. antiseri. bisogna formare il cittadino in modo uniforme? l'uniformità non è un valore liberale.
  73. antiseri: scuola settore strategico? anche il pane è un bene strategico!
  74. antiseri. sulla necessità di paternalismo. anche nei paeselli sperduti una mamma sa chi è la migliore insegnante.
  75. solo le statali peggiori hanno paura del buono.
  76. antiseri. paura dell'intolleranza? rinvio ai precetti di una società aperta. il cristianesimo non è un pensiero critico? e pascal? e kant?

ARTICOLO

1. Qualche dubbio.

Perché nelle aule universitarie dove si tengono prestigiose lezioni, pur essendo l' accesso praticamente libero, entrano solo gli iscritti intenzionati a dare l' esame finale?

Perché ci si preoccupa tanto quando appena prima dell' esame emerge una nostra lacuna mentre, ad anni di distanza, ci è abbastanza indifferente constatare che ci siamo dimenticati alcune nozioni apprese a suo tempo sui banchi?


Perché superato l' ultimo esame nessuno dice mai: "ok, puo' bastare", e ci si incaponisce invece nel fare la tesi e conseguire il diploma di laurea?

Perché se l' "istruzione è un investimento fantastico" gli studenti non finanziano i propri studi attraverso mutui privati?

Perché paghiamo volentieri per chiudere un buon affare ma troviamo seccante far fronte alla retta scolastico-universitaria?

Perché gli insegnanti prendono laboriose contromisure per ostacolare la copiatura dei compiti mentre la cosa non sembra preoccupare molto gli interessati (che anzi si dedicano in modo massiccio a questa attività appena se la possono permettere)?


Perché se si propone di valutare gli insegnanti diversificandone gli stipendi si assiste a un' unanime levata di scudi? In teoria i migliori dovrebbero essere favorevoli e i peggiori contrari. Di unanime c' è solo l' avversione al rischio e una reazione tanto compatta si spiega solo se la valutazione è vissuta come una lotteria. Non è che forse è davvero così?

Perché lo studente che non copia è considerato "onesto" anziché un semplice "egoista" impegnato a coltivare il proprio orticello?

Preferireste buttarvi nel mondo del lavoro con una laurea 110/110 alla Bocconi avendo una preparazione da 90/110 a Urbino oppure con una laurea 90/110 conseguita a Urbino avendo una preparazione da 110/110 alla Bocconi?

Perché se possiamo prendere 30 (o 9) studiando meno finisce sempre che studiamo meno?


Perché molte delle nostre conoscenze ci derivano dall' ambiente in cui abbiamo studiato? Togliete dal valore degli studi quello delle relazioni a cui vi fanno accedere e valutate pure quel che resta.

Perché l' affaire Giannino è passato tanto in sordina? Giannino non millantava lauree estranee alla sua attività. Non millantava titoli per attirare qualche vecchietta sprovveduta (come fanno certi falsi dentisti): millantava titoli inerenti alla sua opera quotidiana che svolgeva in pubblico e fianco a fianco con esperti riconosciuti del settore. Millantava la forma esibendo la sostanza. Viene da chiedersi perché, di fronte a questi scandali sui titoli, non ci si indigni contro le università all' apparenza tanto inutili.

Perché dire che bisognerebbe investire sulla scuola scatena regolarmente l' applauso anche di coloro che, una volta interrogati, dimostrano di non avere alcuna idea di quanto si stia già investendo?

Perché quando ci comunicano che c' è un' "ora buca" reagiamo con sollievo se non con felicità?

Quante nozioni apprese nel corso degli studi utilizzate regolarmente oggi?

Perché tra lo scetticismo degli psicologi si sottolinea tanto spesso che la scuola "insegna a pensare", oppure, come variante, che la scuola non deve "riempire" le teste ma "costruirle"?


Perché le imprese preferiscono assumere un lavoratore competente anziché uno incompetente? In fondo potrebbero optare per il secondo pagandolo meno. Sembrerebbe che le discriminazioni sulla base delle capacità deprimano il candidato, diversamente da quelle sul titolo di studio. E quindi?
scuola

Non serve rispondere per esteso. Serve invece mettersi una pulce nell' orecchio circa il reale contributo di scuola e università nella formazione del capitale umano. Non vi sembra che la vulgata per cui "l' istruzione è un investimento fantastico" faccia acqua da tutte le parti?
insegna

2. Qualche strategia.

Gli insegnanti lamentano spesso l' esiguità dello stipendio che ricevono e in effetti oggi come oggi il loro impegno sembra più che altro un progetto di volontariato per donne con mariti destinati a portare a casa la pagnotta.

Come cambiare le cose? Ci si puo' lamentare a oltranza, viviamo in un Paese dove questa (prima) strategia paga.

In alternativa si puo' studiare la legge della domanda e dell' offerta cercando di agire in conformità ad essa. Inutile allora enfatizzare quanto sia preziosa l' opera dell' insegnante: anche l' acqua è un bene prezioso, eppure, contrariamente agli inutili diamanti, costa poco o niente.

Vado oltre, la "rispettabilità" che la società riconosce all' insegnante e al suo ruolo puo' nuocere al conquibus visto che porta con sé una qual forma di prestigio sociale. Lo sanno bene le prostitute che accumulano ricchezze proprio facendo leva sul disgusto che suscita la loro attività.

Un parallelo meno provocatorio potrebbero offrirlo gli idraulici: privi di laurea, master e specializzazioni varie si fanno guardare facilmente dall' alto in basso monetizzando questa "umiliazione" tramite corrispettivi che l' insegnante si sogna la notte.

Semplice: meno prestigio, meno concorrenza, più corrispettivo.

Ma ho l' impressione che l' insegnante sia un tipo ambizioso, difficilmente lo si puo' indirizzare verso la (seconda) strategia dell' umiltà, lui pretende sia prestigio che stipendio congruo, ci scommetto.

In questo caso non resta che guardare a notai, dentisti, commercialisti e compagnia cantante, si tratta di categorie che fanno soldi sbarrando gli "ingressi" nel novero dei fortunati; la legge (che si sono fatti fare) glielo consente e loro la sfruttano. Meno concorsi, meno assunzioni, meno insegnanti, più soldi a parità di prestigio.

La terza strategia è però condannata se non elude un ostacolo evidente: il Sindacato. Un sindacato politicamente potente vuole tanti iscritti per manovrare tanti voti, ma tanti insegnanti significa stipendi bassi. Presumibilmente da noi gli stipendi sono più bassi che altrove proprio perché il nostro sindacato è uno dei più politicizzati (talmente politicizzato che organizza persino manifestazioni per la Palestina pur di non occuparsi degli stipendi degli iscritti!).

Se non si possono aumentare gli stipendi di tutti si possono pur sempre aumentare gli stipendi di qualcuno (quarta strategia). Pensate solo a un mondo con "education on-line": esisterebbero pochi insegnanti superstar pagati quanto Ronaldo o Messi.

Ma restiamo con i piedi per terra affrontando la dura realtà. Problema: come individuare i meritevoli?

L' intuito ci dice che alcuni insegnanti sono meglio di altri, peccato che non esistano dati oggettivi in grado di confortarci sul punto in modo inequivocabile. Puoi controllare per razza, genere, titoli, esperienza senza incontrare mai differenze apprezzabili. La cosa è piuttosto frustrante, la qualità di un insegnante sembra essere allora qualcosa di "personale", una specie di fascino. E si capisce, in fondo l' insegnante è chiamato per lo più a motivare i ragazzi su materie noiose, e deve farlo senza barare, ovvero senza rendere meno noiosa e ostica la materia che insegna: siamo a scuola, mica al festival della matematica o della biologia. Si potrebbe allora misurare quanto il docente conosca cio' di cui parla: la preparazione è segno di passione e avere passione è un prerequisito per comunicarla e motivare il discente.

Da qualsiasi parte la si prenda la strada delle "misurazioni della qualità" è impervia, non per niente si chiamano "qualità"; stentiamo a definire le condizioni "necessarie", figuriamoci quando affronteremo le "sufficienti".

Sarà per tutto questo che va alla grande la quinta strategia: trovarsi un coniuge solvibile e/o un secondo lavoro.

mercoledì 15 ottobre 2014

Preschool?

Boston Review — Charles Murray Responds to James J. Heckman: "Perry Preschool and the Abecedarian Project. The samples were small. Perry Preschool had just 58 children in the treatment group and 65 in the control group, while Abecedarian had 57 children in the treatment group and 54 in the control group. In both cases the people who ran the program were also deeply involved in collecting and coding the evaluation data, and they were passionate advocates of early childhood intervention. These shortcomings do not automatically disqualify the results, but think of it this way: if the case against the efficacy of early childhood interventions rested on two studies with small samples conducted by people who were openly hostile to such interventions, no one would pay any attention to them."



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http://econlog.econlib.org/archives/2010/12/case_in_point.html

lunedì 13 ottobre 2014

Il sud e la reputazione del contribuente italiano

L’ Italia mostra tassi di evasione fiscale superiori a quelli dei paesi con cui vorrebbe confrontarsi alla pari.
Difficile non saperlo visto che, in tempo di crisi, quando non si sa più dove reperire risorse, il politico demagogico suole indicare proprio il tesoretto dell’ evasione. Si tratta di slogan efficaci che catturano parecchi elettori, specie quelli minacciati dal taglio di sussidi che ormai nella loro mente vedono come diritti scolpiti nella Magna Charta.
italia
Tuttavia, se si dà un’ occhiata più attenta alla mappa dell’ evasione italica, non si puo’ fare a meno di riscontrare una caratteristica evidentissima: il paese è spaccato in tre. Un nord virtuoso – a livello delle democrazie più avanzate – un centro appena dignitoso e un sud catastrofico.
Tanto per capirci, un artigiano lombardo mediamente non evade più di un artigiano danese, semmai meno.
Anche la dinamica dell’ evasione fiscale italica potrebbe essere una piacevole sorpresa per molti: in costante e rapida decrescita dall’ unità ad oggi. 
E’ dunque il sud a macchiare la reputazione del contribuente italiano? In un certo senso sì.
La cosa non salta spesso all’ occhio visto che la lotta all’ evasione si concentra al nord.
Ma se ci pensate bene, è logico che sia così: un conto è la propensione ad evadere, un conto sono le cifre evase in termini assoluti. Il nord crea più ricchezza ed evade quindi di più in termini assoluti pur avendo una propensione ad evadere piuttosto bassa (sicuramente molto più bassa rispetto al sud).
Cio’ che sfugge è la difficoltà a fare significativi passi avanti su questa frontiera della lotta all’ evasione visto che anche i paesi considerati da noi un “modello” sono fermi al nostro stesso punto. 
Dovremmo avere doti davvero straordinarie per fare ulteriori progressi su questo fronte. Chiunque vede che se la pretesa di non essere i fanalini di coda suona come accettabile, quella di fare molto meglio dei “migliori” suona a dir poco velleitaria.
 
Ma perché il sud è nelle condizioni appena descritte? Non andiamo di fretta ad attribuire delle “colpe”.
Di seguito formulo l’ ipotesi che ritengo più probabile.
Nel periodo che intendiamo analizzare, il sud, in termini di reddito pro capite, è stato sempre una regione più povera del nord. Non è un caso se l’ emigrazione interna dei lavoratori si è da sempre compiuta sull’ asse sud/nord.
Per combattere la povertà lo stato moderno si è servito di uno strumento di base: il welfare state. Questa è una considerazione generale, non riguarda solo l’ Italia.
Il welfare state nasce addirittura nel XIX secolo ma si è sviluppato soprattutto dopo la seconda guerra mondiale. In un certo senso ci è facile studiarne la dinamica, ce l’ abbiamo ancora sott’ occhio.
La sua estensione ha raggiunto livelli record in Europa. Qui, col tempo, si è sviluppata una dipendenza tale che oggi, per molti europei, la vita senza welfare sarebbe difficilmente immaginabile.
Ed è proprio qui che dobbiamo fermarci a meditare visto che è proprio qui che l’ Italia si distacca dai suoi competitori: il welfare italiano ha puntato sulla previdenza sociale prima ancora che sulla lotta alla povertà vera e propria. 
La spesa sociale nel nostro paese è da sempre concentrata nella spesa pensionistica.
Ma le pensioni sono una rendita garantita ai lavoratori più che ai disoccupati e in genere il povero non lavora poi così tanto, soprattutto non fa lavori sufficientemente redditizi da poter essere svolti “in regola”. 
Conclusione: l’ italia è stata generosa con il ceto medio più che con i meno abbienti.
Come si è pensato di rappezzare questo evidente buco?
In termini ufficiali non si è fatto niente ma, e viene da dire per fortuna, si è fatto molto in termini ufficiosi. Tipico dell’ indole italica che si vergogna di “apparire” in un certo modo molto più che di “essere” in un certo modo. 
In particolare, si è proceduto con uno sconto fiscale artificioso: “… tu, disoccupato, anziché prendere d’ assalto le istituzioni che ti trascurano, cerca di cavartela per conto tuo, un lavoretto qua o là lo trovi sempre se hai voglia di fare, anche in nero… un piccolo reddito riuscirai a raccoglierlo e avrai anche quella sensazione di autonomia e auto-sufficienza che conferisce dignità all’ essere umano… io stato, visto che non ho saputo aiutarti, prometto almeno di non molestarti oltre misura…”.
Chissà che le pensioni di invalidità non siano uno strumento parallelo con la medesima origine.
Si tratta quindi di un patto implicito tra lo stato italiano e i tanti poveracci abbandonati a se stessi da un welfare squilibrato.
Grazie ad una tolleranza verso l’ evasione meridionale si è evitata una conflittualità endemica, il sud ha sopportato stringendo denti e cinghia il suo stato di indigenza e il paese ha potuto tirare a campare in cerca di giorni migliori.
Fare ora la faccia truce contro l’ “evasore italico” è, nella migliore delle ipotesi, quantomeno ipocrita. Nella peggiore è invece solo segno di crassa ignoranza: si ignora la storia particolare dell’ evasione in Italia. 
Ogni lotta all’ evasione deve dunque partire avendo ben chiare queste premesse. 
Spero che ora si capisca un po’ meglio come la demagogia dei politici sopra citati nuoccia alla causa.
Come rimediare, allora?
In tempi di crisi è difficile dirlo, come tocchi sbagli. Immaginiamo quindi di essere in tempi normali.
Non c’ è bisogno di allentare le briglie della fantasia, la soluzione emerge con chiarezza da quanto detto: bisognerebbe imitare i “migliori” in Europa e riposizionare il nostro welfare.
Solo questa mossa preliminare giustificherà una lotta senza quartiere all’ evasione anomala del nostro paese (quella meridionale), il che avrà come naturale conseguenza di riportare i nostri tassi a convergere con quelli “fisiologici” tipici di tutti i paesi più avanzati.
Se poi vogliamo soccorrere la povertà attraverso strumenti più efficaci del welfare tradizionale(ormai agonizzante un po’ in tutta Europa), tanto meglio. Ma vincere certe mentalità saldamente ancorate nel passato è una missione improba.

La marea





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giovedì 9 ottobre 2014

Stoccolma addio

Un vecchio post...


Tanto per avere un posto dove rinviare chi tira fuori continuamente il ¿modello scandinavo¿ offro queste 20 proposizioni.

Prendo ad emblema la Svezia, nelle classifiche paese tra i più liberi del mondo (vedi prop. Da 10 a 17 )gravato però da un pesante stato sociale.


  1. .....PROBLEMA ECONOMICO. Il ¿problema economico¿ non si presenta acuto: poche persone e grandi risorse. Il libero commercio con l¿ estero sarebbe sufficiente a garantire prosperità.
  2. ......STORIA. Il periodo d¿ oro dell¿ economia svedese si realizza prima della creazione dello stato sociale (anni 60). Dopo di allora puntuale è giunta la sclerosi economica che ha afflitto il paese dagli anni ¿70. Il deficit svedese nel 1994 era del 12% sul PIL, oggi ci scandalizziamo del 2.8%. Solo una cura da cavallo a base di politiche tatcheriane (giù imposte e progressività) ha sbloccato un po¿ la situazione.
  3. .....CONFRONTI DISOMOGENEI 1. La Svezia è precipitata dal 4 al 14 posto nella classifica del reddito pro-capite durante il periodo 1970-2002.
  4. .....CONFRONTI DISOMOGENEI 2. Se oggi la Svezia facesse parte degli Stati Uniti sarebbe tra gli stati più poveri in termini di gdp pro capite.
  5. .....CONFRONTI DISOMOGENEI 3. Il reddito medio dello svedese rapportato al suo potere d¿ acquisto è inferiore a quello del nero americano medio. La classe dei neri è la più povera negli USA.
  6. .....CONFRONTI OMOGENEI 1. Il reddito medio della comunità di svedesi negli USA è di non poco superiore alla media del reddito pro capite USA. Anche l¿ elemento umano conta.
  7. .....CONFRONTI OMOGENEI 2. La Svezia è stata risparmiata da entrambe le guerre mondiali. Un confronto omogeneo è tra Svezia e Svizzera (anche se la Svizzera non ha risorse naturali), l¿ esito è impietoso in molti campi e in tutti quelli più significativi: reddito pro-capite, tasso d¿ interesse, deficit, inflazione, cambio monetario ecc.
  8. .....SCLEROSI 1. Nessun posto di lavoro è stato creato in Svezia nel settore privato dal 1950 al 2002 (in USA più di 60milioni nello stesso periodo).
  9. .....SCLEROSI 2. Nessuna impresa svedese tra le prime 50 è nata dopo il 1970.
  10. .....NONOSTANTE 1. L¿ età media per accedere alla pensione è più alta rispetto alla media UE (63.4 in Svezia contro 61).
  11. .....NONOSTANTE 2. Non esistono barriere doganali di rilievo.
  12. .....NONOSTANTE 3. Oggi in Svezia la tassazione delle società (ovvero dei soggetti produttivi) è tra le più basse d¿ Europa ( 28 contro il nostro 38. 29 e 30 per Finlandia e Danimarca, 30 anche per la Gran Bretagna liberista e 35 per gli USA).
  13. .....NONOSTANTE 4. Con una vasta gamma di agevolazioni (assunzione di personale, investimento...) la tassazione delle società in Svezia raggiunge il 14% (è il fenomeno dello schiavismo fiscale).
  14. .....NONOSTANTE 5. Lo schiavismo fiscale informa la tassazione sui capitali (aliquota massima per chi non può scappare, aliquota zero per gli altri).
  15. .....NONOSTANTE 6. la Svezia ha una tutela della proprietà privata tra le migliori al mondo (sfratti e pignoramenti immediati, processi brevi, bassa criminalità ecc.).
  16. .....NONOSTANTE 7. La libertà sul mercato dei capitali è massima.
  17. .....NONOSTANTE 8. L¿ inflazione è inesistente (qualche problemino solo all¿ inizio dei 90)
  18. .....CONCESSIONI. Rispetto agli USA la speranza di vita è superiore di qualche mese (in questi casi si dice che pioverà tutto il tempo), l¿ istruzione media è lievemente superiore (ma indovinate dove migrano i cervelli) e lo svedese ha più tempo libero (non sarà merito dei disincentivi al lavoro ?). Una cosa è certa, un povero vive meglio nella periferia di Stoccolma che in quella di Detroit.
  19. .....CILIEGINA. Il degrado morale della Svezia è evidente nella pratica della cosiddetta ¿eugenetica socialdemocratica¿.
  20. .....GRAN FINALE. Oggi, ponderando tutti i fattori (gli 8 NONOSTANTE), l¿ economia svedese è libera quanto quella USA (vedi Index of Economic Freedom 2004, Wall Street Journal).
  21. ... RPOGRASSIVITA' togliere ai ricchi per dare ai poveri non è certo la ricetta svedese visto che la progressività del sistema svedese è minima e comunque molto inferiore a quello italiano e a quello USA
  22. ... I paesi scandinavi sono fortunati: alta tassazione e poca evasione. Perché? Semplice: una struttura produttiva che limita al minimo la microimpresa a contatto col privato. In questo modo gran parte della tassazione - anche quella dei piccoli - è demandata alla grande impresa con ruoli di esattore.
  23. Altra ragione del perché i paesi scandinavi possono permettersi tassazioni elevate senza forti evasioni: il churning. Ovvero, buona parte delle tasse sono destinate a chi lavora e le paga (nidi, badanti...). In questo modo distinguere i contributori netti è molto più difficile.
  24. FELICITA'... le ricerche sulla felicità mettono in bella mostra i paesi scandinavi ma si tratta molto spesso di fuffa, di ricrche basate sulla domandina: "sei felice?". Per uno svedese o per un danese sarebbe disdicevole rispondere negativamente mentre per un giapponese è buona educazione negare la propria felicità: la cultura conta troppo perché le risposte siano attendibili. Meglio rivolgersi alle preferenze rivelate, come i suicidi per esempio, e qui le cose cambiano. Ma si puo' guardare anche ai tassi di alcolismo e al consumo di anti-depressivi se proprio non si vuol approfondire la questione del bestialismo tanto diffuso in paesi come la Danimarca. Il cancro sembra privilegiare quei paesi, non si capisce il motivo. I particolari nel libro di Michael Booth: "Se qualcuno ci chiede “sei felice?” rispondere “non molto” per noi scandinavi equivale a rispondere “ma vaffanculo va’”… quindi rispondiamo sempre “moltissimo! e come no?!”. Dopodiché corriamo al bar e in farmacia per consolidare altre due ben più attendibili classifiche in cui primeggiamo: quella dell’ alcolismo e quella del consumo di antidepressivi. Gli esagerati invece si suicidano direttamente tanto perché nessuno ci passi avanti nemmeno lì".
  25. DISOCCUPAZIONE... Un problema che sembrerebbe contenuto, e la cosa stupisce molti economisti. Poi, girando per quei paesi, ti accorgi che praticamente tutti hanno un lavoro governativo.
  26. OMOGENEITA'... l' omogeneità della popolazione è un grande vantaggio per la coesione sociale e quindi anche per le performance ma c' è un rovescio della medaglia: l' estraneo è malvisto.
  27. ANSIOSITA'. Perchè gli svedesi sono timidi, introversi, inibiti e ansiosi? L' ipotesi antropologica più accreditata: perchè hanno vissuto a lungo in un gruppo omogeneo. Il linguaggio che emerge in un gruppo omogeneo è estremamente sofisticato e ogni minimo segnale viene colto ed interpretato. Cio' aumento le possibilità di conflitto e richiede il massimo self control tra i componenti.
  28. RIFORME. Dopo il collasso degli anni novanta scattano le riforme: 1) dal welfare state alla welfare society (logica di voucher nell' istruzione, nella sanità, nei trasporti, telefoni, elettricità, asili...) 2) tassazione concentrata sul consumo (anche per questo il sistema non è molto progressivo)..
  29. FRUTTI BASSI. La Svezia ha pochi margini di miglioramento, è paradossale ma capita ha chi fa bene i suoi compiti. L' italia, tanto per dire, ha molti margini di miglioramento. Sweden doesn’t seem to have a lot of low-hanging fruit left.  Female participation in the labor force already is high, and they already have done lots of liberalization, privatization, and deregulation.  It is not clear where the next generation of policy improvements will come from.  The McKinsey reportrecommends “increasing government productivity” as a major source of potential gains, but that is hardly easy, even for the Swedes.
  30. IMMIGRAZIONE.  Arguably the basic Swedish economic social model is inconsistent with their level of immigration, and I don’t seem them switching to a different economic and social model anytime soon.  You can be pro-immigration, and still not think Sweden is honing in on the right mix of domestic policy and immigration policy. L' immigrazione è necessaria ma i problemi che comporta si sono visti
  31. ASSENTEISMO. Il boom svedese ha avuto luogo senza ripristinare la disoccupazione di fatto. Il rapporto popolazione attiva/popolazione passiva è preoccupante. I "mantenuti" sono ancora molti, forse troppi. L' assenteismo e la corruzione sono due crepe nella fondazione morale del welfare svedese.
  32. REGOLAMENTAZIONE. E' elevata ma questo è normale per dar vita alla welfare society e quindi all' accreditamento del privato. Spesso privatizzazione e regolamentazione viaggiano di pari passo.
  33. The descendants of Scandinavian migrants in the US combine the high living standards of the US with the high levels of equality of Scandinavian countries. Median incomes of Scandinavian descendants are 20 per cent higher than average US incomes. It is true that poverty rates in Scandinavian countries are lower than in the US. However, the poverty rate among descendants of Nordic immigrants in the US today is half the average poverty rate of Americans – this has been a consistent finding for decades. In fact, Scandinavian Americans have lower poverty rates than Scandinavian citizens who have not emigrated. This suggests that pre-existing cultural norms are responsible for the low levels of poverty among Scandinavians rather than Nordic welfare states. - See more at: http://marginalrevolution.com/marginalrevolution/2015/06/scandinavian-unexceptionalism.html#sthash.ruwQnJTq.dpuf
  34. Il paradiso è nel nord Europa?
    • tesi: lìimmagine che abbiamo del nord europa è falsa
    • progrom contro gli immigrati e clima antisemita
    • un classico: la sterilizzazione di zingari, down e transessuali negli anni d'oro del welfare
    • il 60% della popolazione vive sola
    • kopinismo (condivisione di file)  classificato come religione
    • genitori anziani semi-abbandonati
    • ospita l'islam più feroce
    • tasso di natalità drammatico
    • tipico week end di sbornie vomito e sesso. record alcolizzati adolescente
    • tasso suicidi record
    • dipendenza da welfare cronica per molti stranieri
    • violenza sulle donne alta
    conclusione
  35. “… I paesi scandinavi sono scolaretti diligenti nella lotta contro la corruzione, buona parte dei loro successi sono verosimilmente da accreditare al retroterra barbarico che ancora permea una certa mentalità nordica che produce quell’attitudine quasi militaresca con cui vengono accolti taluni precetti che suonerebbero a dir poco stravaganti quando giungono alle orecchie dei popoli con una civiltà pregressa più corposa… Così come certo folclore politically correct, anche il dogma dell’incorruttibilità richiede, per essere assimilato, una prolungata astinenza dalle tentazioni mondane, una mente naif che si offra come tabula rasa da “indottrinare senza residui” ai comandamenti della nuova “religione laica”, in questo senso non c’è niente di meglio di una tribù vichinga abituata a contemplare da sempre il nulla delle distese boschive e dei ghiacci… Ricorrendo ad un’analogia forse un po’ azzardata potremmo chiederci: dove nel XX secolo trovò più completa applicazione la "modernissima"
    dogmatica marxista? Semplice, nel barbaro oriente russo, e ancor di più in Cina o in Cambogia: quanto più predomina il selvatico, quanto più ci si inoltra nella tundra o nella giungla, tanto più la regola è applicabile in modo “puro” e senza mediazioni… Non a caso già il Braudel di “Civiltà e Imperi” evidenziava come la civiltà fiorisca nella ricerca impulsiva e caotica della libertà dei singoli… un certo caos vitale è prerogativa della grande civiltà, affermava lo storico, perché solo una grande civiltà puo’ permettersi di annoverare tra le sue fila individui abbandonati a se stessi, ai propri errori, alla propria follia, alla propria ricerca… è tra costoro che troveremo i grandi nomi di domani… al contrario, più si fa sentire il peso di una religione soffocante, del moralismo, del politicamente corretto, più l’individuo è sorvegliato, protetto, coccolato, più l’influsso della passata barbarie è destinato a stagnare…” 
  36.  Nima Sanandaji in *The Nordic Gender Equality Paradox*: One reason for the poor Nordic performance at higher corporate levels is high taxes, which limits the amount of household services supplied through markets.  If it is harder to hire someone to do the chores, that makes it harder for women to invest the time to climb the career ladder.  Generous maternity leave policies may encourage women to take off “too much” time, or at least this is suggested by the author.  A history of communism is also strongly correlated with women rising to the top in business and management; this may stem from a mix of relatively egalitarian customs and a more general mixing up of status relations in recent times and a turnover of elites.... there are plenty of Nordic women in politics, or on company boards, but few CEOs or senior managers.  In fact the OECD country with the highest share of women as senior managers is the United States, coming in at 43 percent compared to 31 percent in the Nordics.  More generally, countries with more equal gender norms do not have a higher share of women in senior management positions.  Within Europe, Bulgaria does best and other than Cyprus, Denmark and Sweden do the worst in this regard.
  37. Italiani e svedesi: chi evade di più? Non sembrano esserci sostanziali differenze. L’infedeltà fiscale assume però forme diverse: gli italiani sono più portati a “fare la cresta”, gli svedesi all’evasione totale. http://journal.frontie