martedì 13 novembre 2012

Dallo stato alla società

Da tenere a mente:

1. E' più importante la "velocità" o la "maniera"?

2. il burocrate non sa "calcolare", e non è solo questione di mega pc, le informazioni sono disperse ed ineffabili non sono "dati". Di più, a volte si formano contestualmente all' azione (lezione Mises/Hayek).

3. Il burocrate manca d' incentivi (lezione Friedman/Buchanan).

4. distinguiamo tra privatizzazione e esternalizzazione: nel secondo caso manca la concorrenza. Se una funzione statale è dannosa, conseguirla in modo efficiente peggiora le cose: l' esternalizzazione delle prigioni ha consentito di persistere nel perseguimento dei victimless crime. Per l' autentica privatizzazione ci manca la parola, che ne dite di "devolution"?

5. come effettuare le privatizzazioni? In ordine preferenziale: 1. vendere e abbassare le tasse con il ricavato; 2. dare azioni a tutti 3. dare azioni ai lavoratori dell' impresa privatizzata

6. Non tutto è privatizzabile come auspicato. Vedi solo il caso delle strade.

http://www.cato-unbound.org/2012/10/01/sheldon-richman/from-state-to-society/

lunedì 12 novembre 2012

Hidden Orchestra - Antiphon

Ahleuchatistas - Good Question

Nostalgia77 - Rain Walk

Sleepytime Gorilla Museum

Cosa Brava - For Tom Tom Zé

La sete di governo dei libertari

Diversamente dagli anni 70-80, per alcuni libertari di oggi le dimensioni del governo non sembrano essere la bestia nera per eccellenza.

In passato andava di moda una lezione chiara. più il governo lavora male, meno domanda di governo ci sarà presso i cittadini.

Logico no? Peccato che le evidenza non confermino: a chiedere più governo sono proprio i cittadini che vivono in paesi con governi molto difettosi (l' Italia, per esempio). Come spiegarlo?

Forse chi abita in un paese retto da governi corrotti non auspica una drastica riduzione ma una moralizzazione. D' altro canto laddove il governo è più competente si accorgerà presto che una qualche forma di "privatizzazione" è auspicabile.

D' altro canto è bene che i libertari s' innamorino del governo: diverranno più esperti di politica e la cosa volgerà a loro vantaggio allorché proporranno le riforme. Una privatizzazione dilettantesca rischio di rinfocolare lo statalismo.

La narrativa passata dei libertari ha un rischio evidente: divide tra buoni (imprenditori) e cattivi (burocrati). Nessuna persona smaliziata crederà mai a nulla del genere. E anche gli ingenui non constateranno mai come i cattivi stiano solo da una parte.

L' urlo di battaglia si trasforma così da "tagliare" a "competenza"!

Qualcuno evidenzia un paradosso libertario: la libertà produce ricchezza e la sempre maggiore ricchezza produce domanda di governo. Ancora più chiaro chi formula in questo modo: la libertà produce innovazione e l' innovazione rende meno costosa la centralizzazione del potere.

I due dogmi libertari ("la libertà è bella" e "il governo è cattivo") andrebbero differenziati: il primo è molto più importante. A volte ci si è talmente spinti oltre su questa strada fino a fare l' apologia delle libertà positive, francamente il tutto suona come un rinnegamento dei principi libertari, senza contare che molti temi che mettono in imbarazzo i libertari (riscaldamento globale, proprietà intellettuale) possono rivelarsi inaspettatamente proficui alla causa. Non a caso uno dei massimi pensatori libertari fu Julian Simon, uno studioso che si dedicò anima e corpo proprio a queste tematiche "imbarazzanti".

LETTURE:

http://reason.com/archives/2010/01/13/five-reasons-why-libertarians/print

http://econlog.econlib.org/archives/2010/02/five_responses.html

http://econlog.econlib.org/archives/2010/02/why_arent_the_i.html

http://www.economics.harvard.edu/faculty/shleifer/files/NBER_Regulation%20and%20Distrust.pdf

http://www.cato-unbound.org/2007/03/11/tyler-cowen/the-paradox-of-libertarianism/

http://econlog.econlib.org/archives/2007/03/worst_advice_to.html

Market Monetarism

La rigidità dei prezzi, in particolare quella dei salari, pregiudica gli aggiustamenti necessari per uscire dalle crisi ripristinando il tasso naturale di occupazione.

Ecco allora la ricetta Keynesiana: pompaggio di moneta e politica fiscale.

Ma la scuola chicagoana delle aspettative opina: pompare moneta genera un inflazione anticipata dagli operatori, questo vanifica i tentativi di ripristino: i prezzi reali non si abbassano. La stagflazione degli anni 70 fu un grande successo predittivo di questa scuola.

 La politica fiscale senza regole, poi, autorizza i politici a fare deficit e distorcere l' apparato produttivo. Qui l' apporto dei virginiani fu decisivo per costruire una critica coerente.

Eppure la disoccupazione esiste ed esistono anche buone teorie per spiegare la rigidità dei prezzi verso il basso. I neo keynesiani, per esempio, puntano il dito sulle difficoltà di coordinamento: "abbassa prima tu", "no, prima tu"... Abbassare i prezzi produce esternalità positive nei confronti delle altre aziende e questo semplice fatto rende difficoltoso coordinarsi.

I market monetarism coniugano neo classici e neo keynesiani. Ma come?

Dei keynesiani respingono l' ossessione sui tassi d' interesse: non sono un buon segnale per capire se una politica monetaria sia o meno abbastanza espansiva, anche da questo errore scaturisce l' ingiustificato scetticismo dei keynesiani verso le politiche monetarie che, stando ai MM possono e devono fare di più.

Dei monetaristi si respinge l' idea di mantenere costante l' inflazione. E perché mai? L' inflazione è l' unico strumento in nostro possesso per generare tassi negativi. Se ha senso abbassare i tassi, quando i tassi sono a zero ha senso renderli negativi.

E' vero, l' inflazione anticipata non abbatte i prezzi reali ma spinge all' uscita dalla trappola della liquidità. Quand' anche la rigidità dei prezzi sia solo verso il basso, ha senso produrre una certa dose di inflazione.

I Market monetarist hanno un padre nobile: Milton Friedman. Specialmente il MF che additò la politica monetaria restrittiva del 1932 come causa principale della Grande Depressione. Non condividono però con MF l' esistenza di un "long and variable lag" della politica monetaria. No, tutto è anticipato dal mercato e quasi tutto ha un effetto immediato. Qui, è chiaro, si professa il Vangelo di Lucas.

Il target della banca centrale diventa l' NGNP: in caso di shock sul lato dell' offerta non si esacerbano i problemi, al limite si sopporta un breve periodo di inflazione, nel caso di shock della domanda l' uscita dalla "trappola" è pressoché garantita.

Come targetizzare NGNP? Tramite un mercato dei future e relativa speculocrazia.

Alternative all' inflazione: penale (tasse) sulle riserve bancarie, a partire, ovviamente, dalle riserve presso la banca centrale..

da leggere:

http://en.wikipedia.org/wiki/Market_monetarism

http://www.econlib.org/library/Enc/NewKeynesianEconomics.html

http://econfaculty.gmu.edu/bcaplan/macro.doc




venerdì 9 novembre 2012

Le parole e le cose

George Lakoff sostiene che le persone “subiscono” in modo alquanto singolare le metafore e le associazioni di parole a cui vengono esposte nei discorsi di tutti i giorni, cosicché basterebbe un buon marketing del linguaggio per manipolare le loro menti. E questo anche a fin di bene, intendiamoci.
lakoff
Sulla scorta della sua teoria vorrebbe plasmare la società dizionario alla mano. Per esempio, propone di chiamare le tasse “membership fee” in modo che tutti possano indossare occhiali che consentano di vedere il mondo “da sinistra”.
Sperimentando l’ effetto di questi occhiali cosa vedo? Personalmente vedo che se qualcuno mi parlasse di “membership fee” anziché di tasse avrei come la sensazione di essere preso per il culo. Associo la parola “tasse” a una mazzata e l’ espressione “membership fee” a una mazzata che segue la cornificazione. Ma forse non sono stato abbastanza esposto.
Non che abbia in tasca una contro teoria particolarmente accurata, rilevo solo di aver cominciato a scrivere queste righe in treno nel corso del mio pendolaraggio tra Rho e Varese dopo aver origliato nel vagone accanto un gruppo di adolescenti che, tra il goliardico e il truculento, si apostrofano a suon di “gay rotto in culo che non sei altro” e simili. Eppure “gay” era termine introdotto per rimpiazzare “omosessuale” e tutti i connotati negativi che si portava dietro. A quanto pare il significato del secondo si è trasferito passivamente nel primo, connotati negativi compresi.
Ripensandoci, esempi dello stesso tenore fioccano: “Ministro” significa nientemeno che “servo” ma se penso a un Ministro della Repubblica Italiana non mi viene in mente niente di particolarmente umile, né tantomeno penso a un servo a mia disposizione. Figuriamoci. Eppure qui nessuno opinerebbe sui tempi di esposizione. Cosa è andato storto nella “strategia parolaia”?
Si è appena eletto il Presidente Americano. Basta una breve indagine per scoprire che fu scelto questo titolo al fine di ridimensionare la carica nel mitico “immaginario” dell’ uomo qualunque. Presidente è semplicemente colui che “presiede” una riunione senza particolari poteri. Voglio proprio vedere chi si è fatto “manipolare” a fin di bene pensando a Obama in questi termini burocratici.
Alzi la mano poi chi abbassa la guardia sull’ igiene solo perché un lercio bagno pubblico viene chiamato toilette?
“Idiota” era un termine clinico, sappiamo che fine ha fatto. Ci si è affrettati a sostituirlo con “ritardato mentale” finendo in breve tempo dalla padella nella brace.
Chissà poi Borghezio che ne pensa dei “migranti”, secondo me quand’ anche costretto ad accorgimenti lessicali di questo genere difficilmente perderebbe la sua verve.
Alla saggezza di Lakoff preferisco allora quella di Nicolo’ Machiavelli: non è il Titolo che fa l’ Uomo ma l’ Uomo che fa il Titolo.
machiavelli
Oppure quella della scienza, magari nella persona di Elizabeth Spelke.
spelke
Le sue ricerche sono volte a dimostrare che il pensiero precede sempre il linguaggio.

LEGGERE

http://tongue-tied2.blogspot.it/2006/05/lakoff-deconstructed-by-john-ray-m.html

martedì 6 novembre 2012

Brucia l' uomo nell' inutile valva di bellezza- Le poesie di Giovanni Testori.

Con un canto chiuso e disperato si rivisita il nulla che ci ha amato. I posti innanzitutto, prediletti gli angoli umidi di orina. Le persone poi, prediletta la madre che cuce e tace in cucina.

E non dimentichiamo la valenza didattica: un ottimo esempio di realismo non naturalista che offre un' ottima occasione per indagare la differenza (mai capita, a scuola) tra i due concetti.



Qui Testori si commuove ascoltando Leo Ferré che musica una sua poesia.


lunedì 5 novembre 2012

Confiteor

"solo è feto"
- cosa dici?
"Solo grumo,
gocce unite"
- cosa aggiungi adesso,
padre?
"Caso, bacio:
questo è stato.
Se t' ho amato..."
Gli occhi abbassi tu,
madre,
e la mano porti qui
dove cresco, tremo,
spero.
Stanza scura,
letto nero.
Chiedi:
"e poi?"
"Se tu vuoi
- ti risponde -
per me no."
Sì, ma è vita -
ti verrebbe da gridare,
forse solo sussurrare.
Sì, son vita.
Madre,
mamma,
a te m' aggrappo!
Dillo, su!
Apri la bocca!
Squarcia l' ombra!
Chi ti parla era pur come son io!
Digli:
e Dio?
In silenzio resti lì.
Chiedi il sonno,
il riposo chiedi al cuore.
Ma, l' amore?
Digli:
e Dio?
Dillo, mamma,
urla, grida
o sussurralo così.
Dici solo:
"ma è già qui..."
Forse basta.
Lui t' afferra,
il ventre tasta.
"Qui che cosa?
non c' è forma,
non c' è ossa,
non c' è senso."
Ma la mano
con la sua
appoggi a me.
No, non voglio,
e neanche te!
Notte lunga,
su di voi.
Notte lunga,
su di me.
Giovanni Testori (da Factum Est)
Quale argomento utilizza la Chiesa Cattolica per condannare l' aborto?

Ha un debole per la cosiddetta "teoria del doppio effetto".

Cioè?

Ci sono azioni che conseguono un doppio effetto: uno benigno e l' altro malvagio. Compierle è moralmente lecito solo se l' effetto malvagio 1. non è conseguito con intenzione diretta, 2. non è conseguito come mezzo per ottenere l' effetto benigno e 3. è proporzionale all' effetto benigno. Qualora manchi anche una sola di queste tre condizioni, l' azione non è esperibile.

E in tutto questo che c' entra l' aborto?

La donna vuole liberarsi del feto (effetto malvagio) per migliorare il proprio grado di felicità (effetto benigno). Certo, qualora la suddetta felicità sia il frutto di un capriccio, mancherebbe il requisito della proporzionalità; tuttavia i casi più interessanti sono quelli estremi, quelli in cui la vita del futuro bambino confligge con la vita della donna. Stando al punto 2 non si potrebbe intervenire direttamente eliminando l' embrione. D' altro canto, è lecito assumere le medicine necessarie alla sopravvivenza della donna, per quanto queste, in modo indiretto, sopprimano la vita del nascituro.
 
feto

E' un buon argomento quello del "doppio effetto"?

Sta in piedi, almeno per chi riconosce nell' embrione l' inizio di una vita umana, ma andrebbe integrato. Pensa solo a questo, poniamo che io e mia moglie decidessimo di non fare l' amore stasera, una decisione del genere impedirebbe al bambino  che avremmo concepito di nascere. Eppure, anche se sacrifichiamo una vita per un desiderio estemporaneo, a nessuno verrebbe mai in mente di condannarci, men che meno alla Chiesa Cattolica.

Che scoperta, in questo caso si tratterebbe solo di una "vita potenza"!?

Giusto, ma è la Chiesa Cattolica stessa che, giustamente, ha grande considerazione anche dell' essere in potenza. Pensa solo a quei filosofi abortisti i quali fanno notare che dopo la concezione non esistono ancora le cellule neuronali, quelle da cui una persona riceve la propria identità. Questi filosofi concludono per la liceità dell' aborto, almeno nei primi giorni di vita dell' embrione. La Chiesa, in casi del genere, risponde che per quanto queste cellule non esistano in atto, esistono pur sempre in potenza. 

Capisco. Poiché anche un bambino non concepito esiste in potenza, questo rappresenterebbe un problema per la Chiesa. Non è ben chiaro quando l' essere in potenza conta e quando no.

Un problema facilmente superabile se si distinguono due doveri: 1. il dovere di non interferire nella vita altrui e 2. il dovere di non omettere un servizio alla vita altrui. Il primo dovere, come sanno bene i libertari, è molto più cogente del secondo.

Torniamo ai nostri casi, come si risolvono alla luce di questa precisazione.

Nel primo caso i genitori omettono di fare l' amore per guardare la televisione, il loro comportamento è lecito per quanto omissivo visto che un dovere di omissione puo' ben essere scavalcato dal piacere di guardare la TV. Nel secondo caso invece assistiamo a un vero e proprio intervento attivo: si viola il principio di non-interferenza uccidendo l' embrione al fine d' impedire che si sviluppino le cellule neuronali già presenti in potenza. La differenza, anche dal punto di vista teorico, sembra ora più chiara. Una volta imboccata la via giusta si risolve agevolmente anche il "caso del violinista".

Cosa è mai il "caso del violinista"?
 
Un argomento abortista spesso riesumato per mettere in imbarazzo i pro-life che non distinguono chiaramente tra opere e omissioni: un mattina ci svegliamo in un ospedale e ci ritroviamo collegati al sistema circolatorio di un famoso violinista malato perché i nostri reni servono a depurare il suo sangue. Scollegarsi significa ucciderlo. La sua insufficienza renale sarà guarita in nove mesi. Il violinista è una persona e gode del diritto alla vita. Noi abbiamo il diritto di scegliere di andarcene, ma la nostra scelta ucciderebbe il violinista. “Aspettate solo nove mesi e poi potrete scollegarvi”, ci sentiamo ripetere. Il diritto alla vita del violinista è davvero più forte del nostro diritto di scelta? Se allo scenario suddetto si aggiunge un pericolo per la nostra salute o per la nostra stessa vita come effetto del collegamento ai reni del violinista (e quindi il conflitto diventa tra il diritto della madre alla vita e il diritto dell’embrione alla vita), è ancora più difficile giustificare il dovere morale di rimanere collegati al violinista.
 
Effettivamente è imbarazzante dover costringere il malcapitato a un ricovero forzato di nove mesi !
 
Ma non siamo affatto costretti a emettere una simile condanna se solo distinguiamo tra opere e omissioni. Qualora il malcapitato si alzi e se ne vada sarà solo colpevole di omissione di soccorso, una colpa che non basta a condannarlo moralmente visto il bene che consegue così facendo: la sua libertà. Ben diverso il caso dell' aborto, lì non siamo di fronte a un' omissione, lì si interviene direttamente interferendo su una vita.
 
Interessante. Non è che distinguendo tra opere e omissioni c' è la speranza di risolvere l' annoso problema del trolley?

 

Quasi. Ma ricordiamolo: siamo autorizzati a deviare un vagone fuori controllo per evitare la morte di cinque persone sacrificandone una? Forse, infatti deviare un' azione non significa proprio originarla (spero di non aver fatto una considerazione troppo cervellotica). Siamo autorizzati a sacrificare il ciccione che sta al nostro fianco gettandolo sui binari in modo da fermare il vagone fuori controllo e salvando così le cinque persone che sarebbero investite? Sicuramente no visto che "gettare il ciccione" è chiaramente un' azione che viola il principio di "non interferenza" nella vita altrui.

Eppure continuo a credere che "omettendo" ci si possa macchiare di gravi colpe!

Resta pur sempre un' asimmetria fondamentale tra opere e omissioni. Considera:: possiedi cinque dosi di una medicina e di fronte a te stanno sei persone che ne hanno bisogno per sopravvivere. Una delle sei necessita di una dose quintupla. Moralmente parlando puoi lasciarla morire e limitarti a salvare le altre cinque. Da cio' non consegue affatto che puoi uccidere una persona, estrarre i suoi organi e salvare la vita ad altre cinque persone. Per quanto l' esito delle due azioni sia il medesimo (sacrifico una persona per salvarne cinque) i due casi sono completamente diversi proprio in virtù dell' asimmetria tra dovere attivo e dovere passivo.

Ora le cose sono un po' più chiare. Solo un' ultima delucidazione: che c' entra il Confiteor di cui al titolo?

 
Recita: “Confesso a Dio onnipotente e a voi fratelli che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa". Ecco, detta così sembra quasi che opere  e omissioni siano equiparate mentre tra le due cose abbiamo visto esserci un abisso, come sanno bene i libertari. Curiosità: nella messa Tridentina non si parla affatto di "omissioni". L' ennesima leggerezza del Concilio Vaticano II? Agli esperti la sentenza.
 
confiteor
 

 






sabato 3 novembre 2012

Andhira incontra Fabrizio De Andrè - "La guerra di Piero

De André spogliato della sua monumentalità. Forse ancora più bello. http://www.youtube.com/watch?v=YM3mJXTrIaM

martedì 30 ottobre 2012

Film visto ieri: Hbemus Papam

Siamo nei pressi de “La messa è finita”: un uomo di Chiesa in crisi totale per il carico di responsabilità che si sente addosso come un piombo. Là era un parroco di periferia, qui nientemeno che il Santo Padre. Là era un regista con tante idee e tecnica raffazzonata, qui un maturo uomo di cinema che ormai domina il mezzo senza preoccuparsi di riciclare vecchie idee. E' comunque bello veder Moretti risillabare il suo messaggio in bella calligrafia, sia la parte patetica: l' uomo costruisce la sua bolla per isolarsi dal Reale (sono bolle fatte di Nutella come di Cultura o di Religione); sia la parte cinica: la Realtà trova comunque un varco scoprendolo laddove è più ridicolo. 

Questo, poi, il pensiero sotteso alla storia per come l’ ho colto: “conosco parecchi uomini di Chiesa, si tratta di gente seria, preziosa e in buona fede, è praticamente impossibile che pensino veramente cio’ che dicono e, ad ogni modo, quando cominciano a pensare sul serio vanno necessariamente in crisi”. A molti credenti è piaciuto, non mi stupisce, ormai l’ assenza di disprezzo totale ci gratifica.
habemus

lunedì 29 ottobre 2012

Speculocrazia

Il miglior argomento contro la democrazia consiste in una chiacchierata di cinque minuti con l' elettore medio

Winston Churchill



Perché in Italia ci ritroviamo con il cosiddetto "governo tecnico"?

Perché la politica è incapace di affrontare situazioni particolarmente delicate. E non piangiamoci addosso, anche la favolosa Germania, da questo punto di vista, versa nelle stesse condizioni.

Cosa c' è che non va nei sistemi democratici?

Adottano di continuo cattive politiche, ovvero politiche che non conseguono gli obiettivi fissati. E questo nonostante ci sia pieno accordo, almeno tra gli esperti, su quali siano in realtà le vie da seguire.

democrazia

Perché questo scollamento?

Fondamentalmente perché l' elettore mendio è un ignorante e la sua opinione diverge sistematicamente da quella degli esperti. Metà dell' elettorato crede che l' uomo sia stato creato 10.000 anni fa esattamente com’ è adesso. Metà dell' elettorato crede che il governo nasconda le prove dell' esistenza degli alieni. E via di questo passo. La democrazia chiama questa gente a scegliere su materie molto complesse. Come meravigliarsi dell' esito finale?

Il problema è dunque l' ignoranza?

Non solo. L' elettore medio è anche disonesto quando si tratta di cercare la verità. Quand’ anche qualcosa lo smentisca in modo palese, si girerà dall' altra parte evitando di aggiornare le proprie credenze. Anche se messo al corrente dell' opinione degli esperti è molto riluttante a mutare la propria. Da un elettore ignorante e disonesto non puoi pretendere una grande capacità decisionale.

ignoranz

Non ci restano che gli esperti.

Troppo rischioso. Chi stabilisce chi è abbastanza "esperto" e chi no? Si cade in un ragionamento circolare, il concetto di "competenza" serve a ben poco in questi casi.

Allora, chi puo' salvarci?

Non lo so. Forse lo speculatore.

scommessa

In che modo?

Con le sue scommesse ha sempre dimostrato grande preveggenza. Maggiore, per esempio, rispetto a quella dei critici cinematografici, quando si è trattato di prevedere i vincitori degli Oscar; maggiore di quella dei critici calcistici, quando si è trattato di prevedere il vincitore del Campionato; maggiore di quella dei vaticanisti, quando si è trattato di prevedere il prossimo Papa. Insomma, lo speculatore di solito batte persino l' esperto.

Già, e le bolle finanziarie?

Lo speculatore non è infallibile, non è in grado di prevedere diverse cose. Ma io non mi preoccupo più di tanto, mi preoccuperei piuttosto se qualcun altro - politica, accademia, esperti... - fosse stato in grado di prevedere cio' che lui non ha previsto. Siccome non è questo il caso, archivio le sue defaillances.

Se non possiamo stabilire in via di principio chi è "esperto" nemmeno possiamo stabilire chi è "speculatore".

Ecco un altro vantaggio che lo speculatore ha rispetto all' esperto. Non c' è bisogno di stabilire chi sia tale, non c' è bisogno di una nomina dall' alto, tutti noi possiamo diventarlo, basta mettere i soldi sul tavolo e scommettere. In fondo la "speculocrazia” è una forma di democrazia, senonché anche l' elettore più ignorante e disonesto mitiga la sua ignoranza e la sua disonestà quando è chiamato a mettere i propri soldi sul tavolo.

Proprio qui volevo arrivare; lo speculatore, diversamente dall' elettore, è informato, ok. Ma sarà anche onesto?

Non c' è nemmeno bisogno che lo sia affinché scelga bene. Basterà che sia sufficientemente egoista. Se questo non è un vantaggio!

Ok, adesso i pregi dello speculatore mi sono più chiari ma possono queste abilità essere messe al servizio della politica.

Ammettiamo che il PD si affidi allo speculatore per scegliere il vincitore delle primarie. Una banca del PD dovrebbe stampare una serie di bigliettini contenenti questa promessa: "pagherò un euro al possessore di questo tagliando se il PD vincerà le elezioni generali [o supererà una certa soglia di voti] avendo per candidato ufficiale Renzi". Un' altra serie conterrà la promessa: "pagherò un euro al possessore di questo tagliando se il PD vincerà le elezioni generali avendo per candidato ufficiale Bersani". Le promesse cartolarizzate verranno messe in vendita e rese negoziabili su una borsa creata ad hoc. Presto si formerà un prezzo di equilibrio. Esempio, se al momento stabilito il primo biglietto è negoziato a 70 centesimi e il secondo a 30, Renzi avrà vinto le primarie. Con un' operazione di call off verrà ritirata la seconda serie di biglietti e si andrà alle elezioni generali. Alla fine delle elezioni generali si pagheranno gli eventuali vincitori.

Chi finanzia pagando le scommesse?

Le scommesse le paga l' organizzatore, così come le incassa. L' organizzatore partecipa ad un gioco equo andando mediamente alla pari. Per semplificare potremmo dire che il gioco si autofinanzia.

L' elettore tradizionale è completamente tagliato fuori da un sistema del genere.

Mi verrebbe da far notare come le categorie di elettore e di speculatore siano in buona parte sovrapposte. Ad ogni modo la soluzione migliore è forse quella intermedia: l' elettore tradizionale con il suo voto tradizionale sceglie i fini e lo speculatore con le sue scommesse sceglie i mezzi.

Ovvero?

Viene eletto un Parlamento il quale stabilisce un obbiettivo ben preciso e quantificabile mettendo altresì in campo politiche alternative tra loro ma tutte volte al conseguimento dell' obiettivo di cui sopra. Lo speculatore a questo punto voterà secondo il metodo che abbiamo visto, le misure prescelte diverranno legge il giorno dopo, le altre verranno tralasciate.

In questo modo le politiche prescelte non saranno quelle gradite alla maggioranza dei cittadini?

In realtà neanche il tradizionale metodo del voto garantisce l' adozione di politiche gradite alla maggioranza (teorema di Arrow). L' inconveniente, nella pratica comune, si supera grazie al fatto che la maggioranza stessa ignora questo semplice fatto. Senza contare che a noi interessano le "buone politiche" prima ancora di quelle favorite dalla maggioranza.

Ma alla gente piace votare, è un modo per crogiolarsi nelle proprie illusioni! Vuoi mettere la soddisfazione!

In effetti se il voto da mezzo si trasforma in fine, allora le “speculocrazia” non è un rimedio utile. Tuttavia occorre sempre ricordare che la partecipazione di tutti è comunque garantita, per quanto coltivare le proprie illusioni diventi più costoso. Chiediamoci poi se la fine d talune illusioni sia necessariamente un male. La risposta sarebbe: sì, ma solo se la fine del giochino inefficiente del voto democratico dovesse creare instabilità sociale.

Non è che la speculocrazia favorisca politiche orientate al mercato?

E perché mai? Il meccanismo puo' tranquillamente indicare la via del socialismo reale come la più efficiente per raggiungere gli obiettivi designati.

Un "cattivone" potrebbe turbare il mercato!

La presenza di un cattivone con obiettivi diversi da quello di far soldi è una manna per gli speculatori, non aspettano altro. Saranno loro ad agire: guadagneranno sulle mosse del cattivone neutralizzando le turbative e quindi, indirettamente, perseguendo il bene pubblico.

Un "super-ricco" farebbe il bello e il cattivo tempo!

Un "super-ricco" "super-informato" farebbe solo il bel tempo. Un "super-ricco" disinformato farà invece la fine del "cattivone" di cui sopra: sbranato dalla iena della speculazione chiamata e premiata per ristabilire gli equilibri turbati da scelte disinformate o con secondi fini.

42-23604242

Si arriverà al punto che le politiche saranno in vendita!

E come? Lo abbiamo già visto per il "cattivone" e per il "riccone": non appena una persona o un gruppo di persone negozia per ragioni indipendenti dalle informazioni possedute diverrà conveniente neutralizzare la loro azione attraverso arbitraggi. Gli speculatori non aspettano altro e in un regime di Speculocrazia sono loro a comandare.

Sei sicuro che gli obiettivi meritevoli siano misurabili?

Bella domanda. Oggi misuriamo la ricchezza in termini di PIL, la diseguaglianza in termini di coefficiente Gini, l' andamento dei prezzi in termini di panieri inflazionistici... Sono fiducioso che esistano molti obiettivi meritevoli che possono essere misurati in modo affidabile da organismi terzi.

Da leggere:
http://hanson.gmu.edu/ifpubs.html#Hanson