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mercoledì 3 giugno 2020

PERCHE' DIO CI HA ABBANDONATO? hl Book Review: Origin Of Consciousness In The Breakdown Of The Bicameral Mind

Cos'è l'inconscio te lo insegna Freud, cos'è la coscienza te lo insegna la mamma. Sì, la mente è una teoria che si insegna e si impara.
Espressioni come: "l'abuso che ho subito da piccolo è un fardello che sto ancora elaborando" sarebbe incomprensibile prima di Freud, un po' come se negli anni ottanta vi avessero chiesto di "cliccare con il mouse sull'icona": ogni parola è sensata ma la frase è assurda.
Quando la mamma ti dice "a cosa stai pensando?", oppure "mi sembri triste", ti sta insegnando indirettamente una teoria della mente, con osservazioni del genere imparerai presto che la mente è uno spazio immaginario che contiene cose come pensieri, emozioni e desideri. Se intendi concepire un pensiero, basta che tu lo voglia e ci riuscirai, l'energia necessaria la chiamerai forza di volontà. Tutto questo è per noi così ovvio che sembra puro buon senso, invece è una teoria della mente relativamente recente che risale a circa 3500 anni fa, prima non riscontriamo nessun riferimento alla mente. La mente non c'era, c'erano le "voci".
Se ho in testa qualcosa potrei descrivere il fenomeno come un pensiero che sto pensando, oppure come una voce che sto ascoltando. Perché no? Oggi la prima soluzione è scontata, ieri la seconda era invece più comune. Se i nostri antenati ci appaiono come dei dissociati mentali, noi appariremmo a loro come egoisti e presuntuosi in preda a demoni pervertiti.
Senti una voce che ti dice cosa fare, che ti loda per i tuoi successi, che ti critica per i tuoi fallimenti e ti dice quali decisioni prendere in situazioni difficili. La moderna teoria della mente ti dice che questa è la TUA voce, sei TU che stai pensando i tuoi pensieri. Ma senza la teoria della mente che ti ha insegnato la mamma potresti interpretare diversamente la cosa. I bambini, per esempio, non hanno una teoria della mente ben formata, per questo spesso pensano che l'amico immaginario parli con loro. I Santi e i profeti hanno Dio. Noi stessi, nei sogni, facciamo parlare altre persone. Io a volte sento la Madonna rispondere alle mie preghiere. Sulla rete ci sono gruppi di persone che si incontrano per coltivare l'idea della multipersonalità (ometto i link perché pericolosi). Conosco un tale che scrive racconti e nella febbre della creatività parla con i suoi personaggi. Ecco, orientarsi verso una personalità multipla ci appare innaturale ma è in realtà abbastanza facile in contesti culturali che lo favoriscono o addirittura lo richiedono.
Gli antichi avevano una teoria della mente che privilegiava le voci. Omero anelava a trascrivere il canto delle Muse. Proprio come noi insegniamo ai nostri figli che la voce nella loro mente è la LORO, così gli antichi insegnavano ai loro figli che la voce nella loro testa era un DIO che dava loro dei comandi. Tutti erano continuamente nello stesso tipo di trance in cui si trova oggi uno schizofrenico che ascolta le voci, anche se c'erano alcuni fuoriclasse ammirati da tutti, mi riferisco a mistici, santi e profeti.
Ma quando c'è stata la svolta? Forse con l'emergere dell'individualismo. In questo caotico tutti contro tutti si contava solo sulle proprie forze e l'idea di un demiurgo che ci guidava in quanto parti di un progetto armonioso suonava sempre meno promettente. Gli antichi avvertivano il cambiamento è si chiedevano "perché Dio ci abbandona?", "perché gli dei si sono ritirati?". Gli Assiri inventarono addirittura l'idea di Paradiso. Prima era inutile, Dio dimorava stabilmente presso gli uomini, ma ora si è nascosto lassù e dobbiamo essere noi ad andare da lui.
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aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Book Review: Origin Of Consciousness In The Breakdown Of The Bicameral Mind
Citation (APA): riccardo-mariani@libero.it. (2020). Book Review: Origin Of Consciousness In The Breakdown Of The Bicameral Mind [Kindle Android version]. Retrieved from Amazon.com

Parte introduttiva
Evidenzia (giallo) - Posizione 3
Book Review: Origin Of Consciousness In The Breakdown Of The Bicameral Mind
Nota - Posizione 3
@@@@@@ cos é una teoria della mentes? É il modo in cui pensiamo bche la nmente funzioni. Es l inconscio nasce con freud. tesi del libro: la mente nasce con l iliade. le voci. I pensieri come voci. Le personalitá multipli.
Evidenzia (giallo) - Posizione 3
Julian Jaynes’ The Origin Of Consciousness In The Breakdown Of The Bicameral Mind
Evidenzia (giallo) - Posizione 8
Theory-of-mind is our intuitive model of how the mind works.
Evidenzia (giallo) - Posizione 9
Every schoolchild has theory-of-mind.
Nota - Posizione 9
Un esempio
Evidenzia (giallo) - Posizione 9
the mind is an imaginary space containing things like thoughts, emotions, and desires.
Evidenzia (giallo) - Posizione 11
I will thoughts to happen, and they happen;
Evidenzia (giallo) - Posizione 12
This needs a resource called willpower;
Evidenzia (giallo) - Posizione 13
When important things happen, sometimes my mind gets strong emotions;
Evidenzia (giallo) - Posizione 14
All this seems so obvious that it sounds like common sense
Evidenzia (giallo) - Posizione 15
young children don’t start out with theory of mind. They can’t separate themselves from their emotions;
Evidenzia (giallo) - Posizione 17
children are famously unable to figure out that a playmate who has different evidence than they do
Nota - Posizione 18
Bisogna impararlo
Evidenzia (giallo) - Posizione 19
You learn it from your parents.
Evidenzia (giallo) - Posizione 20
“What do you think?”
Nota - Posizione 20
Cose che ti dice la mamma
Evidenzia (giallo) - Posizione 20
“You look sad”
Evidenzia (giallo) - Posizione 20
Eventually it all sinks in. Kids learn their parent’s theory-of-mind
Evidenzia (giallo) - Posizione 21
When in human history did theory-of-mind first arise?
Nota - Posizione 22
La domanda del libro
Evidenzia (giallo) - Posizione 22
“The unconscious” only really entered our theory-of-mind with Freud.
Nota - Posizione 23
Esempio
Evidenzia (giallo) - Posizione 27
He thinks it comes from the Bronze Age Near East, c. 1500– 750 BC.
Nota - Posizione 28
L ardita tesi del libro
Nota - Posizione 28
Tttttttttt
Evidenzia (giallo) - Posizione 28
II.
Evidenzia (giallo) - Posizione 29
He reviews various samples of Bronze Age writing from before and after this period, and shows that the early writings have no references to mental processes, and the later ones do.
Nota - Posizione 30
Testi
Evidenzia (giallo) - Posizione 36
Jaynes spends the most time talking about the Iliad,
Nota - Posizione 37
L inizio della mente
Evidenzia (giallo) - Posizione 41
a typical translation might use a phrase like “Fear filled Agamemnon’s mind”. Wrong! There is no word for “mind” in the Iliad,
Evidenzia (giallo) - Posizione 44
rose in Agamemnon’s belly”.
Evidenzia (giallo) - Posizione 46
Later, when the Greeks got theory of mind, they repurposed all these terms.
Evidenzia (giallo) - Posizione 54
The response of Achilles begins in his etor, or what I suggest is a cramp in his guts,
Nota - Posizione 54
Alternative alla mente
Nota - Posizione 58
Ttttttttttt
Evidenzia (giallo) - Posizione 58
III.
Evidenzia (giallo) - Posizione 58
you hear a voice that tells you what to do, praises you for your successes, criticizes you for your failures, and tells you what decisions to make in difficult situations. Modern theory-of-mind tells you that this is your own voice, thinking thoughts.
Nota - Posizione 60
Un caso ricondotto
Evidenzia (giallo) - Posizione 60
If you don’t have theory of mind, what do you do with it?
Evidenzia (giallo) - Posizione 61
Children don’t have theory of mind,
Evidenzia (giallo) - Posizione 61
half of them have imaginary friends.
Evidenzia (giallo) - Posizione 63
better term would be “hallucinatory friend”
Evidenzia (giallo) - Posizione 64
the voice in your head is a friend– or god
Evidenzia (giallo) - Posizione 66
I know some very smart and otherwise completely sane evangelical Christians who swear to me that God answers their prayers.
Evidenzia (giallo) - Posizione 67
God’s voice may not sound exactly like an external voice,
Evidenzia (giallo) - Posizione 71
In Internal Family Systems, the therapist asks the patient to conceptualize some part of their mind (maybe the part that’s producing a certain symptom) as a person, and to talk to it.
Nota - Posizione 73
Terapie che funzionano
Evidenzia (giallo) - Posizione 75
“Hello, I am your anxiety, and I’m only inflicting these fears on you because we were abused as a child and I want to make sure nobody ever abuses us like that again”.
Evidenzia (giallo) - Posizione 79
dissociative identity
Evidenzia (giallo) - Posizione 84
someone rediscovered/ invented tulpamancy, the idea of cultivating multiple personalities on purpose because it’s cool.
Evidenzia (giallo) - Posizione 85
talking to a different entity inside of them.
Evidenzia (giallo) - Posizione 86
I have a friend who writes novels,
Nota - Posizione 86
Parla con i suoi personaggi
Evidenzia (giallo) - Posizione 92
giving yourself multiple personalities is actually pretty easy under the right circumstances.
Evidenzia (giallo) - Posizione 94
cultural context in which having a multiple personality is expected.
Nota - Posizione 94
Tipo
Evidenzia (giallo) - Posizione 94
They had absolutely no theory of mind,
Nota - Posizione 95
Gli antichi
Evidenzia (giallo) - Posizione 95
Just as we teach our children that the voice in their mind is them thinking to theirselves, so the ancients would teach their children that the voice in their head was a god giving them commands.
Evidenzia (giallo) - Posizione 99
The Greeks have their daemons, the Romans their genii, the Egyptians their ka and ba, and the Mesopotamians their iri.
Evidenzia (giallo) - Posizione 104
Every ancient text is in complete agreement that everyone in society heard the gods’ voices very often and usually based decisions off of them.
Evidenzia (giallo) - Posizione 112
If the Bronze Age seems kind of hive-mind-y, Julian Jaynes argues this is because its inhabitants weren’t quite individuals,
Nota - Posizione 113
Indiividualismo
Evidenzia (giallo) - Posizione 113
They were in the same kind of trance as a schizophrenic listening to voices
Evidenzia (giallo) - Posizione 126
Then, around 1250 BC, this well-oiled system started to break down. Jaynes blames trade.
Nota - Posizione 126
Il passaggio
Evidenzia (giallo) - Posizione 126
Traders were always going into other countries,
Evidenzia (giallo) - Posizione 128
they would have to negotiate with rival merchants!
Evidenzia (giallo) - Posizione 128
you need to be able to model what your rival is thinking
Evidenzia (giallo) - Posizione 134
as theory of mind spread, the voices of the gods faded.
Evidenzia (giallo) - Posizione 137
“the gods have forsaken us”
Evidenzia (giallo) - Posizione 137
why aren’t there gods anymore?”
Evidenzia (giallo) - Posizione 144
So people got desperate.
Evidenzia (giallo) - Posizione 169
The Assyrians invented the idea of Heaven. Previously, Heaven had been unnecessary. You could go visit your god in the local ziggurat,
Nota - Posizione 170
Dio vci ha abbandonato. L invenzione del paradiso
Evidenzia (giallo) - Posizione 170
gods had retreated to heaven
Evidenzia (giallo) - Posizione 172
By 500 BC, the ability to hear the gods was limited to a few prophets,
Evidenzia (giallo) - Posizione 174
For Jaynes, the Iliad starts “Sing, O Muse…” because the poet was expecting a hallucinatory Muse to actually appear
Evidenzia (giallo) - Posizione 176
Plutarch’s On The Failure Of Oracles.
Evidenzia (giallo) - Posizione 181
The last oracle to fade away was the greatest– Delphi,
Nota - Posizione 188
Ttttttttttt
Evidenzia (giallo) - Posizione 188
IV.
Evidenzia (giallo) - Posizione 189
The real Origin Of Consciousness In The Breakdown Of The Bicameral Mind is like my edited version above, except that wherever I say “theory of mind”, it says “consciousness”.
Evidenzia (giallo) - Posizione 191
Consciousness means so many different things to so many different people, and none of them realize they’re talking past each other,
Evidenzia (giallo) - Posizione 193
Did he literally believe that the Sumerians, Homeric Greeks, etc were p-zombies?
Evidenzia (giallo) - Posizione 209
The other major difference between my rewrite and Jaynes’ real book is that Jaynes focuses heavily on “bicamerality”
Evidenzia (giallo) - Posizione 211
the left hemisphere was the “mortal” and the right hemisphere the “god”
Nota - Posizione 211
Bronze age
Evidenzia (giallo) - Posizione 213
I am not an expert in functional neuroanatomy, but my impression is that recent research has not been kind to any theories too reliant on hemispheric lateralization.
Nota - Posizione 226
Ttttttttt
Evidenzia (giallo) - Posizione 226
V.
Evidenzia (giallo) - Posizione 227
what about Australian Aborigines?
Nota - Posizione 227
Altro problemino
Evidenzia (giallo) - Posizione 228
If consciousness is an invention, and it didn’t spread to these groups, did these groups have it?
Evidenzia (giallo) - Posizione 230
Jaynes claims Bronze Agers heard gods literally all the time, as a substitute for individual thought.
Evidenzia (giallo) - Posizione 232
And these people also seem to be able to strategically deceive others, another key consciousness innovation Jaynes says Bronze Agers lacked.
Evidenzia (giallo) - Posizione 252
minds of primitive people are pretty weird, and I believe that, but they don’t seem quite as weird as Jaynes wants them to be.
Evidenzia (giallo) - Posizione 260
It’s well-known that some other cultures rarely get depression and anxiety in the classical Western sense.
Evidenzia (giallo) - Posizione 264
I’m not saying these people aren’t conscious or have no theory of mind. But it seems like their theory of mind must be… arranged… differently than ours is, somehow.
Evidenzia (giallo) - Posizione 269
the most important thing I’m going to take away from Origin of Consciousness is that theory of mind is an artifact, not a given, and it’s not necessarily the same everywhere.
Evidenzia (giallo) - Posizione 271
Much of the way we relate to our mind is culturally determined,
Evidenzia (giallo) - Posizione 272
Theory-of-mind-space is wider than we imagine,

sabato 11 gennaio 2020

MISTICI



https://feedly.com/i/entry/hp7zdYlKSlGYuA31kyTRqj8gG7wuHeIjPMXwHhRq2yQ=_18464284634:1037f98:d8b4f5e5 

IL MISTICISMO CIELLINO

Nei gruppetti e nelle scuole di comunità in cui i ragazzi del movimento commentano l'opera di don Giussani la fede è concepita come l'esito di un incontro con Gesù. Io, devo ammettere, non ho mai incontrato Gesù ma molti amici dicono di aver fatto questa esperienza, magari aiutati dalla preghiera.

Considerato che sono sinceri, è possibile anche solo concepire che non stiano dicendo la verità?

In altri termini, è possibile sbagliarsi sulla propria esperienza? Cioè, se qualcuno dice che ha fame, forse sta dicendo la verità, forse sta mentendo ma non c'è una terza opzione. Oppure sì? In effetti a volte dico a me stesso che non ho fame ma poi, se comincio a mangiare riluttante, divoro tutto e devo ammettere a me stesso che avevo famo. Eppure non riesco ancora ad ammettere che mi sbagliavo dicendo che non avevo fame. Ero nel giusto: non avevo fame e non avrei toccato cibo senza soffrire di questa cosa. La fame mi è venuta dopo. Forse il mio corpo aveva fame e la mia mente no, ma io sono la mia mente, non il mio corpo. Forse l'incontro con Cristo avviene solo nella nostra mente ma per questo fatto non è meno reale.

Ogni percezione, in un certo senso, è un'allucinazione.

La vista del fiore più bello che tu abbia mai visto è solo uno schema di impulsi nervosi che invia il tuo talamo alla corteccia. Il dolore più orribile che tu abbia mai provato è solo uno schema di impulsi nervosi inviato dal tuo talamo. Forse nel 30 AC il talamo di San Pietro inviò alla sua neocorteccia la stringa 3a09e1508ff7, che corrispondeva a qualche immagine particolare di Gesù, e questa non era un'allucinazione in senso stretto perché Gesù era in piedi proprio di fronte a lui. E forse la settimana scorsa il talamo di qualche ciellino ha inviato alla sua neocorteccia lo stesso identico pacchetto, 3a09e1508ff7, che corrisponde alla stessa identica percezione di una visione di Gesù, ma in quel caso si trattava di un'allucinazione, perché Gesù non era là.

Gesù non era là, tuttavia, non possiamo parlare di falsità. Forse che il dolore psicosomatico è falso dolore? Qualcuno potrebbe rompersi il ginocchio e il suo talamo invia il pacchetto 09f7e8e15445, che corrisponde al dolore lancinante al ginocchio. Qualcun altro con dolore psicosomatico al ginocchio riceve lo stesso pacchetto dal talamo, pacchetto 09f7e8e15445, e sente esattamente la stessa cosa. Chi soffre di più? Se una strega ti ha maledetto e puoi scegliere tra dolore fisico e dolore psicosomatico, la risposta sbagliata è "ovviamente psicosomatico, perché è un falso dolore". Altro che falso dolore, la stringa è la stessa, risposta giusta, semmai, è chiedere qualcosa come "quale è più facile da curare?" o "quale è più probabile che se ne vada da solo?".

Per questi motivi, una volta appurata la sincerità della persona, tendo a credere a chi mi riferisce esperienze soggettive di tipo mistico.


MISTICI


Sto ascoltando su Radio Tre una trasmissione di Uomini e Profeti dedicata a Raimon Panikkar e mi è venuta una gran voglia di scrivere un post al misticismo; purtroppo mi mancano le forze, tuttavia ho buttato giù una scaletta destinata a coprire una prima parte, quella dove esprimerei il mio scetticismo di default. Se qualcuno volesse sfruttarla e completare il lavoro…
1) Se il nostro cervello è come un computer, perché quando un computer si rompe lo schermo diventa nero o si blocca o qualcosa del genere, mentre quando si “rompe” il nostro cervello comincia a vedere Gesù e a sentire le voci dei santi?
2) Cominciamo con una distinzione cruciale, possiamo pensare in due modi: 1) dal basso all’alto (si mettono insieme piccole cose per poter pensare una grande cosa), 2) dall’alto al basso (si pensa il tutto e lo si scompone in piccole cose).
3) Esempio 1. Quando vedi le tre lettere C, A e T di fila, potresti combinarle per ottenere la parola CAT. Stai pensando dal basso: prendi il “piccolo” e ottieni il “grande”. Oppure puoi dare un’occhiata al tutto e decidere che la lettera ambigua è un’ H nella prima parola e una A nella seconda in modo da poter leggere “THE CAT”, ovvero un’espressione sensata. Nota che il medesimo simbolo non puo’ essere contemporaneamente un’ H e una A, la cosa diventa possibile solo se pensiamo dall’alto in basso, cioè solo se il tutto dà senso alle parti. La nostra immagine generale ha cambiato il modo di vedere gli elementi particolari.
4) Esempio 2. Riconosciamo la frase “PARIS IN THE SPRINGTIME”, e quindi supponiamo che sia ciò a cui il cartello rinvia. Ma così facendo espelliamo il doppione del termine THE poiché bizzarro. Cosa è successo? E’ successo che pensando dal generale al particolare abbiamo espulso dal nostro orizzonte quei particolari che non rientrano nello schema che ci siamo fatti. L’operazione non sarebbe stata possibile se avessimo sommato i particolari poiché in quel caso il doppione sarebbe stato ineludibile.
5) Esempio 3. Cosa vedete in questa immagine (andrebbe vista su mega-schermo)? Alcuni vedono solo macchie informi, altri vedono una mucca. Se dite ai primi della mucca presto riusciranno a vederla anche loro, non solo: NON RIUSCIRANNO A VEDERE altro che una mucca! E’ come se il “pensiero dall’alto” si fosse imposto in modo prepotente; una volta che questa modalità di pensiero si afferma, diventa padrone della scena. Avendo dato a te stesso uno schema dall’alto verso il basso (top down) su cui lavorare, lo schema si organizza in buona parte autonomamente dalla tua volontà.
6) Pensa all’elaborazione cognitiva dall’alto verso il basso come a un modo di prendere l’insignificante (“rumore”) ed espellerlo al fine che il tutto quadri e abbia un senso. Un modo di far tornare i conti. L’allucinazione si spiega in questo modo: eliminazione compulsiva del “rumore”. Quando la tua facoltà di creare corrispondenze è “rotta” (lavora troppo), troverai in continuazione modelli che non sono presenti nella realtà ma che la tua inusitata capacità di “depurazione” scambia per realistici. L’inspiegato viene ricondotto alle alternative significative. l’allucinazione emerge quando la tua capacità di elaborazione top-down diventano così disfunzionali da espellere una miriade di elementi pur di ricondurre tutto agli schemi significativi.
7) E’ quello che succede ogni notte quando sogniamo. Noi possediamo degli “schemi significativi” che derivano dalle nostre esperienze più importanti, anche solo un piccolo evento nella nostra rete neuronale puo’ metterci in moto nel tentativo di ricondurre tutto a questi schemi. Il sogno rappresenta questo sforzo generato automaticamente dal cervello.
8) I paranoici sono le persone più soggette ad allucinazioni. Non sorprende: il paranoico ha idee fisse, quindi schemi di significato fortissimi, il suo tentativo esagerato di ricondurre tutto a quegli schemi genera allucinazioni. C’è in questi soggetti un disturbo nei modelli associativi, è come se lavorassero troppo intensamente, nel tempo si sono costruiti in testa una trama e ogni cosa che accade loro viene adattata senza sforzo.
9) Le stesse persone che hanno allucinazioni hanno anche esperienze mistiche, come se sentissero un senso di improvvisa comprensione e connessione con l’universo. Ci sono tre categorie di persone che presentano queste caratteristiche: 1) i tossici, 2) chi fa meditazione, 3) i profeti. Dietro di loro potrebbe esserci un abuso della facoltà associativa.
10) A questo punto potrei citare il Rabbi Clifford: “… come una capra di montagna che salta estaticamente da una falesia all’altra, ogni mio pensiero scaturisce da un altro, e da un altro ancora, all’infinito. Posso continuare senza sforzo a connettere cose che non avrei mai pensato come connesse”. Qui ci starebbe bene una digressione sulla cabala ebraica. Oppure l’analisi mistica delle filastrocche di Mamma Oca eseguite dal satanista Aleister Croewley. Pertinenza ed effettistica si sposerebbero bene. I koan Zen sono qualcosa di un po’ differente, ma li tratterei ugualmente qui visto che implicano anche una notevole capacità di torturare concetti casuali per ricondurli a schemi di partenza.
11) A cosa puo’ dunque essere ricondotto molto misticismo? All’esercizio forzato delle nostre facoltà di abbinamento e connessione con modelli di riferimento. Una facoltà esercitata “a vuoto” ma in modo impressionante, un po’ come il culturista che in palestra produce un’energia muscolare devastante impiegata solo per spostare i pesi a destra e poi di nuovo a sinistra. Questa ipotesi si sposa bene con il resoconto dei mistici: “tutto è connesso” o “tutto è uno”, o “tutto ha un senso” o “tutto nell’universo è buono ed è lì per uno scopo”. E alla fine vedono Dio, ovvero il collante di tutte le cose, ovvero il vertice che da senso a tutto (cio’ che non lo riceve viene espulso). Ma non si sposa del tutto con altri particolari.
12) Domande inevase: perché le persone con esperienze mistiche sono mediamente più felici e convivono meglio con la realtà? Di certo trovare un senso nelle cose è piacevole e utile, così come non trovarlo può essere molto stressante! Ma una risposta più persuasiva la lascerei alla seconda parte dell’articolo (qui).

martedì 24 dicembre 2019

LA STRATEGIA DI FRANCESCO: AMBIGUITA' + PURGHE.

LA STRATEGIA DI FRANCESCO: AMBIGUITA' + PURGHE.
Francesco è chiamato a cambiare la chiesa, in particolare ad introdurre forme di relativismo nel suo insegnamento morale. Un compito improbo. Come cambiare chi fa della Tradizione il suo punto di forza? Come capovolgere un insegnamento passato che non puo' essere contraddetto pena la scomunica? Occorre avere del genio per buttarsi in questa impresa. Oggi capiamo meglio la strategia scelta da Francesco: allusioni, no comment e rimozioni più o meno silenziose negli organigrammi. La via gesuitica per eccellenza. Mi spiego meglio.
In diversi momenti del pontificato, papa Francesco ha concesso interviste a Eugenio Scalfari, si è trattato di interviste alquanto strane poiché nessuno prendeva appunti. Gli articoli che seguirono furono "trascrizioni" di un dialogo evocato dalla memoria dell'ottuagenario (e anche un po' rincoglionito) giornalista. In questa sede Francesco tendeva ad essere piuttosto spericolato, anche se per la forma scelta risultava alquanto difficile comprendere cosa il pontefice avesse effettivamente detto. Per esempio, nell'autunno del 2013 (prima conversazione), sembra che il papa avesse definito il proselitismo un' "assurdità solenne", precisando che "non esiste un dio cattolico", e suggerendo che "ognuno ha la propria idea di bene e male e deve scegliere di seguire il bene e combattere il male come lo concepisce", concludendo con questa perla new age: "... la nostra specie finirà ma la luce di Dio non finirà e a quel punto invaderà tutte le anime e sarà tutto in tutti". I virgolettati sono quanto riferisce Scalfari, non le parole uscite dalla bocca di Francesco. il sito ufficiale del Vaticano, dopo aver pubblicato l'intervista, la ritirò immediatamente dopo dicendo che "il testo era una ricostruzione" approvata da Francesco senza per questo che fossero "chiare le parole esatte usate dal papa".
Una delle solite gaffe di Francesco? No perché nell'estate del 2014 lo strano colloquio "senza appunti" si ripete nonostante i casini sollevati dal precedente. Evidentemente la formula de-responsabilizzante piaceva a Francesco, che questa volta sparò a zero sui cardinali: "colpevoli degli abusi sui bambini" impegnandosi a "trovare soluzioni" al "problema" del celibato sacerdotale. L'ufficio stampa vaticano fa i salti mortali e sostiene che mentre lo "spirito" della conversazione è riportato in modo accurato, "le espressioni individuali che sono state usate per riferire il dialogo e il modo in cui sono state riportate non possono essere attribuite al papa".
Francesco, da vero gesuita, è come un topo nel formaggio nella formula del dico/non-dico, e nella primavera del 2015 concede a Scalfari un altro giro di walzer, e, ormai si è capito, altre sparate ad alzo zero: le anime perdute sarebbero "annientate" invece che dannate. Di fatto per il papa l'inferno non esisterebbe, ci fa sapere il sempre più ottuagenario Scalfari. L'ufficio stampa vaticano suda freddo a balbetta che si tratta di discussioni private i cui dettagli non possono essere confermati.
E' qualcosa più di un sospetto che Francesco veda un vantaggio strategico in questo tipo di comunicazioni deliberatamente inaffidabili. Per lui sono un mezzo per lasciar trapelare un messaggio informale ai suoi sostenitori. Si lancia il sasso e si ritira la mano, nella tradizione gesuitica. Non sorprende quindi che sia tornato da Scalfari dopo il secondo sinodo sulla famiglia per darne un'interpretazione a cui nessuno sa che valore dare. Qui il nodo era la comunione ai divorziati, ovvero la questione cardine attraverso cui il soggettivismo prova a far far breccia nella morale cattolica. Si tratta di capire se puo' essere accordato il perdono a chi trova certe prove troppo dure - per esempio la convivenza casta - e fallisce nel tentativo di superarle. Scalfari riferì che secondo il papa il soggettivismo nel caso dei divorziati risposati è ammissibile e che "... le valutazioni di fatto sono affidate ai confessori, ma alla fine di percorsi più o meno rapidi, tutti coloro che lo chiederanno saranno ammessi al sacramento...". Come al solito il Vaticano ha negato che questa citazione fosse necessariamente accurata, anche se ormai la musica l'abbiamo capita, non siamo tonti.
Ad ogni modo, la posizione riferita da Scalfari fu rinforzata da Padre Spadaro, lo spericolato interprete ufficioso del papa, che pubblicò un riassunto del sinodo su Civiltà Cattolica, divenuta nel frattempo la rivista papalina per eccellenza. Tutto ciò che contava, scrisse Spadaro, era che il documento parlava dell'integrazione dei risposati e che l'insegnamento tradizionale non era quindi stato riproposto. Il sinodo costituiva un ribaltamento della tradizione. Questa lettura del del sinodo in termini di rottura era simile a quella che molti cattolici progressisti hanno sempre dato dei documenti del Vaticano II: ciò che conta è la direzione impressa al movimento più che la lettera. Si prendono le distanze dal metodo tradizionale di interpretazione del magistero della chiesa, secondo il quale qualsiasi documento doveva essere interpretata nel segno della continuità: ovunque ci fossero ambiguità la tradizione preesistente doveva rimanere la regola. Poiché parliamo di testi dove l'ambiguità la fa da padrone, progressisti e conservatori potevano guardare alla stessa lettera traendone implicazioni radicalmente diverse,
E Francesco che faceva nel corso di questo stallo post-sinodale? Francesco sembrava segnalare a più riprese che nelle sue dichiarazioni finali avrebbe risolto quelle ambiguità nel senso di autorizzare una nuova disciplina, la comunione sarebbe stata concessa ai risposati senza particolari percorsi di penitenza formale, ma attraverso lo scivolo agevolato di una decisione personale dei singoli pastori. Coloro che avevano preso nel sinodo una posizione contro la comunione per i risposati, ha scritto nel novembre successivo il sacerdote-editorialista canadese Padre de Souza, “devono essere pronti affinché il Santo Padre decida diversamente". La Chiesa è stata preparata da molte voci ad un esito di questo tipo.
Cinque mesi dopo, finalmente arrivò la tanto attesa esortazione papale Amoris Laetitia, la piú lunga enciclica della storia, un documento a volte ricco di intuizioni pastorali, a volte ripetitivo e banale. Ma tutti gli occhi erano puntati sull'ottavo capitolo, in cui si giocavano i destini della dottrina cattolica. Ebbene, dopo averlo letto, nessuno poteva dire di averlo compreso per quanto era vago. Parecchi passaggi chiave sembravano prendere in prestito da un saggio che l'arcivescovo - amico del papa - Victor Fernández aveva scritto dieci anni prima per una conferenza in polemica con la Veritatis Splendor. Di fatto il papa argentino ammucchiava elenchi di fattori attenuanti che rendevano meno grave un apparente peccato mortale. Veniva considerato un po' tutto nel tentativo di "medicalizzare" il peccato: tumulti familiari, psicologia personale, esigenze della vita moderna. Senza dubbio l'impressione è che Francesco non stesse argomentando nel solco di Giovanni Paolo II ma in opposizione. Si voleva giungere alla conclusione che le circostanze personali attenuassero la colpevolezza morale. Ma fino a che punto? Nella mente dei progressisti bisognava arrivare a dire che in molti casi l'insegnamento della chiesa sul matrimonio e sulla sessualità chiedesse troppo al "cristiano ordinario". In questo caso, si sarebbe arrivati vicini a contraddire non solo Giovanni Paolo e altri papi recenti ma il Concilio di Trento nel XVI secolo affermando chiaramente una forma di relativismo, ovvero che alcune circostanze "non consentono" a certi crisitiani di evitare il peccato, e che quindi in alcuni casi il peccato non è tale. Insomma, la grazia di Dio a volte è insufficiente. Sarebbe questa una revisione seria della posizione tradizionale della chiesa, una posizione più vicina ad alcune teologie protestanti. Questo flirt con la revisione teologica era così grave che provocò oltre venti pagine di modifiche suggerite dalla congregazione per la dottrina della fede presieduta dal cardinale Müller. Ma tutti i suoi suggerimenti furono ignorati. Con Muller bisognava regolare i conti dopo. In conclusione, fu chiaro un po' a tutti che il capitolo otto di Amoris Laetitia desiderasse ardentemente cambiare le regole della comunione nella chiesa, la sua logica suggeriva come un tale cambiamento fosse ragionevole e desiderabile. Eppure il papa evitava con cura di parlare della cosa in modo diretto o esplicito. Avrebbe dovuto dire: "... per molti divorziati risposati, la legge della chiesa è troppo difficile da seguire, i dilemmi morali troppo estremi, e quindi costoro non possono essere considerati come peccatori gravi e, di conseguenza, è giusto che abbiano accesso alla comunione se in buona coscienza...". Il papa si limitò a far trapelare questo pensiero eretico senza mai pronunciarlo. Certo, ci andò vicino con la nota 329, nella quale si ritiene che è irragionevole che la chiesa chieda - come ha fatto Familiaris Consortio di Giovanni Paolo - che una coppia risposata con figli cerchi di vivere come fratello e sorella, senza fare sesso, perché in questi casi "il bene dei bambini" potrebbe deturpato dalla mancanza di intimità dei genitori. Oppure nella nota 351, nella quale ci si riferisce a persone che, a causa di "fattori condizionanti e attenuanti", potrebbero non essere "soggettivamente colpevoli" per i loro peccati, e quindi dovrebbero essere aiutate a "crescere nella vita di grazia e carità" anche prima che la loro situazione irregolare venga risolta, e che in certi casi, questo aiuto può includere l'accesso ai sacramenti. Ma quali sono quei "certi casi" in cui i sacramenti possono essere dati? Includono quei casi in cui le persone continuano a vivere nell'adulterio pubblico? La nota a piè di pagina non lo diceva chiaramente; si limita ad allusioni che lasciano aperta la possibilità. Ma la disciplina ecclesiale su un insegnamento morale di base puo' essere appaltata a una ellittica nota a piè di pagina o a un'esortazione papale deliberatamente ambigua? A seconda dell'interpretazione che se ne dà, l'Amoris Laetitia di Francesco puo' cambiare ciò che i suoi recenti predecessori avevano insegnato in modo nitido. Questo è lo sviluppo rivoluzionario che scuote la chiesa!
Veniamo alle reazioni. Ci furono conservatori per i quali il sollievo costituì l'emozione dominante: il papa non aveva esplicitamente insegnato un'eresia. D'altra parte, c'erano conservatori (tra cui il cardinale Raymond Burke) per i quali quelle note e quelle formulazioni erano troppo pericolose per essere ignorate. La tesi della continuità fu difesa da diverse figure di spicco legate a Giovanni Paolo II e Benedetto - tra cui Rocco Buttiglione e Christoph Schönborn. Buttiglione pensava al divorziato intrappolato in un secondo matrimonio che ne coartasse la libertà con costrizioni psicologiche, in cui minacce o ricatti o abusi palesi da parte del partner rendessero il peccato sessuale semplicemente veniale e non mortale, e comunque non abbastanza malvagio da dover astenersi dalla comunione. L'analogia più sorprendente usata era la condizione di una prostituta sotto il dominio di un brutale magnaccia! Erano questi casi veramente estremi, vere e proprie prigioni emotive, sosteneva Buttiglione, che Amoris aveva in mente quando accennava all'apertura della comunione. In simili casi di relazione tossica l'accesso ai sacramenti poteva aiutare. C'era poi il caso dell'ignoranza: un cattolico divorziato e risposato ma che, fuorviato dalla cultura in cui era immerso, non era stato in grado di capire che il secondo matrimonio costituiva adulterio, poteva ricevere provvisoriamente la comunione mentre veniva educato nella piena verità della fede. Naturalmente i progressisti avevano in mente qualcosa di completamente diverso, Kasper proponeva la comunione per i risposati non come un dono temporaneo per persone nel caos e in grande difficoltà, ma come una grazia permanente per i cattolici divorziati che avevano ricostruito le loro vite in un secondo matrimonio. Non relazioni tossiche, quindi, ma relazioni mature ed equilibrate. Kasper operava un ribaltamento: l'opinione ufficiale della chiesa, secondo cui la separazione o il divorzio civile era talvolta accettabile ma il risposarsi sempre sbagliato, era implicitamente ribaltata: il divorzio passato è diventato il peccato chiave e il nuovo matrimonio una sorta di riparazione. La prostituta di Buttiglione, insomma, non era per Kasper un buon candidato a ricevere la comunione. E il linguaggio di Amoris sembrava molto più vicino all'idea di Kasper e all'idea di reinserimento, anche se letture multiple erano possibili e ragionevoli, e poiché il papa aveva rifiutato di scegliere esplicitamente tra queste letture antitetiche, tutte erano state autorizzate.
Il sinodo aveva respinto la visione tedesca di una devoluzione dell'autorità dottrinale, di un cattolicesimo di opzione locale, ma deliberando poi un documento così ambiguo, papa Francesco aveva spinto il cattolicesimo esattamente verso quel tipo di devoluzione: ognuno faceva come gli pareva. I vescovi conservatori - per esempio quelli polacchi o quelli americani guidati da Charles Chaput - dichiaravano tutti contenti che la regola dei secoli precedenti era ancora pienamente in vigore e che il messaggio di reintegrazione del papa era limitato, e che "l'accompagnamento" per i risposati poteva condurre alla comunione solo se avessero ottenuto un annullamento o vivessero come fratello e sorella. Altrove, nelle diocesi progressiste, c'erano vescovi che annunciavano rapidamente la loro intenzione di accogliere i risposati in comunione. Il vescovo Robert McElroy a San Diego, per esempio. A Genova il vescovo Betori istituì un "corso di formazione diocesana". La prima lezione fu tenuta dal suo predecessore, il cardinale Ennio Antonelli, un conservatore che disse agli ascoltatori che il divieto di comunione per i risposati era ancora in vigore. Ma poi, quando la serie di conferenze arrivò al controverso ottavo capitolo, l'oratore invitato dal cardinale Betori fu un sostenitore dell'interpretazione più liberale, mons. Basilio Petra, il quale imboccò la via opposta a quella delineata nell'introduzione. Questi comici episodi chiarirono che non vi era consenso su ciò che Amoris intendesse, nemmeno tra i leader cattolici. La stragrande maggioranza dei cinquemila vescovi del mondo, indipendentemente dal loro orientamento teologico, rifiutava di assumere una posizione ferma, e dopo vedremo perché. Un sacerdote inglese, padre John Hunwicke, prese in prestito una frase dal famoso convertito inglese del diciannovesimo secolo John Henry Newman e parlò di "una sospensione del magistero". Bruno Forte ebbe modo di parafrasare quanto gli disse il pontefice in via confidenziale: "... se parliamo esplicitamente di comunione per i divorziati risposati... non hai idea di che casino faranno questi cardinali legati al passato... quindi non parliamone mai direttamente, si mettano le premesse e io ne trarrò le conclusioni ". Ma è stata questa un'idea così brillante per giungere alla stabilità dopo la tempesta dei sinodi?
Il primo problema era che la Chiesa cattolica non è progettata per agire in modo decentrato. L' "ognuno fa come crede" non è nella sua indole. Ma il paradosso è che nemmeno Francesco è a suo agio in una situazione del genere, il suo stile personale e la tendenza a ignorare la burocrazia avevano concentrato un potere crescente nelle sue mani. Roma era ancora l'arbitro finale. Andava così delinandosi il secondo e decisivo passo: dopo l'ambiguità, le purghe. Dopo i sinodi, le nomine sono diventate sempre più spostate a sinistra, ormai esclusivamente di sinistra. Nel frattempo, ci si mosse per minare e isolare i conservatori che rimanevano in importanti posizioni vaticane, e adesso capiamo meglio il muro di silenzio di fronte alla richiesta di esprimersi sull'esito del sinodo: sbagliare una parola significava minare la propria carriera, chi parlava in modo critico era segnato. Il cardinale Robert Sarah si era tarpato le ali da solo dopo che in un suo discorso esortò i sacerdoti a celebrare la messa vetus ordo. Fu convocato a un incontro con Francesco, e il portavoce del Vaticano lo umiliò pubblicamente, e in una successiva epurazione furono rimossi la maggior parte dei suoi uomini in Vaticano. Diversi sacerdoti furono rimossi dalla CDF dell'odiato Müller senza una ragione apparente. Le purghe furono radicali anche in istituti minori come la Pontificia Accademia per la Vita, che si ritrovarono letteralmente svuotata da un giorno all'altro con nuovi membri tutti rientranti tra i favoriti del papa. Ora, sia Giovanni Paolo II che Benedetto avevano spinto il Vaticano e l'episcopato in una direzione più conservatrice, ma lo avevano fatto per gradi, promuovendo i propri uomini nel rispetto delle scadenze naturali degli incarichi, rispettando i normali processi che trasformavano vescovi ausiliari in arcivescovi, gli arcivescovi in ​​cardinali eccetera. Non c'erano "rimozioni", non c'erano campagne contro il dissenso, non c'erano purghe. Francesco sembra molto più frettoloso di loro. Persino personalità a lui vicine come il boss dei gesuiti americani Thomas Reese disse: "... sono felice che Francesco ponga le condizioni per fare in modo che il prossimo papa sia come lui... ma questi metodi costituiscono un pericoloso precedente che penderà come una spada di Damocle sulle gerarchie di ogni tendenza, le cotropurghe saranno inevitabili qualora le cose non andassero come tutti noi speriamo...". Ci fu poi il caso dei Cavalieri di Malta, un ordine benefico - e molto ricco - dotato di una sua autonomia in cui Francesco entrò a piè pari azzerando i vertici per rimpiazzarli con persone a lui gradite. La questione che fece litigare i due capi - Boeselager e Fra' Mattehew Festing - fu una distribuzione di preservativi, ma sotto covava la cenere; il primo si rivolse in Vaticano e lì presero la palla al balzo ottenendo le dimissioni di tutti i "nemici" e la reintegrazione degli "amici". Fu un caso di "annessione morbida" senza basi nel diritto internazionale. Ma si sa, papa Francesco odia i legalismi, e il tesoretto in gioco era notevole.
Nel frattempo, tra tante ambiguità, una cosa si è chiarita: il tentativo di Roma di inserirsi in una via di mezzo tra progressisti e conservatori, è un ricordo del passato. Francesco è più che mai schierato conto la tradizione, ha preso partito in modo chiaro anche se senza mai dirlo in documenti ufficiali, senza mai caricarsi di alcuna responsabilità formale. Quello che era stato uno dei tanti temi affrontati nelle prediche papali - i pericoli del farisaismo e del legalismo, i mali della rigidità, i cuori chiusi dei dottori della legge - divenne un tema costante, ripetuto settimanalmente in vari contesti. Francesco deplora di continuo il ritorno di una mentalità "in bianco e nero" tra i sacerdoti più giovani. Nelle sue uscite sempre a metà tra la gaffe e l'allusione ha avuto modo di deridere la tonaca e la tonsura di alcuni chierici tradizionalisti. Ha anche intensificato i suoi interventi non ufficiali a favore di un'interpretazione più liberale di Amoris. Quando i vescovi di Buenos Aires produssero le loro linee guida che consentivano ai sacerdoti di ammettere alcuni divorziati risposati alla comunione, è "trapelato" che il papa aveva scritto una lettera "privata" elogiando quelle linee guida e dicendo che "non erano possibili altre interpretazioni" .
Nel frattempo, il problema tanto temuto andava concretizzandosi: il relativismo della logica applicata al problema della comunione per i risposati andava estendendosi ad altre questioni, come all'intercomunione con i protestanti. Perché non consentire al coniuge protestante di un matrimonio misto di accedere alla Comunione? La pratica era già in vigore in alcuni casi limitati con gli ortodossi, ma loro riconoscevano la transustanziazione e la sacralità dell'ordine. Non era questo il caso dei luterani. Farli accedere avrebbe significato che uno puo' prendere l'eucaristia senza nemmeno credere al suo significato. Tuttavia, in nome del relativismo questa necessità puo' essere invocata (perché turbare la serenità della coppia?) e nel 2016, in occasione del seicentesimo anniversario della riforma, Walter Kasper si augurò questo passo di fronte ad un papa che segnalava il suo favore per la misura rispondendo così a una luterana che chiedeva il permesso di comunicarsi con suo marito: "... parla nel tuo cuore con Dio e procedi. Non ho altro da dirti". Un altro caso fu quello canadese, quando in quel paese si deliberò una legge per il suicidio assistito, i vescovi scrissero una lettera in cui ricordavano i doveri dei cattolici, in particolare i doveri dei pastori che in casi del genere devono recare conforto senza però concedere i sacramenti. Ma alcuni di loro presero le distanze, e citando il relativismo di Francesco sostennero che in alcuni casi il sacramento deve essere incluso nel conforto dovuto. Queste ed altre lezioni sono un monito per i conservatori silenti: accondiscendere non garantisce affatto la stabilità. Tutt'altro.
E i conservatori non-silenti? Fondamentalmente furono quelli senza incarichi, quelli già in pensione senza nulla da perdere e quindi al riparo dalle purghe di Francesco. Costoro espressero i loro dubbi chiedendo esplicitamente a Francesco: "il documento X consente la pratica Y?". Una formula analitica del tutto estranea al mondo nebuloso dove vive il nuovo papa. Oserei dire una forma "violenta" di chiarezza. Burke, Brandmuller, Meisner e Caffarra, teologicamente dei pesi massimi, posero i cosiddetti "dubia" chiedendo se l' insegnamento che bandiva i divorziati risposati dalla comunione doveva ritenersi abbandonato e se l'insegnamento per cui le circostanze e le intenzioni soggettive non possono trasformare la natura di un atto intrinsecamente peccaminoso aveva subito la medesima sorte. Papa Francesco scelse di non rispondere e ordinò alla CDF di fare altrettanto. I cardinali scomodi, con una mossa inusuale, decisero così di rendere pubblici i dubia. Il papa continuò ad ignorare la questione ma prese l'altrettanto inusuale decisione di cancellare l'incontro generale con i cardinali. E così oggi i dubia restano lì, sospesi, senza una risposta ufficiale, a testimoniare una questione insoluta per alcuni, e una provocazione arrogante per altri. Spadaro, Kasper e Cupich, infatti, li declassarono a questione priva di contenuti, un mero attacco al papa che aveva già fatto chiarezza in abbondanza (sic). Il capo dei vescovi greci arrivò ad accusare gli autori dei dubia di apostasia ed eresia per aver attaccato l'autorità petrina. Alcuni cardinali intimoriti - come Pell e Sarah - offrirono un supporto poco deciso. In genere ci si divideva e il silenzio era l'opzione preferita dalla maggioranza. Ora sappiamo perché.
Ambiguità, purghe, silenzio, no comment. Il magistero di Francesco, nonché la sua grande riforma della chiesa, si fonda su questi pilastri.