Visualizzazione post con etichetta stereotipo accuratezza. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta stereotipo accuratezza. Mostra tutti i post

giovedì 4 agosto 2016

La politica delle quote fomenta gli stereotipi

Non si puo’ lottare contro gli stereotipi di genere e contemporaneamente per le quote rosa perché la seconda battaglia neutralizza necessariamente la prima.
E’ una conclusione che conoscono bene negli USA dove da decenni si tenta inutilmente l’integrazione razziale nei college agendo su entrambi i fronti: linguaggio politically correct e affirmative action.
man
Bastano pochi passaggi (ciascuno dei quali confermati da una caterva di studi) per portare a galla la ferrea logica sottostante.
1) La psicologia vede lo stereotipo come uno strumento conoscitivo per lo più accurato che prende in considerazione solo le informazioni rilevanti per gli scopi della persona che lo coltiva, tanto è vero che la razza viene esclusa nei contesti in cui non dà alcuna informazione utile.
2) Tendiamo naturalmente a separare i diversi e a dividerci tra “noi” e “loro” ma questo sempre su una base fattuale di fondo che ci renda utile la separazione introdotta. La divisione si dissolve poi qualora esista un problema comune che si affronta meglio collaborando.
3) Le quote razziali nelle Università americane si ottengono di solito abbassando la difficoltà dei test d’ingresso per i neri (se lo standard fosse unico il SAT medio di un asiatico sarebbe di 80 punti superiore a quello di un bianco medio e di 200 punti superiore a quello di un nero medio, una differenza che si fa sentire).
4) E’ dimostrato che nelle università i legami sono più intensi tra studenti di pari profitto.
5) Considerato quanto detto, in particolare il tipo di selezione all’ingresso, è naturale che tenda a formarsi un gruppo di studenti neri marchiato da stereotipi negativi potenti (anche se silenziati). Il problema è che si tratterebbe di stereotipi giustificati razionalmente proprio dalla politica del doppio standard.
Un meccanismo perverso come questo è chiaramente all’opera anche da noi dove non abbiamo problemi con la razza ma piuttosto con il genere. Presentarsi come “la presidenta” o “la sindaca” implica in chi giudica uno scetticismo  di partenza più o meno conscio, non a caso le quote rosa in politica si stanno affermando anche da noi. Ma anche laddove le quote derivino da una pressione sociale più che da una legge, l’allarme suona forte. Come non pensare al mondo del giornalismo?

martedì 2 agosto 2016

Hard Truths About Race on Campus Jonathan Haidt and Lee Jussim

Notebook per
Hard Truths About Race on Campus
Jonathan Haidt and Lee Jussim
Citation (APA): Jussim, J. H. a. L. (2016). Hard Truths About Race on Campus [Kindle Android version]. Retrieved from Amazon.com

Parte introduttiva
Evidenzia (giallo) - Posizione 2
Hard Truths About Race on Campus By Jonathan Haidt and Lee Jussim
Evidenzia (giallo) - Posizione 15
The president of Yale pledged to spend $ 50 million to increase faculty diversity
Nota - Posizione 15
DIVERSITÀ
Evidenzia (giallo) - Posizione 18
American colleges have been doing for decades: They demanded increased affirmative action, more diversity training, more funds to support scholarship and teaching about race and social justice.
Nota - Posizione 19
MORE AA
Evidenzia (giallo) - Posizione 22
We are social psychologists who study the psychology of morality (Haidt) and the causes and consequences of prejudice and stereotypes (Jussim). As far as we can tell, the existing research literature suggests that such reforms will fail to achieve their stated aims of reducing discrimination and inequality.
Nota - Posizione 24
DESTINATE AL FALLIMENTO
Evidenzia (giallo) - Posizione 26
A basic principle of psychology is that people pay more attention to information that predicts important outcomes in their lives. A key social factor that we human beings track is who is “us” and who is “them.”
Nota - Posizione 27
PRINCIPIO BASE
Nota - Posizione 27
NOI E LORO. STEREOTIPO E CONOSCENZA
Evidenzia (giallo) - Posizione 29
None of this means that we are doomed to discriminate by race. A 2001 study by Robert Kurzban of the University of Pennsylvania and colleagues in the Proceedings of the National Academy of Sciences found that race was much less prominent in how people categorized each other when individuals also shared some other prominent social characteristic, like membership on a team.
Nota - Posizione 32
LA RAZZA CONTA?
Evidenzia (giallo) - Posizione 33
A second principle of psychology is the power of cooperation. When groups face a common threat or challenge, it tends to dissolve enmity and create a mind-set of “one for all, all for one.”
Nota - Posizione 34
COOPERAZIONE
Evidenzia (giallo) - Posizione 38
universities admit more black students and hire more black faculty.
Nota - Posizione 38
ORA
Evidenzia (giallo) - Posizione 48
affirmative action also involves using different admissions standards for applicants of different races, which automatically creates differences in academic readiness and achievement.
Nota - Posizione 49
STANDARD
Evidenzia (giallo) - Posizione 50
studies have found that Asian students enter with combined math/ verbal SAT scores on the order of 80 points higher than white students and 200 points higher than black students.
Nota - Posizione 51
ASIA EU AFRICA
Evidenzia (giallo) - Posizione 54
People notice useful social cues, and one of the strongest causes of stereotypes is exposure to real group differences.
Nota - Posizione 55
GROUP DIFFERENCE
Evidenzia (giallo) - Posizione 57
This is likely to make racial gaps larger, which would strengthen the negative stereotypes that students of color find when they arrive on campus.
Nota - Posizione 58
STEREOTIPO SUI NERI
Evidenzia (giallo) - Posizione 59
A 2013 study by the economist Peter Arcidiacono of Duke University found that students tend to befriend those who are similar to themselves in academic achievement.
Nota - Posizione 60
L AMICO
Evidenzia (giallo) - Posizione 61
If a school increases its affirmative-action efforts in ways that expand these gaps, it is likely to end up with more self-segregation and fewer cross-race friendships, and therefore with even stronger feelings of alienation among black students.
Nota - Posizione 62
EFFETTI NN INTENZIONAL

venerdì 11 marzo 2016

http://m.phys.org/news/2016-03-gender-stereotypes-years.html

giovedì 20 febbraio 2014

Stereotipi di gruppo

The seductive appeal of cultural stereotypes http://feedly.com/e/4dFCcZmP

martedì 18 giugno 2013

Stereotype Inaccuracy?

Stereotype Inaccuracy? | Psychology Today:

'via Blog this'

...stereotype accuracy -- the correspondence of stereotype beliefs with criteria -- is one of the largest relationships in all of social psychology.  The correlations of stereotypes with criteria range from .4 to over .9, and average almost .8 for cultural stereotypes (the correlation of beliefs that are widely shared with criteria) and .5 for personal stereotypes (the correlation of one individual's stereotypes with criteria, averaged over lots of individuals).  The average effect in social psychology is about .20.  Stereotypes are more valid than most social psychological hypotheses.

giovedì 15 novembre 2012

I bambini sono razzisti?

In passato piaceva la risposta secca: sì.

La storia che andava per la maggiore era la seguente: il bambino nasce razzista e poi, con l' educazione, impara ad accogliere l' "altro".

Il supporto scientifico era di tutto rispetto: ai piccoli si sottoponevano due bambolotti - uno nero e uno bianco – chiedendo: "chi è il più sporco?". Il gruppo dei bianchi rispondeva indicando il nero, il gruppo dei neri indicava il bianco. Variazioni sul canovaccio s' incaricavano di dare ancora e ancora triste conferma.

La revisione originò da una sottile chiarificazione dei termini volta a precisare che un atteggiamento discriminatorio e un atteggiamento di apertura mentale non si escludono affatto reciprocamente. Ecco, a questo punto bisogna precisare che il contrario del razzista è colui che mantiene un' apertura senza pregiudizi verso la diversità.

Le conferme empiriche su quanto fosse cruciale questo distinguo cominciarono a fioccare: il bambino "preferisce" il suo gruppo ma non associa necessariamente un connotato negativo ai componenti degli altri gruppi. Ovvero, il bambino discrimina ma resta mentalmente aperto verso la diversità.

L' esperimento dei due bambolotti era troppo rozzo per cogliere questa sfumatura decisiva, con due sole alternative la preferenza per i "nostri" si traduceva automaticamente in chiusura verso l' "altro". Traduzione indebita.

Ogni discriminazione implica iniquità di trattamento ma non razzismo.
Vi prego di ripensare alla cosa perché non è immediato afferrarne il nocciolo.

Le difficoltà derivano da due fattori:

1. la confusione che spesso facciamo con termini quali "equità", "favoritismo" (o "discriminazione") e  "egoismo"e

2. la buona stampa a prescindere di cui gode un concetto come quello di "equità".
Cominciamo allora con il dire che il contrario dell' equità non è l' egoismo ma il favoritismo.

Fare le giuste contrapposizioni è opportuno se vogliamo dissipare le immeritate aureole di santità che aleggiano sempre sopra taluni termini. L' egoismo, infatti, è difficile da difendere: per quanto nel XVIII secolo si fossero decantate le virtù pubbliche che originano da un simile vizio privato, sempre vizio rimaneva, da qui la fama immeritata del presunto atteggiamento opposto.

Il favoritismo, per contro, è facile da difendere: una mamma che da tutto per i suoi figli conserva la nostra ammirazione anche quando ci si fa notare che discrimina tra i suoi bambini e gli altri bambini. San Francesco che dà tutto ai poveri della sua città ci induce a una genuflessione anche quando ci viene fatto notare che discrimina tra "ricchi" e "poveri" oppure tra i "poveri della sua città" e gli altri poveri.

Se il concetto di favoritismo è tanto facile da difendere, il concetto di equità, ovvero il concetto contrario, perde necessariamente punti.

Non a caso gli attacchi all' equità sono sempre stati numerosi, a partire dall' antichità e da Platone, il quale sosteneva come il parere dell' esperto non dovesse pesare quanto quello dell' ignorante e sulla scorta di questa premessa iniqua cominciò a edificare la sua Repubblica.

[attenzione a non cadere nella trappola pensando a questo punto che sia la meritocrazia il contrario dell' equità]

Negli ultimi secoli, ad ogni modo, abbiamo assistito a un revival dell' equità. Un revival che ho toccato personalmente con mano visto che sembra essere partito dalla pedagogia, in particolare da quella  che tratta il tema della gelosia tra fratelli, ora, voi capite che avendo un caso spinoso in famiglia mi sono dovuto fare una cultura in merito!

IMG_4464

Quale medicina somministrare contro l' invidia tra fratelli? A cavallo tra 800 e 900 dobbiamo registrare una svolta di paradigma pedagogico:

800: si prendevano da parte i pargoli e si narrava loro la storia biblica di Caino e Abele concludendo: "cari bambini, guardatevi dal demone dell' invidia perché qualora vi afferri il cuore sarete spacciati; fate appello a Dio e al vostro carattere per sopprimerlo o almeno per depotenziarlo". Ecco, in quell' epoca tanto remota l' autodisciplina andava per la maggiore come antidoto all' invidia.

900: si prendevano da parte i bambini i genitori e si raccomandava loro: "cari papà e mammà, se Giacomino ha bisogno di un cappellino, comprateglielo senza indugio ma badate bene di comprarne uno uguale anche a Giovannino". Ecco, in quell' epoca tanto prossima l' equità veniva vista come il rimedio all' invidia.

Chi sa che l' ignobile vendetta è all' origine del nostro nobile sentimento di giustizia non dovrebbe stupirsi nello scoprire che il padre ignobile della nobile equità è nientemeno che l' invidia. Forse è proprio meglio rassegnarsi al fatto che le aristocrazie sono fuori moda, anche nel mondo delle idee.

Scoprire che i bambini non sono razzisti è bello, ma è anche edificante perché ci consente di far luce su lemmi ambigui che alimentano la confusione. Parlando di... equità, favoritismo, discrezionalità, merito, egoismo, giustizia... spesso ci affidiamo all' intuito proprio laddove l' intuito tradisce. E se invece, leggendo queste righe, anziché vedere la luce, pensate di esservi conficcati ancora più a fondo in un cono d' ombra, allora non vi resta che disincagliarvi sfogliando il prezioso libro di Stephen Asma: Against Fairness, oppure qualche suo articolo.

giovedì 29 settembre 2011

Stereotipi sugli stereotipi

In psicologia sperimentale la teoria degli stereotipi s’ incardina su quattro pilastri. Vista la prosopopea che gira, sempre meglio dare una ripassatina prima d’ infilarsi in impegnative discussioni sul tema.

1. Gli stereotipi su gruppi di persone non aumentano il rischio di razzismo.

2. Gli stereotipi su gruppi di persone sono quasi sempre accurati (hanno un valore di verità molto elevato).

3. Gli stereotipi su gruppi di persone sono adattivi (mutano nel tempo).

4. Gli stereotipi positivi sul “gruppo” di persone a cui apparteniamo difficilmente si traducono in stereotipi negativi su altri “gruppi”.

A quanto pare non sembra che la persona comune abbia in testa solo schifezze, sembra invece che siamo un po’ tutti scienziati in erba.

WTF Japan

La miglior chiosa in merito spetta a John Ray:

Pensare per stereotipi è il modo migliore per avvicinarsi al nostro “prossimo” e tentare di conoscerlo meglio. Ma non è nemmeno il caso di dirlo visto che si tratta di sapienza diffusa, tutti adottano questa tecnica in modo più o meno esplicito. Rigettare la possibilità di “generalizzare” o “etichettare” significa rigettare il metodo della scienza, e direi persino del linguaggio.

Interessante anche quanto osserva Steven Pinker a proposito degli stereotipi di genere:

… In so many cases, as Eagly and the Stereotype-Accuracy people point out, the biases are accurate. Also, there's an irony in these discussion of bias. When we test people in the cognitive psychology lab, and we don't call these base rates "gender," we applaud people when they apply them. If people apply the statistics of a group to an individual case, we call it rational Bayesian reasoning, and congratulate ourselves for getting them to overcome the cognitive illusion of base rate neglect. But when people do the same thing in the case of gender, we treat Bayesian reasoning as a cognitive flaw and base-rate neglect as rational!… Alice Eagly and Jussim and Eccles have shown that most of people's gender stereotypes are in fact pretty accurate. Indeed the error people make is in the direction of underpredicting sex differences…

lunedì 12 settembre 2011

Il guaio delle lotte anti-discriminazione

… E’ che non esiste una teoria coerente per cose del genere.

La conseguenza è che si procede alla cieca senza poter rispondere in modo convincente alle critiche.

Robert Wiblin lo dice meglio:

…Discrimination’ against certain groups supposedly remains a big problem in the modern world. But I have never found a theory that can sensibly explain what this bad ‘discrimination’ is precisely and sensibly distinguishes the sorts of discrimination which are OK from those which are not OK and justifies the difference…

… The hard question is figuring out when, if ever, using information accurately is a bad thing…

La confusione concettuale è tale… che sarebbe stupido non dirsi “sessisti”.

aaa

lunedì 14 marzo 2011

Stereotipi sugli stereotipi

Nel momento in cui realizziamo di essere di fronte ad un serpente, cominciamo a comportarci in base a quel che sappiamo dei serpenti in generale... Allorchè veniamo a sapere che Tizio è un bibliotecario, cominciamo ad interagire con questa persona tenendo conto dell' idea che abbiamo delle biblioteche e dei bibliotecari... Noi, in generale, cerchiamo di etichettare ogni oggetto ed ogni persona che incontriamo al fine di regolare i nostri comportamenti nei suoi confronti sulla base di cio' che nella nostra conoscenza pregressa ricade sotto l' etichetta in questione... questo modo di procedere mediante "stereotipizzazione"... puo' essere considerata buona cosa?... La psicologia sociale ha elaborato in merito due risposte, entrambe ferme ed inequivocabili: No e Sì.

... la prima letteratura sostiene che usiamo troppi stereotipi, la seconda (stereotype fallacy) che li usiamo troppo poco lasciando che la nostra razionalità si faccia sviare focalizzandosi su casi singoli ed isolati... in merito gira per esempio la storiella della Volvo... avete appena letto su un affidabile giornale che per ogni 10000 utenti Volvo soddisfatti, solo 1000 si dichiarano delusi... la solidità di quest' auto è uno stereotipo che gira e la notizia sul giornale costituisce un rinforzo tutt' altro che sorprendente... è da tempo che considerate l' acquisto... senonchè, al bar, un vostro amico vi fa un vivido racconto dell' odissea che suo fratello ha passato con la sua Volvo... fermo in autostrada... con la macchina che andava a fuoco... i soccorsi che tardavano... milioni di danni... il figlioletto ferito... una causa lunga e complicata conclusasi senza alcun risarcimento... ecco, il singolo caso subito prende il sopravvento sullo stereotipo e rinunciate all' acquisto... La conclusione è scontata: esiste un problema di sottoutilizzo degli stereotipi..."

David Funder - in AAVV Stereotype accuracy -

***

Domande:

1. Coltivare stereotipi positivi su di Sè è la via maestra per coltivare stereotipi negativi sull' Altro?

2. Gli stereotipi sono rigidi?

3. Gli stereotipi sono la via verso il razzismo?

Risposte:

1. No, non esiste correlazione.

2. No, in genere mutano per approssimazioni successive.

3. No, sono la via verso qualsiasi tipo di conoscienza.

p.s. la prima domanda potrebbe essere formulata anche così: "l' etnocentrismo è una teoria valida?"

http://jonjayray.tripod.com/stereo.html

giovedì 10 marzo 2011

Stereotipi sugli stereotipi

Domande:

1. Coltivare stereotipi positivi su di Sè è la via maestra per coltivare stereotipi negativi sull' Altro?

2. Gli stereotipi sono rigidi?

3. Gli stereotipi sono la via verso il razzismo?

Risposte:

1. No, non esiste correlazione.

2. No, in genere mutano per approssimazioni successive.

3. No, sono la via verso qualsiasi tipo di conoscienza.

p.s. la prima domanda potrebbe essere formulata anche così: "l' etnocentrismo è una teoria valida?"

http://jonjayray.tripod.com/stereo.html

mercoledì 26 gennaio 2011

Scegli il tuo Persuasore Occulto preferito

Tutto il giorno attaccati alla TV e un cervello che va in pappa, ma la cosa peggiore - dirà qualcuno che mi sembra già di sentire - è che proprio da lì assumono passivamente i loro modelli.

Prima osservazione: se le idee non le prendono da lì, le prenderanno altrove.

Nell' ammollare Modelli a questa massa di cervelli amorfi, ci sono diversi agguerriti "operatori" in febbrile concorrenza (preti di ogni religione, sette, guru, gang, burocrati, mio cuggino...) ma oggi il più temibile competitore della Pubblicità è il Pedagogo (o Insegnante). Lo trovi sempre in prima fila ansioso di "forgiare" il Futuro della Società.

Nel valutare questa figura dobbiamo andare con i piedi di piompo perchè siamo pieni di pregiudizi (favorevoli) nei suoi confronti. Per quanto lui si lamenti la Pubblicità più o meno occulta della società dei consumi lo esalta, soprattutto agli occhi di noi genitori (vedi P.S. 3).

Come impostare una sinossi fruttuosa della tematica? Volendo fare un' introduzione lunga un rigo all' analisi possibile, direi che ogni Modello inoculato nelle tenere menti puo' creare Indifferenza, Frustrazione e Felicità.

La pubblicità commerciale rifugge dall' Indifferenza, teme la Frustrazione (anticamera possibile dell' indifferenza) e, per fidelizzare i suoi clienti, auspica sopra ogni cosa Felicità per tutti.

L' Insegnante, invece, non ha di queste remore e puo' con animo pacificato proporre come Modello anche quello inarrivabile dello "Studioso caparbio che giunge fino al premio Nobel" pur conscio che così facendo, qualora avesse successo, spargerà ovunque intorno a sè una marea di Frustrazione e Indifferenza.

Detto in altri termini: alcuni modelli sembrano piuttosto squallidi, ma la grande maggioranza della nostra gioventù non ha speranza di mietere altrove le proprie piccole soddisfazioni. Alzare il livello creerebbe frustrazione e i primi a non volersi convincere di cio' sono certi genitori troppo ambiziosi.

Già solo dall' impostazione del problema si capisce come le cose siano più complicate del previsto.

Ad ogni modo il dibattito è aperto: Ads bias contro Teaching bias.

Ognuno è libero di partecipare, purchè lo faccia rimuovendo sin da subito almeno due pregiudizi:

1. I soldi non danno la felicità. - Sappiamo che le cose non stanno esattamente così.

2. Gli stereotipi - che la pubblicità ammanisce a go go - sono dannosi. - Se basta il buon senso a dirci che gli stereotipi possono essere utili, la ricerca sul campo aggiunge un po' a sorpresa che gli stereotipi prodotti dalla società consumista sono molto "accurati".


P.S. 1 Nel giudizio dobbiamo prescindere dall' ampiezza del gruppo dei fruitori: è ovvio che un messaggio su misura sia più accurato di un messaggio per la massa.

P.S. 2 Nel giudizio si tenga presente che la scolarità è molto debolmente collegata con "progresso intellettuale" e "abilità" dei soggetti che fruiscono di quei servizi.

P.S. 3 L' alta scolarità produce per contro "bromuro sociale", ovvero una massa di giovani più rispettosa, gentile e controllabile. Cio' piace ai governi che pubblicizzano molto la scuola: anche per questo molti si sorprendono ricordando i fatti di cui al p.s. 2.

P.S. 4 Integro ed esprimo il p.s. 2 in modo più vivido. Ve lo ricordate il paradosso dell' acqua e del diamante?: l' acqua è preziosa ma non costa nulla, il diamante è inutile ma costa un occhio della testa. La scuola incarna queste due merci: l' istruzione di base è essenziale ma basta poco (anche una TV) per ottenerla, non ha senso preoccuparsene vista l' abbondanza delle fonti a cui possiamo attingere; l' istruzione superiore è come i brand più prestigiosi: esclusiva e costosa ma poco più di un orpello se si valuta il progresso intellettuale che conferisce ai suoi fruitori.

P.S. 5 Una valutazione generale sul tema trattato puo' essere facilitata avendo in testa una teoria della pubblicità. Qui le 5 più comuni.