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venerdì 29 aprile 2016

La dottrina ballerina

La Chiesa Cattolica è relativista?
Sulla pena di morte ha cambiato idea.
Sulla schiavitù ha cambiato idea.
Sull'usura ha cambiato idea.
Sulla libertà religiosa ha cambiato idea.
Su Galileo ha cambiato idea.
Sulla sottomissione della donna all'uomo ha cambiato idea.
Sulla guerra ha cambiato idea.
Sull' "extra ecclesiam..." ha cambiato idea.
Ha cambiato idea quasi su tutto. Poi ha ricambiato idea.
Ma come può un soggetto infallibile essere relativista?
Bè, anche sull'infallibilità ha cambiato idea :-)
Una dottrina piuttosto ballerina.
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Ma attenzione, non si può dire che c'è "cambiamento", bisogna dire che c'è "progresso".
Se ci fosse davvero "cambiamento"  una (consistente) scissione conservatrice erediterebbe il titolo di legittima "Chiesa di Cristo": la continuità si sposa meglio con la conservazione che con il cambiamento.
Lo stesso concetto di infallibilità rafforza il rompicapo: condizione necessaria affinchè il Papa possa dirsi infallibile è che non "cambi" l'insegnamento passato. Può aggiornarlo, reinterpretarlo, contestualizzarlo, evolverlo, ampliarlo, incasinarlo, chiosarlo, orientarlo... ma non può "cambiarlo".
Giochi di parole? Viene il dubbio di fronte a rivolgimenti oggettivi.
Devo ammettere che la filosofia relativista è più schietta: poiché tutto è interpretazione, cambiare idea equivale a cambiare interpretazione. Se la Chiesa fosse davvero relativista sarebbe in una botte di ferro.
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Ma le affinità tra relativisti e cattolici vanno oltre.
Il relativista adora il "contesto". Tuttavia, anche il Cattolico lo tira sempre in ballo: nelle parole di un Papa (non ricordo chi) "... la dottrina va rinnovata nelle sue espressioni... alla luce del contesto pastorale in cui verrà applicata...".
Il relativista va matto per concetti come quello di "esistenza",  tant'è che a lungo lo abbiamo chiamato "esistenzialista".
Ma il cattolico non è da meno. Papa Francesco: "... la dottrina della Chiesa non va ridotta a qualcosa di meramente regolativo e informativo, espungendone il carattere vissuto e trasformativo...".
Il relativista non crede alla verità, per cui, a suo parere, il linguaggio ha una funzione meramente performativa: un'affermazione è "giusta" sulla base delle conseguenze che produce.
L' "opzione pastorale" del cattolico assomiglia molto al "linguaggio performativo": quel che dici è giudicato dal bene che sviluppa presso il tuo prossimo.
Non lasciatevi ingannare: anche chi proclama di avere dei dogmi immutabili può essere un relativista di fatto, basta non dare loro alcun contenuto concreto.
Se affermo che mi preme "la dignità umana" e poi decido di volta in volta cosa intendo con con quella espressione sono di fatto un relativista.
Poi ci sono i dogmi “irrilevanti”: se un relativista nei fatti mi dice poi di credere fermamente nella “triangolarità dei quadrati” devo forse cessare di crederlo un relativista?
Ma come si può essere relativisti e allo stesso tempo infallibili?
In teoria si puo’: chi è infallibile non è onnisciente, può sempre dire di aver cambiato idea a causa di nuovi saperi venuti alla luce, oppure grazie ad un approfondimento che prima aveva trascurato. Senza contare che ogni  ripensamento può essere contrabbandato come "evoluzione interpretativa".
Oltretutto, il cattolicesimo si ritiene la religione dell'Uomo non della Regola, in questo senso puo’ permettersi di essere "relativista" sulle regole.
Eppure, il cattolico ostenta valori forti, addirittura "non negoziabili".
Bè, secondo me il relativista non gli ostenta quanto il cattolico ma, parlando francamente, se proprio dovessi "negoziare" preferirei farlo con quest'ultimo. Il "relativista" (... animalista, liberista, ambientalista, comunista, decostruttivista...) spesso mi si presenta nelle vesti dell' invasato incazzoso, sembra decisamente risoluto nelle posizioni che prende.
Eppure il cattolico crede ad un Dio con tanto di maiuscola!
Mi chiedo cosa impedirebbe al relativista di fare altrettanto. Nietzsche, il padre di tutti i relativisti, per esempio, credeva al superomismo, qualcosa di molto vicino alla divinità. Dio e Io, sotto certe condizioni, sono parenti stretti. Provate a chiedere a Scalfari che ci ha scritto un librone!
Ma, al di là della retorica, allora, cosa differenzia  il cattolico dal relativista?
I tradizionalisti dicono appunto la tradizione: l' onere della prova spetta a chi vuole cambiare, nulla del genere presso i relativisti.
Vero ma... alt, calma... "onere della prova"?! Ma allora l'ultimo tribunale è la ragione!
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Ecco allora cosa differenzia il cattolico dal relativista: la fede nella ragione.
Non c'è solo la militanza, c'è anche e soprattutto la riflessione imparziale. E soprattutto: la militanza è innanzitutto discussione e riflessione in compagnia di chi la pensa diversamente.
I cambiamenti di cui sopra sono legittimi purché frutto di una riflessione razionale che l’uomo aggiorna in base a cio’ che vede, ed ogni giorno vede cose nuove.
Discutere sulla verità con pretese oggettive è sempre sensato. Piano allora a condannare le astrazioni perché ragione e astrazione si implicano necessariamente.
Ricordiamocelo allora, detronizzata la ragione ci resta in mano solo un relativismo mascherato sotto formule ambigue .

Riccardo Mariani Perchè mai un relativista dovrebbe dire "secondo me è così ma tu fai come vuoi"? Confondi il relativismo con la tolleranza. Potrebbe dire tranquillamente "per me è così ma tu fai come dico io". Il relativismo nn è mica necessariamente pacifismo o tolleranza! Nietsche ti sembrava un tipo pacifico e tollerante? Se Hitler lo adorava ci sarà un motivo. Leggi allora i pensieri finali del post per capire chi è il relativista.

Riccardo Mariani Ripeto allora alcuni concetti esposti nell'articolo, magari dedicandoci qualche rigo in più. Faccio allora l’esempio degli anni 50/60 quando i relativisti si chiamavano “esistenzialisti”. Indovina chi ha inventato la categoria dell’”impegno”, della “lotta”, della “militanza” dura e pura? Loro; Sartre, che era il boss dell’esistenzialismo francese. Sartre chiedeva agli intellettuali di “immergersi” nella realtà senza perdere tempo in astratte speculazioni "sulla" realtà (la ragione è un inganno): ognuno porta nel suo cuore la sua causa che ritiene degna e si batte per servirla al meglio. L’unica speculazione sensata riguarda al limite la prassi: qual è la via migliore per arrivare alla meta? Non ha alcun senso invece voler giustificare la bontà della meta con una “dottrina”, perché le dottrine sono insensate, solo l’azione è sensata. Sartre era comunista pieno ma non ha mai tentato di giustificare il comunismo con una dottrina, semmai ha pianificato il modo migliore per tentare di affermarlo anche in occidente. Ma ci sono anche dei "liberisti" esistenzialisti, mi viene in mente il nome di William Irwin. Ci sono anche molti religiosi esistenzialisti. CL per esempio ha sempre flirtato con l'esistenzialismo (e quindi con il relativismo). Vedi bene il parallelo con chi è ossessionato dalla "pastorale" e solo da quella. Non basta gridare "basta aborto" per non essere relativisti. Anzi, sono proprio i relativisti che confidano nell'urlo, nel "gridare".

Altro esempio di relativismo etico contemporaneo: il neo-darwiniano duro e puro. Secondo lui siamo dei robottoni programmati per perseguire certi obiettivi. Che senso ha in queste condizioni giustificare quegli obiettivi? Se mi piace il gusto pistacchio e sono programmato per imporlo anche a te che senso voler giustificare questa mia voglia? Io sono così! Chiamalo dio, chiamalo caso, chiamala natura, chiamalo come diavolo vuoi per me è da scemi anche solo il parlarne, e quindi non perdo tempo a farlo: ingoia sto pistacchio e stop. La ragione, per il relativista, è, al limite, solo un’arma retorica (un abracadabra che in sè non esiste) per confondere l’avversario ed ottenere i propri obbiettivi in combutta con altre armi. In sè non ha nessun senso, come non ha senso il concetto di verità

mercoledì 27 gennaio 2016

Liberarsi dei demoni di Giorgio Israel

  • Abstract
  • I demoni: 1 mito dell uomo nuovo 2 mito delle scienze sociali 3 odio di sè 3 scientismo 4 relativismo
  • Lo occidente esiste eccome. Religione e scienza procedono in continuità. Distinguere tra supremazia e superiorità dell occidente
  • Cap 1 i demoni
  • In dosto i demoni sono i nichilisti e demoniaco è la loro pretesa di ricostruire la società dalle fondamenta
  • Il canocchiale di galileo. Forse la prima idea scientifica: nn è solo un manufatto geniale ma un concetto. La scienza nasce i  occidente.
  • L illusione della scienza: si pensa possa essere applicata anche all uomo (palingenesi). L illuminismo giocherà con questo fuoco fino a scottarsi.
  • La tirannia degli esperti: da platone fino ad oggi passandomper l illujinismo
  • Francois furet teorizza l odio di sè del borghese democratico: l intransigenza di robespierre. Napoleone: l esportazione del bene.
  • Reazione romantica:riaffermata la centralità della storia contro la sua quantificazione. Si arriva fino a rousseau e al mito del passato ideale.
  • Tesi:alla palingenesi rivoluzionaria guarda sia chi mitizza il futuro che chi mitizza il passato.
  • Luogo di sintesi deimdue radicalismi: marx il suo scientismo e il suo storicismo
  • Cap 2 origini della scienza
  • Debito verso la teologia: l umità coerente del pensiero e il suo contenuto conoscitivo. La teoria ha uno status superiore alla prassi
  • Nessuno stupore se newton era uno scienziato/teologo: tutto andava unito
  • Al centro della scienza la verità non i fatti. La scienza nn nasce come naturalismo ma come scoperta dell operato di dio, e quindinin stretta relazione per es con l etica. Il concetto di legge naturale è essenzialmente teologico, una genealogia a cui ripugna relativismo e scientismo.
  • La scoenza nasce come avanzamento versonuna verità oggettiva
  • Boyle definiva le leggi della meccanica: catholic law of motion
  • Cartesio considerava impossibile ogni ulteriore intervento divino. Newton lo considerava eccezionale
  • Cartesio, escludendo dio restava solo alle prese con una macchina. Ancor più radicale la visione di leibnitz. Ecco scavata la breccia in cui sininfiltrerà lo scientismo. Comincia la naturalizzazione del mondo
  • L islam esce dalla corsa scientifica: nella lotta tra averroè (dio nn muta radicalmente le leggi di natura) e ghazali (dio muta a piacimento il mo do) prevale quest ultimo
  • La crescente complessità ridimensiona le ambizioni: la scienza crea modelli più che un pensiero unico (von neumann).
  • Con il positivismo si giunge ad una mera scienza dei fatta e si chiude con le leggi di natura. C è già un varco relativista
  • Il materialismo metodologico di carnap: nn vuole essere materialista ma nn può rinunciare ad un metodo (fare come se nn esistesse che la natura). Ipocrisia suprema
  • Il trionfo dei fatti. Tutto è bruto fatto. Anche un poeta è calcolatore. Su tutto domina l utilitarismo. Ci si distacca anche dalla verità per approdare al relativismo.
  • Cap 4 occidente
  • Supremazia: è la civiltà oggettivamente più avanzata. Superiorità: giudizio etico
  • L integralismo islamico vuole attaccare l occidente e può contare sugli autoodiatori
  • Il relativismo nn facilita il dialogo, anzi, impedisce un reale confronto.
  • L arabo avrà pure inventato la matematica, avrà costruito macchine portentose ma qs nn è scienza. La scienza è concepire le leggi naturali che governano il mondo e sistematizzarle in u a teoria astratta. Una volta disponibile la teoria le macchine esconomin serie e nn come ritrovato estemporaneo.
  • Qs visione universalistica è anche all origine dei diritti dell uomo.
  • Cap 5 il paradosso
  • La scienza generata dalla teologia le diviene concorrente e le due si scontrano. Da qui la nefasta leggenda dinuna loro incompatibilità e di un divorzio necessario. Colpito al cuore il grande progetto europeo.
  • Altro paradosso. Alcune teorie scientifiche generanomil razzismo o nell ingegneria sociale e per scongiurare pericoli del genere s impone la visione relativista, altra iattura della contemporaneità.
  • Ma la supremazia nn è superiorità. Razzismo e colonialismo e totalitarismo lo testimoniano. Ma altrove nn va meglio anche se i mezzi sono inferiori. Si scatenano gli odiafori di sè
  • Ma spesso qs odio è in malafede: gli usa sono i più colpiti e anche quelli che c entrano meno. Forse il vero obbiettivo è l occidente più che le sue presunte colpe. Guarda poi al complottismo imperante.
  • Cap6 usa
  • La prima colonizzazione europea dellemuniversità americane: la grande cultura umanista
  • Seconda colonizzazione: strutturalismo decostruzionismo e odiatori di sè. Said alla columbia university. Il politicamente corretto trionfa
  • La colpa di tutto è del razionalismo, della sua protervia e prepotenza violenta programmata per asservire
  • Per unariscossa dell occidente:
  • 1 ridare una trascendenza al ns pensiero
  • 2 contrastare la naturalizzazione dell etica
  • 3 una sintexi tra le due culture mantenendo un dualismo senza i radicalismi di cartesio
  • La medicina. Un esemplare contesto in cui il naturalismo è incompatibile con l umanesimo
  • Cap 7 decadenza della scienza
  • Applicazione solo applicazione. Michael chricton e il miliardario che ha costruito jurassik park: gli scienziati sono i suoi schiavetti e fanno ricerca di nascosto, torna per altra via lo sprezzante trattamento crociano. Salvo poi ascoltarlo come nel medioevo i contadini ascoltavano il parroco
  • Il tribunale finale delle scienze umane è la saggezza (etica), come voleva kant. Nn si chieda all utiljtarismo di calcolare ogni cosa.
  • Cap 8 la fantascienza
  • Nn esiste u a biologia teorica eppure i darwinisti, anche se sprovvisti di un ipotesi generale, ponificano ovunque.ma la scienza (poincarè docet) non è un insieme di fatti ma una teoria astratta.
  • Caso sockal:se ne potrebbero trovare a centinaia in ambienti scientifici duri.
  • Cap 9 evoluzionismo mistificato
  • La grande guerra creazionjsta spjegata da zucconi
  • 2 mistificazio i: 1 nn è in ballo la teoria di darwin 2 nn si tratta di un conflitto tra scienza e fede
  • 1 oggi sappiamo che il darwinismo nn ha conferme, darwin è recuperato da mendel e dalla microevoluzione. Un ev.in piccolo. L evoluzione su grande scala resta sospesa. Ci sono modelli alternativi, quelli di gould che parlano di evoluzione punteggiata. I paleontologi, ovvero chi dovrebbe confermare, sono alquanto scettici.
  • Cap 10 il dibattito sull embrione
  • Sartori: la vita nn è sempre vita umana. L uomo è autocosciente ha uno spirito... da qui la d1istinzione tra embrione e uomo. Ma qui si apre la vorabine: quando inizia la vita umana? Quando un essere diventa autocosciente a 1 anno? E i ritardati?
  • La posizione metafisica di chi considera l embrione solo materia. Ma allora quando entra l anima? Due posizioni 1 mai (ma allora anche l uomo è solo materia) 2 lo decide la scienza (ma per la scienza l embrione è in continuità con l uomo.
  • Ma chi si oppone all eterologa vuole ostacolare la scienza. E einstein che invocava la cessazione della ricerca nucleare?
  • Quando l anima entra in un corpo? Boncinelli: il progetto di vita comincia con l embrione e nn presenta discontinuità.
  • Cap 11 storia della scienza
  • Giorello: l illuminismo nasce in islam. Esagerato!
  • Gazali vs averroè
  • Il concetto di legge naturale(che nn significa autonomia della natura)
  • La scienza avanza parallelamente alla caccia alle streghe. Scienza e religione ha no litigato come litigano padre e figlio.
continua

domenica 14 giugno 2015

Nicholas Shalcke: the vacuity of postmodernism

Punti

  1. Il postmod tenta di sminuire il valore della verità al fine di liberare contraddizioni creative e utili
  2. NPP. No Position Position. Affermare è sempre negativo, una protervia che implica violenza. La verità è violenta e i buoni argomenti oppressivi
  3. La razionalità ha una sua storia che ne definisce la costruzione. Il che implica una costruzione differente e secondo diverse convenienze
  4. il fox trot di Rorty: la verità è un aspetto secondario della mia posizione in ogni caso nn puoi confutarmi poichè io non ho una posizione NPP. Credere alla ragione è una fede religiosa
  5. risposta a rorty: certo, anche la ragione parte da premesse autoevidenti e indimostrabili ma tali premesse, contrariamente a NPP, sono condivise
  6. NPP è coerente fintantochè nessuno l'avanza, cosicchè il postmod non parla in modo esplicito ma allude con discorsi obliqui che dovrebbero risultare convincenti
  7. Accuse a NPP: 1 è comoda 2 è autorimuovente 3 è indimostrata (quindi trascendentale)
  8. Bloor: premesse simili possono condurre sia a conclusioni false che vere. Accusa alla razionalità: introduce elementi sopranaturali, noi dobbiamo essere naturalisti integrali. Consideriamo corretto il ns programma ma evitiamo di dirlo per nn cadere in contraddizione introducendo elementi razionali e quindi sovranaturali
  9. Obiezione a Bloor: non si capisce perchè bloor ragioni con noi o risponda alle ns obiezioni viste le premesse da cui parte che implicano un rifiuto della ragione.
  10. Spesso la critica postmod alla ragione si risolve nell'introduzione dei soliti paradossi, quasi fossero distruttivi. Ma così nn è, e basterebbe guardare alla storia: l'introduzione dei paradossi logici è spessostata occasione di miglioramento della ragione e non di empasse.
  11. Postmod è un relativista assoluto e si difende saltando da un'affermazione ambigua all'altra. La retorica è la sua arma insieme all'allusione, al non detto e al discorso ellittico.

mercoledì 19 novembre 2014

Il mistero del relativismo etico

Il "relativismo etico" è spesso chiamato sul banco degli imputati, gli ultimi Papi ne hanno fatto una sentina di tutti i mali della modernità.

Personalmente, non ho mai capito fino in fondo il significato dell' espressione.

Forse perché tra i "relativisti" fanno bella mostra alcuni tra i "moralisti" più petulanti che sia dato ascoltare oggigiorno.

Ma come è possibile essere "relativisti" e al contempo mostrarsi infervorati come dei Savonarola?

Ecco allora un' ipotesi in grado di dissipare un possibile equivoco.

Assolutisti e Relativisti si scambiano accuse reciproche in un dialogo tra sordi: i primi lo fanno pensando all' etica come virtù, i secondi pensando all' etica come deontologia.

Vediamo di chiarire meglio i termini di questa distinzione.

Se l' etica è deontologica, allora tenere un comportamento etico equivale ad ubbidire ad una regola.

Se invece l' etica è una virtù, allora tenere il retto comportamento è la conseguenza naturale di chi coltiva sane abitudini.

Per la deontologia il problema etico si consuma qui ed ora: che fare? Quale regola applicare? Come "calcolarla"?

Per il virtuista, invece, il problema etico coinvolge una vita: l' educazione ci instilla delle attitudini che poi, nella vita,  ci faranno propendere verso il comportamento più etico.

Prendiamo adesso una virtù specifica: il coraggio. Anche nel linguaggio comune è del tutto normale definire il "coraggio" come un valore assoluto.

Avere poco coraggio non è mai degno di lode, così come è impossibile avere "troppo" coraggio. Infatti, non appena si esagera, non parleremo più di coraggio ma di temerarietà, che è ben altra cosa.

Tuttavia, fateci caso, se pensassimo in termini di "regola" non vale niente del genere. Non esistono regole "assolute", nemmeno per l' assolutista.

Anche se pensassimo alla regola più ovvia: "non uccidere l' innocente", possiamo raffigurarci delle valide obiezioni.

Per esempio, se il sacrificio dell' innocente, magari un vecchio prossimo alla morte, ci consentisse di salvare 10 innocenti, magari bambini, potremmo anche ritenere sensata una trasgressione. Nessuno griderebbe al relativismo. (E se 10 vi sembrano pochi potete provare con 100 o 1000 finché raggiungerete di sicuro un numero a voi consono).

Insomma, la virtù è assoluta, la regola mai. Ecco allora dove si ingenerano equivoci. Il discrimine non passa tra assolutismo e relativismo ma tra deontologia e virtuismo.

Assolutisti e Relativisti se ne dicono di tutti i colori ma forse solo perché i primi hanno in mente un' etica fatta di virtù, i secondi di regole.

mercoledì 5 novembre 2014

Un problema per l' assolutismo etico

To illustrate the problem, suppose one holds, with Anscombe, that it is always
wrong to knowingly punish the innocent, regardless of the consequences. If so,
what level of certainty of guilt ought we to require before the defendant in a
criminal trial may be convicted and punished? If we require absolute certainty,
then we have the implausible result that accused criminals should never be
punished. If we require something less than certainty, such that criminals may
periodically be punished, then it is virtually certain that the system will also punish
some innocent people. If it is always wrong to knowingly punish an innocent
person, then it would seem also to be wrong to institute a system that one knows
will punish a number of innocent people. Anscombe’s absolutist view of criminal
justice thus threatens to generate a prohibition on any meaningful criminal justice
2system. Other absolutist proscriptions are likely to lead to similar problems.

mercoledì 19 marzo 2014

venerdì 3 settembre 2010

Soggettivo e Oggettivo: non fratelli ma padre e figlio

Un via fruttuosa per riconciliare soggettività ed oggettività la offre il reverendo Bayes.

Il suo teorema sta su un rigo e in fondo per molti ( i cosiddetti bayesiani) racchiude tutto cio' che possiamo salvare dell' epistemologia novecentesca.

E cosa c' è di più oggettivo della conoscenza scientifica?

Senonchè la concezione probabilistica bayesiana è di carattere soggettivo (con la probabilità non si indica una frequenza ma il coefficiente di una scommessa). De Finetti ha insistito in modo eloquente su questo punto.

Una conoscenza oggettiva fiorisce così dalla conoscenza soggettiva.

Non solo, aggiungendo qualche ipotesi si puo' dimostrare che... "due persone che discutono giungeranno necessariamente ad un accordo completo su tutte le questioni"!? (qui la nota - un po' incasinata - che valse il Nobel al prof. Auman).

Sono proprio felice che uno dei più grandi "bayesiani" sia stato il Cardinale Newman, neo beatificato da Benedetto XVI nel corso della sua visita inglese.