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domenica 24 ottobre 2010

Meditazione sul Vangelo del 24.10.2010

Vangelo secondo Matteo 28, 16-20

"In quel tempo. Gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che il Signore Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".

Il Vangelo di oggi ci chiama a convertire i popoli della Terra. Dobbiamo correre e rispondere con entusiasmo all' appello.

Ma cos' è una conversione? Tutti sanno come finisce, ma pochi sanno l' essenziale: come comincia.

Comincia con un cambio di paradigma culturale: la Conversione è nient' altro che l' esito felice di una colonizzazione culturale. I nostri missionari più consapevoli, secondo me quelli del PIME, lo sanno bene e il loro lavoro in Africa è finalizzato in primo luogo ad un rinnovamento delle stantie mentalità che imbrigliano le energie di quel continente.

Come procedere? Comincerei con l' annunciare al pagano del XXI secolo la Libertà e la Salvezza dell' Uomo.

I due concetti si condensano bene in un concetto centrale "individualismo".

Rodney Stark ci ricorda che la cristianità per prima ha introdotto la nozione di "individuo" attraverso quella di "libero arbitrio" e quella di "salvezza personale". Mai prima nella storia l' individuo e i suoi diritti erano stati pensati con tanta forza. Un' esclusiva che ci deve rendere orgogliosi e su cui dobbiamo fare leva.

C' è ancora tanta diffidenza verso l' individuo, sia nei laicisti che nei popoli lontani, penso alla promettente Asia, alla disperante Africa e alla deludente America Latina. Persino nei cattolici riscontro questa diffidenza.

Con un sospiro di sollievo dobbiamo constatere di vivere oggi tempi fausti, tempi in cui segnali di un nuovo "inizio" si moltiplicano, soprattutto in Asia.

Per dirla con Deidre McCloskey: "... cosa credete che verrà ricordato dei nostri anni, la crisi finanziaria del 2008 oppure il fatto che la Cina nel 1978 e l' India nel 1991 abbiano adottato, almeno in economia, le idee occidentali?"

E' qui che comincia la conversione, non ci resta che pregare e lavorare mantenendo la barra a dritta: una volta che il mondo avrà riconosciuto nell' individuo singolo il Figlio, presto riconoscerà anche il Padre.

venerdì 15 ottobre 2010

Recensione al vangelo del 17-10-2010

Vangelo secondo Luca 6, 43-48

"In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. / Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico? Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene».

Altre letture.

Si coglie una presa di distanza dal protestantesimo e da una vita spirituale arginata nell' intimità. La fede cattolica deve evidentemente esplodere all' esterno e fruttificare anche nell' agone pubblico.

Ma oggi la fede fruttifica?

Il recente volume di Messrs - Putnam - Campbell - American Grace - ci rassicura sui buoni frutti di una fede salda:

"... religious people make better neighbors by almost every index. They are more generous, with both their time and money; more civically active, in community organizations and political reform; more trusting; more trustworthy; and even measurably happier. The only exception to this list of positive traits: religious people tend to be less tolerant of views that clash with their own. These results hold even when the authors control for such factors as gender, education, income, race, region and age..."


Il cattolico libertario ha poi buon gioco nell' accostare queste conclusioni all' importanza che rivestono per la vita personale il "senso" e la "libera scelta":

"...In the German panel, religious people (predominantly Christians, but including a Muslim minority) give higher priority to altruistic and family goals, and lower priority to success goals than nonbelievers. They also spend more time on volunteer activities. Many previous research reports have commented on the positive cross-sectional association between religious adherence and happiness... Life goals and choices have as much or more impact on life satisfaction than variables routinely described as important in previous research, including extroversion and being married or partnered..."

Sembrerebbe davvero non esserci nulla di meglio che una fede robusta vissuta come libera scelta.

Il mio consiglio: abiurare e riconvertirsi ogni giorno.

Fonte 1: http://online.wsj.com/article/SB10001424052748704696304575538230485331308.html
Fonte 2: http://www.bigquestionsonline.com/blogs/heather-wax/goals-religion-and-personal-choices-can-affect-long-term-happiness

venerdì 8 ottobre 2010

Recensione al Vangelo del 10.10.2010

Vangelo secondo Matteo 10, 40-42

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

Altre letture.

Questa settimana è al centro il tema dell' "accoglienza". Mi viene in mente lo spinoso problema dell' immigrazione.

Una premessa: se la Chiesa avesse accolto tutto e tutti, non sarebbe durata due millenni ma un paio d' anni. La vulgata fondamentalista sul tema dell' accoglienza è piuttosto misticheggiante, se non pericolosa.

Come elaborare dunque il messaggio per estrarne un succo libertario che sia anche razionale e di buon senso?

Forse Dio ci parla raccomandandoci una strategia di vita improntata al tit for tat: fai in modo che il tuo primo approccio verso chiunque sia di accoglienza, resta in prima battuta sempre aperto all' altro, dài a tutti un' opportunità, e magari anche una seconda.

Mi sento di accettare questa lezione, ben sapendo che quanto più sarà perentoria la reazione al tradimento, tanto più la fiducia accordata in partenza potrà essere limpida e scevra da ogni pregiudizio.

lunedì 4 ottobre 2010

Recensione al Vangelo del 3-10-2010

Mi piacerebbe spendere ogni settimana un paio di parole sul "Vangelo" che verrà commentato in Chiesa nel corso della liturgia domenicale. Una specie di rubrica fissa, e chi vuole prendere la staffetta si accomodi.

La mia non potrà mai essere una riflessione volta ad enfatizzare i valori evangelici nel quadro dell' Ortodossia, chi vuole ascoltare qualcosa del genere è giusto che vada a Messa.

Mi interessa piuttosto una breve analisi che consenta di vedere come una Voce tanto antica come quella delle Sacre Scritture sia in grado di stimolare anche l' intelligenza contemporanea e secolarizzata, a patto che quest' ultima sia disposta all' ascolto evitando la fuga nella caricatura.

Mi atterrò al rito ambrosiano, qui avete a disposizione la Parola di Domenica 3 Ottobre, val la pena di leggerla poichè in seguito ho intenzione di chiosare proprio quel testo.

Il Vangelo talvolta esprime messaggi dalla radicalità sconcertante, questo che abbiamo davanti è proprio un caso esemplare. Chiunque ascolta le parole di Luca reagisce d' istinto con un "ma non esagerari per favore!...".

A conferma che non siamo di fronte ad iperboli, il Celebrante ha ribadito che quelle parole che sembrano così sprezzanti nei confronti di ogni buon senso vadano intese alla lettera. Ha aggiunto, bontà sua, che nessuno di noi sarà mai all' altezza di osservare in simile comando, a meno che non sia assistito dalla Grazia.

In questo senso il Don che predicava coglie nel Vangelo una radicalità ancor più spinta di quella che ero pronto a concedere.

Secondo me, infatti, esistono non poche persone in grado di altruismi tanto estremi. Esistono eccome.

Forse nel loro caso la Grazia nemmeno è necessaria. Forse neanche il cattolicesimo è necessario per sviluppare un amore tanto ardente verso il prossimo (nemico compreso). Il comando dell' amore, poi, è comune a molte forme di spiritualità, anche anteriori al cristianesimo.

Cosa ci dice allora di specifico il cristianesimo? Qual è il ruolo della Grazia che anche una mente secolarizzata deve giocoforza ammettere?

Mi siano consentiti un paio di rilievi utili per la conclusione che seguirà.

Quando vedo una persona che "perdona ed aiuta il suo peggior nemico" non posso ancora dire di essere di fronte ad un altruista. Sembra strano ma se ci pensate bene è proprio così.

Quando sono davanti a chi licenzia i suoi dipendenti non posso ancora dire di essere di fronte ad un egoista.

Nel primo caso potrei avere a che fare con un esibizionista per cui il "perdono" offre un allettante palcoscenico; per lui non si tratta di un sacrificio bensì di un godimento, in questo caso l' atto di perdono potrebbe essere ricercato come forma di un po' perversa di piacere e quindi di egoismo.

Nel secondo caso potrei trovarmi di fronte ad una persona riluttante nel dar corso alla sua decisione ma consapevole di farlo per il bene dell' azienda ed in ultima analisi della società.

Questi sono due casi particolari che danno solo un' idea di quello che ho in mente.

Ma quello che ho in mente puo' essere illustrato in una forma più generale.

Gli economisti ipotizzano nei loro modelli che l' Uomo sia un egoista razionale. Sono forse degli scettici realisti? No, optano per quella soluzione solo perchè garantisce un' analisi più potente.

Fateci caso, i loro modelli sono in grado di non escludere pratiche altruistiche. I comportamenti altruistici, infatti, possono SEMPRE essere spiegati in termini egoistici.

Fatemi un esempio di gesta generose e vi riformulerò la storiella in termini egoistici. Nulla di più facile, basta fare delle assunzioni ad hoc sull' interiorità del protagonista.

In altre parole: l' altruismo è un modo dell' interiorità e non ha molto a che vedere con le azioni messe in campo; se ci limitassimo a quelle nulla vieterebbe di interpretarle in termini egoistici.

Ma chi ha accesso all' interiorità più recondita del nostro animo? Chi puo' giudicare se una pratica è egoista o altruista? Nessuno, a volte nemmeno l' interessato: chissà quante volte dietro un "Buono" si nasconde un "Narciso"! Chissà quante volte il "Narciso" si crede un "Buono"! Basta rinunciare all' introspezione per ingannarsi.

Nessuno, dunque. Tradotto nel linguaggio del cristianesimo: nessuno tranne Dio.

Tutto cio' ci porta allo specifico del cristianesimo: fai il bene e non giudicare.

La Grazia è concessa all' uomo per fare il bene ma non esiste per lui una Grazia sufficiente che lo renda in grado di giudicare il prossimo.

Ecco un messaggio, questo sì, che è solamente e autenticamente cristiano.

Mi sembra infine di poter dire che il Vangelo che abbiamo letto è da interpretare molto più come un' ingiunzione all' animo che non un invito a specifiche azioni. In questo senso e solo in questo senso il Cristiano parla dicendo parole che nessuno ha mai detto prima.

***

Bene, qualcuno ha forse voglia di prendere la staffetta e di commentare la Parola di settimana prossima e reperibile al link sopra?