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lunedì 12 giugno 2017

Strage di Bologna - Parte seconda

La strage alla stazione di Bologna - I nemici della Repubblica: Storia degli anni di piombo (Italian Edition) Vladimiro Satta
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3. Il problema del movente
Premesso che, storicamente, gli attentati contro impianti ferroviari erano nel repertorio di alcuni gruppi di estrema destra, la sentenza di Cassazione n. 14890/95 ha stabilito che «la strage di Bologna era oggettivamente compatibile con la strategia terroristica che in quel momento una parte della destra eversiva stava attuando
Note:LA STRATEGIA FERROVIARIA
il fallimentare attentato del 1973 al treno Torino-Roma eseguito da Nico Azzi e quelli cosiddetti minori degli anni 1974 e 1975 sulla linea ferroviaria tra Chiusi e Arezzo in ordine ai quali erano stati condannati Luciano Franci e Mario Tuti.
Note:I PRECEDENTI ATTENTATI CON CUI SI STABILIVA UN LEGAME
Le fonti da cui si ricavava la compatibilità tra l’attentato del 2 agosto 1980 e l’attività dell’ultradestra in quel periodo erano: un «manoscritto rinvenuto pochi giorni dopo la strage, in una cabina telefonica di Bologna, nel quale si rivendicava che d’ora in poi lo scopo della lotta allo Stato era quello di causare le massime perdite possibili»;31 l’allarme lanciato a luglio 1980 da un simpatizzante della destra extraparlamentare detenuto, Vettore Presilio, il quale disse di avere appreso che i fascisti progettavano un attentato contro il magistrato trevigiano Giancarlo Stiz e altre azioni clamorose non meglio specificate; le dichiarazioni rese un paio di mesi dopo la strage da Leonardo Giovagnini, direttore dell’emittente locale di estrema destra Radio Mantakas, il quale riferì che nel luglio precedente Roberto Fiore, di Terza posizione, gli aveva confidato che «i militanti erano armati e pronti a compiere azioni terroristiche».
Note:LE FONTI CHE COLLEGAVANO LA STRAGE ALLA DESTRA. POCO PROBANTI
il terrorismo, sia indiscriminato che contro obiettivi ben individuati, […] può essere indicato per scatenare l’offensiva contro le forze del regime contando sull’impressione prodotta sia sul nemico che sulle forze almeno in parte a noi favorevoli. […] È indubbio che si avrà quasi automaticamente un estendersi della lotta armata, favorita anche dalla prevedibile recrudescenza della repressione. […] Il cecchinaggio, pur valido da un punto di vista tattico, non è di per sé sufficiente.
Note:DOCUMENTO RINVENUTO A NUORO. REDATTO FORSE DA TUTI
Tuttavia la pertinenza di questo documento è discutibile, per ragioni soggettive e oggettive. Soggettive, perché gli estensori, pur essendo fascisti, non coincidono né con i condannati per la strage di Bologna né con i Nar…. nel caso della stazione di Bologna, dove sono le rappresaglie, le ritorsioni e gli ultimatum fascisti che secondo il documento avrebbero dovuto permettere di dirottare l’eventuale odio popolare verso le autorità?
Note:DUBBI
L’ennesima riprova della difficoltà di trovare un movente fascista convincente si riscontra nelle riflessioni extragiudiziali del magistrato Vittorio Borraccetti. L’autore, a conclusione di un esame critico dei moventi che teoricamente i fascisti potevano avere, si trova a ripiegare sull’irrazionalismo puro:
GIUDICE BORRACCETTI: L"IRRAZIONALISMO COME UNICO MOVENTE
Il Sismi e l’operazione «Terrore sui treni»
confezionamento di una pista investigativa da parte del capo del Sismi Giuseppe Santovito e di due ufficiali del Servizio, Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte. Costoro inventarono che una «fonte» del Servizio aveva preannunciato l’attuazione di un programma eversivo accompagnato da attentati dinamitardi – denominato «Terrore sui treni» – e poi, con l’aiuto del maresciallo Francesco Sanapo, fecero collocare su un treno della linea Taranto-Milano una valigia contenente materiali altamente indizianti: esplosivo dello stesso tipo di quello usato per la strage di Bologna,
Note:LA FALSA PISTA
la messinscena «Terrore sui treni» fu trattata nell’ambito della presunta costituzione di un «centro di potere arbitrario ed occulto» all’interno del servizio segreto militare, detto «SuperSismi» o «SuperEsse», a opera di appartenenti al Servizio stesso e di estranei, tra cui il cosiddetto «faccendiere» Francesco Pazienza.
Note:SUPERSISMI
Un anno dopo, in appello, gli imputati furono però assolti dall’accusa di associazione a delinquere per insussistenza del fatto, e condannati per peculato e reati minori.
Note:SUPESISMI SMONTATO
È pacifico che il contenuto della valigia del gennaio 1981 e le notizie sul piano «Terrore sui treni» messe in circolazione dagli ufficiali del Sismi erano tali da intrecciarsi strettamente con l’inchiesta sulla strage del 2 agosto 1980 e che l’intervento di Santovito, Musumeci e Belmonte configura una manipolazione, la quale va di gran lunga al di là delle renitenze del Sid a collaborare con l’autorità giudiziaria registratesi nei primi tempi delle indagini su Piazza Fontana,
Note:FATTI GRAVI. PEGGIO CHE LE RETICENZE DEL SID ALL’EPOCA DI PIAZZA FONTANA
C’è da aggiungere che anche Licio Gelli fu condannato per avere interferito nelle indagini. Nella prima decade di settembre 1980 il capo della P2 disse a un funzionario del Sisde, Elio Cioppa, che bisognava guardare all’estero invece che in Italia e secondo i giudici, ivi compresi quelli di Cassazione, i servizi segreti recepirono l’indicazione, essendo asserviti al Gelli.
Note:GELLI INTERFERISCE CONDANNATO.
Poiché della strage del 1980 sono stati dichiarati colpevoli Fioravanti, Mambro e Ciavardini, la definizione di depistaggio usata per la manipolazione effettuata dai tre uomini del Sismi nel 1981 è compatibile con la condivisione delle sentenze a carico dei neofascisti solo nella misura in cui si dimostri che «Terrore sui treni» serviva a stornare i sospetti dai futuri condannati e dal loro ambiente. Tuttavia, già nel 1986 uno fra i sostenitori della matrice fascista della strage di Bologna, il magistrato Borraccetti, notava a proposito di «Terrore sui treni», che per la verità questa creazione di falsa prova sembra almeno in parte avere avuto lo scopo di assecondare l’indirizzo delle indagini, non di smentirlo, se è vero che la collocazione della valigia su di un treno proveniente da Taranto consentiva di collegare il fatto ai soggiorni di Mauro Addis, Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, nonché di altri personaggi della destra, in quella città. […] Certo non si può non riflettere sul fatto che questo intervento dei servizi, se da una parte sembrava voler indicare agli inquirenti una pista straniera, dall’altra rafforzava l’indirizzo delle indagini verso un determinato settore della destra eversiva, quello di Valerio Fioravanti.
Note:BORRACCETTI: TERRORE SUI TRENI SEMBRA AGEVOLARE LA CONDANNA DEI NEOFASCISTI, NON OSTACOLARLA
i biglietti aerei presenti nella valigia rinvenuta il 13 gennaio 1981, pur essendo intestati a due stranieri, avevano a che fare con i Nar. I biglietti risultavano comprati a Bari da un giovane la cui descrizione fisica era associabile a Giorgio Vale, tanto che pochi giorni più tardi Santovito poté comunicare plausibilmente all’autorità giudiziaria che l’acquirente era proprio lui, persona notoriamente in contatto con Cavallini e Fioravanti, al punto che taluni giornali avevano pubblicato insieme le foto dei tre. Per giunta, da un controllo sulle prenotazioni per i voli da Milano verso Francia e Germania partiti nella stessa data dei biglietti aerei della valigia, emersero i nomi «Fiorvanti» e «Bottacin». Lo pseudonimo «Bottacin» era quasi uguale a «Bottagin», il nome recato da un documento falso usato da Cavallini quello stesso inverno e, ovviamente, «Fiorvanti» faceva pensare a Valerio Fioravanti.
Note:ALTRO ELEMENTO PER IPOTIZZARE UN'AZINE DEL SISMI CONTRO I NAR DI FIORAVANTI
Colombo rovescia la valutazione dei giudici e definisce la finzione montata dal Sismi un «impistaggio» anziché un depistaggio,
Note:IMPISTAGGIO
rispose infatti negativamente al giudice istruttore di Bologna il quale gli aveva domandato se fossero compartecipi del piano eversivo «Terrore sui treni» gli imputati della strage di Bologna Sergio Calore, Dario Pedretti, Francesco Furlotti, Aldo Semerari, Paolo Signorelli e «che parte avessero avuto i Nar» nel nuovo progetto: «È stato escluso il legame con i Nar, come è stata esclusa la partecipazione alla strage dei nominativi segnalati» scrisse Santovito all’autorità giudiziaria.
Note:MA SANTOVITO DAL GIUDICE HA SEMPRE NEGATO UN COINVOLGIMENTO DEI NAR
Rimangono inesplicati, o peggio inesplicabili, i motivi per i quali il Sismi avrebbe agito dolosamente in favore dei Nar. Fioravanti, Mambro e Ciavardini non erano Guido Giannettini, ovvero non c’erano tra loro e gli apparati di sicurezza rapporti pregressi da nascondere
Note:NON CHIARI IL MOVENTE DEL SUPERSISMI
lo scopo non era tanto di incastrare questo o quel fascista, quanto di alimentare la generica convinzione che la strage di Bologna fosse «nera». Peraltro, non a fini antifascisti: qualora per la strage di Bologna, come per quella di Peteano, fosse stato possibile instradare l’inchiesta verso gli attivisti di Lotta continua o verso un gruppo di giovani pregiudicati per reati comuni, forse Santovito, Musumeci e Belmonte avrebbero disseminato falsi indizi in direzione di questi ultimi anziché di Fioravanti
Note:OBBIETTIVO: INCASTRARE I FASCISTI. MA PER PROTEGGERE CHI?
Il terrorista tedesco Kram e la pista palestinese
In partenza, si osserva che la presenza di Kram a Bologna la mattina della strage è sicura – a differenza di quella dei neofascisti condannati – e che a lui, in quanto appartenente a un gruppo collegato al terrorismo mediorientale, si può attribuire un movente: la ritorsione, in conseguenza della rottura del patto tra Italia e guerriglieri palestinesi avvenuta con gli arresti di Ortona del 1979, il connesso arresto del giordano Saleh e la celebrazione di un processo su queste vicende davanti al tribunale di Chieti, che in primo grado aveva visto la condanna degli imputati
Note:PRESENZA SICURA E MOVENTE CERTO
Secondo la ricostruzione che prende le mosse da Kram, delineatasi nel corso dei lavori dell’ex Commissione Mitrokhin,52 l’attentato sarebbe stato eseguito dal gruppo di Carlos, formazione nata nella seconda metà degli anni Settanta e parzialmente composta da soggetti che, come il fondatore di Separat, in precedenza avevano militato nei ranghi del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp) sotto la guida di Wadi Haddad, deceduto nel 1978.
Note:CARLOS
Carlos, invero, nega responsabilità sue e dei suoi uomini nella strage di Bologna, ma al tempo stesso dice che alcuni di essi videro Kram, «un insegnante comunista di Bochum» che dunque conoscevano, uscire dalla stazione di Bologna «pochi istanti prima dell’esplosione».56 Se avevano visto Kram, significa che erano lì anche loro.
Note:CARLOS NEGA MA...
La presenza di Kram a Bologna la mattina dell’attentato
Kram ha raccontato alla stampa e nel testo consegnato agli inquirenti che ai primi di agosto 1980 era in vacanza, contava di fermarsi a Milano e a Firenze da amici conosciuti durante suoi precedenti soggiorni in Italia e aveva fatto tappa a Bologna casualmente… Inoltre ha fatto notare che viaggiava con documenti autentici, cosa alquanto strana per uno che è in trasferta al fine di compiere un grave atto terroristico. I magistrati Alfonso e Cieri, però, giudicano incomprensibile il mancato soggiorno di Kram a Milano e la sua immediata ripartenza da lì, hanno accertato che nessuna corriera fece servizio da Bologna a Firenze nel giorno indicato dall’indagato
Note:A BOLOGNA IN VACANZA?
Kram, nel 1980, ancora non era latitante (lo diverrà nel 1987). La polizia della Germania Ovest lo sospettava di essere un fiancheggiatore del gruppo armato Rz e già dal 1979 aveva chiesto a quella italiana di tenere d’occhio l’uomo in occasione dei suoi movimenti nel nostro Paese, come riferì lo stesso Kram a «il manifesto» nel 2007. Ciò significa che egli, tornando in Italia nell’estate 1980, sapeva che poteva capitargli di essere sottoposto a un controllo, come in effetti avvenne il 1° agosto al valico di Chiasso, in ingresso dalla Svizzera.
Note:PERCHÈ VIAGGIAVA CON DOCUMENTI AUTENTICI?
Il movente palestinese
Qualora l’attentato fosse stato effettivamente eseguito da Kram, il movente dei suoi eventuali mandanti sarebbe la punizione dell’Italia per avere sequestrato i missili di Ortona e avere arrestato e condannato Saleh e i suoi complici, in violazione del «lodo Moro».
Note:MOVENTE: VIOLAZIONE DEL LODO MORO
dopo l’arresto degli autonomi e del giordano [Baumgartner, Nieri, Pifano e Saleh] il Giovannone fu veramente preoccupato per le reazioni palestinesi e pervenne a suggerire, dopo che [il 25 gennaio 1980] i predetti furono condannati, di adottare forti riduzioni di pena, […] diversamente sarebbero ripresi gli attentati in Italia, anche senza la loro etichetta.
Note:TESTIMONIANZA DEL DIRETTORE DEL SISMI ALL' EPOCA
al tribunale di Chieti una lettera, messa agli atti il 10 gennaio. La missiva affermava che: i lanciamissili erano di proprietà dello Fplp; non era intenzione di nessuno usarli in Italia, bensì si trattava di un trasporto verso l’estero;
Note:IL FRONTE RIVENDICA I MISSILI
Il 15 gennaio l’Ucigos trasmise alle questure di Roma e di Bologna un appunto, pervenuto da «fonte qualificata», nel quale si parlava di contatti informali tra il fondatore dello Fplp George Habash e «ambienti diplomatici arabi» per «far pressione sul governo italiano al fine di ottenere la liberazione di Saleh» e si avvertiva che il leader palestinese «non escluderebbe il ricatto terroristico» pur di averla vinta.
Note:PRESSIONI
«sulla base di precise direttive del Governo di cui erano al corrente tutti i Ministri prendemmo contatti con i Palestinesi dei vari gruppi e ci accordammo per evitare attentati che coinvolgevano l’Italia; […] in questi accordi era compreso un patto di tolleranza da parte dell’autorità italiana nei confronti di patrioti palestinesi»
Note:LODO MORO
Giovannone suggerì di «adottare forti riduzioni di pena» a beneficio dei condannati, perché altrimenti «sarebbero ripresi gli attentati in Italia». Lo Fplp, continua Di Napoli, «avallò la tesi del Giovannone», avvertì che «sarebbe stato vano, da parte dell’Italia, ogni appello a Fatah» per scongiurarli e «fece richiesta di clemenza».
Note:CHIESTE FORTI RIDUZIONI DI PENA PER SCONGIURARE ATTENTATI
Il 2 agosto, a un mese esatto dall’inizio del processo di secondo grado, ci fu la strage. Dato che dopo il 2 agosto 1980 non ci furono altri gravi attentati esplosivi fino a quello del 1984 (bomba sul treno 904) al quale lo Fplp è comunque totalmente estraneo, è più ragionevole supporre che i palestinesi abbiano provvidenzialmente rinunciato ad attuare le loro documentate minacce, o supporre che la strage di Bologna sia opera loro?
Note:BOLOGNA. UNICO ATTENTATO PAPABILE
Un’amnesia collettiva
La prima discussione in Parlamento sulla strage di Bologna si svolse il pomeriggio del 4 agosto in Senato, dove il presidente del Consiglio Cossiga si sbilanciò in favore di una matrice nazionale di estrema destra.
Note:COSSIGA TRASCURA I PALESTINESI
Fece però eccezione l’intervento del missino Michele Marchio, il quale domandò «a che punto sono le indagini sulle responsabilità che senza dubbio incombono sul cittadino giordano residente a Bologna (che fu arrestato assieme a Pifano) dove esiste un’organizzazione terroristica di cittadini giordani, che si fanno passare per volenterosi studenti»,
Note:L'ECCEZIONE MISSINA
l’unica pista internazionale prospettata fu una pista libica, secondo la quale la bomba di Bologna poteva essere una terribile risposta di Gheddafi alla firma di un trattato tra Italia e Malta, avvenuta proprio il 2 agosto, che ledeva gli interessi libici nell’isola. Nell’ipotesi che il mandante fosse Gheddafi, avanzata dal ministro Antonio Bisaglia e in seguito sostenuta vigorosamente dal sottosegretario Giuseppe Zamberletti, Bologna sarebbe stata una replica di un messaggio inutilmente già lanciato con il disastro aereo di Ustica.
Note:LA PISTA LIBICA
Saleh, Kram e le autorità italiane dopo la strage
Il caso di Saleh, che a livello pubblico sembrava dimenticato, fu riaperto riservatamente nel 1981. Una nota Sismi del 15 luglio affermava che il magistrato della procura di Roma Domenico Sica, durante i primi mesi dell’anno, si era incontrato in Libano con esponenti dello Fplp… E questa volta andò diversamente rispetto agli avvertimenti del 1980: il 14 agosto l’arabo uscì di prigione, sebbene la sua libertà fosse parziale, in quanto per un certo tempo gravò su di lui l’obbligo di firma presso la questura di Bologna.
Note:1981 SI RIAPRE IN GRAN SEGRETO IL CASO SALEH
Il processo di secondo grado a Saleh si concluse il 18 gennaio 1982, con una condanna a cinque anni di reclusione (due meno di quelli inflittigli in primo grado) e nel 1983 l’arabo, il quale avrebbe dovuto scontare una pena residua di un anno e tre mesi, si rese irreperibile.
Note:SALEH CONDANNATO CON SCONTO. POI IRREPERIBILE
Kram non era fascista, al contrario era di estrema sinistra e per giunta, all’epoca, non si avevano indizi idonei a mettere in relazione il tedesco con il terrorismo mediorientale tramite l’organizzazione di Carlos. Non di meno, Kram era pur sempre l’unico personaggio sospetto sicuramente presente nel luogo sbagliato
Note:KRAMM. PERCHÈ NON SI INDAGÒ OLTRE?
Le valutazioni degli inquirenti bolognesi
«l’esistenza del “lodo Moro”» o comunque di un accordo «la cui violazione avrebbe indotto la reazione stragista non ha trovato alcuna conferma precisa nelle indagini della polizia
Note:PERCHÈ LA PISTA PALESTINESE È SATA ACCANTONATA? DUBBI SUL LODO MORO
il coinvolgimento del gruppo Carlos nella ideazione ed esecuzione della strage non hanno trovato alcuna conferma indiziaria
Note:SECONDO MOTIVO
L’ipotesi di coinvolgimento del gruppo Carlos, a ben vedere, passa non solo e non tanto attraverso Saleh, quanto attraverso Kram… La presenza di Kram nel posto sbagliato al momento sbagliato, storicamente accertata e priva di adeguata giustificazione da parte dell’interessato, costituisce appunto un indizio.
Note:MA
La presenza di Kram nel posto sbagliato al momento sbagliato, storicamente accertata e priva di adeguata giustificazione da parte dell’interessato, costituisce appunto un indizio.
INDIZIO CHIARO
L’esistenza di un accordo convenzionalmente chiamato «lodo Moro» e i suoi contenuti sono stati illustrati ampiamente in altre pagine di questo volume e non occorre ripetersi, bensì fare presente che c’è già una cospicua produzione storiografica, pubblicistica e parlamentare al riguardo. Si tratta perciò di una materia per la quale non ha senso rimettersi invece a nuove indagini da parte della polizia giudiziaria, né affidarsi alla memoria di taluni politici o ufficiali del Sismi… Purtroppo, quando Alfonso e Cieri hanno avviato le loro indagini Moro, Giovannone, Pennacchini e i pochi altri che sapevano tutto erano ormai scomparsi e non potevano più rispondere alle domande
Note:IL LODO MORO ESISTE. POCHI DUBBI
L’assenza di una versione scritta del «lodo Moro», con ogni probabilità, era una precauzione originata dalla consapevolezza che l’accordo aveva contenuti incompatibili con l’ordinamento giuridico italiano.
Note:IL LODO NON ERA UNO SCRITTO. OVVIO.
Se poi si accoglie l’idea che la finzione «Terrore sui treni» sia stata un depistaggio sì, ma ai danni di Fioravanti e Mambro invece che a loro beneficio, ecco che la volontà di nascondere la matrice palestinese pur di non provocare un terremoto diplomatico fornisce pure una spiegazione della condotta di Santovito, Musumeci e Belmonte, più credibile del semplice peculato.
Note:NASCONDERE LA MATRICE PALESTINESE
Alfonso e Cieri attribuiscono valenza contraria alla pista palestinese pure al fatto che lo Fplp non rivendicò l’attentato del 2 agosto 1980.
Note:PERCHÈ NESSUNA ROVENDICAZIONE?
Infine, Alfonso e Cieri ritengono che vi sia una «manifesta sproporzione» tra la strage di Bologna e l’arresto di «un dirigente non di primo piano, qual era Abu Anzeh Saleh» unito al sequestro di due missili.
Note:SPROPORZIONALITÀ
il punto in cui si asserisce la sproporzione tra strage di Bologna e arresto di Saleh è l’unico nel quale l’uomo viene definito una figura di secondo piano (pag. 67), mentre altrove egli era indicato come il numero uno dello Fplp in Italia (pagg. 56, 57, 68, 69 e 70).
Note:L'IMPORTANZA DA SALEH
L’altro termine della presunta sproporzione, le vite umane perse a Bologna, è per la nostra sensibilità un valore immenso. Purtroppo, però, non lo è affatto per le organizzazioni terroristiche. La storia pluridecennale del terrorismo mediorientale – e non solo mediorientale – dimostra a iosa che nella mentalità dei suoi protagonisti il fine giustifica qualunque mezzo,
Note:LA VITA UMANA PER UN TERORISTA
Due verità e un paradosso
Come si è visto, sulla strage di Bologna abbiamo finora: una verità definitiva che condanna i neofascisti nonché una richiesta di archiviazione per la pista palestinese, in sede giudiziaria; seri motivi di perplessità sulla responsabilità dei condannati nonché molti elementi in direzione delle organizzazioni palestinesi, sotto il profilo storico.
RIASSUNTINO

martedì 23 maggio 2017

CL E IL NODO DELLA VIOLENZA - Cattolici e violenza politica: L'altro album di famiglia del terrorismo italiano by Guido Panvini

GIOVENTÙ STUDENTESCA E IL NODO DELLA VIOLENZARead more at location 4945
Note: ++++++++++++++++++++ Edit
1964 don Giussani lasciò la direzione di Gioventù studentesca,Read more at location 4946
Gs fu vista con sospetto dalle gerarchie ecclesiastiche che, temendone l’eccessiva indipendenza, imposero al movimento d’integrare le proprie attività in quelle dell’Azione cattolica e della Fuci.Read more at location 4948
Note: I SOSPETTI SU GS Edit
Giussani fu invitato dal vescovo di Milano Giovanni Colombo a trasferirsi negli Stati Uniti,Read more at location 4949
Note: GIUS TRASFERITO Edit
Giussani, con la sua particolare formazione, aveva impresso a Gs un’identità specifica che attingeva a diversi filoni culturali cristiani, dal modernismo al personalismo, dall’esistenzialismo ad alcuni elementi della tradizione ortodossa e protestanteRead more at location 4951
Si trattava di una rottura con la rigida impostazione dell’Azione cattolica degli anni cinquanta, subordinata alle logiche di un intransigente anticomunismo. Giussani puntava, invece, a ridare centralità alla dimensione religiosa e alle esperienze di fede in un contesto giovanile avvertito come sempre più distante dagli insegnamenti della Chiesa 172. Gioventù studentesca si proponeva, così, di formare una nuova generazione di cristiani, in grado di misurarsi con la modernità (Gs, a differenza delle altre strutture dell’Ac, non conosceva la distinzione tra rami maschili e femminili)Read more at location 4954
Note: GS MOVIMENTO MODERNO. GIUSSANI: PERSONALISMO ESISTENZIALUAMO MODERNISMO Edit
La critica all’antifascismo, l’attenzione ai problemi della nascente Unione europea, l’anticomunismo inteso come battaglia culturale, la fedeltà alla Chiesa caratterizzarono le prime riflessioni di Gs, in cui coesistevano idee diverse sulla politica, sulla religione e sul mondo dell’educazioneRead more at location 4960
Note: GS. COESISTENZA DI IDEE DIVERSE Edit
l’apertura di comunità in BrasileRead more at location 4964
Nel progetto di Giussani, la partecipazione alle missioni aveva un ruolo pedagogico fondamentale. I giovani, infatti, avrebbero avuto l’occasione di sperimentare l’«integralità» della «vita cristiana» in tutte le «sue dimensioni e in tutta la sua intensità»Read more at location 4965
Note: IL CROSTIANO INTEGRALW XDI GIUS. ESP MISSIONARIA Edit
Sebbene parte di un più generale moto di riflessione critica sul cristianesimo, Gioventù studentesca prese gradualmente le distanze dalle tendenze democratizzanti ed egualitarie provenienti dal dissenso cattolico, proponendo il modello di una comunità fortemente coesa e gerarchica, in nome della difesa della tradizione e dell’autorità della ChiesaRead more at location 4974
Note: GS LONTANO DA OGNI MARXISMO Edit
Il dibattito era nato dopo le polemiche suscitate dalle posizioni assunte da Gs in occasione dello scandalo della «Zanzara», il giornalino del liceo Parini di Milano che, com’è noto, fu denunciato per oltraggio al pudore dopo la pubblicazione, nel 1966, di un’inchiesta sul comportamento sessuale degli studenti. Contrariamente a gran parte del mondo studentesco, schieratosi in difesa dei giovani del liceo, Gs prese le distanze dalla «Zanzara»,Read more at location 4980
Note: TUTTO INIZIA DALLA ZANZARA Edit
A suscitare impressione era l’intransigenza dei giessini nella vita studentesca, la dimensione accentratrice e autoritaria del loro movimento, l’influenza sull’intera organizzazione di Giussani, considerato come un leader carismaticoRead more at location 4984
Note: LEADERISMO CARISMA. AGLI ALTRI NN PIACCIONO Edit
In effetti, l’insegnamento di Giussani prefigurava un impegno totalizzante, fondato sulla centralità e sull’esclusività della comunità cristiana,Read more at location 4987
Note: c Edit
il confronto con i missionari e i giovani di ritorno dalle comunità in America Latina radicalizzò le posizioni di alcune sezioni di Gs,Read more at location 4994
Note: TORNANO I MISSIONARI. RADICALIZZ Edit
le posizioni del cattolicesimo del dissenso fecero breccia in Gs.Read more at location 4996
Note: c Edit
Appare significativa, a questo proposito, l’evoluzione del foglio «Il Ponte», una circolare interna al movimento di Parma. Dall’analisi dei problemi studenteschi si arrivò presto all’esigenza di un dialogo con i marxisti,Read more at location 4997
Note: LA SEZIONE DI PARMA SBANDA. LA CRIVISTA IL PONTE Edit
La guerra in Vietnam, infatti, spinse Gs ad abbracciare la linea pacifista, sostenendo l’azione diplomatica della Santa Sede. Quando s’intensificò l’impegno militare degli Stati Uniti e iniziarono i bombardamenti contro le popolazioni civili, tuttavia, affiorarono in Gioventù studentesca, come nelle altre realtà giovanili cattoliche, dubbi sulla capacità dei metodi di lotta non violentiRead more at location 5002
Note: GS E IL VOETNAM Edit
Sebbene la tematica resistenziale fosse centrale e l’antifascismo un tratto saliente dell’identità dei Protagonisti, sull’omonima rivista erano ospitati interventi di segno opposto. Come nel caso di Claudio Mutti, intellettuale di estrema destra, militante in Giovane Europa,Read more at location 5007
Note: PAOLO MUTTI E GS DI PARMA Edit
Fu Claudio Mutti a mettere in discussione il pacifismo allora predominante nei Protagonisti,Read more at location 5013
Note: c Edit
In breve tempo, infatti, si moltiplicarono gli interventi in sostegno dei vietcong e di condanna del ruolo della Nato 189. Di qui, la critica nei confronti della società dei consumi, vista come una delle forme di dominio degli Stati Uniti, e l’esigenza di dar vita a un’autentica rivoluzione, che fosse in grado di riscrivere i rapporti di potere nel paese.Read more at location 5023
Note: GS PARMA CONTRO GLI USA Edit
contro la borghesia «opulenta»,Read more at location 5027
Emergeva, così, il tema della «violenza dei poveri»Read more at location 5028
Scriveva a questo proposito don Pino, un prete vicino a Gs: «Sono cristiano e qualche volta, forse per sete di giustizia, mi sorprendo a fantasticare di correre a raccogliere il mitra di Guevara, per non sentirmi un verme o un vigliacco».Read more at location 5033
Note: DON PINO Edit
Continuava don Pino: «si può ammazzare un uomo tramite la legalità, con la stessa facilità con cui lo si può ammazzare con un fucile […]. In casi simili nessuno può onestamente dire che si tratti di situazioni di pace, di ordine, di legittimità».Read more at location 5037
Note: c Edit
Accettare passivamente l’ingiustizia, ce ne fa diventare COMPLICI.Read more at location 5042
Note: c Edit
In queste posizioni era evidente l’influenza delle tesi di padre Camillo Torres, secondo cui la violenza, in determinate circostanze, poteva divenire uno strumento lecito, consentito dalla stessa dottrina cristiana.Read more at location 5047
Note: L INFLUENZA DI TORRES Edit
Questo sincretismo non era affatto raro e rifletteva, anzi, la lacerazione e il disorientamento prodotti da quell’intensa stagione di cambiamenti culturali e sociali. In Gioventù studentesca un simile tratto era ancora più evidente per la particolare natura del movimento, orientato al confronto e alla contaminazione con le più diverse ideologie e filosofie politiche. Ne sono riprova le pubblicazioni della casa editrice Jaca Book, fondata nel 1966 in ambienti vicini a Gs,Read more at location 5048
Note: LA PROVA DELLA LACERAZ INT. IL CATALOGO JAKA BOOK Edit
Trovarono spazio gli autori del marxismo eretico come Rosa Luxemburg o della sinistra comunista 196; i pensatori dell’anarchismo come Daniel Guérin 197; gli interventi di alcuni esponenti della contestazione studentesca come Luciano Della Mea, Roberto Massari, Hans-Jürgen Krahl 198; i testi della tradizione terzomondista da Carlos Romeo a Fidel Castro, fino ai documenti prodotti dai movimenti di guerriglia in America Latina 199. Trovò posto anche il manuale di guerriglia di Emilio Lussu Teoria dell’insurrezioneRead more at location 5055
Note: c Edit
Numerosissimi erano poi i volumi di teologia, dove spiccavano i titoli delle opere che avevano formato il dissenso cattolico 200. Non pochi, infine, erano gli studi settoriali, pubblicati assieme ai classici del pensiero rivoluzionario. Tra questi, l’indagine sulle case di rieducazione per minorenni condotta da Giovanni Senzani, futuro dirigente delle Brigate rosse, in quel frangente consulente della Cisl 201.Read more at location 5062
Note: c Edit
Note: c Edit

IL 1977 DEI CATTOLICIRead more at location 7331
Note: +++++++++++++++++++ Edit
il convegno su Evangelizzazione e promozione umana.Read more at location 7332
la maggioranza dei vescovi, grazie all’iniziativa di monsignor Bartoletti, si espresse in favore della scelta religiosa, facendo propri gli indirizzi decisi dal Vaticano II e dichiarando di voler riaprire il dialogo con la galassia del dissenso cattolico.Read more at location 7332
Note: IN DIALOFO COL DISSENSO CATT Edit
La lezione del referendum sul divorzio era stata chiara: il mondo cattolico e la stessa Chiesa si erano divisi, acuendo la distanza tra il paese e i precetti del magistero ecclesiastico.Read more at location 7336
Note: LA LEZIONE SUL DIVORZIO Edit
maggiori autonomie al laicato e alle strutture periferiche come i consigli diocesani e parrocchialiRead more at location 7338
Note: LA MISURA Edit
Il processo di secolarizzazione si era tradotto nella scristianizzazione della popolazione, complice uno sviluppo industriale selvaggio, non guidato dalla politica e delegato alla competizione sfrenata delle forze economiche.Read more at location 7344
Note: L ANALISI: CAPITALUSMO E CONSUMISMO CI HANNO SCRISTIANIZZATI Edit
il vuoto etico prodotto dal dilagare dei consumi e dall’abbandono di ogni forma di solidarietà collettiva.Read more at location 7347
Note: ALLARME: MANCA SOLIDARIETÀ Edit
dall’esecutivo di solidarietà nazionale guidato da Andreotti,Read more at location 7351
Note: SCENA POLITICA Edit
Berlinguer aveva rielaborato la sua proposta di compromesso storico, enfatizzando l’incontro col mondo cattolico, visto come la risposta al degrado morale del paese. Nel confronto epistolare pubblico iniziato nel luglio 1976 con monsignor Luigi Bettazzi, vescovo di Ivrea, il segretario del Pci indicava come comuni prospettive, tra cattolici e comunisti, il superamento del capitalismoRead more at location 7353
Note: IL MORALISTA BERLINGUER PIACE AI CATTOLICI Edit
Per altro verso, la strategia di Berlinguer s’incontrava con quella di Moro sul tema della moralizzazione della vita pubblica e dell’austerità di fronte alla crisi del modello di sviluppo consumistico.Read more at location 7357
Note: I DUE MORALISTI Edit
Una strategia incompiuta, com’è noto, a causa del rapimento e dell’uccisione di Moro da parte delle Br nel 1978.Read more at location 7362
Note: c Edit
I giovani cattolici parteciparono in forze al movimento del ’77:Read more at location 7382
Note: IL 77 E LA CRISI DELL AC Edit
La crisi dell’Azione cattolica si era fatta sentire,Read more at location 7383
Note: c Edit
L’area del dissenso e le comunità di base tentarono un collegamento con la protesta.Read more at location 7386
Note: c Edit
le masse proletarie non avrebbero seguito il Pci nella sua marcia di avvicinamento al potere e sarebbero state disponibili per un’opzione politica estrema. Era un calcolo completamente sbagliatoRead more at location 7389
Note: I CATTOLICI DEL DISSENSO MIRANO ALLA RIVOLUZIONE Edit
molte comunità di base s’irrigidirono nella difesa dell’ortodossia marxista, nel tentativo di fondare un’«esegesi materialistica della Bibbia» 178, con l’intento di creare una teoria scientifica della rivoluzione per preparare il militante «nella lotta di classe, nella lotta del proletariato contro il capitalismo, per la costruzione di una società socialista» 179. V’era perfino chi aveva promosso incontri ecumenici con i gruppi di cristiani della Repubblica Democratica Tedesca, presa come modello di socialismo realizzato in cui era possibile armonizzare il marxismo con la religione 180.Read more at location 7392
Note: c Edit
I Cristiani per il socialismo parteciparono alla mobilitazione, portando al loro interno istanze e temi espressi dal movimento, come la questione femminista.Read more at location 7404
Note: c Edit
Franco Rodano, che aveva visto nelle esplosioni di rabbia giovanile una tensione religiosa rivolta verso l’assoluto, un’insofferenza nei confronti del mondo che tradiva il bisogno di valori più alti 184.Read more at location 7407
Note: c Edit
Si affermarono, infine, nuovi movimenti, per esempio il gruppo Febbraio ’74 (in cui militavano i figli e alcuni giovanissimi amici di Aldo Moro), partecipe delle lotte degli operai, dialogante con la Chiesa e politicamente orientato verso diversi referenti: dalla sinistra democristiana al Pci, dai Cps al movimento studentesco 187.Read more at location 7413
Note: NUOVI GRUPPI Edit
Nel 1977 si registrarono 407 episodi di violenza, 1111 attentati non rivendicati, 287 attentati rivendicati, di cui 46 portarono al ferimento grave o all’uccisione di persone 188.Read more at location 7425
Note: LA VIOLENZA DEL 77 Edit
Rispetto a questo dibattito, la posizione del mondo giovanile cattolico coinvolto nella protesta fu incerta, anche se si tentò di contrastare la linea militarista sostenuta dagli autonomi con appelli alla pratica della non violenza 196. Troppo diffusa era però la tendenza a proporre diverse gerarchie di violenza, per cui, alla fine, era sempre quella del profitto economico a essere ritenuta più grave,Read more at location 7447
Note: CAATOLICESIMO GIVANILE E VIOLENZA: LA PEGGIORE È QUELLA DEL PROFITTO Edit
Giovanni Franzoni: «Io non discuto in astratto con gli oppressori se la rivoluzione armata sia o no legittima. Così non si fa un passo. Prima si decide di cambiare l’attuale assetto sociale che opprime, sfrutta ed emargina e poi, con chi questa decisione ha preso, si discute dei metodi di lotta» 198.Read more at location 7452
Note: UN ESEMPIO Edit
un comportamento volutamente ambiguo,Read more at location 7460
Giovanni Franzoni: Non dobbiamo d’altronde meravigliarci che Gesù opponga violenza a violenza disarmata ma non perciò meno disobbediente, dissacratoria e sovversiva, giacché […] leggiamo nel capitolo decimo di Matteo il rovente discorso di Gesù sul regno in cui parla di persecuzioni ed uccisioni che la sua parola violenta e liberatrice susciterà. E lui stesso afferma: «Non crediate che io sia venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre» (Mt, 10, 34 ss.)Read more at location 7462
Note: ANCORA DON FRANZONI Edit
LE AMBIVALENZE DI COMUNIONE E LIBERAZIONERead more at location 7468
Note: CL condivide il pessimismo dei dissenzienti: il capitalismo scristianizza. Ma ritiene che il marxsismo sia anche peggio. X qs spostiene la DC e proclama che la salvezza è solo nella Chiesa CL eredita da GS l' anticapitalismo antiborghese e sviluppa un rapporto ambiguo con la violenza Edit
Note: ++++++++++++++ Edit
Confronti», foglio delle comunità cristiane di base di Carpi, nell’aprile 1977: L’unico, il vero obiettivo è fermare questa marcia funebre verso l’incognito; invertire la rotta, mortificare le spinte individualistiche per dare corpo alla comunione ecclesiale, alla socialità, al collettivismo. Rifiutare il comodo del profitto, per scoprire la necessità dei consumi sociali, dei bisogni primari, dell’eguaglianza morale, non solo economica. Distruggere il mito degli abbagli del capitalismoRead more at location 7468
Note: L OBBIETTOVO Edit
Note: L ALTERNATIVA AL CONSUMISMO Edit
l’automazione delle catene di montaggio in fabbrica, i licenziamenti in tronco degli operai, l’accresciuta domanda di beni di consumoRead more at location 7475
Note: IL NEMICO Edit
Alcuni interventi individuarono, però, nella costruzione di un impegno radicale la possibilità di uscire dalla crisi mortale in cui versava la cristianità 203. Su posizioni analoghe era giunta la riflessione interna a Comunione e liberazione, il movimento di don Luigi GiussaniRead more at location 7479
Note: LA MEDICINA DEL RADICALISMO CONTAGIA ANCHE CL... NONOSTANTE GIUSSANI Edit
Cl, tuttavia, elaborò conclusioni diametralmente opposte a quelle del dissenso cattolico.Read more at location 7482
Note: RADICALISMO MA DI SEGNO OPPOSTO Edit
Come nelle comunità di base o nei Cristiani per il socialismo, vi era una forte componente anticapitalista, ma declinata in termini differenti: la liberazione dell’uomo, infatti, sarebbe potuta venire unicamente all’interno della comunità cristiana, non essendoci al di fuori di essa nessuno spazio di autonomia e di eticità.Read more at location 7485
Note: STARE ALL INTERNO DELLA CHIESA. RADICALI NELLA CH Edit
Riprendendo una tesi di Del Noce, inoltre, Cl ritenne che il marxismo e i partiti di sinistra fossero organici al neocapitalismo e, anzi, l’eventuale presa del potere da parte del Pci avrebbe portato alle estreme conseguenze la secolarizzazione 206. Ragion per cui, Cl decise di sostenere la Democrazia cristiana,Read more at location 7489
Note: LINEA DEL NOCE Edit
un manifesto programmatico caratterizzato dagli accesi toni anticomunisti e anticapitalisticiRead more at location 7493
Note: ANTICO ANTICAP Edit
perplessità nelle gerarchie ecclesiastiche e nello stesso Paolo VI, che impiegarono tempo a riconoscere il carisma della nuova aggregazione.Read more at location 7495
Note: LE PERP DI PAOLO VI Edit
Le sue attività divennero oggetto dell’attenzione della sinistra extraparlamentare (e non solo), che avvertì la presenza di un pericoloso concorrente 209. Le comunità di base denunciarono la subordinazione di Cl al magistero ecclesiasticoRead more at location 7498
Note: SCONTRO CON LA SIN PARLAMENTARE Edit
Cl stava colmando il vuoto lasciato dalle strutture tradizionali cattoliche, aggregando attorno a sé gli studenti di orientamento moderatoRead more at location 7503
Note: RADICALISMO DEI MODERATI Edit
gli esponenti e le sedi di Cl furono oggetto di aggressioni e perfino di attentati da parte dei gruppi armati. L’11 luglio 1977, per esempio, le Br gambizzavano a Roma il dirigente Mario Perlini. Pochi mesi dopo, a Milano, un commando brigatista feriva Carlo Arienti, militante di Cl e consigliere Dc al comune.Read more at location 7505
Note: AGGRESSIONI DA SINISTRA Edit
Rocco Buttiglione accusò il Partito comunista di essere il mandante e il beneficiario di queste violenze, rivendicando il ruolo di Comunione e liberazione come pacifico difensore delle posizioni dell’episcopato italianoRead more at location 7508
Note: c Edit
il movimento di Giussani aveva elaborato nei confronti della violenza un rapporto ambivalente, nonostante la condanna ripetutamente espressa dal suo leader carismaticoRead more at location 7510
Comunione e liberazione, infatti, aveva ereditato da Gs la componente anticapitalistica e antiborgheseRead more at location 7512
Note: ANTICAPITALISMO DI GS E AMBIVALENZA Edit
Jaca Book,Read more at location 7514
I giovani di Giussani ripresero perfino temi e retoriche dell’antifascismo più combattivo 216. Alcuni suoi iscritti, infatti, erano stati oggetto di aggressioni da parte degli estremisti di destraRead more at location 7514
Note: AGGRESSIONI DA DESTRA Edit
convegno Nelle università per la liberazione, svoltosi a Milano nel 1973,Read more at location 7519
il gruppo aspirava a una liberazione totale dell’uomo, ben oltre la soppressione delle ingiustizie nelle strutture sociali.Read more at location 7520
Note: BEN OLTRE LA GIUSTIZIA SOCIALE Edit
Nel suo intervento, Rocco Buttiglione denunciò le insufficienze del riformismo, funzionale, nella sua visione, alla fase di espansione imperialistica del capitalismo italiano.Read more at location 7523
Note: BUTTIGLIONE ANTI CAP Edit
era poi centrale il tema del neocolonialismo nel Terzo Mondo, cui si contrapponevano i modelli di società dove era stata realizzata integralmente la liberazione dell’uomo: la Corea del Nord e il VietnamRead more at location 7526
Note: NEO COLONIALISMO Edit
Il tema della violenza non venne affrontato direttamente. Poco o nulla, infatti, venne detto sulle modalità di contrasto alla minaccia rappresentata dalla società neocapitalista. Un silenzio che caratterizzò a lungo il movimentoRead more at location 7529
Note: SILENZIO SULLA VIOLENZA Edit
gli studi sulla riscoperta del brigantaggio meridionale, visto come reazione al «colonialismo italiano»,Read more at location 7532
Note: BRIGANTAGGIO Edit
il sistema democratico era riconosciuto, ma il fulcro della vita pubblica dovevano essere le comunità cristiane, modello di società esemplari. Fu per questo motivo che diversi militanti cattolici partecipi della contestazione studentesca del 1968, attratti dalla radicalità del gruppo, si avvicinarono, sul finire degli anni settanta, al movimento di Giussani.Read more at location 7536
Note: COMUNITÀ CRISTIANA SOC ESEMPLARE Edit
Cl riuscì ad avvicinare alcuni ex appartenenti dei gruppi armati, tra i quali Marco Barbone, membro della Brigata XXVIII Marzo, responsabile dell’omicidio di Walter Tobagi, ucciso a Milano il 22 maggio 1980 222. Attraverso un processo di sostituzione dell’ideologia con una fede altrettanto totalizzante,Read more at location 7539
Note: TERRORISTI SIMPATIZZANTI CIELLINI Edit
Note: PERCORSI TOTALIZZANTI Edit