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sabato 17 febbraio 2018

Il bar che non era un bar

Fa rabbia soprattutto il fatto che il mezzo sarebbe l'ideale per discutere e approfondire. La scrittura facilità l'analisi, la scomposizione dei temi, la trattazione nel dettaglio e, al contempo, mantiene la dialettica, ovvero l'interazione con altre voci.

Scripta manent, per esempio, è una maledizione per alcuni utenti ma una benedizione per la discussione. Puoi riprendere e rileggere quel che è stato scritto, puoi mettere l'interlocutore di fronte alle sue parole (di cui si è già dimenticato), puoi verificare le tue.

Ma chi ha tempo e voglia di farlo? Chi ha tempo e voglia di scrivere un messaggio in cui esporre in modo ordinato il proprio pensiero, di farlo decantare affinché affiorino le imperfezioni, di calibrarlo ulteriormente e poi, solo dopo, di postarlo? La mancanza di tempo e voglia, però, non sono un difetto del mezzo ma del soggetto che lo utilizza.

Descrivo la mia tipica esperienza spiacevole. Su Facebook la stragrande maggioranza delle persone si comporta come al bar dove si lancia una battuta ad effetto per poi sparire nel nulla, il bar consente e facilita una simile strategia. Ma, purtroppo o per fortuna, Facebook è una piattaforma strutturalmene diversa dal bar, il lanciatore di battute puo' sempre trovare qualcuno che lo riprende per la collottola e vuole approfondire quanto ha detto. Qui scatta un momento delicato poichè il battutista da bar - per questioni che pertengono il carattere umano - non è disposto a considerarsi tale, da un lato non negozia sulle sue ragioni, e al contempo, avendo preso Facebook per la pausa caffè da cui rientrare, non ha nemmeno il tempo o la capacità di metterle a fuoco e difenderle. A questo punto non resta che rifugiarsi nell'aggressività reciproca, e allora lo scazzo e gli equivoci da inconveniente diventano un'arma.

giovedì 11 gennaio 2018

3. Internet cambierà tutto?

Difficile misurare la produttività di internet.

Molti dilettanti in giro. In fondo anche Mark Zuckerberg è un dilettante. In questo c'è un collegamento con la vecchia di rivoluzione industriale.

Buona per curiosi annoiati. Meno per i lavoratori.

Avete notato che tutto è gratis. Ciò significa che si guadagna poco.

Produzione mentale. Un Tweet ha un valore mentale. Ci si arricchisce livello di gioia, emozioni, suspans. Dimensione mentale non materiale.

Dobbiamo essere ottimisti quando parliamo di felicità e pessimisti quando parliamo di fatturato. L'innovazione non è cessata ma ha preso nuove forme.

Ci sono anche i canali tradizionali di ricavo come per esempio la pubblicità la vendita dei libri di Amazon il riciclo di beni di ebay.

La qualità pubblicitaria è migliore poiché mirata.

Non ci condiziona moltissimo e ci sfrutta economicamente pochissimo.

I benefici di Internet sono distribuite in base alle nostre capacità cognitive. Internet di un bene pubblico ma non tutti possono valorizzarlo.

Navigare sul web diminuisce pil. Molti lavoratori perdono. Così.

I tradizionali settori dell'economia ad alto valore aggiunto stanno subendo un declino.

Non genera molto lavoro. Almeno in confronto alle precedenti rivoluzioni tecnologiche.

Posto di lavoro su internet è gratuito il lavoro è fatto degli utenti.

Tutti Sanno cos'è Twitter ma pochi lo usano.

Livelli occupazionali. Google 20000
Facebook 1700. / 2400. Twitter 300

Molto lavoro è svolto della le macchine e non  da essere umani.

Una delle ragioni per la jobless recovery

Sul mercato del lavoro si realizza uno spiazzamento delle competenze.

Sintesi: più divertimento, meno fatturato. Lavori meno pagati ma più interessanti

Fuga dal materialismo.

La decrescita felice l'ha realizzata il web: più divertimento, meno fatturato e fuga dal materialismo.

Livelli occupazionali dei colossi di internet:

Google 20.000

Facebook 1700

EBay 16400

Twitter 300.

Chiamali colossi !!

Più che altro lavorano le macchine e  - gratis - gli  utenti.

giovedì 23 novembre 2017

Net-net

Net-net

E se vi proponessero un canone internet differenziato in funzione dell’ accesso a Facebook e Twitter, voi come la prendereste?
Molti (Facebook e Twitter compresi) la prenderebbero male.
Talmente male da aver costituito un movimento per il diritto all’accesso parificato universale.
Costoro immaginano un futuro distopico dove poche corporation controllano (i cavi e) il nostro pensiero indirizzandoci dove desiderano.
Internet viene considerata neutrale (net-net) se concessa priva di restrizioni arbitrarie sui dispositivi connessi in modo che tutti possano andare ovunque pagando più o meno lo stesso canone.
Mentre il mercato sembra premere per superare net-net, c’è chi difende il diritto alla “libertà di accesso parificato”.
Poiché la banda larga è una risorsa limitata ci si chiede se sia meglio razionarla tramite la quantità (net-net) o i prezzi (no net-net). La questione è aperta.
Le voci di protesta si levano alte, ma i soldi? I soldi cosa dicono?
Sembrano non protestare: più volte le corti americane si sono pronunciate su net-net e la borsa  non ha reagito. Sembra disinteressata.
Walt Disney, Time Warner, Netflix, CBS e altre compagnie potenzialmente penalizzate dalla fine di net-net hanno fatto meglio dello S&P 500 proprio nel periodo più critico per l’aureo principio giuridico.
Barack Obama tiene un infuocato discorso in cui assimila enfaticamente net-net alla libertà di espressione? Le azioni di Netflix, Facebook e altri nuovi media scendono. Tutto il contrario di cio’ che si aspetterebbe, poiché queste compagnie sono le più ricattabili dai canoni differenziati.
Uno dice: ma i prezzi delle azioni tengono conto di molti fattori.
Appunto! La fine di net-net è solo uno dei tanti fattori, non enfatizziamolo troppo assimilandolo alla libertà di espressione.
Quando Trump promette di tagliare le tasse il valore delle azioni schizza. Voglio dire: se la novità è seria la cosa si vede immediatamente.
Amazon si unisce ai corifei di net-net ma poi propone ai suoi clienti Twitch.tv, una piattaforma per giochi, video, musica e sport che è tutt’altro che neutra ma prevede accessi differenziati. E il bello è che dice che funziona benone e che i clienti sono contentoni!
No-net-net già esiste, poi: chi ha un Kindle lo sa: il device è predisposto con una rete limitata. La cosa non sembra oltraggiosa.
I proprietari dei cavi forse sfrutteranno maggiormente il loro monopolio ma 1) c’è sempre la legge antitrust e 2) non vogliono certo avere clienti scontenti.
Per massimizzare il suo profitto il monopolista deve pur sempre vendere. La qualità del prodotto, poi, non si deteriora nei mercati più concentrati, l’evidenza sembra solida. E anche l’aneddotica: non è che de Beers venda paccottiglia ad alto prezzo solo perché monopolista.
Il fatto che gli slot sui cavi vadano all’asta non significa poi che i piccoli verranno tagliati fuori: quando qualcosa del genere è successa con l’ FM è sparita la frantumaglia ma molti piccoli sono stati avvantaggiati assumendo dimensioni più rispettabili. Spesso i piccoli soffrono di più in condizioni neutrali quando i grandi investono in modo spropositato sul brand e lo fanno valere a tutto campo.
L’antitrust non funziona? E perché dovrebbe funzionare meglio il regolatore per la neutralità visto che ha un compito ancora più delicato?
In queste condizioni è più saggio rinunciare ad astratti principi e lasciar fluire le cose per poi intervenire (con l’antitrust) laddove si creano problemi avvertiti in modo concreto dal consumatore.
Altra cosa: no-net avvantaggia le aziende più solide mentre net-net incentiva la polverizzazione. Vi piacciono i lavori stabili e gli stipendi decenti? Forse non vi conviene allora scendere in piazza per la neutralità. E’  voi progressisti che sto parlando!
Ma soprattutto: laddove la scelta viene demandata al consumatore la non-neutralità prevale.
Il consumatore preferisce vivere in un mondo non neutrale come Facebook. Preferisce i percorsi guidati delle App alla rete spoglia, selvaggia… e neutrale.
Le persone vogliono la non-neutralità e in un modo o nell’altro finiscono per introdurla nel mondo della rete. E’ paradossale che il divieto valga allora solo per pochi.
l’aspetto etico? Non vedo nulla di immorale nella scelta di un consumatore che compra solo 1/3 della rete.
La non neutralità avvantaggerebbe poi i servizi occasionali: video conferenze, chirurgia a distanza, VOIP, realtà virtuale e altre applicazioni ad alto consumo occasionale.
La battaglia per la neutralità ha un senso ma taglia molte possibilità commerciali che spesso avvantaggiano l’utenza arricchendo l’offerta. La neutralità non è affatto neutrale, non lasciamoci abbindolare dai termini. Il trattamento differenziato è odioso solo finché non ci accorgiamo che siamo differenti dagli altri.
Risultati immagini per NET NEUTRALITY

mercoledì 8 novembre 2017

C’era una volta il web

C’era una volta il web

Il web sta morendo.
Anzi, è già morto (nel 2014).
Voi che a cavallo del millennio avete avuto la fortuna di conoscerlo lo racconterete ai vostri figli come fosse una fiaba.
Era un posto anche brutto, certo: pieno di angoli oscuri, di sorprese indesiderate, di anonimato ambiguo, di tarocchi, di scambi di identità, di virus, di pornografia, di violenza…
Ma era anche un luogo eccitante.
Era anche metafora del mercato e di come il mercato muore (e risorge dalle sue ceneri).
***
Il mercato è una sfida, ma una sfida che avviene contemporaneamente su più livelli.
Mentre c’è chi gioca in campo per guadagnarsi la coppa, c’è chi gioca altrove per guadagnarsi lo stadio dove gli altri si sfidano per la coppa. E così via.
Il concorrente “nidifica” ovunque, e spesso non la vedi nemmeno (sta sopra e sotto anziché di fianco).
Il ciclo tecnologica di solito ha tre fasi: 1) concorrenza su beni2) concorrenza su piattaforme 3) cannibalismo. Per i particolari rivolgersi a Tim O’Reilly.
  1. Una piattaforma apre e  gli imprenditori di beni e servizi cominciano a giocarci su per vedere cosa accade. È toccato negli anni 70 ai personal computer, negli anni 90 a internet e nel nuovo secolo agli smartphone
  2. Comincia una competizione per appropriarsi della piattaforma stessa: il sistema operativo nel caso dei pc, i portali nel caso della rete e i social (o altri attrattori di attenzione) nel caso degli smartphone
  3. I vincitori della fase 2 realizzano che giocando in modo neutrale i loro ricavi non sono più destinati a salire, così che inaugurano un’azione di cannibalismo, ovvero cominciano ad inclinare il piano dove si gioca la partita in senso favorevole a loro. Così facendo, quando esagerano, pongono anche le premesse per la creazione di una piattaforma alternativa.
A quanto pare viviamo oggi in questa terza fase, motivo per cui possiamo dire che ormai il web è morto. È morto da almeno tre anni.
Tre anni fa erano in molti ad usare Google (G), Amazon (A) e Facebook (F). Oggi sono ancora in molti a usare il GAF ma soprattutto sono moltissimi ad usare servizi connessi al GAF.
Andare sulla rete significa essenzialmente passare per il GAF.
Prendi il sito del Corriere. Da dove pensate che arrivi il suo traffico? Dal GAF.
E se il GAF s’incazza… addio Corriere.
Già oggi le relazioni tra GAF e media tradizionali non sono rose e fiori. F ha già saggiato un’offensiva con FPaper e FInstant Arrticles. G ha fatto lo stesso ma i tempi e la giurisprudenza non sembrano ancora maturi. Il Corriere e gli altri si sono messi a frignare alzando un retorico grido di dolore (”e la democrazia di qua e la democrazia di là”). Ma hanno capito che è iniziato il conto alla rovescia.
Se tutto passa dal GAF prima o poi scatta il pedaggio.
Due parole sul GAF.
F è focalizzata sulle relazioni (una notizia che arriva in mano a F, se F lo vuole, schizza all’istante in tutto il pianeta). G è focalizzata sull’intelligenza artificiale (quando parlerai con qualcuno – che ti influenza – molto probabilmente starai parlando con G senza neanche saperlo). “A” se ne infischia del reddito per concentrarsi su ricavi alfine di espandersi il più possibile (presto sarà l’unico negozio sul pianeta… tutto sarà una sua succursale).
Sono esagerazioni, ma serve a capire.
Una volta c’era il WEB, oggi c’è il GAF.
Il GAF ha un’influenza tale sul web da averlo fagocitato.
I creatori del web – per esempio Tim Berners-Lee – lo immaginavano come un luogo anarchico, dove l’anonimo partisse alla pari della multinazionale. Un idillio peer-to-peerdove uno vale uno. Anche per questo sono i primi a dichiararlo morto.
Questa roba c’è stata. Dagli anni 90 agli anni 10 c’è effettivamente stata. La sua diversità e sregolatezza ha permesso a molti di cominciare da zero e di prosperare.
Dal 2014 abbiamo cominciato a perdere questi benefici, oltre ai molti inconvenienti.
Il GAF, intendiamoci, ha anche bonificato il web. Ieri non ci avrei mandato su mia figlia, oggi è diverso, ci sono ampi stimolanti corridoi a sicurezza garantita.
Presto, però, qualcuno comincerà a stabilire quale trafficoarriverà sui vostri device.
Vi proporranno tariffe più elevate per accedere a fette di rete più ampia (in Portogallo è già così).
Per le imprese non ci sarà più nessuna convenienza ad avere un sito (basterà un account… sul GAF).
Non farete neanche più ricerche, G – che vi conoscerà meglio di vostra madre – cercherà per voi e vi offrirà già l’esito preconfezionato all’apertura del device.
Al massimo premerete il tasto generico “dammi informazioni utili”.
Il GAF sa chi siete, sa dove siete, sa che ore sono, saprà anche cosa vi interessa! E ve lo dirà (in modo opportunamente orientato), visto che a voi sfugge.
Chi vorrà continuare a spendere risorse inutili cercando in prima persona sarà in ogni caso indirizzato.
Si potranno redigere dei “piani culturali quinquennali”.
Esempio banale: se si deciderà che la molestia sessuale è da bandire senza “se” e senza “ma” o che la famiglia tradizionale non esiste, per cercare un’opinione eccentrica dovrete sudare sette camice, sarà più facile tornare in biblioteca.
Siamo in piena terza fase. Siamo in fase “cannibalismo”, G sa bene che come arbitro neutrale ha già massimizzato i suoi profitti, ora deve inclinare il campo per andare oltre.
Un tempo “navigavate sulla rete”, oggi la rete non esiste più, esistono le App che vi fanno navigare, ma con il pilota automatico incorporato. Su “A” ormai è tutto una App.
Già oggi sono in molti a comunicare tra loro via Appaggirando il web e consegnandosi al vento soffiato dal GAF.
All’interno del web si crea un web virtuale da cui non si esce. E intanto il web autentico avvizzisce.
Non muore di botto, intendiamoci. Come tutte le tecnologie muore perché viene gradualmente messo da parte, non offre più granché, diventa sempre meno attraente.
In sintesi potremmo dire che il GAF ha “melificato” il web.
Il precursore del GAF è infatti Apple: con il suo mondo chiuso fatto solo di brand loyality ha dettato la linea, e ben presto non ci sarà più alcun mondo aperto.
Internet sopravvive al web, ovvio: il GAF funziona ancora con quei cavi sottomarini! Ma su quei cavi ora viaggia il GAF (o Trinet, come lo chiama qualcuno), non più il web.
Non siamo ancora abituati al GAF, abbiamo ancora unamentalità da internauti, ci pensiamo come liberi, non adottiamo le dovute correzioni mentali, diamo per assodata l’anonimia e il controllo assoluto su cio’ che condividiamo, diamo per scontata la facilità con cui far partire una start up con tanto di server indipendenti.
Dimentichiamo che il web non c’è più, che, per esempio, essere permanentemente bannati da F avrà sempre più gli effetti di una scomunica della chiesa cattolica medievale. E nessun tribunale potrà mai reintegrarci perché noi non abbiamo nessun diritto ad un account su F.
Che fare? Tornare indietro? Stare fermi a colpi di sentenze “democratiche”?
Per molti – quelli della difesa delle piccole librerie, tanto per capirsi – la soluzione è quella: museificare il passato e congelarlo così.
Tuttavia, la parte finale del punto 3 offre una soluzione diversa, in particolare quando dice che: “il cannibalismo esagerato incentiva l’emergere di nuove piattaforme”.
E allora ecco: che la politica non si spenda per la difesa del vecchio ma casomai per l’emergere del nuovo. 
Meno regole, più piattaforme.
E se le nuove piattaforme non emergeranno, vorrà dire che il GAF avrà saputo autolimitarsi. Bene!
Bene! Sì, bene. bene perché non ho certo l’intenzione di suonare catastrofista: sia chiaro che, così come mi fido più delle lobby che del parlamentimi fido più del GAF che delle istituzioni democratiche.
Si puo’ vivere bene anche sotto il regno del GAF. Non mi sembra che Apple abbia rovinato chi si è rintanato nella sua bolla.
Saranno contenti poi i “piangina” della “società liquida”, quelli per cui l’ “atomizzazione”, l’ “isolamento” e l’ “individualismo cieco” e bla bla bla.
Ora che saremo tutti irregimentati nel GAF la smetteranno di frignare. [Non penso proprio: 1) è nella loro natura e 2) la società del piagnisteo continuerà a premiarli]
***
Tanti anni fa (più di dieci), quando eravamo ancora in piena epoca web, sul forum della trasmissione radiofonica Fahrenheit si discuteva ogni 2 giugno di repubblica e monarchia. Ero l’unico a perorare la seconda ipotesi stando ben attento a precisare che i monarchi che avevo in mente non erano quelli tradizionali, che non si trattava quindi di tornare indietro, che non ero certo un reazionario. Tutti allora mi chiedevano con insistenza: “ma a chi pensi dunque?” Allora non sapevo esprimermi con chiarezza. Oggi è più facile: avevo in mente qualcosa tipo il GAF.
Con questa precisazione, chi più di me è titolato a dire “si puo’ vivere bene anche sotto il GAF”? Chi più di me non è imputabile di catastrofismo’
morte del web

lunedì 6 novembre 2017

Trinet

http://www.arnoldkling.com/blog/the-oreilly-cycle/

Ieri c'era internet, oggi c'è Trinet: Google+Amazon+Facebook

I ciclo: 1) entra una nuova piattaforma.

2) si compete per affermarsi a tutto vantaggio dei clienti

3) si cannibalizza il mercato con condizioni più stringenti

4) si cominciano a studiare nuove piattaforme

sabato 26 agosto 2017

ch 4 Lo smartphone e la salute mentale dei giovani

Chapter 4 Insecure: The New Mental Health Crisis - iGen: Why Today's Super-Connected Kids Are Growing Up Less Rebellious, More Tolerant, Less Happy--and Completely Unprepared for Adulthood--and What That Means for the Rest of Us
Jean M. Twenge
Note:4@@@@@@

Yellow highlight | Location: 1,352
unexplainable, occasional sadness
Note:TRISTEZZA

Yellow highlight | Location: 1,353
Ilaf isn’t always sure why she feels depressed, and she struggles to explain her feelings to her parents.
Note:CAUSE MISTERIOSE

Yellow highlight | Location: 1,356
iGen’ers look so happy online, making goofy faces on Snapchat and smiling in their pictures on Instagram. But dig deeper, and reality is not so comforting.
Note:ALLEGRI SOLO ONLINE

Yellow highlight | Location: 1,360
The Internet—and society in general—promotes a relentless positivity
Note:PENSA POSITIVO

Yellow highlight | Location: 1,365
Individualism also encourages people to feel good about themselves—
Note:LA CULTURA INDIVIDUALISTA

Yellow highlight | Location: 1,370
iGen’ers score lower in narcissism and have lower expectations,
Note:MENO NARCISISTI E MENO AMBIZIOSI

Yellow highlight | Location: 1,376
Just as iGen entered the samples, teen happiness started to wane
Note:GLI INFELICI

Yellow highlight | Location: 1,383
The first serious rumbles of the oncoming crash in iGen’ers’ outlook appear in their answers to questions asking whether they are satisfied with themselves
Note:SEI SODDISFATTO DI TE?

Yellow highlight | Location: 1,388
Percentage of 12th graders who are satisfied with their lives as a whole and with themselves. Monitoring the Future, 1976–2015.
Note:GRAFICO

Yellow highlight | Location: 1,391
Left Out and Lonely
Note:tttttt

Yellow highlight | Location: 1,392
she hadn’t been invited to. “I felt like I was the only one not there,”
Note:IL DRAMMA DI NN ESSERE INVITATI AL COMPLEANNO

Yellow highlight | Location: 1,393
“. . . I was thinking, they’re having a good time without me.
Note:ccccccc

Yellow highlight | Location: 1,396
iGen has a specific term for this: FOMO (Fear of Missing Out).
Note:FOMO

Yellow highlight | Location: 1,399
they are lonelier than they were just five years ago.
Note:SENSO DI SOLITUDINE

Yellow highlight | Location: 1,405
feeling left out has reached all-time highs.
Note:ESCLUSI

Yellow highlight | Location: 1,407
Such large changes over a short period of time are unusual, suggesting a specific cause with a big impact. Given the timing, smartphones are the most likely culprits,
Note:UNA CAUSA.... L IPOTESI SMARTPHONE

Yellow highlight | Location: 1,408
replacing in-person social interaction.
Note:TEMPO SPESO DA SOLI

Yellow highlight | Location: 1,414
teens who spend more time on social media also spend more time with their friends in person—
Note:PIÙ SOCIAL PIÙ COMPAGNIA

Yellow highlight | Location: 1,416
When teens as a group spend more time on screens and less time on in-person social interaction, loneliness will increase on average.
Yellow highlight | Location: 1,417
It’s possible that loneliness causes smartphone use instead of smartphone use causing loneliness, but the abrupt increase in loneliness makes this alternative much less likely.
Note:NESSO INVERSO POCO PROBABILE

Yellow highlight | Location: 1,421
Although the trend toward feeling left out appears among both boys and girls, the increase was especially steep among girls
Note:RAGAZZE PIÙ VULNERABILI

Yellow highlight | Location: 1,429
Afraid You’re Gonna Live: Depression
Note:ttttttt

Yellow highlight | Location: 1,433
“They all looked so damn happy to me. Why couldn’t I look like that?”
Note:IL PENSIERO RETROSTANTE

Yellow highlight | Location: 1,435
the constant thrum of social media and texting, has created an emotionally fragile generation prone to depression.
Note:FRAGILI

Yellow highlight | Location: 1,447
The data from these surveys are stark: teens’ depressive symptoms have skyrocketed in a very short period of time.
Note:IMPENNATA DEPRESSIONE

Yellow highlight | Location: 1,454
many people post only their successes online, so many teens don’t realize that their friends fail at things, too.
Note:IL RUOLO DEI SOCIAL

Yellow highlight | Location: 1,455
If they spent more time with their friends in person, they might realize that they are not the only ones making mistakes.
Note:cccccccccccccc

Yellow highlight | Location: 1,461
the patina of positivity on social media covering the ugly underbelly of reality.
Note:PATINA DI OTTIMISMO

Yellow highlight | Location: 1,462
Instagram posts, like ‘My life is so great.’
Note:GOOD LIFE

Yellow highlight | Location: 1,468
More teens in recent years agree with the depressing statement “My life is not useful,”
Note:ASSENZA DI SENSO

Yellow highlight | Location: 1,477
Just as with the rise in loneliness, girls have borne the brunt of the rise in depressive symptoms.
Note:RAGAZZE PIÙ VULNERABILI

Yellow highlight | Location: 1,498
spending more time on social media and less time on in-person social interaction is correlated with depression.
Note:IL RAPPORTO TEMPO SUI SOCIAL/TEMPO INSIEME È PREDITTIVO DELLA DEPRESSIONE

Yellow highlight | Location: 1,502
Could the Great Recession of 2007–2009 be the outside factor? It did come on suddenly, but the timing is wrong. Unemployment, one of the best indicators of how the economy is affecting real people, peaked in 2010 and then declined, exactly the opposite pattern from depression, which was stable until 2012 and then increased.
Note:IL TIMING DELLA CRISI

Yellow highlight | Location: 1,508
Why might smartphones cause depression? For one thing, not getting a reply to your text or social media message has a high potential for causing anxiety—
Note:INTERVENTI SENZA RISPOSTA

Yellow highlight | Location: 1,514
The emphasis on perfect selfies has amplified body image issues for girls, who often chase likes by taking hundreds of pictures to get just the right one but still end up feeling as though they’ve fallen short.
Note:FOTO E FISICO... RAGAZZE MINACCIATE

Yellow highlight | Location: 1,517
“Every day it’s like you have to wake up and put on a mask and try to be somebody else instead of being yourself,
Note:VIVERE IN PUBBLICO E VIVERE IPOCRITAMENTE

Yellow highlight | Location: 1,524
sexy photo will get lots of likes, but it also invites slut shaming.
Note | Location: 1,524
SEXY

Yellow highlight | Location: 1,527
An Epidemic of Anguish: Major Depressive Disorder, Self-Harm, and Suicide
Note:ttttttt

Yellow highlight | Location: 1,533
scared to grow up, terrified that she didn’t know exactly what would happen next.
Note:PAURA DEL FUTURO

Yellow highlight | Location: 1,548
The screening test shows a shocking rise in depression in a short period of time: 56% more teens experienced a major depressive episode in 2015 than in 2010
Note:DALLE INTERVISTE AI DATI CLINICI

Yellow highlight | Location: 1,554
clinically diagnosable major depression.
Note:cccccccc

Yellow highlight | Location: 1,556
the increase in major depressive episodes is far steeper among girls,
Note:GORLS

Yellow highlight | Location: 1,558
Depressed teens are more likely to self-injure, such as through cutting.
Note:TAGLI

Yellow highlight | Location: 1,567
Major depression, especially if it’s severe, is also the primary risk factor for suicide.
Note:SUICIDI

Yellow highlight | Location: 1,573
Suicide, a carefully tracked behavior unaffected by the possible irregularities of self-report surveys, is the most extreme and sadly objective outcome of depression.
Note:AFFIDABILITÁ DEI SUICIDI

Yellow highlight | Location: 1,578
The rise in suicide is more pronounced for girls.
Note:GIRL

Yellow highlight | Location: 1,583
It’s also surprising, because more Americans now take antidepressants
Note:NONOSTANTE GLI ANTIDEPRESSIVI

Yellow highlight | Location: 1,588
Why the Rise in Mental Health Issues?
Note:tttttttt

Yellow highlight | Location: 1,589
An article in The Atlantic blamed teen mental health issues almost exclusively on academic pressure.
Note:CAUSE... PRESSIONI ACCADEMICHE?

Yellow highlight | Location: 1,592
But one good indicator of academic pressure is the amount of time students spend on homework, and as we saw in chapter 1, time spent doing homework is less or about the same as in previous decades, with little change between 2012 and 2016, the years when depression skyrocketed.
Note:NO... TEMPO SPESO X I COMPITI

Yellow highlight | Location: 1,599
Time spent on exercise and sports is linked to less depression, but it didn’t change much since 2012, so they fail test number two, too.
Note:ATTIVITÀ FISICA... IRRILEVANTE

Yellow highlight | Location: 1,600
new-media screen time (such as electronic devices and social media) is linked to mental health issues and/or unhappiness, and it rose at the same time.
Note:ELEMENTI CORRELATI: SCREENING NOTOZIE A VODEO... RELAZIONI PERSONALI

Yellow highlight | Location: 1,602
in-person social interaction and print media are linked to less unhappiness and less depression,
Note:cccccccc

Yellow highlight | Location: 1,610
Another possibility is that iGen’ers are unprepared for adolescence and early adulthood due to their lack of independence.
Note:INDIPENDENZA

Yellow highlight | Location: 1,614
Students whose parents displayed those characteristics (often known as “helicopter parents”) had lower psychological well-being and were more likely to have been prescribed medication for anxiety and depression.
Note:DEPRESSIONE DA ELICOTTERO

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Stealing Sleep
Note:ttttttt

Yellow highlight | Location: 1,628
Just before you go to bed, you check on your teen. It looks as though her light is off, but you’re not sure. Then you see it: the faint blue light of her phone as she looks at it in bed.
Note:CAMERETTE ILLUMINATE DAI VIDEO

Yellow highlight | Location: 1,634
Smartphone use may have decreased teens’ sleep time: more teens now sleep less than seven hours most nights (see Figure 4.12). Sleep experts say that teens should get about nine hours
Note:7 ORE ADI SONNO

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Electronic devices and social media seem to be unique in their effect on sleep compared to older forms of media. Teens who read books and magazines more often are actually less likely to be sleep deprived—either reading puts them to sleep, or they can put the book down at bedtime. TV time is barely related to sleep time.
Note:NEW MEDIA E SONNO

Yellow highlight | Location: 1,656
Other activities that take up a lot of time, such as homework and working for pay, also increase the risk of missing out on sleep.
Note:PENALIZZAZIONE

Yellow highlight | Location: 1,662
Sleep deprivation is linked to myriad issues, including compromised thinking and reasoning, susceptibility to illness, increased weight gain, and high blood pressure. Sleep deprivation also has a significant effect on mood: people who don’t sleep enough are prone to depression and anxiety.
Note:ALTRE CONSEGUENZE

Yellow highlight | Location: 1,671
Intriguing new research shows that the blue light emitted by electronic devices tells our brains it’s still daytime, which makes the brain take longer to fall asleep.
Note:SEMPRE ATTIVI SEMPRE IN PISTA

Yellow highlight | Location: 1,676
What Can We Do?
Note:tttttttt

Yellow highlight | Location: 1,680
the case highlights a nationwide problem: the often inadequate resources for mental health assistance on college campuses.
Note:DEFICIT

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High school students and their parents are already seeking help for psychological issues at an unprecedented rate.
Note:TUTTI DALLO BPSICOLOGO

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The bigger problem will occur if young people don’t seek help.
Note:I PIÙ IN PERICOLO

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Seeing a therapist is still taboo. . . . Nobody likes the idea of putting a label on what can so easily be written off as some form of insecurity—nobody wants to be diagnosed.”
Note:TABÙ

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the abrupt rise in mental health issues strongly suggests that genetics is not the whole story.
Note:GENETICA

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Among those predisposed to depression, only those who experience certain environments will actually become depressed.
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